ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00684

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 319 del 25/03/2020
Firmatari
Primo firmatario: GELMINI MARIASTELLA
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 25/03/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BAGNASCO ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 25/03/2020
Stato iter:
31/03/2020
Fasi iter:

RITIRATO IL 31/03/2020

CONCLUSO IL 31/03/2020

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00684
presentato da
GELMINI Mariastella
testo di
Mercoledì 25 marzo 2020, seduta n. 319

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'Italia, così come la quasi totalità della comunità internazionale, sta faticosamente contrastando la drammatica pandemia legata alla diffusione del virus Covid-19;

   attualmente il nostro Paese ha purtroppo il triste primato per il maggior numero di contagi e per numero di morti che è superiore a quello della Cina;

   a contrastare questa epidemia sono da settimane in prima linea i medici, compresi quelli di famiglia, e il personale sanitario degli ospedali e dei presìdi sanitari che operano sul territorio;

   si tratta di personale chiamato ad affrontare situazioni di emergenza in condizioni estremamente difficili, senza le necessarie tutele e non adeguatamente protetto. Non è un caso che di tutti i contagiati da Covid-19, circa il 10 per cento, siano medici e operatori sanitari. In Val di Scalve, nel bergamasco, si sono ammalati tutti i medici di famiglia e si è dovuto ricorrere ai medici militari per sostituirli;

   di fronte a una diffusione dilagante dell'infezione, in Italia in questi lunghi giorni si sta continuando a mandare «in trincea» i medici e gli operatori sanitari, seppure in evidente carenza di dispositivi di protezione, esponendo i sanitari stessi a un inaccettabile rischio per la propria salute e a farsi involontariamente strumenti di diffusione del contagio alla popolazione stessa. Gli operatori sanitari infetti contribuiscono così, inconsapevolmente, alla diffusione del contagio in ospedali, residenze assistenziali e domicilio di pazienti;

   secondo i recenti dati diffusi dall'Istituto superiore di sanità (Iss), nel nostro Paese dall'inizio dell'epidemia sono 4.824 i professionisti sanitari che hanno contratto un'infezione da coronavirus, pari al 9 per cento del totale delle persone contagiate. Una percentuale troppo elevata e più che doppia di quella rilevata tra gli operatori sanitari cinesi;

   peraltro, anche in conseguenza della mancata esecuzione dei tamponi a tutti i professionisti e gli operatori sanitari, il numero ufficiale fornito dall'Iss è certamente sottostimato;

   ad aggravare il rischio di contagio, è infatti la constatazione che per il personale sanitario e per i medici, compresi quelli di medicina generale, non è prevista l'effettuazione del tampone per testare l'eventuale positività al virus. I tamponi sono determinanti peraltro per continuare a garantire l'assistenza, per la protezione stessa dei pazienti che accedono agli studi medici e di quelli più fragili che necessitano di visita a domicilio;

   a preoccupare ancora di più, è che non vengono effettuati i tamponi agli stessi operatori sanitari che sono stati a contatto con i soggetti Covid-19, finché non mostrano i sintomi;

   gli operatori sanitari sono quelli che, in queste settimane, stanno pagando il prezzo più elevato, e questo anche perché non possono mettersi in isolamento né essere sostituiti;

   troppi medici e sanitari, invece delle mascherine Ffp2 e Ffp3 a maggiore protezione, continuano a venire dotati di mascherine chirurgiche, che non proteggono adeguatamente questi professionisti qualora entrino in contatto con un soggetto infetto;

   i medici di famiglia continuano a fare il proprio lavoro negli ambulatori e visitano i pazienti nelle loro abitazioni, troppo spesso senza mascherine, senza guanti e senza i dispositivi di protezione individuale;

   chi sta combattendo in prima linea contro il Coronavirus dovrebbe, invece, avere tutte le necessarie tutele e tutti gli strumenti a disposizione per poter vincere questa «guerra». Medici, infermieri, operatori sanitari, ma anche forze dell'ordine, Forze armate, donne e uomini della Protezione civile, devono avere i dispositivi di protezione adeguati (mascherine, guanti, camici professionali) per salvaguardare la propria e l'altrui salute –:

   quali iniziative urgenti e improcrastinabili si intendano adottare, a tutela della salute degli operatori e della popolazione, per dotare tutto il suddetto personale non solo sanitario, impegnato nel contrasto alla diffusione del Covid-19, di tutti i dispositivi di protezione individuale più adeguati e, in particolare, per garantire la dotazione delle mascherine Ffp2 e Ffp3 a tutti i medici, compresi quelli di medicina generale, e agli operatori sanitari impegnati quotidianamente sul territorio con soggetti infetti o ad alto rischio di infezione;

   se non si ritenga necessario adottare iniziative per estendere i tamponi a tutto il personale sanitario impegnato sul territorio, e non solamente agli operatori sanitari con sintomi, per proteggere al meglio il personale esistente e ridurre sensibilmente il rischio di contagio nella popolazione.
(2-00684) «Gelmini, Bagnasco».