ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/00266

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 124 del 12/02/2019
Firmatari
Primo firmatario: SILLI GIORGIO
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 12/02/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GIACOMELLI ANTONELLO PARTITO DEMOCRATICO 12/02/2019
MAZZETTI ERICA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 12/02/2019
DONZELLI GIOVANNI FRATELLI D'ITALIA 12/02/2019


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 12/02/2019
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interpellanza 2-00266
presentato da
SILLI Giorgio
testo di
Martedì 12 febbraio 2019, seduta n. 124

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   sul territorio pratese, da anni, migliaia di imprese, per la quasi totalità a conduzione cinese, operando al di fuori di regole e normative, costituiscono un sistema di illegalità e di sfruttamento lavorativo che, nel solo settore dell'abbigliamento, ha causato la morte di 9 persone, in due roghi, negli ultimi 5 anni;

   il Progetto lavoro sicuro della regione Toscana ha migliorato i livelli di sicurezza e impedito il pernottamento nei capannoni, ma non ha cambiato il modello produttivo del sistema illegale: si tratta di aziende di pronto moda committenti lavoro a laboratori di confezione che sfruttano il personale assunto con falsi part time, o completamente in nero persone che lavorano fino a 14 ore al giorno, 7 giorni settimanali, per 800-1000 euro mensili (2-3 euro/ora lavorata);

   dopo anni di pubbliche denunce senza esiti, i locali sindacati di settore Filctem-CGIL, Femca-CISL e Uiltec-Uil, insieme a Cna, Confartigianato e Confindustria, hanno costituito un tavolo, a tutela dei lavoratori sfruttati e delle imprese corrette, dove hanno condiviso analisi e proposte e, il 1° marzo 2017, hanno sottoscritto il protocollo «Per il lavoro dignitoso e il ripristino dello legalità nel sistema produttivo illegale pratese del tessile abbigliamento»;

   il protocollo identifica e denuncia un vero e proprio «sistema» produttivo illegale. Propone come, quando e dove controllare con maggiore efficacia, visto che sono poche decine, le aziende di tintoria e stamperia che alimentano con il tessuto le migliaia di confezioni. E richiede la sistematica applicazione della responsabilità solidale per i contributi non versati (decreto legislativo n. 276 del 2003, articolo 29) da parte della locale sede Inps nei confronti dei committenti che si servono delle aziende sfruttatrici. Tale previsione appare fortemente deterrente ma mai applicata dall'Inps nel tessile-abbigliamento pratese, malgrado le circolari, applicative, le ripetute richieste delle parti sociali e una chiara sentenza del tribunale di Prato. La norma è applicata invece con successo da altre sedi Inps, come nel distretto calzaturiero del Fermano-Maceratese, dove ha prodotto i risultati auspicati nel protocollo e un cospicuo, ed effettivo, recupero contributivo;

   nel frattempo il nuovo articolo 603-bis del codice penale ha inasprito le pene e allargato il reato di sfruttamento, previsto per il caporalato, anche all'utilizzatore di lavoratori sfruttati, declinando gli indici di sfruttamento: gli stessi subìti giornalmente a Prato da migliaia di lavoratori;

   dopo la firma del protocollo, la perfetta ha istituito un tavolo di confronto, nel quale vari soggetti controllori si sono resi disponibili a condividere i loro dati nella stessa piattaforma informatica, facendo emergere, dall'analisi preventiva, i soggetti da controllare. Nel mese di aprile 2018, alla presenza dei firmatari del protocollo, viene firmato il piano di intesa tra prefettura, tutti i comuni della provincia, Agenzia delle entrate, Agenzia delle dogane, Guardia di finanza, Inail e Ispettorato del lavoro. Tutti tranne l'Inps che sembrerebbe avesse fatto mancare la firma;

   ora i controlli sono più efficaci, individuano addirittura «ditte fantasma», o con altissime percentuali di lavoratori in nero, e portano all'immediata sospensione dell'attività produttiva, che però, in base alle vigenti norme, può tranquillamente ripartire il giorno dopo, con le stesse modalità;

   ne è esempio, tra settembre e ottobre 2018, una stireria che, già chiusa per lavoro nero e sfruttamento della manodopera clandestina – e subito riattivata grazie a una prestanome – viene richiusa dopo pochi giorni con l'arresto sia della ex titolare che della prestanome le quali, processate e liberate il giorno dopo, hanno riaperto l'attività per la terza volta;

   se invece l'Inps avesse contestato la responsabilità solidale al committente (cioè al proprietario effettivo delle maglie da stirare trovate in azienda), l'azienda sfruttatrice non avrebbe più ricevuto le commesse per riprendere l'attività dopo la chiusura. E se alla titolare fosse stato contestato lo sfruttamento lavorativo (date le pene previste) difficilmente avrebbe trovato una prestanome pronta a subentrarle e produrre illegalmente;

   è evidente che queste contestazioni, se sistematiche, metterebbero in crisi il sistema illegale, che sempre più spesso utilizza lavoratori richiedenti asilo che, regolari sul territorio, possono essere sfruttati in nero rischiando una semplice sanzione amministrativa che, onorata in parte, consente la immediata riattivazione dell'attività eventualmente sospesa;

   in sintesi, le leggi ci sono, ma a Prato non si applicano;

   a novembre 2018, le locali Filctem, Femca e Uiltec, Cna e Confartigianato, hanno scritto al Ministro del lavoro e delle politiche sociali esponendo la situazione e chiedendo il suo intervento, disponibili a fornire tutta la collaborazione e candidando Prato a laboratorio di sperimentazione per applicare le leggi con procedure più efficaci di contrasto allo sfruttamento e all'illegalità. Questo a tutela dei lavoratori e delle aziende del settore che operano correttamente e sono messe a rischio dal sistema illegale e dalla concorrenza sleale –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza perché a Prato trovino finalmente effettiva applicazione la normativa sullo sfruttamento lavorativo e, da parte dell'Inps di Prato, quella sulla responsabilità solidale.
(2-00266) «Silli, Giacomelli, Mazzetti, Donzelli».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

lavoro nero

industria dell'abbigliamento

sindacato