ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00677

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 714 del 27/06/2022
Firmatari
Primo firmatario: BONOMO FRANCESCA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 27/06/2022
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MURA ROMINA PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
INCERTI ANTONELLA PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
CENNI SUSANNA PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
BENAMATI GIANLUCA PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
VISCOMI ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
AVOSSA EVA PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
CANTONE CARLA PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
CAPPELLANI SANTI PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
CRITELLI FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
D'ELIA CECILIA PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
FRAILIS ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
GRIBAUDO CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
LACARRA MARCO PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
LEPRI STEFANO PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
MANCA GAVINO PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
NARDI MARTINA PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
SERRACCHIANI DEBORA PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
SOVERINI SERSE PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
ZARDINI DIEGO PARTITO DEMOCRATICO 27/06/2022
CASU ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 06/07/2022


Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 06/07/2022

Atto Camera

Mozione 1-00677
presentato da
BONOMO Francesca
testo presentato
Lunedì 27 giugno 2022
modificato
Mercoledì 6 luglio 2022, seduta n. 720

   La Camera,

   premesso che:

    il tema di un sano e dinamico mercato del lavoro del nostro Paese che sappia conciliare la buona occupazione, salari dignitosi in linea con quanto disposto dall'articolo 36 della Costituzione e una moderna organizzazione delle imprese di compatti fondamentali per la nostra economia, quali il turismo e l'agricoltura, richiede una strategia complessiva che veda il fattivo coinvolgimento delle parti sociali e di tutti gli interlocutori, anche del mondo della ricerca;

    dopo il fermo dovuto alla pandemia, assistiamo alla ripresa di attività di un settore, quello turistico, che con aperture e chiusure a singhiozzo, vede oggi la carenza di lavoratori, con la stima di un fabbisogno occupazionale di circa 3/400.000 lavoratori (Unioncamere e Anpal certificano un fabbisogno tra maggio e luglio di 387.720 lavoratori per i servizi di alloggio, ristorazione e turistici);

    se si guarda all'Europa, dove sono presenti i nostri principali concorrenti, dopo la pandemia, il turismo ha avuto un altro fattore che ne ha penalizzato l'attività, la carenza di personale. Mettendo insieme i dati delle organizzazioni dell'ospitalità e della ristorazione dei principali Paesi Ue, emerge che attualmente ci sarebbero oltre 900 mila posti di lavoro vacanti. Di cui ben due terzi solo in Francia e Italia: le imprese francesi sono quelle che lamentano le carenze maggiori in termini assoluti, con 361 mila posti vacanti. Il Governo francese sta cercando di correre ai ripari spingendo, di concerto con i datori di lavoro, per un aumento dei salari nel settore turistico (in Provenza, è stato stanziato un fondo da 1 milione di euro per la formazione del personale turistico). Se guardiamo la Spagna, l'associazione di categoria delle piccole e medie imprese ha stimato che 100 mila posti di lavoro restano ancora vuoti nonostante la stagione turistica sia di fatto già iniziata e, nonostante il fatto che il Governo spagnolo abbia da poco varato una riforma del lavoro che, nelle intenzioni di Madrid, dovrebbe dare più certezze di stabilità agli stagionali, e quindi aiutare a coprire i posti vacanti. A causa dell'urgenza di trovare le figure professionali tipo cuochi, camerieri o baristi, lo stesso Governo starebbe pensando, per accrescere rapidamente l'offerta di lavoro del settore, di utilizzare maggiormente la popolazione migrante, favorendo i visti per lavoro per gli stranieri;

    a causa di quanto accaduto durante la fase emergenziale della pandemia, molti lavoratori, prima impiegati nel turismo, avrebbero deciso di puntare su professioni più sicure e meno «sacrificanti» dal punto di vista degli orari, come la grande distribuzione, o come corrieri ed anche la manodopera straniera non riesce a dare il suo apporto al settore, visto che molti stranieri durante l'emergenza sono tornati nei loro Paesi d'origine: tra il 2020 ed il 2021, rispetto al 2019, nel turismo si sono «persi, come saldo tra cessazioni e nuove attivazioni, centinaia di migliaia di posti di lavoro, soprattutto tra lavoratrici e lavoratori già in condizioni di precarietà nel pre-pandemia». Un settore che, secondo i dati della Filcams Cgil, registra un 70 per cento di lavoro irregolare, un 40 per cento precario e un 60 per cento a tempo parziale, con retribuzioni notevolmente più basse rispetto a qualsiasi altro settore economico e produttivo del nostro Paese e un 80 per cento dei lavoratori sotto inquadrato o inquadrato ai livelli inferiori della contrattazione nazionale. Inoltre, con la fine, al 31 dicembre 2021, del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione con causale Covid, la situazione è ulteriormente peggiorata con molte imprese che, pur avendo potuto contare su sostegni e ristori a compensare il fatturato non realizzato nel 2020-2021, hanno comunque ridotto le proprie risorse occupazionali;

    per il settore del turismo, riprendere e consolidare la forte ripresa in atto passa anche attraverso il poter contare su collaboratori validi, professionalmente competenti e motivati e questo purtroppo non sta accadendo perché, oltre ai tradizionali problemi di reperimento della manodopera si aggiunge oggi un fenomeno di allontanamento del personale di un settore in cui, la fetta più consistente di carenze, riguarda il comparto dei pubblici esercizi a cui mancano all'appello 194 mila lavoratori per tornare ai livelli del 2019. Secondo l'ufficio studi di Fipe-Confcommercio si sono persi 244 mila lavoratori nel 2020, di cui 116 mila con contratti a tempo indeterminato, nel 2021 si sono recuperati poco meno di 50 mila unità. Tra le figure più difficili da reperire, il personale di sala, l'aiuto cuoco e il barman. La situazione, al di là della temporanea ripresa estiva, resta comunque preoccupante in alcune delle città d'arte, per il turismo d'affari e per le agenzie di viaggi e i tour operator;

    il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, aprendo i lavori del Tavolo sul Turismo nella Capitale, ha evidenziato come nel primo trimestre di quest'anno, per agevolare il ricorso agli ammortizzatori sociali si sia intervenuti con due specifiche norme a sostegno del settore turistico: l'esonero fino al 31 marzo del pagamento del contributo addizionale dovuto in caso di ricorso ai trattamenti di integrazione salariale, per i datori di lavoro che occupano fino a 15 dipendenti e le ulteriori 8 settimane di cassa, fruibili fino al 31 dicembre 2022, una volta esaurite le 13 (fino a 5 dipendenti) o 26 settimane (da 6 a 15 dipendenti) riconosciute dalla riforma ammortizzatori. Secondo il Ministro, l'estensione della Cigs anche alle imprese del turismo che occupano più di 15 dipendenti consente di dotare le imprese del settore di strumenti di gestione della crisi e dei processi di trasformazione e riorganizzazione salvaguardando i livelli occupazionali e investendo sulle competenze delle persone. Il nuovo strumento si accompagna infatti a mirate politiche attive che potranno essere attivate dalle regioni, anche avvalendosi delle risorse di Gol, ovvero dalle imprese ricorrendo ai fondi interprofessionali;

    la carenza di manodopera nel settore del turismo stagionale è dunque una questione che sarebbe originata da più fattori tra i quali vanno evidenziati prioritariamente la qualità del reclutamento e la qualità del lavoro, temi profondamente intrecciati e riguardanti, tra l'altro, la cultura d'impresa;

    porre al centro il lavoro per migliorare la situazione di milioni di addetti del settore, garantendo loro diritti e tutele, per approdare ad una nuova normalità, ad un lavoro nuovo e ad un nuovo modello di filiera più sostenibile e responsabile con l'obiettivo di determinare, anche attraverso il rinnovo dei Contratti Nazionali, le condizioni per un'occupazione stabile, regolare e dignitosa può essere la via per dare al settore stabilità e prospettive;

    anche il settore dell'agricoltura sta registrando un disallineamento tra l'offerta di occupazione, soprattutto di tipo stagionale, e la forza lavoro del Paese, tanto che, secondo i dati del Consiglio per la ricerca in agricoltura l'analisi dell'economia agraria (CREA), nel 2020 la quota dei lavoratori agricoli stranieri hanno rappresentando circa un quinto della forza lavoro complessiva, confermando una tendenza incrementale registratasi nell'ultimo ventennio;

    da questo punto di vista, appare centrale il tema di una migrazione legale a fronte dell'invecchiamento della popolazione, della riduzione della popolazione in età lavorativa e della sostenibilità dei sistemi previdenziali. I nostri territori, le nostre imprese stimolano a costruire progetti di qualificazione professionale promossi dalle stesse aziende italiane, in linea con le esigenze di un moderno mercato del lavoro;

    in tale contesto riveste una importanza centrale la prosecuzione e l'implementazione della funzionalità e dell'efficacia della rete del lavoro agricolo di qualità, di cui all'articolo 6, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, quale strumento per favorire la buona occupazione nel settore agricolo, per il contrasto dello sfruttamento e la precarietà dei lavoratori, nonché per la difesa delle tante imprese agricole che applicano regolarmente i contratti nazionali sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentativi, dalla concorrenza sleale di chi viola l'ordinamento e la contrattazione nazionale;

    altrettanto rilevante è la prosecuzione dell'attuazione del Piano triennale di contrasto al Caporalato attraverso lo sviluppo di un apposito sistema informativo per lo scambio di dati e informazioni, i fabbisogni di manodopera, sulla base del calendario delle colture, e altri elementi per la pianificazione, gestione e monitoraggio del mercato del lavoro agricolo, quali la qualità e la quantità del lavoro in agricoltura, per la definizione di indicatori sullo sfruttamento del lavoro in agricoltura;

    su tale fenomeno, appare utile ricordare l'approfondito lavoro svolto dalle Commissioni XI e XIII della Camera dei deputati, nel corso della presente legislatura, con un'apposita indagine conoscitiva, recuperando in particolare le conclusioni e gli indirizzi approvati nella seduta del 12 maggio 2021;

    tra le misure già intraprese va ricordata l'emanazione del decreto 29 marzo 2022 del Ministro del lavoro e delle politiche sociali per il riparto delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per la missione 5 – Inclusione e coesione, componente M5C2 – infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore, ambito di intervento 2 Rigenerazione urbana e housing sociale investimento, investimento 2.2. a Piani urbani integrati, finalizzato al superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura. Un intervento che potrà avvalersi di uno stanziamento di 200 milioni di euro;

    dopo la pandemia e le relative restrizioni che hanno rallentato la produzione e la movimentazione dei prodotti agricoli, la guerra in Ucraina sta producendo strascichi commerciali ed economici, sia diretti che indiretti, aggravando la situazione del settore agricolo, danneggiato dall'aumento dei costi energetici, dal blocco delle importazioni e da un rialzo generalizzato dei prezzi di mangimi, colture proteiche e fertilizzanti. Senza contare la siccità, che da diversi mesi, specie nelle regioni del Nord e in parte del Centro, sta mettendo a dura prova la produzione agricola;

    l'attuale crisi internazionale congiunturale può determinare in un'azienda agricola su dieci l'incapacità di far fronte alle spese dirette necessarie a realizzare un processo produttivo, estromettendole di fatto dal circuito, e almeno un terzo del totale potrebbe chiudere il 2022 con reddito negativo;

    la «condizionalità sociale» ha rappresentato uno degli aspetti più innovativi e qualificanti della riforma della Politica agricola comune post 2023, che si dota di una propria «dimensione sociale» che potrà contribuire in futuro a garantire la qualificazione in chiave etica delle modalità di erogazione delle risorse pubbliche di sostegno della Pac alle aziende agricole. Si è affermato un principio fondamentale e cioè che le aziende che non rispettano i contratti e la legislazione in materia di condizioni di lavoro non potranno più ricevere gli aiuti comunitari;

    i sindacati hanno formalmente chiesto di introdurre la condizionalità sociale della Pac a partire dal 1° gennaio 2023 attraverso l'immediata attivazione di un gruppo di lavoro composto delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative per la definizione delle procedure e delle modalità di applicazione della condizionalità sociale con particolare riguardo al campo di applicazione, alle modalità di calcolo e all'entità delle conseguenze amministrative previste, alle modalità di interazione e coordinamento tra gli organismi preposti al controllo dell'applicazione degli obblighi della condizionalità sociale egli organismi pagatori nazionali e regionali, l'attivazione del suddetto gruppo di lavoro risulta coerente con quanto disposto dall'articolo 14 del regolamento (UE) 2115/2021, che prevede che in merito alla condizionalità sociale gli Stati membri consultino «le pertinenti parti sociali nazionali» per la definizione di quanto previsto nei propri piani strategici della Pac;

    alla luce di tali processi strategici, pensare che i problemi di carenza di manodopera in tali settori economici possano essere determinati dall'introduzione della misura di contrasto della povertà quale il reddito di cittadinanza, non solo non ha rapporto con la realtà, ma equivale ad avallare un modello di impresa orientata esclusivamente alla contrazione dei costi, che dequalificherebbe l'offerta del nostro Paese e che pregiudicherebbe le prospettive di sviluppo e rafforzamento di tali comparti;

    a tale riguardo appare utile ricordare alcuni dati, quali quelli dell'Osservatorio su reddito e pensione di cittadinanza, aggiornati al 15 marzo 2022, dai quali si evince che i nuclei percettori di almeno una mensilità di RdC/PdC ammontavano a 1.413.241, con 3.145.407 persone coinvolte e un importo medio erogato a livello nazionale di 564,76 euro. La distribuzione per aree geografiche vede 600.425 beneficiari al Nord, 441.334 al Centro e 2.103.648 nell'area Sud e Isole;

    parimenti, i beneficiari soggetti al Patto per il lavoro equivalgono a meno del 40 per cento del totale dei beneficiari del reddito di cittadinanza. Mentre, secondo l'analisi Anpal, «oltre il 72,6 per cento dei beneficiari ha conseguito al massimo un titolo dell'istruzione secondaria inferiore, mentre un quarto dei beneficiari è in possesso di titolo corrispondente al diploma di scuola secondaria superiore»;

    a conferma dell'inattendibilità di tali teorie ci sono anche le recenti parole del Presidente di Federalberghi, di Torino, Fabio Borio, che ha chiarito come la mancanza personale dipenda da un problema di formazione e professionalizzazione dei lavoratori rispetto alle attuali esigenze, facendo tornare i lavoratori a innamorarsi del settore del turismo, e non dal reddito di cittadinanza;

    ovviamente anche le disposizioni del reddito di cittadinanza possono essere oggetto di revisione e miglioramento, dopo quanto già fatto con la scorsa legge di bilancio. In tale ottica appare opportuno riprendere l'analisi e le proposte emerse, lo scorso novembre, dal Comitato scientifico, presieduto dalla Professoressa Saraceno, sia per quanto concerne la cumulabilità del reddito da lavoro con il trattamento, sia con riferimento retribuzione accettabile, rimodulandola in base all'orario di lavoro per tenere conto anche di occupazioni part time, nonché per quanto concerne il concetto di congruità dell'offerta di lavoro;

    per quanto riguarda in particolare in settore del turismo non si può non ricordare l'impatto della pandemia sulla composizione della forza lavoro, che ha comportato, per tante posizioni lavorative, determinando una vera e propria destrutturazione del comparto, orientando molti lavoratori verso altre occupazioni e altri settori economici. Così come, da un lato, l'incremento molto significativo del numero delle imprese nei settori del turismo e della ristorazione e, dall'altro, la progressiva riduzione della popolazione giovanile under 35, che negli ultimi 10 anni si è ridimensionata di oltre un milione di unità; un fenomeno che ha riguardato particolarmente le regioni del mezzogiorno, storico bacino del lavoro stagionale. Dinamiche che stanno interessando anche altri Paesi europei e che ci dicono che un gran numero di donne e uomini, in particolare i più giovani, nel post pandemia hanno cambiato lavoro abbandonando molte delle occupazioni di cui oggi si lamenta mancata copertura;

    ad incidere su tali tendenze non può non ricordarsi anche l'effetto delle disposizioni che hanno modificato il regime della Naspi che, per quanto concerne i lavoratori stagionali, finiscono per compromettere la continuità di reddito di molti lavoratori per lunghi periodi dell'anno, rendendo meno attrattive tali attività lavorative;

    altresì una riflessione merita il tema della proliferazione, nei settori in questione così come nella generalità dei comparti economici, dei contratti nazionali «pirata», sottoscritti da organizzazioni di comodo e che, pur coprendo pochissimi lavoratori, spesso presentano condizioni contrattuali peggiorative, con importi sotto i minimi dei contratti di riferimento e che producono un danno economico ai dipendenti e penalizzano le aziende sane sul versante del dumping contrattuale;

    allo stesso modo, preoccupa il dato che emerge dall'ultimo rapporto disponibile dell'Ispettorato del lavoro, del 2020, che evidenzia come sulle circa 9.500 ispezioni effettuate nelle aziende della ristorazione e dei servizi di alloggio, in oltre il 73 per cento dei casi siano emerse irregolarità,

impegna il Governo:

1) a rafforzare, d'intesa con le regioni, i percorsi di formazione per formare profili e competenze da immettere nei settori di cui in premessa, con particolare riguardo per quanto concerne la gestione del programma Gol e l'aggiornamento dei cataloghi di formazione;

2) a favorire l'attivazione di apposite piattaforme informatiche, coordinando le iniziative già assunte da Anpal e Agea e degli altri attori interessati, in primo luogo i centri per l'impiego, al fine di favorire l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro, anche stagionale;

3) ad adottare specifiche iniziative normative volte a far emergere in detti settori il lavoro irregolare, con benefìci per i lavoratori e per le imprese, nonché per il sostegno della contrattazione collettiva sottoscritta dalle organizzazioni maggiormente rappresentative sul piano nazionale, anche prevedendo meccanismi di premialità aggiuntiva per le imprese che vi aderiscono;

4) ad adottare iniziative per rivedere la disciplina della indennità mensile di disoccupazione (Naspi) applicabile ai lavoratori stagionali, superando l'attuale meccanismo di calcolo di durata del trattamento, che finisce per lasciare troppi lavoratori senza alcuna forma di sostegno del reddito per lunghi periodi dell'anno;

5) ad adottare iniziative per rivedere la disciplina del reddito di cittadinanza con riferimento ai settori di cui in premessa secondo le indicazioni del Comitato scientifico, istituito con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, del 15 marzo 2021, in particolare per quanto concerne la cumulabilità del reddito da lavoro con il trattamento, il concetto di retribuzione accettabile, rimodulandola in base all'orario di lavoro per tenere conto anche di occupazioni part time, nonché per quanto la congruità dell'offerta di lavoro;

6) a valutare la possibilità di sperimentare, nelle forme concordate con le parti sociali, l'introduzione del salario minimo nei settori di cui in premessa;

7) al fine di favorire l'avvicinamento dei giovani ai settori di cui in premessa, a promuovere, per quanto di competenza, nell'ambito della definizione delle linee guida condivise in materia di tirocini diversi da quelli curriculari, di cui all'articolo 1, comma 721, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, apposite previsioni che tengano conto delle peculiarità di detti settori, anche alla luce della particolare congiuntura economico-internazionale, nonché l'adozione di specifiche misure di sostegno per le imprese che attivano i tirocini;

8) a proseguire e implementare la funzionalità e l'efficacia della rete del lavoro agricolo di qualità, di cui all'articolo 6, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, quale strumento per favorire la buona occupazione nel settore agricolo, per il contrasto dello sfruttamento e la precarietà dei lavoratori, nonché per la difesa delle tante imprese agricole che applicano regolarmente i contratti nazionali sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentativi dalla concorrenza sleale del dumping contrattuale;

9) a proseguire nell'attuazione del Piano triennale di contrasto al caporalato attraverso lo sviluppo di un apposito sistema informativo per lo scambio di dati e informazioni, contenente il calendario delle colture, i fabbisogni di manodopera, sulla base del calendario delle colture, e altri elementi per la pianificazione, gestione e monitoraggio del mercato del lavoro agricolo, quali la qualità e la quantità del lavoro in agricoltura, per la definizione di indicatori sullo sfruttamento del lavoro in agricoltura;

10) a dare seguito, con le opportune iniziative, anche di carattere normativo, alle conclusioni e agli indirizzi approvati, nella seduta del 12 maggio 2021, dalle Commissioni XI e XIII della Camera dei deputati, dell'apposita indagine conoscitiva, sul fenomeno del cosiddetto «caporalato» in agricoltura;

11) a rivedere ed aggiornare il «decreto flussi», in particolare per la parte relativa ai lavoratori stagionali, alla luce delle problematiche ricordate in premessa, tenendo conto delle esigenze delle imprese del comparto agricolo e agroalimentare, alla luce delle prossime scadenze del calendario delle colture;

12) a favorire la collaborazione tra le aziende agricole e agroalimentari con gli istituti formativi di settore, al fine di favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro qualificata;

13) al fine di migliorare la trasparenza del mercato del lavoro del settore agricolo e di favorire le imprese che garantiscono lavoro dignitoso in agricoltura, la formazione professionale della manodopera agricola, anche sui principi fondamentali e diritti sul lavoro e la condivisione di buone pratiche, a formalizzare l'introduzione della condizionalità sociale della Pac a partire dal 1° gennaio 2023 nella versione definitiva del Piano strategico nazionale (Psn), che sarà trasmesso dal Governo a Bruxelles, delineando, con il contributo delle parti sociali, i processi relativi alla definizione dei vari aspetti applicativi della condizionalità sociale, attraverso specifici tavoli tecnici;

14) a valutare l'opportunità dell'utilizzo della Cisoa nel settore della pesca, nonché ad adottare iniziative per assicurare ai lavoratori agricoli le tutele assistenziali e previdenziali già previste in caso di calamità naturali («trascinamento delle giornate»), estendendole anche ad altri fenomeni distruttivi della produzione e dell'occupazione, quali quelli straordinari che stanno condizionando attualmente il comparto.
(1-00677) «Bonomo, Mura, Incerti, Cenni, Benamati, Viscomi, Avossa, Carla Cantone, Cappellani, Critelli, D'Elia, Frailis, Gribaudo, Lacarra, Lepri, Gavino Manca, Nardi, Serracchiani, Soverini, Zardini, Casu».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

turismo

scambio d'informazioni

manodopera agricola