ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/00709

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 323 del 02/04/2020
Firmatari
Primo firmatario: PITTALIS PIETRO
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 02/04/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 02/04/2020
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 02/04/2020
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI delegato in data 06/04/2020
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interpellanza 2-00709
presentato da
PITTALIS Pietro
testo di
Giovedì 2 aprile 2020, seduta n. 323

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   il 30 marzo 2020 Cin Tirrenia ha annunciato lo stop ai collegamenti di continuità territoriale, per i quali riceve dallo Stato 72 milioni di euro annui, a seguito del sequestro conservativo dei conti correnti da parte dei commissari di Tirrenia in amministrazione straordinaria;

   il blocco ha riguardato 11 rotte in relazione alle quali il problema maggiore è per le Tremiti, collegate in questa stagione solo da Cin. Sul fronte merci per Sardegna e Sicilia restano attive linee di altre compagnie: Grimaldi, Gnv e la stessa Moby, società controllante di Cin;

   secondo i commissari si è trattato di «un atto dovuto» dopo che la Commissione europea, chiusa a inizio marzo 2020 l'inchiesta sui pagamenti relativi alla continuità territoriale, ha stabilito che gli 846 milioni di euro pubblici versati alla compagnia Tirrenia tra il 2009 e il 2020 non sono aiuti di Stato, ma ha al tempo stesso reso esigibile il pagamento di 115 dei 180 milioni di euro che Cin ancora deve allo Stato italiano per la compagnia acquisita nel 2012;

   le avvisaglie di quanto stava avvenendo si erano avute già il 4 marzo 2020, quando con ordinanza del Tribunale di Roma è stato disposto il sequestro conservativo di 55 milioni di euro «su tutti i beni, mobili o immobili, nonché i crediti di cui la Cin sia titolare», per il mancato pagamento delle rate sospese, che dovevano essere pagate nel 2016 e nel 2019;

   il gruppo Onorato, proprietario della Cin, non naviga in buone acque: i nodi relativi a debiti con lo Stato, esposizioni con le banche e bond da rimborsare, stanno tutti giungendo al pettine. Ciò vale sia per la Cin Tirrenia, sia per un'altra società del Gruppo, la Moby;

   a luglio del 2020, se non sarà prorogata, è prevista la scadenza della convenzione di continuità territoriale, su cui si concentrano gli appetiti di molti altri armatori, convenzione che nei fatti giustifica l'esistenza stessa e le dimensioni della Cin Tirrenia, nella quale operano circa 1.500 dei 4.000 marittimi del gruppo Onorato;

   i territori serviti dalla continuità territoriale e, in particolare, la Sardegna, in forza della maggiore distanza dal continente, si trovano invischiati in una vicenda che rischia di avere prezzi altissimi sia in termini economici, sia in termini di diritto alla mobilità dei cittadini;

   destano ulteriore sconcerto anche gli eventi successivi all'annuncio del blocco: Onorato ha dichiarato sia di aver offerto una trattativa ai commissari, sia che il blocco della Cin Tirrenia non ci sarebbe stato se invece che i conti correnti fossero stati pignorati direttamente i beni, in particolare le navi. I commissari, dopo aver dichiarato che la tutela dei creditori era «indifferibile» stanno trattando per trasferire il sequestro dalla liquidità ai beni, liberando così il denaro nei conti necessario per riavviare i motori, cosa che, ad avviso dell'interrogante, potevano fare da subito;

   ma soprattutto, a giudizio dell'interrogante, desta preoccupazione l'inattività del Governo di fronte a fatti conclamati, decisioni di tribunale, approssimarsi di scadenza, posti di lavoro in pericolo. Il Ministro competente non ha inteso intervenire, valutando politicamente l'operato, sia pure legittimo, dei commissari. Né appaiono rassicuranti le generiche affermazioni sul fatto che per i sardi sarà garantita la mobilità di passeggeri e merci;

   l'accordo raggiunto nella serata del 1° aprile 2020 (basato sullo spostamento dell'oggetto del sequestro) risolve temporaneamente una questione che poteva essere impostata in questo modo sin dal primo momento, senza bloccare per alcuni giorni la Cin Tirrenia. E i cittadini hanno pertanto la sensazione di assistere a una sorta di gioco delle parti, di cui sono le vittime predestinate;

   nell'arco di pochi mesi la Sardegna rischia di perdere i due pilastri della continuità territoriale. Il destino di Air Italy sembra già segnato: è partita la «vendita-spezzatino» della società, complice il coronavirus che ha reso invisibile la vicenda. Scomparsi gli aerei, indirizzati i 1.500 dipendenti verso il licenziamento, i commissari vendono i pezzi di Air Italy più pregiati, come gli slot su Linate e la struttura di manutenzione a Olbia;

   anche la vicenda Tirrenia rischia di avere un epilogo simile. Giustamente è stato osservato che per l'Europa il diritto alla mobilità dei sardi vale meno del principio della libera concorrenza, posto che senza navi e aerei, senza turisti e merci, senza il diritto alla mobilità la Sardegna sparirà dal mondo, i sardi resteranno «intrappolati» nella loro isola e anche dopo il coronavirus resteranno a casa tra le macerie dell'economia –:

   quali urgentissimi e indilazionabili impegni intenda assumere il Governo per garantire stabilmente il diritto alla mobilità dei cittadini sardi e alla continuità territoriale per i passeggeri e le merci, quali strumenti imprescindibili e necessari per garantire lo sviluppo economico della regione Sardegna.
(2-00709) «Pittalis».