ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00351

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 349 del 28/05/2020
Firmatari
Primo firmatario: MELONI GIORGIA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 28/05/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
LOLLOBRIGIDA FRANCESCO FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
CIRIELLI EDMONDO FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
VARCHI MARIA CAROLINA FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
MASCHIO CIRO FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
ACQUAROLI FRANCESCO FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
BALDINI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
BELLUCCI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
BIGNAMI GALEAZZO FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
BUCALO CARMELA FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
BUTTI ALESSIO FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
CAIATA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
CARETTA MARIA CRISTINA FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
CIABURRO MONICA FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
DE CARLO LUCA FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
DEIDDA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
DONZELLI GIOVANNI FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
FERRO WANDA FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
FOTI TOMMASO FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
FRASSINETTI PAOLA FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
GALANTINO DAVIDE FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
GEMMATO MARCELLO FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
LUCASELLI YLENJA FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
MANTOVANI LUCREZIA MARIA BENEDETTA FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
MOLLICONE FEDERICO FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
MONTARULI AUGUSTA FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
OSNATO MARCO FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
PRISCO EMANUELE FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
ROTELLI MAURO FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
SILVESTRONI MARCO FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
TRANCASSINI PAOLO FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020
ZUCCONI RICCARDO FRATELLI D'ITALIA 28/05/2020


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00351
presentato da
MELONI Giorgia
testo di
Giovedì 28 maggio 2020, seduta n. 349

   La Camera,

   premesso che:

    la recente pubblicazione da parte di alcuni quotidiani delle intercettazioni e delle chat presenti sul telefono del magistrato Luca Palamara, già indagato per corruzione nell'inchiesta di Perugia a partire dal maggio 2019, ha generato molte conseguenze dal punto di vista disciplinare all'interno del Consiglio superiore della magistratura e spinge a sostanziali riflessioni dal punto di vista politico;

    le intercettazioni e le chat, contenute nei fascicoli, riguardano esponenti politici e altri magistrati: non solo le vicende che coinvolgono il Ministro della giustizia Alfonso Bonafede e il magistrato antimafia Nino Di Matteo, relativamente alla mancata nomina di quest'ultimo al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), ma anche la scelta dei magistrati nei posti importanti del Ministero della giustizia e il ruolo della corrente di Unicost (di cui Palamara era leader) in queste scelte, e anche il coinvolgimento di esponenti di Area, la corrente che è divenuta maggioritaria, dopo le dimissioni dal Csm di esponenti di MI e Unicost a seguito delle polemiche dello scorso anno;

    l'altro magistrato coinvolto nelle intercettazioni con Palamara è stato Cesare Sirignano, della direzione nazionale antimafia, anch'egli della corrente Unicost, e che aveva espresso a Palamara giudizi negativi proprio sul collega Nino Di Matteo, per cui il Csm ha deciso il 21 maggio 2020, a larga maggioranza, il trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale;

    questi recenti eventi testimoniano l'esigenza indifferibile e vitale, per un sano equilibrio fra poteri dello Stato, di una profonda, incisiva e chirurgica riforma del Csm e della giustizia italiana;

    lo sconcertante «mercimonio» delle cariche a capo degli uffici giudiziari italiani e l'utilizzo strumentale e politico della giustizia è male talmente conclamato ed endemico da investire i vertici della magistratura italiana;

    le predette e note rivelazioni delle chat di magistrati ai vertici del Csm rendono, dunque, non più rinviabile una discussione pubblica su una indifferibile riforma dell'organo di rappresentanza della magistratura e dei suoi rapporti con la politica anche a tutela e garanzia dei tanti magistrati indipendenti e onesti, fatalmente mortificati da quanto emerso e, soprattutto, dalla frequente esclusione del merito come criterio di valutazione nell'assegnazione di ruoli ai magistrati;

    già un anno fa, a seguito delle prime intercettazioni sul cellulare di Palamara, al culmine di polemiche interne agitate soprattutto dalla corrente di sinistra Area, allora in minoranza, e da parte di una certa stampa, dai più alti vertici dello Stato pervenne l'invito al Csm e alla magistratura italiana ad una profonda autoriforma; ne seguirono le dimissioni di ben 5 consiglieri eletti (tre di MI e due di Unicost) e del procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, componente di diritto del Csm;

    in un desolante quadro di spartizione di cariche il Csm è divenuto, infatti, luogo di approdo di magistrati chiamati ad «ubbidire» o a favorire chi li ha eletti;

    ancora, sono emerse interlocuzioni volte a piegare il dato giuridico a strumentalizzazioni politiche, disarticolando il quadro costituzionale della separazione e dell'equilibrio dei poteri;

    nessuna riforma ha avuto luogo, nella segreta convinzione, a parere dei firmatari del presente atto, che dopo il primo terremoto politico-giudiziario tutto si sarebbe assestato, ma il quadro si è fatto ancor più fosco;

    le nuove intercettazioni, infatti, coinvolgono anche Area ed altri esponenti di Unicost, le due correnti dell'attuale maggioranza del Csm, a dimostrazione che in un anno non è cambiato nulla;

    è, infatti, evidente, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, che la spartizione delle cariche all'interno del Csm è stata interpretata come preordinata, fra l'altro, al successivo condizionamento e alla successiva sollecitazione di indagini con il fine di influenzare indebitamente il mondo politico, così come è dimostrato dalle intercettazioni, in tutta la vicenda che ha riguardato la scelta e l'elezione del deputato del PD Davide Ermini a vice presidente del Csm;

    è necessario intervenire chirurgicamente per delineare un nuovo quadro dei rapporti fra magistratura e politica che ne assicuri, nel solco della Costituzione, la reciproca indipendenza e autonomia;

    è improcrastinabile sciogliere ogni pericolosa occasione di intreccio fra magistratura e politica;

    la vicenda è divenuta grave e urgente al punto che la polemica ha coinvolto in maniera deflagrante l'Associazione nazionale magistrati, i cui vertici si sono dimessi;

    infine, appare evidente che tutta questa vicenda, politico-giudiziaria e mediatica, abbia di fatto mutato la composizione e il funzionamento di un organo di rilevanza costituzionale,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per favorire la reale indipendenza della magistratura e la trasparenza delle nomine in seno al Csm, prevedendo un sistema di sorteggio che mantenga una rappresentanza proporzionale di magistrati con funzioni di legittimità, requirenti e giudicanti e che preveda la definizione di collegi per assicurare una pari rappresentanza dei territori;

2) a promuovere un percorso legislativo che assicuri la separazione delle carriere dei magistrati inquirenti e giudicanti, per evitare quella concentrazione di potere che inibisce la stessa magistratura giudicante;

3) ad adottare iniziative per stabilire insuperabili incompatibilità fra magistratura e politica, prevedendo norme che impediscano il rientro in organico ai magistrati che abbiano intrapreso, a qualunque titolo e livello, la carriera politica elettiva;

4) ad adottare iniziative per stabilire rigide e insuperabili incompatibilità fra magistratura e l'assunzione di cariche all'interno di Ministeri o altri enti di nomina politica, anche internazionali, eliminando la figura del magistrato fuori ruolo;

5) ad adottare iniziative per normare i criteri per la valutazione curriculare in guisa che possa esaltare la meritocrazia nelle scelte delle funzioni apicali della magistratura, finora dettate da un inammissibile ricorso alla discrezionalità, anche al fine di dare una tutela più intensa, di tipo amministrativo, a tutti i magistrati.
(1-00351) «Meloni, Lollobrigida, Delmastro Delle Vedove, Cirielli, Varchi, Maschio, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Luca De Carlo, Deidda, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Zucconi».