XVIII Legislatura

XIV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Martedì 20 luglio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Battelli Sergio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUGLI STRUMENTI PER LA PREVENZIONE E LA RIDUZIONE DELLE PROCEDURE DI INFRAZIONE A CARICO DELL'ITALIA

Audizione del dottor Giuliano Grignaschi, segretario generale di Research4Life.
Battelli Sergio , Presidente ... 3 
Grignaschi Giuliano , segretario generale di Research4Life ... 3 
Battelli Sergio , Presidente ... 8 
Ianaro Angela (M5S)  ... 8 
Battelli Sergio , Presidente ... 9 
Rossini Emanuela (Misto-Min.Ling.)  ... 9 
Battelli Sergio , Presidente ... 9 
Galizia Francesca (M5S)  ... 9 
Battelli Sergio , Presidente ... 9 
Grignaschi Giuliano , segretario generale di Research4Life ... 9 
Battelli Sergio , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
SERGIO BATTELLI

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione del dottor Giuliano Grignaschi, segretario generale di Research4Life.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del dottor Giuliano Grignaschi, segretario generale di Research4Life, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli strumenti per la prevenzione e la riduzione delle procedure di infrazione a carico dell'Italia.
  Do il benvenuto e ringrazio per la sua disponibilità il dottor Grignaschi, il quale rappresenta Research4Life, associazione che riunisce numerosi qualificati soggetti impegnati nell'attività di ricerca biomedica.
  Prima di cedere la parola al dottor Grignaschi per il suo intervento, ricordo che l'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto ai deputati che lo desiderino. In proposito richiamo l'attenzione dei parlamentari collegati da remoto sulla necessità che risultino visibili alla Presidenza, soprattutto nel momento in cui svolgono il loro eventuale intervento, pregandoli nel contempo di tenere spenti i microfoni fintanto non sia giunto il momento di intervenire.
  Chiedo inoltre, come sempre, ai colleghi di far pervenire fin da ora alla Presidenza le richieste di intervento, al fine di organizzare il dibattito nel modo più ordinato e consentire a tutti i colleghi che lo desiderino di intervenire. Cedo quindi la parola al dottor Grignaschi. Prego, dottore.

  GIULIANO GRIGNASCHI, segretario generale di Research4Life. Buongiorno a tutti. Grazie per l'introduzione e per la possibilità che mi date di essere qui oggi a esporvi questo problema che per noi è assolutamente rilevante.
  Come giustamente è stato detto, io sono il portavoce di una piattaforma, un multistakeholder, che dal 2005 raggruppa una serie di enti no-profit, università, IRCCS (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico), associazioni di vario carattere, ma anche associazioni di pazienti e società scientifiche, che ruotano tutte intorno al tema della ricerca biomedica, in particolar modo intorno alla necessità, che purtroppo abbiamo ancora oggi, di fare utilizzo del modello animale per poter dare delle risposte nell'ambito delle varie problematiche sanitarie che continuano ad affliggerci.
  Il mio ruolo nella vita di tutti i giorni è quello di responsabile del benessere animale degli stabulari dell'Università Statale di Milano. È un ruolo di una persona che non fa ricerca, ma che è prevista dalla normativa vigente, sia italiana che europea, come figura che deve garantire che all'interno di tutti i centri ci sia il pieno rispetto di tutte le normative vigenti in merito alla protezione degli animali utilizzati in ricerca.
  Il tema di oggi è quello relativo al recepimento della direttiva europea n. 63/2010 in materia di protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Una breve storia di questa direttiva europea, che è stata Pag. 4emanata nel 2010 e che rappresentava, e rappresenta a tutt'oggi, quello che viene considerato il miglior compromesso tra la protezione degli animali, che purtroppo oggi dobbiamo ancora utilizzare all'interno della ricerca biomedica perché non esistono metodologie che possono sostituire, e l'interesse della ricerca.
  Questa normativa europea è stata frutto di anni di elaborazione, in collaborazione tra enti di ricerca e associazioni di protezione degli animali, e viene considerata effettivamente un po' in tutto il mondo il miglior compromesso tra le esigenze di protezione degli animali e le esigenze della ricerca biomedica.
  Come mai proprio nel 2010 l'emanazione di questa direttiva? Perché sostanzialmente è andata a sostituire la direttiva precedente sullo stesso argomento, che era del 1986, recependo in sostanza quanto detto nell'articolo 13 del Trattato di Lisbona, attraverso il quale l'Europa ha stabilito che l'Unione degli Stati membri tiene pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti, rispettando nel contempo le disposizioni legislative e amministrative e le consuetudini degli Stati membri.
  Va anche ricordato che, comunque, il fine ultimo della direttiva europea è quello di arrivare a una graduale ma completa sostituzione del modello animale, andando di pari passo con lo sviluppo di metodologie che possano consentire questo. In pratica, l'intento del legislatore e l'intento della direttiva europea è quello di poter arrivare un giorno a non avere più effettivamente la necessità di utilizzare gli animali nella ricerca biomedica, però di far sì che questo avvenga in maniera graduale; quindi, a mano a mano che si sviluppano dei metodi che possono essere utilizzati, ci deve essere la garanzia che l'animale non venga più coinvolto nelle sperimentazioni.
  Nello stesso momento, fintanto che purtroppo ci sarà la necessità di utilizzare ancora gli animali, grande attenzione è data dalla direttiva europea agli aspetti di riduzione, cioè a dare garanzia che venga utilizzato veramente il minimo numero possibile di animali, e agli aspetti di perfezionamento dei metodi, che vanno da tutti quei metodi di anestesia e analgesia che obbligatoriamente e giustamente devono essere applicati ogni qualvolta si faccia un intervento anche su un animale non umano, secondo quelli che sono i principi che vengono seguiti dalla comunità scientifica ormai dal 1959, perché dettati in un libro pubblicato da due ricercatori, Russell e Burch, principi che sono noti a tutta la comunità biomedica, come il principio delle tre R: replacement, tutte le volte che è possibile, reduction e refinement, cioè riduzione e miglioramento dei metodi continuamente.
  Sul piano europeo, nelle scorse settimane, il commissario per l'ambiente, Sinkevičius, che ha risposto a un'interrogazione sugli effetti che la direttiva europea stava producendo nell'ambito della protezione degli animali, ha affermato che la Commissione europea non intende, al momento, rivedere la direttiva europea perché sta ottenendo i risultati che effettivamente si è prefissa, e anche perché la direttiva europea rappresenta già una delle cornici normative più stringenti e più avanzate a livello mondiale. Quindi la Commissione europea non vede la ragione per cui debba essere rivista questa normativa.
  La medesima posizione è stata ribadita dalla commissaria per i trasporti, Vălean, che ha sottolineato come tutte le legislazioni degli Stati che fanno parte della Comunità europea dovrebbero essere allineate a quella che è la direttiva europea.
  Ora, purtroppo, l'Italia nel recepimento di questa direttiva, nel 2014, con il decreto legislativo n. 26, ha introdotto una serie di norme più restrittive, andando quindi a contravvenire sia l'articolo 2 della direttiva stessa, che vietava esplicitamente l'inserimento nell'atto di recepimento di norme più restrittive, con tutta una serie di punti che, fra le altre cose, a nostro avviso non hanno veramente nulla a che fare con il benessere degli animali e, anzi al contrario in alcuni casi, come cercherò di dimostrarvi tra poco, rischiano di peggiorare notevolmente il benessere degli animali coinvolti nella ricerca. Pag. 5
  Ora, probabilmente a causa dell'emergenza COVID, che ha creato tutta una serie di problematiche molto più rilevanti, o forse anche per altri motivi, la procedura è ancora in fase di contenzioso – ricordo che è stata aperta nel 2016 – ma potrebbe avanzare da un momento all'altro poiché, nonostante le contestazioni della Commissione, ad oggi non vi è stato alcun adeguamento della normativa nazionale.
  Nel parere motivato che la Commissione europea ha inviato al nostro Paese sono presenti decine di punti di non conformità nel recepimento, che sono però sostanzialmente riconducibili a poche rilevanti differenze. La prima di queste, che a nostro avviso è veramente paradossale, è che in Italia purtroppo è stato inserito un divieto di allevamento di alcune specie che non è assolutamente presente nella normativa europea e che, quindi, impedisce che queste specie vengano allevate sul territorio nazionale ma assolutamente non impedisce che queste specie vengano utilizzate sul territorio nazionale.
  Cosa significa questo e perché questo è di grave interferenza con gli scopi della direttiva europea? Perché il fatto che tutti gli animali utilizzati nella sperimentazione biomedica debbano provenire da allevamenti certificati e molto rigidamente controllati è uno dei capisaldi della direttiva, perché soltanto in questo modo le autorità competenti potranno avere un perfetto controllo di quello che avviene nell'ambito della sperimentazione e una perfetta tracciabilità.
  In più, come d'altronde è facile immaginare, è evidente che lo stress indotto agli animali sarebbe decisamente maggiore e vi sarebbe sicuramente un peggioramento per le condizioni degli animali se qualcuno dovesse decidere di utilizzare animali prelevati in natura. Quindi gli scopi della direttiva sono proprio quelli di garantire che tutti gli animali utilizzati in ricerca provengano da allevamenti certificati e controllati.
  In Italia impedire di avere allevamenti ostacola questo intento della direttiva. È evidente che i ricercatori italiani possono comunque acquistare animali provenienti da Stati esteri, però credo che sia facile immaginare come, prima di tutto, acquistare animali in Stati esteri significa sottoporli a lunghi viaggi, che sicuramente non corrispondono a un miglioramento del benessere dell'animale. Sappiamo tutti perfettamente quanto un animale si stressa ogni volta che lo dobbiamo sottoporre a un viaggio, lungo o breve che sia, in molti casi.
  In più è evidente che una situazione di questo genere mette in grave difficoltà la ricerca e i ricercatori italiani, perché va ad aumentare le loro spese e va a rendere più difficile per loro l'approvvigionamento di questi animali che, come dicevamo, devono purtroppo ad oggi ancora essere utilizzati in ricerca.
  Forse dico una banalità e molto probabilmente tutti già lo sapete, ma ci sono alcune fasi della ricerca per la messa a punto di nuovi farmaci in cui l'utilizzo dell'animale è obbligatorio. Non si può arrivare all'immissione in commercio di un farmaco se non c'è prima una fase di test sulla sicurezza dell'animale da laboratorio. Sono tutti passaggi che sono assolutamente obbligati, o comunque in tantissimi casi sono assolutamente obbligati. Questa è la prima grande difformità.
  Le altre grandi difformità sono contenute nell'articolo 5 del decreto legislativo n. 26 del 2014, al comma 2, lettere D, E ed F, e prevedono che in Italia sia vietata l'autorizzazione di procedure basate su un modello animale per le ricerche sugli xenotrapianti d'organo e per le ricerche sulle sostanze d'abuso, e nel corso delle esercitazioni didattiche, fatte salve alcune eccezioni.
  Si tratta di limitazioni che non hanno nessuna corrispondenza nella direttiva europea. Vanno a colpire due aree di ricerca ben specifiche, senza avere assolutamente nessuna motivazione scientifica. Sono solo ed esclusivamente dei divieti di carattere ideologico, celati sotto delle parole, celati sotto una retorica che poi più avanti cercherò di illustrarvi e cercherò di spiegarvi perché è assolutamente fuori luogo dal punto di vista della ricerca biomedica.
  Questi ultimi divieti, relativi agli studi sugli xenotrapianti d'organo e sulle sostanze Pag. 6 d'abuso, sono comunque fin da subito stati messi in moratoria con l'articolo 42 del comma 1 del decreto legislativo n. 26 del 2014, prorogato di anno in anno fino ad oggi con interventi normativi. Interventi normativi che sono sempre stati vincolati all'esecuzione di verifiche da parte delle autorità competenti sull'effettiva esistenza della necessità del ricorso a questi metodi. Verifiche che nell'arco di tutti questi anni hanno sempre chiaramente dichiarato come purtroppo ad oggi non esistano metodi alternativi per affrontare in maniera completa questo tipo di problematiche.
  Questa evidenza è stata confermata anche dalla relazione sullo stato delle procedure di sperimentazione autorizzate per la ricerca sulle sostanze d'abuso, trasmessa dal Ministero della salute alle Camere nel luglio del 2020.
  In questa relazione il Ministero della salute ha chiaramente dichiarato il fatto che, purtroppo, ad oggi non esistono metodi alternativi per affrontare il gravissimo tema dei meccanismi che vengono utilizzati da qualsiasi sostanza possa essere abusata dall'uomo o anche da altre specie animali.
  Ora, l'articolo 28 del disegno di legge europea 2019/2020 posticipa ancora una volta l'entrata in vigore dei divieti di sperimentazione animale negli studi sulle sostanze d'abuso e xenotrapianti d'organo, differendola al 30 giugno 2022 al fine di concedere al Governo un margine temporale congruo per risolvere la procedura di infrazione. Infatti, contestualmente alla proroga, il Governo ha accolto un ordine del giorno in Aula, con il quale si è impegnato a sanare l'infrazione nel prossimo disegno di legge europea 2021/2022, nonché a finanziare lo sviluppo di nuovi approcci metodologici per la ricerca senza l'uso di animali: iniziativa assolutamente importante, che non vediamo l'ora che venga messa in campo.
  L'impegno è stato ribadito anche in occasione della seconda lettura del disegno di legge nell'ambito dell'esame in XIV Commissione, Politiche europee, del Senato. Però perché è importante che tutto questo accada? Perché è importante per la ricerca biomedica e, lasciatemi dire, anche per i nostri pazienti, che tutto questo succeda? Perché purtroppo – partiamo da questo come primo punto – una certa retorica, che cerca di sviare e che cerca di fare leva su argomenti molto empatici, sostiene che quando si parla di sostanze d'abuso si parla soltanto di droghe e dei problemi della tossicodipendenza. In realtà tutto questo non è assolutamente vero; questo è soltanto una parte di tutte quelle ricerche che si occupano dei meccanismi d'azione delle sostanze d'abuso.
  Noi dobbiamo avere sempre presente che qualsiasi farmaco, qualsiasi molecola abbia la capacità di arrivare al nostro cervello, quindi di superare quella barriera che il nostro organismo mette in atto affinché il cervello sia molto protetto, che è la barriera ematoencefalica, deve essere testata per le sue potenziali attività d'abuso.
  Facciamo un esempio, che potrà essere banale. Mi perdonerete se è banale, però secondo me rende molto bene l'idea. Se io dovessi soffrire di emicrania, di atroci mal di testa e dovessi prendere dei farmaci contro il mal di testa, sicuramente non sarei contento se questi farmaci mi inducessero a una dipendenza. Quindi, prima di mettere in commercio farmaci di questo genere, bisogna assicurarsi che poi questi farmaci non causino una dipendenza nel paziente che li assume. Questo vale per qualsiasi farmaco sia in grado di raggiungere il nostro cervello.
  Studiare i meccanismi e le sostanze d'abuso significa anche questo, ma significa anche studiare la sindrome di astinenza dei bambini nati da madri tossicodipendenti, significa veramente un'ampia gamma di problematiche che assolutamente, purtroppo, ad oggi possiamo studiare solamente in maniera completa e alle quali possiamo dare una risposta in maniera completa solo ed esclusivamente grazie all'utilizzo del modello animale.
  L'altro punto è quello relativo agli xenotrapianti d'organo. Xenotrapianto d'organo significa essere in grado di far crescere un organo perfettamente compatibile con i nostri pazienti all'interno di un'altra Pag. 7specie animale. Come forse sapete, il problema con i trapianti d'organo non è tanto il fatto che non li sappiamo fare, ma il fatto che non abbiamo una quantità sufficiente di organi da trapiantare. Per cui molto frequentemente i nostri pazienti passano mesi in attesa di ricevere un trapianto d'organo e a volte, purtroppo, la morte sopraggiunge senza che sia stato trovato un organo compatibile.
  Oggi gli sviluppi della scienza, gli sviluppi della tecnologia, tutte le modificazioni sul genoma che siamo in grado di fare, tutte le tecniche che sono state messe a punto in questi anni, ci stanno consentendo di riuscire a prendere le cellule del paziente, a far crescere l'organo in una specie che lo può ospitare e poi trapiantarlo dando una nuova vita al paziente. Queste sono ricerche che in tutto il mondo stanno andando avanti e stanno dando grandi speranze per i pazienti in attesa di trapianto. Non c'è una ragione reale per cui in Italia questo non dovrebbe essere consentito.
  Metterebbe chiaramente i nostri ricercatori in gravi condizioni di difficoltà, e quindi li porterebbe molto probabilmente ad andare sempre più verso l'estero, cosa che il nostro mondo della ricerca già soffre veramente molto.
  Riguardo all'ultimo punto relativo ai divieti presenti nel decreto legislativo n. 27 del 2014 e non presenti nella direttiva europea, che sono stati contestati, il decreto vieta sul piano della didattica l'utilizzo degli animali nella formazione di tutte quelle che sono le figure che maggiormente sono coinvolte nell'ambito della sperimentazione animale: biologi, farmacisti, biotecnologi, chimici, farmaceutici. Tutte queste figure, stando al decreto – cosa che ci è stata contestata dalla Commissione europea – non hanno la possibilità di essere addestrate all'utilizzo del modello animale.
  Ora, è evidente che questo mette in grave difficoltà chi poi deve gestire questo tipo di sperimentazione perché, se non abbiamo la possibilità di addestrare i nuovi ricercatori al corretto utilizzo e al corretto trattamento degli animali, rischiamo assolutamente di non fare il bene di quegli stessi animali che purtroppo, come dicevo, ancora oggi dobbiamo utilizzare. Se siamo costretti a utilizzarli, è necessario farlo nella maniera migliore possibile, con le maggiori competenze possibili e con la maggioranza certezza di garantirne la massima protezione possibile.
  Alla luce di quanto vi ho illustrato, al fine di garantire ai nostri ricercatori la possibilità di essere competitivi con i colleghi europei restando all'interno del nostro Paese – e io credo che mai come in questo periodo sia stato chiaro quanto la ricerca biomedica abbia bisogno di impulso, di sviluppo e anche di essere svolta all'interno del nostro Paese, non soltanto stando ad aspettare che i risultati ci arrivino da altri Paesi che investono maggiormente nella ricerca – Research4Life auspica che il legislatore italiano mantenga fede agli impegni assunti in sede parlamentare, sanando in maniera definitiva le difformità esistenti tra la direttiva europea n. 63/2010 e il decreto legislativo n. 26 del 2014 di recepimento.
  In sostanza, come piattaforma che rappresenta le realtà italiane che fanno ricerca biomedica e che hanno purtroppo ad oggi ancora bisogno di ricorrere al modello animale per arrivare a risultati concreti, quello che chiediamo è in fondo semplicemente che venga recepita correttamente la direttiva europea e che i nostri ricercatori, nei nostri centri universitari, nelle IRCCS, in tutti i posti dove svolgono ricerca, possano lavorare con le stesse regole e con le stesse possibilità che hanno tutti i colleghi di tutti gli altri Stati europei, ricordando che la normativa europea è veramente la più stringente e la più severa al mondo.
  Quello che noi chiediamo è semplicemente di avere la possibilità di poterci adeguare a quello che avviene in tutto il resto d'Europa, cercando così anche di evitare che i nostri ricercatori siano, a un certo punto, per questa ragione, costretti ad andare a svolgere i loro esperimenti all'esterno dell'Italia. Già non è facile fare ricerca in Italia; se poi si aggiungono anche difficoltà di questo genere, chiaramente è difficile poi domandarsi a posteriori come Pag. 8mai i giovani decidono di andare all'estero e poi non fanno più rientro in Italia.
  Io credo di aver detto tutto, di essere stato nei tempi. Sono disponibile per qualsiasi domanda su questo argomento.

  PRESIDENTE. Grazie. Sì, perfetto nei tempi, dottor Grignaschi. Io la ringrazio per l'illustrazione di questa tematica complessa, delicata, mai come oggi attuale e quindi davvero interessante. Adesso inizio con gli interventi dei colleghi. La collega Ianaro, del Movimento 5 Stelle. Prego.

  ANGELA IANARO. Grazie, presidente. Grazie, dottor Grignaschi, per questa lunga ed esaustiva esemplificazione di tutte quelle che sono le criticità che in questo momento i ricercatori italiani sono costretti a vivere. Voglio sottolineare una frase che lei ha detto, che mi ha colpito molto: «Non c'è una ragione reale per cui tutto questo debba essere consentito». Io partirei proprio da qui: non c'è una ragione reale perché tutto questo debba accadere nel nostro Paese.
  Abbiamo visto quanto la cultura scientifica in questo Paese, purtroppo, sia stata negletta per troppo tempo e quali conseguenze gravi questo abbia determinato, non soltanto sullo sviluppo e sulla possibilità di investire in ricerca e sviluppo all'interno di quella che dovrebbe essere una delle attività produttive portanti del nostro Paese. Mi riferisco all'industria farmaceutica, ma anche alla ricerca no-profit, da cui molto spesso nascono quelle intuizioni e quelle idee che poi porteranno alla realizzazione dei farmaci.
  L'Europa ha legiferato in tal senso, ci ha dato delle indicazioni precise in un'ottica di riduzione. Come lei ha detto, c'è stata una riduzione significativa dell'utilizzo di animali per il conseguimento dei risultati nell'ambito della ricerca. Anche in Italia i dati sono molto incoraggianti, con una riduzione del 5 per cento dell'utilizzo di animali già dagli ultimi dati disponibili, che si riferiscono al 2018. È evidente che le pretestuose, molto spesso, osservazioni che vengono fatte sulla volontà dell'Europa di rivedere questa normativa, che in realtà funziona molto bene, non reggano con quelle che sono i risultati ottenuti; e non si comprende ancora perché noi abbiamo dovuto aggiungere ulteriori limitazioni prive di qualunque senso, prive di qualunque effetto concreto sull'utilizzo di animali, che come abbiamo visto è in riduzione, e soprattutto che limitano la possibilità dei nostri ricercatori di essere competitivi come i loro colleghi europei. Io lo dico anche da docente universitario: moltissimi dei nostri ragazzi si trovano in difficoltà rispetto a queste ulteriori restrizioni. Dovremmo assolutamente ripristinare la forma originale e porre termine a questa procedura di infrazione.
  In una delle audizioni che sono state svolte in questa Commissione – ringrazio il Presidente Battelli e tutti i colleghi che hanno dato il via a questo ciclo di audizioni così importanti – il professor Adams ha sottolineato come, nello stadio in cui noi ci troviamo in questo momento della procedura d'infrazione, in realtà tutti quelli che sono i dialoghi tra lo Stato membro e la Commissione europea sono di fatto interrotti. Questo è un altro punto che va sottolineato. Molto spesso si dice che, poiché non c'è risposta, di fatto si sta procedendo verso un blocco o addirittura una revisione della procedura di infrazione, cosa che sappiamo non essere assolutamente vera.
  Vado alla domanda. Lei ha detto giustamente che questo problema, che non ha alcun senso se non ideologico, penalizza molto i nostri ricercatori; ma io vorrei sapere soprattutto da lei quali possono essere le conseguenze reali anche per l'accesso ai bandi europei, bandi che sono molto spesso pluriennali. Questo clima di incertezza impedisce di fatto ai nostri ricercatori non soltanto di partecipare in maniera costruttiva alla pari dei loro colleghi, ma soprattutto, nel caso in cui il bando venga vinto e quindi il finanziamento sia ottenuto da un ricercatore italiano, molto spesso i soldi del finanziamento vanno a finire negli altri Paesi che hanno partecipato, proprio per una maggiore sicurezza. Vorrei ascoltare la sua opinione su questo ulteriore ostacolo alla ricerca scientifica nel nostro Paese.

Pag. 9

  PRESIDENTE. Grazie, collega Ianaro. Do la parola alla vicepresidente Rossini. Prego.

  EMANUELA ROSSINI. Buongiorno, dottor Grignaschi. Grazie di averci portato la vostra ricerca e la vostra prospettiva. Lei a un certo punto ha parlato di una prospettiva secondo la quale la ricerca non utilizzerà più gli animali. Quanto veloce sta correndo l'Europa su questo binario? La ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Rossini. La collega Galizia, del Movimento 5 Stelle. Prego.

  FRANCESCA GALIZIA. Grazie, presidente. Anch'io volevo ringraziare il dottor Grignaschi per questa importante audizione che oggi c'è stata in questa Commissione. Lei sa che in questa Commissione ci siamo più volte occupati di questa tematica, spingendo anche un nostro emendamento, poi diventato un ordine del giorno all'interno della legge europea. Ci abbiamo davvero tenuto affinché questo percorso verso una ricerca scientifica che utilizzasse gli animali, però ne curasse il benessere, fosse per noi prioritario, perché la legge italiana al momento è fin troppo restrittiva.
  Io avevo una domanda simile a quella della collega Ianaro, perché la preoccupazione vera è quella di perdere dei fondi europei per la ricerca. Noi ogni anno facciamo delle proroghe sull'utilizzo degli animali nell'ambito della ricerca, però questo crea una certa instabilità. Quindi non abbiamo poi la possibilità di avere un accesso ad alcuni bandi.
  Volevo chiederle se lei ha idea, più o meno, di quant'è la perdita non solo economica ma, come accennava lei, anche a livello di capitale umano, perché molti dei nostri giovani poi preferiscono andare all'estero piuttosto che rimanere qui e non fare la ricerca per cui hanno studiato.
  La seconda domanda era legata alle restrizioni sugli allevamenti, perché lei ha accennato al fatto che ci sono diversi allevamenti che in Italia sono proibiti. Le volevo chiedere quali sono ammessi e quali sono proibiti, e se secondo lei dovremmo intervenire su questo anche nell'ottica di un benessere animale, perché averli in loco ovviamente gli impedisce di fare tutto quel viaggio che sicuramente è doloroso per gli animali. Anche questo fa parte del loro benessere.
  Noi ci teniamo molto affinché "si metta una toppa" a questa legge che presenta diverse difficoltà e che, tra l'altro, vede la messa in mora del nostro Paese su questa tematica così delicata. Io credo che sia giunto il momento di dare delle risposte effettive perché, se davvero si va nella direzione di ridurre il più possibile l'utilizzo degli animali nella ricerca, è bene che quei pochi che si utilizzano siano effettivamente ben trattati, che portino a dei risultati eccellenti per la nostra ricerca e che diano delle risposte concrete alle persone che oggi soffrono di diverse patologie che ancora non hanno delle risposte. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Galizia. Io non ho altri interventi. Dottore, le cedo subito la parola. Prego.

  GIULIANO GRIGNASCHI, segretario generale di Research4Life. Grazie per le domande, tutte assolutamente molto centrate, che mi danno modo di approfondire dei temi rilevanti.
  Partirò dalla domanda dell'onorevole Ianaro, cercherò di andare in ordine. Sì, ha perfettamente centrato un tema rilevante. Come diceva giustamente l'onorevole Ianaro, i bandi europei sono solitamente di durata triennale o quinquennale. Io per motivi lavorativi, occupandomi di benessere animale, sono costantemente in collegamento con tutti i colleghi di tutta Europa. Abbiamo i nostri working group che si occupano di cercare di migliorare sempre le condizioni di benessere animale, e ovviamente devo dirvi che per i miei colleghi europei l'idea di avere come partner all'interno di un progetto europeo qualcuno che lavora in un Paese dove non è certo sapere se quello che possiamo fare oggi potrà essere fatto anche domani chiaramente mette a grave rischio la possibilità di collaborare, perché dover interrompere Pag. 10degli esperimenti o non avere la certezza di poterli continuare è anche eticamente scorretto nei confronti dell'uso dell'animale. Se inizio un esperimento e quindi incomincio a utilizzare gli animali, devo poter avere la certezza di portarlo fino in fondo. Altrimenti tutto quello che ho fatto prima è stato sprecato, ed è assolutamente eticamente inaccettabile l'idea di poter sprecare delle vite animali semplicemente perché la norma non mi consentirà l'anno prossimo di continuare a fare quello che era consentito prima.
  Questo tipo di preoccupazione, all'interno dei working group, all'interno della comunità scientifica, è assolutamente presente. Quindi il ricercatore italiano che lavora su questi argomenti non è così il benvenuto all'interno di questi gruppi di ricerca, per queste specifiche difficoltà.
  Teniamo poi presente che molti di questi bandi europei sono comunque vinti da un ricercatore specifico che, alla fine, se vogliamo, è il titolare dei fondi che vince sul suo progetto. Per cui si può anche verificare l'ipotesi secondo cui il ricercatore vinca uno di questi famosi ERC Grant, poi a un certo punto non possa più continuare a fare la sua ricerca in Italia, prenda e sposti tutto il suo laboratorio, tutte le sue ricerche e tutti i suoi fondi all'estero.
  Già io credo che sia noto il fatto che i ricercatori italiani sono secondi soltanto ai ricercatori inglesi per il numero di Grant vinti a livello europeo. Qual è la grossa differenza? È che soltanto, se non ricordo male, meno del 10 per cento dei ricercatori inglesi porta i fondi e va a fare gli studi in un altro Paese, mentre all'incirca il 40 per cento dei ricercatori italiani svolge le proprie ricerche all'estero. Questo chiaramente in tutto l'ambito della ricerca. Questo è assolutamente un problema.
  È chiaro che avere questo tipo di problematiche può portare il ricercatore a decidere di fare questi studi all'estero, di portarsi tutto il laboratorio, di migrare. Impegniamoci. Dal nostro punto di vista non c'è niente di male. Anzi, noi invitiamo sempre i giovani ad andare a fare esperienza all'estero. Il problema è la possibilità di ritornare poi in Italia ad applicare tutto quello che hanno imparato e ad applicare tutto quello che sanno fare, affinché tutto l'investimento che facciamo noi in formazione ritorni poi sotto forma di competenze e sotto forma di sviluppo nella ricerca in Italia.
  Credo con questo di aver risposto all'onorevole Ianaro. Se non fosse così, posso approfondire ulteriormente.
  L'onorevole Rossini invece, se non sbaglio, chiedeva quanto sta andando avanti l'Europa sul binario delle metodologie completamente alternative. Io credo che l'Europa stia correndo il più possibile su questo binario, ma esattamente come sta facendo l'Italia. In questo assolutamente non abbiamo niente da invidiare a tutti i colleghi europei. In Italia abbiamo il Centro di referenza europeo sulle metodologie alternative, l'European Centre for the Validation of Alternative Methods. Quindi abbiamo proprio il Centro di referenza europeo su questi metodi. In Italia ci sono ben otto centri che si occupano della validazione di metodi alternativi.
  Tutta la ricerca sta facendo tutto il possibile per mettere a punto il più velocemente possibile dei metodi che possano sostituire la sperimentazione animale. Ma posso garantirvi che purtroppo non è così semplice. Non è per nulla semplice, ci vorrà del tempo. Gli sforzi ci sono. Sicuramente l'Italia potrebbe aumentare gli investimenti, però su tutto l'ambito della ricerca e non soltanto su quella sui metodi alternativi. Il problema degli investimenti in Italia c'è sicuramente, e quindi si potrebbe fare di più. Però tutto quello che si può fare lo si sta facendo, anche perché non dobbiamo dimenticarci che, prima di tutto, eticamente è qualche cosa a cui tutti aneliamo. Tutti speriamo di poter abbandonare il più velocemente possibile il modello animale, anche perché il modello animale è estremamente costoso. Per qualsiasi centro di ricerca, mantenere un animale nelle corrette condizioni di benessere è estremamente costoso. Gli sforzi in questa direzione ci sono, vengono fatti costantemente. Ci sono premi per chi sviluppa metodi alternativi, ci sono finanziamenti e c'è tutto l'interesse da parte di tutti a far sì che si Pag. 11vada il più velocemente possibile in questa direzione.
  Per quanto riguarda la domanda dell'onorevole Galizia, credo che alla prima parte sulla possibilità di perdere dei bandi abbia risposto un po', rispondendo all'onorevole Ianaro.
  Per quanto riguarda il tema delle restrizioni sugli allevamenti, in Italia è completamente vietato l'allevamento di cani, gatti e primati non umani. In particolar modo i primati non umani, come sicuramente sapete, sono le specie che sono state maggiormente coinvolte, ad esempio nell'ultimo anno, nello sviluppo dei vaccini. Senza poter fare i passaggi dovuti di sicurezza e di efficacia dei primati non umani, non avremmo mai avuto il vaccino contro il COVID che abbiamo avuto invece in tempi così brevi.
  In Italia tutto questo è stato praticamente impossibile, perché in Italia non possiamo allevare primati non umani a scopo di ricerca. Cosa bisogna fare? Bisogna ordinarli da allevamenti situati in altre nazioni, ma credo che sia assolutamente evidente che in una situazione come questa chi aveva primati non umani nei suoi allevamenti di sicuro non li vendeva ai ricercatori italiani, perché aveva l'assoluta necessità di tenerli all'interno del proprio Paese per poi poterli utilizzare.
  Poi lasciatemi dire una cosa da un punto di vista strettamente pratico. Lasciatemi dire da responsabile del benessere animale che, invece, l'altro punto che diceva l'onorevole Galizia a me preme moltissimo e l'ho anche fatto presente in alcune riunioni con dei gruppi di protezione degli animali. Ho proprio chiesto: Scusate, ma se non li alleviamo in Italia ma li possiamo utilizzare, chi andrà a ispezionare gli allevamenti negli altri Paesi? Se li abbiamo in Italia possiamo avere tutte le ispezioni, possono avere tutti i controlli eccetera. Ma se, in particolar modo per i primati non umani, i nostri ricercatori sono costretti ad acquistarli in Cina o in India, che tipo di garanzie avremo sul benessere reale di questi animali?
  Poi la sofferenza, lo stress che andiamo a indurre in questi animali in maniera totalmente inutile per caricarli su un volo, farli volare fino in Italia, fargli superare una dogana e poi farli arrivare nei nostri centri di ricerca. Ma perché? Per quale motivo non possiamo allevarli in Italia, mentre li possiamo utilizzare? Non c'è assolutamente nessun motivo e quello che facciamo va veramente contro il benessere degli animali. Questa è una cosa che a me, come responsabile del benessere animale, dà particolarmente fastidio, perché per me è importante il benessere anche di un singolo topo.

  PRESIDENTE. Perfetto. Io la ringrazio molto, dottor Grignaschi. Non ho altri interventi. Le volevo chiedere, visto che questo è un ciclo di audizioni molto lungo, se avesse la memoria di quello che ha detto da inviare agli uffici, così poi noi lo carichiamo e diventa poi di dominio pubblico, perché è molto interessante quello che ci ha detto. Quindi se ha un qualcosa e noi lo pubblichiamo nella pagina dell'indagine conoscitiva. Io la ringrazio, ringrazio i colleghi. Le auguro un buon lavoro e dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.45.