ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00305

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 281 del 22/12/2019
Firmatari
Primo firmatario: MAZZETTI ERICA
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 22/12/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GELMINI MARIASTELLA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 22/12/2019


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00305
presentato da
MAZZETTI Erica
testo di
Domenica 22 dicembre 2019, seduta n. 281

   La Camera,

   premesso che:

    sul territorio pratese, malgrado l'importante azione di controllo delle forze dell'ordine e le segnalazioni pressanti delle rappresentanze economiche e sociali, permane da anni la discrasia creata dalla presenza di imprese che, operando al di fuori di regole e normative, alimentano un sistema di illegalità e di sfruttamento lavorativo che ha condotto, sei anni fa, alla tragedia della Teresa Moda, nel cui rogo persero la vita sette persone di nazionalità cinese;

    recentemente, il tribunale di Prato ha emesso la prima sentenza di condanna in Italia per il reato di sfruttamento di manodopera, previsto e punito dall'articolo 603-bis del codice penale, nei confronti di due imprenditori cinesi che sfruttavano 21 connazionali;

    la condanna è stata pronunciata perché sono state riscontrate situazioni di sfruttamento dei lavoratori che vanno ben oltre il semplice, quanto esecrabile, «lavoro nero»; sono stati accertati, infatti, turni di lavoro – dalle 13 alle 16 ore – con tre pause di soli 10 minuti al giorno per la consumazione dei pasti. Le 21 vittime, poi, dormivano in un unico appartamento, adiacente lo stabilimento produttivo, stipati in circa 90 metri quadrati. Nessun diritto a ferie o permessi e paghe di pochi euro al giorno;

    il caso venuto alla luce con la sentenza del tribunale di Prato, la prima in Italia che ha applicato l'articolo 603-bis del codice penale, non è però isolato: la procura della Repubblica ha evidenziato un complesso intreccio tra sfruttamento della manodopera ed elusione di norme, a tutti gli effetti un «Mondo Sommerso»;

    si deve evidenziare, peraltro, che secondo le recenti statistiche demografiche della provincia di Prato i residenti cinesi sono più di 25 mila, su un totale di oltre 257 mila abitanti (dati Istat più recenti), ma il dato non è rappresentativo della reale situazione demografica della zona pratese, atteso che si registra una sovrapposizione tra residenti e cittadini con permesso di soggiorno ed è verosimile che ci siano individui di nazionalità cinese privi di documenti; il dato, secondo fonti autorevoli potrebbe attestarsi su una comunità cinese di circa 40 mila unità;

    del resto, la ragguardevole presenza di questa comunità nella città di Prato è confermata anche dal vertiginoso aumento degli ultimi anni di bambini cinesi nelle scuole pratesi: in soli trent'anni gli stranieri sono aumentati dal 2 per cento al 20 per cento e la metà di questi è rappresentata proprio da cinesi; non esiste altra realtà in Europa che registri una densità di persone di questa nazionalità in rapporto alla popolazione;

    a ciò si aggiunga che, se da un lato la struttura scolastica pratese ha fronteggiato tale situazione con numerose iniziative inclusive, dall'altro essa continua a registrare una delle più elevate percentuali di abbandono (più del 26 per cento) proprio alle scuole superiori, correlato, appunto, al precoce avvio al lavoro da parte delle famiglie di origine;

    dunque, quello che noi chiamiamo «Mondo Sommerso», denunciato sotto altro nome dalla procura esiste e resiste, con pesanti e molteplici ricadute economiche di migliaia di soggetti costretti a lavorare e vivere nel cono d'ombra dell'illegalità;

    si tratta di un esercito di donne e uomini, di ragazze e di ragazzi che costituiscono la forza di un'economia parallela che attua un dumping commerciale sistematico e genera un flusso finanziario incontrollato e completamente sottratto alla fiscalità generale;

    un'indagine della Guardia di finanza di diversi anni fa, che coinvolse circa trecento persone, accertò l'esistenza di un «money transfer» che, nell'arco di soli sei mesi, aveva consentito, ad una sola persona, di eseguire ben 2.500 operazioni, consentendo la fuoriuscita di 10 milioni di euro verso la Cina. La realtà emersa da quell'indagine era ben peggiore; infatti, i diversi money transfer sparsi sul territorio avevano consentito una emorragia di danaro in nero dal Pratese verso l'Estremo Oriente per un flusso di oltre 2,2 miliardi di euro;

    oggi, a dieci anni di distanza, il problema dell'evasione, pur avendo assunto altre forme, persiste, per nulla stemperato: intraprendenti imprenditori cinesi, consigliati d professionisti, continuano ad evadere ingentissime somme di danaro;

    quello che si definisce «mondo sommerso», secondo quanto affermato dal procuratore generale, dottor Giuseppe Nicolosi, si è traslato in un fenomeno di criminalità di tipo mafioso, dove la malavita cinese gestisce imponenti traffici di denaro liquido da reinvestire in attività apparentemente lecite. Come rivelato da un'indagine del 2018 della direzione distrettuale antimafia di Firenze, denominata «China truck», le due economie s'intrecciano e si alimentano osmoticamente. Questa indagine ha condotto in carcere, assieme a decine di nostri connazionali, il presunto capo della triade italiana Zhang Naizhong: questa persona è considerata dagli organi inquirenti «il capo dei capi», colui, che, proprio da Prato, comandava mezza Europa. Le accuse contro la sua organizzazione sono paradigmatiche della capacità dell'organizzazione di diversificare gli interessi, anche criminali, dei clan cinesi. Si va dal trasporto merci, alla gestione di sale giochi e centri benessere sino al traffico internazionale di rifiuti;

    in materia di rifiuti, l'ex presidente di Asm e attuale amministratore di Revet, Alessandro Canovai, ha sottolineato il dato della produzione dei rifiuti urbani, che vede Prato agli ultimi posti in Italia, con una grossa penalizzazione nella classifica delle province più «green». Canovai ha asserito che: «Quando aumenta la produzione pro capite dei rifiuti urbani come nel caso di Prato i casi sono due: o nei rifiuti urbani finiscono molti speciali e, quindi, a parità di abitanti il numero chilogrammi/abitanti anno cresce oppure ci sono un buon numero di residenti che non sono censiti. Nel caso di Prato la crescita è di circa il 5 per cento. Quindi viene da pensare che ci siano cittadini invisibili che producono rifiuti ma non sono censiti»;

    la problematica è però più grave di stranieri non censiti: è del 21 novembre 2019 la notizia della denuncia di due persone di nazionalità cinese residenti a Prato per ipotesi di reato di gestione illecita di rifiuti; a seguito di alcune segnalazioni di residenti, che lamentavano di trovare i cassonetti di via Aretina e dintorni pieni di materiale tessile di scarto, i carabinieri avrebbero deciso di effettuare un servizio di appostamento. Gli accertamenti eseguiti dai militari dell'Arma hanno portato a rinvenire un furgone che è risultato trasportare 40 sacchi del peso di 40 chilogrammi circa, per un totale di 1.600 chilogrammi di scarti tessili derivanti da lavorazioni industriali;

    a ciò si aggiunga quanto già emerso dall'indagine della direzione distrettuale antimafia del capoluogo Toscano: capannoni stracolmi di rifiuti, false iscrizioni all'Albo nazionale gestori ambientali abilitati, trasporti di soggetti non abilitati. I rifiuti delle imprese tessili del pratese – quello di Prato è il primo distretto tessile europeo, nonché capitale mondiale per la produzione di tessuti «cardati ecosostenibili», realizzati con fibre riciclate –, in larga parte in mano ai cinesi, ma con forti partnership con alcuni cittadini italiani della zona: si parla della cosiddetta «Prato Waste», un vasto sistema afferente alla produzione dalle ditte a conduzione cinese attive nella provincia di Prato che smaltivano illecitamente rifiuti che poi finivano in varie regioni d'Italia ed in Africa. I reati contestati sono di attività organizzata volta al traffico illecito di rifiuti anche verso l'estero;

   al descritto contesto, si aggiunga che dal 13 novembre 2019 è attivo un nuovo servizio di trasporto merci su rotaia che da Prato, via Verona, collegherà l'interporto della Toscana centrale con la Cina, senza alcuna sosta. Un treno composto da trentasette container da dodici metri ciascuno;

   alla luce di tutto quanto illustrato pare sempre più indispensabile mettere uno «stop» a questo «mondo sommerso». Invero, l'aumento dei flussi commerciali può certamente rappresentare un'ottima opportunità, ma ciò a condizione che siano costruite le premesse per una concorrenza leale, dando un preciso segnale sul fatto che la normativa nazionale sul lavoro e sull'impresa né si piega e né si modella. In caso contrario, quindi, nella vigenza del «sistema Prato», questo collegamento più veloce tra l'Italia e la Cina può portare ad una crescita di questa patologia, perché potranno arrivare merci a bassissimo costo da trasformare o commercializzare direttamente nella piena illegalità; tra l'altro, il modello produttivo del sistema illegale che si basa sullo sfruttamento lavorativo del personale si è, via via, allargato ad altre lavorazioni del tessile tradizionale, risalendo la filiera produttiva fino alla tintoria, alla rifinizione e alla stampa del tessuto, sino a giungere ad attività commerciali storiche del centro della città di Prato;

   il procuratore Nicolosi ha definito quella di Prato una procura «di frontiera», dove su circa 1.000 procedimenti annui per la violazione della normativa sul lavoro, almeno 900 sono a carico di imprenditori cinesi, con un quotidiano impegno in indagini e sequestri a carico di questi cittadini messo in campo in condizioni di endemica carenza di organico;

   uno dei nodi cruciali da risolvere nel Pratese per garantire un'adeguata presenza dello Stato e contrastare l'imponente densità criminogena di quella zona, è quello della promozione di Prato dalla fascia C alla fascia B, come le città di Lucca e Pisa che, stando al piano di riorganizzazione delle questure allo studio al Viminale, avranno rispettivamente 344 e 300 poliziotti. Come evidenziato dal segretario provinciale del Sindacato italiano appartenenti polizia (Siap), l'attuale classificazione non è adeguata all'attuale contesto socio-criminale che deve essere fronteggiato anche tramite la riorganizzazione della questura;

   dall'altro canto, vi è il gravissimo problema dei controlli da parte dell'Agenzia delle entrate e del personale della Guardia di finanza che non hanno sufficienti dotazioni organiche: la specificità di questo distretto, se non lo si vuole abbandonare ad una zona franca di illegalità, necessita di una specifica attenzione tramite la predisposizione di un vero e proprio piano speciale per la città di Prato,

impegna il Governo:

1) ad incrementare i controlli di competenza su tutto il distretto industriale di Prato, al fine di contrastare e reprimere gli illeciti connessi al mondo del lavoro, anche attraverso iniziative per lo stanziamento di maggiori risorse economiche in favore degli organi di vigilanza, in modo particolare gli ispettorati del lavoro e, in raccordo con le regioni, le Asl;

2) ad adottare le iniziative di competenza per incrementare la dotazione organica della Guardia di finanza di Prato, del corpo magistratuale ed amministrativo degli uffici giudiziari di Prato e dei locali uffici dell'Agenzia del territorio, svincolando questi ultimi dalle «missioni» stabilite dal Ministero dell'economia e delle finanze;

3) a valutare, per l'inquadramento nella fascia più elevata della questura di Prato, l'utilizzazione di nuovi parametri, oltre a quelli già previsti dalla normativa vigente – basati sostanzialmente su territorio ed abitanti – per garantire un maggiore equilibrio tra le peculiarità degli specifici contesti territoriali, la valenza criminologica degli stessi ed il numero di agenti a disposizione, al fine di rispondere alle attuali esigenze di sicurezza;

4) ad adottare iniziative per garantire, a livello nazionale, informazioni e supporto ai lavoratori, anche attraverso l'attivazione e la pubblicizzazione, considerate le specificità idiomatiche, di un numero telefonico nazionale di pubblica utilità presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per consentire la denuncia di illeciti lavorativi, che assicuri adeguate forme di tutela del denunciante;

5) a promuovere, per quanto di competenza, l'utilizzo dei servizi pubblici per l'impiego nel reclutamento della manodopera attraverso iniziative volte ad introdurre sgravi fiscali, assicurativi, previdenziali o burocratici, in particolare a favore delle aziende del tessile che operano nella legalità;

6) a promuovere, con riferimento alle aziende virtuose del tessile, semplificazioni ed agevolazioni in relazione agli adempimenti previsti dalla vigente normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro;

7) ad adottare iniziative per implementare un sistema di sostegno alle imprese produttrici che consenta loro di collegare il prezzo dei beni al costo di produzione.
(1-00305) «Mazzetti, Gelmini».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

sicurezza del lavoro

industria tessile

trasporto ferroviario