XVIII Legislatura

Commissione parlamentare per la semplificazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 18 di Mercoledì 6 ottobre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Stumpo Nicola , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SEMPLIFICAZIONE DELLE PROCEDURE AMMINISTRATIVE CONNESSE ALL'AVVIO E ALL'ESERCIZIO DELLE ATTIVITÀ DI IMPRESA

Audizione di rappresentanti di Enel Italia S.p.A.
Stumpo Nicola , Presidente ... 3 
Iaccarino Fabrizio , responsabile sostenibilità e affari istituzionali Enel Italia S.p.A (intervento da remoto) ... 3 
Stumpo Nicola , Presidente ... 8 
Buratti Umberto (PD)  ... 8 
Piarulli Angela Anna Bruna  ... 9 
D'Attis Mauro (FI)  ... 9 
Moschioni Daniele (LEGA)  ... 9 
Stumpo Nicola , Presidente ... 10 
Iaccarino Fabrizio , responsabile sostenibilità e affari istituzionali Enel Italia S.p.A (intervento da remoto) ... 10 
Stumpo Nicola , Presidente ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
NICOLA STUMPO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  Ricordo che, trattandosi di seduta dedicata all'attività conoscitiva, ai componenti della Commissione è consentita la partecipazione da remoto, in videoconferenza, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento. In proposito, per i componenti che intendono partecipare ai lavori secondo la predetta modalità è necessario che risultino visibili alla Presidenza, soprattutto nel momento in cui svolgono il loro intervento.

Audizione di rappresentanti di Enel Italia S.p.A.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla semplificazione delle procedure amministrative connesse all'avvio e all'esercizio delle attività di impresa, l'audizione di rappresentanti di Enel Italia S.p.A., rappresentata con l'intervento da remoto dall'avvocato Fabrizio Iaccarino, responsabile sostenibilità e affari istituzionali di Enel Italia, che ringrazio per essere qui con noi.
  Ricordo che i temi oggetto dell'indagine conoscitiva che la Commissione sta svolgendo sono al centro dei più recenti documenti di finanza pubblica. In particolare, nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanze (Nadef) 2021, all'esame del Parlamento in questi giorni, il Governo sottolinea come la riforma della pubblica amministrazione e l'Agenda delle semplificazioni rappresentino elementi chiave per superare i principali colli di bottiglia dell'economia italiana e stimolare la crescita di lungo periodo attraverso un significativo pacchetto di riforme strutturali, in linea con quanto evidenziato nei precedenti documenti di bilancio e nel PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), volto a realizzare un Paese più innovativo e digitalizzato, più rispettoso dell'ambiente, più inclusivo nei confronti della disabilità, più aperto ai giovani e alle donne e più coeso territorialmente.
  Nel mese di luglio il Parlamento ha esaminato il decreto-legge n. 77 del 2021, il cosiddetto «decreto Semplificazioni», che ha dato delle prime risposte alle diverse questioni che si presentano al nostro orizzonte e che rappresenta una delle prime misure di attuazione date al PNRR.
  Chiederei quindi di portare all'attenzione della Commissione le principali tematiche e le proposte che, dall'angolo di visuale dell'Enel S.p.A. nei settori di competenza, possano contribuire a lavorare nella direzione indicata.
  Lascio quindi la parola all'avvocato Iaccarino, che ringrazio nuovamente per aver aderito all'invito a partecipare ai nostri lavori. Prego, avvocato Iaccarino, a Lei la parola.

  FABRIZIO IACCARINO, responsabile sostenibilità e affari istituzionali Enel Italia S.p.A (intervento da remoto). Grazie e buongiorno. Grazie a tutti i componenti della Commissione per questa possibilità di poter dare il nostro punto di vista in questa Pag. 4materia fondamentale, ossia la semplificazione.
  Innanzitutto, dico qualche parola sul gruppo Enel: è un gruppo ormai multinazionale, presente in cinque continenti e circa trenta Paesi, che ha una forte presenza e identità evidentemente italiana, che abbiamo e che manterremo e coltiveremo nel tempo, anche grazie a tutti quegli interventi che potranno essere resi possibili dalle misure di semplificazione che Lei ha citato.
  Per quello che riguarda in particolare la presenza del gruppo Enel in Italia oggi, do qualche accenno in modo da poter dare un quadro ed entrare nel merito dell'intervento e delle misure di semplificazione che auspichiamo. È un gruppo che oggi sta spostando la sua capacità di generazione e di produzione di energia elettrica in modo sensibile verso le rinnovabili. Infatti, sta chiudendo progressivamente gli ultimi cinque impianti a carbone della flotta da qui al 2025 e probabilmente qualcuno già alla fine di quest'anno. È un gruppo che sta investendo moltissimo nelle infrastrutture, nelle reti e nella cura dei clienti finali.
  Da questo punto di vista le tre linee di sviluppo fondamentali del piano industriale di Enel presentato lo scorso anno – e che verrà presentato in autunno nella forma rinnovata per il triennio 2022-2024 – prevedono: la decarbonizzazione – quello che accennavo prima –, il passaggio ad una produzione con una minore impronta di CO2, ovvero passare da carbone a gas e da gas alle rinnovabili; le reti di distribuzione, quindi la digitalizzazione delle reti, che abiliterà questo fenomeno fondamentale dell'accesso sempre maggiore di energie rinnovabili, ma anche servizi quali la mobilità elettrica e la partecipazione dei cittadini alla vita attiva del sistema energetico, con conseguenti benefici economici che sono tanto di attualità rispetto al tema della bolletta; l'elettrificazione dei consumi finali, che va in un'ottica di efficientamento dell'efficienza energetica, con l'elettrificazione dei consumi finali. Ad esempio, penso al tema della mobilità elettrica, del passaggio a un riscaldamento-raffrescamento elettrico, del 100 per cento delle misure di contenimento e all'elettrificazione, che è un'altra leva fondamentale di sviluppo.
  Per fare questo, nell'ultimo piano industriale – che sicuramente verrà incrementato quest'anno – si prevedeva un +54 per cento degli investimenti in Italia nel triennio 2021-2023, con +65 per cento delle rinnovabili e il +50 della distribuzione. Si tratta di numeri – 14 miliardi – e sfide importanti che proprio per questo hanno bisogno, presidente e commissari, di misure che aiutino a mettere a terra tutta questa capacità di investimento del gruppo e di tutto il settore, perché quello che stiamo raccontando rappresenta il paradigma della trasformazione energetica che coinvolge tutto il settore energetico.
  Come è stato richiesto, parto da un commento delle misure degli ultimi provvedimenti di semplificazione. Sicuramente anche noi pensiamo che sia un primo passo positivo. Nei due decreti Semplificazioni, nel decreto-legge n. 76 del 2020 e nel n. 77 del 2021, ci sono misure di semplificazione positive come l'individuazione delle opere PNIEC (Piano nazionale integrato per l'energia e il clima) nell'allegato 1-bis; la promozione del ricorso alla Conferenza dei servizi semplificate; la valorizzazione del silenzio-assenso; la perentorietà di termini e poteri sostitutivi, un concetto molto importante che è stato introdotto; l'aumento dell'incentivazione dell'interlocuzione tra amministrazione e privato e alcuni aspetti come la creazione di sovrintendenze e comitati speciali, che da un certo punto di vista migliorano l'organizzazione amministrativa della pubblica amministrazione in questo settore; l'introduzione della non assoggettabilità VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) per i sistemi di accumulo di energia, che sono molto importanti per consentire questa trasformazione energetica, dando stabilità alla produzione da fonti rinnovabili; l'introduzione della PAS (procedura abilitativa semplificata) agli accumuli ancora in esercizio; e, in generale, la semplificazione di diverse procedure autorizzative.
  Guardiamo con interesse anche allo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva fonti rinnovabili RED Pag. 5II, che in questi giorni è all'esame di entrambe le Camere del Parlamento, che dal nostro punto di vista costituirà un'ulteriore occasione di semplificazione e di incentivazione degli investimenti in questo settore. Penso all'istituzione degli sportelli unici per le energie rinnovabili e ai modelli unici; alla definizione di discipline per l'individuazione delle superfici di aree idonee e non idonee; all'installazione delle fonti rinnovabili e alla riduzione di un terzo dei termini degli iter autorizzativi di queste aree; nonché alla produzione di nuovi business e nuove attività che mettono il cittadino al centro del paradigma energetico, come l'autoconsumo collettivo e le comunità energetiche, come pure le discipline semplificate per gli elettrolizzatori, che sono un elemento infrastrutturale fondamentale per la produzione di idrogeno.
  Sono sicuramente misure positive ed è un ottimo inizio, ma evidentemente non basta, perché la trasformazione energetica ed ecologica – e anche il PNRR, che è un ulteriore acceleratore – devono incentivare tutto il sistema Paese a spingere nella direzione di semplificazione, snellimento e realizzazione tempestiva.
  Da questo punto di vista vediamo anche un'accelerazione rispetto ai provvedimenti attuativi, ma tra quelli che ho citato ve ne sono anche alcuni che ancora attendiamo. Questo è un altro aspetto fondamentale, oltre a quello dell'impostazione di buone regole, perché evidentemente è fondamentale che i provvedimenti attuativi vengano messi a terra nei tempi dovuti.
  Faccio l'esempio delle linee guida nazionali per le regioni per le reti di distribuzione, di cui siamo ancora in attesa e, a valle del recepimento della direttiva RED II, quello che sarà poi il processo di individuazione delle aree idonee e non idonee – mi rendo conto che non è banale –, poiché per individuarle ci sono sei mesi a carico dello Stato e poi sei mesi a carico delle regioni per andare alla definizione puntuale in queste aree. Un anno è un tempo lungo in un periodo in cui dovremmo installare, come dice il Ministro Cingolani, 8 mila megawatt l'anno, ma ne stiamo installando circa ottocento.
  Dobbiamo sforzarci tutti quanti di darci l'obiettivo di rispettare questi termini e, se possibile, persino anticiparli, perché la sfida è oggi.
  Come gruppo Enel abbiamo legato questa visione di decarbonizzazione, digitalizzazione ed elettrificazione nell'ottica della sostenibilità, sposando anche gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Il 90 per cento del nostro piano industriale è collegato ad Obiettivi di sviluppo sostenibile, ma è un piano industriale e comporta investimenti e possibilità di ricadute molto importanti sul territorio, sulle imprese italiane che lavorano con noi e sui territori che ospitano i nostri impianti e le nostre infrastrutture.
  Andando alle proposte, in questi settori della decarbonizzazione, della digitalizzazione e dell'elettrificazione, a nostro avviso, ci sono ancora diverse aree di miglioramento e proposte che, ad avviso di Enel, possono essere avanzate. Gli obiettivi sulle rinnovabili sono molto sfidanti, ma ancora abbiamo tempistiche lunghe, e per certi versi frammentarie e incerte, così come delle difficoltà nel rapporto Stato-regioni. Da questo punto di vista anche gli accumuli di energia vanno ulteriormente «incentivati» non tanto attraverso le misure economiche, ma attraverso misure di semplificazione.
  Da un lato l'indicazione delle aree idonee dovrà essere fatta in modo che non sia un'indicazione limitativa o minima, ma che siano aree ampie, dove si possa esercitare anche la possibilità di realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili; dall'altro, nel momento in cui sarà fondamentale l'elemento partecipativo con le regioni, la possibilità che gli obiettivi vengano spalmati sulle regioni – come prevede anche la direttiva RED II – e che ci sia un forte impegno della regione nell'esecuzione, eventualmente anche con poteri sostitutivi nei casi in cui le regioni non andassero verso la direzione di centrare questi obiettivi, guardando anche in positivo e prevedendo, ad esempio – questo è un nostro pallino – meccanismi premiali dallo Stato alle regioni, addirittura per il raggiungimento dei target regionali. Pag. 6
  Oltre a questo, naturalmente, andranno previste anche l'estensione dell'esclusione di valutazione ambientale per diverse configurazioni di accumuli e altre misure più di dettaglio che non sto qui a citare, poiché invieremo successivamente una relazione.
  Per quello che riguarda la decarbonizzazione e l'uscita dal carbone, è una grande sfida, un grande obiettivo che abbiamo come Paese. Uscire entro il 2025 dalla produzione del carbone pone una sfida attuale, una sfida in cui crediamo moltissimo. Noi stiamo spingendo moltissimo a livello organizzativo per poter realizzare tutta quella capacità sostitutiva, vale a dire le fonti rinnovabili, i sistemi di accumulo di energia e anche quel poco gas che sarà necessario – a nostro avviso, e ad avviso del Piano nazionale sull'energia –, per mantenere un bilanciamento della rete. Su questo più che misure puntuali da un punto di vista normativo abbiamo l'esigenza che il sistema si focalizzi e spinga in questa direzione, abilitando questo grande cambiamento.
  Sull'efficientamento energetico vediamo che sta avendo un grande successo il superbonus del 110 per cento e abbiamo letto della possibilità di un rinnovo al 2023. Riteniamo che la validità del superbonus andrebbe estesa almeno fino al 2014 e che possa essere ulteriormente incisa la stabilità, la chiarezza e la semplificazione dei profili normativi, amministrativi o burocratici che sicuramente hanno migliorato l'esecuzione del 110, ma ancora ci sono alcuni aspetti di importante miglioramento. Anche l'allargamento della platea dei beneficiari – come, ad esempio, i soggetti Ires – è un qualcosa che andrebbe valutato, considerando un po' la caratteristica anche del patrimonio immobiliare italiano, così come l'estensione – favorendo investimenti – anche ad altri sistemi utili alla digitalizzazione della gestione dei propri consumi elettrici, come l'inclusione nella lista dei devices che possono entrare nel bonus del 110 per cento anche a sistemi di monitoraggio energetico e di controllo dei propri impianti, che abiliterebbero ulteriormente l'efficientamento energetico.
  Un altro tema molto importante in materia di appalti pubblici riguarda il fatto che abbiamo nel nostro settore l'articolo 177 del codice degli appalti che impone l'obbligo per i titolari di concessioni di affidare una quota pari all'80 per cento dei propri contratti mediante procedure di evidenza pubblica: in buona sostanza, dare in outsourcing la maggior parte delle proprie attività. Penso al concessionario della rete di distribuzione, che gestisce circa l'80 o l'85 per cento della rete di distribuzione nazionale, che in un momento in cui ci sono fortissimi investimenti nel settore e una richiesta di una forte accelerazione nella digitalizzazione delle reti, dovrebbe paradossalmente spogliarsi di circa 8 mila operai e colleghi, in quanto le attività dovrebbero essere di fatto esternalizzate.
  In assenza di una direttiva dell'Unione europea in tal senso, riteniamo che questo non sia sicuramente un'indicazione giusta, ma pensiamo che vada affrontato l'intervento legislativo – su questo abbiamo sentito forte anche la voce dei sindacati – per superare definitivamente l'interpretazione forzata dell'articolo – che include anche il settore elettrico – ed escludere il settore da questa applicazione.
  Un altro tema fondamentale per noi è la mobilità elettrica. La promozione dell'elettrico nei trasporti è un obiettivo strategico, che l'Italia ha ribadito nel PNRR e naturalmente fa parte della transizione di cui abbiamo parlato e di cui si parla molto. In questo senso è fondamentale un'accelerazione dell'infrastrutturazione per la ricarica su tutto il territorio nazionale, incluse le autostrade. L'obiettivo è di avere 100 mila punti di ricarica nel 2030.
  Abbiamo visto che anche a causa di direttive e di una spinta in ottica della sostenibilità ormai la produzione di automobili è quasi tutta orientata all'elettrico, all'ibrido o al plug-in. Per questo motivo, a nostro avviso, la necessità di ricarica, specie in autostrada, va incentivata attraverso misure di semplificazione che consentano, ad esempio, di realizzare infrastrutture di ricarica considerando le opere di urbanizzazione primaria con tutte le semplificazioni del caso, oppure consentire agli operatori Pag. 7 che vanno a realizzare queste infrastrutture di ricarica di installare in autostrada integrando i piani di concessionari pubblici.
  È un elemento molto importante, a cui teniamo molto, perché oltre alla possibilità di ricaricare in città è evidente che sarà fondamentale per la definitiva spinta della mobilità elettrica di andare ad incidere sulle superstrade e le autostrade. Su questo è davvero molto importante anche prevedere che queste infrastrutture di ricarica che verranno installate in autostrada dovranno essere a ricarica super-rapida, per consentire soste di massimo venti minuti e avere circa l'80 per cento del pieno. A quel punto sarà necessario il rafforzamento della rete e quindi anche misure di semplificazione nell'ottica di prevedere l'installazione di cabine destinate all'alimentazione di infrastrutture ultraveloci all'interno del provvedimento di SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività) che andrà previsto per le infrastrutture di ricarica.
  Un altro tema di grande attualità è l'idrogeno. La visione di Enel sul punto è molto netta e chiara: noi pensiamo che vada sviluppato l'idrogeno verde, ovvero un idrogeno sostenibile, a zero emissioni, alimentato da fonti rinnovabili.
  L'articolo 38 del decreto legislativo di recepimento della direttiva RED II definisce le procedure per autorizzare la realizzazione di elettrolizzatori per la produzione di idrogeno ed è un'ottima cosa che se ne stia occupando.
  Ci sono aree di miglioramento, perché la norma può essere resa più chiara. A nostro avviso, l'iter autorizzativo previsto va reso più flessibile in caso di connessione con impianti rinnovabili già autorizzati. Inoltre, c'è un limite di potenza di 10 megawatt che, in base alla nostra esperienza industriale, riteniamo possa escludere all'atto pratico la concreta applicazione di questi primi progetti pilota e di sperimentazione.
  Per questo motivo proponiamo l'innalzamento dei limiti di potenza a 20 megawatt, l'inclusione delle infrastrutture connesse nell'iter autorizzativo, autorizzazioni dedicate per impianti di idrogeno verde e gestione sinergica di procedure autorizzative in caso di integrazione di questi impianti con altri impianti rinnovabili già esistenti o magari ancora da realizzare.
  Un altro settore di cui si parla molto oggi in un'ottica di produzione di energie rinnovabili, un'altra iniziativa su cui stiamo discutendo – con un grande successo da parte della gente, una forte partecipazione – è quello delle comunità energetiche. Le comunità energetiche sono importanti e ci crediamo molto. Pensiamo che siano positive le norme contenute nelle disposizioni in materia. Una potenziale criticità nel ruolo della rete di distribuzione nella condivisione di energia è che si parla nel decreto legislativo di sub-concessioni e di duplicazioni di reti.
  Pensiamo – come pensa anche ARERA (Autorità di regolazione per energia, reti e ambienti), abbiamo letto alcuni pareri – che una costosa duplicazione di infrastrutture rende una certa inefficienza che oggi non è benvenuta in questo contesto così importante di promozione delle comunità energetiche. Pensiamo che sia discriminatorio non prevedere per gli impianti fotovoltaici con potenza superiore a un megawatt di poter condividere energia all'interno delle comunità energetiche.
  Pensiamo anche che vada lasciato ad ARERA il compito di individuare l'ambito di condivisione nelle comunità energetiche che oggi è limitato alla cabina primaria di riferimento, ma le cabine primarie possono avere potenze e capacità molto varie, da 70 a 10, respingendo così il perimetro della comunità energetica. Pensiamo che vada lasciato ad ARERA il compito di individuare in modo più tecnico l'ambito di condivisione, il perimetro di queste comunità energetiche, sulla base di altri criteri, ad esempio dall'aggregato del codice di avviamento postale o alter formule che potrà individuare la stessa Autorità per l'energia.
  Infine – ultimo, ma non per importanza – vi è la materia di elettrificazione delle banchine, al fine di consentire la mobilità elettrica e l'elettrificazione anche della sosta delle navi in porto, poiché sappiamo che altrimenti si alimentano – soprattutto le navi da crociera – in porto con gasolio, Pag. 8addirittura con l'esenzione del pagamento di accise e altre imposte.
  Pensiamo che – visto che lo prevede già il PNRR, con circa 700 milioni di investimenti – per l'elettrificazione vada studiato un percorso amministrativo e la definizione di una tariffa elettrica dedicata da utilizzare laddove è già stata prevista una norma, ma non è stata ancora implementata, che renda realmente competitivo per gli armatori la possibilità di attivare in porto una produzione più sostenibile, qualificando come servizio tutti i benefìci del caso dal punto di vista amministrativo; inoltre, prevedere una norma, in ottica di semplificazione in senso stretto, che consenta di autorizzare insieme all'opera infrastrutturale, alla colonnina che dà la possibilità alle navi di collegarsi ed elettrificarsi, il collegamento di tutte quelle opere accessorie a monte importanti – penso potenzialmente alla rete di Terna, o del concessionario della distribuzione – al fine di abilitare questo processo.
  Concludendo, il nostro settore dell'energia sta attraversando una fase estremamente importante e forse per la prima volta nella nostra storia quello che non manca sono le risorse, tanto a livello di raccolta di capitale privato – stiamo emettendo bond legati a Obiettivi di sviluppo sostenibile e stiamo avendo un grande successo – tanto a livello di partecipazione pubblica. Infatti, abbiamo da poco avviato un processo di crowdfunding sulla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili, proprio per stimolare il processo di partecipazione dei cittadini alla realizzazione di impianti, provando anche a superare quello che attanaglia anche la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili.
  Poiché ci teniamo tantissimo, ribadisco un altro processo fondamentale, ovvero la chiusura del carbone, che a nostro avviso sarà sicuramente possibile, ma sarà possibile accelerare nel momento in cui ci sarà questa capacità sostitutiva. Per favorire questo, poiché la rete – passatemi la battuta – è l'abilitatore della maggiore capacità di ricezione di fonti rinnovabili e sinonimo dei modelli energetici, di certo le semplificazioni normative e autorizzative sono un elemento abilitante fondamentale per mettere a terra tutta la capacità di investimento del settore privato e poi la realizzazione fondamentale dei tempi e degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che sono ovviamente molto sfidanti.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Iaccarino. La sua relazione davvero completa ci ha fornito uno spaccato della situazione tanto per l'azienda quanto per un'idea e un modello di sviluppo a cui Enel vuole in qualche modo partecipare in questa fase importante, come Lei ha detto, dove non mancano le risorse, ma c'è bisogno anche di idee innovative per utilizzare al meglio queste risorse.
  Chiedo ai colleghi se c'è qualcuno che vuole fare delle domande. Prego, onorevole Buratti.

  UMBERTO BURATTI (intervento da remoto). Intanto mi sia consentito di salutare il dottor Iaccarino, che ho avuto modo di conoscere in un momento della mia vita, quando da sindaco dovevo svolgere un'importante fase di ricostruzione del mio comune all'indomani di un uragano che ci aveva veramente sconvolto. Devo dire che anche in quell'occasione Enel ha dimostrato in tutte le sue articolazioni – dalla dirigenza fino al personale impiegato sulla strada – di realizzare e ricostruire quell'impegno e quelle attività che ci hanno consentito in breve tempo di tornare alla normalità.
  Credo che questa sia poi quella realtà che noi conosciamo di Enel come cittadini, come imprenditori e come amministratori.
  Pensando alle parole di questa mattina del dottor Iaccarino, credo che dobbiamo tornare di nuovo a quella parte della semplificazione che è fondamentale se davvero in questa fase il Paese deve passare in tempi brevi a questo nuovo momento della decarbonizzazione.
  Nelle richieste che sono state fatte dal dottor Iaccarino, credo che la cosa un po' più complessa sia il dibattito che c'è un po' sulle aree da dare a disposizione: sentiamo a volte nelle comunità che non è semplice Pag. 9arrivare ad individuare queste aree e questo è comprensibile.
  Sentivo parlare anche dell'importanza di condividere, della partecipazione dei cittadini e se abbiniamo, laddove ci saranno queste aree, anche una riduzione per i cittadini che si trovano nelle immediate vicinanze degli impianti, oppure per quei comuni che si faranno carico di avere questi impianti, ragionando anche con ARERA, si potrebbe definire dei sistemi che possano in qualche maniera essere premianti perché, come sappiamo, molte volte tutti vogliamo le infrastrutture, però le vogliamo sempre lontane dalle nostre abitazioni.
  Per il resto non ci sono domande particolari. Il tema del codice degli appalti è un tema molto importante e comprensibile da parte di chi ha delle strutture organizzate che riescono ad operare anche in breve termine e dare quelle risposte di cui l'azienda ha bisogno.
  Più che altro occorre prendere atto delle cose che sono state dette e vediamo di proporle per modificare, come è stato richiesto e rappresentato dal dottor Iaccarino. Grazie.

  ANGELA ANNA BRUNA PIARULLI (intervento da remoto). Buongiorno. Ringrazio sia il presidente sia il relatore per questa esposizione. Volevo conoscere quale iniziativa noi possiamo intraprendere per coinvolgere i comuni e i cittadini e poter arrivare a queste comunità energetiche. Grazie.

  MAURO D'ATTIS (intervento da remoto). Buongiorno. Grazie, presidente. Sono contento dell'audizione di Enel e saluto il dottor Iaccarino, che ha ripreso i temi che abbiamo già affrontato sia nella semplificazione sia nel dibattito sul «decreto semplificazioni» esaminato in Parlamento.
  Mi ha colpito, ovviamente, la riflessione sul limite dei 10 megawatt, perché conosco proprio personalmente il tema, in quanto depositammo un emendamento che permetteva sostanzialmente di impiantare installazioni su terreni SIN (siti di interesse nazionale) dove ci sono zone agricole che ormai non sono più zone agricole e in cui addirittura vi è il divieto di coltivazione. Questo limite dei 10 megawatt mi fu imposto con una riformulazione dal Governo. Siccome siamo tra intimi, la cosa straordinaria è che la rimodulazione me l'ha fatta il MITE (Ministero della transizione ecologica). Questa è una riflessione che voglio fare anche con i colleghi, perché dobbiamo consentire la transizione ecologica. È ovvio che se si sta su determinati terreni, credo che l'assalto del fotovoltaico alle aree agricole sia da bandire, purtroppo, e non abbiamo la possibilità di tappezzare tutta l'Italia di fotovoltaico.
  Credo che questa sia una riflessione verso cui vorrei portare anche Enel, chiedendole cosa ne pensa, perché rispetto alle esigenze e agli obiettivi che vengono rappresentati anche dallo stesso Ministro Cingolani, in linea con gli impegni che prendiamo in Europa, per fare l'idrogeno verde c'è bisogno, per esempio, di fotovoltaico e, al netto dell'uso di queste aree – come è previsto anche nell'emendamento –, cioè aree industriali e aree sottoposte a bonifica eccetera, non abbiamo altre aree in Italia. Infatti, l'Italia è un Paese meraviglioso, ma proprio per questo probabilmente non troveremo mai disponibilità di aree per il fotovoltaico.
  Sull'idrogeno verde la domanda è: fino a che punto possiamo arrivare veramente a pensare di produrre idrogeno verde, considerato che poi c'è il problema dell'utilizzatore dell'idrogeno verde, che è un altro tema sul quale credo che non solo Enel, ma anche il Governo si sta interrogando?
  Riprendendo quello che diceva anche il collega Buratti, presidente, credo che queste riflessioni che abbiamo raccolto – insieme alle altre – debbano far parte proprio di un incontro tra la Commissione e il Governo e verificare che non accada quello che, per esempio, è accaduto a me – lo racconto come esperienza personale –, perché la limitazione mi è stata data dal Ministero della transizione ecologica su un emendamento che era in funzione della transizione ecologica, con il rischio che tutto divenga più complicato. Grazie.

  DANIELE MOSCHIONI. Grazie, presidente. Anche io ringrazio Enel per la relazione Pag. 10 che ha portato, però va fatta una piccola considerazione. Visto che si parla di impianti fotovoltaici, più di qualcuno si è preoccupato anche di su che terreni installare questi impianti e dico questo da sindaco, perché il rappresentante di Enel diceva che si devono valorizzare anche le amministrazioni comunali o gli stessi privati per far sì che questi impianti vengano installati.
  Tuttavia, per esperienza personale dico che rischiamo di trovarci con le aree verdi industriali – fortunatamente nelle zone agricole non si può – tappezzate di impianti fotovoltaici.
  Faccio una riflessione: secondo me anche a livello governativo si dovrebbe valutare il tema dei termovalorizzatori per creare energia elettrica. Infatti, se da una parte abbiamo il problema di come gestire la questione dei rifiuti, dall'altra, bruciando con impianti sicuri – perché l'Europa ci sta dimostrando che ci sono impianti sicuri anche nel centro delle grandi città – si elimina la problematica delle immondizie e si crea energia elettrica da distribuire sul proprio territorio.
  Credo che la parte politica debba fare una riflessione su questo anche insieme all'Enel, la quale è importante che suggerisca quali sono tutte le opportunità per far sì che si possa essere autonomi in un futuro, perché non dobbiamo preoccuparci solo di oggi, ma dobbiamo preoccuparci del futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei. Se non c'è nessuno, nel ringraziarLa, dottor Iaccarino, Le darei la parola se ha delle risposte alle sollecitazioni.

  FABRIZIO IACCARINO, responsabile sostenibilità e affari istituzionali Enel Italia S.p.A (intervento da remoto). Grazie, presidente. Sarò veloce, per non rubare troppo tempo a tutti voi. Sono stati toccati dei punti molto importanti.
  Saluto anche io l'onorevole Buratti, con cui ci siamo visti in momenti complicati all'inizio e poi ho avuto modo di proseguire in Parlamento. Mi fa piacere anche che ricordi quella che è la nostra forza, cioè una presenza molto importante sul territorio e la capacità di risposta nei momenti complicati. Per questo lo ringrazio.
  Il fil rouge degli interventi è il tema delle aree e dell'utilizzo del suolo ai fini di sviluppare fonti rinnovabili. Intanto – partendo anche dallo stimolo dell'onorevole D'Attis – dovremmo riuscire a fare quello su cui siamo tutti d'accordo. Infatti, dovrebbe essere evidente che l'utilizzo di aree ad uso industriale – si parlava addirittura di SIN – dovrebbe essere semplice, o quantomeno semplificato realmente, e non solo sulla carta, così come il tema del riutilizzo degli stessi siti dove oggi ci sono impianti a fonti rinnovabili.
  Non ci dimentichiamo che ci avviciniamo verso la fine della vita utile di molti degli impianti fotovoltaici ed eolici realizzati in Italia. Oggi a parità di consumo del suolo si può produrre più del doppio – e a volte tre volte – dell'energia prodotta sullo stesso suolo, grazie a macchine più efficienti e più moderne e grazie a materiali innovativi che sono oggi a disposizione. Anche questo è complicato ed è importante esercitarsi su questo tema.
  Per quanto riguarda il tema dell'utilizzo del suolo in generale, vorrei chiarire una cosa molto importante, come già evidenziato nel corso di un'audizione preso la Commissione Agricoltura del Senato, ossia che per noi come Enel – ma credo anche come settore – non vi è nessuna intenzione di «andare a riempire il suolo» del Paese di pannelli fotovoltaici o di altri impianti.
  In realtà, rispetto alla capacità da installare parliamo dell'un per cento del territorio nazionale, che non è poco, però è equiparabile ad altre infrastrutture che oggi vediamo serenamente come utili e indispensabili, come strade, autostrade e parcheggi.
  Si tratta di andare ad abbracciare un nuovo modello energetico. L'onorevole D'Attis viene da un territorio che sa bene vuol dire avere una centrale a carbone nel nostro territorio. Oggi superare quel modello ovviamente richiede uno sforzo di sistema, però indubbiamente porta dei benefìci e può portarli anche a livello di filiera. Pag. 11
  Noi crediamo molto e siamo fermamente convinti che questo non deve essere qualcosa che va a fagocitare, ad esempio, l'attività imprenditoriale dell'agricoltura. Noi parliamo tantissimo con Confagricoltura e Coldiretti, non siamo spesso d'accordo, ma spesso invece ci troviamo rispetto a questo punto, ossia che noi non vogliamo che l'utilizzo dei suoli agricoli sia qualcosa che vada a fagocitare l'attività imprenditoriale agricola, ma un qualcosa che la vada sostenere e ad integrare.
  Il tema della partecipazione dei gruppi è molto importante, sia per le comunità energetiche sia per il tema della partecipazione e la possibilità di sviluppare impianti. Come dicevo nel mio intervento, oltre alle regole, a mio avviso vanno create misure che vadano a «incentivare» o quantomeno a semplificare anche la vita – passatemi la battuta – dei comuni che vanno a ospitare questi impianti.
  Per quanto riguarda le forme di partecipazione – citavo prima la piattaforma che abbiamo lanciato pochi giorni fa che si chiama «Scelta rinnovabile» –, le forme di azionariato popolare rispetto agli impianti che sono realizzati nel proprio comuni e dare la possibilità ai sindaci di dare dei benefici concreti in termini di sconti in bolletta rispetto alle famiglie meno abbienti nel comune, seppur sono i primi tentativi che si fanno, sono misure che saranno fondamentali per andare verso un nuovo modello energetico, che è di rigenerazione e distribuito, e in quanto tale più capillare, ma anche meno invasivo. Inoltre, da questo punto di vista dobbiamo essere in grado di coglierne tutte le opportunità.
  Il tema della partecipazione e quello della semplificazione dovranno andare di pari passo. La semplificazione sarà fondamentale – grazie ancora per questa audizione e invieremo una relazione in modo da poter circostanziare meglio una serie di proposte che abbiamo accennato –, così come stimolare il tema di migliore conoscenza e maggiore partecipazione dei territori a questo nuovo modello energetico. Noi ci siamo.
  Grazie ancora, presidente. Grazie a tutti i componenti della Commissione.

  PRESIDENTE. Grazie davvero. Dichiaro chiusa l'audizione odierna.

  La seduta termina alle 9.20.