XVIII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 25 di Mercoledì 2 ottobre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Benamati Gianluca , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROSPETTIVE DI ATTUAZIONE E DI ADEGUAMENTO DELLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE AL PIANO NAZIONALE ENERGIA E CLIMA PER IL 2030

Audizione di rappresentanti di Associazione italiana industria olearia (ASSITOL).
Benamati Gianluca , Presidente ... 3 
Trucillo Carlotta , area legale dell'Associazione italiana industria olearia (ASSITOL) ... 3 
Benamati Gianluca , Presidente ... 5 
Pepe Claudio , Vicepresidente del gruppo biodiesel dell'Associazione italiana industria olearia (ASSITOL) ... 5 
Benamati Gianluca , Presidente ... 5 
Carassi Andrea , Direttore generale dell'Associazione italiana industria olearia (ASSITOL) ... 5 
Benamati Gianluca , Presidente ... 6 
Pepe Claudio , Vicepresidente del gruppo biodiesel dell'Associazione italiana industria olearia (ASSITOL) ... 6 
Benamati Gianluca , Presidente ... 6 
Sut Luca (M5S)  ... 6 
Benamati Gianluca , Presidente ... 6 
Pepe Claudio , Vicepresidente del gruppo biodiesel dell'Associazione italiana industria olearia (ASSITOL) ... 6 
Benamati Gianluca , Presidente ... 7 
Carassi Andrea , Direttore generale dell'Associazione italiana industria olearia (ASSITOL). ... 7 
Benamati Gianluca , Presidente ... 7 

Audizione di rappresentanti di Associazione italiana costruttori edili (ANCE):
Benamati Gianluca , Presidente ... 7 
Massaro Nicola , dirigente tecnologia e qualità delle costruzioni dell'Associazione italiana costruttori edili (ANCE) ... 7 
Benamati Gianluca , Presidente ... 9 
Monosilio Flavio , Direttore direzione affari economici e centro studi dell'Associazione italiana costruttori edili (ANCE) ... 9 
Benamati Gianluca , Presidente ... 11 
Nardi Martina (PD)  ... 11 
Vallascas Andrea (M5S)  ... 12 
Benamati Gianluca , Presidente ... 12 
Monosilio Flavio , Direttore direzione affari economici e centro studi dell'Associazione italiana costruttori edili (ANCE) ... 12 
Benamati Gianluca , Presidente ... 13 
Massaro Nicola , dirigente tecnologia e qualità delle costruzioni dell'Associazione italiana costruttori edili (ANCE) ... 13 
Benamati Gianluca , Presidente ... 14

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIANLUCA BENAMATI

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di Associazione italiana industria olearia (ASSITOL).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di Associazione italiana industria olearia (ASSITOL).
  Saluto la dottoressa Trucillo dell'area legale, il Direttore generale, dottor Carassi, il dottor De Maria, rappresentante di un'azienda associata, l'ingegner Pepe e l'ingegner Berloni.
  Ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente ad ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.
  Chiederei altresì agli auditi, per la sommatoria dei loro interventi, di non occupare più di 15, massimo 20 minuti, per consentire un tempo di 5, massimo 10 minuti, da dedicare a eventuali domande e relative risposte, perché poi abbiamo, come sempre accade, anche altre audizioni da svolgere e altri punti all'ordine del giorno della Commissione.
  Do la parola alla dottoressa Trucillo.

  CARLOTTA TRUCILLO, area legale dell'Associazione italiana industria olearia (ASSITOL). Buonasera. Anzitutto credo che sia doveroso ringraziare la Commissione per averci permesso di dare il nostro apporto e di partecipare a questa indagine che state conducendo.
  Presento la nostra associazione perché il nome, Associazione italiana industria olearia, non dà la complessità dell'associazione medesima. Noi rappresentiamo otto gruppi merceologici che rappresentano a loro volta i produttori delle sostanze grasse e delle materie oleose, sia da un punto di vista di questo tipo di produzione, dall'alimentare – il nostro gruppo più famoso è il gruppo degli oli d'oliva – fino all'utilizzo tecnico. In particolare in questa sede rappresentiamo due gruppi della nostra associazione: il gruppo dei produttori italiani di bioliquidi e il gruppo di produttori italiani di biodiesel. Sicuramente questa occasione è graditissima perché vogliamo assolutamente esprimere il nostro supporto e la nostra soddisfazione per il Piano energetico nazionale, fondamentalmente sia per una questione procedurale che per una questione di merito. Dal punto di vista procedurale ovviamente, come qualunque azienda, accogliamo con favore il fatto che ci si dia, soprattutto in tematiche come quella energetica e quella ambientale e climatica, una programmazione, una programmazione a medio tempo perché si parla comunque del 2030, ma questo ci permetterebbe di preservare lo status quo; la preservazione dello status quo ci permette però anche di programmare i nostri investimenti in ricerca e sviluppo, che in questo settore scontano esigenze anche dovute Pag. 4 alle politiche ambientali che cambiano oggi velocemente e che sono assolutamente al centro del dibattito politico e dell'opinione pubblica, ma le nostre aziende sono da questo punto di vista all'avanguardia. Da un punto di vista di merito abbiamo accolto con entusiasmo gli obiettivi che si è posta l'Italia all'interno della strategia europea, obiettivi ambiziosi che a volte superano gli obiettivi europei, ma che noi accogliamo sia nei trasporti e sia in generale nell'utilizzo delle fonti rinnovabili per la produzione energetica, perché in questi ultimi dieci anni, in realtà fino al 2020, i bioliquidi e i biocarburanti sono stati anche tra i protagonisti di questa transizione dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili.
  Come ho detto, noi rappresentiamo due gruppi: i bioliquidi e i biocarburanti che hanno sicuramente dei punti in comune e sicuramente dei punti di differenze. Quello che vorremmo rappresentare in questa sede è sicuramente l'importanza che hanno avuto fino adesso, che chiediamo di preservare nelle prossime programmazioni, quindi in particolare nel Piano nazionale. Il contributo dei bioliquidi e il contributo dei biocarburanti al raggiungimento degli obiettivi è stato fondamentale e sarà fondamentale nei prossimi anni e nel prossimo decennio, in particolare da un punto di vista di merito perché sono fonti che si collocano all'interno di una strategia più ampia che è la strategia della transizione verso l'economia circolare. I bioliquidi e i biocarburanti infatti sono fonti che derivano dagli oli vegetali puri, piuttosto che dagli scarti di lavorazione o da residui di lavorazione degli oli vegetali puri o piuttosto che dei grassi animali; quindi fondamentalmente si collocano all'interno dei cicli produttivi integrandosi all'interno degli stessi settori alimentare, zootecnico e infine tecnico. In secondo luogo le nostre filiere sono assolutamente sostenibili, quindi in linea con le politiche europee e con le politiche italiane, sono filiere che si approvvigionano molto spesso da fonti interne e questo vuol dire un'attenzione particolare alle nostre catene produttive dal campo perché è dal campo che deriva la nostra risorsa fondamentale.
  Sicuramente questo fa dei bioliquidi e dei biocarburanti delle fonti rinnovabili funzionali al raggiungimento degli obiettivi, ma anche funzionali al sistema Paese da un punto di vista occupazionale e da un punto di vista anche di aiuto all'agricoltura, che è la nostra base. Aiuteranno probabilmente, e sono qui per sostenere questa tesi. Noi siamo fermamente convinti che i bioliquidi e i biocarburanti saranno i veicoli attraverso i quali la transizione energetica deve passare, semplicemente per due tipi di motivi: da una parte i bioliquidi contribuiscono all'efficientamento del mix energetico, cioè vuol dire che i bioliquidi sono la fonte rinnovabile programmabile per eccellenza, quindi nell'ambito di un mix energetico, e quindi di un mix energetico complesso, i bioliquidi possono aiutare a stabilizzare il sistema e a compensare le distorsioni che sono naturali all'interno di un ciclo che si basa su altri tipi di fonti rinnovabili, come l'eolico o il solare; dall'altra parte i biocarburanti invece sono un po’ un input per la ricerca avanzata e nell'immediato sono quella fonte rinnovabile all'interno del sottosettore dei trasporti che aiuterà in qualche modo e guiderà alla transizione energetica, perché c'è una rete già consolidata, c'è un mercato già consolidato. Ma soprattutto il settore dei biocarburanti italiano ha già fortemente investito sulla ricerca e l'innovazione: oggi in Italia si parla di biocarburanti avanzati, quindi di biocarburanti già di seconda generazione, il biodiesel che viene soprattutto non dagli oli vegetali puri quanto più che altro dagli scarti, dai residui e per esempio gli UCO (used cooking oil) – cioè gli oli esausti da cucina, da frittura – fondamentalmente sono utilizzati per fare biodiesel, quindi non solo perché sono un traino per la ricerca e per l'innovazione – stiamo già parlando di terza generazione di biocarburanti – ma anche perché possono garantire a breve e medio termine la decarbonizzazione del settore dei trasporti. Quindi tenere in considerazione il settore dei bioliquidi e dei biocarburanti all'interno della strategia energetica nazionale è importantissimo, può fare da volano anche ad altre fonti alternative, può essere funzionale all'evoluzione Pag. 5 di altre fonti alternative – la macchina elettrica per fare cenno a un argomento particolarmente popolare in questo momento – e soprattutto aiuta a preservare uno status quo in termini di posti di lavoro, in termini di raggiungimento degli obiettivi che è già esistente, non ha bisogno di essere sviluppato, in quanto si tratta di tecnologie che già esistono.
  Per questo chiediamo di non relegare nel Piano energetico nazionale a un angolino il ruolo dei bioliquidi e il ruolo dei biocarburanti, e del biodiesel soprattutto, e anzi di implementare, di far leva, di far perno su questi due settori, magari anche aumentando la possibilità di utilizzare per esempio il biodiesel in altri settori limitrofi dove oggi non esiste ancora un utilizzo regolamentato per legge.
  Abbiamo inviato un documento alla Commissione in cui a grandi linee riassumiamo le nostre richieste e approfondiamo queste tematiche; ovviamente siamo a disposizione per eventuali domande, perché penso che sia opportuno capire quali sono i dubbi, le problematiche su questi settori poco conosciuti, e dare spazio quindi a un confronto.

  PRESIDENTE. Non essendovi richieste di intervento, pongo io un tema. Anche perché siamo in fase di legge di stabilità, naturalmente il tema dello sviluppo dei biocombustibili è centrale, poi si possono avere diverse opinioni, rispetto a quanto dovrebbe essere pesante nell'ambito della sede del PNIEC, però diciamo che è riconosciuto centrale nel sistema della mobilità sostenibile. Ho notato che voi fate in una delle vostre proposte alcune riflessioni sulla metodologia con la quale si dovrebbe sostituire o procedere al rinnovo del parco circolante italiano di autovetture che, ricordiamo, è uno dei più vetusti e in certa misura anche obsoleti, dal punto di vista delle caratteristiche ambientali, d'Europa. Siccome questo è un tema che è già stato affrontato dal precedente Governo e può essere un tema anche futuro di riaggiustamento, chiederei se magari avete qualche dettaglio o qualche opinione più ampia di quanto sia riportato nella vostra relazione.
  Do la parola all'ingegner Pepe per la replica.

  CLAUDIO PEPE, Vicepresidente del gruppo biodiesel dell'Associazione italiana industria olearia (ASSITOL). Innanzitutto nel periodo di transizione per il rinnovo del parco circolante, l'utilizzo del biodiesel potrebbe essere particolarmente utile, perché non si può immaginare che si rinnovi il parco circolante in un anno o in qualche mese. È evidente che il biodiesel, sostituendo il gasolio minerale, sostituisce uno dei principali prodotti che si utilizzano non solo nel campo dell'autotrazione ma anche nel campo della marina, del riscaldamento, perché c'è ancora una parte di gasolio per riscaldamento che si utilizza in Italia; ovviamente deve essere un biodiesel con materia sostenibile o addirittura materia meglio ancora se di provenienza da residui di lavorazioni o da scarti o dall'olio fritto, anche se purtroppo però in Italia di scarti da olio fritto ce ne sono relativamente pochi.
  Quindi riteniamo che soprattutto nel periodo di transizione verso la nuova generazione dei motori, il contributo del biodiesel possa essere implementato e utilizzato.

  PRESIDENTE. Do la parola al Direttore generale di ASSITOL, Andrea Carassi, per una precisazione.

  ANDREA CARASSI, Direttore generale dell'Associazione italiana industria olearia (ASSITOL). Prima la collega Trucillo ha giustamente fatto riferimento all'auto elettrica. Il punto è: l'auto elettrica oggi viene alimentata da una rete dove la produzione di energia da fonte rinnovabile non arriva al 40 per cento, e il 60 per cento è di fonte fossile, quindi andare a spingere molto sull'auto elettrica in questa fase in cui non si è raggiunta ancora una quantità sufficiente per poter dire che anche la produzione di energia elettrica è da fonte rinnovabile, almeno in larga misura, è come sostituire il biodiesel con una fonte fossile di fatto; quindi in quest'ottica i motori ibridi che poi vanno a diverse alimentazioni Pag. 6 possono fare una loro parte, soprattutto nel trasporto cittadino dove prevalentemente vanno ad elettrico perché sapete che superata una certa velocità entra il motore termico che, portando avanti un parco batterie notevolmente pesante, va a consumare più di un'auto alimentata solo a motore tradizionale.
  Il biodiesel, come diceva l'ingegner Pepe, non ha bisogno di particolari modifiche strutturali né nella logistica, né nei depositi, quindi può sfruttare quello che è già oggi presente nel sistema Paese come approvvigionamento, oleodotti. È quindi facile anche da quel punto di vista, se vogliamo aumentare la possibilità di utilizzo, oggi siamo al 7 per cento, andare avanti. È chiaro che non tutti i settori sono uguali: nell'autotrasporto privato, alcune case automobilistiche arrivano al 10-15 per cento, però soprattutto sull'autotrasporto merci, quindi sui camion, si può fare qualcosa di più, sulle navi si può fare qualcosa di più, sul bunkeraggio, vale a dire l'alimentazione delle navi quando sono in porto e avete visto porti spesso con l'aria molto inquinata. Ecco, sostituire quei materiali che spesso sono bitumi o BTZ (oli a basso tenore di zolfo), o comunque materiali molto pesanti, con il biodiesel, e questo dando la possibilità di emettere il CIC, il certificato di immissione in consumo, perché chiaramente il produttore di carburanti e biocarburanti deve avere un interesse a fare questo; questo semplificherebbe anche la loro logistica perché nel momento in cui devono mantenere una logistica di prodotto miscelato – per esempio diesel miscelato col biodiesel – solo per l'autotrasporto privato, tutti gli altri utilizzi non lo miscelano col biodiesel perché non gli conviene, perché costa un po’ di più il biodiesel. Nel momento in cui invece viene prevista la possibilità di mettere un CIC anche per l'uso riscaldamento, la nave, a quel punto il produttore – che sia la SARAS piuttosto che l'ENI – può mantenere una logistica concentrata, il tutto miscelato con il biodiesel, quindi questo faciliterebbe sicuramente.

  PRESIDENTE. Do la parola all'ingegner Claudio Pepe per un'ulteriore precisazione.

  CLAUDIO PEPE, Vicepresidente del gruppo biodiesel dell'Associazione italiana industria olearia (ASSITOL). Nell'ambito del trasporto pesante, cioè i cosiddetti autobotti, autocarri, eccetera, ci sono dei motori che addirittura possono utilizzare biodiesel al 100 per cento.

  PRESIDENTE. Chiarissimo, ingegner Pepe. La transizione dovrebbe avvenire tenendo conto di tutte le tecnologie, questa è la sostanza della visuale.
  Ha chiesto di intervenire, per formulare una domanda, l'Onorevole Sut, a cui do la parola.

  LUCA SUT. Volevo una precisazione rispetto all'ultima cosa che ha detto l'ingegner Pepe. Per quanto riguarda l'autotrazione di auto insomma normali, si può arrivare al 100 per cento? Siamo adesso intorno al 7 per cento, quanto possiamo spingere, in quanto tempo e i produttori di biodiesel fino a quanto possono spingersi in Italia per la produzione di biodiesel?

  PRESIDENTE. Do la parola all'ingegner Pepe per la risposta.

  CLAUDIO PEPE, Vicepresidente del gruppo biodiesel dell'Associazione italiana industria olearia (ASSITOL). Per motori di piccola cilindrata, parliamo fino a 2.500/3.000 di cilindrata, le case automobilistiche produttrici impongono l'uso massimo del biodiesel al 7 per cento. Per i motori più grossi, e quindi parliamo da autocarri in avanti, parecchie case automobilistiche estendono la garanzia fino all'uso del 25, 30 per cento o addirittura una percentuale superiore di contenuto di biodiesel nel gasolio. Se ho ben capito, questa era la sua domanda.
  Per quanto riguarda la capacità produttiva di biodiesel in Italia, ci sono due sistemi per fare il biodiesel: uno tradizionale e uno diciamo avanzato. La capacità produttiva dell'avanzato per il momento è limitata oserei a 400.000/500.000 tonnellate su base nazionale; per la parte invece di biodiesel tradizionale, la capacità produttiva è molto molto più ampia.

Pag. 7

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Carassi per una precisazione.

  ANDREA CARASSI, Direttore generale dell'Associazione italiana industria olearia (ASSITOL). Scusi se ne approfitto, perché abbiamo parlato in generale del PNIEC che apprezziamo ovviamente negli obiettivi e degli intenti. C'è un piccolo passaggio in cui si parla del double counting. Entro nello specifico: il double counting è il doppio conteggio che viene concesso ai produttori di carburanti e biocarburanti che miscelano o con oli esausti o con i grassi animali di categoria 1 e 2, e questo deriva dalle direttiva europee del 2009, poi del 2015 e anche l'ultima RED 2. Nel documento del PNIEC invece viene detto che si vuole superare a livello nazionale il limite imposto dell'1,7 per cento principalmente con gli oli esausti di frittura; io suggerirei, se possibile, di tenere in considerazione anche i grassi di categoria 1 e 2 che sono gli scarti della macellazione perché possono dare una mano al settore e a produrre più biocarburanti da scarto.
  Invece sulla parte bioliquidi, vi inviterei a riflettere su quello che dicevamo prima, che magari è sfuggito nella presentazione generale, cioè sulla natura della programmabilità di queste fonti rinnovabili perché noi ci siamo in questi ultimi mesi concentrati molto sull'eolico e sul fotovoltaico, ho visto bellissime proiezioni dell'aumento della produzione di questi tipi di fonti che però già oggi danno degli sbilanciamenti di rete con dei costi indiretti che generano poi gli errori di sistema. Ora, andare a compensare questi sbilanciamenti di rete con una fonte rinnovabile ma programmabile permette comunque di rimanere green come produzione ma bilanciando lo sbilanciamento.

  PRESIDENTE. Penso che a questo punto abbiamo definitivamente concluso. Ringrazio gli auditi a nome di tutti i Commissari. Se avete ovviamente ulteriori precisazioni, potete farle pervenire alla segreteria della Commissione e saranno distribuite a tutti i Commissari.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Associazione italiana costruttori edili (ANCE).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana costruttori edili (ANCE).
  Nel dare la parola al dottor Nicola Massaro, ricordo che l'audizione è finalizzata esclusivamente ad ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva e chiederei agli auditi di regolarsi su 15, massimo 20 minuti per la relazione per consentire ai deputati di formulare eventuali domande.

  NICOLA MASSARO, dirigente tecnologia e qualità delle costruzioni dell'Associazione italiana costruttori edili (ANCE). Buongiorno a tutti, chiederei alla presidenza la possibilità di alternarmi col collega Flavio Monosilio per alcuni aspetti.
  Riguardo alla SEN, sappiamo bene che il settore delle ricostruzioni è uno dei settori che può dare maggior contributo in termini di risparmio energetico e anche di riduzione di emissioni di CO2. In questi anni abbiamo visto che più o meno il consumo per gli edifici incide sul 36 per cento dei consumi totali di energia, quindi è un settore che consuma, che può anche dare un ampio contributo in termini di riduzione se efficientiamo i nostri edifici. Dico efficientiamo perché la maggior parte degli edifici sono vecchi, edifici che non hanno caratteristiche energetiche, costruiti la maggior parte nel dopoguerra, comunque in mancanza di qualsiasi regolamentazione e dai dati si vede che consumano mediamente quattro volte di più di un edificio costruito negli ultimi anni, quindi spazio di miglioramento ce n'è in abbondanza. Abbiamo visto che negli anni passati, con gli strumenti che lo Stato aveva messo in campo in termini, per esempio, di detrazioni fiscali per chi faceva interventi di riqualificazione energetica, c'è stato un buon risultato perché almeno rispetto ai Pag. 8valori da conseguire entro il 2020, soprattutto l'edilizia residenziale ha dato un'ottima prestazione raggiungendo i target che aveva nell'ambito del target generale.
  Quello che non funziona, e lo vediamo in parte nella SEN e anche nel Piano energia e clima, è che con i nuovi obiettivi al 2030, e poi avremmo anche ulteriori obiettivi al 2050, ma già con quelli al 2030, studiando i dati dell'ENEA, possiamo dire che con gli attuali strumenti, con l'attuale andamento non arriviamo assolutamente al target fissato al 2030, e quindi a nostro avviso bisogna agire di conseguenza. Ripeto, gli strumenti ci sono e sono anche numerosi, magari vanno un po’ perfezionati, anche alcuni incentivi sono di una certa rilevanza in termini di sconto fiscale, però c'è qualche problema. Il problema maggiore qual è? Noi, se andiamo a vedere tutta la storia di questi anni, da quando abbiamo l'incentivo fiscale per gli interventi energetici anche col 55 per cento, poi col 65 per cento, se vediamo i numeri, la maggior parte degli interventi sono interventi singoli – sostituzione infisso, sostituzione della caldaia – che hanno dato il loro contributo ma più di tanto non possono dare. Chiaramente l'intervento migliore qual è? Quello di riqualificare l'intero involucro dell'edificio, dobbiamo ridurre la dispersione e quindi l'infisso è una piccola parte; però se andiamo a vedere i dati di questi anni, il numero di interventi su interi edifici è bassissimo e bisogna vincere questa inerzia ad intervenire, nonostante l’ecobonus, l'ultimo incentivo, sia consistente, ma ancora vediamo che non parte, non decolla questo tipo di mercato.
  Quindi da questo punto di vista di sicuro l'incentivo fiscale va anche migliorato e perfezionato, rendere la sua fruizione anche più semplice per gli utenti, anche con accompagnamenti – e ora su questo il collega Monosilio dirà di più – sugli incentivi o garanzie sui prestiti, perché comunque un incentivo non copre tutta la spesa e magari c'è bisogno anche di finanziarsi perché comunque una parte dei lavori va anticipata, di sicuro. Quindi da questo punto di vista, soprattutto nel privato, degli strumenti finanziari vanno introdotti, anche il fondo di garanzia può dare un buon apporto a questo.
  Faccio un inciso sul settore pubblico. Noi parliamo sempre degli edifici privati ma ricordiamoci che anche gli edifici pubblici andrebbero riqualificati, c'è una disposizione che deriva dalla direttiva europea che obbliga a una riqualificazione del 3 per cento all'anno della superficie degli edifici pubblici, però di proprietà dell'Amministrazione centrale, quindi una piccola parte degli edifici pubblici; probabilmente bisognerebbe fare un atto un po’ più coraggioso ed estendere questa graduale misura di riqualificazione a tutti gli edifici pubblici, compresa l'edilizia pubblica residenziale, e questo non solo perché, come peraltro ci dicono da sempre le direttive europee, il pubblico deve dare il buon esempio, quindi deve essere il primo a fare questo tipo di interventi, magari fare anche qualcosa in più del minimo. Avrebbe l'effetto positivo di dare il buon esempio ma anche far vedere che realmente si possono eseguire certi interventi, quindi scardinare un po’ le ritrosie e i dubbi che comunque soprattutto il cittadino comune ha nel fare questo tipo di interventi.
  Un accenno sulla questione riqualificazione in generale: noi parliamo sempre di edifici, però ricordiamoci pure che abbiamo un problema di vetustà degli edifici che non solo riguardo l'efficienza energetica sono carenti, ma hanno anche problemi di sicurezza strutturale. In molte zone d'Italia, in molti quartieri delle nostre città un intervento auspicabile sarebbe quello della riqualificazione urbana intesa in senso più ampio, quindi la demolizione e ricostruzione, insomma la sostituzione edilizia, perché su certi edifici si rischia di rincorrere miglioramenti parziali che comunque non arrivano al risultato di uno nuovo, e non solo. Se facciamo solo l'energetica e ci dimentichiamo la sicurezza strutturale, di sicuro non facciamo un buon servizio; quindi bisogna incrementare, nel documento scritto l'abbiamo segnalato, l'importanza di stimolare questo tipo di riqualificazione urbana.
  Fonti rinnovabili: anche questo è uno dei capitoli del Piano, fonti rinnovabili sia termiche che elettriche. Su quelle termiche, Pag. 9partendo per esempio dalla riqualificazione urbana, possiamo cominciare a parlare, a favorire sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento, quindi sistemi a rete che possono interessare un quartiere o l'intera cittadina, considerando anche il fatto che in molte zone c'è un parco edilizio anche con valenza storica, architettonica, quindi anche soggetto a vincoli, dove obiettivamente sarebbe anche difficile intervenire sulla prestazione dell'involucro dell'edificio. Portarlo invece a un efficientamento complessivo della parte produzione calore, concentrarlo di teleriscaldamento, sarebbe molto più vantaggioso. Ci sono dei problemi ovviamente di costi di realizzazione della rete, però ricordiamoci che dà un vantaggio notevole perché una centrale unica è una centrale molto più controllata, molto più efficiente, si può integrare e sostituire anche il sistema di generazione man mano che escono sistemi più performanti e meno inquinanti, anche con produzione da biomasse, tenendo presente che domani anche l'idrogeno avrà il suo spazio – nel documento non viene trattato – e quindi è molto più facile gestirla come centrale unica che non come 4.000 piccole centrali di produzione dei singoli appartamenti. Questo è un aspetto che andrebbe trattato, peraltro con le moderne tecniche di scavo non ci sono neanche problemi di disagi nel realizzare le tubazioni perché ormai con gli scavi e la tecnologia «No Dig» si va sotto con sistemi telecomandati che non creano più disturbo perché non devi scavare a cielo aperto.
  Poi c'è un discorso da fare, il Piano pure lo dice espressamente, sull'elettrificazione dei consumi. Da questo punto di vista possiamo usare benissimo pompe di calore elettriche, andrebbe rivista poi anche la produzione di questa energia elettrica, perché se non è la fonte rinnovabile, pure qui torniamo un po’ indietro. È vero che comunque si stanno diffondendo sistemi anche di generazione distribuita. Da questo punto di vista uno degli interventi, a parere nostro, prioritario da fare è il recepimento della direttiva europea del 2018 sulle fonti rinnovabili perché ad oggi, noi questo sono anni che lo sosteniamo, anche quando realizziamo edifici dotati anche di un discreto impianto fotovoltaico per l'energia elettrica, o viene utilizzato dal condominio o altrimenti sapete bene che non ci può essere lo scambio tra proprietari diversi, tra condòmini; molto spesso questa energia viene quindi sostanzialmente dispersa in rete ma non utilizzata, cosa che non è buono fare perché è un'energia che comunque è costata, dato che questi impianti costano ancora parecchio. Visto che la direttiva invece prevede proprio questa possibilità, si dovrà superare le leggi italiane che ad oggi bloccano questa possibilità, quindi il discorso dell'autoconsumo, il meccanismo dello scambio sul posto, magari anche favorendo i piccoli accumuli sul posto di energia elettrica, potrebbe dare un impulso notevole anche ad una riduzione sostanziale delle emissioni di CO2 da parte degli edifici.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Monosilio, Direttore degli affari economici e centro studi di ANCE.

  FLAVIO MONOSILIO, Direttore direzione affari economici e centro studi dell'Associazione italiana costruttori edili (ANCE). Grazie presidente e buonasera a tutti. Il mio sarà un brevissimo approfondimento, perché come ANCE abbiamo seguito dall'inizio l'innovazione introdotta dalla normativa sulle incentivazioni fiscali – i cosiddetti ecobonus e sisma bonus – in particolare per i condomini che hanno rappresentato uno strumento di grandissima promessa proprio per la dimensione delle incentivazioni e che, a distanza di ormai quasi tre anni dalla loro istituzione, danno la possibilità di esprimere qualche giudizio sulla loro operatività.
  Innanzitutto, desidero sottolineare che il raggiungimento di obiettivi ambiziosi, come quelli riportati coerentemente dal Piano, presuppone una visione coordinata di tutti gli strumenti possibili, tra cui sicuramente gli incentivi per l’ecobonus introdotti nella legge di bilancio del 2017, ma più in generale una visione semplificatoria di questi strumenti e uno scaglionamento nel tempo per riuscire nel medio e lungo periodo a Pag. 10raggiungere una effettiva riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano che, come ha ricordato l'ingegner Massaro, per quasi tre quarti è costruito prima di qualsiasi norma sul risparmio energetico ma anche, aggiungo, sulla sicurezza statica, soprattutto in aree a rischio sismico che costituiscono quasi l'80 per cento del territorio nazionale e l'85 per cento della popolazione.
  Detto questo, gli strumenti coordinati secondo noi dovrebbero riguardare una tassazione immobiliare finalizzata nel medio e lungo periodo a premiare quegli edifici che presentano un assorbimento – quindi un consumo energetico – in linea con gli obiettivi del Piano. Mi spiego meglio: laddove ci siano degli edifici ad alta prestazione energetica – NZEB (nearly zero energy building) o di classe energetica elevata – dovrebbero aver riconosciuta una tassazione agevolativa rispetto ad edifici energivori, così come interventi inizialmente energivori ma sui quali sono stati effettuati degli interventi di riqualificazione energetica che agiscono in profondità per diminuire le dispersioni energetiche, dovrebbero altresì avere un premio rispetto ad una situazione nella quale molto spesso questi interventi si producono in un aumento della rendita catastale e una penalizzazione ulteriore che poi si ha nel momento, ad esempio, del pagamento delle imposte sui redditi, delle imposte sul patrimonio immobiliare. La seconda è agire su una maggiore utilizzabilità degli incentivi fiscali, sia dal lato della domanda, quindi permettendo l'utilizzo anche alle famiglie che non hanno possibilità finanziarie e che spesso sono distribuite su un numero molto grande di condomini, così che in ogni condominio purtroppo ci sono delle persone che non hanno disponibilità finanziarie sufficienti a iniziare questi interventi e costituiscono un freno per la riqualificazione dell'intero edificio. Bisogna quindi prevedere questi strumenti per una più grande platea di soggetti che non siano soltanto gli incapienti al di sotto di un reddito veramente molto basso, ma prevedere per esempio dei prodotti finanziari con garanzia dello Stato, come il fondo di garanzia per i mutui prima casa, che attualmente ha avuto un tiraggio molto importante per l'acquisto delle prime case e quindi delle abitazioni prima casa, ma che potrebbe essere speso anche per la sola riqualificazione ai fini energetici dell'intero immobile, che poi è l'obiettivo che consentirà al Paese di raggiungere gli obiettivi posti nel Piano. Quindi va previsto un sostegno finanziario anche attraverso prodotti specifici col sistema bancario per questa fascia di popolazione.
  Bisogna poi tenere presente che un freno alle iniziative di riqualificazione energetica è la scarsa trasparenza nei risultati ottenuti, quindi predisporre delle linee guida e dei sistemi che permettano di quantificare con certezza gli effetti post opera dell'intervento consentirebbe anche ai condòmini di agire, perché molto spesso sono frenati dall'incertezza dell'esito finale. C'è un problema che sottolineo perché il patrimonio immobiliare italiano naturalmente non è soltanto destinato all'abitazione ma c'è anche un patrimonio non abitativo di edifici produttivi, alberghi, uffici, per i quali le norme attuali mal si adattano alla loro natura. Mi spiego meglio: un albergo accatastato come singola unità immobiliare potrà avere accesso agli incentivi soltanto nella misura massima prevista per ogni singola unità immobiliare, che nel caso dell’ecobonus sono 40.000 euro e nel caso del sisma bonus sono 96.000, 136.000 per ogni unità immobiliare se sono messi insieme. Su un unico albergo di 10.000/5.000 metri quadrati diventa una misura irrisoria, quindi avevamo proposto di superare in certi casi il concetto dell'unità immobiliare e sostituirlo con quello di superficie minima. C'è poi un problema, e mi avvio alla conclusione, che è stato introdotto dall'Agenzia delle entrate e dalla Ragioneria generale, di rivolgere la cessione, il vero strumento innovativo dell’ecobonus e sisma bonus condomini, cioè la cessione del credito derivante dagli interventi a soggetti che hanno realizzato gli interventi o ad altri soggetti. Gli «altri soggetti» ormai sono soltanto le utilities, le grandi utilities che operano sul territorio nazionale: sono poche unità, credo che non supereranno le Pag. 11dieci, ma mi posso sbagliare, non siamo in numeri molto più ampi. Si è creato quindi un oligopolio di acquirenti di questi crediti che rende più difficile una diffusione di questo tipo di iniziative, soprattutto negli interventi più piccoli e allora, forse bisognerebbe meglio specificare anche la possibilità di intervento di altri soggetti che potrebbero ampliare la platea dei beneficiari e quindi rendere più conveniente anche gli interventi.
  Infine ricordo che c'è uno studio dell'ENEA di ormai più di due anni fa che quantificava il vantaggio di eseguire interventi, come ha ricordato l'ingegner Massaro, sia di efficientamento energetico, sia di messa in sicurezza statica degli edifici secondo la norma per l'adeguamento sismico degli stessi nell'ordine del 30 per cento di riduzione se si compiono unitamente questi interventi.
  Quindi in conclusione, ricapitolando: noi siamo molto soddisfatti dello sforzo che i vari Governi hanno fatto fino ad oggi nel salto di scala che noi chiedevamo dalla singola unità immobiliare all'edificio, perché quella era la strada che anche l'ENEA ha più volte certificato e che il Piano comprende, cioè che gli interventi sull'involucro sono quelli più efficaci; notiamo che ci sono ancora delle difficoltà ma ci crediamo, abbiamo fatto una piattaforma per la cessione dei crediti, crediamo fortemente che questo possa essere il mercato del futuro, coerente con questo green new deal che il Governo ha in mente. C'è bisogno di alcune correzioni, c'è bisogno di una tassazione e quindi degli incentivi e degli strumenti fiscali che rendano conveniente agire sulla propria abitazione piuttosto che rimandare sine die questi interventi. Ricordo che il 31 dicembre 2021 sarà la data di scadenza di questi incentivi e su questo chiediamo veramente e sottolineiamo la necessità di una proroga consistente, per prevedere una serie di interventi che non sono mai partiti e che non riusciranno a partire, come quelli per la demolizione e ricostruzione che rappresentano uno strumento fondamentale non solo per i singoli edifici ma anche per la rigenerazione di territori più bassi all'interno della città.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARTINA NARDI. A molte domande che volevo porre ha già risposto nell'ultimo intervento il dottor Monosilio, però io volevo fare una riflessione e anche delle domande. Noi stiamo parlando di una questione che nasce dal 1986, da quando lo Stato decide di contribuire alla rigenerazione di molti edifici. Prima la questione energetica era molto meno sentita, poi dal 2012 – quando c'è stato il passaggio dal 36 per cento al 50 per cento – diciamo c'è stata un'accelerazione, anche in direzione del co-efficientamento energetico degli edifici. Ora, soprattutto negli ultimi sette anni è stato dato un incentivo molto strong – ricordo che addirittura il primo anno era al 55 per cento e poi siamo passati al 50 – e mi chiedo qual è il mercato che ha la possibilità di avere il 50 per cento di ritorno, anche se in dieci anni. Allora, dovremmo aver avuto un boom, nella realtà registriamo un aumento oggettivo, ce lo dimostrano tutti i dati, però non registriamo il boom. Ora, questa è una domanda seria perché appunto gli incentivi poi scadranno, potrebbero scadere, non è che per tutta la vita un settore economico così rilevante e importante può essere, consentitemi la parola, «drogato» dal 50 per cento che lo Stato – cioè tutti i cittadini – danno a questo settore, è un po’ anomalo. Allora, rispetto a quest'anomalia che è data anche da una crisi che c'è, perché secondo voi non c'è stato il boom? Perché secondo me ci doveva essere il boom, perché poteva essere dato da tanti aspetti, ma nella realtà questo boom non c'è stato. Sono le procedure, anche se si sono snellite, però prendiamo ad esempio la vicenda del sisma bonus. Io credo che sulle procedure noi ci dovremmo tornare perché spesso sono più onerose di quanto ti torna indietro, ad esempio solo realizzare la documentazione è abbastanza oneroso e quindi poi la gente si fa due conti in tasca e magari non procede, però è un problema di procedure. Il resto – tolto il sisma bonus – è molto semplificato; è invece un problema edilizio legato alle leggi urbanistiche regionali e ai Pag. 12regolamenti urbanistici dei territori? Quindi c'è bisogno di fare una relazione ulteriore e avere una connessione tra quelle che sono le normative di carattere regionale e locale? Ci sono quindi, diciamo così, delle motivazioni che secondo voi sono spiegabili? Perché questa è una domanda che prima o poi ci dovremmo porre.

  ANDREA VALLASCAS. Condivido la posizione dell'ANCE sulla riqualificazione energetica degli edifici e ANCE sa benissimo che ho depositato una proposta di legge in merito. Ma in particolare credo che sia bene anche pensare alla sostituzione degli edifici, ovviamente tenendo conto anche di una pianificazione urbana. Però quello che ho notato nel vostro intervento, e quindi vengo proprio alla domanda, è che è assente una parte secondo me comunque importante, non solo quella degli immobili ma anche delle infrastrutture: così come gli immobili, noi abbiamo anche strade che sono state progettate e costruite negli anni ’50, ’60, ’70, io faccio riferimento ovviamente in particolare alla mia regione perché è quella che conosco. Credo che comunque intervenire anche in quel settore sia importante perché da una parte aumentiamo sicuramente la sicurezza delle stesse strade, ma potremmo avvicinare i vari Comuni, ovvero ridurre i chilometri delle varie strade che siano esse statali o provinciali, e ovviamente riducendo i chilometri immagino che ci sia anche una riduzione dei consumi nel settore dei trasporti, che siano privati o pubblici. Quindi semplicemente la domanda è: come mai non avete trattato anche questo argomento?

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola agli auditi per la risposta, aggiungo, se mi è consentito, anche io un quesito formulato su due domande sorte dalle vostre riflessioni. Il dottor Monosilio diceva che la cessione di credito di imposta, così come strutturata, favorisce grandi gruppi, i soggetti che sono fra loro collegabili mediante la cessione del credito danno vita ad un circuito che è troppo asfittico, questo era il senso; quindi lei, dottor Monosilio, suggerisce sostanzialmente, che è poi il nodo centrale, di analizzare la possibilità di cederla a intermediari o istituti di credito se si opera di cessione di credito o anche misure alternative. La seconda questione: nelle precedenti leggi di bilancio, si è iniziato anche a cura del passato Governo e del Governo precedente ad introdurre il concetto di redditività energetica dell'investimento, cioè cercare di collegare il valore dell'investimento economico con la redditività energetica. Su questo, vorrei sapere una vostra opinione su quanto fatto, se è migliorabile o meno, ma ho cominciato già ad avere alcune forti lamentele da alcuni settori ed alcuni segmenti delle operazioni riportate nella tabella dell'ENEA.
  Do la parola al dottor Monosilio per la replica.

  FLAVIO MONOSILIO, Direttore direzione affari economici e centro studi dell'Associazione italiana costruttori edili (ANCE). Inizio nell'ordine cronologico delle domande. Perché non c'è stato il boom, chiede l'onorevole Nardi. In effetti il boom c'è stato, è stato un boom che ha riguardato interventi di scala molto piccola, lo ricordava prima l'ingegner Massaro con i dati ENEA: circa il 98 per cento degli interventi sono stati concentrati nei serramenti e nelle caldaie, che in un mercato che è stato quantificato, non da noi, in circa 25/30 miliardi l'anno, non parlare di boom diventa difficile. Dov'è che non c'è stato il boom? Il boom non c'è stato negli edifici più performanti, cioè quelli che hanno avuto difficoltà a partire con la normativa esistente e che faticano, ma hanno cominciato, perché io non vorrei dare un quadro di fallimento della normativa. Noi abbiamo censito nella nostra piattaforma 250 milioni in valore di contratti analizzati che partiranno, quindi io sono ottimista e voglio guardare il bicchiere davvero mezzo pieno; se c'è la possibilità di riempirlo il bicchiere è bene, però mi accontento del bicchiere mezzo pieno perché è meglio che averlo vuoto. Questo boom ha creato anche, dal mio punto di vista di centro Studi, un'alterazione nella percezione del mercato; negli ultimi anni abbiamo visto che le compravendite immobiliari sono aumentate ma Pag. 13hanno premiato esclusivamente, o quasi, immobili usati per i quali era conveniente intervenire con interventi sull'unità immobiliare. Io mi compravo un immobile scadente, lo riqualificavo con gli incentivi statali e avevo un prodotto finale che era in linea con le mie aspettative, mentre comprare un intervento nuovo senza nessun tipo di incentivo era più costoso e meno conveniente da un punto di vista di scarico, più costoso perché i prezzi del nuovo sono relativi ai costi di costruzione mentre sull'usato sono relativi alle aspettative di prezzo del venditore. Quindi ha creato questo che io chiamo boom, ma che interessa poco come categoria, semmai ha alterato certi meccanismi.
  Per quanto riguarda la prima parte della domanda dell'onorevole Vallascas, sulla demolizione e ricostruzione, io resto convinto che la demolizione e ricostruzione in alcuni contesti urbani sia l'unico elemento di vera rigenerazione perché consente di ripensare agli spazi. Ha perfettamente ragione l'onorevole Vallascas, non può esistere senza una pianificazione urbanistica coerente e la legge già prevede che la demolizione e la ricostruzione con aumento volumetrico sia possibile laddove sia previsto dalle normative regionali, laddove non sia previsto non è possibile farlo. Per quanto riguarda invece l'aspetto delle infrastrutture, noi ci siamo concentrati sulla questione edilizia, però è chiaro che c'è un tema sulla sostenibilità anche infrastrutturale, potremo magari fare un incremento, un'implementazione del documento che abbiamo fatto.
  In ultimo, la domanda posta dal presidente. Ho seguito tutto il tema dall'inizio, ho interloquito con la ragioneria generale, so benissimo quali sono le difficoltà di prevedere una cessione più estesa e in particolare agli istituti bancari e agli istituti finanziari, c'è un problema di contabilità pubblica che lo rende impossibile. Quello che io chiedevo è di tornare non del tutto indietro, perché io ricordo che all'inizio si prevedeva lo spacchettamento dei crediti offrendoli ad una platea molto più vasta attraverso i dottori commercialisti, nei primi mesi del 2017 ce ne sono state tante di idee per rendere operativa e concreta questa operazione. Una via di mezzo potrebbe essere permettere la cessione dei crediti non solo a coloro direttamente collegati all'appalto, che poi di fatto in questo senso attribuiscono quasi solo alle utilities la possibilità di intervenire, ma per esempio a imprese che hanno anche indirettamente fornitori di materiali, certamente, ma anche soggetti prestatori di servizi, insomma allargare il più possibile la platea dei cessionari renderebbe più facile intervenire. Per quanto riguarda la redditività energetica, io ho finito.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Massaro per un'ulteriore precisazione.

  NICOLA MASSARO, dirigente tecnologia e qualità delle costruzioni dell'Associazione italiana costruttori edili (ANCE). Per concludere: per quanto riguarda il fatto di differenziare, nel documento scritto che abbiamo consegnato alla Commissione c'è l'indicazione di rivedere, riproporzionare anche il tipo di incentivo in base al risultato raggiunto, quindi premiare di più chi raggiunge risultati migliori. Vorrei fare un'aggiunta alla risposta all'onorevole Nardi, anche se purtroppo è dovuta andare via, sul perché non è partito. Ricordiamoci, bisogna dirlo obiettivamente, che questo tipo di interventi ha una certa difficoltà a partire, soprattutto quelli condominiali, e quindi c'è un problema di assorbimento della questione da parte delle persone. Poi c'è anche un fatto: nel momento in cui questo tipo di incentivi non è programmato, quindi ha una sua durata stabile, l'incentivo rinnovato di anno in anno sostanzialmente blocca l'intervento condominiale perché in un anno il condominio spesso non riesce neanche a deliberare l'intervento, e quindi poi nella paura che dopo decada l'intervento non fa niente, è un po’ un ciclo vizioso che si crea e non si fa mai nulla.
  Quindi se abbiamo degli obiettivi al 2030, dobbiamo fare anche dei piani coerenti con gli obiettivi che ci diamo. Dico ancora di più, 2050, parliamo di decarbonizzazione, l'impegno è ancora maggiore Pag. 14 e quindi bisogna spingere ora perché gli interventi saranno sempre più difficili e quindi anche più lenti da avviare.

  PRESIDENTE. Ringrazio la delegazione dell'ANCE.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.