ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00597

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 21 del 04/07/2018
Firmatari
Primo firmatario: PALAZZOTTO ERASMO
Gruppo: LIBERI E UGUALI
Data firma: 29/06/2018


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 29/06/2018
Stato iter:
15/10/2018
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 15/10/2018
DEL RE EMANUELA CLAUDIA ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 15/10/2018

CONCLUSO IL 15/10/2018

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00597
presentato da
PALAZZOTTO Erasmo
testo di
Mercoledì 4 luglio 2018, seduta n. 21

   PALAZZOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   un articolo pubblicato sul sito on-line di Panorama il 1o giugno 2018 racconta la storia di Marta (il nome è di fantasia per ragioni di sicurezza), una cooperante italiana che nel luglio 2016 si è trovata al centro della guerra civile in Sud Sudan, dove insieme ad altri cooperanti ha subito violenze, rischiando di morire e oggi si trova ad essere il testimone chiave di un processo che vede imputati 12 soldati sudanesi;

   la cooperante racconta di come il Sud Sudan sia un paese sul lastrico, dove la fame è una delle principali cause di morte e per i militari l'abuso, la razzia, le violenze sessuali su donne e bambine sono all'ordine del giorno;

   il Sud Sudan vede contrapposte in un conflitto civile che periodicamente riesplode le forze governative di Salva Kiir e quelle di opposizione di Riek Machar, i due leader che si contendono il comando di un Paese poverissimo dove il prodotto interno lordo pro capite non supera i 657 dollari;

   Marta, nel luglio 2016, si trovava nel Paese come consulente per una organizzazione americana che l'aveva ingaggiata per cinque mesi per partecipare ai progetti USAID, l'agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale. In quei giorni però a Juba era scoppiata la guerra civile e i cooperanti, invitati dall'ambasciata americana a far ritorno nel compound e non uscire, hanno subito l'incursione nelle loro strutture da parte dei soldati che, sfondate finestre e porte, hanno eseguito la condanna di un giornalista sudanese appartenente alla tribù opposta, sparato alla cieca colpendo un cooperante alle gambe, picchiato e minacciato di morte i cooperanti e violentato sessualmente le donne presenti;

   con la sua testimonianza, Marta, oltre a denunciare i propri aggressori, racconta di come il compound fosse insicuro e vulnerabile e di come, per cinque giorni, avrebbero chiesto aiuto all'ambasciata americana e alle loro compagnie di appartenenza, senza ricevere risposte se non vane rassicurazioni. Inoltre, non sarebbero stati attivati i protocolli di sicurezza dovuti, così come non sarebbero stati attivati i normali corridoi di sicurezza per lo spostamento verso strutture più protette, dove nel frattempo avevano trovato riparo gli altri operatori che erano stati evacuati in tempo;

   a documentare i fatti di quel luglio, oltre alla testimonianza diretta di Marta c'è il report di Civilians in Conflict sulle violenze in Sudan del Sud contro civili e sulla risposta delle Nazioni Unite che descrive come le parti del conflitto abbiano ucciso e ferito i civili nei campi profughi con fuoco indiscriminato, commesso violenza sessuale diffusa contro le donne che hanno lasciato quei campi in cerca di cibo e attaccato gli operatori umanitari internazionali e nazionali;

   per i fatti di quel luglio di violenza, è in corso un processo della corte marziale contro 12 soldati di Salva Kiir. Marta è una testimone chiave in questo primo processo per massacro civile che può diventare un esempio e un precedente importante per tutte quelle persone che ogni giorno in Sud Sudan subiscono violenze atroci per mano dei soldati –:

   se e come il Governo intenda fornire massima assistenza alla connazionale, vittima delle violenze ad opera delle milizie governative nel Sud Sudan durante l'assalto al compound dove risiedeva nel luglio 2016, testimone chiave nel processo e unica vittima di quelle terribili violenze che ha avuto il coraggio di tornare nel Sud Sudan per testimoniare.
(4-00597)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Lunedì 15 ottobre 2018
nell'allegato B della seduta n. 63
4-00597
presentata da
PALAZZOTTO Erasmo

  Risposta. — L'11 luglio 2016 a Juba, in Sud Sudan, la cooperante di nazionalità italiana «Marta» è rimasta vittima di violenza sessuale, insieme a sue colleghe di altra nazionalità, nel corso di un attacco sferrato da uomini appartenenti alle forze armate governative contro il compound dove le cooperanti erano ospitate.
  Per i fatti accaduti l'11 luglio 2016 la giustizia militare sud-sudanese ha aperto un procedimento penale contro i presunti responsabili.
  L'ambasciata italiana ad Addis Abeba, competente anche per il Sud Sudan, ha seguito con la massima attenzione tutte le fasi del giudizio, inviando propri rappresentanti in qualità di osservatori a tutte le udienze. La stessa rappresentanza diplomatica ha inoltre fornito ogni possibile assistenza alla connazionale «Marta», soprattutto nella fase che ha riguardato la testimonianza resa dalla predetta innanzi al tribunale militare.
  «Marta» è stata infatti sentita di persona dalla competente autorità giudiziaria il 23 agosto 2017. L'interessata è stata accompagnata da personale diplomatico italiano nel viaggio da Addis Abeba a Juba e assistita per tutta la permanenza nella capitale sud-sudanese, anche per garantirle vicinanza e supporto morale in una circostanza per lei di certo non facile da gestire. L'allora ambasciatore ad Addis Abeba si è recato a Juba il giorno precedente la testimonianza e ha partecipato a una riunione preparatoria con il procuratore generale sud-sudanese.
  L'autorità diplomatico-consolare statunitense
in loco – al momento dei fatti la connazionale lavorava per l'agenzia americana di cooperazione allo sviluppo Usaid - ha offerto il sostegno logistico a «Marta» e al suo accompagnatore, fornendo loro un veicolo blindato per gli spostamenti, ospitalità nel compound dell'ambasciata e protezione armata.
  Il processo si è concluso il 6 settembre 2018 con una sentenza definitiva, che ha coinvolto undici militari appartenenti alla guardia presidenziale: dieci sono stati condannati in quanto riconosciuti rei di stupro, violenze sessuali, furto, insubordinazione e omicidio; un militare è stato invece assolto per mancanza di prove.
  Tempestivamente informata dell'esito del giudizio dalla nostra ambasciata ad Addis Abeba, la connazionale ha espresso viva soddisfazione.

La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Emanuela Claudia Del Re.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

mortalita'

esercito

organizzazione americana