XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 5 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Parolo Ugo , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA « DIGITALIZZAZIONE E INTEROPERABILITÀ DELLE BANCHE DATI FISCALI»

Audizione del direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini.
Parolo Ugo , Presidente ... 2 
Ruffini Ernesto Maria , direttore dell'Agenzia delle entrate (intervento da remoto) ... 2 
Parolo Ugo , Presidente ... 8 
De Bertoldi Andrea  ... 8 
Fenu Emiliano  ... 9 
Giacometto Carlo (FI)  ... 11 
Parolo Ugo , Presidente ... 12 
Ruffini Ernesto Maria , direttore dell'Agenzia delle Entrate (intervento da remoto) ... 12 
Parolo Ugo , Presidente ... 15 
De Bertoldi Andrea  ... 15 
Parolo Ugo , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
UGO PAROLO

  La seduta comincia alle 8.45

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming, con modalità sperimentale, sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza dell'avvocato Ernesto Maria Ruffini che, nella sua qualità di direttore dell'Agenzia delle entrate, sovrintende a numerose banche dati dell'Amministrazione finanziaria. È in tale veste che vorrà delinearcene lo stadio di sviluppo e il grado di interoperabilità fra le banche dati medesime e con i sistemi delle altre amministrazioni centrali – quale ad esempio l'Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR) – e locali.
  Questa Commissione riterrebbe utile, inoltre, conoscere le prospettive di avanzamento in termini di penetrazione nella vita dei cittadini dei servizi digitali offerti dall'Agenzia. Al riguardo, infatti, sebbene il livello dei servizi della nostra amministrazione digitale risulti nella media dei Paesi europei, quello della «penetrazione» ci vede quasi in coda in questa speciale classifica stilata dalla Commissione europea. Va precisato che un simile ritardo è dovuto non solo alle competenze limitate e alla scarsa domanda da parte dell'utenza, ma anche alla carenza di automatismi che caratterizza in genere i servizi digitali offerti dalla PA. Tale carenza – che tende ad allontanare ancor più l'utente medio dalla propensione a fruirne – è in particolare caratterizzata, in ambito fiscale, dalla necessità di inserire nei modelli dichiarativi numerosi dati già a disposizione dell'amministrazione finanziaria.
  In tal senso – come giustamente afferma il PNRR, sia nel testo definitivo che in quello precedente – vi è una forte necessità di snellimento delle procedure e di realizzazione del principio del «once only», concetto di amministrazione digitale per cui cittadini e imprese debbano poter fornire «una sola volta» le loro informazioni ad autorità ed amministrazioni pubbliche.
  Una ulteriore questione di particolare interesse risiede nello stadio di sviluppo dell'Anagrafe Immobiliare Integrata, l'importante infrastruttura tecnologica – sulla quale questa Commissione si è confrontata con l'Agenzia nel corso di una precedente indagine conoscitiva – che dovrebbe ormai essere prossima al completamento.
  Cedo quindi la parola al direttore, che ringrazio per la sua disponibilità.

  ERNESTO MARIA RUFFINI, direttore dell'Agenzia delle entrate (intervento da remoto). Grazie, presidente e onorevoli commissari, per l'opportunità che viene concessa ancora una volta all'Agenzia delle entrate di fornire il proprio contributo su questi temi a cui lei prima accennava, ovvero sulla digitalizzazione e l'interoperabilità delle banche dati fiscali, su cui peraltro già l'Agenzia ha reso un'audizione alla VI Commissione finanze e tesoro del Senato.
  Come è ben noto a tutti voi, il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha previsto degli investimenti per la modernizzazione e Pag. 3la digitalizzazione della pubblica amministrazione attraverso interventi tecnologici ad ampio spettro e, in questo contesto, vi è anche la riforma del fisco.
  La semplificazione degli adempimenti e la digitalizzazione dei servizi hanno effetti evidentemente positivi sulla vita dei cittadini e sulla tax compliance, favorendo comportamenti corretti da parte dei cittadini, delle imprese e dei contribuenti, cercando di migliorare i rapporti tra le parti proprio nel dialogo del rapporto tributario, quindi cittadini, imprese, intermediari e Amministrazione finanziaria. In questo perimetro la condivisione con le altre pubbliche amministrazioni di tutto il patrimonio informativo dell'Agenzia delle entrate è evidentemente al centro di un progressivo miglioramento.
  Venendo alle banche dati fiscali, il cuore del patrimonio informativo dell'Agenzia delle entrate è composto da numerosi dati e banche dati che sono tra di loro eterogenei per struttura e per dimensione e sono soggetti a rapidi cambiamenti e, quindi, anche a obsolescenza. Si tratta di tutte quelle informazioni che pervengono all'Agenzia delle entrate in base a specifiche previsioni normative che il Parlamento ha approvato nel tempo attraverso comunicazioni trasmesse mediante canali telematici o direttamente dai contribuenti o dai loro intermediari abilitati, quindi le dichiarazioni dei redditi, gli atti soggetti a registrazione, i pagamenti di imposte e contributi attraverso i modelli F24 e F23, le dichiarazioni di inizio attività, la fatturazione elettronica, i corrispettivi telematici e gli scontrini elettronici. Queste informazioni pervengono anche da enti esterni, come istituti finanziari, società fornitrici di utilities, assicurazioni, camere di commercio, enti previdenziali, come l'INPS e l'INAIL, ed enti locali, come i comuni. Tra tutti questi enti poi si annoverano anche le amministrazioni fiscali estere, che alimentano progressivamente l'Anagrafe tributaria nazionale sulla base di appositi protocolli di scambio di informazioni previste da direttive europee o accordi internazionali.
  La graduale digitalizzazione dei flussi informativi, secondo tracciati prestabiliti, ha consentito di raggiungere un progressivo miglioramento degli standard qualitativi con tempistiche di acquisizioni sempre più rapide e, in alcuni casi, anche in tempo reale.
  In questo quadro è bene precisare che interi processi sono transitati su sistemi telematici, offrendo nuove opportunità al contribuente per un miglioramento del proprio modello organizzativo.
  È il caso, ad esempio, delle fatture elettroniche e dei corrispettivi telematici che, anche per l'Amministrazione finanziaria, costituiscono una fonte informativa importante per l'analisi di tutti quei dati finalizzati al contrasto dell'evasione fiscale e delle frodi.
  Affinando criteri e modalità di selezione dei soggetti da sottoporre a controllo, l'Agenzia cerca di privilegiare un modello di azione che mira a prevenire i rischi di evasione ed elusione fiscale, piuttosto che a tentare di reprimerli solo ex post, e ad incentivare l'adempimento spontaneo degli obblighi tributari da parte dei contribuenti.
  In questo contesto sono state create all'interno dell'Agenzia delle strutture centrali e territoriali, specializzate nell'analisi dei dati ai fini della valutazione del rischio fiscale, mediante metodologie di advanced analytics e big data e sono stati effettuati investimenti in nuove professionalità come analisti e data scientists). Questa nuova realtà, che si va disvelando all'interno dell'Amministrazione, consente un nuovo sistema di supporto ai processi di individuazione dei soggetti da sottoporre a controllo, fondato sulle reti di relazioni tra soggetti e sull'apprendimento automatico, in modo tale da rendere più efficienti ed efficaci tali processi.
  Tuttavia, è bene precisare che tutto questo processo di digitalizzazione, di utilizzo di capacità informatiche e di intelligenza artificiale non sostituisce, ma, anzi, è parte integrante dell'azione amministrativa, e del confronto che necessariamente l'Amministrazione deve avere con il contribuente attraverso il contraddittorio, che resta un imprescindibile momento di dialogo tra contribuente e Amministrazione finanziaria, anche al fine di acquisire ulteriori informazioni che possono giustificare i comportamenti Pag. 4 del contribuente e arricchire il quadro istruttorio da parte degli uffici dell'Amministrazione finanziaria.
  Oltre alle banche dati fiscali, vi è la banca dati immobiliare, che è l'Anagrafe Immobiliare Integrata, costituita dal Sistema integrato del territorio e dall'Anagrafe dei titolari.
  Il Sistema integrato del territorio, il SIT, riunisce in un'unica banca dati le informazioni cartografiche, grafiche e censuarie del catasto dei terreni e del catasto edilizio urbano, consentendo una navigazione territoriale sui dati attraverso il riconoscimento dell'immobile sul territorio, che può avvenire anche tramite la visualizzazione delle foto aeree disponibili del territorio del nostro Paese e la possibilità di verificare la rispondenza dei dati con la realtà del territorio, agevolando anche l'eventuale controllo.
  L'Anagrafe dei titolari, invece, è l'archivio dei diritti reali sugli immobili censiti in catasto. È correlata a ciascuno degli immobili censiti, sia nel catasto dei terreni che in quello edilizio urbano e contiene informazioni sulla titolarità di ciascuno dei soggetti censiti e che ha diritti sugli immobili iscritti in catasto. Inoltre, è stata progressivamente oggetto di miglioramenti che hanno portato ad un sempre maggior grado di affidabilità dei dati registrati, consentendo anche la possibilità dell'utilizzo di questi dati nella dichiarazione precompilata dei redditi, che vedremo più avanti.
  Venendo al tema dell'interoperabilità – a cui lei accennava all'inizio del nostro incontro –, è chiaro che la modernizzazione della pubblica amministrazione e la digitalizzazione dei servizi si fondano sulla possibilità di un'infrastruttura ampia e digitale che dovrebbe consentire l'utilizzo delle informazioni messe nel sistema informativo pubblico da parte della pubblica amministrazione nel suo complesso, quindi da parte di tutte le pubbliche amministrazioni, cercando di richiedere una sola volta ai cittadini i dati necessari alla fruizione di un servizio, così come ormai da molti anni è imposto dal legislatore. Questo è un principio enunciato dallo statuto dei diritti del contribuente, che prevede che non si possono richiedere al contribuente documenti e informazioni già in possesso dell'Amministrazione e che recepisce o declina ulteriormente quei princìpi che erano stati già fissati dalla legge 241 del 1990 sul procedimento amministrativo, che impone all'Amministrazione di non richiedere documenti e informazioni già in suo possesso.
  Il principio che viene chiamato del «once only» rappresenta un elemento di semplificazione dei rapporti tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione, cercando di snellire e sburocratizzare gli adempimenti degli obblighi fiscali da parte del contribuente, e di promuovere una automazione dei processi.
  L'applicazione di questo principio, però, non si esaurisce soltanto nella sfida di natura tecnologica e nell'interoperabilità oggettiva da parte delle pubbliche amministrazioni, ma deve anche fare i conti in qualche modo con le diverse interpretazioni e i differenti approcci della sua applicazione, che derivano in primo luogo dalla normativa sulla protezione dei dati personali, con specifico riferimento alle tematiche relative alle finalità del trattamento del dato acquisito dalla pubblica amministrazione. Infatti, i dati non possono essere utilizzati per finalità diverse da quelle per le quali sono stati raccolti la prima volta e, conseguentemente, in alcuni casi è necessario richiederli nuovamente.
  Su questo principio e sulla realtà del motivo per cui alcuni dati vengono richiesti più di una volta mi soffermerò trattando dei singoli servizi che rende l'Agenzia. È ovvio che questo è un principio che va progressivamente sempre più attuato e reso maggiormente effettivo e operativo nella vita della pubblica amministrazione, in primo luogo da parte dell'Agenzia delle entrate.
  Tutto questo è sempre nell'ottica di favorire lo scambio dei dati e delle informazioni tra le pubbliche amministrazioni attraverso nuovi modelli di interoperabilità. In questa prospettiva l'Agenzia rende già disponibile a una vasta platea di pubbliche amministrazioni ed enti che svolgono attività di interesse pubblico una serie di dati che vengono utilizzati anche da parte di Pag. 5questi altri enti per semplificare gli adempimenti posti a carico dei cittadini, garantendo una maggiore efficienza.
  In questo quadro, l'Agenzia ha definito un catalogo di servizi standard di cooperazione informatica che consente di esporre tutti i servizi con la relativa modalità di erogazione agli enti pubblici, predisponendo un panel di servizi standard in continua evoluzione per migliorare e ampliare le informazioni rese a disposizione dalle altre pubbliche amministrazioni.
  Facendo una rapida elencazione dei servizi che mettiamo a disposizione gratuitamente nei confronti delle altre pubbliche amministrazioni, vi sono: i servizi demografici, che permettono ai comuni l'allineamento dell'Anagrafe comunale con l'Anagrafe tributaria; i servizi anagrafici; i servizi reddituali; i servizi degli atti registrati; i servizi dei rimborsi; i servizi relativi ai versamenti effettuati o quelli relativi alla tessera sanitaria, al catasto, ai servizi cartografici e all'Osservatorio del mercato immobiliare.
  Tutte queste informazioni sono fruibili da parte delle PA attraverso una consultazione online che consente un'interrogazione puntuale su taluni perimetri di interesse, o una cooperazione applicativa che permette, invece, l'integrazione tra diversi sistemi informativi, oppure una fornitura massiva tra PA, che consente lo scambio di flussi massivi di informazioni tra sistemi informativi.
  Alla fine del 2020 è stata pubblicata dall'Agenzia una guida che descrive interamente il catalogo dei servizi e le modalità di accesso. Per fornire un dato quantitativo, nel triennio 2018-2020 tutto questo patrimonio informativo ha registrato circa 3,5 milioni di accessi ai servizi online, 140 milioni di verifiche anagrafiche in cooperazione applicativa, 650 milioni di verifiche anagrafiche in modalità massiva, 367 milioni di forniture reddituali in modalità massiva. Questo per rendere conto di quanto questi servizi poi vengano utilizzati.
  In collaborazione con Sogei, stiamo realizzando una nuova piattaforma di integrazione delle varie banche dati in modo tale da interagire ulteriormente con soggetti istituzionali.
  Da ultimo, le previsioni introdotte nel Codice dell'amministrazione digitale dal cosiddetto «decreto semplificazioni», prevedono che tutte le Amministrazioni siano tenute ad accreditarsi ad una piattaforma digitale nazionale gestita dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. L'Agenzia è stata coinvolta fin dall'inizio al tavolo di lavoro che sta procedendo in questo progetto.
  Tutto questo comporta per l'Agenzia una gestione di una grande massa di dati velocemente descritti, anche con la necessità di acquisire – come dicevo all'inizio – nuove competenze specializzate nell'analisi avanzata dei dati, proprio per non disperdere il patrimonio informativo. In questa prospettiva, abbiamo anche cercato di promuovere un coinvolgimento e un'interazione tra le diverse strutture centrali e territoriali dell'Agenzia per poter procedere in modo coordinato nell'analisi dei dati e nella formazione del personale.
  Vorrei fare un accenno anche a un dato che è emerso nella sua importanza nel periodo che stiamo ancora attraversando, caratterizzato dall'emergenza causata dalla pandemia Covid-19. Per facilitare e rendere sempre più ampio l'accesso ai servizi dell'Agenzia, già dal primo marzo di quest'anno l'Agenzia non rilascia più ai cittadini nuove credenziali Fisconline – restano valide quelle finora a disposizione dei cittadini fino al 30 settembre del 2021 –, ma da marzo in poi è possibile accedere all'area riservata dei servizi online che vengono offerti dall'Agenzia attraverso lo SPID (sistema pubblico di identità digitale), la carta di identità elettronica – la carta che ci viene rilasciata dai comuni consente di accedere direttamente ai servizi dell'Agenzia delle entrate e dell'Agenzia delle entrate-Riscossione – o la carta nazionale dei servizi. Queste sono le modalità di accesso.
  Nel processo di integrazione dei servizi con le altre piattaforme della pubblica amministrazione, come l'Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR), la pagoPA o l'applicazione Io, si stanno realizzando nuovi progetti. Pag. 6
  Per quanto riguarda l'Anagrafe nazionale della popolazione residente, a cui prima accennava il presidente, occorre sottolineare che questa infrastruttura ormai quasi completata andrà a sostituire sostanzialmente le circa 8 mila anagrafi comunali esistenti nel nostro Paese, rivestendo un'importanza strategica per avere un'informazione complessiva della popolazione italiana proprio nel processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione. Il comune rappresenta la fonte primaria di certificazione dei dati anagrafici delle persone fisiche e in questa prospettiva e in questo suo compito detiene il registro dello stato civile, l'anagrafe della popolazione residente e l'anagrafe dei cittadini italiani residenti all'estero.
  Con l'Anagrafe nazionale della popolazione residente, tutti questi dati confluiscono in questo progetto. Alla data del 30 aprile, il 94 per cento dei 7.904 comuni italiani sono già censiti nell'Anagrafe nazionale della popolazione residente, e credo che soltanto 460 non ne siano ancora parte.
  Per quanto riguarda l'utilizzo di tutti questi dati da parte dell'Agenzia, al di là dell'interoperabilità con le altre amministrazioni e al di là del suo compito istituzionale di contrasto all'evasione fiscale, vi sono poi una serie di progetti che sono stati realizzati per fornire servizi ai cittadini e alle imprese attraverso la realizzazione delle norme che, tempo per tempo, il Parlamento ha approvato.
  A tale riguardo – mi rifaccio al principio «once only» a cui si faceva prima riferimento, cioè alla necessità di non richiedere due volte le informazioni al soggetto – è bene precisare che ci sono informazioni che non sono nella disponibilità dell'Agenzia delle entrate e dell'Anagrafe tributaria. Ad esempio, i contributi a fondo perduto erogati nel corso del 2020 sono considerati aiuti di Stato e, in quanto tali, devono essere iscritti dall'Agenzia nel Registro nazionale aiuti di Stato, laddove superino certe soglie.
  Nel prospetto relativo agli aiuti di Stato presente nelle dichiarazioni fiscali, il contribuente è stato chiamato dall'Agenzia a indicare gli aiuti di cui ha fruito e i dati necessari a consentirne la registrazione da parte dell'Amministrazione finanziaria. Nelle dichiarazioni fiscali, questi dati sono stati richiesti in quanto la prospettiva con cui sono stati declinati dalla normativa europea non consente di inquadrarli così come li inquadra la legislazione italiana. Per questo motivo sono dati non recuperabili dalle basi dati a disposizione della Agenzia delle entrate. Le norme comunitarie, infatti, fanno rinvio a definizioni che non sono allineate con quelle della normativa interna, come quelle della dimensione dell'impresa contenute in una raccomandazione della Commissione europea o dalla forma giuridica dell'impresa. È in questa prospettiva che il dato è stato richiesto al cittadino.
  Un altro servizio reso grazie alla digitalizzazione dei processi interni dell'Agenzia è quello della registrazione telematica dei contratti di locazione. Infatti, oltre il 90 per cento delle registrazioni dei contratti di locazione avviene per via telematica, ponendosi come un servizio ampiamente fruito da parte del contribuente. Stiamo anche completando la procedura web per la richiesta di registrazione dei contratti di comodato in via telematica, poiché fino ad oggi è ancora necessaria quella cartacea.
  Si sta realizzando una versione web della dichiarazione di successione che affiancherà il prodotto già utilizzato dai contribuenti che devono adempiere a questo obbligo di legge.
  Infine, vi è la dichiarazione dei redditi precompilata, che è stata una sfida che il legislatore ha lanciato nei confronti della pubblica amministrazione, richiedendo l'inversione del paradigma, passando dalla redazione della dichiarazione dei redditi da parte del contribuente alla precompilazione da parte dell'Agenzia delle entrate. In questo caso parliamo di cittadini dipendenti o pensionati e non di partite IVA, di cui parleremo dopo.
  La precompilazione della dichiarazione dei redditi del 2020 – che nelle prossime settimane sarà resa disponibile ai cittadini – ha comportato per l'Agenzia delle entrate la gestione di circa 1 miliardo di informazioni. Tutto questo consente al cittadino di accettare o modificare il modello Pag. 7precompilato dall'Agenzia delle entrate direttamente o tramite un professionista, un intermediario o un CAF (centro di assistenza fiscale).
  Nel 2020 sono stati circa 3 milioni e 800 mila i contribuenti che hanno accettato la dichiarazione precompilata, su 22 milioni di modelli di dichiarazione, ma anche in questo caso il dato deve essere letto nella sua interezza, perché l'Agenzia delle entrate mette a disposizione dei cittadini 22 milioni di modelli di dichiarazioni e, anche laddove questi non accettino integralmente la dichiarazione per come è precompilata – in quanto è necessario integrarla con dati che non sono stati preinseriti perché non a disposizione dell'Agenzia delle entrate – consente comunque al cittadino di intervenire su un prelavorato per la gran parte già a disposizione e, quindi, è soltanto una integrazione.
  Comunque 3 milioni e 800 mila cittadini hanno accettato la dichiarazione precompilata senza alcuna modifica, altri invece hanno ritenuto necessario integrarla con quei dati non a disposizione dell'Agenzia che dovevano essere ancora inseriti, ma ogni anno l'Agenzia arricchisce il proprio patrimonio informativo con l'inserimento di nuovi dati che vengono forniti previamente all'Agenzia delle entrate attraverso tutte quante le transazioni in essere che riguardano un determinato contribuente.
  Tutto questo ha comportato benefici per l'Agenzia delle entrate, che può avvalersi di questa base informativa, ma anche dei benefici ai contribuenti e ha comportato sostanzialmente anche una semplificazione del modello 770, al di là delle polemiche che spesso ci sono sulle istruzioni del modello dichiarativo.
  Le istruzioni del modello dichiarativo non riguardano il singolo contribuente, bensì tutte le tipologie dei contribuenti ed è chiaro che poi il contribuente deve individuare in quale tipologia è inquadrabile per poter comprendere dove poter intervenire, altrimenti sarebbe necessario fare tanti modelli dichiarativi quante sono le tipologie dei contribuenti. Invece, questo è un modello unico per tutti i contribuenti con le istruzioni che riguardano diverse centinaia di possibili tipologie e ciascuno deve individuare la propria, per cui un contribuente non è tenuto a leggersi tutto il modello di istruzioni delle dichiarazioni fiscali.
  Tutti i dati che arrivano all'Agenzia delle entrate consentono la precompilazione della dichiarazione dei redditi di questi soggetti e hanno reso possibile anche la predisposizione più strutturata delle lettere di compliance, che in tempi brevi consentono al contribuente di correggere eventuali errori, omissioni o informazioni disallineate con quelle in possesso dell'Agenzia delle entrate, evitando l'aggravio di atti di recupero di imposte con connesse sanzioni.
  Per quanto riguarda altri documenti fiscali precompilati che sono messi a disposizione dall'Agenzia delle entrate, proprio dal 1° luglio di quest'anno, grazie all'introduzione della fatturazione elettronica e della trasmissione elettronica dei corrispettivi, saranno messe a disposizione le bozze di documenti precompilati IVA in un'area web dedicata, ovvero quella del portale fatture e corrispettivi, per una platea di soggetti titolari di partita IVA. Si tratta dei registri delle fatture emesse e degli acquisti e delle comunicazioni delle liquidazioni periodiche IVA. Inoltre, dal 1° gennaio dell'anno prossimo sarà messa a disposizione anche la dichiarazione annuale IVA.
  Queste bozze di registri a cui vi accennavo vengono compilate dall'Agenzia sulla base delle informazioni disponibili, ma è evidente che, anche in questo caso, il contribuente può procedere a convalidare i registri e a integrarli con le informazioni in suo possesso. Si tratta sempre di un servizio che consente al contribuente o al suo intermediario di disporre di un prelavorato da parte dell'Agenzia delle entrate, sempre nell'ottica di un costante incremento delle informazioni precompilate, che dovranno arrivare al 100 per cento, ma questo è un processo che si va evolvendo anno dopo anno.
  Altro tema, che intercetta la richiesta once only dei documenti da parte dell'Agenzia delle entrate, è quello dei rimborsi IVA e della fatturazione elettronica, un tema che riguarda il motivo per il quale a volte l'Agenzia richiede informazioni relative Pag. 8 a rimborsi IVA, laddove il rapporto che ha determinato il diritto al rimborso da parte del contribuente si fonda su fatture elettroniche a disposizione dell'Agenzia delle entrate. È evidente che anche in questo caso è necessario definire le questioni riguardanti il trattamento dei dati personali, perché non tutte le informazioni di dettaglio delle singole fatture sono a disposizione dell'Agenzia delle entrate con la fatturazione elettronica. Questo è un tema che si sta evolvendo nei rapporti con l'Autorità garante della privacy e che contiamo di definire al più presto, in modo da evitare anche in questo caso la richiesta di ulteriori dati e informazioni da parte dell'Agenzia delle entrate.
  In conclusione, presidente e onorevoli commissari, ho cercato di sottolineare ed evidenziare che tutta la strategia di digitalizzazione dei processi e dei servizi della pubblica amministrazione e dell'Agenzia è in corso di evoluzione, ma dobbiamo anche essere consapevoli dei passi in avanti fatti in primo luogo dal Parlamento nell'introdurre negli ultimi sei anni una serie di normative che hanno consentito questa evoluzione, dalla precompilata alla fatturazione elettronica, alla trasmissione elettronica dei corrispettivi, ai vari documenti fiscali precompilati da parte dell'Agenzia delle entrate. Bisogna anche essere consapevoli dell'impegno profuso da parte dell'Amministrazione sull'evoluzione delle banche dati in essere.
  Tuttavia, tutto questo deve certamente andare di pari passo con l'accompagnamento dei cittadini che non possiedono mezzi e capacità per utilizzare interamente le nuove modalità digitali. Bisogna comunque garantire forme alternative di erogazione dei servizi e in questo processo l'Agenzia delle entrate e l'Agenzia delle entrate-Riscossione, pur cercando di privilegiare la fornitura di servizi telematici e il dialogo con il contribuente tramite i propri portali, continuano a prevedere anche un rapporto personale – in taluni casi su appuntamento o senza appuntamento se si tratta di una urgenza – con il contribuente che non abbia dimestichezza con la fruizione digitale dei servizi resi.
  Spero di essere stato sufficientemente esaustivo e breve per non sottrarre tempo eventualmente alle vostre domande. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, direttore, anche per aver sintetizzato in maniera molto chiara il corposo documento che ci ha messo a disposizione. Cedo la parola ai commissari che vogliono intervenire. Si sono prenotati il senatore De Bertoldi, il senatore Fenu e l'onorevole Giacometto. Prego, senatore De Bertoldi.

  ANDREA DE BERTOLDI. Grazie, presidente. Naturalmente saluto il direttore Ruffini, che ci auguriamo di vedere nelle prossime occasioni qui con noi in Aula, in modo da avere anche un rapporto più diretto che è sempre preferibile e più costruttivo sia per noi che per l'audito. Lo ringraziamo per la relazione che come sempre è molto puntuale, precisa e dettagliata.
  Direttore, mi soffermerei sostanzialmente su due punti. Un primo punto vuole essere il più propositivo e costruttivo possibile.
  Nel dettagliato sommario che è stato fatto, a mio giudizio manca un capitolo, che non credo sia frutto di una disattenzione – ci mancherebbe, conoscendo la vostra professionalità –, ma forse di una mentalità della pubblica amministrazione che ho notato anche in altre audizioni sul tema. Questo capitolo riguarda il concetto di interoperabilità dei dati, il rapporto con il contribuente cittadino, il rapporto con i contribuenti imprese e il rapporto con i professionisti. Ritengo che nell'ottica della compliance – spesso sollecitata da voi, oltre che dalla politica – l'interoperabilità dei dati potrebbe avere una funzione determinante, perché credo che la collaborazione tra la pubblica amministrazione, l'Agenzia delle entrate, gli organi dello Stato, il cittadino e il contribuente sia quanto di più auspicabile ci possa essere per un vero e reale contrasto all'evasione fiscale e che sia uno degli elementi determinanti nella lotta all'evasione fiscale.
  Tuttavia, questa situazione di compliance e di collaborazione può essere incentivata e Pag. 9promossa dal fatto che il contribuente in senso lato – cittadino, impresa e professionista che li assiste – possa davvero utilizzare le informazioni delle banche dati.
  Direttore, voglio fare un esempio molto semplice per rendere il concetto comprensibile: il fatto che l'artigiano, l'imprenditore e l'operatore di servizi possano vedere qual è la redditività specifica del loro settore, nella loro zona, nel loro territorio, nelle imprese che hanno la sua dimensione, sarebbe un elemento che non deve per questo dare garanzia al contribuente. Non pretendo che, nel momento in cui il contribuente si adegui ai risultati della media, sia sopra di ogni controllo, però porterebbe il contribuente con eventuali problematiche a cercare di allinearsi a quelli che sono i valori di riferimento e quindi a creare una maggiore collaborazione. Per questo motivo penso che un capitolo sia assente.
  Quindi, dobbiamo tutti noi adoperarci perché la grande mole di dati che arrivano ormai alla pubblica amministrazione, possano diventare utilizzabili anche da chi fa strategia, da chi fa tattica nelle aziende e da chi vuole collaborare con il fisco in un'ottica fiscale-tributaria, ma anche in un'ottica di penetrazione commerciale e di crescita d'azienda. Le informazioni che avete possono avere un valore enorme per la crescita del nostro sistema economico, oltre che per il rispetto degli obblighi tributari e fiscali. Spero di essere stato chiaro su questo punto.
  Il secondo punto che tocco in modo più critico riguarda le informazioni in possesso dell'Amministrazione dello Stato. Tra la Bassanini e lo statuto del contribuente, da quanto tempo noi diciamo che le informazioni che lo Stato ha non le deve richiedere al cittadino?
  Dopodiché, direttore, in questo caso noi commercialisti andiamo a vedere le dichiarazioni fiscali dell'anno che ci apprestiamo a presentare nell'anno corrente, nel 2021 per il 2020 e, al di là di ogni considerazione e giustificazione – lei prima in parte ha dato delle giustificazioni in questo senso –, noi ci troviamo un'altra volta una dichiarazione più complessa.
  Quando sento i miei colleghi commercialisti, di destra, di sinistra e di centro, che lamentano questi aspetti e quando sento i dirigenti della pubblica amministrazione che mi dicono: «Ogni volta che sentiamo parlare di semplificazioni, di nuove banche dati e di digitalizzazione, noi sappiamo che avremo più complessità», qualcosa di vero ci deve essere.
  Ormai il cittadino che opera in un modo o nell'altro con la pubblica amministrazione, come il professionista che deve fare le dichiarazioni dei redditi o che deve fare gli invii telematici, o il funzionario delle regioni, dei ministeri e delle società pubbliche che si rapporta con il sistema della pubblica amministrazione, ogni qualvolta si usano dei termini che dovrebbero portare il sorriso nel cittadino, come «semplificazione» e «digitalizzazione», quell'individuo teme un peggioramento. Questo è il dato di fatto, basta parlare con gli utenti della pubblica amministrazione. Uno dei problemi che dobbiamo individuare è anche questo.
  Invito i ruoli apicali – come quello da lei rappresentato – a intervenire non tanto perché ci siano banche dati strabilianti, ma perché queste banche dati semplifichino davvero il lavoro di tutti coloro che si interfacciano all'interno e all'esterno della pubblica amministrazione, perché se non avviene questo, ogni sforzo sarà solo una perdita di denaro e di risorse dello Stato. Nonostante le banche dati meravigliose, il risultato calato nella realtà è quello che, nonostante le fatture elettroniche e gli invii telematici, alla fine il lavoro è ancora più complesso di prima, quando magari si faceva l'invio cartaceo del modello 740 scritto a mano.
  Direttore, impegnarsi su questo è un dovere morale della politica, ma anche dei dirigenti come lei e come i suoi colleghi, perché le belle affermazioni e i bei principi si traducano in realtà effettiva.
  La ringrazio. Sono certo che saprà darci un riscontro concreto su questi punti.

  EMILIANO FENU. Anche io ringrazio il direttore Ruffini. Avviso che farò la domanda e poi ascolterò la risposta collegato Pag. 10via web, perché abbiamo una Commissione.
  Ho due considerazioni, tenendo conto anche dell'ultima considerazione del senatore De Bertoldi, che in parte mi vede d'accordo.
  Innanzitutto ringrazio il direttore, a cui do anche il merito di aver dato nel passato più recente una spinta verso l'innovazione della Agenzia delle entrate e del rapporto digitale tra Agenzia e contribuente. Questo lo si è visto anche nelle cose che sono state richiamate, come la precompilata, la fatturazione elettronica, i corrispettivi telematici, eccetera.
  Partendo dall'ultima considerazione del senatore De Bertoldi, effettivamente c'è questo problema. Anche io come professionista vivo questo aspetto con i colleghi: ogni volta che c'è un'applicazione in più o un sistema che teoricamente dovrebbe agevolare il lavoro sia al professionista che all'impresa, alla fine il lavoro è più complesso, perché si richiedono passaggi e adempimenti anche informatici aggiuntivi rispetto a quelli che si facevano prima. Non mi limito a fare la considerazione.
  Credo – questa è una mia ipotesi con gli strumenti che ho –, che la strada per superare queste situazioni forse può essere quella di sviluppare di più, come si sta facendo, le applicazioni dirette sul web o le applicazioni mobile ed evitare i passaggi esterni, ovvero tutti quelli che ancora si fanno da venti anni per effettuare i pagamenti tramite il modello F24 o per effettuare e compilare i dichiarativi più comuni. Bisognerebbe, quindi, sviluppare la parte in cui il professionista, il contribuente e l'impresa entrano direttamente nel canale, nell'applicazione web dell'Agenzia delle entrate o nella app mobile per poter inserire e comunicare e compilare i dati richiesti.
  A mio avviso, molta della complessità è dovuta a queste procedure che ancora esistono. Ad esempio, a parte la compilazione esterna, vi è anche l'autenticazione, il controllo e l'invio che, per chi le fa ogni giorno possono essere anche semplici, ma sono estremamente complesse e secondo me anche abbastanza obsolete. Queste procedure si fanno da venti anni, e questo la dice tutta, se non è cambiato il sistema.
  Va bene quindi la direzione, ma andrebbero sviluppate tutte le procedure e le dichiarazioni. Ad esempio, il direttore ha parlato della dichiarazione web di successione, di cui sono contento, perché quella che si usa attualmente – perdonatemi – è inguardabile e molto complessa, nonostante sia una dichiarazione semplice da fare. Ci dovrebbero essere delle applicazioni web dirette che consentano di compilare automaticamente i dati richiesti all'istante. Si è fatto l'esempio della successione: se entro nell'applicazione web e inserisco il codice fiscale del defunto, ad esempio, in automatico l'applicazione mi deve riportare i dati catastali dei beni del defunto e in automatico mi deve fare i calcoli della percentuale di proprietà che c'è nella banca dati e delle divisioni in base a quelli che sono gli eredi indicati.
  Questi sono tutti accorgimenti che con la tecnologia si possono assolutamente fare e non credo che ci siano problemi. Mancano questi passaggi. È molto importante evitare, ridurre ed eliminare possibilmente i passaggi esterni che si fanno su questa applicazione.
  L'Agenzia delle entrate ha sviluppato molto l'aspetto dell'utilizzo delle banche dati per scovare l'evasione fiscale, però io vorrei ricordare una frase che a me piace molto e che ripeto spesso. Il padre di questa frase è proprio il direttore Ruffini: «Le banche dati devono essere utilizzate per i contribuenti e non contro i contribuenti». Questo è un aspetto che, secondo me, deve essere il nostro motto anche in questa indagine conoscitiva.
  L'ultimo aspetto, uscendo dal tema dell'Anagrafe tributaria – parlo più che altro di riforma fiscale e IRPEF, di cui stiamo parlando in Commissioni congiunte in questi giorni –, riguarda l'idea di cui abbiamo parlato altre volte con il direttore e che è stata ripresa anche da alcuni colleghi politici, sulla mensilizzazione dei pagamenti delle imposte. Condivido il principio e la finalità, ma quando un contribuente salta uno o due mesi, se l'idea è di inviare subito gli avvisi di irregolarità, la cosa che mi Pag. 11preoccupa è che questi avvisi si accumulino e che si vada a rendere ancora più critica la situazione della riscossione, già di per sé critica. Le iscrizioni a ruolo vanno a finire presso l'Agenzia entrate-riscossione e si ingrossa ancora di più il magazzino.
  Su questo ho una considerazione. Lo sviluppo delle applicazioni può essere utilizzato anche per consentire al contribuente, ad esempio, la scelta opzionale di mensilizzare gli importi, però con una decadenza automatica della mensilizzazione che magari lo porti a pagare nuovamente in estate o a fine anno – qualora salti due mesi – senza andare all'avviso bonario, perché quello, alla fine, non fa altro che creare problemi.
  A mio avviso, lo sviluppo di applicazioni web o mobile in futuro dovrebbe essere utilizzato – credo che dal punto di vista tecnologico sia già possibile – per far scegliere al contribuente e al piccolo imprenditore di far operare al sistema di gestione di pagamento una piccola ritenuta, una microritenuta che sceglie lui, calcolata in percentuale sul fatturato, in base a quello che era la percentuale sul fatturato delle imposte pagate nell'anno precedente. So che le imposte si calcolano sul reddito netto, però una qualche percentuale media ci deve essere sul fatturato: una sorta di coefficiente di redditività e una percentuale su questo coefficiente, come si fa con il regime forfettario. Opzionalmente il contribuente può scegliere questa piccola percentuale e quindi di farsi operare questa piccola ritenuta sulle singole transazioni commerciali. Questo potrebbe essere fatto con lo sviluppo di queste applicazioni web e potrebbe essere monitorabile costantemente dal contribuente che decide di fare questa scelta.
  Credo che questa sia una strada da intraprendere. Probabilmente sarà lunga e complessa – credo che la tecnologia ci sia –, però è la strada che ci può veramente liberare dagli adempimenti burocratici, anche da quelli sui pagamenti delle imposte. Grazie.

  CARLO GIACOMETTO. Anche io mi associo al ringraziamento al direttore Ruffini, che saluto, per questo suo intervento di oggi e per il documento che ci ha messo a disposizione, perché come sempre è prodigo di dati, di indicazioni e di spunti di riflessione.
  Parlando per ultimo, molte delle argomentazioni che i miei colleghi – in particolare il senatore De Bertoldi – hanno espresso, mi vedono ovviamente concorde.
  Tuttavia, torno un attimo sul principio del once only, perché secondo me è un principio sacrosanto. Ricordo che questo principio nasce con una legge che è lo statuto dei diritti del contribuente, la legge 212 del 27 luglio 2000.
  Sono preoccupato quando sento, citando testualmente, che: «questo principio è stato progressivamente sempre più attuato e reso operativo», perché evidentemente dopo 21 anni sarebbe il caso che questo principio fosse in qualche modo statuito in ogni aspetto del rapporto tra i cittadini e le pubbliche amministrazioni in senso lato, dall'Agenzia delle entrate ai comuni e a tutte le varie strutture e articolazioni del nostro Stato.
  Da questo punto di vista, bisogna fare qualcosa e bisogna farlo in fretta, perché – condivido le considerazioni che faceva il senatore De Bertoldi – vi sono una serie di servizi elencati anche in questo documento per quanto riguarda l'interoperabilità delle banche dati tra pubbliche amministrazioni – credo che siano citati a pagina 10 e 11 –, però mi metto dalla parte del cittadino, del contribuente, dell'impresa e di chi voglia anche fare degli studi rispetto a ciò che avviene intorno a lui e molto spesso queste banche dati non sono a disposizione dei cittadini.
  Mi chiedo – è una delle domande che vorrei rivolgere – se sia previsto un progressivo piano di messa a disposizione delle pubbliche amministrazioni tra di loro e dei cittadini di tutta una serie di servizi e di banche dati che tutte le pubbliche amministrazioni – in questo caso l'Agenzia delle entrate – raccolgono attraverso la loro attività ordinaria.
  Ne cito uno, perché in questi giorni si sta parlando, anche in funzione di quello che verrà deciso all'interno del decreto sostegni bis, il tema dei cosiddetti costi fissi Pag. 12delle imprese. Io non sono un commercialista come i miei colleghi, però mi risulta che esista un quadro – poi il senatore De Bertoldi mi corregge, giustamente – che si chiama quadro RE, che in qualche modo raccoglie i costi fissi che le imprese, i lavoratori autonomi sostengono ogni anno nella loro attività di impresa.
  Quella potrebbe essere una base statistica, se vogliamo, anche per chi fa il nostro mestiere, per ragionare su un intervento legislativo che vada a coprire quel tipo di costo fisso che in una crisi pandemica come quella che abbiamo e stiamo vivendo potrebbe rappresentare una modalità di ristoro cosiddetto. Quindi questo è un tema.
  Il secondo tema, appunto, è quello del ristoro. Torno su questo argomento, perché il direttore ci ha spiegato le motivazioni tecniche per le quali i conferimenti che lo Stato, le regioni, hanno fatto nei confronti delle imprese che nel 2020 hanno ricevuto i cosiddetti ristori – come si chiamavano allora, oggi si chiamano sostegni – ma comunque interventi di natura finanziaria che sono andati a compensare l'impossibilità di lavorare e di guadagnare, non sono stati inseriti nella precompilata per motivazioni tecniche che lui ha spiegato. Però mi metto dalla parte dei cittadini e dei professionisti che si trovano di fronte – e in 22 milioni lo stanno facendo, abbiamo visto i dati – a una dichiarazione precompilata che manca di un elemento che agli occhi di chiunque dovrebbe essere scontato. Mi chiedo perché non si sia attivato un meccanismo in questo periodo per cui le difficoltà tecniche che c'erano potessero essere superate e quel dato fosse già presente in precompilata. Capisco che ci sono delle difficoltà, ma io il tema me lo sarei posto.
  Poi faccio ancora una domanda puntuale e mi scuso se vado fuori dall'argomento di oggi, ma credo di no, perché nell'ultima parte dell'intervento si è parlato dell'attività di assistenza telematica che l'Agenzia delle entrate sta mettendo in campo. Poi si fa una postilla sull'assistenza telefonica diffusa, perché giustamente nel nostro Paese non tutti sono ancora stati in grado di colmare il digital divide anche tra persone nell'utilizzo degli strumenti informatici.
  Mi chiedo, nello specifico sull'attività di assistenza, non solo telefonica, ma in generale, sull'intervento del 110 per cento, che anche il direttore è venuto qui a illustrarci, si ricorderà, nella nostra precedente indagine conoscitiva. È un intervento legislativo che sicuramente ha attirato grande attenzione, grandi aspettative, sia da parte dei cittadini che delle imprese, che però come abbiamo visto in questi mesi ha avuto grande difficoltà a partire a pieno regime, tanto che i numeri dell'utilizzo dello strumento sono ancora molto bassi rispetto alle potenzialità. Mi chiedo se su questo specifico provvedimento sia stato attivato uno specifico canale di assistenza e come sia stato strutturato, con quali risorse, se sia stato consultato. Se esistono dei dati sull'utilizzo di un'eventuale assistenza da parte dell'Agenzia delle entrate nei confronti dei professionisti, ma anche dei cittadini che volessero capirne di più e essere più certi di poter utilizzare quello strumento, se sia stato fatto in questi mesi e come, dal punto di vista operativo. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie ai colleghi che hanno formulato precisi quesiti al direttore. Cederei la parola al direttore, associandomi alle richieste che sono pervenute e che ritengo essere tutte molto utili per elaborare meglio il nostro lavoro. Prego, direttore.

  ERNESTO MARIA RUFFINI, direttore dell'Agenzia delle Entrate (intervento da remoto). Grazie, presidente, grazie onorevoli commissari. Cerco di rispondere in ordine cronologico per come mi sono state formulate le questioni.
  Per quanto riguarda le domande poste dal senatore De Bertoldi sulla interoperabilità dei dati ai fini di una programmazione gestionale e manageriale da parte delle imprese, preciso che non sono dati elaborati dalla Agenzia delle entrate. L'Agenzia delle entrate dispone di dati che sono «crudi», passatemi il termine, le elaborazioni di eventuali statistiche settoriali Pag. 13sono fatte per certe tipologie di istituti come gli ISA (Indici sintetici di affidabilità), oppure sono fatte, nell'ambito del suo compito istituzionale, da parte del dipartimento delle finanze, che pubblica periodicamente delle statistiche anche sull'andamento di una serie di effetti della politica tributaria che viene posta in essere dal Paese. Quindi non è che non venga messo a disposizione un qualcosa che l'Agenzia ha. Le informazioni non vengono utilizzate a quei fini da parte dell'Agenzia e questo per essere trasparenti.
  Per quanto riguarda, invece, un tema posto dal senatore De Bertoldi e comune anche agli altri commissari circa la complessità che comporta la semplificazione, al di là delle facili battute che nulla è più complesso di rendere semplice un processo, vorrei anche svelare la realtà per come la conosciamo tutti, sia dal lato della pubblica amministrazione, sia dal lato del Parlamento. L'amministrazione attua le norme, attualmente i parlamenti che si sono succeduti in oltre 70 anni di vita repubblicana, nell'ambito tributario, hanno approvato norme attualmente vigenti per circa 800 unità, cioè abbiamo circa 800 norme tributarie esistenti.
  Quelle 800 norme tributarie esistenti vanno spiegate, attuate e declinate ai cittadini e questo è compito anche dell'Agenzia. In realtà l'Agenzia le spiega ai propri funzionari, ai propri dirigenti, però poi ne usufruisce anche il contribuente. Ma a monte ci sono 800 norme che hanno bisogno di 800 spiegazioni, di 800 declinazioni e di 800 attuazioni. Anche oggi mi è stata sollecitata un'esigenza – assolutamente condivisibile – di inserire altri dati nella precompilata e ciò avrebbe comportato, innanzitutto, un'integrazione del processo digitale, amministrativo etc, ma anche un'ulteriore spiegazione. Ogni cosa che si prevede determina e impone una spiegazione.
  Quindi 800 norme impongono 800 spiegazioni, da qui deriva la complessità delle circolari e la necessità di rendere semplice quello che la norma non può rendere semplice. Se si vuole una pubblica amministrazione semplice, il Parlamento – anche l'attuale – ha la possibilità di fare piazza pulita di 800 leggi, fare poche leggi, semplici, che hanno bisogno di poche attuazioni e poche spiegazioni. Altrimenti la pubblica amministrazione ha il dovere di spiegare 800 leggi, di attuarle e di declinarle.
  Io mi assumo, insieme ai colleghi, la responsabilità di rendere chiaro il complesso di norme esistenti, ma si tratta di ben 800 norme.
  A questo proposito, ad esempio, vorrei menzionare il tema – che forse sarà affrontato dal Parlamento in sede di riforma fiscale – del riordino delle tax expenditure. Sono centinaia e tutte arrivano nel modello di istruzioni delle dichiarazioni dei redditi, perché devono esserne illustrate le modalità di fruizione, sono centinaia e quindi comportano centinaia di istruzioni.
  Questa è senz'altro una complicazione, posso convenirne con voi, ma è a monte che bisogna fare piazza pulita. Quindi bisogna trovare un punto di equilibrio, altrimenti non se ne esce. Lo dico da ex avvocato, prima che da direttore. Nel momento in cui un intermediario deve conoscere 800 leggi ha necessità di conoscere 800 spiegazioni da parte dell'Agenzia e, probabilmente, anche di conoscere la giurisprudenza che si è formata su quelle 800 leggi. L'unico modo, probabilmente, a monte è semplificare e fare piazza pulita di tutta l'eccessiva normazione che si è strutturata e stratificata negli anni.
  Per quanto riguarda, invece, le questioni poste dal senatore Fenu sullo sviluppo di applicativi web che consentano l'interoperabilità, convengo con lei, stiamo sviluppando un nuovo sistema che consente al contribuente o all'intermediario di non entrare e uscire da diversi applicativi, ma di gestire direttamente tutto quanto tramite il primo accesso. Sarà mia cura fornire tutti gli opportuni aggiornamenti in merito, se possibile, entro l'estate.
  Per quanto riguarda alcune tipologie di automatismi di compilazione, anche qui risorge l'avvocato che è in me, sebbene non svolga più la professione forense. Ad esempio, relativamente alla precompilazione della dichiarazione di successione a cui lei faceva Pag. 14 riferimento, convengo con lei sul fatto che alcuni dati dovrebbero essere presenti. Ma se io accedessi a una procedura web dell'Agenzia delle entrate, che non conosce qual è l'erede di Mario Rossi, e compilassi la dichiarazione dei redditi di Mario Rossi, con la precompilazione di tutti quanti i dati di Mario Rossi, avrei accesso a una serie di informazioni sul de cuius, che non avrei titolo ad avere.
  L'Agenzia delle entrate non può consentire una precompilazione di quei dati, anche per tutelare la privacy non tanto del de cuius, quanto degli eredi. L'Agenzia delle entrate può fornire quei dati a chi si dimostra erede, ma chi si dimostra tale deve compilare la dichiarazione dei redditi, da un punto di vista fiscale (sul fronte civilistico basta il possessore del bene).
  Questo non vuol dire che il tema sia irrisolvibile, cerchiamo sempre di contemperare le esigenze di privacy e le esigenze di precompilazione, fermo restando che tutto quello che si può precompilare è necessario precompilare. Ma anche qui un plauso va al Parlamento, non all'amministrazione, che ha previsto una serie di norme ad hoc. Parlo della precompilata, della fatturazione elettronica – anticipo una domanda che è stata fatta dal senatore Giacometto – ma non possiamo dimenticarci quello che vi ho accennato.
  La precompilata comporta l'inserimento di circa un miliardo di dati che non sono richiesti due volte al cittadino o al contribuente, essendo a disposizione della pubblica amministrazione.
  Se i dati vengono nuovamente richiesti è perché c'è sempre un problema normativo, permettetemi, che non ci consente di metterli a disposizione, perché ci si scontra o con il problema privacy o con il problema della normativa europea, quindi anche questo non vuol dire che il problema sia irrisolvibile, ma la sua soluzione richiede l'interazione con il Parlamento e quindi con voi e l'interlocuzione con l'autorità garante della privacy. Non sono problemi di immediata soluzione. Però non si può dimenticare, non si può far finta che il Parlamento abbia approvato delle norme e che queste siano in gran parte attuate, laddove una serie di dati non sono richiesti due volte, perché altrimenti non avremmo nessun tipo di precompilazione.
  La fatturazione elettronica consente di avere una serie di dati e ha apportato una semplificazione e quei dati sono a disposizione della Agenzia delle entrate, che non li richiede quindi nuovamente, salvo per i profili di privacy che vi ho detto, che però si stanno risolvendo. Cioè non è soltanto tecnologia o impegno.
  Per quanto riguarda la semplificazione, faccio un accenno e un passo indietro alle questioni poste dal senatore De Bertoldi, ma spero di essere stato abbastanza ampio da dare almeno il nostro punto di vista, il mio punto di vista in particolare, circa le semplificazioni che comportano difficoltà di attuazione. Mi sembra che il senatore De Bertoldi facesse riferimento a un miglior tempo andato quando le dichiarazioni erano cartacee.
  Io ho sulla mia scrivania, come memento, la locandina del 1954 in cui l'amministrazione finanziaria di allora invitava i contribuenti a essere onesti nella compilazione cartacea della loro dichiarazione dei redditi entro il 31 marzo, perché nel 1954 la dichiarazione dei redditi veniva presentata entro tale data. Oggi, grazie alle leggi approvate dal Parlamento, la dichiarazione dei redditi viene presentata a novembre, per andare incontro alle esigenze degli intermediari, dei professionisti che servono i contribuenti, e all'esigenza di dare attuazione a quelle centinaia di norme che devono essere applicate.
  Così, paradossalmente, adesso che c'è la precompilata noi abbiamo la possibilità di ricevere le dichiarazioni dei contribuenti a novembre, quando una dichiarazione cartacea nel 1954 veniva presentata a marzo. Però bisogna agire a monte, almeno questa è la mia convinzione, per quanto si possa attuare nel modo più ampio e assumendoci tutte le nostre responsabilità per eventuali ritardi.
  Per quanto riguarda le domande fatte dal senatore Giacometto in merito al principio «once only», credo di avere risposto sia nell'ambito della mia relazione, sia nelle risposte ai precedenti commissari. Il «once Pag. 15only» – purtroppo per tutti noi e per la pubblica amministrazione – arriva nel 1990, non nel 2000. Nel 2000 viene recepito dallo Statuto dei diritti del contribuente, ma è la legge n. 241 del 1990 che in qualche modo impone questo obbligo di non richiedere due volte lo stesso atto. Vorrei comunque sottolineare l'impegno dell'amministrazione nell'attuare concretamente questo principio, atteso che la grande maggioranza delle informazioni già in possesso della stessa non viene richiesta nuovamente.
  Per quanto riguarda l'eventuale ristoro dei costi fissi, quello è un tema che spetta al Governo e al Parlamento affrontare. Il quadro RE a cui lei faceva riferimento, non dà una declinazione dei singoli costi sostenuti e quindi consente poi a voi, al legislatore di individuare quali siano oggetto di possibile ristoro o sostegno. È evidente che l'intervento poi comporta diverse opzioni, fermo restando che è una libera scelta del Parlamento individuare qual è il parametro di riferimento per andare incontro, in questo periodo così drammatico, alle attività di impresa e ai professionisti.
  Per quanto riguarda il superbonus 110 per cento, l'ultimo tema che mi era stato sottoposto dal senatore Giacometto, noi abbiamo fornito – ai contribuenti, alle associazioni di categoria e ai professionisti che coadiuvano i contribuenti che aderiscono a questo istituto agevolativo introdotto dal legislatore – istruzioni, circolari, FAQ (Frequently Asked Questions), ovvero risposte a tutte le domande che siano state veicolate alla nostra attenzione e siamo a disposizione attraverso gli istituti giuridici a tal fine previsti, come quello dell'interpello. Fermo restando che l'assistenza è complessiva, quindi l'assistenza elettronica viene veicolata semmai sul territorio.
  Va detto al riguardo che, nella maggior parte dei casi, le problematiche connesse all'applicazione della disciplina del superbonus non sono di natura fiscale, ma attengono alla tipologia di intervento e non rientrano nella competenza dell'Agenzia delle entrate. L'Agenzia delle entrate è servente, cioè posto un dato intervento, l'Agenzia delle entrate non è in grado di valutare se lo stesso sia stato correttamente individuato dall'impresa, dal progettista, rispetto al paradigma fissato dal legislatore. Non è nella competenza di tributaristi. Abbiamo comunque cercato, in collaborazione con gli altri enti, in particolare con il MIT (Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili) e con l'ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile), di acquisire tutta una serie di informazioni e di fornire chiarimenti in merito alle conseguenze fiscali che ne derivano.
  Spero, presidente, di aver risposto a tutte quante le domande sottoposte dai Commissari.

  PRESIDENTE. Grazie, direttore. Lei è sempre molto disponibile e anche preciso nelle risposte. C'era un'ulteriore richiesta del senatore De Bertoldi, a cui cederei la parola un secondo. Prego, senatore.

  ANDREA DE BERTOLDI. Proprio brevemente, per ringraziare il direttore che naturalmente, da abilissimo avvocato, ha lanciato la palla nel nostro campo della politica dicendoci che dobbiamo semplificare. Io lo accolgo sicuramente, e per quanto sarà di nostra competenza, noi faremo di tutto per semplificare questo coacervo di norme che è intricatissimo, però rilancio anche io la palla nel suo campo per concludere, chiedendo alla pubblica amministrazione di impegnarsi perché questo grande lavoro fatto intorno alle banche dati, perché la SOGEI con tutto il lavoro anche tecnologico che può realizzare, faccia in modo che le informazioni richieste ai contribuenti non debbano duplicarsi. Io credo che quello dipenda più da voi che dalla politica, voi potete fare in modo – ribadisco, utilizzando la SOGEI, il denaro che comunque lo Stato investe nella digitalizzazione della pubblica amministrazione – che il contribuente, i professionisti non siano costretti a ridare continuamente gli stessi dati, questa è una cosa inaccettabile.
  Quindi io accolgo la sfida sul campo della semplificazione. Invito però il direttore e, suo tramite, la pubblica amministrazione, anche a svolgere un ruolo nella direzione che le ho indicato. Grazie ancora.

Pag. 16

  PRESIDENTE. Grazie, direttore. Noi certamente abbiamo colto lo sforzo che lei personalmente e i suoi collaboratori state facendo per andare nella direzione che tutti auspichiamo.
  Mi permetta anche una conclusione che faccia un po' da filo conduttore anche rispetto all'ultima audizione che abbiamo avuto con il direttore generale delle finanze. Forse questo sforzo non è percepito dai cittadini, anche perché la macchina amministrativa che voi gestite è veramente gigantesca e questa sensibilità forse non è completamente trasmessa agli uffici periferici, agli uffici che poi realmente si interfacciano con i cittadini e che, a volte, agiscono ancora con dei concetti che dovrebbero essere un po' superati.
  Direttore, sono sicuro che lei cercherà di trasmettere questa visione comune che abbiamo anche a tutti i collaboratori che sono dislocati su tutto il territorio nazionale.
  Grazie ancora, direttore e la aspettiamo in Commissione, magari alla fine dell'indagine conoscitiva per le conclusioni che vorremo trarre.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.