ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00333

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 307 del 19/02/2020
Firmatari
Primo firmatario: MAZZETTI ERICA
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 19/02/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CORTELAZZO PIERGIORGIO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/02/2020
CASINO MICHELE FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/02/2020
GIACOMETTO CARLO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/02/2020
LABRIOLA VINCENZA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/02/2020
RUFFINO DANIELA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/02/2020
PRESTIGIACOMO STEFANIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/02/2020
OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 19/02/2020


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00333
presentato da
MAZZETTI Erica
testo di
Mercoledì 19 febbraio 2020, seduta n. 307

   La Camera,

   premesso che:

    la direttiva 2008/50/CE, recepita dal nostro Paese con il decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, stabilisce gli obiettivi di qualità dell'aria volti a migliorare la salute dell'uomo e la qualità dell'ambiente fino al 2020 e specifica, inoltre, le modalità per valutare tali obiettivi e assumere eventuali azioni correttive in caso di mancato rispetto delle norme;

    il citato decreto legislativo n. 155 del 2010, assegna alle regioni il compito di svolgere le attività di valutazione e di pianificazione volte a conoscere il contesto nazionale e ad identificare le misure più efficaci per il rispetto dei valori di qualità dell'aria e ad assicurarne l'attuazione;

    vale la pena evidenziare che comunque la Corte costituzionale (sentenza n. 141 del 2014) ha ricondotto la tutela della qualità dell'aria alla materia della «tutela dell'ambiente e dell'ecosistema», per la quale lo Stato ha la competenza esclusiva ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera s), della Carta Costituzionale;

    in relazione alla citata direttiva 2008/50/CE l'Unione europea ha aperto nei confronti dell'Italia due procedure di infrazione (la n. 2014/2147 e la n. 2015/2143) legate al superamento, in alcune zone, dei valori limite di biossido di azoto (NO2) e di polveri sottili (PM10);

    riguardo alla prima infrazione, la Commissione europea, ha presentato ricorso il 13 ottobre 2018 presso la Corte di giustizia per fare dichiarare l'Italia inadempiente, in quanto la medesima Commissione ha ritenuto che i dati ottenuti sulla concentrazione di Pm10 nell'aria dimostrano una violazione sistematica e continuata;

    con la seconda procedura di infrazione, la Commissione europea ha contestato al nostro Paese la violazione di una serie di disposizioni sulla qualità dell'aria, con riferimento alla situazione esistente, in diversi «agglomerati» e «zone» del territorio italiano, in ordine alle concentrazioni di biossido di azoto (HO2) nell'aria;

    eventuali sentenze di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea potrebbero imporre costi economici di entità molto rilevante, nonché la possibile riduzione dei fondi strutturali per l'Italia;

    anche per dare una risposta alle suddette procedure di infrazione, il Governo ha emanato il decreto-legge n. 111 del 2019, cosiddetto «decreto clima». Una serie di misure che, ad avviso degli interpellanti, non hanno alcuna visione organica, e che toccano i temi più svariati, come il trasporto scolastico sostenibile, le attività di rimboschimento, l'informazione e la formazione ambientale, la piantumazione urbana, il cosiddetto «buono mobilità», riservato ai rottamatori di auto fino a «Euro 3» e motorini a due tempi. Norme davvero poco efficaci, e questo anche per l'esigua dotazione finanziaria prevista dal decreto;

    nonostante i buoni proclami del Governo in carica come di quelli che si sono succeduti negli ultimi anni, il nostro Paese risulta essere ancora del tutto carente sul fronte delle misure per la lotta allo smog;

    gli ultimi preoccupanti dati pubblicati dall'Agenzia europea per l'ambiente (Aea) nel rapporto annuale sulla qualità dell'aria, indicano l'Italia come primo Paese dell'Unione europea per morti premature da biossido di azoto (NO2) e nel gruppo di quelli che sforano sistematicamente i limiti di legge per i principali inquinanti atmosferici. Come riportato nei report dell'Aea, nel nostro Paese le morti premature attribuibili all'inquinamento atmosferico sono oltre 60 mila l'anno. Senza contare i costi collegati alla salute derivanti dall'inquinamento. I troppi superamenti dei limiti previsti di biossido di azoto riguardano molte delle nostre città;

    complessivamente nell'Unione europea a 28 lo smog è responsabile di 372 mila decessi prematuri, in calo dai 391 mila del 2015;

    l'Italia fa parte dei Paesi con la qualità dell'aria peggiore, tanto che il 98 per cento dei bambini è esposto a livelli troppo alti di polveri ultrasottili;

    una ricerca del 2018 commissionata dall’European Public Health Alliance (Epha), riporta che ogni anno gli effetti dell'inquinamento atmosferico dovuto al traffico sulla salute dei contribuenti europei causa almeno 70 miliardi di euro di danni. La grande maggioranza dei costi viene sostenuta dai contribuenti attraverso i servizi sanitari finanziati dal Governo. Costi che in realtà potrebbero essere ridotti dell'80 per cento entro il 2030 se venissero intraprese azioni ambiziose per limitare l'inquinamento atmosferico;

    una delle aree maggiormente interessate rispetto alla qualità dell'aria è sicuramente quella del bacino padano, che costituisce la zona con maggiori criticità riguardo al rispetto dei valori limite di qualità dell'aria;

    il 23 gennaio 2020, Legambiente ha presentato il suo rapporto «Mal'aria 2019», il dossier annuale che monitora l'inquinamento delle città;

    quello che emerge ancora una volta dal rapporto annuale di Legambiente è davvero allarmante: nel 2018 in 55 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l'ozono (35 giorni per il Pm10 e 25 per l'ozono). In 24 dei 55 capoluoghi, il limite è stato superato per tutti e due i parametri;

    quello che ancora una volta emerge è l'assenza di efficaci misure strutturali in grado di ridurre sensibilmente le concentrazioni di inquinamento presenti nell'aria. Tutto ciò determina un danno economico, stimato sulla base dei costi sanitari, che solo in Italia oscilla tra 47 e 142 miliardi di euro all'anno;

    come confermato anche dall'Ispra, i trasporti stradali rappresentano una delle principali fonti di emissioni di inquinanti atmosferici nelle aree urbane. Si ricorda peraltro che il nostro Paese è uno tra quelli europei con il più alto tasso di motorizzazione (con una media di circa 65 auto ogni 100 abitanti) e questo è anche conseguenza dell'insufficiente trasporto pubblico nelle aree urbane;

    praticamente a nulla servono i blocchi, più o meno parziali, della circolazione per i mezzi più inquinanti che vengono periodicamente decisi dalle diverse amministrazioni comunali;

    in queste settimane alcune amministrazioni, come per esempio Roma o Torino, hanno previsto il blocco addirittura dei recentissimi diesel euro 6, ossia vetture che rispettano in pieno le ultime normative europee in materia di emissioni, ed emettono meno CO2 rispetto a gran parte dei motori a benzina;

    la decisione di alcune amministrazioni comunali di fermare le nuovissime diesel euro 6 è un atto incomprensibile, soprattutto se a questo blocco corrisponde la libera circolazione di altri autoveicoli (non solo privati ma anche di trasporto pubblico) ben più vecchi e inquinanti;

    si parla del blocco di veicoli diesel di ultima generazione che hanno emissioni di particolato e di ossidi di azoto uguali ai veicoli benzina e prossimi allo zero. L'adozione di queste misure di blocco nei confronti dei diesel euro 6 da parte di alcune amministrazioni comunali, Roma in testa, è in contrasto con quelle europee ed internazionali, frutto di studi accurati che certificano la piena idoneità a circolare ai suddetti veicoli diesel euro 6;

    uno degli effetti assolutamente negativi di queste decisioni, assai ben poco razionali, è stata la disdetta in pochi giorni di centinaia di prenotazioni di acquisto di autovetture diesel di ultima generazione, che ha fra l'altro spostato ancora di più il rapporto del mercato benzina/diesel, passato in una sola settimana da un mix del 70 per cento per le auto benzina e 30 per cento diesel, a meno del 10 per cento di vetture a gasolio. Un caso unico in Europa, visto l'atteggiamento politico della nostra amministrazione pubblica;

    il fatto è che, al di là dell'impegno delle regioni e dei singoli sindaci e amministratori locali, il Governo deve dare il suo contributo anche in termini di risorse finanziarie;

    devono essere messe in campo ben altre cifre per favorire e investire sulla mobilità pubblica nelle aree urbane, con particolare riguardo a quella elettrica e su rotaia, sul trasporto pubblico regionale, fino ad arrivare alla necessaria riqualificazione degli edifici pubblici per quanto riguarda l'efficientamento energetico;

    il nostro Paese continua a non avere un efficace programma di contrasto all'inquinamento atmosferico e una integrata strategia antismog;

    peraltro, non risulta che l'Italia abbia ancora presentato il programma nazionale di controllo dell'inquinamento atmosferico (Napcp), secondo quanto previsto dalla direttiva sui limiti nazionali di emissione entrata in vigore alla fine del 2016;

    nel 2015 era stato siglato dal Ministero dell'ambiente, dalla Conferenza delle regioni e dall'Anci un protocollo di intesa volto a migliorare la qualità dell'aria, con interventi prioritari nelle città metropolitane maggiormente inquinate. Successivamente, il 4 giugno 2019, Governo e regioni hanno sottoscritto un altro protocollo, il «Protocollo aria pulita», nel quale vengono individuate misure da porre in essere nel breve e medio periodo per contrastare l'inquinamento atmosferico in Italia. Iniziative importanti e che vanno nella giusta direzione, ma insufficienti a cominciare dalle risorse ad esse assegnate;

    è bene comunque evidenziare l'estrema incidenza sui livelli di smog del riscaldamento degli edifici. Uno studio del Politecnico di Milano sull'impatto sulla qualità dell'aria urbana da parte delle principali fonti di inquinamento attesta che gli impianti termici per il riscaldamento domestico hanno un'incidenza sul totale delle emissioni di CO2 in ambito urbano che è fino a 6 volte superiore rispetto all'incidenza del traffico veicolare;

    il presidente dell'Anaci di Milano (Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari), ha recentemente lanciato l'allarme relativo alla mancata sostituzione di impianti di riscaldamento obsoleti e fuori norma;

    è necessario favorire ulteriormente la sostituzione dei vecchi apparecchi con quelli di nuova generazione che abbattono le emissioni fino all'80 per cento;

    proprio riguardo al riscaldamento degli edifici, è necessario accelerare riguardo la sostituzione di energie fossili con energie rinnovabili, e tra queste le biomasse legnose;

    le biomasse legnose (ancora oggi legna e pellet), rappresentano, con più del 21 per cento, la seconda fonte di riscaldamento delle famiglie del nostro Paese. Da un lato, sono accusate di essere tra le cause di inquinamento e, dall'altro, sono ritenute fondamentali, perché rappresentano la prima fonte di energia rinnovabile. In realtà, più che le biomasse legnose, ad inquinare è l'utilizzo ancora molto diffuso di apparecchi inquinanti e vecchi;

    le cifre parlano di quasi il 60 per cento di stufe a legna o pellet con oltre cinque anni e il 18 per cento con più di dieci anni. Tutto questo mentre, come ha ricordato il coordinatore dell'Associazione italiana energie agroforestali, la tecnologia ha fatto passi da gigante. «Rottamare le vecchie stufe a legna e pellet è fondamentale nella lotta all'inquinamento, è come passare da un'auto Euro 0 a un'auto Euro 6»;

    la sostituzione di energie fossili con energie rinnovabili come le biomasse legnose è e resta una scelta irreversibile;

    peraltro, le misure da mettere in atto per il contrasto all'inquinamento atmosferico hanno effetti positivi diretti sulla lotta al cambiamento climatico. Questo impone soluzioni coordinate sia sul piano industriale sia per gli usi civili e richiede modelli di sviluppo nuovi, in grado di affrontare realtà diverse e armonizzarle in direzione di un comune obiettivo di crescita socio-economica e di compatibilità ambientale;

    per ridurre l'inquinamento dell'aria è altresì necessario accelerare verso un'economia capace di ridurre sempre di più le immissioni in atmosfera valorizzando maggiormente riutilizzo e il riciclo e implementando fortemente la dotazione impiantistica di ciascun ente territoriale indispensabile a consentire la chiusura del ciclo dei rifiuti superando un deficit impiantistico intollerabile;

    una inchiesta de Il Sole 24 Ore mostra come siano più di 200 mila i camion, fra tir e compattatori, necessari ogni anno per trasportare i rifiuti prodotti dalle regioni che non hanno abbastanza impianti per smaltirli, e che per questo motivo li destinano alle discariche o ai termovalorizzatori situati in altre regioni o all'estero. Sono calcoli fatti dal centro studi di «Ref Ricerche», i cui economisti hanno provato ad allineare questi veicoli in una fila immaginaria e hanno concluso che i camion formerebbero una colonna lunga 3.300 chilometri, quasi la distanza tra Reggio Calabria e Mosca. Inoltre, la tassa sull'immondizia sale dove mancano i siti di trattamento. Questa quotidiana migrazione di veicoli necessari a esportare l'immondizia e il costo crescente della tassa rifiuti per le famiglie, misurano gli effetti del «no» ad ogni costo alla realizzazione degli impianti necessari a smaltire i rifiuti,

impegna il Governo

1) ad adottare iniziative per incrementare decisamente le risorse, attualmente insufficienti, finalizzate ad un efficace piano nazionale contro l'inquinamento atmosferico che consenta realmente di finanziare misure strutturali in grado di ridurre sensibilmente le concentrazioni di inquinanti presenti nell'aria;

2) ad adottare iniziative volte a incrementare le risorse per accelerare la realizzazione delle infrastrutture e delle colonnine di ricarica adibite alla ricarica dei veicoli elettrici, con particolare riguardo alle aree urbane;

3) ad adottare iniziative per prevedere l'esenzione dal pagamento della tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche qualora in dette aree siano ubicate le medesime colonnine di ricarica elettrica;

4) a favorire realmente una mobilità sostenibile, anche attraverso un improcrastinabile ricambio degli autoveicoli per il trasporto pubblico a disposizione degli enti locali, mediamente ormai troppo vecchio e fortemente inquinante, quale strumento di abbattimento dei livelli di smog sicuramente più efficace dei blocchi sempre più frequenti della circolazione decisi da alcune amministrazioni comunali, e che vedono coinvolti anche autoveicoli di ultima generazione immatricolati nel pieno rispetto delle ultime normative europee in materia di emissioni;

5) ad adottare iniziative per prevedere agevolazioni e misure di vantaggio anche per chi acquista autoveicoli «bifuel» a gpl e a metano, in quanto in grado di incidere sensibilmente di meno rispetto alla benzina e al diesel sui livelli di inquinamento atmosferico;

6) a predisporre un efficace piano di investimenti finalizzato a favorire e ad implementare sensibilmente il trasporto di persone e merci su rotaia;

7) ad adottare iniziative per prevedere ulteriori risorse e benefici fiscali al fine di accelerare la sostituzione degli impianti di riscaldamento degli edifici pubblici e privati con quelli di ultima generazione in grado di ridurre le emissioni fino all'80 per cento;

8) ad avviare una campagna informativa volta a far conoscere i benefici fiscali attualmente esistenti connessi alla sostituzione di vecchie caldaie con quelli di ultima generazione e il relativo conseguente risparmio sulla bolletta elettrica;

9) a prevedere le opportune iniziative volte ad aumentare sensibilmente i territori raggiunti dalla rete nazionale dei gasdotti, favorendo così la metanizzazione di tanti aree non servite e agevolando conseguentemente la sostituzione degli impianti a gasolio con quelli alimentati a metano combustibile decisamente meno inquinante;

10) ad adottare le opportune iniziative volte a accrescere la dotazione impiantistica legata al trattamento dei rifiuti, attualmente del tutto inadeguata in troppe aree del nostro Paese, al fine di garantire una efficace gestione territoriale del ciclo integrale dei rifiuti, consentendo – tra l'altro – una sensibile riduzione del quotidiano trasporto di tonnellate di rifiuti prodotti ma conferiti dai camion in impianti o discariche di altre regioni, con quello che ciò comporta in termini di riduzione di CO2.
(1-00333) «Mazzetti, Cortelazzo, Casino, Giacometto, Labriola, Ruffino, Prestigiacomo, Occhiuto».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

veicolo a motore

inquinamento atmosferico

controllo dell'inquinamento