ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00692

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 724 del 12/07/2022
Abbinamenti
Atto 1/00681 abbinato in data 12/07/2022
Atto 1/00684 abbinato in data 12/07/2022
Atto 1/00688 abbinato in data 12/07/2022
Atto 1/00689 abbinato in data 12/07/2022
Firmatari
Primo firmatario: D'ARRANDO CELESTE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 12/07/2022
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
RUGGIERO FRANCESCA ANNA MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
MAMMI' STEFANIA MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
NAPPI SILVANA MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
PROVENZA NICOLA MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
SPORTIELLO GILDA MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022
VILLANI VIRGINIA MOVIMENTO 5 STELLE 12/07/2022


Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 12/07/2022
Resoconto D'ARRANDO CELESTE MOVIMENTO 5 STELLE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 12/07/2022
Resoconto GEMMATO MARCELLO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto PAOLIN GIUSEPPE LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto FURGIUELE DOMENICO LEGA - SALVINI PREMIER
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 12/07/2022

DISCUSSIONE IL 12/07/2022

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 12/07/2022

Atto Camera

Mozione 1-00692
presentato da
D'ARRANDO Celeste
testo di
Martedì 12 luglio 2022, seduta n. 724

   La Camera,

   premesso che:

    tra i settori maggiormente colpiti dai rincari energetici, determinati dalla crisi internazionale in atto, vi è quello relativo all'assistenza alle persone anziane e con disabilità; difatti, le residenze sanitarie assistite (Rsa), le Case di riposo e altre analoghe strutture a carattere residenziale hanno subito considerevoli aumenti delle bollette di luce e gas, resi ancora più insostenibili perché si inseriscono in un periodo caratterizzato dalla pandemia da Covid-19, che ha inciso fortemente su queste realtà;

    durante la fase iniziale della pandemia da Covid-19, nei primi mesi del 2020, l'Italia ha registrato il più elevato numero di casi di contagio in Europa; in particolare, uno dei settori che ha particolarmente subito l'impatto della pandemia è stato quello delle strutture residenziali, sociosanitarie e socio-assistenziali per persone anziane;

    come riportato anche da Amnesty International, il Covid-19 ha mietuto un'enorme quantità di vittime tra le persone anziane ospiti di strutture residenziali sociosanitarie e socioassistenziali. Al 29 settembre 2021, delle oltre 130.200 persone decedute a causa del Covid-19 in Italia, più del 95 per cento avevano oltre 60 anni. Sebbene manchino dati esaustivi, alcune stime indicano che l'8,5 per cento degli anziani ospiti di strutture residenziali in Italia sarebbe deceduto durante i primi mesi della pandemia, mentre in alcune regioni il tasso di mortalità è stato più alto, con un picco del 12,9 per cento come nel caso della Lombardia. Di contro, il tasso di mortalità per il totale delle persone con più di 60 anni presenti in Italia, è stato dello 0,69 per cento dall'inizio della pandemia;

    uno degli aspetti più dolorosi e odiosi che ha caratterizzato questa pandemia è stato, l'isolamento delle persone più fragili, sia con patologia Covid-19 sia con altre patologie;

    l'interruzione traumatica delle relazioni umane e familiari, per le persone più fragili, ha significato uno strazio assai spesso irrimediabile dal punto di vista affettivo e psicologico, fino a diventare inevitabilmente un aggravamento ovvero una insorgenza della patologia, tale da condurre alla morte proprio i pazienti più fragili, anche in assenza di Covid-19;

    la solitudine forzata, per i pazienti più fragili e anziani, ha causato disorientamento cognitivo, depressione, rifiuto del cibo e altri disturbi psicologici, finendo per aggravare le patologie esistenti o generandone delle nuove;

    appare necessario ripensare, anche in termini organizzativi, le relazioni di cura che siano inclusive delle famiglie dei pazienti e di tutto il personale sanitario, sociosanitario e socio-assistenziale coinvolto e finalizzate a recuperare l'umanizzazione delle cure e la dignità degli ospiti/pazienti anziani e più fragili;

    le maggiori organizzazioni rappresentative delle strutture sociosanitarie, delle case di riposo, degli hospice e altre analoghe strutture a carattere residenziale hanno lanciato accorati appelli perché sono fortemente preoccupati per le conseguenze sociali che potranno derivare dall'aumento dei costi nella gestione delle strutture stesse;

    ai sensi dell'articolo 30 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, l'inserimento in una struttura residenziale è un Lea livello essenziale di assistenza, quindi un diritto esigibile, in primis qualora non sia possibile l'assistenza a domicilio e tale prestazione prevede una quota socio sanitaria composta da una parte sanitaria a carico del Servizio sanitario nazionale e da una parte sociale a carico della famiglia della persona anziana e/o non autosufficiente, o in caso di difficoltà economiche, del comune di residenza; dunque, in assenza di adeguati sostegni, le strutture residenziali che ospitano e prestano assistenza in favore di anziani, persone con disabilità e soggetti fragili dovranno inevitabilmente ricorrere all'aumento delle rette, con gravi ripercussioni economiche per gli ospiti delle strutture stesse, per i relativi nuclei familiari e per le amministrazioni comunali, tenute a compartecipare al pagamento della quota sociale delle rette di ricovero per le persone non abbienti;

    all'aumento dei costi energetici, si aggiunge il problema relativo al personale sanitario (medici, infermieri, operatori socio sanitari) che opera in queste strutture e dei quale si registra una gravissima carenza sull'intero territorio nazionale, rischiando di compromettere il funzionamento delle strutture stesse a discapito della fascia più anziana e più fragile della popolazione;

    in particolare, la carenza di personale infermieristico è stata a più riprese denunciata, anche dalla Fnopi (Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche) secondo cui, ad oggi, nel nostro Paese, mancano circa 63.000 infermieri; un dato che è destinato ad aggravarsi per effetto dei pensionamenti e del maggiore fabbisogno di personale che si renderà necessario per attuare la riforma dell'assistenza territoriale di cui al cosiddetto «Dm71»;

    peraltro, il sistema delle strutture sociosanitarie e socioassistenziali, seppure dotato di requisiti strutturali minimi autorizzatori su tutto il territorio nazionale, non si caratterizza per omogeneità e, soprattutto quanto a gestione e controllo, è gestito in maniera differenziata tra le diverse regioni;

    il 19 maggio 2021, il Ministero della salute e l'Arma dei carabinieri hanno siglato un protocollo di intesa recante «Ricognizione delle strutture socio-assistenziali presenti sul territorio nazionale» per effettuare un censimento delle strutture socioassistenziali sul territorio nazionale,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi, in raccordo con le regioni e nell'ambito delle proprie competenze, affinché sia scongiurato il pericolo che l'aumento dei costi e, di conseguenza, delle rette delle strutture residenziali possa ricadere sulle famiglie e sui comuni;

2) a valutare, in particolare alla luce delle problematiche segnalate in premessa con riferimento al DPCM del 12 gennaio 2017, l'opportunità di rivedere il meccanismo di riparto delle risorse a copertura delle prestazioni sociali sulla scorta dei fabbisogni standard della spesa sociale delle regioni e dei comuni;

3) a promuovere ogni iniziativa utile per permettere ai residenti anziani delle strutture residenziali, socio assistenziali, socio-sanitarie e hospice di ricevere visite appropriate e di interagire con il mondo esterno, in condizioni di sicurezza e attraverso la congrua dotazione di strumenti o ambienti idonei ad arginare i rischi per la salute e nel contempo evitare l'isolamento, anche mediante l'adozione di un protocollo uniforme sul territorio nazionale;

4) ad adottare iniziative per ripensare, anche in termini organizzativi e di requisiti strutturali, le relazioni di cura e assistenza delle strutture residenziali, socio-assistenziali, socio-sanitarie e hospice, che siano inclusive delle famiglie dei pazienti e di tutto il personale sanitario e socio-assistenziale coinvolto e finalizzate a recuperare l'umanizzazione delle cure e la dignità degli ospiti/pazienti anziani e più fragili;

5) ad adottare iniziative per arginare la grave carenza di infermieri, personale delle professioni sanitarie e operatori sociosanitari che si riscontra nel territorio nazionale, prevedendo in particolare:

  a) il superamento, a regime, del vincolo di esclusività che lega l'infermiere e il personale delle professioni sanitarie di cui all'articolo 1 della legge 1° febbraio 2006, n. 43, nel rapporto di lavoro con il Servizio sanitario pubblico;

  b) la valorizzazione della professione infermieristica nelle strutture sociosanitarie territoriali, anche mediante la stabilizzazione dei professionisti e prevedendo altresì dei percorsi di carriera nelle strutture sanitarie e sociosanitarie;

  c) un'appropriata programmazione degli accessi ai corsi di laurea e un allargamento delle maglie del numero chiuso, almeno in via transitoria e compatibilmente con la capacità formativa dei singoli atenei, anche favorendo l'accreditamento delle strutture sociosanitarie quali sedi di tirocinio dei corsi di laurea in infermieristica;

  d) l'adozione di test di ammissione con graduatoria nazionale per i corsi di laurea delle professioni sanitarie ed in particolare per il corso di laurea in Infermieristica;

  e) il potenziamento del fabbisogno del personale infermieristico necessario nei servizi di assistenza territoriale ed in particolare l'istituzione del servizio degli infermieri di famiglia e di comunità, considerando l'implementazione di tale figura prevista dal cosiddetto «Dm71» proprio per migliorare la presa in carico del paziente sul territorio;

  f) l'istituzione della dirigenza infermieristica nelle case della comunità e negli ospedali di comunità;

  g) la valorizzazione, per quanto di competenza e in raccordo con le regioni, della figura professionale e dell'attività dell'operatore socio-sanitario, nonché la definizione della relativa formazione complementare in assistenza sanitaria;

6) ad adottare iniziative per ridurre il gap contrattuale e il dumping salariale che sussiste tra i soggetti che operano nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali private convenzionate e accreditate e i soggetti che operano invece nelle strutture sanitarie pubbliche, affinché, per il medesimo lavoro svolto in un contesto sanitario pubblico o privato, il salario, i diritti e le tutele siano gli stessi;

7) ad adottare iniziative per prevedere, con i prossimi interventi normativi, nei limiti delle risorse disponibili e tenuto conto delle misure già adottate, la possibilità di colmare la cosiddetta «gobba pensionistica» e «l'imbuto formativo» dei professionisti della sanità, quali medici specialisti, infermieri e medici di medicina generale, attraverso un aumento delle disponibilità di accesso ai corsi di formazione universitaria, con la previsione di adeguate risorse per una valorizzazione economica delle predette professioni;

8) ad adottare iniziative per aggiornare e applicare uniformemente sull'intero territorio nazionale requisiti minimi strutturali che, tra gli altri, consentano di tutelare il diritto dei residenti anziani nelle strutture sociosanitarie e socioassistenziali ad ottenere il più elevato standard di cura raggiungibile, anche garantendo un accesso prioritario ai dispositivi di protezione individuale per gli ospiti, per il personale e per i visitatori di tali strutture e assicurando un accesso pieno e paritario alle cure ospedaliere per i residenti anziani;

9) a considerare parte integrante della complessa riforma dell'assistenza territoriale la rete dei servizi e residenze sociosanitarie accreditate, con il Servizio sanitario nazionale, con riferimento alla popolazione anziana, non autosufficiente, con disabilità o disagio mentale quali riferimenti essenziali per una compiuta continuità assistenziale, insieme alle nuove previsioni contenute nella Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, prima componente, valorizzando maggiormente il ruolo delle comunità locali, degli ambiti territoriali e del terzo settore nella coprogrammazione e coprogettazione degli interventi e programmi di salute;

10) a promuovere altresì un'adeguata rappresentanza e il coinvolgimento delle persone anziane e degli ospiti nei processi di pianificazione e decisionali correlati a questioni che incidono sui residenti delle strutture stesse e del loro familiari, a tutti i livelli;

11) a fornire aggiornamenti – come previsto dal protocollo d'intesa tra l'Arma dei carabinieri e il Ministero della salute – sullo stato di realizzazione del censimento delle strutture sociosanitarie e socio-assistenziali sul territorio e della realizzazione di un'anagrafe delle strutture residenziali sociosanitarie e socio-assistenziali, recante il numero delle strutture operative, la rispettiva capacità ricettiva e le modalità organizzative.
(1-00692) «D'Arrando, Ruggiero, Mammì, Lorefice, Nappi, Provenza, Sportiello, Villani».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

professione sanitaria

personale infermieristico

conseguenza economica