ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00267

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 11 del 05/06/2018
Firmatari
Primo firmatario: BENVENUTO ALESSANDRO MANUEL
Gruppo: LEGA - SALVINI PREMIER
Data firma: 16/05/2018
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MOLINARI RICCARDO LEGA - SALVINI PREMIER 16/05/2018
MACCANTI ELENA LEGA - SALVINI PREMIER 16/05/2018
CAFFARATTO GUALTIERO LEGA - SALVINI PREMIER 16/05/2018
PATELLI CRISTINA LEGA - SALVINI PREMIER 16/05/2018
BOLDI ROSSANA LEGA - SALVINI PREMIER 16/05/2018
TIRAMANI PAOLO LEGA - SALVINI PREMIER 16/05/2018
GIACCONE ANDREA LEGA - SALVINI PREMIER 16/05/2018
PETTAZZI LINO LEGA - SALVINI PREMIER 16/05/2018
GIGLIO VIGNA ALESSANDRO LEGA - SALVINI PREMIER 16/05/2018
GUSMEROLI ALBERTO LUIGI LEGA - SALVINI PREMIER 16/05/2018
LIUNI MARZIO LEGA - SALVINI PREMIER 16/05/2018


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 16/05/2018
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00267
presentato da
BENVENUTO Alessandro Manuel
testo di
Martedì 5 giugno 2018, seduta n. 11

   BENVENUTO, MOLINARI, MACCANTI, CAFFARATTO, PATELLI, BOLDI, TIRAMANI, GIACCONE, PETTAZZI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI e LIUNI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dalla sua costituzione ad oggi, la Sogin, che è la società di Stato incaricata, ai sensi del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, del decommissioning degli impianti nucleari non più in esercizio, della gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti e della chiusura del ciclo del combustibile, è costata 3,7 miliardi di euro; esattamente quanto il primo piano industriale del 2006 prevedeva dovesse costare l'intero decommissioning, i cui lavori secondo quel piano si sarebbero dovuti concludere nel 2018;

   la società è interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze e opera in base agli indirizzi del Governo;

   ad oggi i lavori più importanti non sono neppure iniziati: dei 3,7 miliardi, solo 0,7 sono stati impiegati per lo smantellamento e ben 1,8 per la mera gestione degli impianti e della società;

   il piano industriale del 2013 prevedeva la fine dei lavori per il 2025, mentre il piano industriale elaborato dall'attuale Amministratore delegato a novembre 2017, rinvia la fine dei lavori al 2036: 11 anni di ritardo accumulati in soli 4 anni indicano una gestione fuori controllo; inoltre, la stima dei costi totali lievita a 7,3 miliardi di euro, ovvero il doppio della stima originaria;

   visto il trend delle revisioni dei costi e dei rinvii, cifre e tempi indicati appaiono destinati a ulteriori sicuri incrementi;

   negli ultimi 2 anni i lavori hanno subito un ulteriore rallentamento: ne sono stati effettivamente eseguiti circa il 30 per cento di quelli originariamente programmati, per un valore pari a circa il 2 per cento all'anno del costo totale oggi stimato per il decommissioning;

   gli interroganti temono che al ritmo attuale, se non interverrà un rapido e radicale cambio di organizzazione e di gestione, il decommissioning avrà termine prevedibilmente dopo il 2050, con ulteriore aumento dei costi, visto che nel bilancio della società la sola gestione costa 130 milioni di euro all'anno, e con tutti i rischi connessi all'obsolescenza delle strutture, in particolare di quelle che custodiscono i vecchi rifiuti;

   la situazione più delicata riguarda i 230 metri cubi di rifiuti liquidi nell'impianto di Saluggia (VC), il quale si trova a 60 metri dalla Dora Baltea e sopra la falda dell'acquedotto del Monferrato; dopo l'alluvione del 2000, Carlo Rubbia dichiarò che si era «sfiorata una catastrofe planetaria»; trascorsi 18 anni, i rifiuti sono ancora lì, per metà nei contenitori originali;

   la Sogin progettò nel 2007 l'impianto Cemex, per la cementazione dei rifiuti e nel 2012 affidò i lavori a Saipem, insieme a quelli del progetto Icpf per la cementazione di rifiuti liquidi nell'impianto di Trisaia, in Basilicata;

   nell'agosto 2017, Sogin ha risolto entrambi i contratti per asseriti «gravi inadempimenti» e «manifesta incapacità» di Saipem; il piano industriale di novembre 2017 rinvia al 2036 la conclusione dei lavori a Saluggia, con un ritardo, a quanto consta agli interroganti, di ben 11 rispetto alla data stimata nel 2013; nel caso di Trisaia, il ritardo sarebbe invece di ben 13 anni;

   Saipem ha citato Sogin in giudizio, con richiesta complessiva di risarcimento di 112 milioni di euro, e la prima udienza, svoltasi a marzo 2018, è stata rinviata a settembre;

   lo stallo delle attività di Sogin e l'aggravio della crisi di gestione non sono in alcun modo correlate al ritardo nella realizzazione del deposito nazionale: la strategia italiana prevede, infatti, che i rifiuti prodotti dallo smantellamento degli impianti vengano custoditi in depositi temporanei nei siti stessi –:

   se il Governo intenda valutare l'assunzione di iniziative per il commissariamento di Sogin, allo scopo di elaborare un adeguato piano di riordino e risanamento della società, revisionando la strategia di decommissioning, e di avviare con credibilità e autorevolezza le necessarie attività connesse alla localizzazione e alla successiva costruzione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.
(4-00267)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

politica industriale

scorie radioattive

sicurezza nucleare