ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00496

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 524 del 15/06/2021
Abbinamenti
Atto 1/00472 abbinato in data 16/06/2021
Atto 1/00495 abbinato in data 16/06/2021
Firmatari
Primo firmatario: BELLUCCI MARIA TERESA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 15/06/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
LOLLOBRIGIDA FRANCESCO FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
MELONI GIORGIA FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
ALBANO LUCIA FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
BIGNAMI GALEAZZO FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
BUCALO CARMELA FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
BUTTI ALESSIO FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
CAIATA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
CARETTA MARIA CRISTINA FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
CIABURRO MONICA FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
CIRIELLI EDMONDO FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
DEIDDA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
DE TOMA MASSIMILIANO FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
DONZELLI GIOVANNI FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
FERRO WANDA FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
FOTI TOMMASO FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
FRASSINETTI PAOLA FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
GALANTINO DAVIDE FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
GEMMATO MARCELLO FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
LUCASELLI YLENJA FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
MANTOVANI LUCREZIA MARIA BENEDETTA FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
MASCHIO CIRO FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
MOLLICONE FEDERICO FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
MONTARULI AUGUSTA FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
OSNATO MARCO FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
PRISCO EMANUELE FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
ROTELLI MAURO FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
SILVESTRI RACHELE FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
SILVESTRONI MARCO FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
TRANCASSINI PAOLO FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
VARCHI MARIA CAROLINA FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
VINCI GIANLUCA FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021
ZUCCONI RICCARDO FRATELLI D'ITALIA 15/06/2021


Stato iter:
16/06/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 16/06/2021
Resoconto COSTA ANDREA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 16/06/2021
Resoconto LAPIA MARA MISTO-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto STUMPO NICOLA LIBERI E UGUALI
Resoconto BALDINI MARIA TERESA CORAGGIO ITALIA
Resoconto NOJA LISA ITALIA VIVA
Resoconto BELLUCCI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto NOVELLI ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto LORENZIN BEATRICE PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto SUTTO MAURO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto D'ARRANDO CELESTE MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 16/06/2021

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 16/06/2021

ACCOLTO IL 16/06/2021

PARERE GOVERNO IL 16/06/2021

DISCUSSIONE IL 16/06/2021

APPROVATO IL 16/06/2021

CONCLUSO IL 16/06/2021

Atto Camera

Mozione 1-00496
presentato da
BELLUCCI Maria Teresa
testo presentato
Martedì 15 giugno 2021
modificato
Mercoledì 16 giugno 2021, seduta n. 525

   La Camera,
   premesso che:
    sin dal 1948, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha proposto una definizione di «salute» come «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non semplicemente assenza di malattia o infermità»;
    in particolare, l'Oms considera la salute mentale una componente essenziale della salute in generale, e la definisce come «uno stato di benessere nel quale una persona può realizzarsi, superare le tensioni della vita quotidiana, svolgere un lavoro produttivo e contribuire alla vita della propria comunità»;
    sempre secondo l'Oms, in Italia 17 milioni di persone soffrono di disturbi mentali. Sono sia uomini che donne, soprattutto sopra i 45 anni: l'età più critica, infatti, è proprio quella che va dai 45 ai 54 anni, con una percentuale di accessi ai servizi di psichiatria che copre solo il 25 per cento del totale. E si stima che tra 10 anni le malattie mentali supereranno quelle cardiovascolari per incidenza nella popolazione generale, con particolare riguardo ai disturbi d'ansia e alla depressione;
    secondo il progetto Atlas 2017 dell'Organizzazione mondiale della sanità, l'Italia dispone di 5,98 psichiatri e 3,8 psicologi ogni 100 mila abitanti, a fronte di 830 mila utenti con difficoltà di tipo psichiatrico. Secondo i dati del Ministero della salute, in Italia c’è uno psicologo ogni 12.000 abitanti, mentre nei Paesi G7 il rapporto è di uno psicologo ogni 2.500 abitanti. Il sistema di cura della sanità mentale raggiunge un deficit del personale necessario che varia dal 25 per cento al 75 per cento che potrebbe essere superato con l'apporto di circa 1.000 psichiatri, 1.500 psicologi e altrettanti assistenti sociali;
    purtroppo, però, in Italia alla salute mentale è destinato il 3,5 per cento della spesa sanitaria complessiva rispetto l'8-15 per cento degli altri Paesi del G7, presentando anche ampie diseguaglianze sul territorio, se si pensa che si passa dall'8 per cento nelle provincie di Bolzano e Trento al 2 per cento di Campania, Marche e Basilicata;
    l'ultimo Rapporto del sistema informativo per la salute mentale (Sism – dati relativi al 2018), pubblicato dal Ministero della salute, evidenzia che gli utenti con disturbi psichiatrici assistiti dai servizi specialistici nel corso del 2018 ammontano a 837.027 unità (mancano i dati della provincia autonoma di Bolzano) con tassi standardizzati che vanno da 96,7 per 10.000 abitanti adulti in Sardegna fino a 227,2 nella regione Calabria (valore totale Italia 166,6). Nel 2018 i pazienti che sono entrati in contatto per la prima volta durante l'anno con i Dipartimenti di salute mentale ammontano a 323.707 unità, di cui il 93,4 per cento ha avuto un contatto con i servizi per la prima volta nella vita; il protrarsi dell'emergenza pandemica e l'aggravarsi delle condizioni psicologiche della popolazione hanno portato al collasso del già precario sistema di tutela della salute mentale, come dimostrano i recenti dati sui disturbi psicologici e le problematiche di carattere psichiatrico, aumentati in modo rilevante proprio per il dilagare del coronavirus. Al dato di 830 mila pazienti in cura presso i Dipartimenti di salute mentale (Dsm) fotografato in era pre-COVID, nel complesso, si stima che la sindemia porterà con sé un milione di nuovi casi di disagio mentale;
    una recentissima indagine della Fondazione Italia in salute ha mostrato l'impatto della pandemia sulla psiche collettiva e i dati sono impressionanti: la metà della popolazione denuncia uno stress crescente e il 16,5 per cento manifesta sintomi di depressione. Il disagio psicologico incide sui comportamenti: 7 persone su 10 hanno drasticamente ridotto la vita sociale ben al di là delle restrizioni imposte dalle norme dovute al COVID-19 oltre la metà della popolazione evita di fare acquisti per paura e oltre sei persone su dieci evitano, per paura, di ricorrere al medico di famiglia o ai servizi sanitari. Inoltre, l'82,2 per cento dei genitori evidenzia situazioni psicologiche negative nei figli, valutate come «molto pesanti» in un caso su quattro;
    le stesse linee guida delle Nazioni Unite hanno raccomandato l'inclusione della tutela della salute mentale e psico-sociale nella risposta nazionale al COVID-19, quale elemento essenziale per ridurre al minimo le conseguenze della pandemia sulla salute mentale, raccomandando, in particolare, tre urgenti azioni per migliorare le capacità di fronteggiare lo stress, ridurre le sofferenze e accelerare il recupero e la ricostruzione delle comunità: adottare un approccio innovativo per promuovere la salute mentale in tutta la società; garantire un'ampia disponibilità di servizi per la salute mentale e di supporto psicosociale; promuovere il recupero post COVID-19 istituendo nuovi servizi di salute mentale. La tempestiva attuazione di queste azioni sarà essenziale per garantire che le persone e la società siano meglio protette dall'impatto sulla salute mentale del COVID-19;
    il report delle Nazioni Unite sottolinea, inoltre, che molte persone che in precedenza mantenevano un buon equilibrio psicologico ora sono meno in grado di far fronte alle difficoltà a causa dei molteplici fattori di stress generati dalla pandemia. Coloro che in precedenza hanno avuto limitate esperienze di ansia e angoscia ora spesso ne sperimentano l'aumento del numero e dell'intensità e alcuni hanno sviluppato espliciti problemi di salute mentale. Coloro che in precedenza avevano, invece, una condizione problematica, in termini di salute mentale, sperimentano spesso un peggioramento delle loro condizioni;
    durante l'emergenza da COVID-19, le persone hanno paura dell'infezione, di morire loro stesse o di perdere membri della famiglia. Allo stesso tempo, un gran numero di persone ha perso o rischia di perdere i propri mezzi di sussistenza, è isolato socialmente, con contatti molto limitati con i propri cari e, in molti casi, ha sperimentato disposizioni obbligatorie di soggiorno a casa per periodi più o meno lunghi;
    di fatto, nell'ultimo anno il COVID-19, ha creato le condizioni per la psicopandemia: all'emergenza sanitaria si sono aggiunti i problemi economici e in presenza di una crisi psicologica così profonda e diffusa, si rivela difficile creare le condizioni per una efficace ripresa economica;
    a differenza del dolore fisico, peraltro, quello psicologico, pur avendo come base le stesse aree cerebrali, non viene gridato, anzi quasi sempre viene nascosto, condizionando la vita sociale e i comportamenti collettivi;
    i più esposti al rischio, sono donne, giovani e anziani: le prime perché più toccate dalle ripercussioni sociali e lavorative, con un aumento anche dei casi di violenza domestica e abusi in ambito famigliare, i secondi poiché hanno visto stravolta la propria quotidianità, subendo isolamento e/o perdita del lavoro, gli anziani perché più fragili davanti alla malattia, alla depressione e alla solitudine;
    l'86,6 per cento delle persone che sono state in terapia intensiva ha sviluppato successivamente problemi psicologici, anche di tipo cognitivo, che hanno richiesto interventi specifici. Il 56 per cento dei ricoverati per COVID-19 ha problemi psicologici significativi, come il 34 per cento dei positivi al COVID-19 in quarantena. Il 25,5 per cento del resto della popolazione, un quarto degli italiani, ha difficoltà psicologiche. In particolare, due indagini, una del Consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi commissionata dal Ministero dell'istruzione e un'altra dell'Unicef, rivelano che un terzo dei bambini/adolescenti ha problemi psicologici significativi;
    preoccupante, infatti, l'incremento del disagio e dei disturbi psicologici in bambini e adolescenti: l'Ospedale Bambino Gesù di Roma ha registrato un aumento del 30 per cento di ricoveri nei reparti di neuropsichiatria infantile per atti di autolesionismo e tentativi di suicidio, ugualmente all'istituto Gaslini di Genova emerge che nel 65 per cento di bambini di età minore di 6 anni e nel quelli di età maggiore di 6 anni (fino a 18) sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione. A questi dati, si sommano i disturbi del comportamento alimentare (solo per l'anoressia un +28 per cento di richieste di aiuto) e il bacino enorme di coetanei che soffrono di insonnia, ansia e depressione. E per tutti l'età delle richieste d'aiuto scende dai 15 ai 13 anni, dato che preoccupa ulteriormente;
    secondo studi medico-scientifici, la metà di tutte le malattie mentali inizia all'età di 14 anni e, troppo spesso, è sottovalutata: la malattia mentale più diffusa tra gli adolescenti è sicuramente la depressione. Infatti, forme depressive o ansiose interessano il 10 per cento dei giovani tra i 15 e i 29 anni;
    la riduzione della capacità economica delle famiglie, legata ad un aumento della disoccupazione (stimata dal Fondo monetario internazionale per il 2020 al 12,7 per cento) e della povertà educativa e culturale, hanno rappresentato ingranaggi di una pericolosa bomba sociale, poiché hanno accresciuto in modo esponenziale le diseguaglianze sociali e territoriali nei livelli di apprendimento; a seguito della chiusura delle scuole e della conseguente introduzione della didattica a distanza (Dad), l'eccessiva esposizione e la permanenza dei ragazzi davanti ai computer hanno creato anche un serio problema, sicuramente sottovalutato, di dipendenza e di sovraesposizione ai pericoli della rete. Secondo l'indagine «Minori e percezione dei rischi» realizzata da Ipsos per Save the Children e pubblicata nel mese di febbraio 2020, il «luogo» più a rischio per circa 7 ragazzi su 10 è internet. La polizia postale ha dichiarato che nei mesi della pandemia vi è stato un aumento dei reati di pedopornografia on line di oltre il 90 per cento;
    forti preoccupazioni destano anche l'ampia diffusione, tra gli studenti di 15-19 anni, delle cosiddette nuove droghe (Nps – Nuove sostanze psicoattive, molto potenti, spesso di origine sintetica, che sfuggono ai controlli perché non censite nelle tabelle ufficiali delle droghe illegali) e il consumo di sostanze stupefacenti, in primis la cannabis, unitamente all'allarme costituito dall'utilizzo dei cosiddetti psicofarmaci senza prescrizione medica da parte del 10 per cento dei ragazzi italiani. A cui si aggiunge un drammatico abbassamento dell'età media dei consumatori di droghe tra i minori che arriva a 12 anni, con uso di cannabis, cocaina e crack. Secondo i risultati del Report Espad 2019, in Italia si riscontrano percentuali di utilizzo di cannabis tra le più alte in Europa. Mentre gli studenti italiani che hanno provato questa sostanza almeno una volta nella vita (27 per cento) sono secondi solo a quelli della Repubblica Ceca (28 per cento), gli utilizzatori italiani di cannabis nel corso dell'ultimo mese (15 per cento) sono i primi, davanti a francesi e olandesi (13 per cento); a lanciare l'allarme sulle gravi conseguenze che stanno vivendo i minori in questo periodo storico è stata anche la nuova Autorità garante per l'infanzia e adolescenza, Carla Garlatti, che ha parlato di «seri segnali di allarme per salute mentale, abbandono scolastico, ritiro sociale, diritti dei disabili, minori vulnerabili, impoverimento educativo e culturale dei minorenni»;
    la pandemia ha fatto da detonatore a fragilità latenti che in questa situazione di forte stress collettivo e individuale si sono tradotti in scompenso e in disturbo di salute mentale, facendo emergere situazioni ai limiti;
    secondo gli studi epidemiologici degli ultimi cinquant'anni, se non si farà nulla per ridurre lo stress e per dare tempestivamente alle persone strumenti per gestirlo e superarlo, una quota importante è destinata a tradursi in malattie psichiche o fisiche;
    un'emergenza mondiale, che in un'Italia pesantemente sguarnita sul fronte dei servizi e dei finanziamenti si sta rivelando drammatica, come spiegato da Claudio Mencacci, co-presidente della Società italiana di neuro-psicofarmacologia (Sinpf) e direttore del Dipartimento neuroscienze e salute mentale Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano: «La pandemia ha creato uno stress senza precedenti sui servizi di Psichiatria, con un aumento enorme delle richieste di prestazioni volte a fronteggiare le conseguenze psichiatriche del Covid. Ma è più appropriato parlare di sindemia: un mix tra pericolo clinico e sociale fatto di malattia, di paura del contagio, della cosiddetta Covid fatigue, di lutti, di crisi socioeconomica. E dell'emersione di una profonda solitudine, soprattutto tra gli anziani»;
    l'Italia si è trovata a far fronte a questa emergenza nell'emergenza decisamente sguarnita, a cominciare dal personale;
    nel periodo di lockdown, la grande mobilitazione volontaria della comunità professionale degli psicologi ha consentito di evitare il breakdown dei servizi pubblici di salute mentale, sottodimensionati e oltremodo oberati dalle recrudescenze delle patologie gravi già in carico, scompensate dalla pandemia. Sono state attivate su iniziativa volontaria decine di diverse linee telefoniche gratuite per consentire l'accesso al supporto psicologico da parte della popolazione e fornire aiuto nel gestire l'ansia, lo stress e il disagio psicologico generato dall'inedita situazione creatasi con il primo diffondersi dell'epidemia e con l'adozione delle stringenti misure di isolamento sociale;
    la linea telefonica istituita per questo scopo dal Ministero della salute che ha visto impegnati, per tutto il periodo di attivazione, su base volontaria, 500 psicologi per il primo livello di intervento e 1.500 psicoterapeuti per il secondo livello, ed ha ricevuto oltre 50 mila telefonate all'apposito numero verde, dopo 4 mesi, è stata inspiegabilmente chiusa e non ha visto stanziati finanziamenti economici;
    secondo Enrico Zanalda, co-presidente della Società italiana di psichiatria (Sip), direttore del Dipartimento interaziendale di salute mentale dell'Asl di Torino e Azienda ospedaliera San Luigi Gonzaga, tra i fondatori del Coordinamento nazionale Dipartimenti di salute mentale: «La salute mentale in Italia da oltre 20 anni è inchiodata a un budget del 3,6 per cento del Fondo sanitario, poco più di 4 miliardi ma per far fronte alla spesa attuale ed emergente, incluse le dipendenze, quella percentuale dovrebbe crescere almeno al 6 per cento con un aumento di tre miliardi. In ballo c’è la necessità di rimettere la Psichiatria nelle condizioni di fronteggiare un sommerso di 4,5 milioni di italiani con disturbi non ancora intercettati dal sistema e prevenire il peggioramento del loro decorso clinico»;
    l'investimento nei servizi e in programmi di salute mentale e promozione del benessere psicologico a livello nazionale, che hanno sofferto per anni di limitati finanziamenti, non è più rinviabile;
    secondo quanto rilevato dalla Società italiana di psichiatria, le strutture psichiatriche sono in sofferenza per mancanza di personale e di risorse individuate dal Fondo sanitario, ancora troppo basse rispetto alle necessità reali. Infatti, su 21 regioni e province autonome, in 14 si è al di sotto dello standard, specialmente nel Centro-Sud dove vi è una carenza del 50 per cento o più del personale, con punte del 70 per cento nella regione Lazio;
    ad oggi, la mancanza di risorse economiche è il principale ostacolo da superare: il 5 per cento della spesa sanitaria regionale alle cure psichiatriche non viene rispettata dal 90 per cento delle regioni e le discrepanze regionali si rispecchiano anche nella struttura organizzativa; sono ancora troppo poche le regioni che offrono un'assistenza integrata con i servizi per le dipendenze e la neuropsichiatria infantile; così come, nella maggior parte delle strutture, sarebbe necessaria una maggiore presenza di professionisti che collaborino in team con gli psichiatri, dagli psicologi, agli psicoterapeuti, ai tecnici della riabilitazione psichiatrica, fino agli assistenti sociali;
    di queste carenze pagherebbero le conseguenze, stando alle ultime stime del Ministero della salute, oltre 837 mila persone, cifra a cui vanno aggiunti i cosiddetti pazienti sommersi (coloro che non hanno ancora ricevuto una diagnosi);
    purtroppo, i servizi, in tali condizioni, non sono in grado di attuare un'adeguata presa in carico degli utenti e garantire loro progetti terapeutici riabilitativi individuali orientati alla ripresa, alla emancipazione sociale, alla vita indipendente, come indicato anche dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità fisica e/o psichica;
    la legge 13 maggio 1978, n. 180, nota anche come «legge Basaglia», ha avviato una riforma della psichiatria in Italia ed ha esteso perentoriamente il diritto costituzionale della volontarietà del trattamento sanitario, sancito dall'articolo 32, anche le persone con disturbi mentali, prevedendo la chiusura degli Ospedali Psichiatrici, restituendo dignità al malato, la centralità della persona nel sistema di cure e disponendo che «gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione relativi alle malattie mentali siano attuati di norma dai servizi psichiatrici extraospedalieri»;
    inoltre, l'articolo 1 della succitata legge dispone che gli accertamenti sanitari obbligatori (Aso) e i trattamenti sanitari obbligatori (Tso) siano attuati dai presidi sanitari pubblici territoriali e, ove necessiti, la degenza nei casi in cui esistano alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici nelle strutture ospedaliere pubbliche o convenzionate;
    successivamente, la legge 17 febbraio 2012, n. 9, e la legge 30 maggio 2014, n. 81, hanno decretato il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg). La chiusura dei sei Opg di fatto, si è completata nel 2017;
    in alternativa agli Opg, sono ora attive le Rems (Residenze per le misure di sicurezza), strutture sanitarie residenziali per la cura e la riabilitazione con non più di 20 posti letto: ad aprile 2017, si contavano 30 Rems con 596 ricoverati;
    attualmente le strutture dedicate all'assistenza psichiatrica sono i Dipartimenti di salute mentale istituiti principalmente presso le strutture delle Asl che assicurano le attività di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento della persona con disturbi mentali. Ognuna di esse, per soddisfare le molteplici esigenze dei pazienti, offre diverse tipologie basilari di assistenza: innanzitutto i Centri di salute mentale e gli ambulatori, che si occupano dell'assistenza territoriale e domiciliare. Ci sono poi i servizi psichiatrici di diagnosi e cura, i day hospital, che forniscono le cure in regime di ricovero, e i centri diurni che si occupano degli interventi socio-riabilitativi in regime semiresidenziale. Infine, strutture residenziali offrono gli interventi terapeutico-riabilitativi in regime di permanenza temporale, suddivisi secondo le tre tipologie previste, in base all'intensità assistenziale sanitaria: nelle 24 ore, nelle 12 ore e a fascia oraria. Un'articolazione di strutture e servizi che patisce drammaticamente la mancanza di adeguate risorse umane ed economiche e la presenza uniforme sul territorio nazionale da nord a sud e nelle isole;
    in oltre quarant'anni, da quando è entrata in vigore la «legge Basaglia», restano ancora molte le criticità da risolvere. La norma ha infatti affidato alle regioni l'attuazione dei provvedimenti in materia di salute mentale, generando una difformità di trattamento. Mentre ben poche regioni sono state tempestive nell'attuare la normativa, molte altre hanno tardato, producendo nel tempo effetti su qualità ed efficacia dell'assistenza;
    infatti, questo determina una drammatica differenziazione per tutti i cittadini di ogni regione nell'accesso ai servizi per la salute mentale, alle cure e ai servizi forniti dai dipartimenti di salute mentale;
    in particolare, i dipartimenti di salute mentale vanno riducendosi di numero nelle regioni ove sono presenti a causa degli accorpamenti territoriali che generano strutture a «macchia di leopardo», della razionalizzazione delle risorse finanziarie stanziate e del personale sanitario impiegato;
    a questo si aggiungono la precarietà e la scarsità sul territorio nazionale dei sistemi di prevenzione del disagio psicologico e di promozione del benessere; basti pensare che in due consultori su tre non ci sono psicologi, nonostante la prevenzione e l'assistenza psicologica sia la prima voce della legge istitutiva degli stessi e come in Italia, a differenza delle nazioni europee ed extra europee più evolute, non vi sia un Servizio di psicologia scolastica con uno psicologo scolastico che possa rendere possibile nelle scuole, oltre all'insegnamento della matematica o dell'inglese, l'educazione all'intelligenza emotiva, alla conoscenza di sé stessi, alla gestione delle proprie emozioni, della relazione con gli altri, della conflittualità, così da essere più capaci di autodeterminarsi e contribuire alla crescita della comunità in cui si vive;
    tutte queste lacune e disservizi creano non poche difficoltà agli operatori del servizio sanitario nazionale, agli enti del terzo settore e ai volontari che, quotidianamente, insieme alle loro famiglie, si prendono cura delle oltre 800.000 persone con disturbi mentali e che sono nell'impossibilità di accogliere le richieste d'aiuto di centinaia di migliaia di persone che non vedono riconosciuto il diritto costituzionalmente previsto alla tutela della salute;
    in assenza di risorse adeguate, il sistema di protezione della salute mentale e del benessere psicologico in Italia rischia il crollo, a danno dei malati e del loro diritto alla tutela della salute e alla qualità della vita;
    l'Italia spende circa 75 euro pro capite all'anno per la salute mentale e i mancati finanziamenti non possono trovare giustificazioni neanche sul campo economico. Infatti, sempre secondo il progetto Atlas 2017, ogni dollaro investito nella cura della salute mentale genera un ritorno quattro volte superiore, grazie soprattutto a una minore spesa sanitaria legata a patologie correlate e a una migliore resa lavorativa. D'altro canto, invece, la mancata assistenza a livello mondiale genera ogni anno una perdita economica che si traduce in un deficit di un trilione di dollari;
    anche secondo l'Istituto superiore di sanità «L'investimento nei servizi e in programmi di salute mentale a livello nazionale, che hanno sofferto per anni di limitati finanziamenti, è quindi ora più importante che mai», ma con 61 suicidi negli istituti di detenzione, il dato più alto degli ultimi vent'anni, 9 posti letto per persone con disturbi psichiatrici ogni 100 mila abitanti – all'ultimo posto in Europa –, e 92 posti letto in totale sull'intero territorio nazionale nei reparti di neuropsichiatria infantile, la salute mentale in Italia rimane ancora una salute troppo ignorata;
    a distanza di un anno dal documento dell'Oms che ha messo in luce le problematiche psicologiche create dalla pandemia, grazie al quale sembrava che la cura della salute mentale dovesse diventare una priorità nazionale, si constata, ancora una volta, che le aspettative sono state disattese: nel Piano nazionale di ripresa e resilienza la salute mentale è nuovamente la grande assente,

impegna il Governo:

1) a definire con urgenza un Piano nazionale per la tutela della salute mentale e la promozione del benessere psicologico, atto a fornire una cornice unitaria per le istituzioni di ogni livello e a promuovere interventi di prevenzione, cura, trattamento e reinserimento sociale e lavorativo nell'ambito del disagio psicologico e dei disturbi correlati di diverso tipo e gravità;

2) a promuovere campagne nazionali di promozione del benessere psicologico e di informazione e sensibilizzazione in materia di salute mentale e del sistema di servizi a disposizione dei cittadini;

3) in occasione dell'aggiornamento dei livelli essenziali e nel rispetto delle disposizioni vigenti, ad aggiornare i livelli essenziali di assistenza, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, 12 gennaio 2017, inserendo nella griglia strumenti per valutare anche i percorsi di salute mentale sul territorio, e non solo in ospedale, e garantendo una reale differenziazione nella prestazione delle cure e dei modelli di intervento, basati sulle reali necessità della persona nel complesso dei suoi bisogni, per una piena inclusione sociale;

4) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per rilanciare i servizi di tutela della salute mentale e del benessere psicologico, favorendo una rete territoriale per integrare le offerte pubbliche e le proposte del cosiddetto privato e privato sociale, anche mediante lo stanziamento di risorse economiche e/o la previsione di incentivi per favorire la capillare diffusione della teleassistenza, del teleconsulto e della telemedicina;

5) nel rispetto dei vincoli di bilancio e per quanto di competenza, ad adottare iniziative per aumentare la quota di spesa per i Dipartimenti di salute mentale, ferma da oltre 20 anni al 3,5 per cento del Fondo sanitario regionale, cioè a poco più 4 miliardi di euro, al fine di potenziare i servizi e coprire le richieste crescenti dei cittadini in ogni fascia d'età;

6) ad adottare iniziative per individuare standard uniformi qualitativi, tecnologici e organizzativi della rete dei centri di salute mentale, nella gamma dei servizi offerti, per garantire alle persone omogeneità di cure su tutto il territorio dalla fase acuta a quella riabilitativa e di mantenimento;

7) tenendo in considerazione le iniziative normative già avviate in materia, ad adottare iniziative per sopperire alla carenza di specialisti con nuove dotazioni di personale per tutte le tipologie e le strutture, mediante l'impiego di personale sanitario specializzato, con particolare riguardo ad una adeguata dotazione di psichiatri, psicologi e psicoterapeuti, assistenti sociali, infermieri oltre a operatori sociali con funzioni educative e riabilitative;

8) a promuovere interventi a tutela delle persone più fragili, minori, anziani e disabili, centrati sulla casa come primo luogo di cura, puntando sulla prevenzione e su risposte innovative anche in termini di teleconsulto, teleassistenza e telemedicina per guardare alle nuove povertà anche sociali e raggiungere le zone ove è maggiore la carenza di figure professionali specialistiche;

9) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a potenziare i servizi territoriali sociali e sanitari, con particolare riguardo agli aspetti d'integrazione socio-sanitaria in materia di disturbi psicologici e dipendenze patologiche, prevedendo specifiche iniziative volte a favorire l'accesso al supporto psicologico alle persone di minore età e agli adulti anche mediante inserimento di psicologi nelle unità complesse di cure primarie, in collaborazione con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta (Uccp);

10) ad adottare iniziative volte a garantire la piena integrazione degli interventi socio-sanitari in ambito della salute mentale per sostenere un progetto terapeutico personalizzato idoneo a restituire alla persona una vita indipendente fondata sull'autonomia sociale, lavorativa o di studio;

11) ad adottare iniziative di competenza per promuovere strategie di cura domiciliare e di supporto dell'autonomia per patologie ad alta complessità e/o ad alta prevalenza (Pdta), mediante interventi territoriali di prossimità e riequilibrando l'allocazione delle risorse;

12) tenendo in considerazione le iniziative normative già avviate in materia, ad adottare iniziative per prevedere la figura dello psicologo all'interno dei reparti di pediatria e neonatologia degli ospedali del Servizio sanitario nazionale con l'obiettivo di tutelare il benessere psicologico dei bambini e adolescenti ricoverati e delle loro famiglie, con particolare riferimento alle condizioni di cronicità e/o di disagio psico-sociale;

13) nel rispetto dei vincoli di bilancio, a valutare la possibilità di adottare iniziative per riconoscere alle famiglie con figli minori di anni 18 a carico un voucher destinato a favorire l'accesso ai servizi psicologici e psicoterapeutici alle fasce più vulnerabili della popolazione;

14) a sviluppare reti di collaborazione e servizi di sostegno attraverso figure formate di psicologi e servizi sociali integrati in rete funzionale con i singoli ambiti distretturali sanitari, per rispondere alle esigenze delle istituzioni scolastiche di accompagnamento e supporto in materia;

15) ad adottare le iniziative di competenza per prevedere strutture di libero accesso, riservate ai ragazzi, che possano offrire attività di ascolto: e supporto psicologico rispetto alle problematicità dell'età adolescenziale;

16) ad adottare iniziative per riconoscere a tutti i cittadini il diritto alla salute psicologica, garantendo l'accesso ai servizi di prevenzione e di cura pubblici o, valutandone la possibilità, nel rispetto dei vincoli di bilancio, anche ai privati convenzionati di psicoterapia;

17) a valutare la possibilità, nel rispetto delle competenze regionali, di adottare le iniziative di competenza per garantire l'incremento del numero di posti letto nei servizi pubblici per la salute mentale e nei reparti di neuropsichiatria infantile, assicurando una fattiva collaborazione con i servizi territoriali di prossimità così da garantire la continuità di cura e il superamento dello stato di acuzie unitamente all'abbattimento delle liste d'attesa;

18) nel rispetto dei vincoli di bilancio, ad adottare iniziative per finanziare uno specifico Fondo nazionale di lotta alle dipendenze patologiche, al fine di mettere il servizio pubblico, le comunità terapeutiche, e le associazioni del terzo settore nelle condizioni di affrontare efficacemente un fenomeno in continua evoluzione correlato alla diffusione delle dipendenze patologiche sia comportamentali che da sostanze stupefacenti;

19) tenendo in considerazione le iniziative normative già avviate in materia, ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a formare e a potenziare le risorse umane nelle strutture pubbliche per assistere e curare le persone, tra le quali molti giovani, che sono afflitte da dipendenze comportamentali, quali ad esempio il disturbo da gioco d'azzardo, dipendenza sessuale o da pornografia on line, dipendenza da internet, oltre che da dipendenze da sostanze stupefacenti;

20) a valutare la possibilità di assumere le iniziative di competenza per garantire la presenza sul territorio nazionale di servizi territoriali per la presa in carico di disturbi del comportamento alimentare, oltre che di strutture residenziali per il trattamento di tali disturbi;

21) ad istituire un gruppo di lavoro multidisciplinare che possa orientare gli interventi di salute mentale e di promozione del benessere psicologico, opportunamente calibrati sui bisogni della popolazione e inquadrati nell'ambito del territorio nazionale, e definire gli standard qualitativi e quantitativi relativi alle risorse umane, promuovendo l'intervento psicosociale e riabilitativo della persona nei diversi servizi dei dipartimenti di salute mentale;

22) tenendo in considerazione le iniziative normative già avviate in materia, ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per istituire nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, ambulatori integrati per l'assistenza dei pazienti cosiddetti « long COVID», ossia con una sintomatologia prolungata e persistente nel tempo, al fine di mettere in atto un processo di cura e riabilitazione dedicato, offrendo loro il necessario sostegno psicologico e/o psichiatrico;

23) ad assumere iniziative di competenza volte a individuare, programmare e coordinare i presìdi psichiatrici e di igiene mentale extraospedalieri, dando a questi una chiara e definita organizzazione;

24) ad adottare iniziative per assicurare servizi e interventi di promozione della salute mentale per le persone con limitazione della libertà personale nelle carceri, al fine di contribuire alla funzione rieducativa della pena e al miglior reinserimento nella società, così da garantire il benessere e la sicurezza altresì della comunità umana di accoglienza;

25) ad adottare iniziative per assicurare, in collaborazione con le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, la risposta ai bisogni di cura, di tutela della salute mentale e di integrazione sociale, al fine di favorire l'inclusione nelle attività del territorio e superare le attuali differenze regionali;

26) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a supportare le persone con difficoltà psicologiche o disturbi mentali per combattere lo stigma, la discriminazione e l'isolamento sociale che si abbatte su queste persone e le loro famiglie, garantendo a chi vive tali malattie di accedere alle cure e di ricevere un'assistenza continuativa e integrata sociale e sanitaria;

27) a prevedere un monitoraggio costante del sistema di cura della salute mentale e degli interventi di promozione del benessere psicologico, mediante la
pubblicazione di una relazione annuale da parte del Ministero della salute.
(1-00496)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Bellucci, Lollobrigida, Meloni, Albano, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».