ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00431

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 468 del 12/03/2021
Firmatari
Primo firmatario: MELONI GIORGIA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 12/03/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
LOLLOBRIGIDA FRANCESCO FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
ALBANO LUCIA FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
BELLUCCI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
BIGNAMI GALEAZZO FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
BUCALO CARMELA FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
BUTTI ALESSIO FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
CAIATA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
CARETTA MARIA CRISTINA FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
CIABURRO MONICA FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
CIRIELLI EDMONDO FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
DEIDDA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
DONZELLI GIOVANNI FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
FERRO WANDA FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
FOTI TOMMASO FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
FRASSINETTI PAOLA FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
GALANTINO DAVIDE FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
GEMMATO MARCELLO FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
LUCASELLI YLENJA FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
MANTOVANI LUCREZIA MARIA BENEDETTA FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
MASCHIO CIRO FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
MOLLICONE FEDERICO FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
MONTARULI AUGUSTA FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
OSNATO MARCO FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
PRISCO EMANUELE FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
ROTELLI MAURO FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
SILVESTRONI MARCO FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
TRANCASSINI PAOLO FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
VARCHI MARIA CAROLINA FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
VINCI GIANLUCA FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021
ZUCCONI RICCARDO FRATELLI D'ITALIA 12/03/2021


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00431
presentato da
MELONI Giorgia
testo di
Venerdì 12 marzo 2021, seduta n. 468

   La Camera,

   premesso che:

    nel 2017 si decise di procedere al «salvataggio» di Monte dei Paschi di Siena (MPS), a seguito dell'accordo di massima raggiunto con la Commissione europea per la concorrenza che prevedeva la ricapitalizzazione precauzionale di 5,4 miliardi di euro dell'istituto bancario con la partecipazione diretta del Ministero dell'economia e delle finanze come azionista di maggioranza con il 68,2 per cento del capitale sociale ed un piano di ristrutturazione da svolgersi nel corso di cinque anni;

    sempre nel 2017 lo Stato, e dunque il contribuente italiano, aveva già finanziato il «salvataggio» di Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca attraverso la ricapitalizzazione di Banca Intesa, la quale ricevette ben 5 miliardi dal fondo pubblico come anticipo di cassa per l'acquisto delle due banche venete alla cifra simbolica di 1 euro, ereditandone peraltro solo le attività sane, destinando i crediti deteriorati ad una bad bank;

    un'operazione sicuramente vantaggiosa per Banca Intesa, cui non fu chiesto nulla in cambio, neppure a favore degli azionisti e dei risparmiatori delle banche venete che, stanno per lunga parte aspettando ancora di ricevere il 30 per cento loro promesso;

    nel dicembre del 2019 il Governo ha disposto il potenziamento delle capacità patrimoniali e finanziarie di Mediocredito Centrale (Mcc), società controllata da Invitalia, fino ad un massimo di 900 milioni di euro, per consentire alla stessa di operare quale banca d'investimento che possa accompagnare la crescita e la competitività delle imprese italiane, consentendole, dunque, tra l'altro di partecipare al rilancio della Banca Popolare di Bari (BPB), distrutta da anni di malagestione e in assenza di controlli da parte degli organismi di vigilanza;

    gravi sono le responsabilità europee in merito alle operazioni di «salvataggio» delle quattro banche del Centro Italia (Banca dell'Etruria, Banca Marche e le Casse di Risparmio di Ferrara e Chieti), ove si pensi che Bruxelles vietò l'intervento pubblico salvo poi scoprire, qualche anno dopo, l'illegittimità di quel divieto e impose la vendita frettolosa e penalizzante di rilevanti quantità di crediti NPL (non performing loans), con pesanti ulteriori perdite;

    in proposito si ricorda la decisione della Corte europea sul salvataggio di Tercas che sconfessò la Commissione ritenendo che le risorse del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) utilizzate per salvare la Tercas non erano da considerarsi «aiuto di Stato», bensì un intervento legittimo per impedire il poker di «risoluzioni» che avrebbe colpito una dopo l'altra Banca delle Marche, Cassa di risparmio di Ferrara, Carichieti e Banca Etruria;

    sono ancora in corso i procedimenti giudiziari a carico dei vertici del Mps e sulle loro responsabilità per il dissesto della banca, pagato come sempre dai cittadini, dai piccoli risparmiatori, dai lavoratori e dipendenti dell'istituto, dalle piccole imprese e famiglie a cui è stato ridotto il credito;

    entro la fine del 2021 il Monte dei Paschi deve essere riprivatizzato, essendo trascorsi i 5 anni entro cui, secondo l'accordo con l'Europa, si sarebbe dovuto realizzare il piano di ristrutturazione dell'istituto di credito;

    da notizie di stampa si apprende che per realizzare l'obiettivo di riprivatizzazione è prevista una «dote» che sembra diventare sempre più onerosa e che potrebbe superare la quota di 10 miliardi di euro: un importo assolutamente non tollerabile nell'attuale contesto sociale e dei conti pubblici;

    pare, infatti, che oltre ai 2,5 miliardi per la ricapitalizzazione e agli altri 2,5 miliardi di Dta così come previsto dalla legge di bilancio, occorre aggiungere il costo – sempre a carico dello Stato – derivante dall'acquisto, da parte della società pubblica Amco, di crediti deteriorati, almeno 8 miliardi per gli Npl del Mps e altri 20 per quelli di Unicredit ad un prezzo che appare fuori mercato, per non parlare dell'ulteriore costo della manleva che sarebbe sempre a carico dello Stato (attraverso l'intervento di un'altra azienda pubblica);

    peraltro le così dette «imposte differite» o «deterred tax asset» costituiscono un meccanismo di trasformazione in crediti di imposta ben noto in ambito contabile bancario e finanziario già utilizzato fin dal 2017, nella successione dei Governi Gentiloni prima, e Renzi poi, con Pier Carlo Padoan Ministro dell'economia e delle finanze, previste proprio dal decreto di salvataggio di Mps che consentì, a fronte di una maxiperdita di oltre 11 miliardi, di iscrivere nel bilancio 3 miliardi di crediti d'imposta nel computo del capitale;

    l'allora Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, dichiarò che l'operazione di salvataggio di Mps sarebbe avvenuta senza costi per i contribuenti e che, anzi, lo Stato ci avrebbe guadagnato quando avrebbe rivenduto le azioni;

    contrariamente alle previsioni, in questo momento, invece, in Borsa i titoli bancari hanno perso valore anche per effetto della crisi economica; in particolare il valore delle azioni Mps è precipitato: acquistate, la prima tranche, a 6,5 euro ad azione e, la seconda, a 8,5 euro, oggi hanno un valore di poco superiore ad 1 euro, polverizzando gli investimenti pubblici e lo stesso restante azionariato privato;

    i nuovi parametri europei sulla classificazione del debito sono particolarmente onerosi e mettono a rischio il nostro sistema bancario e più in generale il nostro sistema sociale e produttivo, come più volte denunciato in sede parlamentare e anche dalle associazioni di impresa e dalla stessa Abi;

    l'aumento del debito pubblico, quale effetto anche delle ripetute manovre di scostamento di bilancio, espone a più alti rischi il sistema Italia, come evidenziato anche dal Copasir nella Relazione sulla tutela degli asset strategici nazionali nei settori bancario e assicurativo (doc. XXXIV, n. 3 del 5 novembre 2020), particolarmente esposto ad ulteriori acquisizioni da parte della finanza straniera (soprattutto francese) in particolare nel settore bancario e assicurativo;

    mentre Monte dei Paschi di Siena possiede in proporzione al proprio bilancio il più alto numero di titoli pubblici partecipando in modo significativo alla stabilità del sistema finanziario italiano, mentre Unicredit li ha, invece, recentemente ridotti in modo sensibile preferendo massimizzare il ritorno agli azionisti in gran parte stranieri;

    il gruppo Unicredit, sotto la gestione Mustier, ha sostanzialmente modificato il proprio assetto azionario, ha perso la sua natura di banca di sistema diventando di fatto banca con diversi soci esteri «forti», mentre l'azionariato italiano è particolarmente ridotto e frazionato (basti pensare che il primo azionista italiano è al decimo posto);

    in particolare, si evidenzia che agli inizi del 2017 è stato realizzato da Unicredit un piano di dismissione di Npl (Non performing loans), di tale dimensione e a prezzi di saldo, da comportare una altrettanto importante ricapitalizzazione che di fatto è stata sottoscritta solo da investitori stranieri – alcuni dei quali «casualmente» acquirenti a forte sconto dei suddetti Npl –, determinando la riduzione in minoranza degli azionisti italiani;

    sempre nel corso della gestione Mustier gli assetti societari di Unicredit hanno registrato la rilevante cessione di alcuni «gioielli italiani», quali Fineco, ceduta nel 2019, e Pioneer Investments, ceduta alla francese «Amundi» del gruppo «Crédit Agricole», sempre a favore di gruppi francesi, peraltro competitori con quelli italiani;

    sono note le ambizioni della finanza straniera nei confronti della stessa Unicredit e, in particolare, delle sue partecipazioni estere, tra l'altro oggetto di un recente progetto di scorporo che avrebbe dovuto realizzarsi proprio in seguito alla fusione quasi fosse una «compensazione» per gli attori esteri, che invece è stato fortunatamente accantonato;

    il 13 ottobre 2020, il consiglio di amministrazione di UniCredit ha cooptato all'unanimità il professor Pier Carlo Padoan, allora parlamentare in carica, quale miglior candidato per la posizione di Presidente per il mandato 2021-2023, circostanza che ha suscitato forti reazioni politiche in ordine alla sussistenza di molteplici conflitti d'interesse e di un intreccio di ruoli e competenze, specie in relazione agli interventi disposti, nel ruolo di Ministro dell'economia e delle finanze, proprio per il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena nel 2017;

    il 27 gennaio 2021, il consiglio di amministrazione di UniCredit ha identificato, all'unanimità, Andrea Orcel come prossimo amministratore delegato, noto banchiere di fama internazionale particolarmente esperto nelle cosiddette aggregazioni multiple;

    intanto Crédit Agricole, il 23 novembre 2020, ha lanciato una offerta pubblica di acquisto nei confronti di Credito Valtellinese, offrendo di acquistarne tutte le azioni a un prezzo di 10,50 euro l'una, con un investimento totale di 737 milioni;

    il prezzo offerto è di poco superiore a quello dell'aumento di capitale realizzato, al prezzo per azione di Euro 10, nel 2018, con cui si era avviato il risanamento della Banca dopo anni di gestione travagliata, con una svalutazione del 95 per cento a carico dei vecchi azionisti, per lo più piccoli risparmiatori;

    il prezzo offerto da Crédit Agricole, risalendo al novembre 2020, prima cioè dell'introduzione, con la legge di bilancio 2021, della normativa che consente, in caso di aggregazioni, la conversione delle Dta in crediti di imposta, non tiene conto nemmeno del valore che l'offerente conseguirebbe per effetto della conversione delle Dta, valore che corrisponde a circa 350 milioni di euro, pari a circa euro 5 per azione;

    il Credito Valtellinese, con un CET1 fully loaded del 18 per cento al 30 settembre 2020 (a fronte di un requisito SREP dell'8,55 per cento), è la banca più solida del sistema bancario italiano e fra le più solide in Europa; in considerazione della dimostrata capacità della Banca, a seguito della sua ristrutturazione, di generare organicamente capitale, avere indicatori sulle NPE (non performing exposure) fra i più bassi del sistema (6,4 per cento lordo al 30 settembre 2020) e produrre un utile annuo di circa euro 100 milioni, l'eccesso di capitale (rispetto al CET1 di Crédit Agricole Italia, pari al 12,5 per cento circa, ma anche rispetto alla media del sistema, pari al 14 per cento circa) costituisce una indubbio vantaggio per la banca offerente, non riconosciuto ai soci del Credito Valtellinese; free capital che ammonta a circa euro 400 milioni, anch'esso, come le Dta, non riconosciuto nel prezzo offerto;

    se non avverrà un adeguamento dell'offerta che tenga quanto meno il valore delle Dta (circa euro 350 milioni), vi sarà un sostanziale, ingiustificato sostegno finanziario dell'offerta da parte dei contribuenti italiani, nel senso che, fermo il prezzo attuale di euro 10,50, l'acquisizione del Credito Valtellinese verrebbe, nella sostanza, «finanziata» dalla conversione delle Dta per un ammontare pari a circa Euro 5 per azione; la banca francese acquisterebbe così, avvalendosi del supporto dei contribuenti italiani, una delle prime banche del Paese, interamente risanata e con le perdite delle pregresse gestioni già scaricate sugli azionisti retail;

    dopo l'annuncio da parte di Crédit Agricole di aver ricevuto comunicazione dal Governo italiano di non volersi avvalere del golden power, il Consiglio dei ministri presieduto dal Presidente Mario Draghi, nella sua prima riunione, si è limitato ad accogliere «la proposta, formulata dal Ministero dell'economia e delle finanze quale amministrazione responsabile dell'istruttoria lo scorso 5 febbraio, di non esercitare i poteri speciali previsti dalla disciplina golden power con riferimento alla operazione di concentrazione fra i gruppi bancari dell'Offerente e del CreVal», potere che scadeva appunto il 15 febbraio;

    di fatto, la somma di 350 milioni di Dta e di 400 milioni di free capital ammonta esattamente ai 750 milioni dell'offerta pubblica di acquisto; quindi si può affermare che la banca francese acquisirà a costo zero la banca italiana con le migliori performance;

    il 30 giugno di quest'anno scade la proroga del golden power nei confronti di soggetti europei volto a tutelare gli interessi economici nazionali, particolarmente significativi per quanto riguarda il settore bancario e assicurativo esposti, come evidenziato da tempo, a scalate estere;

    l'acquisizione di Mps da parte di UniCredit, in questo momento, sarebbe quindi non solo particolarmente onerosa per lo Stato e quindi per i contribuenti, ma potrebbe mettere a rischio anche l'acquirente esponendolo a scalate ostili;

    l'ipotesi di una banca pubblica, con la aggregazione di Mediocredito, Popolare di Bari e Mps appare difficilmente praticabile e comunque foriera di altri insuccessi con costi nel tempo sempre più alti per lo Stato;

    il settore bancario è particolarmente sotto pressione per gli effetti della pandemia da Covid-19, con margini reddituali assai ridotti, sicché l'aggregazione Unicredit-Mps non sembra idonea a creare valore,

impegna il Governo:

1) a concordare, con la Commissione europea, il rinvio della privatizzazione del Monte dei Paschi di Siena, in attesa di contesto in cui il valore azionario del settore bancario sia più corrispondente alla realtà e alle condizioni economiche generali in fase di ripresa;

2) a dare impulso al nuovo management al fine di accelerare sulla strada del risanamento per preparare condizioni migliori al collocamento dell'istituto sul mercato, tutelare i livelli occupazionali, favorire il mantenimento a Siena della direzione generale della banca, preservare il nome prestigioso dell'istituto bancario che costituisce per Siena e per l'Italia un brand storico e culturale;

3) a esaminare le ragioni di credito della Fondazione Monte dei Paschi di Siena che ha promosso richiesta di risarcimento alla Banca Mps, in via stragiudiziale, per 3,8 milioni di euro, e a favorire una composizione della controversia;

4) ad adottare le iniziative di competenza per incentivare le altre forme di aggregazioni bancarie per rafforzare il «sistema Italia» con banche di sistema che siano in condizioni di competere anche sul piano europeo, includendo le banche popolari e successivamente la stessa Mps;

5) ad adottare iniziative per rivedere la normativa sulle banche cooperative e sulle banche popolari per consentire di rafforzare sensibilmente la tutela degli asset nazionali di fronte alle sempre più frequenti iniziative di gruppi e soggetti esteri, tanto più in un periodo particolarmente critico sul piano economico e finanziario, come quello determinato dalle conseguenze della emergenza Covid-19, come si ricava anche dalla relazione del Copasir in cui il credito cooperativo viene riconosciuto quale asset strategico del Paese, meritevole di specifica attenzione per la rilevanza del ruolo nel contesto economico nazionale e per il contributo che è in grado di offrire alla stessa tenuta del sistema democratico;

6) ad adottare iniziative, sempre a livello normativo, per favorire la creazione di una o più banche di standing nazionale di «secondo livello» che supportino le banche territoriali, quali le banche cooperative e le banche popolari;

7) ad adottare iniziative, nelle competenti sedi europee, per la revisione dei criteri di classificazione del debito così da garantire la necessaria flessibilità sulle varie categorie di crediti problematici (Npe e Npl), al fine di permettere alle banche di concedere prestiti alle famiglie e alle imprese;

8) ad adottare iniziative per prevedere, tenuto conto del persistere della pandemia e delle ancora più gravi conseguenze sul tessuto sociale ed economico del Paese, una ulteriore proroga di sei mesi della norma sul golden power nei confronti di soggetti europei.
(1-00431) «Meloni, Lollobrigida, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».