ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00460

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 485 del 13/04/2021
Abbinamenti
Atto 1/00405 abbinato in data 13/04/2021
Firmatari
Primo firmatario: LOLLOBRIGIDA FRANCESCO
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 13/04/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MELONI GIORGIA FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
BELLUCCI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
ALBANO LUCIA FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
BIGNAMI GALEAZZO FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
BUCALO CARMELA FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
BUTTI ALESSIO FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
CAIATA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
CARETTA MARIA CRISTINA FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
CIABURRO MONICA FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
CIRIELLI EDMONDO FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
DEIDDA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
DE TOMA MASSIMILIANO FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
DONZELLI GIOVANNI FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
FERRO WANDA FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
FOTI TOMMASO FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
FRASSINETTI PAOLA FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
GALANTINO DAVIDE FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
GEMMATO MARCELLO FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
LUCASELLI YLENJA FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
MANTOVANI LUCREZIA MARIA BENEDETTA FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
MASCHIO CIRO FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
MOLLICONE FEDERICO FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
MONTARULI AUGUSTA FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
OSNATO MARCO FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
PRISCO EMANUELE FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
ROTELLI MAURO FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
SILVESTRI RACHELE FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
SILVESTRONI MARCO FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
TRANCASSINI PAOLO FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
VARCHI MARIA CAROLINA FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
VINCI GIANLUCA FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021
ZUCCONI RICCARDO FRATELLI D'ITALIA 13/04/2021


Stato iter:
13/04/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 13/04/2021
Resoconto BONETTI ELENA MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (PARI OPPORTUNITA' E FAMIGLIA)
 
DICHIARAZIONE VOTO 13/04/2021
Resoconto FRATE FLORA MISTO-AZIONE-+EUROPA-RADICALI ITALIANI
Resoconto FUSACCHIA ALESSANDRO MISTO-FACCIAMO ECO-FEDERAZIONE DEI VERDI
Resoconto RUFFINO DANIELA MISTO-CAMBIAMO!-POPOLO PROTAGONISTA
Resoconto BARONI MASSIMO ENRICO MISTO-L'ALTERNATIVA C'È
Resoconto STUMPO NICOLA LIBERI E UGUALI
Resoconto OCCHIONERO GIUSEPPINA ITALIA VIVA
Resoconto MANTOVANI LUCREZIA MARIA BENEDETTA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto MARROCCO PATRIZIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto SERRACCHIANI DEBORA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto FANTUZ MARICA LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto CASA VITTORIA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 13/04/2021

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 13/04/2021

ACCOLTO IL 13/04/2021

PARERE GOVERNO IL 13/04/2021

DISCUSSIONE IL 13/04/2021

APPROVATO IL 13/04/2021

CONCLUSO IL 13/04/2021

Atto Camera

Mozione 1-00460
presentato da
LOLLOBRIGIDA Francesco
testo di
Martedì 13 aprile 2021, seduta n. 485

   La Camera,

   premesso che:

    l'ultimo rapporto di Save the Children «Proteggiamo i bambini. Whatever it takes» ha tracciato un preoccupante quadro dell'impatto dell'emergenza pandemica sulle giovani generazioni, soprattutto su coloro che vivono in contesti e situazioni di fragilità e in condizioni di svantaggio economico, educativo e socio-relazionale;

    secondo quanto evidenziato dal rapporto, il confinamento imposto in questi mesi ha mostrato il lato più duro dell'impatto socioeconomico della crisi sanitaria: nel mese di aprile, più di 4 famiglie su 10 (46,7 per cento) con bambini tra gli 8 e i 17 anni, in Italia, hanno visto ridursi le risorse economiche; il 44,7 per cento ha dovuto tagliare le spese alimentari, mentre una su tre (32,7 per cento) ha dovuto rimandare il pagamento delle bollette (37,1 per cento al Sud, e 43,8 per cento nelle Isole) e una su quattro (26,3 per cento) anche quello dell'affitto o del mutuo;

    l'aumento della disoccupazione, stimata dal Fondo monetario internazionale per il 2020 al 12,7 per cento, e la conseguente riduzione della capacità economica delle famiglie rischiano di aumentare considerevolmente l'incidenza della povertà tra i minori: secondo una ricerca condotta dalla Fondazione Studi dei consulenti del lavoro, dei circa 9,5 milioni di lavoratori impossibilitati a lavorare nel mese di marzo, 3,7 milioni vivono in famiglie monoreddito, dove quindi è venuta a mancare l'unica fonte di reddito; la metà di queste famiglie è composta anche da figli a carico e tra loro sono 439 mila i monogenitori (12 per cento). Se nel 2018 i bambini e gli adolescenti che vivevano in povertà assoluta in Italia erano il 12,6 per cento, la stima odierna dei minori sotto la soglia di povertà assoluta è del 20 per cento, un ragazzo su cinque;

    alla deprivazione materiale si aggiungono le preoccupazioni legate all'aumento della povertà educativa e culturale: in questi lunghi mesi bambini/e e ragazzi/e hanno dovuto rinunciare alla socialità, allo sport, al gioco all'aria aperta e tale mancanza ha avuto un impatto tanto più devastante tra i minorenni con grave disabilità intellettiva, disturbi dello spettro autistico o problematiche psicologiche e comportamentali; bambini/e e ragazzi/e sono stati costretti a rimodulare il modo di relazionarsi con i propri pari e con la scuola e hanno dovuto affrontare situazioni familiari complesse; si sono adattati con grande spirito di sacrificio alla didattica online, ma non tutti con le stesse opportunità;

    la «necessità» di proseguire l'anno scolastico con il ricorso alla didattica a distanza, infatti, ha messo in luce il divario nell'accesso a internet e alle nuove tecnologie per i ragazzi/e che vivono nelle aree più svantaggiate. In Italia, il 12,3 per cento dei ragazzi/e tra 6 e 17 anni vive in abitazioni prive di dispositivi quali computer o tablet (850 mila in termini assoluti), percentuale che raggiunge quasi il 20 per cento nel Mezzogiorno; il 57 per cento di coloro che ne dispongono li deve, comunque, condividere con altri componenti della famiglia per esigenze di studio o di lavoro e più di 2 minorenni su 5 (42 per cento) vivono in case prive di spazi adeguati allo studio;

    tutti questi fattori rappresentano ingranaggi di una pericolosa bomba sociale, poiché hanno accresciuto in modo esponenziale le diseguaglianze sociali e territoriali nei livelli di apprendimento, già molto forti, con il rischio di aggravare irrimediabilmente il tasso di dispersione scolastica, che in Italia, negli ultimi cinque anni, è oscillato tra il 14 per cento e il 15 per cento, con particolare incidenza sui minori in condizione di svantaggio socioeconomico. E se è vero che subito dopo il primo lockdown nazionale, tutti noi abbiamo sperato che sarebbe stato più chiaro l'orizzonte temporale delle misure di emergenza, oggi, a distanza di oltre un anno, ancora si discute di nuove misure restrittive da mettere in campo per limitare i contagi, inclusa l'ennesima chiusura delle scuole;

    le «disuguaglianze educative» sono ancora più gravi per i bambini con bisogni educativi speciali o con disturbi nell'apprendimento, che in questo periodo si sono trovati privati dei loro riferimenti, e per i quali è indispensabile attivare percorsi e strumenti ad hoc per rendere la didattica digitale effettivamente inclusiva;

    tutti gli sforzi messi in campo da insegnanti e dirigenti scolastici per garantire una continuità allo sviluppo e all'apprendimento, non possono sostituire l'azione educativa che si fonda sulla relazione, sull'accoglienza e sull'organizzazione quotidiana della vita dei bambini/e e degli adolescenti;

    il diritto all'istruzione e il diritto alla salute sono due diritti tutelati dalla Costituzione e bisogna trovare un bilanciamento; la didattica a distanza poteva essere una soluzione all'inizio della fase emergenziale perché ha rappresentato per molti ragazzi una possibilità di continuare la fase di crescita e di apprendimento, però ha amplificato anche molte disuguaglianze sociali, all'interno delle stesse regioni, ad esempio nelle aree periferiche o nei comuni montani non raggiunti dalla banda larga;

    ci sono, poi, minorenni che vivono in situazioni familiari «a rischio» e per i quali stare a casa, senza andare a scuola, senza contatti sociali e, dunque, senza essere adeguatamente supportati, ha avuto gravi ripercussioni sulla loro quotidianità e sulla possibilità di favorire percorsi di prevenzione e di accompagnamento;

    preoccupazione è stata espressa anche per i procedimenti minorili in quanto è indispensabile garantire lo svolgimento dell'attività giurisdizionale laddove la stessa si rivolga alla protezione dei minori, soggetti per definizione fragili, senza interrompere la trattazione delle cause di carattere urgente. La sospensione delle attività giudiziarie ha rischiato di creare irreparabili danni soprattutto nell'ambito delle relazioni familiari, dove c'è bisogno di risposte immediate, soprattutto quando si tratta di tutela dei diritti dei minori, per i quali, ad esempio, essere privati della presenza di uno o entrambi i genitori, perché magari affidati «temporaneamente» alle comunità, produce conseguente lesive del supremo interesse del minore;

    inoltre, a causa dell'emergenza sanitaria quasi tutti i servizi non residenziali sono stati sospesi con gravi ripercussioni per gli adolescenti seguiti dai servizi di Neuropsichiatria Infantile (Npia) in ambito terapeutico-riabilitativo ambulatoriale, in ambito semiresidenziale, residenziale terapeutico, ospedaliero; numerosi sono i bambini/e e ragazzi/e che, pur non avendo patologie psichiatriche, stanno soffrendo disagi profondi sul piano psicologico, dall'aumento di ansia e depressione, fino ad arrivare a casi più gravi come il ritiro sociale; ad avere severe ripercussioni sono stati i minori con disabilità perché in tutto questo periodo, soprattutto nella fase iniziale, sono mancati i supporti educativi e socio-sanitari che non hanno ricevuto a causa dell'emergenza; le famiglie non erano in grado, anche per difficoltà oggettive, di colmare la mancanza di aiuti esterni, facendo registrare una rapida perdita dei progressi faticosamente ottenuti nel tempo;

    con l'emergenza sanitaria da Covid-19 il disagio psichico dei minori è esploso, come ha spiegato Emanuele Trapolino, portavoce dell'équipe medica del reparto di neuropsichiatria infantile dell'ospedale pediatrico Giovanni di Cristina di Palermo: «Il virus ha fatto da cassa di risonanza: non possiamo più ignorare la gravità della situazione nella quale ci ritroviamo. Ma serve un nuovo sistema di monitoraggio che faccia scattare prima il campanello d'allarme: a scuola, in famiglia, dal pediatra»;

    i numeri parlano da soli: se nel biennio 2018-2019 i ricoveri per patologie psichiatriche erano stati il 9 per cento del totale, nel 2020 la percentuale è salita al 16 per cento e nelle prime settimane del 2021 supera il 26 per cento dei pazienti su 41 hanno tra i 9 e i 14 anni, con soprattutto disturbi alimentari e dipendenze ma anche atti di autolesionismo e depressione; sono quasi tutti bambini che sembrano adulti, «come se oggi l'infanzia fosse un fastidio da scrollarsi di dosso il prima possibile»;

    l'eccessiva esposizione e la permanenza dei ragazzi davanti ai computer hanno creato anche un serio problema, sicuramente sottovalutato, di dipendenza e di sovraesposizione ai pericoli della rete. Secondo l'indagine «Minori e percezione dei rischi» realizzata da Ipsos per Save the Children e pubblicata nel mese di febbraio 2020, il «luogo» più a rischio per circa 7 ragazzi su 10 è Internet; mentre secondo l'Osservatorio nazionale adolescenza, i più piccoli vedono la prima immagine pornografica già a 7 anni e un adolescente su cinque subisce molestie in rete;

    la pedopornografia on-line continua a prosperare indisturbata, con profitti in costante crescita: quasi 7 milioni e 100 mila le foto segnalate nel 2019, il doppio rispetto al 2018 quando il contatore si è fermato a 3 milioni e 50 mila circa. Quasi stabili i video (992.300 contro 1.123.793 del 2018), in aumento le chat (323 contro 234) e, solo nel 2019, sono state individuate 325 cartelle complesse;

    dati confermati anche dalle segnalazioni alle forze dell'ordine e dai numerosi casi di cronaca, soprattutto in questo momento storico in cui i ragazzi hanno, di fatto, trasferito la loro vita in rete e lo smartphone ha mediato gran parte delle loro relazioni: negli ultimi mesi, infatti, si sono ampliati i fattori e le condizioni di rischio che espongono alla pedopornografia on-line, tra i quali, in particolare, l'aumento delle vulnerabilità a cui sono esposti i più piccoli; la diminuzione della supervisione genitoriale con l'aumento delle responsabilità che le famiglie hanno dovuto fronteggiate; la mancanza di reti extra familiari a cui rivolgersi, prima fra tutte la scuola; l'aumento della fruizione di contenuti sessuali autoprodotti e scambiati, di cui si può facilmente perdere il controllo;

    a questi rischi vanno aggiunti quelli relativi alla salute, causati dall'uso eccessivo degli stessi dispositivi, che vanno dall'affaticamento oculare al mal di testa o al mal di schiena, fino ad arrivare allo sviluppo di una vera e propria dipendenza patologica, con ripercussioni negative sulla vita sociale e di relazione;

    forti preoccupazioni desta anche l'ampia diffusione tra gli studenti di 15-19 anni, delle cosiddette nuove droghe (Nps – Nuove sostanze psicoattive, molto potenti, spesso di origine sintetica, che sfuggono ai controlli perché non censite nelle tabelle ufficiali delle droghe illegali) e per il consumo di sostanze stupefacenti, in primis la cannabis, unitamente all'allarme costituito dall'utilizzo dei cosiddetti psicofarmaci senza prescrizione medica da parte del 10 per cento dei ragazzi italiani. Secondo i risultati del Report Espad 2019, in Italia si riscontrano percentuali di utilizzo di cannabis tra le più alte in Europa. Mentre gli studenti italiani che hanno provato questa sostanza almeno una volta nella vita (27 per cento) sono secondi solo a quelli della Repubblica Ceca (28 per cento), gli utilizzatori italiani di cannabis nel corso dell'ultimo mese (15 per cento) sono i primi, davanti a francesi e olandesi (13 per cento). Anche sul fronte dell'uso ad alto rischio, l'Italia rileva uno tra i livelli più alti (6.2 per cento);

    a lanciare l'allarme sulle gravi conseguenze che stanno vivendo i minori in questo periodo storico è stata anche la nuova Autorità garante per l'infanzia e adolescenza, Carla Garlatti, che ha parlato di «seri segnali di allarme per salute mentale, abbandono scolastico, ritiro sociale, diritti dei disabili, minori vulnerabili, impoverimento educativo e culturale dei minorenni»;

    di fatto, però, la pandemia ha portato alla luce, aggravandole e dilatandole, le criticità registrate nel corso degli anni e che si riassumono nell'assenza della piena tutela e promozione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza;

    le difficoltà contingenti, dovute all'emergenza, si sono sommate, infatti, alle carenze storiche del nostro sistema scolastico ed educativo, che presenta ancora troppe sacche di esclusione. Da un lato, è ormai acclarato da tutti gli studi che un periodo decisivo per lo sviluppo educativo dei bambini è quello della prima infanzia e che l'accesso a servizi educativi di qualità nei primi anni di vita ha un impatto rilevante anche sul rischio di dispersione scolastica; dall'altro lato, in materia di servizi educativi, gli ultimi rilevamenti indicano l'assenza di progressi sostanziali dal 2015 ad oggi: in 10 anni, la percentuale di presa in carico è aumentata, in Italia, soltanto di 2 punti percentuali; dal 2009 oscilla costantemente tra il 13 per cento ed il 14 per cento, un dato ben lontano dall'obiettivo dell'Unione europea del 33 per cento e tra i più bassi a livello europeo. Se nel Nord-Ovest, Nord-Est e Centro Italia, la copertura di asili nido e servizi integrativi pubblici si attesta in media rispettivamente al 15,9 per cento, 19,6 per cento e 18,8 per cento, al Sud cala fino al 5,1 per cento e nelle isole al 6,5 per cento e dato ancor più rilevante è che non si è registrato alcun progresso nell'accesso ai servizi educativi per la prima infanzia per i minori in condizioni di svantaggio socioeconomico;

    tagli di spesa e mancati investimenti, oltre ad una mancanza di visione strategica in grado di porre istruzione e inclusione al centro delle strategie politiche nazionali, ne hanno intaccato qualità, prestazioni e prestigio anche con riferimento agli standard europei. La Commissione europea nella «Relazione di monitoraggio del settore dell'istruzione e della formazione 2019» per l'Italia evidenzia che «gli investimenti dell'Italia nell'istruzione sono ridotti e distribuiti in modo disomogeneo tra i vari gradi di istruzione. La spesa pubblica per l'istruzione, sia in percentuale del prodotto interno lordo (3,8 per cento) che in percentuale della spesa pubblica totale (7,9 per cento), è stata tra le più basse dell'Unione europea nel 2017. Mentre la quota di prodotto interno lordo assegnata all'educazione della prima infanzia e all'istruzione primaria e secondaria è sostanzialmente in linea con gli standard dell'Unione europea, la spesa per l'istruzione terziaria è la più bassa dell'Unione europea, appena lo 0,3 per cento del prodotto interno lordo nel 2017, ben al di sotto della media dell'Unione europea dello 0,7 per cento»;

    altri aspetti fondamentali, in particolar modo nel pianificare la futura riapertura delle scuole, ma che continuano ad essere ignorati dalla politica nazionale, è il tempo pieno e la presenza di infrastrutture adeguate: elementi cruciali per ripensare lo spazio ed il tempo educativo, garantire il distanziamento fisico e favorire l'attività extracurricolare, rafforzando, o, forse, sarebbe meglio dire, recuperando le competenze motivazionali, emotive e sociali, che al pari delle competenze cognitive, completano il percorso educativo dei minori e che sono state messe a dura prova dalle misure di isolamento;

    anche con l'emergenza Covid-19 le misure di sostegno alle famiglie messe in atto, dal voucher babysitter al congedo parentale straordinario, sono state principalmente di tipo emergenziale e/o individuale e tutti gli interventi messi in campo, in generale, hanno seguito logiche compensative e dinamiche spot disarticolate, senza la pianificazione di un'azione strategica per l'infanzia e l'adolescenza; occorre un sistema di azioni che coltivino il terreno delle opportunità, non solo per investire nell'istruzione o per rimodulare gli spazi e i tempi scolastici, ma anche per rinsaldare il legame della scuola con le famiglie, la comunità e il territorio; per ridurre la disuguaglianza di reddito e la povertà, assicurando che tutti i bambini abbiano accesso alle risorse di cui necessitano; migliorare l'accesso di tutti i bambini ai servizi di cura della prima infanzia; migliorare i servizi di supporto psicologico per bambini e adolescenti; implementare e ampliare le politiche dedicate alla famiglia che consentano di contemperare esigenze familiari e di lavoro;

    da tempo Fratelli d'Italia ha denunciato la condizione di invisibilità per le istituzioni dei quasi 10 milioni di bambini/e e adolescenti che vivono in Italia, dei quali finora si è parlato solo come «figli», «alunni» o come possibili fonti di contagio e non invece come titolari di diritti. Quanto occorso durante l'emergenza da Covid-19 ha evidenziato un significativo divario nella cultura complessiva dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, a partire dall'esclusione quasi completa della centralità dei minorenni come «soggetti» e non solo «oggetti» di attenzione delle politiche e delle prassi: in Italia l'assenza, più volte denunciata, di misure legislativo-procedurali che garantiscano alle persone di età minore il diritto di essere ascoltate, con modalità, condizioni e tempi adeguati alla loro età, in tutti gli ambiti, da quello famigliare a quello scolastico, nei procedimenti amministrativi e giudiziari che li riguardano si è riflessa in una totale assenza istituzionale di coinvolgimento e attenzione ai bambini/e e ai ragazzi/e, come soggetti portatori di idee, istanze e proposte «proprie». L'ascolto dei minori è un presupposto fondamentale perché i loro diritti non restino solo semplici «parole sulla carta» e perché a ciascuno di essi sia riconosciuto concretamente quello che nelle singole situazioni è il loro superiore interesse. Ascoltare i bambini e i ragazzi è dare attuazione a un diritto. Il dovere degli adulti e delle istituzioni, è, dunque, di ascoltarli sempre e di riconoscere anche ai più piccoli una centralità;

    in tale contesto, non stupiscono i recentissimi dati Istat, che dipingono un quadro desolante sulla natalità in Italia: nel 2020 si sono registrate 16 mila nascite in meno rispetto al 2019, un nuovo minimo storico di nascite dall'Unità d'Italia. Un problema che si lega a filo diretto con la capacità dell'Italia di investire sulle giovani generazioni; con le condizioni economiche delle famiglie che hanno figli; con la sostenibilità a lungo termine del nostro stesso sistema economico e sociale;

    è impensabile uscire dalla attuale crisi economica e sociale senza avviare un Piano straordinario per l'infanzia e l'adolescenza per il rafforzamento delle infrastrutture sociali ed educative territoriali, tenendo ben presente la necessità di misure mirate per i minorenni più vulnerabili. I finanziamenti del Fondo Next Generation dell'Unione europea per l'emergenza sono l'occasione per porre in pratica tali princìpi, con una visione di nuovo strategica rispetto alle giovani generazioni: il tema delle risorse dedicate direttamente e indirettamente a bambini/e e adolescenti è dirimente, poiché viviamo in una Nazione in cui la spesa sociale è sempre fortemente sbilanciata e il diritto di ogni bambino/a all'istruzione, alla casa, all'accudimento, all'ascolto non sempre è percepito come questione strategica e responsabilità sociale, e quindi a carico della finanza pubblica;

    le Linee guida per il nuovo ambizioso Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e soprattutto la strategia di impiego di ingenti risorse europee, dal nome evocativo «Next Generation», potrebbero rappresentare un'opportunità per un cambio di passo con misure strutturali, organiche e un orizzonte temporale più lungo, che finalmente guardi al futuro delle giovani generazioni;

    l'auspicio è che da questa crisi, straordinaria sotto ogni punto di vista, si possa ripartire con una consapevolezza ritrovata rispetto alla centralità e necessità di investire sull'infanzia e l'adolescenza, perché una Nazione che non investe sui minori è una Nazione senza futuro,

impegna il Governo:

1) a definire con urgenza il prossimo Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, che fornisca una cornice unitaria all'impegno delle istituzioni ad ogni livello per riscrivere il futuro dei nostri bambini/e e adolescenti e preveda, in particolare:

  a) incisive politiche attive a sostegno della famiglia e della genitorialità che includano:

   1) iniziative per finanziare la realizzazione e la gestione degli asili nido pubblici per raggiungere almeno il 33 per cento di posti su base regionale su tutto il territorio nazionale e per promuovere la gratuità e il tempo pieno del servizio;

   2) iniziative per l'istituzione del reddito di infanzia da almeno 400 euro al mese per ogni figlio fino ai sei anni, e di almeno 250 euro al mese sino alla maggiore età, al fine di favorire la conciliazione tra attività lavorativa e vita privata, con particolare attenzione alle fasce sociali più a rischio di esclusione in ragione della presenza di situazioni di fragilità;

   3) iniziative per una profonda revisione del sistema fiscale, con particolare riguardo al complesso delle detrazioni e delle deduzioni, prevedendo misure di agevolazione in favore delle famiglie con figli a carico, al fine di assicurare un prelievo più equo e progressivo basato sul concetto di «quoziente familiare», elevando parallelamente le tutele per entrambi i genitori lavoratori;

   4) iniziative per l'applicazione dell'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto del 4 per cento a tutti i prodotti di prima necessità per l'infanzia;

   5) iniziative per promuovere maggiori investimenti per iniziative dedicate al periodo compreso tra il concepimento e la prima infanzia, in sinergia con istituzioni, associazioni, famiglie, nella consapevolezza che, sin dalla fase preconcezionale, è possibile costruire il bagaglio di salute che caratterizza la vita di ogni cittadino, in linea con quanto previsto dal documento sui primi 1000 giorni («Investire precocemente in salute: azioni e strategie nei primi mille giorni di vita») elaborato dal Ministero della salute e approvato nel mese di febbraio 2020 dalla Conferenza Stato-regioni;

   6) iniziative specifiche per supportare l'affido famigliare, quale contesto relazionale e affettivo adeguato ai bisogni delle persone di minore età;

   7) iniziative, per quanto di competenza, volte al potenziamento dei consultori familiari dei servizi materno-infantili e dei servizi sociali comunali;

  b) un importante investimento sull'istruzione, come leva per lo sviluppo della Nazione, con l'obiettivo di lungo termine di passare dal 3,8 per cento attuale del prodotto interno lordo al 5 per cento, raggiungendo così la media europea e, in particolare prevedendo:

   1) l'attivazione tempestiva delle risorse del Pon Istruzione, per finanziare interventi educativi extracurricolari pomeridiani, mettendo a disposizione, anche nei mesi estivi e il sabato, gli spazi scolastici, dai locali ai cortili e alle palestre per l'attivazione di iniziative educative, motorie, musicali e culturali, anche al fine di contrastare le conseguenze psicologiche dovute all'isolamento sociale, soprattutto per i bambini/e e ragazzi/e con maggiori vulnerabilità psichiche, disabilità e altri bisogni educativi speciali;

   2) la presenza di un numero di docenti sufficiente a supportare la ripresa della didattica secondo i modelli in discussione tra distanziamento fisico, didattica per piccoli gruppi e possibili turnazioni e, in ogni caso, garantire la continuità didattica e in presenza, anche per alunni e studenti con disabilità;

   3) l'attivazione di programmi di sostegno individuale mirati agli studenti più in difficoltà e con bisogni educativi speciali, prevedendo per loro l'accompagnamento di un tutor, che li affianchi anche nello studio a distanza, attraverso una stretta collaborazione tra scuole e terzo settore;

   4) l'aggiornamento delle linee guida per la fruizione della didattica a distanza, prestando maggiore attenzione alle sempre più emergenti necessità rispetto alla salute dei minorenni connessi on line per periodi troppo prolungati;

   5) l'introduzione della figura dello psicologo scolastico nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di poter intercettare tempestivamente le prime forme di disagio in età evolutiva, garantire il benessere e supportare dal punto di vista psicologico, emotivo e relazionale gli studenti, gli insegnanti e i genitori, con interventi capaci di ridurre il tasso di abbandono scolastico e favorire l'inclusione delle fasce più emarginate, anche ai fini del contrasto all'esclusione sociale dell'infanzia e dell'adolescenza, alla valorizzazione del potenziale di bambini/e e ragazzi/e;

   6) l'introduzione dell'ora curricolare di intelligenza emotiva per contrastare in modo efficace il bullismo, la povertà educativa, la dispersione scolastica e altri fenomeni devianti, favorendo il recupero del vocabolario emotivo perduto, il miglioramento del clima relazionale tra studenti, insegnanti e famiglie, il miglioramento degli ambienti di apprendimento, la distensione dei rapporti tra istituzione scolastica e famiglie e la prevenzione dei casi di isolamento e di insorgenza precoce di patologie tra gli adolescenti, nonché la diffusione di progetti e strumenti di prevenzione che rafforzino l'autostima specialmente in ambito scolastico;

   7) l'inserimento nel piano dell'offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado di progetti per un'«educazione civica digitale» con il coinvolgimento delle famiglie, al fine di permettere ad adulti e minori di incrementare la conoscenza delle tecnologie digitali e dei pericoli correlati alla rete e ai social network affinché possano autodeterminarsi e sviluppare liberamente le proprie potenzialità;

  c) un forte investimento a favore di quei territori colpiti da vecchie e nuove povertà, in particolare prevedendo:

   1) iniziative per creare un sistema di coordinamento degli interventi di welfare a favore dei minori in condizione di maggior svantaggio, con una coprogettazione territoriale sulla scorta della legge 28 agosto 1997, n. 285, e della legge 8 novembre 2000, n. 328, con la partecipazione di istituzioni e associazioni e verso un'integrazione dei vari interventi di supporto al reddito, abitativo, servizi socio-educativi e sanitari;

   2) iniziative per mappare le aree a maggiore rischio di povertà educativa ed elaborare piani strategici territoriali di intervento sulla base di indicatori comuni, che rilevino per ogni area lo stato delle scuole, le caratteristiche socio-economiche e l'offerta di servizi educativi e culturali extrascolastici del territorio;

   3) iniziative per utilizzare efficacemente almeno il 5 per cento delle risorse Fondo sociale europeo per contrastare la povertà minorile, attraverso la definizione chiara e trasparente delle azioni da finanziare, impegnandosi, al contempo, ad aumentare tale percentuale e a stanziare adeguate risorse nazionali;

2) ad adottare iniziative volte a destinare, sin da subito, almeno il 15 per cento del totale degli investimenti programmati nel quadro del Recovery fund ad iniziative a sostegno del diritto allo studio e ad una educazione di qualità fin dai primi anni di vita, per arrivare gradualmente a regime allo standard europeo di un investimento in educazione del 4,5-5 per cento sul prodotto interno lordo;

3) ad adottare iniziative per prevedere congedi parentali retribuiti all'80 per cento per uno dei due genitori, in caso di nuovo lockdown, sospensione delle attività didattiche in presenza o quarantena obbligatoria del figlio convivente fino a 16 anni per contatti scolastici del minore;

4) a rendere disponibili dati epidemiologici disaggregati per fasce di età associate ad ogni livello educativo (0-6 anni, 7-10 anni e 11-18 anni), che permettano proiezioni scientificamente avvalorate al fine di individuare e attivare misure indirizzate all'infanzia e all'adolescenza il più possibile funzionali per il contenimento del virus e, parallelamente, per limitare le ripercussioni di natura psicologica ed educativa;

5) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a potenziare, in termini di risorse economiche e umane, i servizi di neuropsichiatria infantile, al fine di poter definire adeguate équipe multidisciplinari, in grado di intercettare tempestivamente i sintomi del disagio in età evolutiva, garantire le terapie appropriate e azzerare le drammatiche liste d'attesa;

6) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a potenziare i servizi territoriali sociali e sanitari, con particolare riguardo agli aspetti d'integrazione socio-sanitaria in materia di disturbi psicologici e dipendenze patologiche, prevedendo specifiche iniziative volte a favorire l'accesso al supporto psicologico alle persone di minore età anche mediante inserimento di psicologi nelle unità complesse di cure primarie (Uccp);

7) ad adottare iniziative per riconoscere alle famiglie con figli minori di anni 18 a carico un voucher destinato a favorire l'accesso ai servizi psicologici e psicoterapeutici alle fasce più vulnerabili della popolazione;

8) a promuovere riforme organiche in ambito minorile volte a sistematizzare il principio cardine del superiore interesse del minore, a partire dall'effettivo riconoscimento del diritto del minore, già dall'età di otto anni o anche meno, qualora capace di discernimento, ad essere ascoltato in tutte le situazioni che lo riguardano, con modalità, condizioni e tempi adeguati all'età;

9) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per garantire la continuità relazionale ed affettiva in presenza con i genitori naturali o affidatari ai bambini collocati fuori famiglia;

10) a promuovere campagne di sensibilizzazione e d'informazione nazionali sull'uso corretto delle nuove tecnologie, di internet e sui rischi correlati, in particolare specifiche per l'infanzia e l'adolescenza;

11) a sostenere le reti associative di giovani attive, anche in rete, adottando iniziative di competenza per destinare altresì locali sottratti alla mafia o edifici pubblici inutilizzati, per favorire momenti di ascolto e confronto tra bambine, bambini e adolescenti con le istituzioni centrali e territoriali, promuovendo attività culturali, artistiche, ricreative, sportive e a carattere di solidarietà sociale, e ad adottare iniziative per riconoscere e sostenere il ruolo primario del terzo settore e dell'associazionismo civico nella formazione ed educazione delle future generazioni, in sussidiarietà con la famiglia e la scuola, considerando assolutamente necessario costruire nei territori alleanze durature con la scuola, per venire incontro ai bisogni di soggetti fragili e bambini in povertà, alle situazioni di persone con disabilità, alle realtà dei territori più difficili;

12) a monitorare e garantire, per quanto di competenza, l'immediata attuazione delle leggi in materia di tutela e promozione dell'infanzia e dell'adolescenza.
(1-00460) «Lollobrigida, Meloni, Bellucci, Albano, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».