ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00855

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 370 del 13/07/2020
Firmatari
Primo firmatario: ERMELLINO ALESSANDRA
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 13/07/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SCHULLIAN MANFRED MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE 13/07/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 13/07/2020
MINISTERO DELL'INTERNO 15/07/2020
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 17/07/2020
Stato iter:
17/07/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 17/07/2020
Resoconto ERMELLINO ALESSANDRA MISTO
 
RISPOSTA GOVERNO 17/07/2020
Resoconto CASTALDI GIANLUCA SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
REPLICA 17/07/2020
Resoconto ERMELLINO ALESSANDRA MISTO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 17/07/2020

SVOLTO IL 17/07/2020

CONCLUSO IL 17/07/2020

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00855
presentato da
ERMELLINO Alessandra
testo presentato
Lunedì 13 luglio 2020
modificato
Venerdì 17 luglio 2020, seduta n. 374

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
   la libera manifestazione del pensiero è un diritto costituzionalmente garantito che comprende anche la divulgazione di opinioni e informazioni. Esso è previsto dall'articolo 21 della Costituzione ma un suo chiaro riferimento è presente nell'articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, nell'articolo 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e nell'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
   inoltre in Italia, un formale riconoscimento del diritto all'informazione è contemplato in numerose sentenze della Consulta che ha sancito la rilevanza dell'informazione per l'attuazione del principio democratico. Alla luce di questi profili è evidente come tale diritto non rappresenti solo una libertà individuale ma anche un diritto sociale, in linea con i princìpi dell'articolo 3 della Carta costituzionale;
   a livello sostanziale il mondo dell'informazione in Italia pone alcuni allarmi riguardo alla tenuta dell'articolo 21 della Costituzione, e in senso più ampio sulla tutela degli operatori del settore. Infatti, nel 2020 il ritmo mensile delle minacce risulta raddoppiato rispetto al 2018 e al 2019;
   il 22 marzo 2020, la Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi) ha stigmatizzato la scelta comunicativa, in piena emergenza Covid-19, del Presidente del Consiglio che ha affidato a una piattaforma privata la comunicazione formale di provvedimenti destinati a produrre effetti per la collettività. La Fnsi così si è espressa: «La sospensione temporanea di diritti e libertà democratiche in nome del bene supremo della salute non può giustificare in alcun modo la cancellazione del diritto di cronaca e della libertà di espressione»;
   l'ex direttore de « La Repubblica», Verdelli, dal 14 marzo 2020 è stato messo sotto scorta per una decisione presa dal Viminale a seguito delle reiterate minacce ricevute da parte di gruppi di estrema destra. Anche il Consiglio d'Europa ha inserito il «caso Verdelli» sulla piattaforma per la protezione dei giornalisti, inserendolo tra le violazioni «più gravi e dannose alla libertà di stampa»;
   all'inizio di aprile 2020 il Ministero della difesa russo, tramite il suo portavoce, il Magg. Generale Igor Konashenkov, diffonde una nota con cui attacca il quotidiano « La Stampa» accusandolo di alimentare « fake news russofobiche da guerra fredda». La nota si conclude con una massima che da molti è stata interpretata come una intimidazione: « Qui fodit foveam, incidet in eam (Chi scava la fossa, in essa precipita)»;
   lo scontro tra la Russia e il quotidiano torinese – iniziato dopo alcuni articoli del giornalista Iacoboni che hanno sollevato interrogativi circa le finalità della missione russa in aiuto all'Italia per l'emergenza Covid-19 – ha suscitato l'interesse non solo dell'opinione pubblica ma anche del settore dell'informazione, Fnsi in testa, che ha parlato di «grave attacco», insieme ai Ministeri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della difesa che hanno diramato una comunicazione con cui hanno invitato i rappresentanti delle istituzioni russe al «rispetto della libertà di stampa»;
   se, da un lato, lo scambio Russia/Iacoboni-La Stampa ha indotto il Governo italiano a prendere pubblicamente posizione, dall'altro, le ultime minacce subite dal giornalista di « Avvenire», Nello Scavo, da parte dell'ex direttore dell'Ufficio del Primo ministro di Malta, Neville Gafà, non hanno sortito ad oggi lo stesso effetto. Il suddetto Gafà ha scritto su Twitter, rivolgendosi, tra gli altri, anche a Scavo: «Fermate i vostri sporchi affari. Altrimenti vi fermiamo noi». Si sottolinea, inoltre, che l'atteggiamento del suddetto Gafà è stato già ripreso più volte a livello pubblico per la sua dichiarata avversione nei confronti della reporter Daphne Caruana Galizia, uccisa nell'ottobre 2017;
   nello Scavo, che da tempo si occupa di migrazioni e delle opacità maltesi, è già stato oggetto di minacce, tanto che dall'ottobre 2019 è sotto scorta previa decisione autonoma del Ministero dell'interno per le intimidazioni ricevute da un trafficante libico, Abd al-Rahman al-Milad, detto Bija, a seguito di un'inchiesta che ha disvelato sulle pagine del quotidiano della Cei il possibile negoziato tra autorità italiane e trafficanti di petrolio, armi ed esseri umani in Libia;
   preme sottolineare, poi, che Malta è un Paese membro dell'Unione europea dal 2004, nonché membro dello spazio Schengen dal 2007;
   all'elenco dei giornalisti minacciati e in pericolo in funzione del loro lavoro d'inchiesta, è necessario aggiungere la freelancer Nancy Porsia, ugualmente minacciata nel 2019 con il collega Scavo dal trafficante libico Bija, per essere stato l'oggetto delle sue indagini giornalistiche. Anche lei, come il già citato Scavo, figura tra i giornalisti sotto scorta;
   la Santa Sede, tramite la sua delegazione all'Osce, ha fatto riferimento nell'ambito della seconda riunione supplementare sulla dimensione umana 2020, dedicata ai temi della libertà di espressione, media e informazione, alla protezione dei media. «Per far progredire la verità, la libertà, la giustizia e la solidarietà nella società, i media – in qualsiasi forma – devono essere protetti e deve essere garantita la libertà che la comunità internazionale ha riconosciuto»;
   la sensibilità del Ministro Lamorgese per il tema della libertà di stampa, anche e soprattutto collegato alle circostanze intimidatorie a cui sono sottoposti in Italia molti professionisti dell'informazione, si è rivelata in maniera ulteriore non più tardi del 25 giugno 2020, nell'ambito della ripresa attività del Centro sugli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, a cui hanno partecipato, oltre al Ministro dell'interno, la Fnsi, l'Ordine dei giornalisti e il Capo della polizia. «La libertà di stampa – ha detto Lamorgese – rappresenta un presidio fondante della nostra democrazia, che va preservato e difeso in tutti i territori»;
   nonostante l'Italia guadagni due posizioni nella classifica mondiale 2020 sulla libertà di stampa stilata da Reporters Sans Frontières, nel rapporto si fa ugualmente riferimento all'intimidazione, alle minacce di morte, agli attacchi verbali e fisici nei confronti dei giornalisti. Sempre nel suddetto rapporto si legge: «Circa 20 giornalisti italiani vivono attualmente sotto la protezione permanente della polizia [...] La violenza contro i professionisti dell'informazione continua a intensificarsi» –:
   quali iniziative, anche di tipo normativo, si intendano intraprendere per garantire in maniera concreta, al di là delle misure già in essere, la tutela della libertà di stampa, anche intesa come protezione dell'incolumità della classe giornalistica operante in Italia;
   se, nel caso specifico del giornalista Scavo, le cui circostanze sono dettagliate in premessa, il Governo intenda stigmatizzare pubblicamente l'atteggiamento di Gafà, anche alla luce dei suoi incarichi presso il Governo maltese che, tra l'altro, è Paese membro dell'Unione europea.
(2-00855) «Ermellino, Schullian».