Legislatura: 18Seduta di annuncio: 13 del 07/06/2018
Primo firmatario: MURONI ROSSELLA
Gruppo: LIBERI E UGUALI
Data firma: 07/06/2018
Ministero destinatario:
- MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
- MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 07/06/2018
MURONI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
da oltre trent'anni, con il primo referendum antinucleare del 1987, gli italiani hanno espresso volontà contraria al nucleare, scelta peraltro ribadita a larga maggioranza anche nel 2011;
la Sogin è la società dello Stato responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani nonché della gestione dei rifiuti radioattivi;
i rifiuti radioattivi in Italia derivano principalmente dal programma nucleare pregresso e sono stoccati nei depositi temporanei delle centrali nucleari di Trino, Latina e Garigliano e Caorso, negli impianti ex Enea Eurex di Saluggia, Itrec della Trisaia, Opec di Casaccia, nel deposito Avogadro di Saluggia e nelle installazioni del Centro comune di ricerca di Ispra di Varese della Commissione europea. Tutti in carico alla Sogin;
la società succitata, nel corso degli anni, ha accumulato gravi ritardi nell'attività di smantellamento dei siti nucleari;
le attività di decommissioning sono finanziate tramite costi aggiuntivi scaricati sulla bolletta elettrica, comportando, dunque, un aggravio economico in capo agli utenti;
da un articolo di stampa, a firma di Milena Gabanelli e Stefano Agnoli, pubblicato il 22 maggio 2018 sul sito Corriere della Sera.it, si apprendono alcuni dati che confermerebbero il notevole ritardo rilevato in premessa;
nell'articolo sopracitato viene descritto il piano di decommissioning che la Sogin avrebbe dovuto rispettare e che invece è stato disatteso;
le operazioni di smantellamento sarebbero dovute terminare nel 2025, con un costo pari 6,48 miliardi di euro;
in seguito all'insediamento del nuovo consiglio di amministrazione, la fine dei lavori è stata fissata per il 2036, con un aumento dei costi di quasi un miliardo di euro;
inoltre, in un articolo pubblicato su La Stampa il 4 giugno 2018, Francesco Ferrante, il vicepresidente del Kyoto Club, denuncia dettagliatamente i ritardi e le insolvenze della Sogin nelle attività svolte. In particolare afferma che «l'azienda non è riuscita a impiegare nemmeno il budget previsto per il 2017 di 83,6 milioni che essa stessa si era data nel dicembre 2016 autoriducendosi quello precedente approvato a febbraio del 2016 che ne prevedeva 140.». Continua poi dichiarando che «la Sogin manca clamorosamente i suoi obiettivi e infatti nel 2017 sono state realizzate attività di decommissioning per appena 63,2 milioni»;
sempre nel corso del 2017, l'azienda invece di accelerare ha rinviato di ben 13 anni la previsione della conclusione dei lavori a Trisaia, di ben 12 quelli di Trino Vercellese, di 11 quelli di Saluggia. Rispetto al piano industriale del 2013, il brown field dei siti è slittato di 11 anni, dal 2025 al 2036;
nel 2015 si è conclusa la realizzazione della Cnapi (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale e parco tecnologico), ma i Ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non hanno rilasciato il nulla osta alla pubblicazione anche se più volte annunciato –:
se i Ministri interrogati, siano a conoscenza dei fatti descritti e quali siano i loro orientamenti in merito;
se non ritengano, tenuto conto di quanto esposto in premessa, di valutare l'assunzione delle iniziative di competenza per l'avvio delle procedure volte al commissariamento della Sogin.
(4-00421)
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):Centro comune di ricerca
scorie radioattive
gestione dei rifiuti