ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/01654

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 366 del 06/07/2020
Firmatari
Primo firmatario: DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 06/07/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 06/07/2020
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-01654
presentato da
DELMASTRO DELLE VEDOVE Andrea
testo di
Lunedì 6 luglio 2020, seduta n. 366

   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   ai primi di marzo 2020 sono scoppiate violentissime e coordinate rivolte negli istituti penitenziari;

   le motivazioni vertevano sulle sospensione dei colloqui familiari e sulla paura del contagio da coronavirus;

   magnitudine e intensità delle rivolte sono testimoniate dal numero dei feriti, dei morti e dall'importo di 20 milioni di euro che il Governo ha stanziato per i primi interventi di recupero;

   è serpeggiata l'idea che ad alimentare le rivolte fosse la criminalità organizzata;

   l'ipotesi della regia occulta della criminalità organizzata è stata seguita da diverse procure d'Italia che hanno aperto fascicoli sulle rivolte;

   le rivolte erano finalizzate ad alimentare la discussione su indulti, amnistie e provvedimenti per alleggerire il carcere anche per la criminalità organizzata;

   il Ministro interrogato, contrariamente alla linea della fermezza richiesta dalle minoranze, ad avviso dell'interrogante in sostanza accoglieva le richieste dei rivoltosi, ma soprattutto accettava il principio, indimostrato e scientificamente falso, del nesso di causalità fra detenzione in carcere e contagio;

   il nesso di causalità fra detenzione e contagio era l'architrave con cui la criminalità organizzata intendeva alleggerire le condizioni di detenzione di propri associati;

   il 17 marzo entrava in vigore il decreto cosiddetto Cura Italia con la disposizione di cui all'articolo 123 che prevede che la pena detentiva di 18 mesi, anche se parte residua di maggior pena, sia eseguita pressa il domicilio per fronteggiare l'emergenza coronavirus;

   il dottor Di Matteo avvertiva che, in relazione alle rivolte, «la concessione di un beneficio in maniera indiscriminata rischia di apparire un cedimento dello Stato al ricatto di chi ha organizzato le rivolte nelle carceri», dietro le quali ci sono «organizzazioni criminali»;

   altro membro del Consiglio superiore della magistratura e segnatamente il dottor Sebastiano Ardita precisava che «i mafiosi grazie a quella iniziativa (articolo 123 Cura Italia n.d.r.) hanno beneficiato di un “effetto domino” nei procedimenti per incompatibilità col regime carcerario (...). Il nesso di causalità, indimostrato tra carcere e contagio del virus ha trovato spazio in un provvedimento del Governo ed è stato facile trasferire questo concetto in una circolare del Dap»;

   in data 21 marzo 2020 una circolare del Dap imponeva a tutti i direttori degli istituti penitenziari d'Italia di «comunicare all'autorità giudiziaria con la massima solerzia» eventuali condizioni di salute che sconsigliassero la prosecuzione della detenzione;

   le opposizioni segnalavano che il provvedimento avrebbe «dispiegato la sua influenza ben oltre il perimetro assegnato dal legislatore, con ogni e più evidente effetto in termini delle decisioni delle Magistratura di Sorveglianza»;

   successivamente la cronaca ha raccontato quasi quotidiane scarcerazioni di mafiosi determinate dall'emergenza coronavirus sino ad assumere una catastrofica rilevanza quantitativa di centinaia di boss scarcerati;

   il Ministro Bonafede, ad avviso dell'interrogante, scaricava ogni responsabilità sul solo capo del Dap Francesco Basentini, che si determinava a dimettersi;

   in data 17 giugno 2020 veniva sospesa la predetta circolare del Dap, ammettendo così, di fatto, che fosse concausa del problema delle scarcerazioni dei mafiosi fosse proprio;

   in data 30 giugno 2020 è stata assunta una nuova circolare del Dap che, per l'emergenza Covid-19, indica di «proseguire, ove possibile, il percorso già avviato di progressiva riduzione del sovraffollamento delle strutture» e di «favorire l'applicazione di misure alternative alla detenzione per tutte le persone che presentano gravi patologie che possono essere significativamente complicate dal Covid-19»;

   il dottor Catello Maresca, sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia ha precisato che la circolare è un nuovo «libera tutti», che «errare è umano, perseverare è diabolico», che è falso sostenere che «in carcere non si possano assicurare percorsi terapeutici e sanitari dignitosi» e che si tratta di un brusco cedimento nella lotta alla criminalità organizzata –:

   quali siano i motivi che hanno indotto il Ministero della giustizia a riaffermare la necessità di percorsi alternativi alla detenzione per l'emergenza Covid-19;

   quali siano i dati della popolazione carceraria infetta da Covid-19.
(3-01654)