XVIII Legislatura

XI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Mercoledì 5 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Mura Romina , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE NUOVE DISUGUAGLIANZE PRODOTTE DALLA PANDEMIA NEL MONDO DEL LAVORO

Audizione di rappresentanti di Agrinsieme e Coldiretti.
Mura Romina , Presidente ... 3 
Caponi Roberto , Direttore dell'area politiche del lavoro e ... 3 
Mura Romina , Presidente ... 6 
Borgoni Federico , Area lavoro e relazioni sindacali di Coldiretti ... 6 
Mura Romina , Presidente ... 7 
Borgoni Federico , Area lavoro e relazioni sindacali di Coldiretti ... 7 
Mura Romina , Presidente ... 7 
Caponi Roberto , Direttore dell'area politiche del lavoro e ... 7 
Mura Romina , Presidente ... 8 
Agati Federica , referente per l'area rapporti con il Parlamento di COPAGRI ... 8 
Mura Romina , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROMINA MURA

  La seduta comincia alle 13.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera e la trasmissione diretta sulla web tv.

Audizione di rappresentanti di Agrinsieme e Coldiretti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro, l'audizione dei rappresentanti di Agrinsieme e di Coldiretti.
  Ricordo che l'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto in videoconferenza degli auditi e dei deputati secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.
  Interviene in collegamento da remoto, in rappresentanza di Agrinsieme, Roberto Caponi, Direttore dell'area politiche del lavoro e welfare di Confagricoltura. Non potrà partecipare Sandro Gambuzza, Vicepresidente di Confagricoltura. Parteciperanno, invece, sempre in rappresentanza di Agrinsieme, Federica Agati, referente per l'Area rapporti con il Parlamento di COPAGRI (Confederazione prodotti agricoli), Matteo Milanesi, per l'Alleanza delle cooperative agroalimentari, responsabile dell'Ufficio legale, legislativo-sindacale, ambiente di Confcooperative-Fedagripesca, e Danilo De Lellis, responsabile per le relazioni sindacali di CIA – Agricoltori Italiani. In rappresentanza di Coldiretti, interviene Federico Borgoni, dell'Area lavoro e relazioni sindacali.
  Nel ringraziare i nostri ospiti per la loro disponibilità, ricordo che ciascun audito ha a disposizione per il proprio intervento dieci minuti, in modo da consentire i successivi interventi da parte dei deputati interessati e la replica dei soggetti auditi.
  Cedo quindi la parola, per Agrinsieme, a Roberto Caponi. Prego.

  ROBERTO CAPONI, Direttore dell'area politiche del lavoro e welfare di Confagricoltura (intervento da remoto). Grazie. Buongiorno. Intanto ringrazio a nome di Agrinsieme, il raggruppamento che comprende Confagricoltura, CIA (Confederazione italiana agricoltori), Alleanza delle cooperative agroalimentari e COPAGRI, per questa occasione di essere auditi su un argomento così importante. Ci riserviamo anche di presentare una breve memoria scritta, in modo che i dati e gli elementi che oggi illustreremo potranno essere maggiormente approfonditi da parte della Commissione nell'ambito dei lavori dell'indagine. Mi limito a sottolineare alcuni aspetti. Poi, se i colleghi di Agrinsieme vogliono aggiungere qualcosa, potranno farlo.
  Intanto, rilevo che le imprese agricole, durante il periodo dell'emergenza sanitaria, hanno continuato a lavorare e a garantire l'approvvigionamento alimentare del Paese, cosa che è stata garantita. È un risultato assolutamente non da poco e non trascurabile. Devo dire che, in questa fase emergenziale, l'occupazione in agricoltura ha tenuto, proprio per il fatto che l'attività agricola non è mai cessata, non si è mai arrestata. Questo non vuol dire che non siano mancati cali occupazionali, soprattutto Pag. 4 nei comparti produttivi più colpiti dalle limitazioni dell'emergenza sanitaria, come l'agriturismo, il florovivaismo o tutte quelle attività che producono per l'export oppure per i canali Ho.Re.Ca (Hotellerie, Restaurant, Cafè), quindi per il rifornimento di bar, ristoranti, servizi pubblici e hotel, che sono stati chiusi in questo periodo.
  La riduzione dell'occupazione, che è stata relativamente contenuta, è dimostrata anche dal calo del numero di giornate lavorate. Nei primi tre trimestri del 2020, rispetto ai primi tre trimestri del 2019, c'è stato un calo di 4 milioni di giornate, pari al 5 per cento circa. A questo calo delle giornate è seguito anche un calo del personale assunto, anche in questo caso intorno al 4,6 per cento, quindi sono diminuiti anche i lavoratori. La diminuzione ha riguardato soprattutto i lavoratori a tempo determinato, per i quali, in alcuni casi, non è stato rinnovato il contratto, mentre, per quanto riguarda i lavoratori a tempo indeterminato, non c'è stato alcun calo, anzi, si è registrato un leggero incremento. Tuttavia, per i lavoratori a tempo indeterminato, c'è stato un calo del numero delle giornate denunciate, riconducibile all'accesso alla CISOA (Cassa integrazione salariale operai dell'agricoltura).
  La diminuzione dell'occupazione è testimoniata anche dal calo dei contratti attivati nel corso dei primi tre trimestri del 2020 rispetto all'anno precedente. Anche in questo caso, il calo si attesta intorno al 4-5 per cento. Tutto sommato, più o meno, tutto torna. Il calo è intorno al 4-5 per cento sia delle giornate, sia degli operai a tempo determinato, sia del numero dei contratti che sono stati attivati.
  Per quanto riguarda i riflessi negativi di questa situazione sui lavoratori agricoli, bisogna tener presente che è forte la componente dei lavoratori stranieri in agricoltura. Sono circa 340 mila e rappresentano il 32 per cento della forza lavoro nel settore agricolo, una quota importante. È evidente che questi hanno maggiormente risentito degli effetti negativi dell'emergenza sanitaria, per due ordini di ragioni: in primo luogo, perché ci sono state limitazioni all'accesso nel nostro Paese, e questo in alcuni casi ha reso difficile per loro il rinnovo dei contratti; secondariamente, perché, essendo normalmente assunti con contratti di lavoro stagionale, hanno risentito anche della riduzione dell'attività in certi settori produttivi.
  Si è sopperito a queste difficoltà, da un lato, attraverso i cosiddetti corridoi verdi che le organizzazioni hanno creato per cercare di far arrivare i lavoratori extracomunitari dall'estero anche nei periodi di lockdown, e, dall'altro, attraverso l'assunzione di lavoratori da altri settori produttivi bloccati dai provvedimenti governativi, come, per esempio, il turismo o la ristorazione. Diversi lavoratori che provenivano da questi settori si sono riconvertiti al lavoro agricolo, sia pure in forma stagionale.
  Per quanto riguarda l'aspetto reddituale, poiché i lavoratori agricoli normalmente sono a tempo determinato, il loro reddito risente delle fluttuazioni dell'occupazione. È evidente che, calando il numero delle giornate denunciate, calano anche i redditi dei lavoratori stagionali, calo che è stato comunque parzialmente compensato dai provvedimenti messi in campo dal Governo, come la cassa integrazione con causale COVID-19 e i bonus che sono stati erogati nel 2020 ai lavoratori agricoli.
  Altro elemento che ha caratterizzato l'agricoltura durante la pandemia è stato lo scarso utilizzo del lavoro agile, per ovvie ragioni. È chiaro che la stragrande maggioranza dei lavoratori in agricoltura, il 97 per cento, appartiene alla categoria degli operai. Ed è chiaro che gli operai devono svolgere la propria attività sul campo e non possono svolgere attività da remoto. È evidente che, da questo punto di vista, lo smart working è stato scarsamente utilizzato in agricoltura, se non per alcune figure altamente professionalizzate oppure per figure di carattere impiegatizio, quali i dirigenti, ma si tratta comunque di una minoranza.
  Naturalmente, questo ha comportato alcuni disagi per i lavoratori perché, dovendo essere comunque sempre presenti, hanno avuto qualche problema nel conciliare i Pag. 5tempi di vita con quelli di lavoro, potendo utilizzare solo gli altri strumenti a disposizione, come i permessi e i congedi previsti dal nostro sistema. Peraltro, anche chi ha utilizzato lo smart working ha incontrato difficoltà di carattere tecnico, perché chi lavora in agricoltura normalmente risiede fuori dai centri urbani, e sappiamo che, purtroppo, la rete infrastrutturale, da questo punto di vista, è molto carente. Alcuni dei lavoratori del settore agricolo e della cooperazione agroalimentare che hanno svolto attività da remoto hanno incontrato significative difficoltà tecniche nei collegamenti proprio per le carenze della rete infrastrutturale nelle aree rurali.
  Questo è un altro problema del nostro Paese che andrebbe risolto, con il potenziamento della rete infrastrutturale anche nelle aree rurali e non soltanto nei grandi centri urbani.
  Il ricorso alla cassa integrazione c'è stato ma non è stato particolarmente intenso rispetto agli altri settori produttivi. Questo per il fatto che l'agricoltura ha dovuto continuare a lavorare; anzi, in certi periodi ha avuto difficoltà a reperire manodopera. È evidente che questo ha comportato uno scarso utilizzo anche della cassa integrazione, che comunque è sicuramente servita, soprattutto per i lavoratori a tempo indeterminato e, in alcuni casi, anche per i lavoratori a termine, che hanno avuto accesso alla cassa integrazione in deroga.
  Per quanto riguarda gli effetti delle misure adottate dal Governo sui consumi, possiamo parlare dall'ottica di chi produce. Si è notato – questo riguarda sia le imprese agricole sia le cooperative agroalimentari – uno spostamento delle richieste del mercato verso la grande distribuzione organizzata. È evidente che sono cambiati i consumi e che, quindi, c'è stato un forte incremento della richiesta di prodotti agricoli e agroalimentari da parte della grande distribuzione organizzata, mentre, invece, è calata drasticamente la richiesta da parte dei canali Ho.Re.Ca, cioè alberghi, ristoranti, bar, esercizi pubblici e via dicendo. Questo perché queste attività hanno subito limitazioni. È stata molto forte la nostra sensazione di questo spostamento della richiesta di beni alimentari da parte dei distributori.
  Per quanto riguarda i prezzi di vendita, non si sono riscontrati grandi differenze. Essi sono rimasti invariati, nonostante, per esempio, ci sia stata una richiesta molto più forte da parte della grande distribuzione. Sostanzialmente – questo vale sia per le imprese agricole sia per quelle della cooperazione agroalimentare – non si sono registrati sensibili variazioni dei prezzi.
  Da ultimo, mi preme sottolineare, per quanto riguarda il rischio di contagio negli ambienti di lavoro agricolo, che il lavoro agricolo è stato classificato dall'INAIL come un'attività a basso rischio di contagio, evidentemente per il fatto che il lavoro si svolge all'aperto, in spazi amplissimi e con scarsi contatti tra le persone che lavorano contestualmente negli stessi ambienti, e, consentitecelo, forse anche perché le imprese agricole e le cooperative agroalimentari sono state particolarmente attente a rispettare i protocolli che sono stati nel frattempo adottati dalle parti sociali e dal Governo per il rispetto della salute dei lavoratori.
  Il fatto che l'agricoltura non sia particolarmente a rischio dal punto di vista dei contagi, è dimostrato anche dal drastico calo delle denunce di infortunio all'INAIL nel 2020 rispetto al 2019. Sappiamo tutti che il contagio da COVID-19 in ambiente di lavoro è equiparato all'infortunio sul lavoro. Il fatto che sia calato di quasi il 20 per cento il numero delle denunce nel 2020, nonostante l'ampliamento del concetto di infortunio sul lavoro, dimostra che, per quanto riguarda l'agricoltura, non c'è stato un incremento del contagio, o meglio, il contagio è stato estremamente limitato nell'ambito del lavoro agricolo.
  Credo che questo sia un merito delle aziende agricole, che in questa fase veramente difficile del Paese, spesso autofinanziandosi, perché non c'erano altri strumenti, hanno continuato l'attività e hanno assicurato l'approvvigionamento alimentare del Paese, grazie anche all'apporto dei propri lavoratori, a cui hanno garantito una sufficiente sicurezza, come dimostrano i dati dell'INAIL. Pag. 6
  Io mi fermerei qui. Non so se i colleghi vogliono aggiungere qualcosa. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Do ora la parola, per Coldiretti, a Federico Borgoni. Prego.

  FEDERICO BORGONI, Area lavoro e relazioni sindacali di Coldiretti (intervento da remoto). Grazie. Buongiorno a tutti. Credo sia nell'interesse di tutti comprendere ciò che ha comportato e comporterà, in una prospettiva di vita prossima futura, ciò che abbiamo passato in questi mesi, però è presto per parlare di un ritorno alla normalità e per comprendere quale sarà il nuovo assetto della vita sociale e lavorativa delle persone. Meno che mai siamo nella condizione, oggi, di avere un'idea di come sarà la nuova impresa, perché comunque dovremo fare tesoro di quanto ci è accaduto e anche delle esperienze che abbiamo fatto durante questa pandemia. È vero che il lavoro agile non ha avuto un grandissimo utilizzo nel settore agricolo, però è anche vero che qualche impresa, obtorto collo, se non altro per una questione di salute e sicurezza pubblica, l'ha utilizzato. Ci siamo accorti che nelle aree rurali ci sono grossi problemi per quanto riguarda le connessioni Internet, che non sono capillarmente disponibili come nelle aree urbane. È vero che Internet è stato utilizzato poco o per nulla dalla componente operaia, però è anche vero che la pandemia ha fatto emergere il problema. E non è una cosa da poco, perché non è solo il lavoro agile a fare i conti con una connessione minima e insufficiente. Io penso, per esempio, a tutta la questione relativa alla formazione professionale. Durante tutto l'arco del 2020 noi, come tutti, abbiamo subito il blocco della formazione in presenza, che avrebbe potuto essere sostituita con la FAD (formazione a distanza), che, però, implica la disponibilità di connessioni sufficienti.
  È stato per noi veramente un dispiacere perché, come parti sociali del settore agricolo, attraverso l'Ente bilaterale agricolo nazionale (EBAN), avremmo potuto mettere a disposizione delle nostre imprese le risorse necessarie alla formazione. Sto parlando – ormai è un'esperienza che dura da tre o quattro anni – di 750 mila euro, che quest'anno potevano essere anche aumentati a un milione di euro, per l'erogazione alle imprese di formazione obbligatoria sulla sicurezza. Purtroppo, nel 2020 non è stato possibile rendere disponibili queste risorse, che avrebbero sicuramente assecondato quello che è da qualche anno il trend di riduzione degli infortuni nel settore agricolo, di cui abbiamo grande bisogno.
  Ma se devo fare un'analisi degli effetti della pandemia da COVID-19 sull'occupazione – sicuramente il collega ha dato un quadro più completo della questione – non posso non sollevare la questione dell'evidente aggravamento dei problemi di reperimento della manodopera straniera. Di fatto, a parte il fatto che ancora non si sa se il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per la disciplina dei flussi nel 2021 verrà mai pubblicato, anche il decreto relativo al 2020 ha importanti criticità che non garantiscono gli ingressi dall'estero. Tali criticità sono state ulteriormente aggravate dalla situazione in cui ci siamo venuti a trovare per quanto riguarda le regolarizzazioni. Ad oggi, le parti convocate allo sportello unico, per portare a compimento l'iter procedurale delle regolarizzazioni, solo una piccola percentuale delle istanze complessivamente presentate.
  Questo, in agricoltura, comporta immediatamente un ulteriore gravissimo problema. Come giustamente è stato detto, il 90 per cento dei rapporti di lavoro è a tempo determinato. Anche le regolarizzazioni avviate dai datori di lavoro agricoli riguardavano contratti a tempo determinato e questi rapporti sono cessati, nella maggior parte dei casi, prima ancora che le parti venissero convocate allo sportello unico. Il risultato è che, di fatto, rischiamo di rimettere in mano ai caporali tutta la manodopera che era stata fatta emergere con la regolarizzazione, perché al lavoratore, una volta cessato il rapporto di lavoro senza essere stato convocato presso lo sportello unico, non viene rilasciato il permesso di soggiorno per attesa occupazione. Non solo, ma se qualche altro datore di lavoro volesse assumerlo regolarmente, avrebbe Pag. 7non pochi problemi a farlo perché, di fatto, il lavoratore non dispone di un permesso di soggiorno valido per essere assunto.
  Su nostra sollecitazione, non più tardi di una settimana fa, il Ministero dell'interno, tramite il Dipartimento della pubblica sicurezza, ha emanato una nota per gli sportelli unici nella quale si fa presente la possibilità di riassumere questi lavoratori, senza però fornire le indicazioni per capire come farlo. Adesso si può fare, ma sul come farlo ancora non abbiamo indicazioni.
  Io non credo di avere molto di più da aggiungere, se non il fatto che Coldiretti ha cercato di sopperire, almeno in parte, a questa carenza di manodopera mettendosi in gioco e organizzando voli charter, soprattutto per i lavoratori marocchini, che sono, come ordine di numerosità, la seconda nazionalità di lavoratori extracomunitari che arriva nel nostro Paese. Attenzione, non si tratta di nuovi ingressi. Si tratta di persone che da anni lavorano nelle nostre imprese e che vanno e tornano di anno in anno. Ci siamo trovati nella condizione in cui non solo il Governo marocchino aveva bloccato tutti i voli per l'estero, ma c'era anche il problema della quarantena di quattordici giorni a rendere la situazione piuttosto difficile e pesante da sopportare. Poi, attraverso un accordo con l'ambasciata e attraverso l'intesa con il Ministero dell'interno, alla luce delle nuove disposizioni del recente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, la settimana scorsa siamo riusciti a far arrivare in Italia i primi centotrenta lavoratori marocchini.
  Io credo che il quadro di quello che è successo sia da tenere ben presente per capire poi come evolveranno, in una prospettiva – si spera a brevissimo – di rientro alla normalità, anche tutte le problematiche che sono emerse con il blocco delle attività scolastiche. È chiaro che il blocco delle attività scolastiche non può non avere un riflesso diretto sulle cure genitoriali. E i genitori sono anche lavoratori. Questa situazione ha visto il settore agricolo particolarmente in difficoltà. Parlo sia di lavoratori, sia di imprenditori, sia di famiglie coltivatrici. Ma perché? Perché a differenza delle aree urbane, soprattutto nelle aree rurali, non c'è un sistema pubblico di supporto all'assistenza...

  PRESIDENTE. Le chiederei, per cortesia, di avviarsi alla conclusione. Grazie.

  FEDERICO BORGONI, Area lavoro e relazioni sindacali di Coldiretti (intervento da remoto). Benissimo. Comunque era l'ultimo argomento che volevo affrontare e che riguarda proprio la questione dell'assistenza ai bisogni e ai problemi di famiglie, anziani, bambini. Sono tutte situazioni per cui noi confidiamo, in una prospettiva di breve termine, di trovare, attraverso l'intesa sulle linee guida per l'agricoltura sociale, una soluzione anche per chi vive nelle aree rurali. Vi ringrazio. Buona giornata.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Chiederei ora ai colleghi se vogliono intervenire per porre delle domande. Non essendoci richieste di intervento, vorrei fare io una domanda, anzi, più che una domanda, una considerazione. Mi pare di capire che entrambi i nostri auditi ci chiedano di intervenire sulle leggi oggi in vigore che gestiscono i flussi di lavoratori stranieri in arrivo in Italia per motivi di lavoro, perché, al di là della pandemia, questi strumenti legislativi presentano criticità rispetto alle quali bisogna intervenire. Ricordiamo che oltre il 30 per cento dei lavoratori in agricoltura è straniero. Si tratta di un tema che avete fortemente sottolineato, legandolo certo al periodo della pandemia, ma che sicuramente ha delle ripercussioni anche sulla gestione ordinaria dei flussi dei lavoratori.
  Darei la parola di nuovo agli auditi, se vogliono aggiungere qualche precisazione.

  ROBERTO CAPONI, Direttore dell'area politiche del lavoro e welfare di Confagricoltura (intervento da remoto). Sì, grazie. In effetti è così. Come lei correttamente ha ricordato, il 32 per cento dei lavoratori in agricoltura sono stranieri, e, di questi, la gran parte sono extracomunitari. Anzi, la componente extracomunitaria sta crescendo. Pag. 8Si sta riducendo invece quella unionale. Evidentemente, a mano a mano che i Paesi da poco entrati nell'Unione europea si sviluppano dal punto di vista economico, attirano anche questa forza lavoro. Quindi, sta crescendo nell'ambito degli stranieri la componente degli extracomunitari. E sta diventando per noi un problema serio.
  Il 32 per cento è comunque una componente fondamentale, e i blocchi alle frontiere per l'emergenza sanitaria hanno messo in evidenza quanto possa entrare in crisi il sistema agricolo nel caso in cui non si riesca a reperire questa componente importante della manodopera. È ancora più importante garantire, da un lato, anche nel rispetto della salute e della sicurezza, «corridoi verdi» che consentano in tutta sicurezza la mobilità dei lavoratori sia all'interno dell'Unione europea sia al di fuori – questo è un aspetto essenziale – e, dall'altro, l'adozione tempestiva del cosiddetto «decreto Flussi», che l'anno scorso è stato emanato in autunno, quindi quasi alla fine dell'anno. Quest'anno il decreto ancora non ha visto la luce e la procedura di emersione del lavoro irregolare ancora sta andando fortemente a rilento. La preoccupazione è che adesso stanno per iniziare le nuove campagne di raccolta, e il rischio di nuovi blocchi agli spostamenti, soprattutto da certe aree e da certi Paesi, ci mette nuovamente in difficoltà. La gestione della questione degli extracomunitari, che è comunque delicata anche in tempi ordinari, è diventata particolarmente critica in questa fase emergenziale.

  PRESIDENTE. Grazie. La rappresentante di COPAGRI vuole aggiungere qualcosa? Prego.

  FEDERICA AGATI, referente per l'area rapporti con il Parlamento di COPAGRI (intervento da remoto). Oltre a quanto già illustrato dal collega Caponi, volevo soltanto aggiungere un'integrazione sugli aspetti reddituali relativi agli agricoltori durante il periodo della pandemia. Da un'indagine condotta dalla Rete rurale nazionale, «COVID-19, impatti economici nelle aziende agricole», emerge che le difficoltà più frequentemente riscontrate in questo periodo di lockdown sono derivate dall'indisponibilità di un'adeguata liquidità finanziaria. Durante l'emergenza da COVID-19 il 63 per cento delle aziende agricole ha sopperito alle carenze di liquidità finanziaria ricorrendo soprattutto al risparmio e a forme di autofinanziamento, mentre solo il 15 per cento ha avuto accesso ai finanziamenti e agli strumenti di emergenza messi in campo dal Governo.
  Ben il 37 per cento, invece, risulta ancora in crisi di liquidità. Oltre il 50 per cento delle grandi aziende e il 35 per cento delle piccole aziende hanno registrato una volatilità dei redditi del 30 per cento rispetto alla media dei tre anni precedenti, e spesso con valori negativi, a indicare che ulteriori fattori, quali i redditi derivanti da altre attività lucrative, sono indispensabili per spiegare la capacità di sopravvivenza delle aziende stesse.
  Volevo soltanto integrare quanto detto dal collega con questi pochi dati sugli aspetti reddituali che sono stati elaborati dalla Rete rurale nazionale. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a Federica Agati per questa integrazione. Ringrazio ancora una volta i nostri ospiti per il contributo fornito all'indagine conoscitiva e dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.50.