ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00599

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 652 del 08/03/2022
Abbinamenti
Atto 1/00485 abbinato in data 08/03/2022
Atto 1/00598 abbinato in data 08/03/2022
Atto 1/00600 abbinato in data 08/03/2022
Firmatari
Primo firmatario: MORETTO SARA
Gruppo: ITALIA VIVA
Data firma: 07/03/2022
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FREGOLENT SILVIA ITALIA VIVA 07/03/2022
MOR MATTIA ITALIA VIVA 08/03/2022
ANNIBALI LUCIA ITALIA VIVA 08/03/2022
BENDINELLI DAVIDE ITALIA VIVA 08/03/2022
D'ALESSANDRO CAMILLO ITALIA VIVA 08/03/2022
LIBRANDI GIANFRANCO ITALIA VIVA 08/03/2022
NOBILI LUCIANO ITALIA VIVA 08/03/2022
NOJA LISA ITALIA VIVA 08/03/2022
UNGARO MASSIMO ITALIA VIVA 08/03/2022


Stato iter:
22/03/2022
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 08/03/2022
Resoconto FREGOLENT SILVIA ITALIA VIVA
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 08/03/2022
Resoconto SOVERINI SERSE PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MARROCCO PATRIZIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 08/03/2022

DISCUSSIONE IL 08/03/2022

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 08/03/2022

RITIRATO IL 22/03/2022

CONCLUSO IL 22/03/2022

Atto Camera

Mozione 1-00599
presentato da
MORETTO Sara
testo di
Martedì 8 marzo 2022, seduta n. 652

   La Camera,

   premesso che:

    il comparto della moda è ritenuto, da sempre e universalmente, un simbolo di qualità ed eccellenza del nostro Paese, nonché un faro per tutte le filiere interessate, sia per il ruolo crescente di città come Roma e Firenze nel palcoscenico internazionale, sia per il ruolo conquistato dalla città di Milano con la Milan Fashion Week – che negli anni ha portato la città ad affermarsi come vera e propria «Capitale mondiale della moda» – diventata ormai crocevia internazionale e luogo di massima espressione della moda italiana;

    durante il Governo Renzi, nel 2016, era stato già promosso un tavolo per il settore con l'altera Ministro Calenda ed il Sottosegretario Scalfarotto, a testimonianza della centralità del comparto e delle difficoltà che esso affronta da diversi anni sia sul piano interno che internazionale;

    è il comparto manifatturiero che, sia in termini economici che occupazionali, è stato maggiormente colpito dalla recessione innescata dalla pandemia, nonostante la resilienza acquisita dallo stesso grazie agli ingenti investimenti effettuati sul piano della digitalizzazione, innovazione e sostenibilità;

    l'industria della moda è una filiera complessa (tessile, abbigliamento, pelletteria, calzature), che occupa 500.000 lavoratori e genera 80 miliardi di euro di fatturato annui, pari all'8,5 per cento del totale dell'industria manifatturiera, con un indotto che, solo per la settimana della moda, vale circa 10 miliardi di euro e impegna 128.000 lavoratori, a conferma della forte attitudine del comparto ad amplificare il proprio valore aggiunto attraverso il coinvolgimento di professionisti, micro e piccole imprese;

    la moda italiana nel corso degli anni si è distinta costantemente per una forte capacità innovativa – con tassi di crescita costanti (1,3 per cento circa) – e per una strutturazione estesa e fortemente radicata sul territorio nazionale, che si articola a partire da una netta prevalenza di micro e piccole imprese fino alle griffe del lusso, passando per brand commerciali ad alta visibilità;

    quello della moda è stato uno dei comparti colpiti più duramente dallo scoppio della pandemia, con una contrazione delle vendite pari al 30 per cento solamente in Italia e una perdita complessiva del mercato mondiale pari a 50 miliardi di dollari, inesorabilmente riversatasi su tutta la filiera fino al retail;

    grazie al successo della campagna vaccinale e al conseguente allentamento delle misure di contenimento l'industria della moda, nel corso del 2021, ha vissuto una fase di crescita complessivamente in linea con i dati sulla ripresa economica del Paese;

    oltre alla sfida pandemica, l'industria italiana della moda sta facendo fronte, con convinzione, anche alla sfida della transizione energetica, attuando le buone pratiche per una moda circolare che guardi a una produzione e un consumo sostenibili, in cui i materiali e i prodotti vengano recuperati, riciclati e riutilizzati, riducendo sprechi ed emissioni e preferendo al fast fashion un modello di produzione che guardi conservi qualità e ambiente nel medesimo piano di priorità;

    la riduzione dei gas serra ha rappresentato da subito una priorità per la moda italiana, che nel giro di pochi anni ha portato a più che dimezzare i rifiuti tessili generati dal comparto, a recuperare più di 22.000 tonnellate di tessuti e ad aumentare fino al 75 per cento le componenti tessili rigenerate per indumento, anche grazie a una attenta campagna di sensibilizzazione volta a coinvolgere direttamente il consumatore nella raccolta dei capi non più utilizzati;

    l'industria della moda italiana ha risposto con convinzione anche alla sfida della delocalizzazione, mantenendo saldamente radicata sul territorio nazionale gran parte della produzione, riuscendo comunque a mantenere il proprio primato nonostante la concorrenza delle produzioni estere che tendono a fare affidamento su manodopera a basso costo e con livelli di tutela dei diritti dei lavoratori spesso scarsi o assenti;

    nonostante la pronta risposta dell'industria della moda a tali sfide, il comparto nazionale stenta ancora a ritornare ai livelli di crescita registrati prima della pandemia – con un fatturato complessivo che, rispetto al 2019, dimostra una perdita pari a circa il 7,8 per cento – e si affaccia ai prossimi anni con profondi fattori di incertezza;

    l'aumento dell'inflazione colpisce il comparto della moda in maniera diretta, con un aumento dei prezzi alla produzione e delle materie prime pari al 20,4 per cento su base annua, e un aumento dei prezzi energetici pari al 70 per cento per l'energia e il 105 per cento per il gas rispetto al primo trimestre 2021, ma incide negativamente sulle vendite anche per la conseguente e forte contrazione del potere d'acquisto e, dunque, della spesa discrezionale dei consumatori, che risentono di un aumento generale del livello dei prezzi pari al 5,7 per cento su base annua (ai massimi dal 1995);

    allo scoppio della crisi ucraina e al conseguente inasprimento delle sanzioni ha fatto seguito una forte fase ribassista dei mercati, con la prospettiva di una contrazione del mercato mondiale dei luxury goods pari a circa 6-8 miliardi di euro e di una riduzione delle esportazioni dell'industria della moda italiana pari al 2 per cento;

    tali dinamiche e l'incertezza che caratterizza l'attuale fase storica si traducono in un freno ai consumi, dando vita a pressioni sulle catene del valore della moda che risentono di un generalizzato clima di sfiducia nel e del mercato e che mettono a rischio l'export, cioè quello che tradizionalmente rappresenta il vero e proprio volano per la crescita della moda italiana,

impegna il Governo:

1) ad accompagnare la vocazione internazionale della moda italiana attraverso iniziative volte a promuovere il made in Italy, la sua tradizione, i percorsi di formazione e le linee di sviluppo che caratterizzano il settore, anche al fine di incrementare la fruibilità del settore della moda e favorire l'avvio di sinergie che possano garantire il coinvolgimento di un pubblico sempre più vasto all'interno del fashion System;

2) a favorire e supportare l'affermazione dei numerosi talenti emergenti del settore della moda, attraverso la messa a disposizione di spazi, finanziamenti, percorsi formativi nonché mediante la promozione di iniziative dedicate volte ad agevolare il dialogo tra associazioni maggiormente rappresentative, principali marchi del settore, informazione e investitori;

3) a supportare le iniziative adottate dalle filiere della moda per conseguire gli obiettivi di sostenibilità, etica ed economia circolare in tutte le fasi di elaborazione e promozione, così da favorire il rapido raggiungimento degli obiettivi COP26 e valorizzare gli sforzi sostenuti in questi anni dal comparto per il conseguimento degli stessi;

4) ad adottare iniziative per introdurre meccanismi di incentivazione per le imprese del settore che perseguano modelli di economia circolare e di circular by design, sia attraverso la produzione di prodotti durevoli e riparabili, sia mediante la progettazione e la fabbricazione degli stessi, in vista di un futuro disassemblamento che ne favorisca il riutilizzo e il riciclo, promuovendo, altresì, le campagne di sensibilizzazione avviate dalle imprese della filiera in favore del corretto smaltimento o riciclo del prodotti;

5) ad adottare iniziative per prevedere meccanismi di sostegno finanziario per la filiera della moda in tutte le sue sfaccettature, riconoscendo pari dignità a ogni fase di produzione e tenendo in debita considerazione il carattere complesso, esteso e articolato della stessa, nonché l'amplissimo numero di micro e piccole imprese che la caratterizzano, in particolare attraverso:

   a) finanziamenti agevolati volti, al contempo, a garantire la tenuta delle imprese coinvolte e assicurarne il rilancio sul piano internazionale;

   b) prevedere per il comparto della moda – ferme restando iniziative per il sistema produttivo italiano nel suo complesso – sostegni economici volti a compensare l'aumento dei costi energetici sopportati dalle imprese, nonché strumenti normativi idonei a garantire l'aggiornamento dei contratti in essere in funzione dell'attuale incremento dell'inflazione, al fine di attenuare il grado di dipendenza delle imprese della filiera all'interno della stessa;

   c) iniziative volte a favorire il reperimento di materie prime anche al di fuori dalle tradizionali linee di approvvigionamento, promuovendo l'accesso delle imprese italiane in nuovi mercati e approntando un framework tecnico-normativo idoneo ad accompagnare le iniziative di reshoring, anche al fine di premiare la scelta degli operatori di puntare su mercati che garantiscono più alti livelli di tutela dei diritti dei lavoratori;

   d) l'istituzione di una piattaforma dedicata volta a favorire il dialogo tra e all'interno della filiera, al fine di incentivare la creazione di sinergie e l'individuazione di opportunità di investimento nel settore;

   e) iniziative volte a rafforzare la naturale vocazione internazionale della moda italiana attraverso l'e-commerce, favorendo la creazione di un polo digitale della moda che possa diventare punto di incontro fra mercato nazionale, internazionale e consumatori, nonché vero e proprio luogo di promozione, valorizzazione ed espressione dell'alta qualità e innovatività di tale eccellenza italiana;

6) ad accelerare i lavori del tavolo per la moda istituito presso il Ministero dello sviluppo economico, anche al fine di definire, attraverso il coinvolgimento di tutte le realtà interessate, una politica industriale che possa mettere in sicurezza l'industria della moda italiana dalle forti variabili esogene che caratterizzano l'attuale fase congiunturale, nonché l'approntamento di una strategia complessiva in grado di garantire il rilancio del made in Italy e dell'eccellenza italiana nel mondo.
(1-00599) «Moretto, Fregolent, Mor, Annibali, Bendinelli, D'Alessandro, Librandi, Nobili, Noja, Ungaro, Paita».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

industria dell'abbigliamento

prezzo alla produzione

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