ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00098

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 102 del 18/12/2018
Firmatari
Primo firmatario: LABRIOLA VINCENZA
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 18/12/2018
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
D'ATTIS MAURO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/12/2018
OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/12/2018


Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 26/02/2019

ATTO MODIFICATO IL 05/03/2019

Atto Camera

Mozione 1-00098
presentato da
LABRIOLA Vincenza
testo presentato
Martedì 18 dicembre 2018
modificato
Martedì 5 marzo 2019, seduta n. 136

   La Camera,

   premesso che:

    l'area di Taranto è stata dichiarata «ad elevato rischio di crisi ambientale» con la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata il 30 novembre 1990. Successivamente è stata inserita tra i siti di bonifica di interesse nazionale (Sin) dalla legge n. 426 del 1998, e con il successivo decreto del Ministero dell'ambiente del 10 gennaio 2000 ne è stata disposta la perimetrazione. Una perimetrazione che copre una superficie complessiva di circa 115 mila ettari, di cui 83 mila ettari di superficie marina che interessa l'intera area portuale;

    la Commissione europea ha più volte invitato l'Italia a risolvere la grave situazione di inquinamento dell'aria, del suolo, delle acque di superficie e delle falde acquifere, che interessa il sito dell'Ilva, la città di Taranto e tutto il territorio limitrofo allo stabilimento, anche oltre lo stretto perimetro circostante, a causa della trasmissione degli inquinanti nell'aria, nell'acqua e nel terreno;

    nel sito dell'Ilva, nella città di Taranto e in tutto il territorio limitrofo allo stabilimento, le diverse matrici ambientali, quali terreni, aria, acque di falda e non, mostrano mediamente elevati livelli di compromissione e inquinamento;

    l'area di Taranto vive da anni di una crisi ambientale gravissima, conseguenza di una notevole concentrazione di insediamenti industriali ad alto impatto ambientale, ma soprattutto della presenza sul territorio del più grande stabilimento siderurgico d'Europa. Le azioni ad oggi poste in essere non possono ritenersi sufficienti a mitigare tutte le criticità ancora ben presenti sul territorio;

    per gli interventi di riqualificazione, valorizzazione, sviluppo economico e risanamento ambientale legati alle forti criticità dell'area di Taranto, l'articolo 6 del decreto-legge n. 1 del 2015 ha previsto uno specifico contratto istituzionale di sviluppo denominato «CIS Taranto», il cui soggetto attuatore è Invitalia. A ciò si aggiungano gli specifici compiti affidati dal medesimo decreto-legge del 2015 al commissario straordinario (previsto dal decreto-legge 129 del 2012) per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto nonché per l'attuazione dell'intervento di messa in sicurezza e gestione dei rifiuti pericolosi e radioattivi del deposito ex Cemerad di Statte, incarico ricoperto dal 2014, dalla dottoressa Vera Corbelli. L'importo totale ad oggi trasferito sulla contabilità speciale del commissario straordinario è pari a 126.850.000 di euro;

    in questi anni le complesse vicende legate allo stabilimento Ilva e le conseguenti perduranti emergenze industriali sanitarie e ambientali, sono state affrontate quasi esclusivamente con provvedimenti legislativi d'urgenza;

    a pagare maggiormente le conseguenze di questa situazione sono soprattutto i cittadini dell'area di Taranto per la crisi sanitaria e ambientale irrisolta;

    ben poco si è fatto per le opere di ambientalizzazione e di risanamento del territorio, così come per le misure di sorveglianza e tutela sanitaria;

    come dimostrano i numerosi, studi epidemiologici a cominciare dallo studio Sentieri, curato dall'Istituto superiore di sanità, vivere in siti contaminati comporta mediamente un aumento di tumori maligni del 9 per cento tra 0 e 24 anni. In particolare, «l'eccesso di incidenza» rispetto a coetanei che vivono in zone considerate «non a rischio» è del 62 per cento per i sarcomi dei tessuti molli, 66 per cento per le leucemie mieloidi acute; 50 per cento per i linfomi Non-Hodgkin;

    difficile fare una graduatoria dei Sin in cui è più evidente l'impatto ambientale sulla salute, anche per la diversità di caratteristiche ambientali, di popolazione esposta, di storia di esposizione: sicuramente Taranto si conferma all'apice, insieme ai Sin pugliesi e siciliani;

    la popolazione dell'area di Taranto (oltre 200.000 abitanti nell'area Sin) è esposta non solo alle emissioni inquinanti degli stabilimenti Ilva ma anche all'inquinamento prodotto dalla raffineria, dal cementificio, dalle discariche, dall'area portuale, che è di grande dimensione;

    peraltro, con la legge regionale n. 21 del 2012, la Puglia ha disposto la redazione della valutazione del danno sanitario (Vds) a valere per determinate aziende particolarmente inquinanti. Tuttavia a detta valutazione del danno sanitario regionale si è sovrapposta quella di carattere nazionale disciplinata dall'articolo 1-bis del decreto-legge 207 del 2012 del successivo decreto del Ministero della salute 24 aprile 2013 con il quale il Ministero ha stabilito criteri metodologici utili per la redazione (Vds) nazionale, che di fatto può essere redatta successivamente alla conclusione dei lavori di ambientalizzazione prescritti dalle vigenti autorizzazioni integrate ambientali (AIA), rendendo inapplicabile quella redatta sulla base della normativa regionale. È invece necessario prevedere che la valutazione del danno sanitario venga fatta «in corso d'opera», ossia durante tutti i lavori di ambientalizzazione prescritti dalle vigenti autorizzazioni integrate ambientali (AIA), e non alla fine;

    per quanto attiene allo stato di salute della popolazione ovvero gli studi di sorveglianza epidemiologica in corso, dai primi anni ’90 la situazione sanitaria della popolazione della città di Taranto è stata oggetto di studi epidemiologici nazionali e locali. Gli studi svolti dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità), proprio a cavallo del 1990, rappresentano il punto di partenza della letteratura scientifica riguardo le possibili interazioni a Taranto tra inquinamento ambientale di origine industriale ed effetti sulla salute dei suoi cittadini. Tra i tanti studi si segnalano: a) la perizia epidemiologica Forastiere-Biggeri-Triassi, del giugno 2012, sui dati sanitari forniti dalla ASL di Taranto e sui dati ambientali forniti dall'ARPA Puglia, 4 cui risultati indicano come i quartieri più vicini alla zona industriale presentano un quadro di mortalità e ospedalizzazione più compromesso rispetto al resto dell'area studiata; b) il progetto Sentieri – area del Sin di Taranto – Istituto superiore di sanità, nel quale si evidenzia come la mortalità per tutte le cause, tutti i tumori, apparato circolatorio, respiratorio e digerente rivela, in entrambi i generi, eccessi rispetto al riferimento regionale; c) l'indagine epidemiologica sito inquinato Taranto (IESIT) – Osservatorio epidemiologico regione Puglia – ASL Taranto del 2013, il cui studio mostra come per le neoplasie vi sia un eccesso di ricoveri e mortalità per tutte le neoplasie per quanto riguarda la città di Taranto, e comunque come si presenti più frequentemente un eccesso di ricoveri e mortalità fra i residenti del comune capoluogo e dei comuni limitrofi rispetto agli altri comuni regionali. Alle medesime conclusioni giungono i report e gli studi epidemiologici realizzati in questi anni dalla stessa Asl di Taranto;

    il 24 gennaio 2019, la Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha emesso la sentenza sul caso Ilva, dando sostanzialmente ragione ai 180 cittadini dell'area tarantina che si erano rivolti alla Corte sostenendo di aver subito danni alla salute a causa delle emissioni dell'Ilva, in quanto lo Stato non avrebbe adottato le necessarie misure legislative per proteggere la loro salute e l'ambiente, vista la pericolosità dell'impianto, e la popolazione non sarebbe stata adeguatamente informata sui danni derivanti alla salute stessa;

    nella citata sentenza, la Corte ritiene che «la proroga di una situazione di inquinamento ambientale mette in pericolo la salute dei richiedenti» e, più in generale, «quella della popolazione residente in aree a rischio». Ritiene inoltre che «le autorità nazionali non hanno adottato tutte le misure necessarie per garantire l'effettiva tutela del diritto alla loro vita privata»;

    sarà ora il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, massimo organismo politico della istituzione da cui dipende la Corte, a dover informare il Governo italiano delle misure da adottare «per garantire l'esecuzione della sentenza della Corte». In ogni caso lo Stato italiano dovrà versare ai ricorrenti 5 mila euro per spese legali;

    è da troppo tempo che l'azienda sanitaria locale di Taranto denuncia l'assoluta carenza e inadeguatezza di mezzi e del personale a disposizione, rispetto alle reali necessità e ai bisogni del territorio;

    la richiesta di personale e mezzi da parte della Asl, è peraltro supportata dal dato emerso inequivocabilmente dall'aggiornamento sul registro tumori che inesorabilmente avverte che ci sarà necessità di lavorare in difesa della salute ancora per molti anni, sottointendendo un concetto chiaro in medicina che distingue gli effetti a breve da quelli a lungo tempo legati all'esposizione ad inquinanti;

    sono anni che l'azienda sanitaria di Taranto ha necessità di implementare la propria dotazione organica, rendendo possibile l'ingresso di nuove professionalità, in grado di raccogliere la richiesta di salute della popolazione. Da qui la necessità di consentire perlomeno l'avvio di procedure concorsuali che possano permettere il prosieguo delle attività di sorveglianza nella popolazione e nei lavoratori e monitoraggio, oltre alle ricerche epidemiologiche come l'elaborazione del registro tumori;

    ad una situazione di profonda criticità sanitaria e ambientale, si aggiunga che i cittadini del Rione Tamburi di Taranto stanno assistendo da tempo al lento ma costante deprezzamento delle proprie abitazioni a causa dell'inquinamento derivante dall'adiacente presenza dei parchi minerari del colosso dell'acciaio tarantino;

    dal 2013, molti cittadini del Rione Tamburi, hanno deciso di citare in giudizio l'Ilva di Taranto, per chiedere il risarcimento relativo al deprezzamento commerciale degli immobili, per via dell'inquinamento causato dallo stabilimento siderurgico. La Corte di cassazione con sentenza del 2005, accertò, definitivamente, che l'Ilva immetteva nelle zone circostanti circa 58 tonnellate al giorno di polvere ferrosa;

    è ormai un dato di fatto che circa l'80 per cento di tali polveri continuino a cadere sul quartiere Tamburi. Seppure i giudici di merito del tribunale di Taranto abbiano accertato la continuità di tali quantità immesse, e quindi, il diritto dei proprietari degli immobili al risarcimento, sarebbero stati risarciti solamente i proprietari che hanno avuto il pronunciamento giudiziale favorevole prima dell'insediamento dell'amministrazione straordinaria, e non invece quelli che lo avrebbero ottenuto dopo, creando una ingiusta discriminazione tra soggetti aventi lo stesso diritto;

    vale inoltre la pena sottolineare che l'attuale normativa prevede una sorta di immunità sia amministrativa che penale per gli acquirenti dell'Ilva prevista in riferimento alle condotte poste in essere dai medesimi acquirenti in attuazione del piano delle misure e delle attività di tutela ambientale sanitaria;

    una norma ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo molto probabilmente incostituzionale, che lede lo stesso rispetto del principio dello Stato di diritto, e che pone l'Italia come forse l'unico Paese che garantisce l'immunità penale agli acquirenti per l'eventuale mancato rispetto delle norme di tutela ambientale e della salute pubblica;

    il decreto-legge n. 1 del 2015 ha infatti previsto l'esclusione dalla responsabilità penale o amministrativa per il commissario straordinario e i suoi delegati, a fronte di condotte poste in essere in attuazione del piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria. Successivamente, con il decreto-legge n. 98 del 2016, si è integrato il comma 6 dell'articolo 2 del citato decreto-legge n. 1 del 2015, al fine di estendere anche all'acquirente, nonché ai soggetti da questi delegati, l'esclusione dalla medesima responsabilità penale e amministrativa per le condotte attuative del piano ambientale;

    proprio riguardo all'esenzione dalla suddetta responsabilità penale, l'Avvocatura generale dello Stato, nell'ambito del parere espresso il 21 agosto 2018, in merito a possibili anomalie relative alla procedura di gara per il trasferimento a terzi dei complessi industriali facenti capo alle società del gruppo ILVA, ricorda che, circa la suddetta esenzione per gli acquirenti, la stessa Avvocatura «ha già avuto modo di occuparsi con parere del 14 settembre 2017 (...) – rilevando che l'eventuale futura modifica del suddetto piano (ex articolo 1, comma 8.1 del decreto-legge n. 191 del 2015, e la variazione dei termini per la sua attuazione (ex articolo 1, comma 8, cit.), postula che l'esimente di cui all'articolo 2, comma 6 cit. operi per tutto l'arco temporale in cui l'aggiudicatario sarà chiamato ad attuare le prescrizioni ambientali impartite dell'amministrazione. Detto arco temporale risulterà quindi coincidente con la data di scadenza dell'autorizzazione integrata ambientale in corso di validità (23 agosto 2023)»;

    con riguardo al recupero e alla valorizzazione dell'area di Taranto, giova inoltre ricordare che nel 1992 fu siglato un protocollo di intesa tra il Ministro per gli interventi delle aree urbane, il Ministro della difesa, il Ministero per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, il presidente della regione Puglia, il presidente della provincia di Taranto e il sindaco di Taranto, per la delocalizzazione delle installazioni militari navali sul mar Piccolo ed il recupero e la valorizzazione degli immobili dismessi in funzione degli interessi della collettività;

    i soggetti firmatari con tale protocollo convennero che «costituiscono obiettivi primari per l'area di Taranto la delocalizzazione delle installazioni militari navali sul mar Piccolo ed il recupero e la valorizzazione degli immobili e degli spazi così dismessi, al fine di consentire un uso da parte della collettività aderente a nuovi modelli di sviluppo della città stessa, riferiti alla sistemazione viaria, alla promozione di nuove imprenditorialità a vocazione turistica, ad una accresciuta rete di servizi e di verde pubblico»;

    peraltro la città è fisicamente «imprigionata» nel suo sviluppo urbano, dai due muraglioni militari dislocati per chilometri lungo le coste del Mar Piccolo e del Mar Grande, che rendono inaccessibile ai tarantini il mare più vicino,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per prevedere lo stanziamento di maggiori risorse finanziarie necessarie per accelerare e garantire gli interventi di bonifica e di riqualificazione dell'area di Taranto;

2) ad avviare una interlocuzione con i nuovi proprietari dello stabilimento siderurgico, anche al fine di individuare tutti gli strumenti normativi idonei, volti a favorire un cambio di tecnologie produttive;

3) ad adottare le iniziative di competenza per prevedere, anche in deroga ai vigenti limiti finanziari e assunzionali, l'avvio di procedure concorsuali che possano consentire all'azienda sanitaria locale di Taranto le indispensabili attività di sorveglianza nella popolazione e il monitoraggio epidemiologico;

4) ad adottare iniziative per stanziare opportune risorse al fine di garantire la prosecuzione del piano di sorveglianza della salute della popolazione residente nei comuni di Taranto e di Statte, di cui all'articolo 2 comma 4-quinquies, del decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136;

5) a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative per attribuire, di concerto con la regione Puglia, all'azienda sanitaria locale di Taranto un assetto speciale che la ponga sotto il diretto controllo delle istituzioni statali, proprio per la particolare situazione sanitaria che colpisce la popolazione dell'intera provincia;

6) a promuovere, per quanto di competenza e di concerto con gli enti territoriali, l'implementazione dei programmi di aggiornamento per il personale medico della Asl di Taranto, con particolare riguardo ai medici pediatri, anche al fine di garantire una efficace e costante sorveglianza epidemiologica in conseguenza delle interazioni nell'area di Taranto tra inquinamento ambientale ed effetti sulla salute dei suoi cittadini, anche con riferimento ai conseguenti accertati casi di ritardo cognitivo nella prima infanzia;

7) relativamente al rapporto di valutazione del danno sanitario (Vds), da redigere nelle aree interessate dagli stabilimenti di interesse strategico nazionale, di cui al comma 1 dell'articolo 1-bis, del decreto-legge n. 207 del 2012, ad apportare le opportune modifiche al decreto ministeriale 24 aprile 2013, recante i criteri metodologici utili per la redazione del rapporto di valutazione del danno sanitario (Vds), al fine di garantire che il medesimo rapporto Vds venga redatto periodicamente durante tutti i lavori di ambientalizzazione prescritti dalle vigenti autorizzazioni integrate ambientali (Aia), e che a seguito del suddetto rapporto di valutazione del danno sanitario, l'Aia possa essere soggetta a riesame;

8) ad adottare iniziative per stanziare adeguate risorse al fine di assicurare l'attività di controllo e monitoraggio ambientale, attualmente svolta dall'Arpa Puglia, anche implementando le attuali stazioni fisse e mobili di monitoraggio della qualità dell'aria, per la rilevazione in continuo degli inquinanti PM10, PM2.5, NOx, 03, benzene, CO, S02, e prevedendo a tal fine monitoraggi trimestrali;

9) ad adottare le iniziative di competenza per far sì che si possa procedere ad assunzioni o stabilizzazioni di personale, presso l'ARPA Puglia, indispensabili per il pieno svolgimento dei relativi compiti istituzionali;

10) a prevedere un'iniziativa normativa volta ad abrogare la norma vigente che prevede l'esclusione dalla responsabilità penale e amministrativa dell'acquirente dell'Ilva, nonché dei soggetti da questi delegati per le condotte attuative del piano ambientale;

11) ad adottare iniziative per provvedere al risarcimento di quei cittadini del rione Tamburi, che hanno ottenuto il pronunciamento favorevole per il risarcimento dei danni successivamente all'amministrazione straordinaria, e che non sono ancora stati liquidati, garantendo loro in tal modo, pari diritto rispetto ai cittadini che hanno avuto il medesimo pronunciamento favorevole ma sono stati subito risarciti solo in quanto detto pronunciamento è avvenuto prima dell'avvio della medesima amministrazione straordinaria;

12) a mettere in atto tutte le iniziative urgenti volte a garantire l'esecuzione della sentenza della Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo del 24 gennaio 2019, e a risarcire i ricorrenti in relazione alle somme dovute per spese legali;

13) ad adottare iniziative per istituire un fondo a favore dell'area di Taranto volto a finanziare misure di favore per le nuove attività imprenditoriali legate alla green economy, e per gli imprenditori e lavoratori del settore primario le cui attività sono state penalizzate dall'inquinamento;

14) ad avviare le opportune iniziative volte alla valorizzazione dell'Arsenale militare di Taranto, anche tramite aggiudicazione a privati per mezzo di asta pubblica, anche prevedendo la demolizione del muraglione militare, per garantire il recupero dell'area e degli spazi di verde pubblico a favore della collettività;

15) ad adottare le iniziative di competenza per avviare un processo di formazione per tutti gli operatori del settore (magistrati, forze di polizia e capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali e altro) riguardo alla legge n. 68 del 2015, al fine di migliorare la lotta contro gli illeciti ambientali;

16) ad istituire, di concerto con gli enti nazionali e territoriali interessati, un tavolo tecnico operativo che coordini una task force, costituita da un pool di agenti appartenenti sia ai comparti di terra che di mare (capitaneria di porto, guardia di finanza, carabinieri e polizia municipale), con il supporto dell'Arpa regionale, con il compito di contrastare gli illeciti perpetrati a danno della pesca ed in particolare dei mitili, dei datteri, dei ricci di mare e ostriche locali, e di controllare e prevenire la pesca abusiva sia nell'area del Mar Piccolo che su tutta la costa marina dell'area di Taranto;

17) a provvedere, con le opportune iniziative di competenza, al potenziamento degli organici delle forze di pubblica sicurezza impegnate nella lotta alla pesca di frodo, oltre che a fornire, potenziare, integrare e modernizzare mezzi e strumenti necessari allo scopo;

18) ad attivarsi, con gli enti territoriali interessati, al fine di implementare il controllo del litorale alto ionico della provincia di Taranto e il monitoraggio continuo delle attività di pesca, con particolare attenzione verso la pesca a strascico nelle zone vietate con deturpazione del patrimonio biologico, al fine di contrastare le attività illegali e comunque di garantire una efficace salvaguardia della fauna ittica e, in particolare, quella protetta.
(1-00098) «Labriola, D'Attis, Occhiuto».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

epidemiologia

sanita' pubblica

protezione dell'ambiente