ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/01560

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 724 del 12/07/2022
Firmatari
Primo firmatario: SPADONI MARIA EDERA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 12/07/2022
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SAITTA EUGENIO MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
ASCARI STEFANIA MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
BONAFEDE ALFONSO MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
CATALDI ROBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
D'ORSO VALENTINA MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
FERRARESI VITTORIO MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
GIULIANO CARLA MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
PERANTONI MARIO MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
SALAFIA ANGELA MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
SARTI GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
SCUTELLA' ELISA MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
TRIPODI ELISA MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 12/07/2022
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01560
presentato da
SPADONI Maria Edera
testo di
Martedì 12 luglio 2022, seduta n. 724

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa, si è appreso che, in data 6 luglio 2022, un giudice della Corte d'appello di Torino ha assolto un giovane uomo che era stato condannato in primo grado per violenza sessuale nel 2019 perché, secondo lo stesso magistrato, come si legge nelle motivazioni della sentenza, la vittima sarebbe stata «alterata per l'uso smodato di alcol» e avrebbe «indotto l'uomo a osare», lasciando la porta del bagno socchiusa. Inoltre, è stato evidenziato che l'imputato «non ha negato di avere abbassato i pantaloni della giovane», rompendo addirittura la cerniera: secondo il giudice della Corte d'appello, tuttavia, «nulla può escludere che sull'esaltazione del momento, la cerniera, di modesta qualità, si sia deteriorata sotto forzatura»;

   in data 20 aprile 2022, la Commissione di inchiesta del Senato sul femminicidio e la violenza di genere ha approvato all'unanimità la Relazione su «La vittimizzazione secondaria delle donne che subiscono violenza e dei loro figli nei procedimenti che disciplinano l'affidamento e la responsabilità genitoriale». Tale relazione è il risultato dell'esame di 1.500 fascicoli processuali di separazione con affido di minori e 40 di denuncia di sottrazione di figli da parte delle madri;

   la Commissione sul femminicidio spiega come tutto questo si traduca nel fatto che «molte donne fanno più fatica a denunciare che a interrompere la relazione e la convivenza e preferiscano chiedere agli avvocati di depositare in tempi rapidi un ricorso consensuale anziché intraprendere un percorso penale». Le denunce, dunque, continuano a spaventare e non sempre vengono viste come mezzi di tutela; le vittime spesso sono terrorizzate dal processo penale, ma anche dalle conseguenze che questo può avere sui propri compagni violenti;

   la Relazione dedica un'intera sezione alla «formazione specialistica in materia di violenza domestica», affermando che «appare fondamentale incrementare la formazione di tutti gli operatori sul tema della violenza domestica»;

   occorrerebbe, dunque, prevedere una specializzazione obbligatoria di tutti gli attori istituzionali coinvolti: forze dell'ordine, magistrati, avvocati, consulenti, operatori dei servizi sociali con corsi di formazione obbligatoria sugli indici di riconoscimento della violenza domestica e sulla normativa nazionale e sovranazionale in materia. In seguito a tale formazione, sarebbe utile anche la creazione di liste di professionisti specializzati sulla trattazione di casi di violenza di genere;

   infine, la Relazione spiega come per diffondere le conoscenze acquisite e individuare gli indicatori di violenza, tali percorsi di formazione dovrebbero essere anche condivisi tra magistratura, forze dell'ordine, avvocatura, servizi sociali, servizi sanitari, centri e associazioni anti violenza;

   l'articolo 5 della legge n. 69 del 2019, il cosiddetto «Codice rosso», prevede l'attivazione di specifici corsi di formazione per il personale della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri e della Polizia penitenziaria. In attuazione del comma 2 dell'articolo 5, è stato adottato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 dicembre 2021, che ha stabilito che i corsi di formazione, al fine di garantire un'adeguata preparazione per il riconoscimento del fenomeno ed evitarne o limitarne le ulteriori conseguenze, gestire il rapporto con le vittime e offrire assistenza nella fase di denuncia e in quella di reinserimento, presentano contenuti omogenei, organizzati nelle seguenti macroaree: approfondimento delle specifiche fattispecie di reato; contenimento e neutralizzazione della pericolosità riconducibile alla violenza di genere attraverso le misure di prevenzione; misure operative di contrasto; approccio alle vittime; modalità di avviamento degli autori dei reati a percorsi trattamentali dedicati; prevenzione della vittimizzazione secondaria; valutazione dei bisogni della vittima e attività informativa dedicata. Il decreto prevede, inoltre, che per la condivisione e l'aggiornamento dei dettagli contenutistici dei corsi e l'organizzazione dei rispettivi programmi possa essere, in ogni momento, convocato un Tavolo tecnico interforze composto dai rappresentanti competenti per la formazione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno porre in essere affinché vi sia una specializzazione obbligatoria di tutti gli attori istituzionali coinvolti, tra cui magistrati e avvocati, così come richiesto dalla Relazione della Commissione di inchiesta del Senato sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere.
(2-01560) «Spadoni, Saitta, Ascari, Bonafede, Cataldi, D'Orso, Ferraresi, Giuliano, Perantoni, Salafia, Sarti, Scutellà, Elisa Tripodi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

violenza sessuale

delitto contro la persona

giudice