XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Mercoledì 6 ottobre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Parolo Ugo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA «DIGITALIZZAZIONE E INTEROPERABILITÀ DELLE BANCHE DATI FISCALI».

Audizione di rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e dell'Unione delle Provincie d'Italia – UPI.
Parolo Ugo , Presidente ... 3 
Caparini Davide Carlo , Coordinatore della Commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e Assessore al bilancio della Regione Lombardia ... 3 
Parolo Ugo , Presidente ... 5 
Calzavara Francesco , Assessore al bilancio della Regione Veneto ... 6 
Parolo Ugo , Presidente ... 6 
Poma Vittorio , Presidente della Provincia di Pavia nonché dell'UPI Lombardia ... 6 
Parolo Ugo , Presidente ... 7 
Giacometto Carlo (FI)  ... 7 
Parolo Ugo , Presidente ... 8 
Caparini Davide Carlo , Coordinatore della Commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e Assessore al bilancio della Regione Lombardia ... 8 
Parolo Ugo , Presidente ... 9 
Poma Vittorio , Presidente della Provincia di Pavia nonché dell'UPI Lombardia ... 9 
Parolo Ugo , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
UGO PAROLO

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming, con modalità sperimentale, sulla web tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e dell'Unione delle Provincie d'Italia – UPI.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, rappresentata dal dottor Davide Carlo Caparini, coordinatore della Commissione affari finanziari e assessore al bilancio in regione Lombardia, il dottor Francesco Calzavara, assessore al bilancio della regione Veneto, e dell'Unione delle Province d'Italia – UPI, rappresentata dal dottor Vittorio Poma, presidente della provincia di Pavia, nonché dell'UPI Lombardia.
  Con tale audizione la Commissione mira ad acquisire una panoramica sulla qualità delle infrastrutture tecnologiche e dei servizi digitali oggi disponibili presso le amministrazioni regionali e provinciali e delle relative criticità, nonché a conoscerne il punto di vista e le aspettative con riferimento alle strategie di sviluppo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) con particolare riferimento al progetto del cloud nazionale, la cui infrastruttura è in fase di elaborazione nella forma del Polo strategico nazionale. Ringrazio quindi del contributo i nostri ospiti che sono collegati e della relazione che ci vorranno rendere e cedo loro la parola iniziando, credo, dal dottor Davide Carlo Caparini, coordinatore della Commissione affari finanziari e assessore della regione Lombardia.

  DAVIDE CARLO CAPARINI, Coordinatore della Commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e Assessore al bilancio della Regione Lombardia. Buongiorno, presidente e buongiorno a tutti gli onorevoli convenuti. Faccio una veloce panoramica per quanto riguarda la struttura del settore tributario regionale e anche sull'importanza di avere una manovrabilità fiscale regionale del gettito per poi andare alla nostra audizione. Ricordo a tutti i parlamentari convenuti che i fondi perequativi e le entrate tributarie rappresentano 151 miliardi, quindi l'80 per cento delle entrate effettive delle regioni. La metà di queste, precisamente 94 miliardi, concorrono al finanziamento della sanità.
  La maggior quota è rappresentata dalla compartecipazione dell'Imposta sul valore aggiunto (IVA), che è del 45 per cento, seguita dall'Imposta regionale sulle attività produttive (IRAP). Per quanto riguarda le regioni a statuto ordinario, l'84 per cento delle entrate è destinato alla sanità.
  La manovra fiscale regionale, per quanto riguarda i gettiti aggiuntivi, consente, con princìpi equitativi, di manovrare l'addizionale dell'Imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) e, secondo criteri coerenti con quelli delle strategie di sviluppo economico territoriale, di agire sull'IRAP. Sottolineo quindi e colgo l'occasione di poter partecipare a questa autorevole Commissione Pag. 4 quanto sia necessario, in sede di modifica della riforma dei tributi, preservare gli attuali margini di autonomia tributaria e che le nuove forme di imposizione proposte dal Parlamento garantiscano la disponibilità dei margini di manovra tributaria, assicurati oggi sia dall'IRAP sia dall'addizionale IRPEF.
  Quindi è necessario anche preservare quei margini di manovra che ancora oggi le regioni non hanno attivato, ma che sono previsti dalla legislazione. Inoltre il potenziale aumento, attualmente concesso dalla normativa, è fondamentale sia per l'adeguamento ordinario dei fabbisogni di spesa necessari per l'esercizio delle nostre funzioni, sia per intervenire sul deficit in ambito sanitario; come sapete, molte regioni nel corso di questi anni hanno dovuto concorrere a utilizzare questo strumento.
  Per quanto riguarda l'attuazione del federalismo fiscale – quindi della nota quanto approfondita in questa Commissione come in quella per l'attuazione del federalismo fiscale, legge 5 maggio 2009, n. 42, che poi è stata declinata dal decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 – ricordo che proprio in sede di PNRR c'è stata un'ulteriore proroga. Come sapete, l'attuazione, una volta prevista per il termine del ventennio scorso, è stata prorogata al 2023. Oggi il PNRR sposta ulteriormente in avanti il termine per l'attuazione al 2026. In tal senso sottolineo quanto sia indispensabile, comunque, che ogni provvedimento statale di intervento sui tributi regionali riporti l'apposita relazione tecnica che ci consenta di stimare le variazioni dei gettiti per ciascuna ragione, sia con riferimento all'IRAP – o comunque all'imposta che la sostituirà – sia per l'addizionale regionale dell'IRPEF o eventuali imposte sostitutive e che, quindi, ci consenta di evidenziare e comprendere distintamente gli effetti sui gettiti di base e anche su quelli derivanti dalle manovre regionali da compensare.
  Inoltre, nelle relazioni tecniche ci sono anche le norme compensative, per noi fondamentali per capire gli effetti di qualsiasi tipo di modifica a livello statale. Chiediamo, inoltre, che i modelli di stima e le basi dati utilizzate dallo Stato siano resi disponibili alle regioni.
  Entriamo nel merito dell'oggetto di questa audizione, nell'ottica della trasparenza, anche per consentire una verifica autonoma dei risultati da parte delle regioni, in modo tale che la diffusione delle informazioni ci consenta anche di omogeneizzare i metodi di quantificazione della variazione tributaria. Veniamo al cuore del problema, ovvero le banche dati fiscali al servizio della programmazione fiscale. Voi sapete – colgo l'occasione per ricordarlo al Parlamento – che la mancata attuazione della legge 5 maggio 2009, n. 42, e il conseguente accentramento di funzioni che erano previsti dalla modifica dell'articolo 119 della Costituzione in capo alle regioni – purtroppo anche a causa delle numerose emergenze da un punto di vista economico, la pandemia e non solo – hanno portato a un irrigidimento da parte dello Stato nel rapporto con le regioni e a un conseguente accentramento di potestà e funzioni attribuite dalla Costituzione alle regioni.
  Tutto questo ha comportato un ingessamento del quadro dei trasferimenti nei confronti delle regioni e una conseguente impossibilità da parte delle regioni stesse di programmare. Una programmazione che sarebbe fondamentale sia in attuazione della Costituzione – quindi per una migliore allocazione delle risorse – ed evidentemente anche nell'ottica della spending review a cui il comparto regionale e gli enti locali hanno partecipato in maniera predominante in termini assoluti e percentuali per la tenuta dei conti dello Stato, ma anche per un miglioramento dei servizi e, quindi, una migliore allocazione delle risorse in termini di qualità dei servizi erogati ai cittadini. In questo senso è necessaria una nuova spinta, una maggiore collaborazione tra i livelli di governo del Paese e anche un migliore accesso al patrimonio informativo in materia di finanza pubblica.
  L'oggetto di questa audizione verte sulla condivisione delle banche dati fiscali nazionali ed è un nodo fondamentale. Questo ci consentirebbe di supportare tutti gli interventi dando una maggiore efficacia per arrivare anche al fil rouge di tanti interventi Pag. 5 a livello statale, ovvero la lotta all'evasione che, purtroppo, non vede ancora le regioni e gli enti locali coinvolti come potrebbero per quanto riguarda la garanzia o un contributo per un recupero del gettito, anche quello di spettanza nazionale. Venendo al punto fondamentale della nostra audizione, noi chiediamo di poter contribuire per rendere attiva la collaborazione tra i vari livelli istituzionali alla lotta per l'evasione. Quindi risulta, a tal fine, fondamentale rendere disponibile e condividere con tutti gli enti interessati al contrasto dell'evasione le banche dati in materia fiscale. Occorre consentire alle regioni di consultare anche massivamente l'Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR), il che ancora oggi inspiegabilmente ci è precluso e, anche al fine di ridurre il contenzioso, sarebbe auspicabile che si possa riconoscere di poter entrare nelle banche dati anche per produrre quel controllo fiscale che è previsto dall'articolo 9, comma 1, del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, che in tutte le sedi parlamentari lamentiamo come tra quelli maggiormente disattesi.
  Per quanto riguarda la strategia del PNRR e, quindi, l'accesso condiviso alle banche dati nazionali – con particolare riferimento al cloud nazionale, che è un'applicazione della direttiva dell'Unione europea 2019/1024, e in risposta anche al principio once only, definito diritto fondamentale del cittadino che approccia ai servizi della pubblica amministrazione – noi proponiamo anche in questa sede di consentire l'accesso a ulteriori banche dati, quindi non solo strettamente fiscali. Penso a quelle dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) per quanto riguarda la libera professione e le ditte individuali, l'Emens per l'organico delle singole aziende, la banca dati dei percettori delle politiche passive regionali, la banca dati delle invalidità che è fondamentale, l'Anagrafe nazionale degli studenti universitari e laureati, la banca dati dell'autocertificazione per l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), quella – come ho detto prima – della popolazione residente e anche quella dei dati territoriali. Poi ci sono tutte le basi dati catastali e il sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture. Tutto questo aggiunto anche al Documento unico di regolarità contributiva (DURC), che è un altro documento che spesso siamo impossibilitati a utilizzare e che sarebbe fondamentale per l'attuazione delle nostre politiche di sostegno.
  Tutto questo per dire che noi siamo disponibili, anzi ritorniamo all'accesso alle banche dati nazionali fondamentali sia per l'attuazione delle nostre politiche, sia per la repressione dell'evasione. È altrettanto vero che tutto ciò deve essere coordinato con il Ministero dell'innovazione, in quanto molte regioni si sono già dotate di un cloud o hanno costruito data center, hanno investito e questa mole di investimenti evidentemente deve essere coordinata con le politiche nazionali.
  Chiediamo che ci sia una maggiore quanto intensa collaborazione tra il soggetto attuatore, il Governo, e le singole regioni. Inoltre c'è un tema di impatto tecnico ed economico sulla pubblica amministrazione. Per questo è fondamentale, oltre a omogeneizzare i sistemi, anche capire quali sono le risorse a disposizione per l'infrastrutturazione da una parte e per l'altrettanto fondamentale formazione professionale degli addetti alla pubblica amministrazione dall'altra. Ben venga tutto ciò che è in ottica di data transfer, ma è altrettanto fondamentale che ci sia – questo lo lamentiamo anche per quanto riguarda altri settori della pubblica amministrazione – un maggiore dialogo tra l'amministrazione centrale e le regioni. Questo è necessario al fine di trovare il giusto equilibrio e, soprattutto, per ottimizzare le risorse oggi a disposizione e per bruciare i tempi che il PNRR dà in ritmo molto serrato. Attuare le milestone e i target previsti richiede un'accelerazione che purtroppo oggi lamentiamo non esserci. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie, assessore Caparini, per aver sintetizzato in maniera molto efficace il corposo documento che ci avete fatto pervenire per tempo. A questo punto chiederei al suo collega Francesco Calzavara se ritenga di dover aggiungere qualche Pag. 6precisazione prima di cedere la parola al rappresentante dell'UPI.

  FRANCESCO CALZAVARA, Assessore al bilancio della Regione Veneto. Per quanto riguarda il Veneto, credo che quanto detto dal nostro rappresentante sia assolutamente condivisibile ed espresso nel migliore dei modi, quindi siamo assolutamente d'accordo su questa impostazione.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Calzavara. Passo quindi la parola al rappresentante dell'UPI, presidente dell'UPI Lombardia nonché della provincia di Pavia, il dottor Vittorio Poma. Prego, presidente.

  VITTORIO POMA, Presidente della Provincia di Pavia nonché dell'UPI Lombardia. Buongiorno e grazie. Permettetemi, a mo' di preambolo, di ringraziare a nome dell'UPI la Commissione parlamentare di vigilanza sull'Anagrafe tributaria per questo invito, che ci è stato rivolto, di offrire un contributo a questa indagine conoscitiva che la Commissione sta conducendo su un tema strategico. Questa è un'espressione abusata, ma direi quanto mai calzante, se pensiamo che la transizione digitale, insieme all'interoperabilità delle banche dei dati fiscali, è un elemento essenziale delle politiche contenute all'interno del PNRR. Forse qualcuno ha già ricordato che più di un quarto delle risorse destinate dal PNRR vanno a sostenere l'obiettivo strategico della transizione digitale. Siamo perfettamente consapevoli, ognuno per la propria parte, di dover svolgere un ruolo attivo e intelligente, perché questi fondi e le azioni collegate ai fondi vengano utilizzati bene e, come ha ricordato l'assessore Caparini, anche rapidamente. Tanto più perché la trasformazione digitale impatta fortemente sulla pubblica amministrazione e richiede a tutti noi una migliore gestione e condivisione del patrimonio informativo delle banche dati pubbliche.
  Prima di dire cosa possono fare le province e quale può essere il loro ruolo, anch'io mi permetto di sottolineare come abbiamo piena consapevolezza che oggi il Paese, i cittadini e le imprese si aspettino servizi efficienti. Per rendere più efficienti questi servizi occorre migliorare i processi di semplificazione delle procedure, rendere disponibili e sicuri i dati pubblici, garantire l'interoperabilità attraverso l'integrazione delle banche dati pubbliche in materia sia economica che finanziaria nell'ambito del Polo strategico nazionale. L'obiettivo – anche qui l'ha ricordato Caparini – è quello di semplificare il sistema fiscale e di mettere tutti i soggetti istituzionali, attraverso modelli di comprensione che siano condivisi, nelle condizioni di gestire bene la propria parte e contrastare l'evasione.
  Detto questo, io vorrei fare riferimento a questo punto al ruolo delle province. Credo che sia noto a tutti che le province non gestiscono direttamente le basi dati relative ai tributi di loro competenza, che sono prevalentemente la Rc auto, l'Imposta provinciale di trascrizione (IPT), e il Tributo per l'esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene ambientale (TEFA), che sono gestiti dall'Agenzia delle entrate, dai comuni e dall'Automobile club d'Italia (ACI).
  La cooperazione tra le province e i soggetti tutelari di queste banche dati, attraverso l'interscambio dei dati con l'Anagrafe tributaria unica, deve permettere alle province di avere una piena disponibilità di questi dati e la ragione è evidente. Si tratta di correggere – se ce ne fossero – degli errori, di ridurre o contrastare l'evasione, ma soprattutto di ampliare alcuni spazi di autonomia tributaria. Mi permetto di sottolineare come, in questa prospettiva, sia assolutamente necessario prevedere la gratuità di accesso dei dati che saranno integrati nell'Anagrafe tributaria. Questo si ispira a un principio, ormai acclarato e contenuto anche nel Codice dell'amministrazione digitale del 2005, secondo il quale l'interesse pubblico per la consultazione dell'utilizzo derivante dai dati per finalità istituzionali deve essere garantito in condizioni non onerose.
  Che cosa possono fare le province e le città metropolitane in questi processi di digitalizzazione e di interoperabilità delle banche dati? Noi ribadiamo – va da sa sé, ma lasciatemelo dire – la nostra piena disponibilità a collaborare e dare un contributo Pag. 7 alla realizzazione di questa anagrafe tributaria centralizzata. Siamo però anche consapevoli, governando il territorio su una scala più ridotta, che questo obiettivo è ambizioso (giustamente ambizioso), ma anche molto complesso, soprattutto se pensiamo agli enti locali di più piccole dimensioni.
  A questo punto il tema della collaborazione, oltre che dell'interoperabilità dei dati, diventa essenziale nel rapporto fra le strutture centrali e gli enti locali perché ci sarà la necessità di fare lavorare insieme sistemi che hanno diverse compatibilità, diversi livelli di maturità tecnologica. Ci sarà bisogno di valorizzare alcune capacità di analisi e di rettifica dei dati a livello locale mettendo in campo delle professionalità che non sempre i comuni hanno.
  Caparini mi pare che abbia fatto riferimento al bisogno di formazione, io leggo il termine formazione anche in questa direzione, cioè quella di rendere sempre più forti e solide le competenze nei livelli più vicini ai cittadini. Questo è il tema della sussidiarietà, trasferire a livello più basso quello che può essere fatto meglio nell'interesse del cittadino. Nell'attuale disciplina degli enti locali le province e le città metropolitane sono enti di secondo livello, enti intermedi (il legislatore ha voluto così) e vengono considerate le case dei comuni essendo i comuni i principali protagonisti e, io dico, anche azionisti – in senso buono, ovviamente – della provincia. Possono supportare gli enti locali del territorio, in particolare in alcune funzioni strumentali e conoscitive di controllo nei processi di transizione digitale.
  Oggi noi stiamo affrontando processi di riassetto organizzativo in cui l'esercizio di alcune funzioni fondamentali attribuite dalla legge è strettamente connesso allo svolgimento di azioni di supporto ai comuni e questo percorso aiuta la semplificazione di tutto il governo locale. Pensate che la legge 7 aprile 2014, n. 56, attribuisce alle province il compito di raccogliere e di elaborare dati – questa è una funzione fondamentale prevista da tale legge – e di assistere sul piano tecnico e amministrativo gli enti locali del territorio. Se così è, la domanda è come possiamo fare oltre a cosa possiamo fare. Vorrei ricordare alla Commissione che, nell'ambito della strategia di transizione digitale del nostro Paese, l'UPI ha definito un progetto di realizzazione di centri di competenza per l'innovazione. Questi centri hanno l'obiettivo primario, come dicevo, di fornire un supporto tecnico ai comuni del loro territorio per favorire da una parte questo percorso di trasformazione digitale e di migrazione verso il cloud, ma anche per supportarli in relazione ai servizi e ai dati fiscali che sono di loro competenza.
  Questa è un'esperienza di recente avviamento che sta dando – nelle province dove questo progetto è partito – dei buoni, anzi, degli ottimi risultati. Se dovesse diventare strutturale – proprio in relazione alla funzione fondamentale di cui dicevo – sarebbe in grado di garantire a tutto il territorio di competenza di costruire che cosa? Dei presìdi adeguati a favorire la transizione e la gestione delle banche dati. Chiudo dicendo che inevitabilmente, siccome al mio paese dicono che nessuno fa le nozze con i fichi secchi, occorre un investimento massiccio sia sulle professionalità così come sulle strutture amministrative delle province. Non apro il tema del personale, ma l'esigenza di avere personale qualificato in una misura superiore a quello che oggi hanno le province è strettamente connesso al successo degli obiettivi che ci poniamo tutti, per permettere alle province di affrontare questa sfida con gli strumenti adeguati. Grazie di avermi ascoltato.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Poma, per il contributo, anche in questo caso molto efficace e puntuale rispetto alle tematiche che stiamo trattando. Ora chiederei ai colleghi se ci sono richieste di chiarimento o interventi. C'è l'onorevole Giacometto che si è prenotato e poi avrei anch'io una richiesta da fare ai presidenti. Prego.

  CARLO GIACOMETTO. Grazie, presidente, per questa audizione. Io semplicemente vorrei ringraziare l'assessore Caparini, Francesco Calzavara e Vittorio Poma Pag. 8per la loro illustrazione, perché hanno svolto delle considerazioni che in larga parte condivido. In particolare credo che le sollecitazioni dell'assessore Caparini in merito alla necessità per le regioni – che nella nostra architettura costituzionale sono enti di programmazione e di legislazione – di accedere ad alcune banche dati nazionali (banalmente l'Anagrafe nazionale della popolazione residente) sia una sollecitazione, per quanto mi riguarda, totalmente condivisibile. Molte scelte di politica economica, anche regionale, nei documenti che per legge devono essere proposti al Consiglio regionale e, quindi, in ultima analisi ai cittadini, sono basate proprio sulla capacità di analisi di dati che riguardano la popolazione residente sia in termini economici che in termini sociali, quindi in ogni aspetto.
  Credo che questo lavoro debba farsi e condivido anche la sua considerazione rispetto al processo che è partito verso il cloud nazionale. Questo processo deve essere immaginato in accordo con le regioni stesse che, magari, in alcuni casi (penso sicuramente alla Lombardia che molto spesso è più avanti delle altre regioni) sono già partite a loro volta. Per questo ci sarebbe la necessità di allineare quantomeno per processi, che secondo me dovrebbero essere di natura nazionale in questo caso, ma che comunque devono tenere conto di esperienze e di decisioni già prese in altri ambiti a livello regionale. Per questo faccio mie queste considerazioni e ringrazio ancora gli auditi.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giacometto. Mi associo a quanto detto e aggiungerei una considerazione. Chiederei sia all'assessore Caparini che al presidente Poma – e, ovviamente, se ritengono, anche all'assessore Calzavara – se hanno già avuto modo di interagire con il percorso avviato con il PNRR in relazione all'infrastrutturazione tecnologica e all'interoperabilità delle banche dati. Come sapete, noi concluderemo questa indagine con una relazione che presenteremo al Governo e al Parlamento e sarebbe importante conoscere lo stato dell'arte, perché il rapporto di collaborazione tra le regioni, le province e lo Stato, gli organismi centrali, sarà fondamentale per salvaguardare le esperienze positive che già ci sono. L'assessore Caparini ricordava le infrastrutture realizzate con importanti fondi europei che alcune regioni hanno già messo in campo e poco fa il presidente Poma ricordava l'esperienza dei centri di competenza per l'innovazione provinciali, che supportano i comuni nella transizione verso il cloud. Questo lavoro può essere salvaguardato se c'è un rapporto stretto tra gli enti locali, le regioni e lo Stato in questa fase di costruzione di questa infrastruttura tecnologica a livello nazionale. Questo percorso di collaborazione è già in essere o ravvisate criticità e quali, eventualmente? Grazie. Assessore Caparini, se vuole intervenire per primo.

  DAVIDE CARLO CAPARINI, Coordinatore della Commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e Assessore al bilancio della Regione Lombardia. Sì. Grazie, presidente. Ringrazio anche i parlamentari convenuti per il supporto e anche le parole di solidarietà rispetto alle regioni e al lavoro che stiamo svolgendo tra mille difficoltà.
  Abbiamo la positiva esperienza della convenzione con l'Agenzia delle entrate per la gestione dell'IRAP e dell'addizionale IRPEF, che è anche in fase di rinnovo e andrebbe integrata con i profili che abbiamo detto prima. Ricordo che le banche dati fiscali sono di competenza del Dipartimento delle finanze e sono quindi inserite nel sistema informativo della fiscalità generale. Il fatto di dare la possibilità alle amministrazioni locali e alle regioni di integrare queste banche dati amministrative con una fonte esterna ci consentirebbe di fare delle analisi economiche e statistiche più accurate anche basate sulla pluralità di fonti informative e migliorerebbe anche i modelli di microsimulazione utilizzati oggi dal Dipartimento delle finanze, per esempio.
  Per noi sarebbe fondamentale avere l'accesso a una consultazione puntuale per ragioni di economicità e di omogeneità di elaborazione, ma anche per avere degli strumenti di analisi – compresi i modelli di simulazione che sono fondamentali – dei dati dei principali tributi, quindi IRPEF, Pag. 9Imposta sul reddito delle società (IRES) e IVA che, come abbiamo detto prima, è una quota fondamentale per quanto riguarda il finanziamento soprattutto della sanità, che conta l'84 per cento dei bilanci delle regioni a statuto ordinario. Per questo è utile sia avere l'accesso ai dati di natura dichiarativa, per tutti i motivi che abbiamo esposto – quindi per quanto riguarda anche la lotta all'evasione – sia per quelli di versamento, ovviamente, ma anche di tutte le grandezze e informazioni di natura gestionale.
  Noi abbiamo una convenzione con l'Agenzia delle entrate e nell'ambito di questa convenzione già potremmo, ampliandola, verificare quali e quanti potrebbero essere i modelli e gli strumenti da ampliare per quanto riguarda questa fattiva quanto positiva collaborazione con l'Agenzia delle entrate e, quindi, con il Dipartimento delle finanze. Altrettanto importante, secondo noi, è costruire e condividere un progetto che metta a fattore comune tutte le informazioni, le conoscenze e le tecnologie in materia economico-fiscale che step by step ci consenta di arrivare all'obiettivo – che noi tutti ci siamo posti e mi sembra ampiamente condiviso anche dai commissari – di mettere a fattore comune dati e modelli di analisi e di simulazione. Questo è l'obiettivo ultimo a cui noi tendiamo e che auspichiamo venga realizzato nei tempi stretti del PNRR.
  Ricordo che dobbiamo cambiare marcia perché è un dato di fatto che i milestone previsti sono vincolanti per la corresponsione dei finanziamenti a valere sul Recovery Fund e ci impongono di decidere presto, decidere ora. Abbiamo alle spalle l'esperienza molto positiva di un grande lavoro da parte delle regioni e, quindi, vediamo con ottimismo, ma l'ottimismo a ragione dei fatti, questa integrazione anche nell'ottica di arrivare alla compiuta attuazione del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 e, a più ampio spettro, della modifica costituzionale che ormai ha superato i 20 anni e che in altri aspetti purtroppo è ancora inattuata. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie assessore. Presidente Poma, se ritiene di dovere intervenire.

  VITTORIO POMA, Presidente della Provincia di Pavia nonché dell'UPI Lombardia. Solo per annotare lo stesso problema sottolineato dall'assessore Caparini. Lui aveva premesso che le basi dati relative ai tributi di nostra competenza – IPT, Rc auto e TEFA – sono gestite da altri soggetti (dall'Agenzia delle entrate, dai comuni e dall'ACI). In questo momento, al netto di qualche possibile inteso accordo su piccola scala sul livello locale, non mi risulta che ci siano attività strettamente connesse a intese per rendere interoperabili questi dati. Per questo l'attività della Commissione, nonché gli atti conseguenti, vanno nella direzione di favorire una migliore integrazione e conoscenza della complessità dei dati.
  Vorrei sottolineare questo aspetto, le province hanno lavorato per farsi trovare pronte anche su questo versante. Il tema della transizione digitale o della trasformazione digitale prima ancora del PNRR era un tema discusso, era un tema sul quale anche noi ci siamo chiesti più di una volta e in più di un'occasione quale potesse essere il nostro ruolo. È chiaro che il nostro ruolo è quello che ci affida il legislatore. Oggi che cosa sappiamo? La legge 56 del 2014 ci dice quello che vi ho ricordato, cioè che noi facciamo un'azione di supporto ai comuni e di raccolta dei dati, di elaborazione dei dati. Cerchiamo di fare quella che si chiamava una volta la reductio ad unum, cercare cioè di mettere i comuni nelle condizioni di rendere omogenee le proprie attività attraverso un dialogo costante che sia fatto in maniera coerente. Sostanzialmente potrei sintetizzare così: parliamo lo stesso linguaggio e ciò significa anche avere sistemi operativi che dialoghino tra di loro. In questo frangente, farci trovare pronti ci permette di fare un'altra domanda: chi fa che cosa? Se io posso dire una cosa – che nasce dalla mia esperienza anche di presidente della provincia di Pavia – il chi fa che cosa è fondamentale per capire qual è il ruolo disegnato per ogni livello istituzionale; in secondo luogo per evitare che ci si pesti i piedi; in terzo luogo per chiamare i territori a collaborare attivamente.
  Forse dico una cosa scontata e banale. Questo è un Paese che ha quasi 8000 comuni; Pag. 10 io sono presidente di una provincia che ha 186 comuni, la cui metà ha meno di mille abitanti e la metà della metà ha meno di 500 abitanti. Noi abbiamo a che fare con realtà istituzionali che hanno queste dimensioni. Potete immaginare quale possa essere il livello di competenza, indipendentemente dalla preparazione degli amministratori locali, nel momento in cui si trattano questioni che impattano fortemente sull'attività della pubblica amministrazione e rispetto alle quali ognuno, nel suo piccolo, è chiamato a concorrere a uno sforzo comune.
  Chiudo dicendo che questa è l'occasione non tanto per rimettere in circolo le province (io sono qui a rappresentare l'UPI, volete che non spenda una parola per le province?). Lo è soprattutto per rendere consapevoli come un ruolo di livello intermedio fra comuni e regioni in questo caso possa essere di grande utilità. È fondamentale per fare che cosa? Per fare parlare tutti lo stesso linguaggio, diversamente rischieremmo la Babele digitale, cosa che evidentemente nessuno di noi vuole.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Poma. Grazie, assessore Caparini. Credo di poter dire a nome della Commissione che condividiamo le vostre considerazioni.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.20.