ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/00455

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 207 del 12/07/2019
Firmatari
Primo firmatario: BARZOTTI VALENTINA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 11/07/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SIRAGUSA ELISA MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2019
GIANNONE VERONICA MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 11/07/2019
GRIPPA CARMELA MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2019
FICARA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2019
RAFFA ANGELA MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2019
TERMINI GUIA MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2019
ROMANO PAOLO NICOLO' MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2019
COSTANZO JESSICA MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2019
DE LORENZO RINA MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2019
SARLI DORIANA MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2019
MAMMI' STEFANIA MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2019
CARINELLI PAOLA MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2019
MARINO BERNARDO MOVIMENTO 5 STELLE 11/07/2019


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 11/07/2019
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interpellanza 2-00455
presentato da
BARZOTTI Valentina
testo di
Venerdì 12 luglio 2019, seduta n. 207

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   la normativa italiana in materia di parità di genere sul luogo di lavoro è ampia, articolata e gode di una tutela, anche giudiziaria, rafforzata in quanto il principio è di matrice Costituzionale (articolo 37 della Costituzione);

   la realizzazione effettiva di tale principio si è, negli anni, affidata a diversi organismi istituiti in materia di parità e pari opportunità e, tra questi, un ruolo centrale è rivestito dai/dalle consiglieri/e di parità nominati a livello nazionale, regionale o territoriale e dalla Rete nazionale dei/delle consiglieri/e di parità (decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 196);

   con l'entrata in vigore del codice delle pari opportunità nel 2006 (d'ora in poi, «C.p.o.»), è stata introdotta nel nostro ordinamento una normativa volta alla prevenzione e alla rimozione di ogni forma di discriminazione fondata sul sesso in tutti i campi della vita civile, sociale, economica e altri;

   ad oggi, la normativa rilevante, modificata da ultimo nel 2015 nel quadro dell'attuazione del cosiddetto Jobs Act, prevede che consiglieri/e di parità siano nominati a livello regionale, a livello di città diritti metropolitana e degli enti di area vasta (di cui alla legge 7 aprile 2014, n. 56) con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, su designazione dei rispettivi enti sulla base di specifici requisiti esperienziali e previo espletamento di una procedura di valutazione comparativa;

   i/le consiglieri/e di parità: i) possiedono requisiti di specifica competenza ed esperienza in materia di lavoro femminile, di normativa sulla parità e pari opportunità nonché di mercato del lavoro; ii) svolgono funzioni di promozione e di controllo sull'attuazione dei principi di uguaglianza e di non discriminazione tra donne e uomini nel lavoro; iii) nell'esercizio delle loro funzioni, sono pubblici ufficiali e hanno l'obbligo di segnalazione all'autorità giudiziaria dei reati di cui vengano a conoscenza per ragione, del loro ufficio;

   il testo originario del C.p.o. prevedeva un fondo («il Fondo») volto a finanziarie le spese dei/delle consiglieri/e di parità a tutti i livelli. Nello specifico, una quota pari al 30 per cento veniva riservata all'ufficio del/della consigliere/a nazionale di parità, mentre la restante parte del 70 per cento era destinata alle regioni, suddivisa tra le stesse e sulla base di una proposta di riparto comprendente sia i/le consiglieri/e regionali che provinciali elaborata dalla commissione composta da Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Ministero dell'economia e delle finanze a seconda della disponibilità del fondo;

   la modifica introdotta con il decreto legislativo n. 151 del 2015 ha previsto: a) la corresponsione di una indennità mensile, sulla base di criteri determinati dalla Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 (d'ora in poi, «Conferenza Unificata Stato-regioni») che, però, è subordinata alla disponibilità economico-finanziaria dell'ente territoriale che ha proceduto alla designazione (articolo 17, comma 2, del C.p.o.); b) la limitazione del fondo al finanziamento delle attività del/della solo/a consigliere/a nazionale di parità (articolo 18 C.p.o.);

   ciò si è tradotto nell'assegnazione per gli anni 2017 e 2018 di un'indennità minima mensile fissata a un valore mensile di euro 90,00 lordi per le consigliere regionali ed euro 68,00 lordi mensili per le consigliere provinciali;

   per gli anni 2019 e 2020, è previsto di elevare nella misura fissa di euro 780,00 lordi l'indennità mensile di livello regionale (euro 390 euro lordi per referenti supplenti) lasciando quella spettante per coloro che operano a livello provinciale a soli euro 68,00 lordi (ridotti ad euro 34 lordi per referenti supplenti), pur prevedendo la possibilità di elevarne la misura a un massimo di un quintuplo;

   tale distinzione realizza una netta discriminazione teorica e pratica tra i/le consiglieri/e territoriali che non sembra essere giustificata dalle effettive funzioni né dai carichi di lavoro. I consiglieri e le consigliere che operano a livello decentrato, infatti, sono fisicamente più vicini alle piccole e medie realtà imprenditoriali, a volte isolate e terreno fertile per le discriminazioni;

   il fenomeno discriminatorio sul luogo di lavoro è, invero, in preoccupante ascesa (secondo i dati disponibili, dal 2011 al 2016 in Italia, i casi di mobbing da maternità sono aumentati del 30 per cento) ed assume molteplici forme –:

   quali siano i criteri fondanti la netta distinzione nella ripetizione delle indennità tra consiglieri/e di diverso livello territoriale, avuto riguardo anche ai risultati del «rapporto sull'attività svolta» di cui all'articolo 15, commi 5 e 6, del decreto legislativo n. 198 del 2006, è quali siano gli intendimenti del Governo circa il ruolo dei consiglieri e delle consigliere di parità, affinché possano operare effettivamente e dignitosamente a tutti i livelli.
(2-00455) «Barzotti, Siragusa, Giannone, Grippa, Ficara, Raffa, Termini, Paolo Nicolò Romano, Costanzo, De Lorenzo, Sarli, Mammì, Carinelli, Marino».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

discriminazione sessuale

supplente

condizione della donna