XVIII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 21 di Martedì 30 giugno 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'ATTUALITÀ DELL'ACCORDO DI SCHENGEN, NONCHÉ AL CONTROLLO E ALLA PREVENZIONE DELLE ATTIVITÀ TRANSNAZIONALI LEGATE AL TRAFFICO DI MIGRANTI E ALLA TRATTA DI PERSONE

Audizione della Ministra dell'interno, Luciana Lamorgese, in merito alle politiche relative ad immigrazione, asilo ed Europol anche a fronte della diffusione dell'emergenza sanitaria da COVID-19.
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 
Lamorgese Luciana , Ministra dell'interno ... 4 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 12 
Lamorgese Luciana , Ministra dell'interno ... 12 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
EUGENIO ZOFFILI

  La seduta inizia alle 14.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming, con modalità sperimentale, sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Ministra dell'interno, Luciana Lamorgese, in merito alle politiche relative ad immigrazione, asilo ed Europol anche a fronte della diffusione dell'emergenza sanitaria da COVID-19.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della Ministra dell'interno, Luciana Lamorgese, in merito alle politiche relative ad immigrazione, asilo ed Europol anche a fronte della diffusione dell'emergenza sanitaria da COVID-19. La Ministra è accompagnata dal prefetto Riccardo Carpino, direttore dell'Ufficio legislativo e relazioni parlamentari e dalla dottoressa Antonietta Orlando, direttore dell'Ufficio X – Relazioni parlamentari – del Ministero dell'interno.
  Trattandosi di un'audizione formale, collocata nell'ambito dell'indagine conoscitiva in corso, di essa sarà redatto un resoconto stenografico.
  Ringrazio la Ministra per la disponibilità.
  Desidero ricordare, come peraltro è noto al Ministro, che una delegazione del Comitato parlamentare Schengen si è recata, la scorsa settimana, dal 23 al 25 giugno, in missione a Ragusa, Pozzallo, Agrigento, Porto Empedocle e Lampedusa. Quello che è stato constatato, che sarà poi oggetto di una relazione al Comitato e anche alle Camere, è il grande impegno delle forze armate italiane a fronte di un numero di sbarchi e quindi di immigrati da gestire sempre crescente.
  Mi sento di portarle alcune considerazioni e alcune richieste. Siamo stati all'hotspot di Pozzallo, abbiamo parlato con gli operatori, con gli agenti delle forze dell'ordine. Abbiamo verificato come lavorano e possiamo dire che lavorano veramente bene e con grande professionalità. Abbiamo portato un saluto, un ringraziamento e abbiamo abbracciato, per conto della nostra bicamerale del Parlamento, i nostri uomini in divisa delle forze dell'ordine e i nostri militari dell'Operazione Strade sicure. Da Pozzallo portiamo a casa una richiesta che le rivolgiamo, che le rivolgo, di implementazione degli organici e dei militari dell'Operazione Strade sicure, ma anche di tutte delle forze dell'ordine. Stessa richiesta portiamo per quanto riguarda la visita che abbiamo svolto a Porto Empedocle, sottolineando la grande professionalità dei prefetti e dei questori che operano in quelle aree. A Porto Empedocle ci siamo svegliati con il primo caso positivo relativo a un migrante ospitato sulla Moby Zazà. Nel corso della mattinata sono stati accertati 28 casi positivi sulla stessa nave. Ci siamo assicurati dello stato di quarantena per quanto riguarda la Sea-Watch, ma anche degli esami diagnostici a mezzo tampone per l'equipaggio di cui le chiediamo gli esiti. A Lampedusa, durante il corso Pag. 4della nostra permanenza, in 24 ore si sono registrati 300 arrivi di migranti. A Lampedusa abbiamo incontrato il sindaco, varie autorità ed esponenti di un comitato spontaneo di cittadini che abbiamo ascoltato e incontrato anche nella piazza principale di Lampedusa. Abbiamo avuto modo di navigare con la Guardia di finanza su una delle loro motovedette, accompagnati anche dalla Capitaneria di Porto. Anche per Lampedusa le chiedo di valutare l'opportunità di aumentare gli organici delle forze dell'ordine, dei militari che lavorano sull'isola. Le porto la voce anche del Sindacato Autonomo di Polizia che abbiamo incontrato e che chiede di modificare le procedure relative agli sbarchi: procedere prima agli accertamenti sanitari e poi alle operazioni di fotosegnalamento che vengono effettuate da parte degli operatori di Polizia di Stato e delle altre forze dell'ordine per garantire loro una maggiore sicurezza dal punto di vista sanitario. Atterro, oggi, dalla Sardegna: le porto la voce anche del popolo sardo. Oggi l'Unione Sarda (le trasmetterò la rassegna stampa che avrà sicuramente a disposizione) registra e racconta di numerosi sbarchi che si sono verificati sulle coste sud della Sardegna, del Sulcis. C'è stato il primo sbarco nella città, nel porto di Cagliari. C'è una situazione, come sa, delicata e problematica nel CPR di Macomer. Ci sono dei casi di soggetti positivi ospitati al centro di Monastir. Le chiedo, Ministra, delle delucidazioni, prima di darle la parola per la sua relazione. Poi successivamente ai colleghi, chiedo di contenere i propri interventi per tre minuti ognuno perché alle 15 iniziano i lavori alla Camera dei deputati. Signora Ministra, le chiedo delucidazioni sul decreto emanato il 7 aprile 2020, articolo 1, con il quale sono stati decretati i porti chiusi. L'articolo 1 recita: «Per l'intero periodo di durata dell'emergenza sanitaria nazionale derivante dalla diffusione del virus COVID-19, i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di place of safety (“luogo sicuro”), in virtù di quanto previsto dalla Convenzione di Amburgo, sulla ricerca e il salvataggio marittimo, per casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell'area SAR (search and rescue) italiana». In Sicilia ho avuto modo di verificare che questo decreto non viene rispettato. Le chiediamo delle spiegazioni e delle risposte concrete rispetto a un'emergenza, un problema che stiamo vivendo sulle coste italiane ai confini del nostro Paese, ma anche ai confini esterni dell'Europa. La ringrazio.

  LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'interno. Grazie, presidente. Ringrazio per l'invito che mi consente di continuare un rapporto proficuo di collaborazione con il Comitato, presso cui già sono stata udita lo scorso novembre 2019. Intendo svolgere il mio intervento soffermandomi sul sistema di accoglienza, anche in relazione alle varie situazioni che il presidente ora ha rappresentato, e sulle misure intraprese in conseguenza del virus, per poi sviluppare uno specifico focus sulle politiche migratorie, con riferimento alle iniziative a livello europeo. Da ultimo, il tema dello Spazio Schengen, anch'esso oggetto di richiesta di chiarimenti del Comitato, segnato sia nelle frontiere interne che esterne dall'emergenza sanitaria. Voglio ricordare la tempestività che ha consentito all'Italia di rispettare l'obiettivo di aprire la libera circolazione all'interno dello Spazio Schengen alla data prefissata del 3 giugno, facendo anche da apripista rispetto agli altri Paesi europei. La gestione del sistema di accoglienza negli ultimi mesi è stata orientata all'applicazione delle misure di contenimento dell'emergenza COVID-19, in particolare ad una fase di prima assistenza materiale sanitaria, effettuata presso i quattro hotspot: Lampedusa, Pozzallo, Taranto e Messina, con la ricettività complessiva di 650 posti. Segue l'accoglienza di primo livello presso i centri dislocati su tutto il territorio nazionale, dove vengono garantiti i servizi essenziali. Alla data del 16 giugno, risultano attive dieci strutture di prima accoglienza e 4.963 strutture di accoglienza temporanea: i CAS (centri di accoglienza straordinaria), che registrano una complessiva presenza di 62.613 persone. Voglio evidenziare anche una diminuzione rispetto al medesimo periodo del 2019, sia con riferimento alle strutture, perché abbiamo Pag. 5 un meno 33 per cento, sia con riferimento ai migranti ospitati, perché abbiamo meno 26 per cento di migranti, di presenze. La seconda fase di accoglienza viene garantita all'interno del Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (SIPROIMI), che ha sostituito lo SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) ed è gestito dai comuni con una capillare presenza su tutto il territorio nazionale. Alla data del 31 maggio scorso, risultano presenti nel SIPROIMI 22.299 migranti. Durante tutto il periodo emergenziale i prefetti sono stati sensibilizzati sulle misure da adottare nel settore, sia in relazione all'ipotesi di nuovi arrivi di migranti che alle persone già accolte nelle strutture. Si è trattato di misure che (in alcuni casi) hanno richiesto l'adozione di apposite disposizioni di legge, di circolari, come anche di un'ordinanza di Protezione civile (quando è stata recuperata una nave per poter far fare la quarantena ai soggetti che nel frattempo erano arrivati sul territorio). Per tutti i migranti accolti è stata disposta la misura (quando ancora non c'era l'obbligo della quarantena); sin dal febbraio 2020, abbiamo adottato il sistema della quarantena di 14 giorni per l'isolamento per tutti quelli che arrivavano sul territorio. È stata assicurata questa misura non soltanto per gli arrivi via mare, ma anche terrestri (abbiamo degli arrivi dalla Slovenia, dai Balcani, e dalla rotta balcanica). Al termine del periodo di isolamento, e sempre laddove non fossero emersi casi di positività, i migranti sono stati trasferiti in altre strutture di accoglienza, previa certificazione sanitaria. D'altra parte, i prefetti procedono nella loro attività, sempre d'intesa con le ASL (Azienda sanitaria locale), per una sistematica organizzazione degli eventi. È stato chiesto anche di garantire informazioni ai migranti sui comportamenti da seguire, sia attraverso i mediatori culturali, facendo ricorso anche al materiale informativo predisposto dall'organizzazione umanitaria dall'UNHCR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati). Sono state garantite delle condizioni di igiene personale, di pulizia degli ambienti, congrue rispetto al sistema emergenziale, adottando tutte le misure per assicurare il rispetto del divieto degli spostamenti, nonché del divieto di assembramento anche durante l'ora dell'erogazione dei pasti. Nell'ambito delle strutture di accoglienza è stata evidenziata l'esigenza di individuare degli specifici spazi all'interno dei centri, in caso di necessità, da destinare all'applicazione delle misure di sorveglianza straordinaria. Nell'ottica di una maggiore prevenzione è stata data anche indicazione ai prefetti di assicurare la prosecuzione dell'accoglienza, anche di coloro che non avevano più i requisiti per permanere nei CAS, per evitare che potessero circolare liberamente (per arginare la diffusione del virus). Questa indicazione che abbiamo dato ai prefetti è stata attuata sulla base di una norma inserita nel decreto-legge n. 18 del 2020, nell'articolo 86-bis in relazione alla situazione emergenziale. La stessa disposizione ha previsto la prosecuzione di progetti di accoglienza nel SIPROIMI fino al 31 dicembre 2020. Vorrei ricordare che, con decreto del capo della Protezione civile (quale soggetto attuatore), è stato nominato il Capo del dipartimento delle libertà civili e l'immigrazione. Nelle more dell'espletamento delle procedure ad evidenza pubblica volte ad individuare una nave per lo svolgimento della quarantena, è stato nominato soggetto attuatore (prima del Capo dipartimento per le libertà civili), il presidente della Croce Rossa Italiana per l'assistenza alloggiativa, la sorveglianza sanitaria dei 146 migranti soccorsi dalla Alan-Kurdi, utilizzando proprio a tal fine la nave Rubattino, individuata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Questo procedimento ha riguardato anche i 34 migranti soccorsi dalla Aita Mari, quindi, si è fatto ricorso a questo tipo di soluzione. Successivamente è stata noleggiata la nave Moby Zazà con un contratto prorogato fino al 13 luglio prossimo. Colgo l'occasione per rassicurare che tutti i migranti ospitati a bordo sono stati sottoposti, sin dal loro arrivo, a tutte le procedure previste dalle linee guida sul sistema di isolamento protetto, come stabilito dal Ministero della salute. Per i migranti giunti in modo autonomo Pag. 6 (parliamo dei barchini arrivati in questi giorni in Sardegna), sono state individuate aree o strutture da adibire ad alloggio per i periodi di sorveglianza sanitaria, tramite le prefetture competenti. Nel caso di insufficienza delle strutture, si è fatto ricorso, laddove disponibile, alla nave Moby Zazà. Per la gestione dei servizi di sorveglianza sanitaria, è stato stipulato un accordo quadro con la Croce Rossa, al quale le prefetture delle regioni di sbarco fanno riferimento per regolare i rapporti e i servizi che vengono erogati. Su tale aspetto sono state date precise indicazioni alle prefetture, con circolare recente del 16 giugno ultimo scorso. Un cenno a parte va fatto per i sei centri CPR (Centri di permanenza per il rimpatrio) che sono presenti a Torino, Gradisca d'Isonzo, Roma, Brindisi, Bari e Macomer, con una recettività di circa 350 posti. Però, essendo limitato il numero di posti attualmente disponibili, in attuazione dell'articolo n. 19, del decreto-legge n. 13 del 2017, che prevede un ampliamento della rete dei CPR (se ne prevedeva uno in ogni regione), è in corso l'individuazione di ulteriori strutture. Per gli stessi, ferme restando le indicazioni fornite per tutti i centri di accoglienza, sono state diramate anche delle specifiche istruzioni ai prefetti, relative allo svolgimento dei colloqui dei migranti presenti nei centri con le commissioni territoriali, nel rispetto delle misure di contenimento del contagio. L'emergenza epidemiologica ha inciso sull'operatività di questi uffici e sull'andamento delle decisioni adottate dalle commissioni territoriali, che hanno avuto un fermo in questo periodo di COVID, per evitare la vicinanza e avere il giusto distanziamento. Infatti, dal 1° gennaio al 12 giugno 2020, sono state adottate 21.144 decisioni, di cui 2268 di riconoscimento dello status di rifugiato; 1.907 di protezione sussidiaria e 135 di protezione speciale. Ci sono stati 16.384 dinieghi. Nel periodo di maggiore difficoltà, connessa all'emergenza COVID, dal 13 marzo fino al 12 giugno, sono stati decisi soltanto 4.243 casi. Tali decisioni sono state adottate, ove possibile, da remoto: hanno riguardato solo i casi in cui le audizioni dei richiedenti erano state già svolte prima dell'emergenza sanitaria. Il sistema di asilo è stato interamente dotato di dispositivi idonei alla prevenzione e al contenimento del contagio che a breve consentiranno la ripresa di tutte le interviste finalizzate alla valutazione delle istanze di protezione per ottenere la protezione internazionale. Dall'inizio della fase due si è ripreso a effettuare con cautela le interviste in loco e da remoto. Le commissioni stanno riprendendo la loro attività in diverse sedi (il 15 giugno sono state riattivate le audizioni dalle commissioni territoriali di Cagliari, Torino, Novara, Firenze e il 16 giugno Verona). Entro la prima metà di luglio sarà prevista la ripresa dei lavori delle venti commissioni territoriali (e anche delle ventuno sezioni). L'emergenza COVID ha influito sull'applicazione delle procedure di screening che è stata particolarmente raccomandata. Dal 31 gennaio al 29 giugno 2020 (31 gennaio, data in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza), si sono registrati 163 eventi di sbarco, di cui 140 autonomi, per un numero di migranti giunti sulle nostre coste – da gennaio a giugno – pari a 5.456. Le principali nazionalità di provenienza risultano essere: Tunisia, Bangladesh, Costa d'Avorio, Sudan, Algeria e Marocco. Gli eventi successivi alla Dichiarazione di Malta, del settembre scorso, sono stati gestiti in maniera maggiormente strutturata, anche in virtù delle procedure operative standard definite e concordate a livello europeo. Tali procedure sono articolate in distinte fasi che prevedono: il fotosegnalamento e un primo check sanitario, prima di procedere ai trasferimenti dei migranti nei Paesi che avevano dato disponibilità all'accoglienza. Dette procedure prevedono la possibilità di procedere ad interviste, da parte dei team dell'Agenzia dell'Unione europea dell'EASO (Ufficio europeo di sostegno per l'asilo). Dal 1° gennaio 2019 al 25 giugno scorso le persone intervistate sono state 2.081, e gli Stati europei hanno dato disponibilità complessiva per 1.700 persone, tra le quali: Francia, 705; Germania, 698; Portogallo, 150; Irlanda, 43; Spagna, 40. I richiedenti protezione internazionale trasferiti sono stati circa 700; il trend dei trasferimenti è stato decisamente Pag. 7 in crescita solo dopo l'Accordo di Malta del 23 settembre 2019, con un incremento pari all'86 per cento. Prima di tale accordo, erano state ricollocate soltanto 85 persone. Attualmente le procedure si sono bloccate perché sono state condizionate dall'emergenza del COVID-19, che ha impedito i trasferimenti. Dall'inizio della cosiddetta «fase due COVID-19», sono riprese le attività preparatorie ai ricollocamenti, e in tal senso l'Agenzia EASO ha ripreso, con tutte le cautele necessarie, ad effettuare le interviste. La Commissione ha avviato il coordinamento per la distribuzione dei migranti che erano stati salvati rispettivamente dalla Alan Kurdi, 146, e Aita Mari, 34, di coloro che avevano superato il prescritto periodo di isolamento sanitario, sulla nave Rubattino, e il 6 maggio scorso sono stati trasferiti nel CARA (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Bari; risultano già intervistati dal team EASO, dovrebbe essere prossima la procedura per i ricollocamenti all'estero. Lo scorso 19 maggio, la Commissione ha indetto una videoconferenza con gli Stati membri disponibili: Germania, Francia, Irlanda, Finlandia, per riaprire ufficialmente la ricollocazione necessaria perché vengano trasferiti in Europa. Anche i 79 migranti sbarcati dalla nave Marina, a Porto Empedocle, lo scorso 9 maggio, saranno destinatari di procedure di ricollocazione. Inoltre, sono in fase di preparazione, secondo gli standard di sicurezza sanitaria, le visite delle delegazioni francesi e tedesche per le interviste dei migranti sbarcati dall'Ocean Viking. Segnalo che è stata effettuata la prima partenza post-COVID di 59 beneficiari verso la Francia (fanno sempre parte di quel numero di migranti ricollocabili e ricollocati proprio in virtù dell'accordo fatto a suo tempo a Malta). Un tema di più ampio respiro è quello delle politiche migratorie, con riferimento alle iniziative intraprese in ambito europeo. È un dato acquisito come la pressione migratoria rappresenti una sfida che riguarda tutta l'Europa, quindi non solo l'Italia, ed è un processo che va gestito con una visione, con un disegno che passa necessariamente da un approccio anche con gli altri Paesi europei. Abbiamo lavorato con questa consapevolezza per rendere sempre più costruttivo il rapporto con i Paesi membri, con la Commissione europea, con l'obiettivo di avere una nuova politica migratoria che non può che svilupparsi su una duplice dimensione che riguarda i Paesi europei ed extra-europei. Per i rapporti tra i Paesi membri, emerge la necessità di elaborare un quadro di nuove regole, sempre più ispirate al principio di solidarietà e noi tendiamo ad arrivare a un meccanismo di ricollocamento obbligatorio tra tutti i 27 Paesi europei (com'è sancito questo principio di solidarietà dall'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea). Mi preme segnalare come la nuova Commissione europea abbia annunciato un rilancio della riforma del sistema comune di asilo e si appresti a pubblicare un nuovo patto su migrazione e asilo. Il nostro Paese, in particolare il Ministero dell'interno, che ha costanti rapporti con la Commissione europea, non ha mancato di fornire un contributo di idee, di proposte, coagulando anche un consenso dagli altri Paesi europei mediterranei, maggiormente esposti al fenomeno migratorio. Le proposte riguardano la specificità della gestione delle frontiere marittime, il superamento del principio della responsabilità dello Stato di primo approdo, e le regole a cui gli Stati di bandiera delle navi private che svolgono attività di soccorso in mare, dovrebbero attenersi e sulle quali abbiamo ricevuto dei segnali positivi da parte della Commissione europea. Noi abbiamo preparato un protocollo operativo che abbiamo mandato alla Commissione, che verrà esaminato e inviato a tutti i 27 Paesi per stabilire delle regole precise, anche nel caso dei soccorsi in mare. Le proposte e le iniziative si basano su concreti passi in avanti; la Commissione europea sostiene il meccanismo di Malta, e noi riteniamo che qualunque iniziativa non possa che partire da quell'Accordo, perché sarebbe sicuramente non aderente alle esigenze degli Stati di primo approdo (qual'è l'Italia) e non sarebbe assolutamente accettabile (lo abbiamo fatto presente agli altri 27 Paesi), ritornare e arretrare, anche di poco, rispetto a quell'accordo. Pag. 8 Per i rapporti con i Paesi extra Europa, appare indispensabile che venga approfondito il dialogo nei Paesi terzi di origine e transito dei flussi migratori. In questo senso va l'iniziativa che abbiamo assunto di promuovere una videoconferenza tra i Paesi maggiormente sensibili a questi temi: Francia, Germania, Spagna, Malta, affiancati dalla Commissione europea, e i Paesi della sponda africana, cioè Libia, Tunisia, Algeria, Marocco e Mauritania. Abbiamo proposto questa conferenza, e la Commissione europea ha ben accolto questo invito e ha dato a noi la responsabilità dell'organizzazione dell'evento che dovrebbe avvenire nel mese di luglio. Si tratta di un primo confronto strategico per individuare le attività e le progettualità, per rafforzare la nostra capacità di contrasto delle reti dei trafficanti di esseri umani. Il ruolo che l'Europa è chiamata a svolgere è di fondamentale importanza, perché la promozione dei diritti umani è un obiettivo che può essere raggiunto attraverso una piena assunzione di responsabilità da parte di tutti i Paesi europei, perché l'iniziativa non si esaurisce sul piano multilaterale, ma ha necessità di spaziare tra tutti i soggetti interessati al fenomeno. La nostra azione resta focalizzata anche sul piano bilaterale, oltre al dialogo che noi abbiamo con la Tunisia e con la Libia, intendo perseguire l'obiettivo di un rilancio della collaborazione con l'Algeria (tenuto conto che dall'inizio dell'anno sono giunti 427 cittadini di nazionalità algerina), riprendendo le fila di un accordo che è stato firmato nel 2000, che ha avuto efficacia a decorrere dal 2006 e che necessita di essere ulteriormente ripreso come tipo di rapporti con l'Algeria. È un obiettivo che mi sono data in relazione agli arrivi. Abbiamo riscontrato che in quest'ultimo periodo c'è stato un incremento rispetto all'anno scorso. La politica migratoria è costituita da un complesso di fattori. Ritengo che siamo giunti a una fase importante, cruciale, per le scelte che l'Europa vorrà adottare in questo ambito. Questo è un segnale per dire che l'Italia in Europa esiste quando c'è solidarietà, altrimenti non ha senso parlare di Europa se non c'è una responsabilità comune tra tutti i Paesi che ne fanno parte. In questa prospettiva è essenziale il riconoscimento della specificità delle frontiere marittime che deve necessariamente andare insieme al principio di ricollocamento obbligatorio di coloro che sono giunti sulle nostre coste. In questi anni abbiamo maturato una vasta e approfondita esperienza in campo migratorio, vivendo periodi di crisi, di forte pressione, senza ricevere spesso l'auspicato sostegno da tutti gli Stati. Per questo ritengo che sia importante lavorare con l'obiettivo di un meccanismo europeo comune, che si fondi su una rafforzata cooperazione con i Paesi terzi attraverso la previsione di un ruolo operativo dell'Agenzia Frontex (Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera). Con riferimento a tutti i rimpatri (parliamo dei rimpatri volontari assistiti e dei corridoi umanitari), ricordo che gli stessi sono al momento sospesi a causa dell'emergenza. Il Ministero dell'interno è impegnato nella fase di selezione dei prossimi beneficiari del programma di reinsediamento in relazione all'impegno 2020-2021. Si rammenta che dal 2015 ad oggi sono stati reinsediati in Italia 2.510 rifugiati da Giordania, Libano, Libia, Siria, Sudan, Turchia. L'emergenza sanitaria ha determinato anche inevitabili rallentamenti nella prosecuzione dei rimpatri volontari assistiti, che nei primi mesi del 2020, sono stati pari a 103 unità. A risentire delle misure restrittive, sono state anche le attività che prevedono movimenti nel territorio nazionale ed estero e quelle che necessitano di un contatto diretto con i destinatari delle progettualità. Per tutti i progetti, le partenze risultano ancora non realizzabili, a causa della cancellazione di molti voli verso i Paesi di origine. Proseguono i servizi di assistenza al ritorno, garantiti in Italia, realizzati in via telematica, nonché la formalizzazione delle richieste di rimpatrio volontario e la trattazione delle stesse da parte delle competenti autorità. Vorrei parlare ora dello Spazio Schengen che era una delle richieste che era stata formulata. L'Italia ha fatto da apripista perché il 3 giugno ha aperto le proprie frontiere che erano chiuse per l'emergenza pandemica. Pag. 9Alcuni Paesi membri attuano il ripristino delle verifiche di frontiera per periodi di lunga durata, con motivazione correlata a rischio terroristico e ai movimenti di migranti irregolari. Austria, Danimarca, Norvegia e Svezia dal 12 maggio scorso, per la durata di sei mesi, hanno ripristinato il controllo alla frontiera con alcuni Paesi limitrofi, in ragione dei flussi migratori secondari a causa del rischio di infiltrazioni di soggetti collegati al terrorismo e al rientro dei foreign fighter. In realtà, la Francia ha introdotto la misura del ripristino dei controlli alle frontiere anche in tempi antecedenti alla misura dell'emergenza COVID (dopo gli attentati di Parigi del 2015). È stata rinnovata questa decisione sino al 31 ottobre del 2020, in ragione sia delle motivazioni che avevano dato origine alla misura, ma anche tenuto conto della necessaria prevenzione della diffusione del virus. D'intesa con l'Italia, sono stati chiusi quattro valichi minori montani per razionalizzare i controlli da entrambe le parti e sono state adottate unilateralmente (da parte francese) alcune restrizioni alla circolazione nell'area di Ventimiglia. Queste misure, anche dopo interventi da parte del nostro Paese, sono state revocate lo scorso 3 giugno e dal 15 giugno anche gli spostamenti dall'Italia alla Francia non sono più soggette ad alcuna forma di limitazione. Dal 1° gennaio al 25 giugno, sono stati rintracciati 223 stranieri irregolari, eseguite 261 riammissioni attive verso la Francia e 81 riammissioni passive dalla Francia. Con riferimento alle frontiere tra Italia e Austria, a partire dall'11 marzo 2020, e fine al 15 giugno 2020 in considerazione della minaccia per l'ordine pubblico e la sicurezza interna rappresentata dal COVID-19, sono stati ripristinati i controlli alle frontiere interne terrestri, chiudendo taluni valichi minori per canalizzare il traffico in quelli maggiori. Dal giorno successivo, 16 giugno, l'Austria ha comunicato la revoca delle restrizioni all'ingresso per i movimenti provenienti dall'Italia, procedendo contestualmente alla riapertura di tutti i valichi. Per l'anno 2020, i dati relativi alle zone di confine fanno registrare 201 stranieri irregolari rintracciati; 25 riammissioni attive e 23 riammissioni passive. Discorso diverso va fatto per la Slovenia che, pur non adottando la misura del ripristino dei controlli alle frontiere interne, dal 12 marzo scorso ha disposto la chiusura al traffico dei valichi minori, al fine di canalizzare i controlli sanitari in quelli maggiori. Detta misura è stata adottata nei confronti di tutti i Paesi confinanti e, da ultimo, con decorrenza 15 giugno 2020, sono state revocate tutte le restrizioni all'ingresso per i movimenti provenienti dall'Italia. Nel corso di una riunione operativa in Slovenia (svoltasi il 25 maggio scorso) è emerso che dalla fine di aprile si è registrata una ripresa dei flussi migratori. In particolare, nell'area balcanica stazionerebbero un numero elevato di migranti, di cui una parte in Bosnia, in Serbia, e un numero elevato, circa 50 mila, in Grecia. In considerazione di ciò, tenuto conto anche della fine del lockdown, sono state riattivate le pattuglie miste italo-slovene. Si è dato avvio ad una sperimentazione congiunta di droni, per consentire la tempestiva individuazione dei migranti lungo la fascia costiera, la fascia di confine. Si è concordato con la Slovenia di dare piena attuazione ad un accordo già in vigore da anni, che prevede la riammissione degli stranieri irregolari rintracciati sul confine italo-sloveno, che risultano positivi alle verifiche nel database europeo delle impronte, Eurodac (European Dactyloscopie). Dal 1° gennaio al 25 giugno, sono stati rintracciati 1.612 cittadini stranieri in posizione irregolare. Sono state eseguite 343 riammissioni attive e 9 riammissioni passive. In relazione ai rapporti con la Svizzera, dal 13 marzo 2020, a causa dell'emergenza COVID, lo Stato elvetico ha ripristinato i controlli alla frontiera interna terrestre con l'Italia, per la durata iniziale di dieci giorni, consentendo l'ingresso soltanto alle persone che avevano il permesso di soggiorno svizzero, per motivi di lavoro, oppure in situazioni di grave necessità. Tale decisione è stata estesa fino al 15 giugno 2020, nei confronti di tutti i Paesi confinanti; al fine di canalizzare i controlli in ingresso, la Svizzera ha disposto, con decisione unilaterale, la chiusura di taluni Pag. 10valichi minori al confine italo-elvetico. Attualmente, tutti i valichi sono stati riaperti. Nel periodo dal 1° gennaio al 25 giugno 2020, sono stati rintracciati nella zona di confine, 100 stranieri irregolari, sono state eseguite 57 riammissioni attive e 564 riammissioni passive. Per le misure di controllo, con appositi regolamenti del Parlamento europeo, sono stati istituiti sistemi di controllo dedicati da utilizzare in connessione con quelli già esistenti (Sistema Informativo Schengen, SIS). I predetti sistemi saranno operativi dal 2022, ma sono immediatamente vincolanti le disposizioni propedeutiche alla loro realizzazione volte a garantire l'individuazione dei soggiornanti fuori termine, nonché l'identificazione delle persone prive di documenti dello Spazio Schengen. Presso i porti caratterizzati da maggiori problematiche (per carenza di spazi utili), il Ministero dell'interno è all'opera per individuare le soluzioni organizzative più efficaci, anche in relazione all'individuazione delle infrastrutture necessarie. Presso gli aeroporti, dove il monitoraggio in corso sembra evidenziare un'aliquota in percentuale molto più bassa di cittadini di Paesi terzi titolari di permesso di soggiorno, è in via di completamento per l'anno 2020, la programmazione per dotare di varchi elettronici tutti gli uffici di frontiera dell'area. Inoltre, il 12 settembre del 2018 è entrato in vigore il Sistema europeo di informazione e di autorizzazione ai viaggi che, sul modello ESTA (Electronic System for Travel Authorization) degli Stati Uniti, si applicherà ai cittadini di Paesi terzi esenti dall'obbligo di visto che fanno già ingresso nell'area Schengen, per soggiorni la cui durata non sia superiore a 90 giorni su un periodo di 180. Nell'ambito dell'attività di controllo delle frontiere esterne dello Spazio Schengen, un focus particolare merita l'attività di sorveglianza marittima delle coste nazionali, gestita e coordinata dal Ministero dell'interno con l'Agenzia Frontex. Particolare importanza riveste l'operazione di pattugliamento congiunto marittimo Themis per il controllo dei flussi migratori irregolari nel Mediterraneo centrale. Nel piano operativo dell'operazione Themis spiccano le seguenti novità rispetto alla precedente missione Triton: una ridefinizione dell'area operativa che include esclusivamente l'area SAR italiana, mantenendo nell'ambito di EUROSUR la sorveglianza aerea pre frontaliera attraverso l'impiego del MAS (Multipurpose Aerial Surveillance) anche sulle acque internazionali, fino al limite di acque di competenza tunisina e libica. Riguardo la clausola dello sbarco dei migranti nella nazione ospitante, l'operazione coinvolge soltanto gli eventi di soccorso che si verificano in tale area operativa e limitatamente agli interventi effettuati dagli assetti partecipanti all'operazione. I migranti soccorsi al di fuori dell'area operativa, devono essere gestiti secondo le norme di diritto internazionale (non verranno in Italia). Nel corso degli incontri bilaterali tra l'Italia e l'Agenzia Frontex, il nostro Paese, anche grazie ai finanziamenti europei, sensibilmente rafforzato le attività di cooperazione con la Libia (è uno dei Paesi più vulnerabili dell'area del Mediterraneo). È stato proposto il sorvolo delle acque SAR libiche con il servizio di sorveglianza aerea multiuso che viene fornito dall'agenzia per supportare l'Italia nell'attività di controllo. Per il contrasto al traffico dei migranti, va rilevato che abbiamo sviluppato capacità investigative in ambito internazionale. Lo SCO (Servizio centrale operativo) della Polizia di Stato è sempre in prima linea nella fondamentale attività di contrasto delle organizzazioni criminali transnazionali dedita al favoreggiamento dell'immigrazione irregolare e collabora anche con analoghi organismi investigativi europei (Europol). I punti centrali della nostra strategia possono sintetizzarsi in tre assi: promuovere partenariati operativi con i Paesi africani (finanziati dall'Unione europea); accelerare l'utilizzo di piattaforme di scambio informativo tra forze di polizia e agenzie europee; potenziare il ruolo di Frontex sulle attività di prevenzione e controllo delle possibili minacce alla sicurezza delle frontiere, tramite l'utilizzo di tecnologie avanzate anche con Paesi terzi (attraverso la sottoscrizione di accordi). In tale ambito, il Ministero dell'interno ha avviato anche un'attività di collaborazione con l'Agenzia nazionale per Pag. 11il divieto di tratta delle persone (autorità di contrasto del Governo federale della Nigeria), finalizzata allo scambio informativo in tema di traffico di migranti e tratta di esseri umani. Segnalo anche il progetto AFIC (Africa-Frontex Intelligence Community), finanziato dall'Unione europea, al quale partecipano, oltre all'Italia, Frontex, Europol, rappresentanti di Eritrea, Gambia, Marocco, Niger, Nigeria, Guinea, Libia, Costa d'Avorio, Sudan, Ghana e Senegal e Mali. In accordo con l'Unione europea, sono stati anche attivati i cosiddetti «controlli secondari di sicurezza» per scongiurare il rischio di infiltrazioni terroristiche nei flussi dei migranti irregolari, che prevedono una cooperazione rafforzata con Europol. In tale ambito, da ottobre 2018 al 30 maggio 2020, sono state sottoposte a controllo 1.826 persone, con 32 riscontri positivi nel database di Europol. A seguito delle operazioni militari turche, nel nord della Siria, l'Europa ha avviato una riflessione sulla necessità di potenziare le misure per proteggere i confini esterni dell'Unione europea, attraverso il miglioramento dello scambio di informazioni tra i Paesi membri (con Europol), individuando quale strumento cruciale per monitorare il possibile rientro dei foreign fighter, l'utilizzo del Sistema di informazione Schengen (SIS); anche attraverso gli inserimenti di alert relativi ai nominativi e ai dati biometrici di combattenti stranieri non europei forniti dai Paesi terzi. Inoltre, il nostro Paese al momento è l'unico Stato membro dell'Unione europea che ha processato i 2.700 nominativi e impronte di foreign fighter detenuti in Siria, inserendo 448 combattenti di nazionalità nordafricana nelle persone cui è fatto divieto di ingresso in area Schengen. Dall'inizio dell'anno, su parere del Comitato di C.A.S.A. (Comitato di analisi strategia antiterrorismo), sono stati adottati dal Ministero dell'interno 445 provvedimenti di inammissibilità sul territorio europeo per motivi di sicurezza nazionale, a fronte di 489 provvedimenti disposti negli anni precedenti. Mi avvio alle conclusioni. Consentitemi di svolgere un ringraziamento alle donne e agli uomini delle nostre forze di polizia che hanno operato in maniera esemplare durante tutto questo periodo. Grazie al lavoro di queste persone, alla loro dedizione, al loro impegno, il nostro Paese è riuscito in questo periodo difficilissimo a non sottrarsi ai propri obblighi internazionali, nel rispetto dei diritti e della dignità delle persone coinvolte. Occorre evidenziare che il sistema di governo del fenomeno migratorio, si fonda sul coinvolgimento degli enti locali. Ritengo che la capacità del Governo centrale debba essere quella di interpretare le istanze che provengono dal territorio; è importante e indispensabile una sinergia interistituzionale che si lega con l'esigenza che le politiche di accoglienza siano sostenibili, inclusive e che non si possa prescindere da quelle che sono le esigenze di sicurezza necessarie per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini. Occorre attuare delle politiche che fungano da deterrente a forme di marginalizzazione e che, soprattutto nelle grandi città, determinano il rischio di attrazione di attività illegali, di soggetti che vivono in situazioni di precarietà e di marginalità. Sono convinta che il futuro dell'Unione europea passi anche attraverso una gestione solidale, unitaria dei flussi migratori. In questo assicuro il mio impegno massimo nei confronti anche degli altri Paesi europei, perché questo concetto di Europa venga sentito e il concetto della responsabilità, della solidarietà comune, venga fatto proprio da tutti i Paesi. L'Unione europea è obbligata a confrontarsi con il fenomeno migratorio (che è vero che riguarda soltanto alcuni Paesi come quelli di primo approdo, o quelli di arrivo via terra), però l'efficacia della risposta dipenderà dalla capacità di costruirla insieme agli altri Paesi, in un clima di condivisione, di scelte e di percorsi, per fedeltà ai quei principi in base a cui è nata l'Europa e che è guardata anche con ammirazione nel mondo. Il lavoro che stiamo portando avanti mi rende fiduciosa riguardo ai risultati che potremmo ottenere. È una sfida a cui non possiamo sottrarci e alla quale bisogna lavorare con tutti gli Stati. L'atteggiamento da parte degli altri Paesi forse è giustificato anche dalla forza dei nostri argomenti, perché è visibile a tutti quello che l'Italia, Pag. 12come Paese, sta ponendo in essere in termini di attività, lavorando in questa direzione, cioè di condivisione di scelte, di sensibilizzazione dei Paesi europei su quelle che sono problematiche non soltanto italiane, ma anche di carattere europeo. Spero che ciò possa portare una risposta più incisiva da parte dei 27 Paesi.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministra. Sono iscritti a parlare l'onorevole Di Muro, l'onorevole De Luca, il senatore Iwobi, l'onorevole Perconti, il vicepresidente Tuzi, il senatore Zuliani, la senatrice Testor. Possiamo procedere con i primi interventi. Volevo chiedere alla Ministra se può confermarci la disponibilità per un aggiornamento di questa audizione, dato che intenderemmo dare spazio anche ai colleghi parlamentari per i propri interventi e un'interazione con lei e con il Governo.

  LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'interno. Se volete vi mando una relazione su tutte le domande che verranno fatte.

  PRESIDENTE. Se fosse disponibile sarebbe molto utile un aggiornamento con la sua presenza per poter interagire con i colleghi. Chiudiamo i lavori del Comitato per la concomitanza dei lavori dell'Aula con l'impegno di concordare una data per una nuova audizione con la Ministra dell'interno. Grazie.

  La seduta termina alle 15.10.