ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/00753

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 329 del 22/04/2020
Firmatari
Primo firmatario: FERRO WANDA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 22/04/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VARCHI MARIA CAROLINA FRATELLI D'ITALIA 22/04/2020
DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA 22/04/2020
DONZELLI GIOVANNI FRATELLI D'ITALIA 22/04/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 22/04/2020
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 22/04/2020
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 24/04/2020
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interpellanza 2-00753
presentato da
FERRO Wanda
testo di
Mercoledì 22 aprile 2020, seduta n. 329

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   desta sconcerto la notizia, riportata dai principali organi di informazione, che i capimafia detenuti in regime di 41-bis, che per legge non possono usufruire di pene alternative, uno dopo l'altro, stanno lasciando il carcere;

   il giudice di sorveglianza del tribunale di Milano ha concesso gli arresti domiciliari al capomafia di Palermo, Francesco Bonura, 78 anni, imputato del primo maxi-processo a «Cosa nostra» e condannato definitivamente per associazione mafiosa a 23 anni. Uomo fidato dei boss palermitani, fra cui Nino Rotolo, Bonura ha rappresentato un punto di riferimento mafioso per il controllo di lavori pubblici e l'imposizione del pizzo nel capoluogo siciliano, figura di spicco del mandamento dell'Uditore;

   il giudice di sorveglianza del capoluogo lombardo ha concesso gli arresti domiciliari per motivi di salute, riconoscendo come «siffatta situazione facoltizza questo magistrato a provvedere con urgenza al differimento dell'esecuzione pena», riferendosi all'emergenza sanitaria da Covid-19. In un provvedimento di 3 pagine, il giudice ha spiegato che Bonura trascorrerà i domiciliari nella casa della moglie a Palermo, dove «non potrà incontrare, senza alcuna ragione, pregiudicati», ma potrà comunque uscire di casa per motivi di salute, anche dei suoi familiari, e per «significative esigenze familiari»;

   l'assurda situazione nasce da una circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), che invita tutti i direttori delle carceri a «comunicare con solerzia all'autorità giudiziaria, per eventuali determinazioni di competenza», il nominativo del detenuto, suggerendo la scarcerazione, se rientra fra le nove patologie indicate dai sanitari dell'amministrazione penitenziaria, ed inoltre, tutti i detenuti che superano i 70 anni, compresi quelli che sono ristretti in regime di 41-bis e Alta sicurezza;

   la missiva del Dap risale, peraltro, al 21 marzo 2020, quattro giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del cosiddetto decreto «Cura Italia», in cui sono previste alcune misure per scongiurare il rischio di contagio all'interno degli istituti penitenziari, tra cui la possibilità per i condannati per reati di minore gravità di scontare la pena detentiva non superiore a 18 mesi presso la propria abitazione;

   proprio nel giorno della scarcerazione di Bonura, lo stesso Dap ha diffuso un comunicato per sminuire la portata della sua circolare, definendola «un semplice monitoraggio con informazioni per i magistrati sul numero di detenuti in determinate condizioni di salute e di età, comprensive delle eventuali relazioni inerenti la pericolosità dei soggetti», ma il problema è che quel documento non fa alcuna distinzione fra i detenuti, includendo, quindi, nell'elenco di detenuti con più di 70 anni e qualche patologia, anche i circa 71 boss in regime di 41-bis e nei reparti ad Alta sicurezza, il cosiddetto «carcere duro», dove era detenuto Bonura e dove sono ancora reclusi capimafia, boss di Cosa nostra, di 'ndrangheta e di camorra, che adesso puntano ai domiciliari: dal boss di Cosa Nostra Leoluca Bagarella, killer dei corleonesi e cognato di Totò Riina, al cassiere della mafia Pippo Calò, a Nitto Santapaola, l'inventore della Nuova camorra organizzata, e Raffaele Cutolo, fino al capostipite della 'ndrangheta Umberto Bellocco, e ancora Pasquale Condello e Giuseppe Piromalli;

   già nelle settimane scorse, sempre per l'emergenza sanitaria, erano stati scarcerati il calabrese Rocco Filippone, detenuto in regime di Alta sicurezza, imputato con Giuseppe Graviano nel processo 'Ndrangheta Stragista; Vincenzino Iannazzo, considerato il boss della 'ndrangheta a Lamezia Terme e il boss dell'uditore Pino Sansone, uno dei protagonisti di maggiore rilievo dell'ultima stagione della riorganizzazione di Cosa nostra;

   il timore è che lo Stato si sia piegato alle logiche di ricatto che avevano ispirato le rivolte e abbia dimenticato e archiviato per sempre la stagione delle stragi e della trattativa Stato-mafia –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative ispettive intenda assumere in merito alla situazione rappresentata e cosa preveda espressamente la circolare del 21 marzo 2020 del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, con particolare riferimento all'individuazione delle patologie ritenute incompatibili con il regime di detenzione;

   se il Governo non ritenga che la citata circolare deroghi illegittimamente alle disposizioni di cui all'articolo 123 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, che esclude dall'ambito di applicazione della disposizione che prevede la possibilità di eseguire presso la propria abitazione la pena detentiva non superiore a diciotto mesi, anche se costituente parte residua di maggior pena, proprio i condannati per taluno dei delitti (ostativi) indicati dall'articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354.
(2-00753) «Ferro, Varchi, Delmastro Delle Vedove, Donzelli».