ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00100

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 102 del 18/12/2018
Abbinamenti
Atto 1/00109 abbinato in data 28/01/2019
Atto 1/00110 abbinato in data 28/01/2019
Atto 1/00111 abbinato in data 28/01/2019
Atto 1/00112 abbinato in data 28/01/2019
Atto 1/00124 abbinato in data 20/02/2019
Firmatari
Primo firmatario: MURONI ROSSELLA
Gruppo: LIBERI E UGUALI
Data firma: 18/12/2018
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FORNARO FEDERICO LIBERI E UGUALI 18/12/2018
OCCHIONERO GIUSEPPINA LIBERI E UGUALI 18/12/2018
CONTE FEDERICO LIBERI E UGUALI 18/12/2018
SOVERINI SERSE MISTO-CIVICA POPOLARE-AP-PSI-AREA CIVICA 24/01/2019


Stato iter:
20/02/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 28/01/2019
Resoconto MURONI ROSSELLA LIBERI E UGUALI
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 28/01/2019
Resoconto ZOLEZZI ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto MURONI ROSSELLA LIBERI E UGUALI
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 24/01/2019

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 28/01/2019

DISCUSSIONE IL 28/01/2019

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 28/01/2019

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 20/02/2019

RITIRATO IL 20/02/2019

CONCLUSO IL 20/02/2019

Atto Camera

Mozione 1-00100
presentato da
MURONI Rossella
testo presentato
Martedì 18 dicembre 2018
modificato
Lunedì 28 gennaio 2019, seduta n. 115

   La Camera,
   premesso che:
    il nostro Paese è fra i maggiori consumatori di pesticidi a livello europeo: dall'ultimo report dell'Agenzia europea per l'ambiente risulta che il consumo di principio attivo nell'Unione europea è mediamente di 3,8 chili per ettaro, ma in Italia sale a 5,7;
    nel 2016 in Italia sono stati venduti 125 milioni di chilogrammi di prodotti fitosanitari; per acquistarli è stato speso quasi un miliardo di euro (per la precisione 950.812.000 euro), ancora di più per i fertilizzanti: 1,572.341.000 euro;
    secondo il rapporto 2018 «Cambia la Terra», promosso da FederBio, con il sostegno di Legambiente, Wwf, Lipu e Isde, la quasi totalità delle sovvenzioni europee e nazionali va all'agricoltura convenzionale, che utilizza pesticidi, diserbanti e fertilizzanti sintetici;
    su un totale di fondi europei e italiani di circa 62,5 miliardi di euro, al biologico risulta ne vadano solo 1,8, pari al 2,9 per cento delle risorse;
    studi e ricerche internazionali dimostrano che l'uso dei pesticidi comporta costi socio-sanitari, per la contaminazione delle acque, per il degrado del suolo e per la perdita della biodiversità naturale. La ricerca Pimentel 2005 valuta questi costi per gli Usa in circa 10 miliardi di dollari l'anno;
    come si evince dal «Rapporto nazionale pesticidi nelle acque, edizione 2018» curato dall'Ispra, i cosiddetti pesticidi in Italia sono presenti nel 67 per cento delle acque superficiali e nel 33 per cento delle acque sotterranee e superano i limiti rispettivamente nel 23,9 per cento e nell'8,3 per cento dei casi, con un preoccupante aumento rispetto alle precedenti indagini nazionali. Nelle falde, anche a causa del lento ciclo delle acque sotterranee, permangono anche sostanze chimiche ormai bandite da decenni;
    come si legge in un articolo di Marco Angelillo, pubblicato su La Stampa dell'11 maggio 2018, nei 35.353 campioni analizzati dalle agenzie regionali attraverso quasi 2 milioni di analisi realizzate nel biennio 2015-2016 sono state trovate 259 sostanze: prevalgono gli erbicidi perché utilizzati in grandi quantità, soprattutto in primavera, quando le piogge più frequenti facilitano la dispersione nell'ambiente;
    nelle acque superficiali il glifosato, insieme al suo metabolita Ampa, è l'erbicida che presenta il maggior numero di casi di superamento dei limiti degli standard di qualità ambientale nel 24,5 per cento dei siti monitorati, percentuale che sale al 47,8 per cento per il metabolita;
    in molti campioni sono stati riscontrati neonicotinoidi, erbicidi con una grandissima persistenza recentemente vietati dall'Unione europea perché letali per le api. E ancora, a 25 anni dalla revoca, è stata rilevata la presenza di atrazina e dei suoi metaboliti, assieme a pericolose miscele di sostanze che si formano, in modo del tutto casuale, nei fiumi e nelle falde e i cui effetti non sono sempre prevedibili;
    è poi da considerare il fatto che non vi è omogeneità dei campionamenti: nelle regioni del Nord sono stati realizzati più del 50 per cento dei monitoraggi, mentre dal Meridione, ad esempio dalla Calabria, non è arrivato nessun dato; pochissimi dati sono pervenuti dalla Puglia. Esiste, come detto, un problema di diffusione e standardizzazione dei monitoraggi e il Mezzogiorno risulta in forte ritardo, con alcune eccezioni, quali Ragusa e il Lazio;
    secondo le stime dell'Organizzazione mondiale della sanità, nel mondo si registrano oltre 26 milioni di casi di avvelenamento da pesticidi all'anno e 258.000 decessi. Uno studio europeo del 2015 ha poi valutato che l'esposizione prenatale a organofosfati (composti base di molti pesticidi ed erbicidi) fa perdere ogni anno 13 milioni di punti di quoziente intellettivo e provoca 59.300 casi di ritardo mentale, con un costo annuo valutabile tra i 146 e i 194 miliardi di euro;
    l'agricoltura chimica richiede poi maggiori quantità di energia e particolarmente di idrocarburi: secondo i dati pubblicati dal Rodale Institute nel 2011, i sistemi di agricoltura biologica utilizzano il 45 per cento in meno di energia rispetto a quelli convenzionali e producono il 40 per cento in meno di gas serra rispetto all'agricoltura basata su metodi convenzionali;
    secondo il quinto rapporto dell’Intergovernmental panel on climate change, «le anomalie climatiche potranno provocare una riduzione della produttività agricola su scala globale compresa tra il 9 e il 21 per cento, da qui al 2050». Viceversa, è ormai un fatto appurato che l'agricoltura biologica è un importante strumento per la lotta ai cambiamenti climatici, dato il ruolo fondamentale che riveste nel sequestrare anidride carbonica dall'ambiente e nel restituire la fertilità ai suoli, combattendo attivamente fenomeni come la desertificazione, l'erosione dei suoli e l'effetto serra (Greenreport del 10 settembre 2018);
    uno studio Usa del 2014 (« Environmental and economic costs of the application of pesticides») ha valutato in 284 milioni di dollari l'anno il solo danno diretto dell'uso dei pesticidi per la scomparsa delle api e degli altri insetti impollinatori. Lo sterminio di altri insetti e dei parassiti predatori naturali degli insetti e degli organismi dannosi costa invece, complessivamente, 520 milioni di dollari l'anno, considerando anche la spesa del ricorso a trattamenti fitosanitari;
    la sensibilità dei cittadini è cresciuta negli ultimi mesi anche in seguito alla recente sentenza emanata dalla Corte federale di San Francisco, la quale ha condannato la Monsanto a pagare un risarcimento milionario dollari a favore di uomo che ha denunciato l'azienda, affermando che un suo prodotto, contenente glifosato, usato come erbicida, ha contribuito a farlo ammalare di un tumore rivelatosi terminale;
    da anni i pesticidi e i diserbanti, in particolare il glifosato, sono al centro di un aspro dibattito in Europa e in Italia in relazione al suo uso;
    il 18 febbraio 2018 il Parlamento europeo, dopo aver approvato l'autorizzazione all'uso di glifosato fino al 2021, ha avviato i lavori di una commissione speciale per studiare gli effetti del glifosato e le procedure per autorizzare l'uso dei pesticidi;
    l'Italia già adotta disciplinari produttivi che limitano l'uso del glifosato a soglie inferiori del 25 per cento rispetto a quelle definite in Europa, al fine di portare il nostro Paese all’«utilizzo zero» del glifosato entro il 2020;
    questi limiti di legge, tuttavia, non appaiono adeguati a tutelare efficacemente la salute umana, principalmente perché non considerano gli effetti cumulativi dei pesticidi e dei diserbanti, delle interazioni dei pesticidi e dei diserbanti con altri inquinanti e della diversa suscettibilità individuale legata all'esistenza di particolari polimorfismi genici, all'età, a particolari condizioni fisiologiche o patologiche;
    la direttiva 2009/128/CE impone che gli utilizzatori professionali di pesticidi adottino le pratiche o i prodotti che presentano il minor rischio per la salute umana e l'ambiente tra tutti quelli disponibili per lo stesso scopo;
    dopo la sentenza di San Francisco il Vice Presidente del Consiglio dei ministri Di Maio ha preso posizione e con toni particolarmente duri ha dichiarato: «Questa sentenza ci dà tristemente ragione: dobbiamo combattere l'invasione sul nostro mercato di questa sostanza, una minaccia che si concretizza con mostruosi accordi commerciali sottoscritti solo in nome del profitto»;
    nella fase attuale non servono più aggiustamenti e modifiche di dettaglio, ma un vero e proprio cambio di mentalità e d'approccio, attraverso il quale nei processi di valutazione e autorizzazione all'uso dei pesticidi vengano sempre messi al primo posto la salute dei cittadini e lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico;
    i dati di crescita del biologico nel nostro Paese e a livello globale indicano in modo chiaro che i cittadini stanno modificando le loro scelte alimentari verso prodotti che offrono maggiori garanzie per la salute e per il rispetto dell'ambiente, facendo crescere il mercato dei prodotti biologici;
    i dati forniti in occasione del 30o salone internazionale del biologico confermano questa tendenza: 1,9 milioni di ettari di terreni a coltura «bio» (+6,3 per cento sul 2016, il 15,4 per cento sul totale), più di 1.400 punti vendita specializzati e la grande distribuzione organizzata;
    va ricordato, però, che gli agricoltori biologici sono penalizzati da altri costi, come quelli per la certificazione iniziale e per il mantenimento. Va poi considerata la maggior incidenza del costo del lavoro nei campi «bio», dato che per raggiungere l'obiettivo di ridare fertilità alla terra occorre più lavoro rispetto ai casi in cui si usa la chimica, con un maggior costo stimato nel 30 per cento;
    alcuni enti territoriali hanno già dichiarato la volontà di emanare provvedimenti specifici per limitare l'utilizzo del glifosato: la regione Toscana ha annunciato, ad esempio, una norma per escludere dai premi del piano di sviluppo rurale le aziende che ne fanno uso;
    è stata presentata il 4 dicembre 2018 presso la Camera dei deputati la petizione on line lanciata dal gruppo «No pesticidi» – già sottoscritta da più di 25 mila persone – finalizzata a stimolare interventi normativi che tutelino le persone maggiormente esposte alle patologie collegate all'uso di pesticidi e diserbanti, ovvero coloro che vivono in zone rurali, i bambini e le donne in gravidanza;
    inoltre, la petizione chiede che vengano adottate misure di sicurezza non solo per tutelare le popolazioni che vivono in zone rurali, ma anche le coltivazioni biologiche dalla contaminazione accidentale, come ha dichiarato Malia Grazia Mamuccini, portavoce della campagna «Cambia la Terra» e della campagna «Stop glifosato». È assurdo che oggi siano gli agricoltori del biologico a doversi difendere da chi usa prodotti chimici. L'agricoltore che adotta le tecniche della coltivazione biologica deve avere una fascia di sicurezza per evitare il rischio contaminazione che gli farebbe perdere la certificazione. La fascia di rispetto è una tutela importantissima che deve essere a carico di chi usa prodotti chimici;
    la petizione è nata da un'esigenza: quella di essere tutelati. Esigenza di persone comuni che non hanno scelto di vivere in un ambiente costantemente avvelenato da sostanze chimiche, ormai notoriamente dannose, ma che ci si sono comunque trovate immerse, come spiegano i promotori dell'iniziativa, che hanno anche dato vita a un gruppo Facebook, «No pesticidi»;
    il gruppo è aperto a tutti e ne fanno già parte agronomi, apicoltori, esponenti politici attivi e propositivi, medici, giornalisti, sindaci di comuni virtuosi che si sono distinti per aver attuato normative contro l'uso dei fitofarmaci, nonché, loro malgrado, malati di sensibilità chimica multipla, che conducono una vita estremamente complicata;
    infine, va ricordato il convegno «Terre libere da pesticidi» tenutosi il 31 gennaio 2017, promosso da Legambiente a cui hanno partecipato esperti scientifici e istituzionali, tra i quali Daniela Sciarra di Legambiente e Licio Cavezzoni, che hanno discusso delle buone pratiche agroambientali e dell'impatto dell'uso agricolo dei prodotti fitosanitari sulla salute e sul benessere dei consumatori. Nel corso del convegno è stato presentato «Pesticidi nel piatto», il rapporto di Legambiente sulla sicurezza alimentare;
    dalla lettura del rapporto di Legambiente si evince che la quantità dei residui di pesticidi che le Agenzie per la protezione ambientale e Istituti zooprofilattici sperimentali hanno rintracciato nei prodotti da agricoltura convenzionale, nei prodotti trasformati e miele resta elevata: salgono leggermente i campioni irregolari (1,2 per cento nel 2015, erano lo 0,7 per cento del 2014); mentre i prodotti contaminati da uno o più residui contemporaneamente raggiungono il 36,4 per cento del totale, più di un terzo dei campioni analizzati (9.608 campioni), in leggero calo rispetto al 2014 (41,2 per cento). La percentuale di campioni regolari senza alcun residuo invece, in leggero rialzo rispetto al 58 per cento del 2014, si attesta al 62,4 per cento;
    tra i casi eclatanti, i prodotti di provenienza extra Unione europea come il tè verde con 21 residui chimici e le bacche con 20, ma anche il cumino con 14 diverse sostanze, le ciliegie con 13, le lattughe e i pomodori con 11 o l'uva con 9 principi attivi;
    la frutta è il comparto dove si registrano le percentuali più elevate di multiresiduo e le principali irregolarità. Ma il massiccio impiego di pesticidi non ha ricadute significative solo sulla salute delle persone. Una maggiore attenzione deve essere rivolta anche alle ricadute negative sull'ambiente. Nuove molecole e formulati sono stati immessi sul mercato senza un'adeguata conoscenza dei meccanismi di accumulo nel suolo, delle dinamiche di trasferimento e del destino a lungo termine nell'ambiente. Occorre valutare meglio gli effetti in termini di perdita di biodiversità, di riduzione della fertilità del terreno, di accelerazione del fenomeno di erosione dei suoli;
    infine, il rapporto evidenzia che tra le sostanze attive più frequentemente rilevate ci sono: il Boscalid, il Penconazolo, l’Acetamiprid, il Metalaxil, il Ciprodinil, l’Imazalil e il Clorpirifos, sostanza riconosciuta come interferente endocrino, cioè capace di alterare il normale funzionamento del sistema endocrino e dannoso per l'organismo;
    tutti questi prodotti chimici non sono solo un pericolo per la salute umana e l'ambiente, ma sono anche la causa principale dell'aumento della mortalità delle colonie di api mellifere. Tra i principali accusati è il glifosato;
    la diminuzione delle api è un fenomeno sotto osservazione da anni: secondo la rivista Nuova Ecologia, almeno dal 2006 ha cominciato ad avere proporzioni vistose. Sono sotto accusa alcuni pesticidi di cui si fa largo uso in zone a prevalente monocoltura, come sono appunto molti territori del Nordest;
    secondo l'Efsa, l'agenzia europea per la sicurezza alimentare, il 9,2 per cento della popolazione delle api sarebbe a rischio di estinzione; la stessa agenzia nel 2013 ha detto che esiste un «elevato rischio» di correlazione tra il calo degli insetti e l'uso di alcune sostanze chimiche. È importante ricordare che il 27 aprile 2018 l'Unione europea ha imposto il divieto all'uso di tre neonicotinoidi, ma non il glifosato, proprio perché nocivi per le api,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative normative a livello nazionale, oltre che iniziative in sede di Unione europea, volte a vietare, in maniera permanente, l'utilizzo dei pesticidi e dei diserbanti, in particolare il dannoso glifosato, in ambito agricolo, al fine di salvaguardare l'ambiente, la biodiversità, nonché la salute pubblica;

2) ad assumere iniziative normative per favorire lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico;

3) ad assumere iniziative normative, a partire dalla revisione del piano d'azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari di cui al decreto legislativo del 14 agosto 2012, n. 150, affinché venga introdotta chiaramente e inderogabilmente la fascia di sicurezza per evitare il rischio di contaminazione chimica delle colture biologiche, delle abitazioni e degli spazi fruiti dalla popolazione e affinché sia stabilito l'obbligo di avvisare i residenti prima di ogni trattamento chimico, in modo da garantire, anche per chi vive in zone agricole, la tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e dell'ambiente, prevedendo l'introduzione di adeguate sanzioni per chi non rispetti i suddetti obblighi;

4) ad assumere, per quanto di competenza, iniziative per uniformare le metodiche di analisi delle acque in tutta la penisola, stante il fatto che nelle acque nazionali, e dunque in tutto l'ambiente e nella catena alimentare, stanno aumentando i residui di sostanze tossiche, anche in concentrazioni infinitesimali, e per bandire l'utilizzo di erbicidi, come il glifosato;

5) ad avviare un'indagine, attraverso l'Ispra e l'Istituto superiore di sanità, per verificare il potenziale rischio per le api e gli insetti pronubi derivante dall'utilizzo indiscriminato dei pesticidi, in particolare il glifosato, e dei diserbanti;

6) ad emanare nuove linee guida per l'uso del glifosato in agricoltura e, in particolare, per quanto riguarda l'esposizione delle api, alla luce del grave danno economico per migliaia di produttori di miele;

7) in considerazione del fatto che l'attuale sistema premia l'agricoltura che sostiene scelte ad alto impatto ambientale e sanitario, ad assumere iniziative per cambiare la destinazione di una significativa quota di risorse pubbliche al fine di sostenere un modello agricolo più sicuro, più sano e più equo, come quello biologico, a partire dalla redazione del piano strategico nazionale per l'utilizzo delle risorse della politica agricola comune dell'Unione europea.
(1-00100) «Muroni, Fornaro, Occhionero, Conte, Soverini».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

antiparassitario

agricoltura biologica

erbicida