XVIII Legislatura

XI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Mercoledì 26 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Polverini Renata , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE NUOVE DISUGUAGLIANZE PRODOTTE DALLA PANDEMIA NEL MONDO DEL LAVORO:

Audizione di rappresentanti di Confimi Industria e di ConfimpreseItalia.
Polverini Renata , Presidente ... 3 
Borin Mario , responsabile delle relazioni industriali di Confimi Industria (intervento da remoto) ... 3 
Polverini Renata , Presidente ... 5 
Cumino Elena , dirigente confederale di ConfimpreseItalia (intervento da remoto) ... 5 
Polverini Renata , Presidente ... 7 
Cumino Elena , dirigente confederale di ConfimpreseItalia (intervento da remoto) ... 7 
Polverini Renata , Presidente ... 7 
Murelli Elena (LEGA)  ... 7 
Polverini Renata , Presidente ... 8 
Borin Mario , responsabile delle relazioni industriali di Confimi Industria (intervento da remoto) ... 8 
Polverini Renata , Presidente ... 8 
Cumino Elena , dirigente confederale di ConfimpreseItalia (intervento da remoto) ... 8 
Polverini Renata , Presidente ... 8 

Audizione di rappresentanti del Comitato unitario permanente degli ordini e collegi professionali (CUP), di Confassociazioni, del Coordinamento libere associazioni professionali (CoLAP), di Federagenti e della Rete professioni tecniche:
Mura Romina , Presidente ... 9 
Gazzi Gianmario , segretario del Comitato unitario permanente degli ordini e collegi professionali (CUP) (intervento da remoto) ... 9 
Mura Romina , Presidente ... 11 
Deiana Angelo , presidente di Confassociazioni (intervento da remoto) ... 11 
Mura Romina , Presidente ... 13 
Alessandrucci Emiliana , presidente del Coordinamento libere associazioni professionali (CoLAP) (intervento da remoto) ... 13 
Mura Romina , Presidente ... 15 
Gaburro Luca , segretario generale di Federagenti (intervento da remoto) ... 15 
Mura Romina , Presidente ... 17 
Zambrano Armando , coordinatore della Rete professioni tecniche (intervento da remoto) ... 17 
Mura Romina , Presidente ... 17 
Savoncelli Maurizio , consigliere della Rete professioni tecniche (intervento da remoto) ... 17 
Mura Romina , Presidente ... 19 
Murelli Elena (LEGA)  ... 19 
Mura Romina , Presidente ... 19 
Gazzi Gianmario , segretario del Comitato unitario permanente degli ordini e collegi professionali (CUP) (intervento da remoto) ... 19 
Mura Romina , Presidente ... 19 
Savoncelli Maurizio , consigliere della Rete professioni tecniche (intervento da remoto) ... 19 
Mura Romina , Presidente ... 20 
Gaburro Luca , segretario generale di Federagenti (intervento da remoto) ... 20 
Mura Romina , Presidente ... 20 

Allegato 1: Documentazione trasmessa dai rappresentanti di Confimi Industria ... 21 

Allegato 2: Documentazione trasmessa dai rappresentanti di ConfimpreseItalia ... 25 

Allegato 3: Documentazione trasmessa dai rappresentati del Coordinamento libere associazioni professionali (CoLAP) ... 29

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
RENATA POLVERINI

  La seduta comincia alle 13.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web tv.

Audizione di rappresentanti di Confimi Industria e di ConfimpreseItalia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro, l'audizione di rappresentanti di Confimi Industria e di ConfimpreseItalia.
  Ricordo che l'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto in videoconferenza degli auditi e dei deputati secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.
  Intervengono in collegamento da remoto, in rappresentanza di Confimi Industria, il responsabile delle relazioni industriali, Mario Borin e, in rappresentanza di Confimprese Italia, le dirigenti confederali Elena Cumino, Cettina Scaffidi ed Emanuela Vitali.
  Nel ringraziare i nostri ospiti per la loro disponibilità, ricordo che ciascun audito ha a disposizione per il proprio intervento otto minuti, in modo da consentire successivi interventi da parte dei deputati interessati e la replica dei soggetti auditi.
  Cedo quindi la parola, per Confimi Industria, a Mario Borin. Prego.

  MARIO BORIN, responsabile delle relazioni industriali di Confimi Industria (intervento da remoto). Buongiorno e ancora grazie per l'invito e per l'opportunità offerta di portare il nostro contributo alla discussione sui temi oggetto dell'indagine conoscitiva, profondamente connessi alla situazione pandemica che ha colpito il Paese.
  Con riferimento alle nuove disuguaglianze, al netto della problematica riguardante i settori più colpiti dalle chiusure imposte dall'emergenza sanitaria, il tema vero e drammatico è che non si tratta, purtroppo, di nuove disuguaglianze, ma sempre delle stesse. Infatti, giovani e donne sono state le fasce di popolazione lavorativa che hanno sofferto di più a causa della pandemia e non per caso, ma perché, purtroppo, di regola sono i soggetti più precari.
  Già fin d'ora si parla di circa mezzo milione di posti di lavoro a rischio, quasi tutti ricoperti da donne e giovani, nei settori del turismo, dei servizi, del commercio, della cura alla persona, della cultura. Sono lavori che talvolta non vengono considerati essenziali e che, già di per sé, godono di tutele inferiori.
  L'utilizzo degli ammortizzatori sociali ha in parte recuperato questo gap, ma ha ridotto, di fatto, il reddito familiare. Pertanto, o si riesce a invertire l'andamento di questi fenomeni – che sono atavici per il sistema Paese –, oppure parlare di nuove diseguaglianze non è corretto e, anzi, è limitativo. Dobbiamo saper leggere i fenomeni non con gli occhi della contingenza attuale, ma in una prospettiva che superi la pandemia.
  Infatti, per dare una chiave di lettura più esaustiva, va detto che non è corretto, Pag. 4a nostro avviso, parlare di una crisi, ma di tante crisi: crisi dei singoli settori, di mercato, di internazionalizzazione, crisi di natura finanziaria, di accesso al credito, di cambiamento del linguaggio informatico, della progressiva informatizzazione e via discorrendo. In pratica, ogni singola realtà economica deve fare i conti con specifiche e particolari crisi, già latenti prima della fase pandemica.
  La pandemia, quindi, pur con tutti gli errori fatti, le disuguaglianze sanitarie, le difficoltà che abbiamo dovuto registrare, non ha fatto altro che evidenziare le carenze già presenti nel nostro Paese. Va sottolineato, a nostro avviso, che la crisi non ha colpito tutti nella stessa misura. Basti pensare alle opportunità garantite alle aziende grazie alle differenze per tipologia sulla base dell'appartenenza ai vari codici ATECO. Sicuramente, ad esempio, il settore meccanico non ha avuto le limitazioni che ha avuto il tessile, così come l'intero comparto manifatturiero, complessivamente inteso, ha potuto lavorare molto di più degli altri comparti, colpiti gravemente dalle chiusure.
  Ovviamente, per il fatto di avere avuto queste diversità di opportunità, ora stiamo registrando una intensità differenziata della fase di ripresa e prova ne sia che da un preciso sondaggio effettuato tra i nostri associati – è doveroso sottolinearlo – relativo a come prevedessero il loro futuro in termini di fabbisogno occupazionale, in vista del superamento del blocco dei licenziamenti, risulta che l'89 per cento degli imprenditori non è interessato al superamento del blocco dei licenziamenti, perché non lascerà a casa i propri dipendenti. C'è poi addirittura un 32 per cento delle imprese che ci ha risposto che invece prevede di effettuare nuove assunzioni. Potremmo dire, semplificando, che la manifattura non licenzia; al contrario, assume. Saranno, però, altri i problemi che si paleseranno, come il costo della materia prima e il suo reperimento, che, se non risolti, limiteranno la ripresa.
  Peraltro, va sottolineato che questo tipo di indagine ha evidenziato un'ulteriore differenziazione fra Nord e Sud. Infatti, nell'11 per cento delle imprese che saranno costrette a licenziare – si parla però di casi limitati a poche persone – c'è una forbice tra il Nord e il Sud: il 9 per cento degli imprenditori che potrebbero avere lavoratori in esubero è nel Centronord, mentre il 18 per cento è nel Mezzogiorno.
  Usando un'espressione forte, mi permetto di ricordare che, alla luce di questi dati, nelle PMI manifatturiere non affronteremo un periodo di «macelleria sociale», come continuano a sostenere – ve lo dico volutamente, ma non in tono polemico – le grandi corporazioni sindacali. Da qui la necessità, a nostro avviso, di superare la moratoria dei licenziamenti, che aggrava ulteriormente le differenze nelle tutele tra i lavoratori a tempo indeterminato e gli altri lavoratori, congela la struttura produttiva e occupazionale, riduce gli incentivi a nuove assunzioni, anche nel caso di imprese in espansione, e scarica gli aggiustamenti occupazionali sui lavoratori meno garantiti.
  Certamente bisogna cambiare gli strumenti finora usati, che non appaiono più incisivi, cominciando dalla riforma degli ammortizzatori sociali. Bene ha fatto il Ministro – e quindi concordiamo sulle sue proposte – a parlare di un unico ammortizzatore sociale di natura universalistica, rapportato alle dimensioni aziendali, superando, quindi, la caratteristica categoriale. Ben venga questo tipo di riforma.
  Da parte nostra, peraltro, si giustifica la richiesta di riformare gli ammortizzatori sociali in modo tale che siano, almeno tendenzialmente, accessibili a tutte le realtà imprenditoriali, non solo quelle delle grandissime aziende. Per Confimi, l'attivazione degli ammortizzatori sociali deve essere certamente a tutela del reddito, ma, non per questo, a fondo perduto. La nostra confederazione vede nell'ammortizzatore sociale uno strumento finalizzato alla ricollocazione e alla riqualificazione dei lavoratori attraverso percorsi formativi verificabili, con la suddivisione delle platee di lavoratori coinvolti nella formazione, individuando un unico gestore nei processi, onde non sprecare opportunità. Pag. 5
  Si deve spingere ulteriormente per l'adozione di politiche attive tese a facilitare le transizioni occupazionali per i lavoratori espulsi dal lavoro, così come di un preciso intervento sulla struttura degli orari, che veda un apporto solidaristico dello Stato a fronte dell'impegno a mantenere in servizio l'organico. Va bene il Fondo nuove competenze, che però, a nostro avviso, deve essere reso ulteriormente incentivante, deve essere affinato ed esteso.
  Per quanto riguarda l'uscita dalla pandemia, a nostro avviso, occorre un livello maggiore di flessibilità. Mi riferisco, in modo particolare, ai contratti a termine e ai contratti di somministrazione, per i quali occorre rendere permanenti le deroghe al decreto «Dignità», ancora transitorie, eliminando le causali e introducendo strumenti operativi efficaci per dare una prospettiva certa di lavoro.
  Concordiamo con l'abbassamento delle soglie dimensionali per accedere al contratto di espansione. Riteniamo opportuno tornare a promuovere l'apprendistato di primo livello e l'alternanza scuola-lavoro, che sono strumenti che devono essere ulteriormente incentivati.
  Infine, faccio un'ultima valutazione politica: Confimi sottolinea la necessità di recuperare e superare una situazione critica come quella attuale, trovando uno spazio di condivisione vera. Ci si è riusciti con i protocolli sulla sicurezza, con i quali siamo riusciti a definire un percorso che ha prodotto risultati positivi. Riteniamo che debbano recuperarsi la condivisione e il superamento delle divisioni tra gli schieramenti politici, che talvolta, a nostro parere, sono strumentali, in modo da creare lo spazio per comprendere le necessità del nostro Paese.
  Chiudo ringraziando la Commissione.

  PRESIDENTE. Grazie. Cedo la parola a Elena Cumino, in rappresentanza di ConfimpreseItalia. Prego.

  ELENA CUMINO, dirigente confederale di ConfimpreseItalia (intervento da remoto). Buongiorno a tutti. Ringrazio da parte di ConfimpreseItalia per la possibilità di dare il nostro contributo con questa audizione all'indagine conoscitiva.
  Per quanto riguarda le caratteristiche socio-demografiche e reddituali dei lavoratori occupati nelle imprese, classificate in base al rischio operativo derivante dalla crisi economica, la nostra riflessione ci porta a evidenziare che non c'è stata gradualità di trasmissione dello shock fra aziende e famiglia. Il problema è scaturito dalla farraginosa burocrazia delle procedure di erogazione dei bonus e degli ammortizzatori sociali.
  La situazione degli individui e delle famiglie rispetto ai provvedimenti di sostegno del reddito evidenzia che è necessario continuare a sostenere l'economia con grande determinazione, compensando, anzitutto, i lavoratori e le imprese più danneggiati dalle misure sanitarie, che si sono rese e si renderanno necessarie.
  Si parla sempre di lavoratori dipendenti, individuando l'area che ha registrato, in quasi tutti i settori, il maggior aumento delle disuguaglianze economiche, e tante persone vivono e vivranno in condizione di povertà, con un reddito inferiore a 800 euro. Le donne sono le più colpite, poiché, a livello globale, soprattutto nei settori professionali e imprenditoriali, vengono fortemente discriminate.
  L'aumento delle disuguaglianze si è rivelato un fenomeno inevitabile, purtroppo. Lo Stato non era preparato e il Governo ha fatto scelte non sempre giuste. Ma adesso bisogna ricostruire urgentemente l'economia in modo più sostenibile e adottare politiche che promuovano sistemi più equi e inclusivi. Per esempio, possiamo cogliere l'occasione per ricostruire il welfare, puntando su una copertura sanitaria universale e gratuita, che non si rivolga solo alle lavoratrici dipendenti, ma anche alle datrici di lavoro, alle imprenditrici, che si sono messe in gioco per fare impresa.
  Si può investire di più nell'istruzione e in altri servizi pubblici che possano ridurre le disuguaglianze. Possiamo promuovere il lavoro dignitoso e libero dallo sfruttamento. Dobbiamo essere lungimiranti e prepararci alle esigenze future delle persone, ma non escludendo le figure imprenditoriali, Pag. 6 che sono e saranno sicuramente influenzate dai mutamenti economici e sociali causati dal virus.
  Il COVID-19 ha colpito tutti i livelli sociali, ma le persone in condizioni socioeconomiche più svantaggiate sono state e possono ancora essere le più esposte all'infezione a causa delle difficoltà di isolarsi. Sebbene i lavoratori dipendenti abbiano avuto la possibilità di accedere agli istituti di tutela del reddito, percepiti in alcuni casi con ritardo, i lavoratori autonomi e gli imprenditori, invece, hanno subìto perdite, costi non ammortizzati, mancati incassi, il blocco totale della capacità produttiva e, ancor peggio, il blocco della libertà imprenditoriale e della capacità di programmazione, annullate totalmente dalle imposizioni dei protocolli per il contrasto del COVID-19, entrati in vigore nel corso del tempo.
  È necessario fornire sostegno all'occupazione e al reddito per far fronte ai costi aggiuntivi e alle conseguenze della malattia.
  Investire in questi servizi significa investire nelle persone, nella resilienza, nella solidarietà e, in ultima istanza, nel benessere della nostra società e della nostra economia.
  L'emergenza sanitaria globale amplifica le disuguaglianze, creando il divario tra i più ricchi e i più poveri, tra Paesi ricchi e Paesi poveri, tra donne e uomini, e in Italia le donne sono le persone più vulnerabili, che hanno sofferto maggiormente l'impatto della pandemia. Bisogna lanciare la proposta di un piano d'azione globale, mirato a rafforzare i sistemi sanitari dei Paesi di tutto il mondo e a garantire l'accesso di tutti alle cure; a raddoppiare la spesa sanitaria, finanziandola con aiuti mirati al rafforzamento dei sistemi sanitari; a diffondere le pratiche per prevenire la diffusione del COVID-19, migliorando l'accesso degli operatori umanitari ai luoghi di emergenza, aumentando la diffusione dei sistemi di prevenzione; a retribuire e formare nuovi operatori sanitari, dotandoli dei necessari dispositivi di protezione e prevedendo la dotazione di risorse e di equipaggiamento per il personale umanitario già attivo sul campo; a integrare i redditi più bassi sia per coloro che hanno esaurito gli ammortizzatori sociali, sia per coloro la cui impresa ha subito un forte danno.
  I provvedimenti di sostegno del reddito hanno aiutato molte famiglie a fronteggiare la crisi economica. Le famiglie, infatti, sono state travolte sia dal punto di vista sanitario, a causa del COVID-19, sia dal punto di vista lavorativo, a causa del blocco delle attività. È necessario considerare, ad esempio, che il Reddito di cittadinanza si è rivelato uno strumento, purtroppo, fine a sé stesso, non in grado di produrre lavoro, ma soltanto assistenzialismo. Bisogna monitorare con attenzione le singole situazioni e, superata la pandemia e iniziata la riapertura del mercato, bisognerà rimodularne l'importo, sino ad annullarlo, favorendo, al contempo, il reingresso nel mondo del lavoro dei percettori e di chi non ha potuto percepirlo. È drammaticamente evidente che quest'anno le attività ricettive, della ristorazione, del turismo e, in particolare, le attività stagionali stanno incontrando tantissime difficoltà nel reperire lavoratori, come lavapiatti, inservienti, camerieri, aiuti di cucina, in quanto le persone non accettano lavori, anche se brevi, con il rischio di perdere il Reddito di cittadinanza. Ciò crea non pochi problemi alle aziende che operano nella legalità, favorendo invece il lavoro sommerso.
  L'impatto è stato più scioccante anche per le imprese, che in brevissimo tempo sono state costrette a chiudere i battenti, incamerando: per quanto riguarda il settore del commercio (abbigliamento, scarpe, profumerie), le scorte pronte per la stagione primaverile-estiva, senza possibilità di venderle e con la possibilità di riaprire solo a stagione passata; per quanto riguarda il settore della ristorazione, la perdita di tutte le scorte di magazzino senza possibilità di consumarle, soprattutto con riferimento ai prodotti alimentari a breve scadenza. Per quanto riguarda il settore dei servizi, si è bloccata la produzione, senza possibilità di soddisfare le commesse. Contratti già sottoscritti da artigiani edili, del legno e dell'arredo sono stati annullati. Pag. 7Tutto l'indotto del mondo fieristico, delle cerimonie e degli eventi è stato stroncato in pieno inizio della stagione primavera-estate. Ciò è perdurato per oltre un anno e perdura tutt'oggi per le incertezze e i vincoli di cui danno conto giornalmente i media, lasciando in ginocchio tantissime aziende.
  Alcuni altri settori, invece, hanno beneficiato della crisi: comunicazioni e hardware, servizi di pompe funebri, servizi di pulizia e sanificazione, produttori di presidi medici e case farmaceutiche, centri analisi, gastronomia da asporto, vendita on line. Nel momento in cui l'Italia è stata divisa in zone, ad esempio, in zona arancione, molte attività, sebbene non sospese, hanno comunque subito blocchi consistenti a causa dell'impossibilità per le persone di uscire di casa o di recarsi presso un altro comune. Ciò ha ridotto, se non annullato, l'afflusso di clienti.
  Durante le fasi di riapertura i piccoli artigiani, per poter far fronte ai costi, restati invariati, o per recuperare la clientela, hanno lavorato e stanno lavorando in modo disumano, sino a 12-13 ore al giorno e senza giorni di riposo. Probabilmente, misurando in percentuale la loro perdita, non rileveremmo la soglia richiesta dai cosiddetti decreti Ristori per l'erogazione degli aiuti, ma ciò non significa che queste aziende non abbiano subìto un danno incommensurabile alle loro attività. Inoltre, è certamente discriminante aiutare un'azienda che ha subìto il 30 per cento di perdite, lasciando aziende, che hanno subito il –29 per cento di perdite, completamente prive di tutela. Riteniamo opportuno riconoscere sgravi fiscali e decontribuzioni a tutte le piccole aziende, ai contribuenti forfetari in particolare...

  PRESIDENTE. Mi scusi, dottoressa Cumino, ha terminato il suo tempo. Dovrebbe avviarsi alla conclusione del suo intervento, grazie.

  ELENA CUMINO, dirigente confederale di ConfimpreseItalia (intervento da remoto). ...o comunque a tutte le attività che, a prescindere dal regime fiscale applicato, hanno un reddito non superiore a 60 mila euro. Vi ringrazio. Mi scuso di non avere rispettato il tempo che mi era stato concesso, ma si tratta di concetti importanti per le aziende che rappresentiamo.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Il problema è che, avendo un'altra audizione al termine, rischiamo di non riuscire a rispettare i tempi. Chiedo ai colleghi se hanno domande da sottoporre ai nostri auditi. Prego, onorevole Murelli.

  ELENA MURELLI. Grazie, presidente. Ringrazio gli auditi per gli importanti spunti che hanno fornito all'indagine conoscitiva. Chiedo se depositeranno le memorie dei loro interventi. Le mie non sono domande, ma considerazioni rispetto a quanto è stato detto.
  Sicuramente la rappresentante di ConfimpreseItalia ha fatto un elenco importante. Anch'io, essendo stata una delle relatrici del decreto-legge n. 4 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 26 del 2019, che ha introdotto il Reddito di cittadinanza, mi sono resa conto che, effettivamente, si tratta, come diceva la rappresentante di ConfimpreseItalia, di uno strumento fine a sé stesso, di natura solo ed esclusivamente assistenziale. Abbiamo parlato diverse volte in Commissione, anche alla presenza del Ministro Orlando, di rivedere questo strumento, perché non c'è conciliazione tra domanda e offerta, e le modalità del coinvolgimento dei Centri per l'impiego non hanno funzionato correttamente. Si è suggerito anche di utilizzare le agenzie per il lavoro per il raggiungimento dell'obiettivo.
  Per quanto riguarda quanto detto dal rappresentante di Confimi Industria, ringrazio per i dati del sondaggio condotto tra gli iscritti, perché ci dà una visione diversa rispetto a quella dei sindacati e a quella che leggiamo sui giornali, con la preoccupazione per il superamento del blocco dei licenziamenti dopo il 30 giugno, che non è stato prolungato nonostante le notizie di ieri. Proprio tale sondaggio dimostra che nel settore manifatturiero, invece, c'è addirittura la possibilità di assumere, e non di Pag. 8licenziare, e che l'89 per cento delle aziende che hanno partecipato al sondaggio non licenzierà. Questa è sicuramente una prospettiva importante.
  Nel corso degli interventi è stata sottolineata la necessità di alcune modifiche normative. Aspettiamo di vedere quali saranno le proposte in materia di ammortizzatori sociali e di contratti a termine, che sicuramente saranno importanti e che esamineremo in Commissione. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Murelli. Non essendoci altri colleghi che intendono intervenire, abbiamo ancora qualche minuto. Se gli auditi vogliono aggiungere qualcosa, li ascoltiamo volentieri, ma con interventi di un minuto a testa. Vogliamo iniziare con il dottor Borin? Prego.

  MARIO BORIN, responsabile delle relazioni industriali di Confimi Industria (intervento da remoto). Per prima cosa, credo che il documento a cui facevo riferimento sia già stato trasmesso alla Commissione. Sicuramente se non vi è pervenuto, lo manderemo il prima possibile.
  Rispetto a quanto detto, tengo solo a precisare che la nostra associazione è un po' sbilanciata territorialmente. Quello di cui ho dato conto potrebbe essere indubbiamente un dato che va modulato, però è decisamente significativo. L'unica considerazione che devo aggiungere è che le aziende che hanno evidenziato la necessità di assumere si trovano in difficoltà a reperire manodopera, perché, di fatto, c'è uno squilibrio fra domanda e qualità dell'offerta. Per cui sostanzialmente tutto il percorso della formazione professionale e della formazione riguardante il sistema del lavoro, va ridisegnato, come anche vanno ridisegnate le politiche attive non solo per ricollocare i dipendenti coinvolti nella riduzione dei livelli occupazionali, ma anche per favorire l'entrata nel mondo del lavoro. Mi fermo per rispettare il tempo che mi è stato concesso.

  PRESIDENTE. Grazie. Ora la parola alla dottoressa Cumino, prego.

  ELENA CUMINO, dirigente confederale di ConfimpreseItalia (intervento da remoto). La ringrazio. La mia relazione rispecchia le istanze che abbiamo raccolto dalle nostre imprese associate, che naturalmente ci chiedono di aiutarle a individuare il modo di ripresentarsi e rimanere sul mercato. Di conseguenza, ciò che abbiamo espresso è ciò che abbiamo sentito.
  Per quanto riguarda le nostre richieste e le nostre aspettative, chiediamo un'attenta valutazione dell'effettiva realtà del mercato. Molte volte ci rendiamo conto che le misure adottate dalle Istituzioni sono a carattere generale. Chiediamo di avvicinarsi di più al territorio in quanto, se in altre situazioni le richieste hanno riguardato soluzioni di carattere più generale, in questo caso ci sono proprio necessità specifiche dei lavoratori e delle imprese, perché se non ci sono le imprese non ci sono i lavoratori. Di conseguenza, chiediamo questa attenzione.
  Io non avrei altro da aggiungere. Se le mie colleghe vogliono intervenire, mi farebbe piacere, visto che siamo una confederazione rappresentata da più persone.

  PRESIDENTE. Bene, la ringrazio. Il tempo a nostra disposizioni è terminato. Abbiamo comunque già ricevuto i documenti. Se avete qualche integrazione da fare, naturalmente la riceveremo volentieri. Vi ringrazio ancora per la vostra partecipazione e il vostro contributo all'indagine. Autorizzo la pubblicazione della documentazione depositata, in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegati 1 e 2). Dichiaro conclusa l'audizione. Grazie.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROMINA MURA

Audizione di rappresentanti del Comitato unitario permanente degli ordini e collegi professionali (CUP), di Confassociazioni, del Coordinamento libere associazioni professionali (CoLAP), di Federagenti e della Rete professioni tecniche.

Pag. 9

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro, l'audizione di rappresentanti del Comitato unitario permanente degli ordini e collegi professionali (CUP), di Confassociazioni, del Coordinamento libere associazioni professionali (CoLAP), di Federagenti e della Rete professioni tecniche.
  Ricordo che l'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto in videoconferenza degli auditi e dei deputati secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.
  Intervengono in collegamento da remoto, in rappresentanza del Comitato unitario permanente degli ordini e collegi professionali (CUP), Gianmario Gazzi, segretario del CUP e presidente dell'Ordine nazionale degli assistenti sociali; in rappresentanza di Confassociazioni, il presidente, Angelo Deiana; in rappresentanza del Coordinamento libere associazioni professionali (CoLAP), la presidente, Emiliana Alessandrucci; in rappresentanza di Federagenti, il segretario generale, Luca Gaburro, il presidente, Manfredo Cornaro, e i vicesegretari nazionali, Loretto Boggian e Giuseppe Coppola; in rappresentanza della Rete professioni tecniche, Armando Zambrano, coordinatore della Rete e presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, Vincenzo Coppola, responsabile per le relazioni istituzionali della Rete professioni tecniche e del Consiglio nazionale degli ingegneri, e Maurizio Savoncelli, consigliere della Rete professioni tecniche e presidente del Consiglio nazionale dei geometri e dei geometri laureati.
  Nel ringraziare i nostri ospiti per la disponibilità, ricordo che ciascun audito ha a disposizione per il proprio intervento dieci minuti, in modo da consentire successivi interventi da parte dei deputati interessati e la replica dei soggetti auditi.
  Cedo la parola, per il Comitato unitario permanente degli ordini e collegi professionali (CUP), al segretario, Gianmario Gazzi. Prego.

  GIANMARIO GAZZI, segretario del Comitato unitario permanente degli ordini e collegi professionali (CUP) (intervento da remoto). Buongiorno, presidente. Buongiorno a tutti i componenti della Commissione. Spero di riuscire a essere breve, perché il tema delle disuguaglianze che la pandemia ha creato, in realtà, è un tema risalente anche a prima della pandemia e che la pandemia e la crisi conseguente hanno evidenziato, anzi ampliato, nel nostro Paese.
  Come rappresentante del CUP, vorrei riprendere alcuni aspetti di contesto che secondo noi sono fondamentali. In primo luogo, bisogna essere consapevoli che, quando parliamo di disuguaglianza, non parliamo solo di diseguaglianze reddituali. Per la realtà che noi rappresentiamo, cioè tutti i professionisti aderenti, che spaziano dall'area giuridico-economica a quella della salute e a quelle sociali, noi osserviamo obiettivamente un problema che è riconducibile, innanzitutto, alle differenze territoriali del Paese; un altro riguarda il problema dell'accesso ai diritti, che dovrebbero essere uguali su tutto il territorio nazionale ma che, ancora oggi, non lo sono. In particolare, ci soffermeremo a porre all'attenzione della Commissione anche il tema della diseguaglianza di genere.
  In questi termini, io vorrei sottoporre alla Commissione innanzitutto il problema delle disuguaglianze, nei termini in cui lo abbiamo osservato in questo periodo come professionisti. In primo luogo, teniamo conto che, quando parliamo di diseguaglianze territoriali, stiamo parlando di venti regioni italiane, che hanno, obiettivamente, condizioni strutturali completamente diverse, e che per i professionisti esercitare la professione in contesti molto differenti, anche da un punto di vista normativo, comporta ulteriori disuguaglianze. Per questo, banalmente, esercitare una professione in una delle province autonome è probabilmente molto diverso dallo svolgerla in una regione a Statuto ordinario, seppur agevolati, magari, da qualche intervento ad hoc. Pag. 10
  Diciamo questo perché, obiettivamente, abbiamo di fronte un contesto normativo che, pur dovendo essere particolarmente attento ai territori – noi siamo a favore delle specificità territoriali di ogni regione –, di fatto sta determinando con un proliferare di sovrastrutture normative e di adempimenti. Ogni regione ha il suo sistema informativo, le sue metodologie di rilevazione. Questo che sto dicendo non riguarda solo i professionisti. Se è un problema per i professionisti, dobbiamo essere consapevoli che tutto ciò crea problemi, di fatto, alla cittadinanza e a tutte le persone che lavorano nel territorio.
  Una cosa su cui vogliamo riflettere e che, come rappresentanti delle professioni, vogliamo sottolineare, riguarda le diseguaglianze di genere, il cui superamento ci sta particolarmente a cuore in questo momento. Vorrei sottolineare che, secondo i dati di una recente ricerca che proprio il Comitato ha realizzato con il CRESME, la maggioranza dei professionisti iscritti ai nostri ordini e federazioni è di genere femminile. Investire sulle professioni significa investire sul lavoro femminile oggi, ma soprattutto in futuro, perché sempre più le professioni si stanno, come dice questa ricerca, femminilizzando.
  Di fronte a questo fatto, vorremmo segnalare alla Commissione e a tutti i deputati che la riduzione della diseguaglianza parte proprio dal rimettere in equilibrio la possibilità delle donne di partecipare attivamente all'impresa o comunque all'esercizio della professione, intervenendo su un settore, fondamentale anche per alcune delle professioni che noi rappresentiamo, che è quello dei servizi di conciliazione, dei servizi di assistenza e di cura che – lo dico anche da assistente sociale – nel nostro Paese gravano sostanzialmente sulle donne, a causa della mancanza cronica di investimenti in strutture sanitarie, sociosanitarie e assistenziali. Durante questa pandemia abbiamo visto che la mancanza di strumenti e servizi di tale tipo, come, ad esempio, gli asili nido, impedisce, di fatto, alle donne l'accesso al mercato del lavoro e la possibilità di svolgere tranquillamente la loro attività e di investire il loro tempo nell'attività professionale.
  Non solo. Come dimostrano i dati dell'ISTAT e come hanno detto i rappresentanti degli ordini professionali già auditi nell'ambito dell'indagine conoscitiva – penso ai consulenti del lavoro, ma non solo a loro –, sappiamo che gran parte delle diseguaglianze, che si sono ampliate durante il periodo di lockdown e di questa crisi, riguarda proprio le donne, che nel 70 per cento dei casi sono le persone che hanno perso il lavoro nell'arco del 2020.
  Chiaramente, se non si faranno interventi in questo senso, sarà molto difficile recuperare questo gap. Speriamo che con il PNRR ci sia una svolta, ma aggiungo che il lavoro per ricalibrare e rendere più eque e meno diseguali le politiche richiederebbe non solo l'intervento pubblico, ma anche il ricorso – su questo sappiamo che il Ministro Orlando ha convocato nella giornata di domani alcuni ordini e l'associazione delle casse professionali – a strumenti di previdenza ordinistica a favore di tutte le categorie più svantaggiate.
  Aggiungo un altro aspetto che non è di secondo piano. Per recuperare il danno sociale creato dalla crisi, in termini di disuguaglianze, in particolare per le donne e i giovani, occorre investire sulle linee di intervento delle missioni n. 5 e 6 del PNRR, mirate sia alle politiche attive sia alla salute e via dicendo. Dico questo perché è chiaro a tutti – questo ce lo dicono tutte le ricerche nazionali e internazionali – che investire sull'infrastrutturazione di servizi adeguati significa innanzitutto, come dicevo prima, permettere alla componente femminile della società di partecipare attivamente al mercato del lavoro. Ma, soprattutto, trattandosi di settori di servizi professionali spesso a grandissima maggioranza femminile, vuol dire investire sul lavoro femminile.
  Aggiungo, e concludo, due elementi ulteriori. Sappiamo che molti degli interventi economici adottati durante la pandemia sono stati di natura straordinaria e hanno assunto la forma di trasferimenti. Sappiamo anche che c'è una disparità di trattamento tra i liberi professionisti i lavoratori Pag. 11 dipendenti, soprattutto del settore pubblico. Sicuramente vanno ricalibrati gli interventi per garantire anche ai professionisti le dovute tutele in caso di particolari situazioni, anche perché, obiettivamente, si è arrivati tardi a intervenire, in alcuni casi solo con gli ultimi decreti.
  Mi si permetta, in conclusione, di sottolineare, per vocazione professionale, l'attenzione sulle diseguaglianze sociali rispetto alle persone con disabilità o ai soggetti fragili. In questo anno abbiamo visto che, nonostante si sia promesso e ribadito che nessuno sarebbe rimasto indietro, le differenze tra chi è protetto o chi ha già una situazione strutturata, non solo lavorativa, ma anche abitativa e di relazioni sociali, è stato sicuramente più tutelato di chi era già in difficoltà. L'esplosione – questo lo dicono i dati dell'INPS – sia del Reddito di cittadinanza sia del Reddito di emergenza, ma anche delle numerosissime richieste di aiuto rispetto all'emergenza alimentare o psicologica che, come oggi sappiamo, il Paese sta vivendo, richiama tutti noi a un ripensamento strutturale rispetto a chi, in questa fase pandemica, non solo ha perso il lavoro, ma non ha avuto neanche la possibilità di accedere a servizi essenziali come quelli sanitari. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Do ora parola ad Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni. Prego.

  ANGELO DEIANA, presidente di Confassociazioni (intervento da remoto). Grazie e buongiorno a tutti. Ringrazio la Commissione per questa audizione su un tema che sappiamo tutti quanto sia strategico sia negli scenari economici attuali sia in quelli che verranno nei prossimi mesi. Abbiamo elaborato un report, a metà dello scorso aprile, particolarmente denso di informazioni, che provvederemo ad allegare alla memoria che verrà inviata dopo questa audizione.
  È chiaro che il tema è strategico, anche perché, se è vero che la pandemia non ha confini, è altrettanto vero che, invece, l'economia della pandemia e la socialità di questa pandemia di confini ne hanno tanti. Per cui il Paese, pur con misure che hanno impattato su tutto il sistema Italia, si è comunque diviso fra una parte più garantita e una parte che, invece, ha sofferto molto di più.
  Proprio per questo mi vorrei concentrare principalmente sul tema delle partite IVA, cioè delle imprese e del lavoro autonomo, partite IVA giuridiche e partite IVA personali. Il collega che mi ha preceduto, per esempio, ha parlato dell'impatto sulle donne. Avete visto tutti i dati più recenti dell'ISTAT, aggiornati a dicembre 2020, dai quali emerge che, del totale dei posti persi nel 2020, quelli delle donne hanno rappresentato circa l'82-83 per cento. Si tratta di un dato che anche il nostro report mette bene in evidenza, ricordando anche che riguarda solo ciò che emerge, essendo solo la «schiuma» di un fenomeno molto più profondo, perché – non dobbiamo mai dimenticare – questo Paese ha una forte componente di lavoro nero.
  Considerate che nel 2020 l'ISTAT stima la percentuale di PIL prodotto in nero intorno al 12,4 per cento, e nella stima non entra una quota significativa. Di quel sistema di economia in nero, al di là dei lavoratori stagionali, dei migranti, di tutto quel sistema sociale, le donne rappresentano una componente importante. Il tasso di occupazione femminile in questo Paese è del 49 per cento. Come dimostrano i dati della Banca d'Italia, se si portasse tale tasso al 60 per cento, cioè a una media molto vicina a quella delle migliori economie europee, recupereremmo a regime un punto di PIL all'anno rispetto a quello precedente la pandemia, quindi 18 miliardi di euro, perché le donne da sempre lavorano tanto e spessissimo lavorano in nero. Questo è un aspetto della profondità della diseguaglianza che va messo in evidenza.
  Un altro aspetto importante della diseguaglianza, che il nostro report e la memoria per la Commissione mettono in evidenza, riguarda un settore che molti non si può dire che trascurano, però dimenticano dal punto di vista economico e sociale, che è quello dei disabili. In questo Paese abbiamo 6 milioni di disabili, che rappresentano circa il 10 per cento della nostra Pag. 12popolazione, e per questi 6 milioni di disabili lo smart working – adesso faccio una battuta – non è finito. Ci sono condizioni particolarmente disagiate che, secondo noi, sono state piuttosto trascurate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza perché, pur considerate nella missione relativa all'inclusione sociale, non sono state adeguatamente evidenziate in termini di importanza e di impatto economico e sociale, perché tanti di questi sei milioni di disabili lavorano. Secondo noi questa è un'altra disuguaglianza molto forte.
  Sappiamo anche che – lo diciamo in questa sede – una parte della perdita di posti di lavoro è riconducibile alla cessazione dei contratti a tempo determinato, a partire da marzo o aprile 2020 in poi. Gran parte dei circa 600 mila disoccupati del 2020 vengono da quel bacino, perché sappiamo che il resto del sistema del lavoro dipendente è stato, diciamo così, sostenuto – qualcuno potrebbe dire anche un po' dopato – dalla cassa integrazione con causale COVID-19. Non dobbiamo, inoltre, dimenticare un'altra cosa importante, che secondo noi va rilevata e messa in evidenza, per capire quali strumenti attivare nel futuro. Tutti i cassintegrati a zero ore – e sono tanti, al di là di quelli che invece hanno mantenuto un certo livello di orario – hanno guadagnato circa 450 euro in meno al mese, a partire dalla fine di marzo 2020. Significa che il loro reddito, pur se sostenuto, è diminuito di 450 euro al mese. Questo ha un impatto forte sulla ripresa del Paese, in termini di rilancio dei consumi e rispetto al fatto che adesso, come molti dicono – questo è un po' il mio lavoro –, sono aumentati i risparmi degli italiani. Tutti hanno messo da parte soldi a causa dei mancati consumi, ma bisogna vedere chi ha messo da parte, perché queste persone, a zero ore, hanno perso mediamente 450 euro al mese. Questo innesca un meccanismo di riflessione – di cui abbiamo già fatto presente la gravità e la problematicità al Ministro Orlando – molto duro. Immaginate un cassaintegrato a zero ore da aprile 2020 – primo periodo di lockdown – dipendente di un'impresa che purtroppo, nemmeno nella fase di riapertura e poi successiva di chiusura, ha potuto avere sviluppo e che, quindi, lo ha lasciato a zero ore. Quel soggetto rischia di stare in cassa integrazione fino a quando sarà prorogata, dopodiché beneficerà della NASpI per almeno due anni – poi vedremo se con indennità ridotta o no – poi, siccome saranno sostanzialmente tre anni che guadagna poco, se non ha requisiti patrimoniali ostativi, percepirà, potenzialmente per altri tre anni, il Reddito di cittadinanza. Questo significa che quella persona potrebbe stare – se non adeguatamente supportata in termini di politiche formative e di politiche attive del lavoro – praticamente sei anni fuori dal mercato del lavoro, il che significa non entrarci più. Dico questo per ricordare alla Commissione e richiedere la sua massima attenzione sulle politiche attive e sulla formazione, in un periodo che, tra l'altro, si avvia, con l'accelerazione impressa dalla pandemia, verso orizzonti di sostituzione tecnologica grazie a robot e algoritmi.
  Vado verso la conclusione del mio intervento, perché vorrei fare un focus particolare non solo sui professionisti, ma anche sulle imprese. Come diceva anche il collega prima di me, abbiamo ottenuto alcuni sostegni o ristori, chiamateli come volete, ma dobbiamo ricordare che – siano professionisti o imprese – il 99 per cento delle nostre partite IVA ha meno di 19 dipendenti. Quindi significa che hanno una componente, quella del costo del lavoro, che, pur supportata dalla Cassa COVID in maniera significativa e strategica – non si potevano lasciare queste persone in mezzo alla strada durante il lockdown –, è flessibile, per queste dimensioni d'impresa o di studio professionale. Invece tutti i ristori, tutti i sostegni – compresi i crediti di imposta – hanno, secondo il nostro report, ristorato più o meno il 5-6 per cento dei costi fissi, che sono la componente strategica del costo di sostenimento di un'impresa o di uno studio professionale. Bisogna, quindi, fare grande attenzione, perché questo potrebbe voler dire – adesso che andiamo verso un periodo di piena o limitata riapertura, a seconda dei settori – che molti di coloro che sono stati sostenuti fino ad ora, nel momento in cui vengono a Pag. 13mancare i sostegni, potrebbero chiudere. La chiusura di imprese, servizi e studi professionali significa perdere capacità produttiva in termini di PIL, capacità occupazionale, perché quei soggetti avevano dipendenti e, soprattutto, capacità fiscale, sia delle imprese e degli studi professionali sia dei dipendenti. Bisogna fare un ragionamento non miope, ma strategico.
  Finisco con due note per il futuro. La prima è relativa a un altro tema che secondo me è oggetto di scarsa attenzione. Ricordiamoci che in questo Paese in questo momento le moratorie sui mutui, che pagano tutti, lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi e imprenditori, hanno un valore di circa 189 miliardi di euro. Tutto questo montante vuol dire – in termini di incertezza – che il lavoratore dipendente che perde il lavoro non sa se potrà continuare a pagare il mutuo, il lavoratore autonomo ha già avuto un danno, perché il fondo Gasparrini, come ricordiamo tutti, non è stato rifinanziato nel 2021 per i mutui dei lavoratori autonomi e dei professionisti. Inoltre, c'è un tema fondamentale relativo alla tenuta del sistema bancario, che però non è oggetto di questa riflessione.
  Da ultimo, faccio un piccolo appunto sul tema dell'evasione e sul tema del lavoro autonomo, come focus sul problema dell'evasione. Io ricordo a tutti che il direttore dell'Agenzia delle entrate, il 20 settembre del 2020, ha fatto un'audizione in Parlamento e ha dichiarato che, dei 17,9 milioni di cartelle presenti nello stock dell'Agenzia delle entrate dal 2000, solo 5,5 milioni riguardano il lavoro autonomo, mentre il 12,4 milioni riguardano dipendenti e pensionati. Questo solo per fare un focus, dovendo ragionare di futuro e dovendo considerare che i lavoratori autonomi hanno pagato le tasse del 2020 su fatturati del 2019 che non esistono più. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Adesso do la parola ad Emiliana Alessandrucci, presidente del Coordinamento libere associazioni professionali (CoLAP). Prego.

  EMILIANA ALESSANDRUCCI, presidente del Coordinamento libere associazioni professionali (CoLAP) (intervento da remoto). Buongiorno. Ringrazio per essere stata invitata a questa audizione. Passo subito al tema su cui ci avete chiamato a dare un contributo, ovvero la condizione del Paese dopo – o durante ancora, ahimè – questa pandemia.
  Il CoLAP rappresenta le associazioni professionali, all'interno delle quali ci sono lavoratori autonomi, piccoli imprenditori, soci di cooperativa, anche dipendenti, e manager. La nostra fotografia sul presente, sul passato e anche, in qualche modo, sul prevedibile futuro, l'abbiamo divisa per tipologia di esercizio dell'attività lavorativa.
  Partiamo dalla situazione che mi sentirei di definire più drammatica, quella dei lavoratori autonomi, che in parte è paragonabile anche alle situazioni delle micro imprese e dei piccoli imprenditori. Che cosa salta subito all'occhio? Questa pandemia non ha fatto altro che evidenziare e accentuare le disuguaglianze e le disparità di trattamento. Ovviamente, non si parla solo di trattamento economico, perché chiaramente i dipendenti pubblici hanno continuato a mantenere l'intero importo dello stipendio, spesso anche non potendo esercitare l'attività lavorativa. I dipendenti privati hanno visto ridursi lo stipendio anche dell'80 per cento, ma in gran parte ciò non ha inciso sul loro reddito grazie alla cassa integrazione. I lavoratori autonomi – in particolare di alcuni determinati settori – si sono visti bloccare l'attività e la fatturazione, ricevendo ristori piuttosto sporadici, confusi e, a volte, anche inaccessibili. Questo ha creato una disparità economica, ma ha creato anche una disparità di visione del futuro, di speranza, di certezza, di volontà di investire. Oggi, alla luce di quello che abbiamo vissuto in questi due anni, è molto difficile augurarsi che un figlio diventi un professionista o che faccia un lavoro che gli piace. Oggi, in qualche modo, continuiamo a pensare che l'unico lavoro vero e tutelato è quello del dipendente. Questo, che era in qualche modo detto a bassa voce precedentemente, oggi lo possiamo dire in tutta chiarezza. Non è solo una questione di reddito, ma è anche una questione di tutele. Immaginate un lavoratore autonomo o Pag. 14un piccolo imprenditore che abbia contratto il COVID-19 senza il riconoscimento della prestazione di malattia, a meno che non venga ricoverato per un certo numero di giorni: non solo il COVID-19 gli impedisce di lavorare, ma, nonostante tale impedimento, non ha nessuna indennità. Penso che questo sia uno degli elementi più gravi della disuguaglianza. C'è stata una serie di errori, mi riferisco, per esempio, al codice ATECO. Molte delle nuove professioni che noi rappresentiamo non hanno un preciso codice ATECO di riferimento e, quindi, non sono state considerate nei cosiddetti decreti sui ristori e sostegni, in quanto non si è tenuto conto del fatto che c'è tutta una fascia di persone e di professionisti che ha smesso di lavorare e non ha ricevuto i ristori, non è stata indennizzata più o meno nello stesso modo degli altri.
  Passo a un'altra questione. È vero che abbiamo superato la questione del codice ATECO, ma l'introduzione del limite della riduzione del fatturato non è risolutiva: sembrano sempre provvedimenti che non tengono conto del mondo a cui sono destinati, perché il fatturato di un anno, in realtà, non fa riferimento all'attività svolta in quell'anno. Infatti, in Italia, i tempi dei pagamenti vanno dai 6 ai 12-18 mesi e, quindi, tutto quello che abbiamo incassato nel 2020 non è frutto del lavoro fatto nel 2020, ma del lavoro del 2019. Mi sento di dire con chiarezza che la fotografia che avremo del biennio 2020-2021 sarà drammatica, perché, non avendo potuto raggiungere i livelli di fatturato precedenti alla pandemia, ci troveremo in difficoltà nei prossimi anni. Abbiamo incassato pagamenti per prestazioni che avevamo già effettuato e questo circolo virtuoso si è interrotto con la pandemia. Secondo me, di questo bisognerebbe tenere conto quando si parla di interrompere i sostegni una volta che inizino le riaperture, in primo luogo, perché riaprire non vuol dire ritornare a fatturare come una volta, ma vuol dire investire per poter riaprire.
  Mi sento di dire che sulla cassa integrazione c'è stata grande generosità e che anche le proposte di proroga lo dimostrano. L'unica forma di cassa integrazione – se vogliamo chiamarla così – prevista per il lavoratore autonomo è l'ISCRO, che ha comportato, però, un aumento dell'aliquota contributiva. È l'unico supporto, ma a titolo oneroso e a carico completamente del lavoratore autonomo, che, infatti, ha visto crescere la sua aliquota contributiva. Anche in questo caso sembra che la mano destra non sappia cosa fa la mano sinistra: si aumenta l'aliquota contributiva e, allo stesso tempo, si offre l'esonero contributivo, senza nessuna copertura, nemmeno figurativa. La situazione del lavoratore autonomo, in particolare delle donne, è stata aggravata anche dalla necessità di gestire la compresenza in casa di chi riusciva a lavorare da casa e, per chi li aveva, dei figli in DAD. Ovviamente al lavoratore autonomo, rispetto al lavoratore dipendente, sono state fornite molte meno tutele in relazione a tale situazione. Infatti, ai lavoratori dipendenti è stata data la possibilità di usufruire di 15 giorni di congedo parentale straordinario, possibilità che è stata poi prorogata, mentre ai lavoratori autonomi sono stati concessi voucher formativi difficilmente accessibili.
  Un'altra categoria da noi rappresentata – come vi dicevo – è quella dei manager e dei dirigenti d'azienda, pubblici e privati, delle cui difficoltà – secondo me – si è tenuto troppo poco conto. Spesso manager e dirigenti pubblici sono stati messi a gestire squadre da remoto, fornendo loro quello di cui si pensava avessero bisogno, il PC o il cellulare digitale. Invece c'era bisogno di una vera e propria «manutenzione» delle competenze, di un vero e proprio supporto e affiancamento. Attenzione, perché i manager e i dirigenti saranno quelli più esposti a licenziamenti e, quindi, più bisognosi di formazione e di aggiornamento. Spero che il PNRR conti su queste figure professionali, che ormai non sono più considerate come una volta: essere manager vuol dire anche non avere tutta una serie di ammortizzatori sociali che invece i dipendenti e i funzionari normalmente hanno. Questa è una classe di lavoratori che ci può sembrare benestante, ma che, in realtà, corrisponde a quella classe media che fa girare la nostra economia e che, in Pag. 15questo momento, oltre a essere in difficoltà nella gestione dei propri obiettivi e delle proprie risorse, è in grande difficoltà anche per un eventuale ricollocamento, nel momento in cui saranno possibili i licenziamenti.
  Per quanto riguarda le micro imprese e i piccoli imprenditori, la terza gamba del nostro mondo, viene sempre sottovalutato il fatto che – lo diceva il collega precedentemente – l'Italia è composta da micro aziende e microimprese, a volte familiari, che tengono insieme il tessuto economico e produttivo. L'adozione di molti provvedimenti in favore della piccolissima impresa è stata impedita: ricordo che lottammo per fare ottenere ai piccoli imprenditori il bonus di 600 euro, che, ovviamente, non risolve il problema della micro impresa. Abbiamo la stessa difficoltà per i contributi a fondo perduto, che, ricordo, non sono accessibili ai lavoratori autonomi né alle micro imprese. Ricordo un'ingiustizia tra tutte – ne cito solo una: il piccolo imprenditore deve versare i contributi previdenziali a due casse, per esempio, alla Cassa degli agenti e rappresentanti di commercio e alla Gestione separata dell'INPS. In questo momento di difficoltà, mi sento di dire che andrebbe interrotta questa strana alterazione del sistema previdenziale, andrebbe detto al piccolo imprenditore di scegliere in quale delle due casse fare tutti i suoi versamenti, sia quelli «produttivi» sia quelli da imprenditore.
  Questa è la situazione che noi sentiamo di dover rappresentare, sia pure per sommi capi. Com'è nostro stile, non siamo abituati a sollevare soltanto i problemi, ma anche a fare proposte. Pertanto, nel documento che abbiamo inviato prima della presente audizione, troverete la fotografia di quello che abbiamo potuto osservare tra i nostri associati e le nostre proposte «5C», riferite alla previdenza, al fisco, alla valorizzazione delle competenze, alle professioni dei beni culturali e alle professioni che lavorano in ambito giudiziario – la cui situazione è davvero drammatica – e alle professioni emergenti nelle discipline del benessere. Spero di essere stata nei tempi assegnati, vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie, è stata perfettamente nei tempi. Adesso do la parola a Luca Gaburro, segretario generale di Federagenti, prego.

  LUCA GABURRO, segretario generale di Federagenti (intervento da remoto). Buongiorno a tutti. Innanzitutto voglio segnalare che la nostra associazione, che è riconosciuta dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali come maggiormente rappresentativa della categoria degli agenti, ha pubblicato nei giorni scorsi un'analisi elaborata a cura del centro studi Federagenti, che reca tutta una serie di dati utili a fotografare le tendenze storiche attuali relative alla categoria degli agenti, rappresentanti, intermediari del commercio e finanziari, che, per comodità di trattazione, in seguito indicherò come «agenti». Si tratta di un'analisi che contempla anche i problemi e quelle che riteniamo possano essere le possibili soluzioni.
  Parto proprio da questo studio, dal quale emerge che la situazione è estremamente preoccupante, perché, in aggiunta ai problemi strutturali, quali il progressivo calo degli agenti, l'aumento dell'età anagrafica media e lo scarso peso della componente femminile nella professione, da marzo 2020 si è aggiunta la crisi economica susseguente al COVID-19. Secondo i dati dell'osservatorio Federagenti, attualmente ci sono 215.000 agenti in Italia che intermediano all'incirca il 70 per cento del PIL nazionale. Negli ultimi dieci anni hanno chiuso l'attività circa 50.000 agenti, anche a causa della crisi economico-finanziaria che è iniziata qualche anno fa. Sicuramente, il COVID-19 ha dato una mazzata, perché solo nel 2020 hanno chiuso l'attività 8.240 agenti, mentre migliaia, pur non avendo ufficialmente chiuso, di fatto sono totalmente inerti perché non stanno guadagnando praticamente nulla. Inoltre, gli agenti stanno diminuendo in modo significativo a livello numerico – negli ultimi dieci anni si registra un calo del 17 per cento – e stiamo assistendo anche a una polarizzazione verso l'alto dell'età anagrafica, peraltro già piuttosto alta: oggi l'agente, in media, ha cinquant'anni. L'età media di ingresso nella professione è di 39 anni e i minori di 30 Pag. 16anni rappresentano solo il 5 per cento del totale. Per ringiovanire la professione, a nostro avviso, vanno introdotti strumenti di politica attiva, quali, ad esempio, la formazione e l'aggiornamento professionale continuo – chiaramente in partnership tra pubblico e privato – coinvolgendo le scuole medie superiori e i successivi percorsi di inserimento offerti dalle imprese per far conoscere questa attività ai giovani. C'è poi il problema del lavoro femminile, perché solo il 13 per cento degli agenti è donna e, mentre nel mondo del lavoro dipendente alla donna è riconosciuta una serie di garanzie e di diritti – dalla maternità all'allattamento, alla cura del minore –, ancora oggi questo non avviene nel settore agenziale. La maternità riconosciuta negli accordi economici collettivi di settore è al massimo di 12 mesi, periodo però durante il quale non si percepisce alcun compenso. Inoltre, considerate le malattie dei figli, l'agente donna, terminato il periodo di sospensione, rischia costantemente la risoluzione del rapporto per mancato raggiungimento del target, con la conseguenza non solo della perdita del mandato, ma anche delle relative indennità di fine rapporto. La stessa Fondazione ENASARCO, che è l'ente di previdenza e assistenza di categoria, prevede per le donne agenti un'indennità di maternità di 2.500 euro, ma solo se il reddito non supera i 30.000 euro lordi e purché si abbia contestualmente un'anzianità contributiva complessiva di almeno otto trimestri negli ultimi tre anni. Per migliorare le garanzie per la maternità occorreranno strumenti sia di natura pattizia, che prevedano, ad esempio, la corresponsione di un'indennità mensile per i mesi di sospensione dal lavoro, sia di natura normativa, ad esempio, la sospensione, per tutte le forme di collaborazione professionale per un determinato periodo di tempo successivamente al parto, della possibilità per proponenti e committenti di utilizzare clausole di risoluzione anticipata del rapporto. Non solo, si potrebbe ipotizzare l'introduzione di contributi figurativi, almeno per il periodo di sospensione dal lavoro, sia da parte dell'ENASARCO sia da parte dell'INPS. A questo quadro si aggiunga il COVID-19: le attività che richiedono un elevato contatto interpersonale, quali, ad esempio, quelle agenziali, hanno continuato a subire misure restrittive e, conseguentemente, a soffrire gravissime perdite. Durante questa pandemia sono stati emanati diversi decreti di restrizioni alle attività, che hanno segnato lo stop totale delle attività per la stragrande maggioranza degli agenti, con la sola esclusione degli agenti del settore alimentare che operano con la grande e la piccola distribuzione. Di converso, sono stati emanati alcuni decreti per tentare di sostenere, in particolare, i lavoratori e le imprese colpiti da tali restrizioni, da ultimo, dal punto di vista temporale, è stato annunciato il cosiddetto decreto Sostegni bis. Con questo nuovo decreto, il Governo dovrebbe erogare ulteriori 18 miliardi di euro di contributi a fondo perduto, in aggiunta ai 27 miliardi di euro di sussidi già versati finora alle imprese dall'inizio del periodo emergenziale. Tutto ciò, però, rispetto a un crollo del fatturato del nostro sistema economico stimato, per il 2020, in circa 350 miliardi di euro. Pur apprezzando lo sforzo profuso, si tratta di risorse assolutamente insufficienti, anche in considerazione della durata delle restrizioni, più lunga del previsto. Oggi sarà fondamentale garantire un accesso rapido e «sburocratizzato» ai benefici previsti, a partire dai contributi a fondo perduto e dai crediti d'imposta. Per questo, approfittiamo per rilanciare la proposta di istituire un tavolo interministeriale permanente dedicato agli agenti, costituito dai Dicasteri del lavoro e delle politiche sociali, dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze, aperto alla partecipazione delle associazioni di categoria più rappresentative, come individuate dal Ministero del lavoro, per garantire un approccio alle problematiche trasversale e a 360 gradi.
  Un altro fenomeno estremamente preoccupante, acuitosi nel periodo pandemico, è la crescita esponenziale e incontrollata del commercio elettronico. Secondo l'ISTAT, il commercio elettronico, nel 2020, è cresciuto del 38,4 per cento e il risultato è che gli agenti risultano scavalcati nella filiera dell'intermediazione e perdono ingiustificatamente Pag. 17 provvigioni. Per contrastare tale fenomeno, riteniamo si debba intervenire sia a livello pattizio, con nuovi accordi economici collettivi che riconoscano all'agente le provvigioni per le vendite effettuate on line nelle aree di loro competenza, sia a livello normativo, consentendo all'ENASARCO di incamerare tutti i contributi generati dall'attività dei giganti dell'e-commerce. Questi contributi saranno fondamentali per la sostenibilità finanziaria dell'ente nel lungo periodo e per riconoscere le pensioni degli attuali agenti di commercio che stanno perdendo fatturato e contributi proprio a causa dell'evoluzione incontrollata del commercio elettronico.
  Vogliamo, infine, segnalare un'ulteriore difficoltà per la categoria, rappresentata dal continuo aumento del costo del carburante, dovuto alle accise, che pesano per oltre i due terzi del costo totale, che, nell'anno della pandemia, è aumentato del 16 per cento. Con le ormai prossime riaperture totali e con la necessità di tornare a visitare la clientela, tale aumento risulterà essere un ulteriore grave problema per gli agenti, se il Governo non interverrà con adeguate leve fiscali, che potrebbero riguardare anche l'autoveicolo, che rappresenta, di fatto, l'ufficio per ogni agente. La vigente normativa stabilisce che gli agenti possono dedurre dal proprio reddito un costo di acquisto di autovetture fino a un limite massimo di 25.822 euro. Questo limite andrebbe rivisto e innalzato, per consentire alla categoria di dedurre il costo di un veicolo dotato di tutti i necessari meccanismi di sicurezza oggi richiesti.
  Andando alle conclusioni, il nostro studio testimonia l'assoluta e impellente necessità di misure di sostegno per gli agenti, rese ancora più urgenti dalla crisi economica susseguente all'emergenza da COVID-19.
  Solo attraverso adeguati interventi, sia di natura pattizia tra le parti sociali sia di tipo legislativo, si potrà rilanciare la categoria che rappresentiamo. Riteniamo fondamentale – ancora di più nell'attuale contesto socio economico – che il Governo voglia maggiormente coinvolgere in fase consultiva le associazioni di categoria, offrire maggiori tutele e scongiurare una vera e propria chiusura di massa, considerando, altresì, che gli agenti sono lavoratori particolarmente vulnerabili, poiché, in caso di chiusura dell'attività, non godono di ammortizzatori sociali e potrebbero perdere, in determinate condizioni, anche i versamenti pensionistici accantonati presso l'ENASARCO.
  Concludo, ringraziando la Commissione per l'odierna audizione, che ci permette di dare il nostro contributo a tutela della categoria che rappresentiamo. Ci dichiariamo sin d'ora disponibili per ulteriori audizioni e approfondimenti delle tematiche trattate oggi in questa sede, come anche ci dichiariamo assolutamente disponibili a essere attivamente coinvolti nella predisposizione di proposte normative volte a riformare alcuni aspetti della professione, che, al momento, la fanno apparire poco appetibile alle nuove generazioni. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Do ora la parola ad Armando Zambrano, coordinatore della Rete professioni tecniche. Prego.

  ARMANDO ZAMBRANO, coordinatore della Rete professioni tecniche (intervento da remoto). Buongiorno, presidente. Un ringraziamento da parte della Rete per l'invito all'audizione. Con il suo permesso, vorrei che fosse il presidente Savoncelli a illustrare la nostra proposta. Grazie ancora.

  PRESIDENTE. Do la parola a Maurizio Savoncelli, consigliere della Rete professioni tecniche e presidente del Consiglio nazionale geometri e geometri laureati.

  MAURIZIO SAVONCELLI, consigliere della Rete professioni tecniche (intervento da remoto). Grazie, presidente e grazie a tutti i partecipanti. La Rete professioni tecniche è un'associazione che riunisce nuove professioni tecniche, nell'ambito di una collaborazione sinergica con tutte le istituzioni e le rappresentanze del nostro Paese. L'indagine conoscitiva alla quale partecipiamo mi sembra che sia molto puntuale e mirata. Per questo, abbiamo cercato Pag. 18di individuare – nelle fattispecie che riguardano le nostre professioni – le caratteristiche più peculiari. Le professioni tecniche hanno patito in questo anno di pandemia gravi criticità: l'impedimento di accedere agli uffici, l'impossibilità o la riduzione della possibilità di accedere ai cantieri hanno creato problemi a tutte le categorie, in generale, e, in particolare, a tutti i componenti di questa associazione. Ciò nonostante, coerentemente con l'andamento a livello nazionale, dobbiamo rilevare che ci sono due situazioni particolarmente gravi – alle quali se ne aggiunge una terza – che hanno risentito in modo pesante. Mi riferisco alla situazione della componente femminile delle professioni tecniche, che, negli ultimi anni, ha aumentato in modo esponenziale la propria rappresentanza numerica avvicinandosi anche al reddito medio, e quindi al reddito dei lavoratori uomini, con un recupero di oltre il 5 per cento. Nell'ultimo anno purtroppo, la pandemia ha penalizzato fortemente la nostra componente femminile, perché lo smart working, ma soprattutto la didattica a distanza, la necessità di seguire i figli a casa nello studio hanno ridotto, se non azzerato, l'attività professionale. In più, la necessità di coniugare – magari in ambienti piccoli, appartamenti poco congeniali – le attività a distanza di figli, nipoti, compagni, mariti, e via dicendo, ha addirittura evidenziato, come tutti sapete, anche questo cambio di rotta, questo cambio nelle esigenze abitative, per cui oggi, dopo la pandemia, si richiedono abitazioni e alloggi con terrazze e giardini, piuttosto che con spazi diversi.
  La componente femminile è quella forse più colpita, ma anche i nostri giovani hanno subìto questo effetto perché è mancata la possibilità di avviare l'attività professionale in un momento molto complicato, che fa seguito a una crisi decennale del mondo dell'edilizia. I giovani – che sono quelli che hanno più bisogno di aiuto per iniziare un'attività – si sono trovati isolati in questo periodo, per l'impossibilità di accedere agli uffici, al colloquio, al lavoro quotidiano con gli altri professionisti già avviati. Questi ultimi hanno retto l'impatto della pandemia, ma hanno dovuto assolutamente contenere gli investimenti, le spese, le collaborazioni, ovviamente a discapito di tutto il resto.
  C'è un'altra fattispecie che ha evidenziato problemi, perché la modalità di lavoro a distanza – questa nuova modalità di lavoro che ormai quotidianamente utilizziamo – ha messo in grande difficoltà tutte quelle zone a cui faceva riferimento prima l'amico Gazzi, che sono poco o mal servite, per esempio, dalla rete internet: avendo tradotto tutto il lavoro delle professioni tecniche in modalità a distanza, chi non usufruisce di una buona connessione e di buoni collegamenti è stato molto colpito. Ciononostante, abbiamo ottenuto piccoli ristori, come tutte le altre categorie, e non ci siamo mai lamentati, perché quello che chiediamo al decisore politico è di poter lavorare e di poter consentire ai nostri giovani di formarsi, di fare gli investimenti necessari per iniziare l'attività lavorativa. Quello che chiediamo è di utilizzare al meglio le risorse del PNRR per consentire ai nostri giovani e alla nostra componente femminile di fare investimenti in termini di formazione, ma anche di attrezzatura e di strumenti per poter svolgere l'attività, ma, soprattutto, chiediamo al decisore politico di garantirci le condizioni ottimali per lavorare. Sono temi più volte affrontati nel PNRR – che sono anche pregiudiziali rispetto ai finanziamenti – ovvero, le riforme, le semplificazioni, la sussidiarietà. Se avessimo già da anni utilizzato questa metodologia, forse avremmo potuto anche affrontare meglio le molte criticità che ha registrato la pubblica amministrazione, perché se lo strumento della sussidiarietà fosse già stato attivato correttamente negli anni, i professionisti avrebbero potuto intervenire in modo più efficace ed efficiente in questo periodo pandemico.
  Un'altra cosa che chiediamo al decisore politico è di consentire alle nostre casse di previdenza – che sono enti privati, sostanzialmente – di dedicare maggiori risorse, con una maggiore flessibilità in termini di investimenti, ai propri iscritti. Sulla base dei punti del programma dell'indagine conoscitiva, abbiamo evidenziato tre situazioni. All'interno di una situazione generale, Pag. 19 che ha registrato criticità, ma che non si è mai fermata, hanno, purtroppo, sofferto moltissimo la componente femminile, per le ragioni che ho prima esposto, i nostri giovani, che si avvicinano alla professione con entusiasmo e ai quali noi dobbiamo consentire di farlo, e, ovviamente, quella situazione un po' più cronica e più diffusa delle zone meno collegate o dove si può lavorare meno agevolmente, nei cui confronti ci sarà da intervenire in modo sostanziale e significativo per colmare questo gap. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Chiedo ai colleghi presenti e a quelli collegati da remoto se vogliono intervenire. Do la parola alla collega Murelli, prego.

  ELENA MURELLI. Grazie, presidente. Ringrazio tutti gli auditi per gli approfondimenti che ci hanno proposto in questa audizione. Volevo fare una domanda, in particolare alla rappresentante di CoLAP ma anche agli altri auditi, se vogliono, perché ha affrontato un argomento interessante, avendo citato il cosiddetto decreto Sostegni-bis emanato definitivamente ieri sera dal Presidente Mattarella. Chiedo se anche in quel decreto non ci sia nulla che riguardi i liberi professionisti, gli agenti, chi svolge professioni tecniche e chiedo – dopo tutti i decreti che si sono susseguiti – quali sono le condizioni che ancora precludono a tali professionisti la possibilità di ricevere almeno un piccolo sostegno da parte dello Stato.
  Per quanto riguarda il tema della duplicazione dei versamenti previdenziali alla cassa professionale e alla Gestione separata dell'INPS, a cui sono tenuti architetti, ingegneri, geometri e anche professionisti, agenti di commercio, siamo assolutamente consapevoli della necessità di intervenire. La proposta di legge, a prima firma Serracchiani, all'esame della Commissione, tratta questo argomento e consente di guardare un po' al futuro. Per quanto riguarda invece la questione delle cartelle esattoriali, non mi risulta che l'argomento sia stato oggetto di discussione.
  Per quanto riguarda la possibilità di detrarre i costi dell'auto, la proposta di legge, a prima firma Bitonci, presentata alla Camera questo mese affronta proprio questa problematica che interessa, non solo gli agenti di commercio, ma anche chi vuole acquistare un'auto o noleggiarla a lungo termine. Ricordo che in tutto il resto dell'Europa è prevista la possibilità di detrarre al 100 per cento le spese del noleggio o della compravendita dell'auto per chi la utilizza in modo quotidiano, come gli agenti di commercio, cosa che invece in Italia non è possibile, essendo prevista solo la detrazione del 40 per cento del costo dell'auto e del 20 per cento dell'IVA. Quindi, volevo far presente è stata presentata una proposta di legge su tale argomento, che spero venga esaminata dalla Commissione finanze. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio la collega, ci sono altre domande? Chiedo agli auditi di rispondere, nell'ordine degli interventi fatti in precedenza. Grazie.

  GIANMARIO GAZZI, segretario del Comitato unitario permanente degli ordini e collegi professionali (CUP) (intervento da remoto). Lascio al rappresentante della Rete professioni tecniche il compito di rispondere dettagliatamente alle domande poste dall'onorevole Murelli.

  PRESIDENTE. Chi vuole rispondere? Prego, dott. Savoncelli.

  MAURIZIO SAVONCELLI, consigliere della Rete professioni tecniche (intervento da remoto). Grazie. Abbiamo fatto un richiamo a una maggiore possibilità e, soprattutto, a una maggiore flessibilità di intervento per le nostre casse. L'onorevole Murelli, che è intervenuta prima, ha citato il provvedimento sul quale la Commissione sta lavorando: le risorse oggetto della duplicazione dei versamenti potrebbero essere in qualche modo messe a disposizione per gli interventi più urgenti. Ho sentito che uno dei colleghi intervenuti ha detto che molti stanno abbandonando l'attività. Nel nostro settore, per fortuna, questo non sta succedendo, per fortuna, i nostri giovani stringono i denti. Se ci fosse l'ulteriore possibilità per le casse di erogare maggiori contributi, non a fondo perduto Pag. 20 o a pioggia, ma determinati e finalizzati, la loro situazione sarebbe migliore. Il giovane professionista ha bisogno di formarsi e di potersi attrezzare per svolgere la propria attività, perché la tecnologia – non solo in termini di software e di hardware, ma anche di attrezzatura vera e propria, come droni, termo scanner e attrezzature molto sofisticate – costa. Pertanto, se si potessero liberare risorse – so che è un argomento che è alla vostra attenzione – da parte delle casse da dedicare specificatamente a questo filone, potremo consentire ai giovani di iniziare l'attività in un modo più sereno, in modo più tranquillo, contribuendo anche al turnover, che, per fortuna, nel mondo delle professioni c'è sempre stato, al contrario del settore pubblico, dove il blocco delle assunzioni ha creato molte criticità. Puntiamo anche al trasferimento intergenerazionale, ovvero a trasferire, in modo lineare e continuativo, il sapere dei nostri professionisti senior ai professionisti junior che iniziano l'attività. Per fare questo c'è bisogno di aiuti economici anche ai senior che dedicano molto del loro tempo a formare i giovani. Queste sono le cose che sostanzialmente chiediamo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire Luca Gaburro, al quale do la parola.

  LUCA GABURRO, segretario generale di Federagenti (intervento da remoto). Scusate, vorrei intervenire, in quanto l'onorevole Murelli – giustamente – ha fatto riferimento anche alla categoria degli agenti di commercio, chiedendo di comprendere meglio come mai questa categoria finora ha avuto ristori di scarso peso e quali sono state le motivazioni.
  Almeno per quel che ci riguarda, pur essendo tra le categorie più colpite dalle restrizioni, abbiamo avuto meno ristori anche a causa di alcune previsioni che sono state inserite erroneamente nei vari decreti che si sono succeduti nel tempo per fronteggiare l'emergenza, che non hanno tenuto in debito conto la realtà lavorativa degli agenti. Cito, a mero titolo esemplificativo: il fatto che gli agenti possono emettere fattura in un lasso temporale differito, rispetto al mese in cui l'affare viene concluso; il fatto che si sarebbe da subito dovuto tener conto esclusivamente del fatturato provvigionale; oppure ancora, il fatto che spesso gli agenti fatturano trimestralmente e non mensilmente. Ancora mi viene in mente il fatto che gli agenti hanno una doppia contribuzione previdenziale, di fatto, obbligatoria, all'INPS, presso la Gestione artigiani e commercianti, e all'ENASARCO.
  Ad alcuni di questi problemi è stata data soluzione con il decreto Sostegni-bis, almeno così parrebbe, in quanto sono state introdotte modifiche alle modalità di calcolo dei contributi a fondo perduto, che sicuramente rendono il meccanismo maggiormente flessibile rispetto a prima, anche se, comunque, rimangono ancora esclusi dai benefici tantissimi soggetti, perché, a nostro parere, è eccessivamente alta la soglia di sbarramento – il famoso 30 per cento di riduzione del fatturato – prevista per poter accedere a questi contributi a fondo perduto. Segnalo, solo per completezza di informazione, che le parti sociali, negli accordi economici collettivi di riferimento del nostro settore, hanno definito «diminuzioni di grande entità» le riduzioni di fatturato pari – a seconda dei casi – al 15 per cento, per il settore industriale, al 10 per cento, per quanto riguarda l'accordo economico collettivo siglato da Federagenti oppure ancora al 20 per cento, per quanto riguarda il settore del commercio. Ci sembra che la soglia di sbarramento del 30 per cento sia eccessivamente penalizzante per la nostra categoria. Spero di essere stato esaustivo nella risposta.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Gaburro. Io vi ringrazio per il contributo che avete fornito all'indagine conoscitiva. Autorizzo la pubblicazione della documentazione depositata, in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato 3). Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.35.

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ALLEGATO 2

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ALLEGATO 3

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