XVIII Legislatura

XI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 16 di Martedì 27 luglio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE NUOVE DISUGUAGLIANZE PRODOTTE DALLA PANDEMIA NEL MONDO DEL LAVORO

Audizione di rappresentanti dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL)
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 3 
Bettoni Franco , Presidente dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) (intervento da remoto) ... 3 
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 4 
Lucibello Giuseppe , Direttore generale dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) (intervento da remoto) ... 4 
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 5 
D'Amario Silvia , Coordinatrice generale della Consulenza statistico attuariale dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) ... 5 
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 6 
D'Amario Silvia , Coordinatrice generale della Consulenza statistico attuariale dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) ... 6 
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 6 

Audizione del presidente dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), professor Giancarlo Blangiardo:
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 6 
Blangiardo Giancarlo , Presidente dell'Istituto nazionale di statistica ... 6 
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 9 

Allegato 1: Documentazione trasmessa dai rappresentanti dell'INAIL ... 10 

Allegato 2: Documentazione trasmessa dal presidente dell'ISTAT Giancarlo Blangiardo ... 26

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
CAMILLO D'ALESSANDRO

  La seduta comincia alle 10.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web tv.

Audizione di rappresentanti dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL)

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro.
  Ricordo che l'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto in videoconferenza degli auditi e dei deputati secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.
  Intervengono in collegamento da remoto, in rappresentanza dell'INAIL, il Presidente, Franco Bettoni, il Direttore generale, Giuseppe Lucibello, e la Coordinatrice generale della Consulenza statistico attuariale, Silvia D'Amario. Nel ringraziare ancora i nostri ospiti per la partecipazione, cedo immediatamente la parola al Presidente, Franco Bettoni, ricordando che gli interventi dovrebbero avere una durata complessiva di circa quindici minuti. Prego.

  FRANCO BETTONI, Presidente dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) (intervento da remoto). Buongiorno, presidente. Buongiorno, onorevoli. Grazie per questa opportunità. La pandemia ha causato un cambiamento radicale nella vita dei cittadini, sia in termini lavorativi sia di relazioni sociali e di vita privata. Non possiamo parlare solo di emergenza sanitaria. La pandemia ha causato anche una grave crisi economica del mercato su scala mondiale, che sta avendo un significativo impatto sulle persone, penalizzando in termini di occupazione, in particolare, i settori a prevalenza femminile.
  La lettura dei dati infortunistici conferma, inoltre, la disparità di genere nel mercato del lavoro italiano, caratterizzato da una presenza maschile più incisiva, con le donne concentrate solo in certi ambiti produttivi. In molti casi, tali dati forniscono la rappresentazione del ruolo di cura assegnato dalla società alla donna, nonostante negli ultimi anni ci sia stato un aumento della presenza femminile in settori fino a pochi decenni fa riservati solo a uomini.
  La pandemia ha acuito le diseguaglianze preesistenti e ne ha create altre. L'attività dell'Istituto è rivolta ai lavoratori e alle imprese ed è correlata, come effetto ulteriore, alla riduzione delle disuguaglianze attraverso maggiori tutele, per esempio, prevedendo la riabilitazione multi-assiale per gli infortunati da COVID-19, la sorveglianza sanitaria o i finanziamenti alle imprese virtuose che si impegnano a ridurre i rischi sui luoghi di lavoro.
  Fatta questa premessa, ringraziando ancora per questa opportunità, lascio la parola Pag. 4 al dottor Lucibello e alla dottoressa D'Amario, i quali entreranno nel dettaglio.

  PRESIDENTE. Grazie. Do, quindi, la parola al direttore generale dell'INAIL, Giuseppe Lucibello. Prego.

  GIUSEPPE LUCIBELLO, Direttore generale dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) (intervento da remoto). Grazie, onorevoli deputati. Grazie per questa opportunità. Noi abbiamo depositato agli atti della Commissione un documento abbastanza ricco di informazioni sulle disuguaglianze, ricavate dai dati infortunistici, anche avulsi dall'effetto della pandemia da COVID-19, che sono stati registrati. Il quadro dei rischi professionali è profondamente cambiato nel corso del tempo. La pandemia da COVID-19 ha acuito questi cambiamenti, ma già i fattori tecnologici, l'analisi dei mercati, la demografia, le regole sul lavoro, le crisi economiche hanno mutato le competenze richieste – si pensi allo smart working, al crowd working – e, in relazione a questo, sono aumentati anche i livelli di attenzione dell'INAIL per quanto riguarda l'analisi dei rischi e l'adozione delle misure più opportune.
  Il Presidente ha già citato una delle iniziative principali dell'Istituto in relazione agli effetti della pandemia. A fronte di quasi 177 mila denunce e di 862 eventi mortali registrati alla data dello scorso 30 giugno, già da più di un anno le nostre sedi territoriali mediche stanno esaminando gli effetti del COVID-19. Il bando per prestazioni riabilitative multi-assiali post COVID-19 ha raggiunto circa 179 manifestazioni d'interesse. In relazione a questo fattore estremo di disuguaglianza, rappresentato dagli effetti della malattia sugli infortunati sul lavoro, saranno date risposte integrate da parte dell'INAIL, del Servizio sanitario nazionale e anche di strutture private.
  Proprio in questi giorni Lancet ha pubblicato uno studio su cinquantasei Paesi, dal quale risulta che la sintomatologia registrata nei contagiati dal COVID-19 è la stessa che i medici dell'INAIL hanno registrato curando la dinamica della fase successiva alla malattia, fornendoci anche informazioni molto preziose per l'adozione di terapie di riabilitazione più mirate.
  Possiamo anche assicurare che tutte le altre specifiche competenze dell'Istituto sono state adeguate in relazione a questo: i programmi di formazione, i programmi di informazione e assistenza, con la rimodulazione di risorse adeguate per questo obiettivo; anche gli incentivi ISI alle imprese sono stati rimodulati in relazione alle esigenze delle imprese per riprendere l'attività al meglio e, nello stesso tempo, per adottare le misure di cautela e prevenzione più adeguate per garantire, anche in futuro, la sicurezza e la salute.
  Siamo disponibili a ragionare su tutte queste tematiche, così come anche su quella che sarà la nuova frontiera del lavoro, sempre più diviso tra lavoro a distanza e lavoro in presenza, in una logica di organizzazione tecnologica in cui il rapporto macchina-uomo andrà indagato al meglio in relazione alla necessità di descrivere in modo organizzato, in virtù di norme primarie e contrattuali, il vero modello di smart working, non quel lavoro emergenziale a cui tutti noi siamo stati costretti, nel momento in cui non era consentito l'accesso nei luoghi di lavoro. «Smart working» vuol dire governare al meglio i nuovi diritti del lavoratore e, nello stesso tempo, ridisegnare la frontiera dell'assicurazione – in questo ovviamente siamo disponibili – e ragionare anche in termini di disuguaglianze nella distribuzione degli apparati tecnologici.
  Le informazioni che vi abbiamo fornito, anche in relazione alla registrazione dell'indice DESI sulla digitalizzazione dei vari segmenti delle attività produttive, possono essere utili per avere quelle indicazioni di tipo politico che potranno rendere possibile la declinazione gestionale più appropriata degli interventi.
  Se la dottoressa D'Amario, che è presente accanto a me e che ha fornito le informazioni, cercando di assicurarne ordine e organicità, vuole aggiungere qualcosa, io credo che potrà essere utile per tutti voi. Grazie.

Pag. 5

  PRESIDENTE. Grazie. Prego, dottoressa, le cedo la parola.

  SILVIA D'AMARIO, Coordinatrice generale della Consulenza statistico attuariale dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) (intervento da remoto). Come già hanno anticipato il Direttore generale e il Presidente dell'INAIL, la pandemia ha profondamente cambiato nel corso del 2020 il quadro dei rischi professionali. Negli anni precedenti la pandemia, l'incidenza degli infortuni sul lavoro aveva particolarmente colpito i comparti produttivi più tradizionali, come l'industria manifatturiera, i trasporti o il commercio. Questo ordine di incidenza degli infortuni è stato completamente ribaltato nell'anno della pandemia, in particolare nel 2020, quando è salito al primo posto un settore che prima dell'anno 2020 aveva un'incidenza degli infortuni molto residuale rispetto agli altri comparti produttivi. Sto parlando della sanità e dell'assistenza sociale, che nell'anno della pandemia ha registrato quasi il 70 per cento degli infortuni legati al contagio da COVID-19, con un incremento rispetto agli anni precedenti che ha già superato il 236 per cento. Quindi, un settore che negli anni precedenti la pandemia registrava appena il 9,8 per cento di infortuni è balzato, nel 2020, a un'incidenza del 28,2 per cento.
  Questo sconvolgimento all'interno dei settori produttivi risulta ancora più evidente dall'analisi svolta a livello territoriale, da cui risultano differenze ancora più marcate. Ad esempio, nel Nord, generalmente la locomotiva industriale e produttiva del nostro Paese, si riduce nell'anno 2020, proprio a causa dell'emergenza sanitaria, la quota degli infortuni nel settore delle attività industriali, che passa dal 55 per cento del periodo precedente la pandemia al 41 per cento nel 2020; ma parallelamente aumentano gli infortuni nel settore dei servizi, trainati principalmente dalla sanità, che passano, per quanto riguarda il Nord, dal 45 per cento del 2019 al 59 per cento nell'anno 2020. La sanità e l'assistenza sociale, insieme al comparto pubblico della sanità (in particolare, le ASL) – che sono stati i settori particolarmente esposti al rischio di contagio durante l'anno 2020 e che sono stati particolarmente sotto pressione a causa della pandemia – hanno registrato oltre un terzo di tutti gli infortuni del settore dei servizi, mentre nel 2019 e negli anni precedenti ne registravano appena l'11 per cento. Ricordiamo anche come il nuovo Coronavirus abbia colpito prioritariamente le regioni del Nord, in particolare la Lombardia e il Veneto. La crisi si è manifestata nel Nord con una riduzione degli infortuni, in particolare nel settore manifatturiero, nel commercio, nei trasporti e nelle attività di alberghi e ristorazione, a scapito purtroppo del settore della sanità e dell'assistenza sociale, che ha subito un incremento fuori dal comune.
  Voglio solo segnalare che, nel Nord del Paese, l'industria manifatturiera ha subito cali in quasi tutti i settori, ma i cali più consistenti li troviamo nella produzione degli articoli di abbigliamento, in particolare nel settore tessile, che, a causa delle sospensioni e dei vari lockdown, ha registrato nel 2020 un calo degli infortuni di oltre il 40 per cento rispetto al 2019. È calato anche di oltre il 30 per cento il numero degli infortuni nel settore della meccanica di precisione. Sono stati tutti settori trainanti l'economia del Paese; settori costretti, come abbiamo già detto, a frenare la produzione nel corso del 2020 proprio a causa dell'emergenza sanitaria.
  Anche le altre ripartizioni territoriali hanno registrato una distribuzione degli infortuni molto diversa rispetto al passato, ma meno incisiva e meno sconvolgente rispetto al Nord del Paese: ad esempio, nelle regioni del Centro, in cui i servizi hanno sempre rappresentato una parte importante delle attività lavorative, la quota degli infortuni a carico di questo comparto è variata di poco nel 2020 rispetto ai livelli precedenti la pandemia. Ma anche in questa parte del territorio cali significativi, di oltre il 47 per cento, si sono registrati nei servizi di alloggio e ristorazione. Ma in questa parte del Paese, soprattutto nel settore tessile e del confezionamento di articoli di abbigliamento e nel settore dell'industria del legno e della fabbricazione di mobili, abbiamo registrato cali degli Pag. 6indici infortunistici che hanno superato il 35 per cento.
  Nel Mezzogiorno, i cali più importanti si sono registrati nei servizi di alloggio e ristorazione (oltre il 40 per cento di infortuni in meno) per l'effetto indiretto del calo del turismo, che ha interessato le regioni del Sud Italia nel corso di tutto l'anno 2020 e, in particolare, nel periodo estivo.
  Ora, se da una parte l'emergenza sanitaria è andata a incidere profondamente sull'andamento degli infortuni e delle malattie professionali che, come ricordava il Presidente Bettoni, sono calati, rispettivamente, dell'11 per cento e di quasi il 27 per cento, dall'altra parte, purtroppo, la nuova generazione di infortuni da COVID-19 ha prodotto un altro effetto, aggravando il bilancio dei decessi, che nel corso dell'anno 2020 si sono incrementati di quasi il 27 per cento. E la stragrande maggioranza dei casi mortali che si sono verificati nell'anno 2020 è riconducibile alla letalità di questo virus.
  Come per gli infortuni in generale, il comparto che ha subito un incremento di casi mortali è stato quello della sanità e dell'assistenza sociale. Nel passato, prima della pandemia, i decessi si verificavano principalmente nei settori delle costruzioni o dell'agricoltura. Quindi, anche nel campo delle morti sul lavoro, i fattori di rischio sono cambiati.

  PRESIDENTE. Dottoressa, la invito a concludere. Grazie.

  SILVIA D'AMARIO, Coordinatrice generale della Consulenza statistico attuariale dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) (intervento da remoto). Per concludere, la pandemia ha profondamente modificato i fattori di rischio nell'anno 2020. Lo sta facendo anche per il 2021, perché ricordiamo che anche l'anno 2021 è condizionato dal COVID-19 e dalla pandemia, anche se voglio ricordare che da febbraio di quest'anno il trend dell'incidenza del COVID-19 sugli infortuni sul lavoro sta decrescendo rispetto all'anno 2020.

  PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi per il contributo fornito all'indagine conoscitiva e per la documentazione depositata, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegati). Dichiaro quindi conclusa l'audizione.

Audizione del presidente dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), professor Giancarlo Blangiardo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro, l'audizione del presidente dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), professor Gian Carlo Blangiardo. Con il presidente partecipano all'audizione in videoconferenza il direttore della Direzione centrale per gli studi e la valorizzazione tematica dell'area delle statistiche economiche, dottor Giampaolo Oneto, e il dirigente del servizio per le analisi di dati e la ricerca economica sociale ambientale, dottor Fabio Bacchini.
  Ricordo che l'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto in videoconferenza degli auditi e dei deputati secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.
  Nel ringraziare i nostri ospiti per la loro partecipazione, cedo la parola al professor Blangiardo, ricordando che la sua relazione dovrebbe avere una durata orientativa di quindici minuti. Prego, professore.

  GIANCARLO BLANGIARDO, Presidente dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) (intervento da remoto). Grazie, presidente. Il quadro conoscitivo che vogliamo presentare in questa sede riguarda le disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro. Proprio oggi, l'ISTAT diffonde un report che – attraverso un modello di microsimulazione messo a disposizione dall'Istituto- riesce a cogliere anche gli effetti distributivi dei principali provvedimenti di sostegno al reddito introdotti nel corso del 2020. Questo aiuta a capire quali sono state le conseguenze di queste forme di intervento e, pertanto, si tratta di uno strumento estremamente interessante, di cui, alla fine di questa audizione, anticiperò anche qualche breve Pag. 7risultato, rinviando naturalmente al materiale che proprio oggi sarà pubblicato. Intendo segnalare, inoltre, come l'ISTAT sia coinvolto su questi temi in un tavolo di lavoro con il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) e, anche rispetto alle tematiche affrontate in collaborazione con il CNEL, qualche osservazione è riportata nel documento che è stato trasmesso alla Commissione. La mia memoria prende in considerazione gli aspetti relativi al mercato del lavoro, alle principali categorie più colpite, alle condizioni economiche delle famiglie, agli elementi relativi alla povertà assoluta e – come dicevo – agli effetti delle simulazioni sviluppate dall'ISTAT. Vorrei anche segnalare che in occasione della presentazione del rapporto annuale dell'Istituto, lo scorso 9 luglio, sono emersi parecchi elementi che hanno un certo interesse rispetto al tema dell'odierna audizione. Si è parlato del lavoro da remoto e delle difficoltà incontrate dai lavoratori nel condividere le abitazioni, gli spazi, le dotazioni tecnologiche, del passaggio alla didattica a distanza, con tutte le problematiche che ne sono derivate, e delle disuguaglianze sociali derivanti dalla mortalità per effetto della pandemia. Siamo consapevoli, come Istituto, che la crescita delle disuguaglianze impone di migliorare i sistemi di misurazione e di fare attenzione a nuove forme di disagio emergenti. Colgo l'occasione di questa audizione per assicurare da parte nostra la piena disponibilità a collaborare nel fornire tutte le informazioni necessarie all'azione di intervento legata alle realtà che stiamo vivendo. Passo rapidamente a considerare gli aspetti che abbiamo affrontato nel report.
  Partiamo dall'impatto della crisi sul mercato del lavoro: sappiamo che l'occupazione è diminuita drasticamente nel corso del 2020. Abbiamo raggiunto il minimo nel febbraio 2021, dopodiché l'occupazione è tornata a crescere. Dall'inizio della pandemia fino al gennaio 2021 abbiamo perso 916.000 occupati, mentre tra febbraio e maggio 2021 c'è stata una ripresa di circa 180.000 posizioni occupazionali. Questo porta il bilancio complessivo a un livello che resta ancora inferiore di 735.000 unità rispetto alla base di partenza precedente alla pandemia. La pandemia ha portato alla perdita di occupazione, in particolare, per i lavoratori dipendenti a termine e i lavoratori indipendenti e ha attivato un processo di rallentamento delle nuove assunzioni, in particolare, quelle con contratti a termine. Tra febbraio e maggio 2021, i segnali di ripresa hanno riguardato prevalentemente l'occupazione a termine – che risulta aumentata di circa 300.000 unità – mentre sono diminuiti i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato e, soprattutto, i lavoratori indipendenti. Nel corso dell'emergenza sanitaria, si è osservato anche un forte aumento dell'inattività con soggetti probabilmente poco orientati a presentarsi sul mercato del lavoro, vista la situazione e viste le difficoltà che ne potevano derivare. La crisi sanitaria ha penalizzato i settori a elevata occupazione femminile: tra febbraio 2020 e maggio 2021, le occupate sono diminuite del 3,6 per cento a fronte del 2,8 per cento degli occupati maschi. Un'analoga considerazione vale per i giovani, che hanno subito una riduzione dell'occupazione più elevata, soprattutto per la fascia tra 15 e 34 anni (-4,2 per cento, a fronte di una riduzione complessiva pari al 3,2 per cento). Per quanto riguarda i giovani, è importante ricordare anche il fenomeno degli abbandoni precoci, l'esclusione dal mercato del lavoro e il fenomeno dei cosiddetti NEET. Si tratta di coloro che non studiano e non lavorano: in Italia sono una percentuale particolarmente elevata che, per la fascia di età tra i 15 e i 29 anni, interessa circa un quarto dei giovani. Rispetto alle differenze territoriali, la perdita occupazionale è stata particolarmente significativa nel Centro e nel Nord. Un altro elemento da mettere in evidenza è l'effetto «protettivo», in un certo senso, del livello di istruzione: le persone più istruite hanno avuto meno difficoltà in questa particolare circostanza. I lavoratori stranieri, invece, hanno avuto grandi difficoltà e sono stati fortemente penalizzati: il loro tasso di occupazione è diminuito in misura decisamente maggiore, quasi doppia, rispetto a quello degli italiani.
  Con riferimento ai fattori di fragilità delle imprese, si nota una differenza rispetto alla crisi precedente (quella del 2012, per capirci). In questa circostanza, l'elemento debole non è stato rappresentato Pag. 8tanto dall'industria manifatturiera e dal settore delle costruzioni, come è accaduto nella crisi del 2012, quanto, ovviamente, dal settore dei servizi, che ha registrato – tra il primo trimestre del 2020 e il primo trimestre del 2021 – un calo occupazionale del 4,4 per cento, il doppio rispetto a quello dell'industria.
  Altri elementi che abbiamo considerato sono le condizioni economiche delle famiglie e i livelli di povertà. Riguardo alle condizioni economiche, si osserva un crollo della spesa per i consumi, in parte condizionato dalle restrizioni e in parte condizionato dal mutamento degli stili di vita. Questo crollo ha riguardato meno – anzi, direi, finora in misura abbastanza irrilevante – i consumi essenziali, come l'alimentazione, le abitazioni e l'energia, mentre ha riguardato in maniera particolarmente rilevante gli altri tipi di consumo. Nel complesso, la caduta dei consumi è stata del 10,9 per cento, un livello decisamente superiore a quello di precedenti frangenti. La crisi ha riguardato maggiormente – in termini dimensionali dei consumi – quelle famiglie che usavano una quota rilevante del loro budget in settori più colpiti dalle restrizioni: pensiamo ai viaggi e alle vacanze, ad esempio. La crisi è stata decisamente più limitata, come si diceva, per coloro che avevano un consumo orientato prevalentemente alle componenti più essenziali.
  Sul fronte della povertà assoluta – quindi dei livelli di povertà di cui l'ISTAT misura annualmente le dinamiche – notiamo che nel 2020 si contano due milioni di famiglie in povertà. Il tasso è passato dal 6,4 per cento del 2019 (anno in cui si era registrata una leggera riduzione) al 7,7 per cento. Complessivamente, sono coinvolti circa 5,6 milioni di individui: dal 7,7 della popolazione nel 2019 al 9,4 per cento nel 2020. Le famiglie in povertà assoluta raggiungono un livello più alto nel Mezzogiorno, però quello che è rilevante è che si è osservato, per effetto della crisi, un forte aumento, addirittura superiore a quello del Mezzogiorno, nelle aree del Nord Italia. Rispetto al 2019, nel 2020 la povertà è cresciuta per tutte le fasce di età, con eccezione degli over 65 e – anche questo è un altro elemento singolare – è aumentata la povertà tra coloro che posseggono un lavoro. Il dato resta significativamente alto ed è cresciuto ulteriormente nella componente straniera: tanto per dare un'idea, si tratta del 26,7 per cento delle famiglie di soli stranieri, a fronte del 6 per cento delle famiglie di soli italiani.
  Un altro elemento interessante che emerge dal nostro rapporto è il crollo dei consumi, legato – come si diceva – a una serie di condizionamenti e di comportamenti. L'aumento della povertà – a differenza di quanto avvenuto in passato – non è tanto dovuto a una caduta dei redditi, quanto, soprattutto, a una caduta dei consumi. Va ancora segnalato che le stime provvisorie sulla disuguaglianza del reddito nel 2020 – che sono state pubblicate il 5 luglio scorso da Eurostat – hanno messo in evidenza come, rispetto al 2019, ci siano stati aumenti significativi del rischio di povertà nella popolazione in età lavorativa in diversi Paesi, quindi non solo in Italia. Paesi come Portogallo, Grecia, Spagna, Irlanda, Slovenia, Bulgaria, Austria e Svezia hanno segnalato situazioni simili alle nostre.
  Questa mattina, come dicevo, è stata diffusa una nota in cui sono presentati i principali risultati di una simulazione relativa alla distribuzione dei redditi, valutata sulla base del modello FaMiMod dell'ISTAT. Questo modello offre una valutazione degli effetti dei provvedimenti adottati attraverso una serie di indicatori, su cui, in questa sede, non mi soffermo. In ogni caso, nella documentazione trasmessa alla Commissione sono indicati in maniera molto dettagliata anche alcuni aspetti dei risultati di questa simulazione. Diciamo che, in generale, per misurare la distribuzione del reddito disponibile si usa un indicatore, che si chiama indice di Gini, che ha un campo di variazioni che va da 0 a 100. In poche parole, diciamo che sarebbe 0 se ci fosse una perfetta equidistribuzione e 100 se ci fosse la massima concentrazione. Il valore in Italia era pari a 44,3 punti percentuali dell'indice di Gini, che, a seguito dei trasferimenti e dei provvedimenti di sostegno del reddito, è sceso poi a Pag. 930,2 punti percentuali. C'è, dunque, un effetto, misurato sulla base del modello di simulazione e legato alla distribuzione e al prelievo contributivo e tributario nonché ai provvedimenti straordinari che sono stati adottati, che porta questo indicatore al livello di 30,2 punti percentuali, mentre, in assenza di tali provvedimenti, sarebbe stato pari a 31,8 punti percentuali. Gli interventi adottati hanno avuto un effetto, che è stato di fatto concretamente misurato. Attraverso il modello di simulazione, si ritiene che questi interventi possano avere portato il rischio di povertà dal 19,1 per cento al 16,2 per cento.
  Nel Report ci sono altri elementi e considerazioni che possono essere utili, riguardando gli aspetti legati all'utilizzo della cassa integrazione guadagni nel 2020. Mi limito a considerare che si tratta di un fenomeno che ha riguardato circa il 40 per cento dei 15,7 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato extra agricolo residenti in famiglia: si tratta di poco meno di 7 milioni di individui, che hanno avuto un accesso alla cassa integrazione guadagni per almeno una settimana nel corso dell'anno, con una durata media pari a circa il 15,4 per cento delle settimane con copertura contrattuale. Un altro elemento messo in evidenza dal Report riguarda il lavoro da remoto e le difficoltà incontrate dagli occupati. Come sappiamo, il lavoro da remoto ha avuto un grande impulso in occasione della pandemia. Nel 2019 lavorava da remoto circa il 5 per cento degli occupati, mentre nel secondo trimestre del 2020 l'incidenza ha superato il 19 per cento, raggiungendo il 23,6 per cento per la componente femminile. Di fatto, in media d'anno, l'utilizzo è stato nell'ordine del 14 per cento. La diffusione del lavoro a distanza è cresciuta maggiormente per le mansioni tecniche impiegatizie e professionali, dove ha raggiunto valori del 36,2 per cento. Naturalmente, questo ha avuto risvolti positivi, ma anche problematici. La convivenza forzata e la necessità di lavorare presso il proprio domicilio, magari in concomitanza con altre situazioni di utilizzo delle tecnologie (pensiamo ai figli, anch'essi impegnati nella didattica a distanza) possono avere creato problemi di conciliazione legati allo spazio e ai tempi. Tutto questo emerge dalle nostre indagini e viene adeguatamente misurato e messo in evidenza anche per avere un quadro degli elementi problematici derivanti da questa novità.
  C'è un altro elemento che è stato considerato – con cui concludo – nel corso delle attività svolte dall'ISTAT in relazione agli effetti della pandemia, che può avere riflessi interessanti da valutare. Mi riferisco all'indagine di sieroprevalenza che è stata condotta dal 25 maggio al 15 luglio 2020 e che ha consentito di stimare la popolazione che aveva sviluppato gli anticorpi, per avere una dimensione dell'incidenza – almeno in quel momento – del fenomeno. Quello che è interessante è stata la possibilità di cogliere gli elementi differenziali: per esempio, rispetto alla professione, al territorio e ad altre condizioni di carattere strutturale che hanno riguardato l'occupazione.
  Questo è il resoconto delle attività che abbiamo realizzato in relazione agli argomenti che sono alla base dell'indagine conoscitiva. Il documento, piuttosto dettagliato, è a vostra disposizione ed è corredato da alcune rappresentazioni grafiche che cercano di cogliere e mettere in evidenza le dinamiche dei fenomeni e gli aspetti differenziali che lo caratterizzano. Ringrazio per l'attenzione e sono a disposizione, insieme ai miei collaboratori per eventuali chiarimenti e domande.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Ringrazio lei e i suoi collaboratori per il contributo reso all'indagine conoscitiva e per la documentazione depositata, sicuramente molto utile, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegati). Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 11.20.

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ALLEGATO 1

Documentazione trasmessa dall'INAIL.

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ALLEGATO 2

Documentazione trasmessa dall'ISTAT.

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