XVIII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Lunedì 21 gennaio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROSPETTIVE DI ATTUAZIONE E DI ADEGUAMENTO DELLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE AL PIANO NAZIONALE ENERGIA E CLIMA PER IL 2030

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale di idrogeologia e pozzi acqua (ANIPA)
Saltamartini Barbara , Presidente ... 3 
Succio Daniele , presidente di ANIPA – Associazione nazionale di idrogeologia e pozzi acqua ANIPA ... 3 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 3 
Cesari Gabriele , presidente di ANIGhp sezione geotermia di ANIPA ... 3 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 5 
Stella Alberto , consigliere di ANIGhp sezione geotermia di ANIPA ... 5 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 6 
Chiarugi Stefano , presidente dell'Associazione acque sotterranee affiliata ANIPA ... 6 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 6 
Vallascas Andrea (M5S)  ... 6 
De Toma Massimiliano (M5S)  ... 6 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 7 
Cesari Gabriele , presidente di ANIGhp sezione geotermia di ANIPA ... 7 
Stella Alberto , consigliere di ANIGhp sezione geotermia di ANIPA ... 7 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 8 

Audizione di rappresentanti di Elettricità futura:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 8 
Mori Simone , presidente di Elettricità futura ... 8 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 13 
Vallascas Andrea (M5S)  ... 13 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 14 
Mori Simone , presidente di Elettricità futura ... 14 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 14 

Audizione di rappresentanti di Assobiodiesel:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 14 
Francese Delia , segretaria generale di Assobiodiesel ... 14 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 16 
Sut Luca (M5S)  ... 16 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 16 
Francese Delia , segretaria generale di Assobiodiesel ... 16 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 16 

Audizione di rappresentanti della Federazione delle associazioni nazionali dell'industria meccanica varia ed affine (ANIMA):
Saltamartini Barbara , Presidente ... 16 
Maggioni Alessandro , direttore dell'area tecnica di ANIMA ... 17 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 17 
Zucchi Luigi , vicepresidente di Assoclima Società Aermec ... 17 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 19 
Montanini Alberto , presidente di Assotermica Società Immergas ... 19 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 21 

Audizione di rappresentanti di Assocostieri:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 21 
Venturi Marika , presidente di Assocostieri ... 21 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 24 
Soria Dario , direttore generale di Assocostieri ... 24 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 25 
Rizzone Marco (M5S)  ... 25 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 25 
Venturi Marika , presidente di Assocostieri ... 25 
Soria Dario , direttore generale di Assocostieri ... 26 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 26 

Audizione di rappresentanti di A2A S.p.a:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 27 
Camerano Luca Valerio , amministratore delegato di A2A S.p.a ... 27 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 31 
Sut Luca (M5S)  ... 31 
Camerano Luca Valerio , amministratore delegato di A2A S.p.a ... 31 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 32

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero-Sogno Italia: Misto-MAIE-SI;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
BARBARA SALTAMARTINI

  La seduta comincia alle 15.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale di idrogeologia e pozzi acqua (ANIPA)

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale di idrogeologia e pozzi acqua (ANIPA). Nel dare la parola al Presidente, Daniele Succio, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata ad ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.

  DANIELE SUCCIO, presidente di ANIPA – Associazione nazionale di idrogeologia e pozzi acqua ANIPA. Buongiorno a tutti. Innanzitutto ringrazio da parte di tutti i nostri associati di averci invitato a questa audizione.
  Mi chiamo Daniele Succio, sono il presidente di ANIPA dal 2016. ANIPA è un'associazione all'interno della quale abbiamo aziende di perforazione, costruttori e professionisti. Attualmente all'interno di ANIPA abbiamo anche una sezione chiamata ANIGhp, che si occupa di geotermia. Il rappresentante di questa sezione all'interno di ANIPA e che fa anche parte del Consiglio direttivo dell'Associazione, è il dottor Gabriele Cesari. Chiedo alla Presidente se è possibile dare la parola al dottor Cesari.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Cesari.

  GABRIELE CESARI, presidente di ANIGhp sezione geotermia di ANIPA. Buongiorno a tutti. Noi abbiamo preparato e trasmesso alla Presidenza un documento scritto, una memoria rispetto all'ordine del giorno di oggi, e anche la presentazione che adesso passeremo in rassegna rapidamente.
  Do per scontati alcuni concetti, quello di cui parliamo oggi principalmente sarà la geotermia a bassa entalpia, che noi chiamiamo geoscambio, cioè la possibilità di climatizzare gli edifici con pompe di calore geotermiche. È noto che l'Italia ha il primato di aver creato questo settore, quindi in particolare sulla produzione di energia elettrica da fonte geotermica in Toscana, e avere poi utilizzato questa risorsa anche in ambito della cosiddetta «media entalpia» nell'ambito del teleriscaldamento, quindi ci sono diversi utilizzi della geotermia.
  Procedo velocemente perché voglio arrivare rapidamente al punto saliente. La diffusione della geotermia in Europa è molto elevata, in particolare l'Italia ha il primato sull'energia elettrica ed è ben piazzata per la distribuzione del calore, mentre invece è molto deficitaria la diffusione delle pompe di calore.
  Abbiamo inserito nella relazione scritta anche delle immagini per semplificare il concetto della geotermia a bassa entalpia, Pag. 4che è una tecnologia molto semplice, disponibile ovunque, naturale, rinnovabile, e questo ci permette sicuramente di operare una grande diffusione di questa tecnologia. È sostenibile, lo dice l'ente per la protezione americana, è la tecnologia più efficiente dal punto di vista energetico e sostenibile dal punto di vista ambientale, quindi sicuramente va incentivata anche perché contribuisce in maniera rilevante a tutelare la qualità dell'aria.
  Questa è un'emergenza che riguarda buona parte d'Italia, in particolare la pianura Padana. L'elemento che sicuramente incide nella diffusione di inquinamento nell'aria è il riscaldamento, come si vede dal rapporto appena diffuso dalla Commissione europea sulla qualità dell'aria, quindi dobbiamo incidere sul riscaldamento e la climatizzazione degli edifici.
  Qui arriviamo alle dolenti note. Noi siamo in questa sede per dire che, nonostante abbiamo il primato sulla produzione di energia elettrica da fonti geotermiche, l'Italia sulla geotermia a bassa entalpia e sulle pompe di calore ha una situazione molto arretrata. I dati EurObserv'ER 2017 dicono che eseguiamo 1.000 impianti di geotermia all'anno, contro 23.000 in Svezia, 20.000 in Germania, 8.500 in Finlandia, cioè siamo clamorosamente indietro.
  Il dato ci dice che il settore è ancora molto piccolo, e parliamo di un mercato che ha un volume d'affari di 80-90 milioni di euro, che sicuramente potrebbe essere ampliato almeno di una decina di volte, peraltro creando occupazione, perché è una filiera italiana che va potenziata, perché la tecnologia e la manodopera, le persone dedicate a questa tecnologia sono italiane.
  Vi abbiamo indicato nel documento le motivazioni per cui negli altri Paesi questa tecnologia è molto più diffusa. Sicuramente ci sono incentivi, politiche, aspetti normativi, su cui oggi vogliamo porre l'attenzione, che hanno contribuito alla diffusione di questa tecnologia. Ormai negli altri Paesi della Comunità europea e in Svizzera assistiamo alla pianificazione di questi interventi a piccola e grande scala, ad una diffusione rapidissima, con – teniamo a dirlo – fondi privati. Quello che si è fatto in questi Paesi è mettere regole, chiarezza e basi attraverso tariffe energetiche agevolate o defiscalizzazione sull'energia utilizzata per le pompe di calore. Queste sono le basi per la diffusione di questa tecnologia.
  Il decreto legislativo n. 28 del 2011 prevedeva quello che serviva al mercato, cioè una regolamentazione degli iter autorizzativi di questi impianti, ma da sette anni aspettiamo il decreto attuativo. Abbiamo lavorato con il Ministero dello Sviluppo economico (MISE) assieme alla piattaforma Geotermia coordinata dal Consiglio nazionale dei geologi, perché è necessario fornire alle regioni un quadro di riferimento univoco, dare criteri per la creazione di un registro regionale e nazionale di questi impianti. Senza questo aspetto, il mercato non è in condizioni di partire.
  Abbiamo esaminato la Strategia energetica nazionale già nel 2017 e abbiamo mandato osservazioni come Finco, Federazione a cui sia ANIPA che ANIGhp appartengono, evidenziando gli aspetti da inserire nella Strategia energetica nazionale medesima.
  Rispetto al tema degli incentivi voglio solo richiamare l'attenzione su un punto: l’Ecobonus e il Conto termico sicuramente sono positivi, ma vanno assolutamente rimodulati, perché purtroppo le tipologie di interventi che utilizzano questi strumenti sono quelle meno efficienti e pochi sono invece quelli in pompa di calore geotermica, che sono sicuramente molto più efficienti, molto più costosi e non premiati allo stesso modo o in proporzioni simili ad altre tecnologie.
  Oltre al cosiddetto decreto ministeriale «Posa Sonde», non ancora emanato, alla necessaria qualifica degli operatori, alla revisione di Ecobonus, Conto termico e certificati bianchi, proponiamo anche una revisione del sistema tariffario dell'energia elettrica, perché è assurdo che oggi chi ha un impianto di geotermia in pompa di calore elettrica in casa paghi le accise per la produzione di fonti rinnovabili da fotovoltaico e non abbia né una defiscalizzazione, né, come avviene in molti Paesi, una tariffa agevolata minore in funzione dell'alta efficienza che questi impianti garantiscono. Pag. 5
  Chiederei alla Presidenza se è possibile dare la parola al dottor Stella, che è l'ex presidente della ANIGhp.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Alberto Stella, consigliere di ANIGhp sezione geotermia di ANIPA.

  ALBERTO STELLA, consigliere di ANIGhp sezione geotermia di ANIPA. Vorrei solo aggiungere un paio di considerazioni da ex presidente, ma anche da imprenditore, perché noi tutti facciamo associazionismo, ma nella vita poi abbiamo delle aziende che lavorano nel mercato, o ci provano, per quanto riguarda la geotermia.
  Nel fine settimana, quando ho lavorato con i colleghi alla preparazione di questo intervento in audizione presso la Commissione, audizione di cui vi ringrazio, consideravo che quattro anni fa, esattamente il 19 gennaio, ero qui in questa stessa aula in audizione e purtroppo (dico purtroppo per le aziende che rappresentiamo oggi qui) dopo quattro anni ho ripreso la presentazione che feci allora e più o meno l'abbiamo riportata qui oggi, nel senso che le istanze sono le stesse.
  Siamo agli ultimi posti in Europa per gli usi termici diretti per quanto riguarda la geotermia, i Paesi vicini la stanno usando in modo molto spinto perché la ritengono un'alleata fondamentale e strategica per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini nelle nostre città, ovvero zero emissioni.
  È vero, noi riscaldiamo e rinfreschiamo le case con le pompe di calore che vanno ad energia elettrica, sono macchine molto efficienti (tenete conto che per scaldare l'acqua con lo scaldabagno con la resistenza elettrica 1 chilowatt elettrico produce 1 chilowatt termico, qui abbiamo delle efficienze quattro o cinque volte maggiori) quindi andiamo ad usare l'energia elettrica in modo virtuoso, è la miglior tecnologia disponibile da questo punto di vista, e non andiamo ad emettere polveri sottili nell'area delle nostre città, o particolato, perché, come sapete, l'inquinamento delle città è dato non tanto dal traffico veicolare quanto dagli impianti di riscaldamento.
  Siamo certi quindi di portare avanti, oltre ad un lavoro che possa servire alle nostre aziende, ai nostri dipendenti a crescere e a fare economia, un lavoro che (penso di poter parlare per tutti i colleghi) ci piace fare perché riteniamo che ci sia anche qualcosa di virtuoso in quello che facciamo e che possa essere utile anche a livello sociale.
  In questi quattro anni però tantissime aziende di questo settore, quelle che si occupavano solo di geotermia, hanno chiuso i battenti, hanno licenziato o comunque hanno perso mercato e sono andate verso la chiusura o il fallimento.
  Non siamo a chiedere tanto contributi o incentivi, che peraltro sono stati dati negli anni passati (la legislatura in corso è iniziata da poco, per cui non siete responsabili) ad altri settori in modo molto deciso, creando addirittura distorsioni nel mercato delle rinnovabili (pensiamo a cosa è avvenuto nel settore elettrico). Una delle nostre caratteristiche, che però ritengo non una mancanza ma quasi una virtù, è che rappresentiamo aziende piccole, rappresentiamo una filiera di piccole e medie aziende però con molti addetti, che potrebbero essere anche di più, non abbiamo alcun potere forte alle spalle che ci spinga e ci sponsorizzi, e forse questo è il nostro limite, però non dovrebbe esserlo in un sistema che funziona correttamente.
  Il nostro invito è quindi di mettere mano a un sistema di norme che su scala nazionale regolamenti questo settore, perché ce n'è bisogno, come dimostra il fatto che dove questo è stato realizzato su scala locale, ad esempio in regione Lombardia, dove c'è un regolamento chiaro, fruibile, funzionale, il settore funziona molto bene. La città di Milano è una delle città più geotermiche d'Europa, però è un raro esempio, è l'unica città italiana che viaggia con questo passo.
  Le nostre richieste non sono altro che di avere un quadro normativo chiaro, l'emanazione di un decreto previsto da un altro decreto del 2011, in cui l'articolo recitava che entro 6 mesi il Governo si impegnava ad emanare il decreto. Pag. 6
  Mi fermo qui e chiedo alla Presidenza se è possibile lasciare la parola al collega Chiarugi per le conclusioni.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Stefano Chiarugi, presidente dell'Associazione acque sotterranee affiliata ANIPA

  STEFANO CHIARUGI, presidente dell'Associazione acque sotterranee affiliata ANIPA. Due parole rapidissime sul concetto dell'efficientamento energetico, che è uno dei vostri temi.
  Noi siamo portatori di tecnologie che da questo punto di vista possono dare un contributo, che ritengo molto importante, in modo parcellizzato, quindi con impianti che concettualmente debbono essere immaginati in modo molto diffuso nel territorio, ma che hanno una caratteristica molto importante: non costano nulla alla pubblica amministrazione.
  Il collega Stella richiamava un particolare che io conosco bene per motivi ovviamente di lavoro, la Lombardia e marcatamente la città di Milano. Parto da un dato: il 60 per cento dell'inquinamento da polveri sottili è legato al riscaldamento e al condizionamento. Qual è stata la risposta? Per fortuna la regione Lombardia e gli assessorati competenti hanno emanato delle norme che hanno favorito la diffusione della tecnologia, e oggi non c'è ristrutturazione nel centro storico che non abbia un impianto geotermico, che non è finanziato dallo Stato, ma è semplicemente ritenuto utile e opportuno per risparmiare, efficientare, preservare l'ambiente, per quanto è possibile, nei limiti prima evidenziati da Stella.
  Quello è un esempio virtuoso che deve essere utilizzato, e non è solo Milano, ma sono pochissime realtà (una di queste è Torino, che conosco altrettanto bene), eppure queste tecnologie (mi riferisco principalmente per queste due città al geoscambio con pozzi di presa e di resa, poi c'è tutta la tecnologia delle sonde geotermiche) se utilizzate danno un risultato economico a chi fa l'investimento, e non sono necessari investimenti pubblici in questa direzione.
  Siamo quindi a chiedervi un impegno, ognuno deve fare il proprio mestiere: Noi portiamo delle soluzioni tecniche perché questa è la nostra attività, ritengo che la pubblica amministrazione dovrebbe farsi carico di iniziative, valorizzando le situazioni in cui ci sono delle opportunità, e questa è una delle situazioni in cui c'è opportunità.
  Non sono necessari investimenti, sono necessari quadri normativi certi, virtuosi, quindi attingendo alle realtà più consolidate e più forti, un quadro generale nazionale, perché la competenza delle autorizzazioni su questi argomenti è di carattere regionale ed è un disastro, fatevelo dire da chi tutti i giorni combatte con queste realtà.
  Occorrerebbe una politica di buonsenso, di indirizzo a livello nazionale e di stimolazione di un settore che non richiede investimenti da parte pubblica, ma rende molto dal punto di vista dell'efficientamento.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANDREA VALLASCAS. Voi avete evidenziato la convenienza economica da parte dei privati ad installare gli impianti, quindi anche senza incentivo statale. Vorrei sapere se esista una competizione con gli impianti ad alta entalpia e se questi possano incidere negativamente sugli impianti a bassa entalpia.
  Vorrei sapere inoltre se esistano zone d'Italia in cui questi impianti si prestano meglio ad essere inseriti, magari al nord rispetto al sud, o sia indifferente. Vi sono poi particolari difficoltà tecniche ad installare questi impianti negli edifici? Avete accennato al centro storico di Milano, dove vengono inseriti questi impianti, però vorrei capire se vi sia una difficoltà e quindi un onere ulteriore per il proprietario nel realizzare questo impianto e quindi vada incentivato.

  MASSIMILIANO DE TOMA. Innanzitutto non è uno dei miei argomenti preferiti, Pag. 7 perché lo conosco relativamente, però mi sta appassionando, quindi lo sto seguendo con interesse anche per dare risposte di buonsenso, come è stato detto dagli auditi. Ho capito le difficoltà che ci sono in fase regionale rispetto al discorso nazionale.
  In parte avete già risposto ai miei quesiti citando Milano e Torino, facendo esempi concreti di come sta funzionando. Vorrei sapere in particolare se questa tipologia venga sfruttata per gli esercizi commerciali, non negozi ma realtà più grandi, e, poiché ho sentito che parecchie aziende hanno chiuso, come si siano sviluppati i numeri di tale chiusure negli ultimi anni, quindi quale sia la situazione per quanto riguarda le aziende che rappresentate.
  A questi temi noi cercheremo di dare risposte concrete, perché è un argomento importante, sono fonti di energia che bisogna sfruttare, rimanendo ovviamente all'interno della legge, quindi su questi due punti vorrei qualche informazione in più.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, lascio la parola agli auditi per la replica, raccomandando loro di essere sintetici.

  GABRIELE CESARI, presidente di ANIGhp sezione geotermia di ANIPA. Per quanto riguarda la geotermia ad alta entalpia, come vedrete nelle slide inserite nel documento scritto, è una tecnologia completamente diversa per dimensioni, profondità di perforazione. Abbiamo messo alcune slide per far capire che quelle che noi seguiamo (il geoscambio, le pompe di calore) sono realizzazioni che si fanno con macchine che vediamo tutti i giorni in cantiere, non parliamo di niente di eclatante.
  Gli impatti sono bassissimi, non raggiungiamo profondità elevate, quindi è un'altra cosa ed è un altro mondo, nel senso che l'alta entalpia riguarda la produzione di energia elettrica ed è legata a contesti geologici strutturali ben precisi, in Italia la zona della Toscana, il Monte Amiata, o altre regioni dove abbiamo una presenza di calore straordinaria, mentre la geotermia a bassa entalpia è realizzabile ovunque.
  Si tratta di un sistema di geoscambio con uno scambiatore inserito nel terreno a basse profondità (qualche decina o 100-200 metri) attraverso il quale si scambia calore, quindi è realizzabile ovunque. L'interazione con il mondo dell'alta entalpia per noi è quasi ininfluente.
  Problemi realizzativi: sì, esiste un aspetto che va considerato, questi impianti si prestano bene negli edifici di nuova generazione, quindi con caratteristiche energetiche elevate, basse temperature di distribuzione.
  Questo è un aspetto da considerare, ma il caso di Milano dimostra che si possono realizzare ovunque e c'è convenienza economica anche a riqualificare edifici e a realizzare questi impianti.
  Per quanto riguarda gli esercizi commerciali, anche nelle slide troverete che la geotermia a bassa entalpia si applica dalla villetta fino al quartiere, e adesso si sta realizzando in giro per l'Europa (qualche piccolo esperimento c'è anche in Italia) lo stoccaggio di calore nel sottosuolo sempre a basse profondità e con questa tecnologia, reti di teleriscaldamento che servono interi quartieri.
  Ne abbiamo visitati a Zurigo, in Credit Suisse stanno investendo perché attraverso questa tecnologia smaltiscono il calore in eccesso in estate e lo recuperano in inverno, è una tecnologia molto efficiente.

  ALBERTO STELLA, consigliere di ANIGhp sezione geotermia di ANIPA. Per integrare anche il discorso dei commerciali, per esempio ci sono tre negozi dell'Ikea in Italia che sono tre store, a Rimini, Corsico e Parma, che sono totalmente con geotermia a bassa entalpia.
  È un mercato in fase tuttora embrionale, chi ha investito pesantemente in questo settore, concentrandosi solo in questo, purtroppo non ce l'ha fatta; le aziende che ancora tengono il passo, aziende di perforazione o di progettazione, sono quelle che hanno anche altri settori, come la geognostica oppure i pozzi per acqua, idem per i professionisti.
  In questo momento non c'è infatti una filiera dedicata solo a questo, perché è impossibile che si autosostenga, perché è Pag. 8ancora un mercato di nicchia e sottosviluppato.

  PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi, laddove riteneste di volerci inviare altro materiale, sarebbe ovviamente gradito.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Elettricità futura.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di Elettricità futura. Nel dare la parola al Presidente, Simone Mori, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata ad ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.

  SIMONE MORI, presidente di Elettricità futura. Grazie, presidente, buongiorno. Onorevoli deputate e deputati, grazie per aver invitato Elettricità futura a partecipare a questa audizione.
  Noi abbiamo una presentazione, che cercherò di scorrere rapidamente, dando i messaggi fondamentali e lasciare quindi tempo alle domande, se ci fosse interesse ad approfondire.
  Una brevissima presentazione della nostra associazione. Elettricità futura è un'associazione nata due anni fa dalla fusione delle due principali associazioni del settore elettrico, Assoelettrica che raccoglieva le imprese storiche del settore elettrico, e Assorinnovabili, che rappresentava invece le nuove imprese grandi medie e piccole che compongono il mondo delle fonti rinnovabili. Rappresentiamo circa il 70 per cento del sistema di produzione e di consumo elettrico in Italia, circa 650 operatori e 40.000 addetti.
  È interessante sottolineare (questo è un tema che poi vedremo nel seguito) che questa integrazione fra il mondo delle imprese storiche e il mondo delle imprese rinnovabili rappresenta ancora un unicum a livello europeo, cioè il fatto che il settore elettrico si sia totalmente integrato sotto un'unica associazione indipendentemente dalla piattaforma tecnologica di riferimento (convenzionale, rinnovabile od altro) rappresenta a nostro avviso un esempio importante dell'evoluzione del nostro settore.
  Noi rappresentiamo anche a livello internazionale il settore elettrico italiano in varie associazioni che si occupano di energia a livello europeo o a livello globale. Nella documentazione che abbiamo consegnato alla Presidenza abbiamo riportato in grandissima sintesi la nostra posizione strategica sulle principali tematiche, che riguardano lo sviluppo del mercato energetico ed elettrico al 2030.
  Riteniamo che l'elettrificazione dei consumi, in particolare nei trasporti e nel riscaldamento, sia un fattore fondamentale per giungere agli obiettivi di decarbonizzazione, ovviamente questo deve essere opportunamente accompagnato dall'evoluzione dello sviluppo tecnologico.
  Riteniamo che debba essere promossa la decarbonizzazione del mix energetico a livello europeo e a livello nazionale, anche attraverso il rafforzamento dei meccanismi di mercato dell'emissione di CO2, riteniamo che sia opportuno sviluppare ulteriormente le fonti rinnovabili con meccanismi che siano efficienti e orientati al mercato, garantendo stabilità delle regole e continuità degli investimenti, tema particolarmente importante che vedremo anche rispetto alla questione specifica del Piano clima ed energia.
  Riteniamo che il mercato elettrico debba essere profondamente riformato, è nato nel 1999 con il decreto di liberalizzazione, in un contesto profondamente differente; è ovvio che oggi che gran parte degli investimenti sul mercato elettrico riguardano le fonti rinnovabili, non si può pensare di affrontare questa sfida con gli stessi strumenti di mercato su cui si erano sviluppate le liberalizzazioni.
  Crediamo infine che la digitalizzazione avrà un ruolo crescente e debba essere molto spinta e supportata sia per quanto riguarda la gestione delle reti, le cosiddette «reti intelligenti», sia per quanto riguarda Pag. 9gli strumenti a disposizione dei consumatori, perché senza una forte digitalizzazione il mercato non può funzionare in modo liberalizzato, con una piena partecipazione attiva dei consumatori.
  Nella documentazione scritta, a pagina 4, abbiamo riportato il numero di impianti connessi alla rete elettrica e come si sono evoluti dall'inizio di questo secolo ad oggi. È impressionante registrare come il nostro sistema abbia rivoluzionato le proprie caratteristiche di base, perché era un sistema che si basava su poche decine di grandi centrali elettriche e oggi, se vedete il grafico che riguarda gli impianti fotovoltaici, abbiamo 8-900.000 impianti fotovoltaici di grande, media, piccola e piccolissima taglia collegati sulle reti in tutto il Paese.
  Analoga cosa, sia pure in modo meno evidente, è avvenuta per quanto riguarda altre fonti rinnovabili, cioè il primo messaggio è che abbiamo fatto un salto in avanti enorme nello sviluppo di impianti di fonti rinnovabili, soprattutto passando da un modello molto centralizzato a un modello via via più decentrato. I dati riportati non sono dati nostri, sono dati di una ditta esterna. Il settore elettrico italiano oggi copre la domanda elettrica con fonti rinnovabili al 37 per cento, ed è un dato rilevante, superiore alla media europea che è al 30 per cento e a quella di molti altri Paesi europei, ma la cosa più importante che desidero sottolineare è che abbiamo una piattaforma tecnologica che si basa abbastanza poco sul carbone (abbiamo solo il 12 per cento di produzione da carbone nel 2017) e non abbiamo nucleare.
  La transizione energetica in atto a livello europeo richiederà ad altri grandi Paesi (Germania, Francia, Polonia per fare alcuni esempi) di affrontare la transizione attraverso scelte molto dolorose e molto costose, per ridurre la propria piattaforma produttiva che si basa principalmente su carbone e nucleare, che sono due tecnologie il cui ruolo nella fase di transizione è molto complicato e che sarà molto costoso per questi Paesi ridurre.
  L'Italia, che parte da una situazione molto diversa, ha già una piattaforma tecnologica di mix di produzione piuttosto favorevole, quindi riteniamo che questa transizione energetica, che il Piano energia e clima, che in questa sede oggi commentiamo, potrà accompagnare, parta da una situazione di partenza piuttosto favorevole e meno penalizzante di quanto non avvenga in altri Paesi.
  Altro punto purtroppo non sempre ben noto è quello che abbiamo riportato nel diagramma, dove si può vedere la comparazione fra l'efficienza energetica di alcune grandi economie europee. Efficienza energetica significa per noi intensità energetica, cioè quanta energia un Paese utilizza per produrre 1 euro di PIL.
  Dal diagramma si evince che l'Italia è di gran lunga il Paese più efficiente fra i principali Paesi europei, ma questo può essere esteso a gran parte dei Paesi OCSE, cioè l'Italia produce ricchezza con meno energia di quasi ogni Paesi OCSE (l'unica eccezione importante è il Regno Unito, ma che evidentemente, a differenza dell'Italia, non è un Paese manifatturiero, è un Paese che produce ricchezza essenzialmente tramite servizi).
  Intendo quindi sottolineare con queste due tavole introduttive che noi partiamo da posizioni di relativa forza, abbiamo un sistema elettrico molto evoluto, già fortemente decarbonizzato, con un grado di digitalizzazione molto elevato.
  Siamo in questa sede a commentare il Piano integrato per l'energia ed il clima. Crediamo che questo sia uno strumento fondamentale per guidare la transizione, perché il nostro è un settore nel quale gli investimenti che si decidono oggi avranno effetti nel sistema industriale ed economico per i prossimi trent'anni, quindi è fondamentale fare le scelte giuste ed avere uno scenario di medio-lungo termine.
  Il 2030 è il traguardo che dobbiamo porci per le scelte di investimento di oggi. È importante avere degli obiettivi chiari, dare alle imprese la possibilità di costruire piani di sviluppo e di investimento, dare dei target che siano nello stesso tempo ambiziosi e realistici. Noi crediamo che in questo documento i target siano ragionevolmente ambiziosi e assolutamente realistici e raggiungibili nel momento in cui il Paese Pag. 10riesca a dotarsi di strumenti tali da garantire gli investimenti.
  È fondamentale che a questo piano, che ci auguriamo venga formalizzato quanto prima, si accompagnino misure attuative concrete, perché quello che sta mancando oggi (è un problema non solo italiano, anche europeo, ma particolarmente italiano) è la capacità di tradurre degli obiettivi di lungo termine in strumenti che consentano di mettere in moto la macchina degli investimenti da subito. Ovviamente noi siamo pronti a contribuire con il Governo, con il Parlamento, con i decisori, per dare il nostro contributo, perché questo progetto è di importanza straordinaria.
  Noi abbiamo fatto un'analisi che porta a numeri abbastanza vicini, anche se un pochino più ottimistici dal punto di vista degli impatti economici degli investimenti rispetto a quelli del piano proposto dal Governo, ma l'ordine di grandezza è quello.
  Comunque si veda questo grande progetto di decarbonizzazione, è un progetto che produrrà decine di miliardi di euro di investimenti, secondo noi in media il raggiungimento del target al 2030 implicherà circa 4 miliardi di investimenti all'anno. Abbiamo fatto uno studio i cui dati non sono lontani da quelli che ha proposto il Governo, immaginiamo di avere 25.000 occupati temporanei per tutto il periodo di sviluppo di questo grande progetto di cambiamento, cioè le persone che lavoreranno affinché questi investimenti in fonti rinnovabili vengano realizzati, con un aumento di occupazione definitiva di almeno 1.000 addetti all'anno.
  Abbiamo in mente quindi un processo che alla fine comporterà 25.000 occupati temporanei e 13.000 occupati permanenti, ovviamente parliamo dello stretto perimetro delle imprese elettriche, poi c'è un indotto, la tecnologia, l'innovazione, il sistema degli installatori, il sistema delle consulenze in efficienza energetica.
  Bisogna fare molto, uno dei temi maggiormente evidenziati nei numeri del piano è quello dei target al 2030 in fonti rinnovabili. L'Europa aveva incrementato il proprio target di fonti rinnovabili, ma è evidente come lo sforzo di investimento sia uno sforzo molto significativo.
  Anche in questo caso ho confrontato i dati del piano con i dati della nostra analisi e sono abbastanza coerenti; fatto 100 la capacità di produzione di rinnovabili installata al 2017 in eolico e fotovoltaico, vedete che al 2030 noi dovremmo aumentare di circa l'80 per cento la produzione di eolico rispetto a quella attuale e di circa due volte e mezzo quella fotovoltaica. Capite bene che si tratta di uno sforzo di investimento molto importante e molto significativo, che richiede un grande passo avanti dal punto di vista della capacità attuativa.
  Il problema a questo punto non è più quello di pianificare e trovare dei target (penso che siamo tutti più o meno d'accordo sui target, poi si può discutere se 1 per cento in meno o 5 per cento in più, ma cambia poco), ma che da domani dobbiamo metterci al lavoro attraverso strumenti che consentano di raggiungere questo risultato nel modo più efficiente possibile, e noi siamo convinti che questo risultato si otterrà riducendo il costo dell'energia per l'Italia nel 2030, e con un utilizzo efficace ed efficiente del territorio. Non possiamo pensare di usare male il territorio in un territorio come quello italiano, il territorio di un Paese relativamente piccolo, densamente popolato, con dei paesaggi straordinari, non possiamo pensare di non usare bene il territorio in questo grandissimo progetto di cambiamento di piattaforma energetica.
  Questo significa migliorare i procedimenti autorizzativi, armonizzare i rapporti con il territorio nelle fasi di passaggio dalla pianificazione alla realizzazione, lavorare in parallelo con lo sviluppo ulteriore delle nostre reti elettriche, che sono già molto avanzate e molto digitali, ma la cui evoluzione tecnologica deve accompagnare questo percorso.
  Dicevo della bolletta, cosa particolarmente importante. In un diagramma della documentazione scritta abbiamo riportato l'evoluzione (noi elettricisti tendiamo ad usare degli acronimi incomprensibili) di LCOE, del costo medio degli impianti rinnovabili. Pag. 11 Dal confronto fra il costo medio di una centrale solare ed eolica con il prezzo dell'energia elettrica nel mercato all'ingrosso italiano, cioè quello che si produce ogni giorno dall'incontro fra domanda e offerta vedete che, confrontando i valori di costo dei nuovi impianti rinnovabili con i valori di prezzo del mercato, già da oggi le fonti rinnovabili sono competitive rispetto alle fonti convenzionali.
  Oltre ai tanti vantaggi ambientali, quindi, riducono la bilancia dei pagamenti, non comportano importi combustibili, non emettono CO2, ma sono già come costo di produzione più bassi. È chiaro che per riuscire a far emergere questa efficienza di costo bisogna dotarci di strumenti che consentano a questi impianti di essere realizzati in modo efficiente e quindi competitivo attraverso aste competitive e contratti di lungo termine che stabilizzino i prezzi.
  Molto velocemente sui temi del piano proposto dal Governo. Cosa pensiamo dei tre grandi capitoli che il Governo ha evidenziato, efficienza e sostenibilità ambientale, sicurezza degli approvvigionamenti e competitività. Sul primo punto noi pensiamo che ci sia molto da fare e che si possa fare molto per lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili (FER), sia impianti nuovi, sia repowering. Il repowering è un elemento fondamentale. Noi abbiamo avviato lo sviluppo di fonti rinnovabili ormai dieci-quindici anni fa. Soprattutto per l'eolico è ovvio che i siti dove quindici anni fa abbiamo costruito i primi impianti sono i siti migliori, più vocati, con più vento, e sono anche i siti dove esiste già una industrializzazione, quindi, tornando al tema dell'uso efficiente del territorio, è ovvio che la scelta prioritaria per quanto riguarda gli investimenti soprattutto nel campo eolico, ma non solo, sia andare a costruire con macchine più grandi, più performanti, che funzionano meglio e producono di più laddove quindici anni fa abbiamo fatto i primi investimenti con macchine tecnologicamente più arretrate.
  Questo è il modo migliore per spendere meno, quindi per ridurre l'impatto sulla bolletta dei cittadini, ma anche per ridurre l'impatto sul territorio.
  Elettrificazione ed usi finali, soprattutto nei trasporti. Il piano prevede uno sviluppo della mobilità elettrica che noi riteniamo sia molto positivo, partendo ovviamente dalle aree urbane, sia dal punto di vista della riduzione di emissione di CO2 e del miglioramento dell'inquinamento urbano, ma anche come accompagnamento di una filiera italiana ed europea che altrimenti, se non si muove, rischia di essere colonizzata dai produttori di veicoli elettrici orientali.
  Efficienza del sistema energetico. Siamo già molto efficienti, lo abbiamo visto, ancora molto si può fare con misure a tutti i livelli sui sistemi di usi finali, l'illuminazione pubblica, la gestione ottimale degli edifici per servizi e residenziali, sviluppando in modo efficiente, senza sussidi sbagliati, ma attraverso politiche mirate la generazione distribuita Green, cioè generazione distribuita di piccola taglia con impianti a fonti rinnovabili.
  Sicurezza. È fondamentale avviare quanto prima il mercato della capacità. Questa grande rivoluzione può essere realizzata solo se si trova il modo di sostenere centrali elettriche che facciano la riserva, che facciano il backup al sistema di fonti rinnovabili che si sta sviluppando. Queste centrali, oggi, non sono realizzabili in assenza di un meccanismo specifico, proprio perché la loro vocazione non sarà quella di funzionare nel mercato, ma principalmente sarà quella di fornire la riserva e la sicurezza a un sistema che ne ha bisogno per sviluppare le fonti rinnovabili. È una priorità. Vedremo poi meglio che cosa va fatto in tempi rapidi. Ovviamente, parliamo di sviluppare ulteriormente – lo dicevo prima – la rete elettrica sia di trasmissione sia di distribuzione in un contesto sempre più digitale.
  A livello di competitività, parliamo di proseguire la liberalizzazione del mercato retail, di revisionare i mercati all'ingrosso per l'elettricità per renderli sempre più adatti a ospitare fonti rinnovabili e di sviluppare la digitalizzazione.
  Ora andrò molto velocemente, enfatizzando i punti principali. Poi, evidentemente, rimando alle tavole del documento Pag. 12che rimane agli atti, se ci fossero domande particolari.
  Le rinnovabili devono essere costruite principalmente attraverso meccanismi di mercato: aste competitive che vanno fatte subito, quanto prima. Purtroppo, è da anni che aspettiamo che vengano riavviate le aste. Già con i precedenti Governi, il precedente Parlamento, si è molto discusso, ma il decreto rinnovabili non è stato ancora emanato. È chiaro che, per un sistema che deve investire 4 miliardi l'anno, questi stop and go, queste fasi di pausa tra un provvedimento e l'altro che durano anni, che hanno delle scadenze incerte, rappresentano un grande rischio. Un sistema industriale non può avere degli strappi, fermarsi e poi ripartire. È fondamentale avere visione e continuità.
  Quanto al PPA (Power Purchase Agreement), si tratta di favorire contratti di lungo termine tra produttori di fonti rinnovabili e consumatori industriali. Una centrale di fonti rinnovabili rappresenta un investimento che si fa oggi, ma io poi conosco i costi di produzione per i prossimi quindici o vent'anni, che sono sostanzialmente legati al costo di investimento iniziale, quindi rappresentano una controparte fondamentale e molto azzeccata per un sistema di produzione manifatturiera, che ha bisogno di conoscere in anticipo i propri costi dell'energia. Questo tipo di contratti di lungo termine va favorito e supportato.
  Ho parlato prima della necessità di migliorare i procedimenti autorizzativi, e in particolare le semplificazioni per interventi di repowering, e anche il superamento di vincoli per lo sviluppo di fotovoltaico su superfici agricole improduttive, ovviamente nel rispetto del paesaggio. Raddoppiare più un altro 50 per cento la produzione da fotovoltaico non si potrà raggiungere semplicemente andando a coprire, ad esempio, le superfici, i capannoni, che va benissimo, è una priorità, ma non basta. Certamente, bisognerà anche fare un lavoro nel rispetto della tutela dell'ambiente, ma un lavoro nel territorio, utilizzando le aree agricole marginali.
  Relativamente all'idroelettrico ci sono due grandi temi. Sull'idroelettrico, quindi sulle grandi dighe, le grandi centrali, il sistema italiano è soggetto da tempo a un grande rischio legato al fatto che, essendo stati l'unico e il primo Paese a portare a scadenza le proprie concessioni – nessun altro Paese in Europa ha fatto nulla per aprire alla concorrenza le proprie concezioni dell'idroelettrico, noi siamo il primo – in questo momento siamo censurati dalla Commissione europea, che ritiene che i meccanismi di aggiudicazione di nuove concessioni proposti a suo tempo dai Governi precedenti non fossero abbastanza aperti, che è un po’ un paradosso. Paesi che hanno concessioni in scadenza al 2100 si permettono di dire a noi, che abbiamo cominciato ad aprirle, che abbiamo già avuto delle aste per l'aggiudicazione, che queste concessioni e queste aste non sono sufficientemente competitive.
  Peraltro, è in questo momento in discussione un provvedimento che dovrebbe ridisciplinare la materia. Noi siamo abbastanza preoccupati, perché qui vediamo alcuni rischi. Noi crediamo che questo settore così strategico per il Paese sia molto importante, che possa garantire una certezza di quadro regolatorio, un equo riconoscimento del valore del ramo d'azienda al concessionario uscente, che ha fatto investimenti e che ha gestito l'impianto, e che ci sia una coerenza tra quanto avviene da noi e il quadro comunitario. Che, cioè, l'Italia sia l'unico Paese a permettere a operatori magari stranieri di investire, di intervenire nel proprio sistema di produzione idroelettrica mantenendo di fatto un mercato totalmente chiuso a casa loro, ci sembra del tutto iniquo.
  Passando al mini idroelettrico, la bozza di decreto rinnovabili che ne parla è assolutamente punitiva. Noi pensiamo, nel pieno rispetto delle caratteristiche ambientali – riteniamo che anche gli impianti di piccolo idroelettrico debbano rispettare in modo rigoroso ambiente e paesaggio – che però non si possa intervenire in modo punitivo su questo sistema industriale, sistema industriale di imprenditoria diffusa che riguarda larga parte del territorio.
  Vado velocemente alle ultime tematiche. Nel documento trovate anche le nostre proposte Pag. 13 in termini di bioenergia. Crediamo che debbano esistere dei meccanismi di sostegno della produzione anche al termine della vita incentivata, considerando il ruolo che queste tecnologie hanno in un'ottica di economia circolare e anche di programmabilità delle risorse. È importante sostenere lo sviluppo del nostro settore geotermico, che è il più avanzato e il più antico del mondo.
  Quanto alla generazione distribuita, va disciplinata con una definizione univoca del concetto di autoconsumo. Servono meccanismi di supporto che siano controllabili, trasparenti ed efficienti per evitare che ci siano duplicazioni di reti o che ci siano sussidi incrociati, che potrebbero essere dannosi per i consumatori.
  Abbiamo già parlato di efficienza ed elettrificazione dei consumi. Quella a pompe di calore è una tecnologia già molto matura, che riduce le bollette dei cittadini e migliora anche l'efficienza ambientale nonché da un punto di vista delle emissioni climatiche per riscaldamento e raffreddamento.
  Per quanto riguarda la mobilità elettrica, pensiamo che debba essere favorita in tutte le maniere possibili un'infrastrutturazione di ricarica pubblica e anche negli edifici pubblici e privati, e poi pensiamo a interventi specifici per incentivarne l'utilizzo, ad esempio l'accesso alle zone a traffico limitato (ZTL), parcheggi gratuiti e così via.
  Si può fare molto in termini di miglioramento del parco immobiliare residenziale della pubblica amministrazione, delle tecnologie digitali e della domotica per controllare l'efficienza dei consumi.
  Del capacity market abbiamo parlato. Do solo il messaggio fondamentale: vanno fatte partire le aste quanto prima, e comunque entro il 2019, altrimenti perderemo la clausola cosiddetta grandfathering per i contratti sottoscritti prima di tale data che l'Europa nel Regolamento appena approvato ha ammesso. Il nostro meccanismo di capacità, approvato dopo cinque anni di infide discussioni tra i vari Governi e la Commissione europea, andrà a finire al termine del 2019, se non partiamo subito, perché la Commissionate europea ha detto che a fine anno tutti i meccanismi esistenti devono essere ri-ratificati daccapo.
  L'unica soluzione è partire subito, e avere così dei contratti sottoscritti che consentano di sviluppare quegli investimenti senza i quali nessuno dei macrobiettivi presenti nel piano può essere realizzato. Senza questi investimenti non si chiudono le centrali a carbone. Senza questi investimenti non si fa il 55 per cento di fonti rinnovabili. Questa è una cosa chiara, su cui credo tutti gli osservatori del settore siano assolutamente d'accordo.
  Venendo a liberalizzazione e competitività, bisogna migliorare le dinamiche di mercato e rafforzare le misure contro i casi di morosità consapevole opportunistica, problema molto serio, particolarmente presente nel nostro Paese. Non parlo di oneri di sistema, che sono stati già oggetto di un'analisi in questa Commissione.
  C'è una proposta di inserimento della tassa sui rifiuti, la TARI, in bolletta che va nella direzione opposta. Noi dobbiamo rendere le bollette chiare, altrimenti i consumatori non capiscono di che si stia parlando e il mercato non funziona. Mettere la TARI in bolletta rende ulteriormente confuse e complicate per il consumatore le scelte che deve compiere.
  Ho sostanzialmente finito. L'ultimo messaggio è che i mercati elettrici devono funzionare – lo dicevo prima – in modo coerente alle caratteristiche delle fonti rinnovabili. Tralascio i dettagli tecnici, che comunque trovate nelle tavole, ma le regole di mercato devono essere fatte in modo che le fonti rinnovabili siano sempre più una parte integrante del mercato, non siano una parte laterale, ma possano essere parte integrante, attiva e competitiva, a parità di condizioni con le altre tecnologie.

  PRESIDENTE. Do la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANDREA VALLASCAS. Ho solo una domanda. Nel vostro documento si fa riferimento a due diapositive. Una sul fotovoltaico, dove affermate che ci sono 800- Pag. 14900.000 impianti. In un'altra parlate degli obiettivi dal 2030, e quindi di un aumento degli stessi impianti fotovoltaici. Al 2030, però, gli impianti attuali saranno vecchi, e quindi ci sarà una produzione inferiore di energia elettrica.
  Vorrei sapere da voi se avete fatto una previsione in questo senso, ovvero se ritenete che sia necessario intervenire a livello pubblico per fare un cambio degli stessi impianti o se magari il sistema elettrico, e quindi il prezzo dell'energia, renderà conveniente per il privato investire, e quindi rinnovare egli stesso l'impianto.

  PRESIDENTE. Do la parola al nostro ospite per la replica, con l'invito a stare veramente in un minuto al massimo.

  SIMONE MORI, presidente di Elettricità futura. Assolutamente. Sì, è corretto. Se non facessimo nulla, una parte di quel 100 andrebbe a degradare, fino a diventare 90 o 85. È corretto.
  D'altra parte, gli impianti nuovi hanno un'efficienza migliori di quelli vecchi: a parità di superficie occupata, se tolgo il vecchio e metto il nuovo, anziché 100, faccio 110, 120, 130, esattamente quello che intendevo quando parlavamo di repowering.
  Poi, evidentemente non abbiamo il tempo, ma siamo a vostra disposizione per entrare nel merito degli specifici strumenti, però è esattamente questo: dobbiamo partire dai siti migliori, più vocati, togliere gli impianti più vecchi, che perdono prestazioni, e metterci quelli più nuovi, che consentono un grande miglioramento delle prestazioni a parità di utilizzo del territorio.

  PRESIDENTE, ringrazio tutti i rappresentanti di Elettricità futura.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Assobiodiesel.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di Assobiodiesel. Nel dare la parola alla segretaria generale, Delia Francese, con la quale mi scuso per il ritardo accumulato, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata ad ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.

  DELIA FRANCESE, segretaria generale di Assobiodiesel. È opportuna una breve presentazione del prodotto, sicuramente perché non ho mai partecipato a un'audizione in questa sede, ma anche perché il prodotto è un po’ particolare. Anche la relativa normativa è molto articolata, oltre che essere in evoluzione.
  Brevemente, biodiesel, come dice in parte il nome, è un sostituto del gasolio che si ottiene dal petrolio, ed è un sostituto perché, come dice il nome «bio», è di origine vegetale. In particolare, si ottiene dagli oli. Gli oli usati nel passato sono stati quelli coltivati anche in Europa, ossia soia, colza e girasole. Negli ultimi anni, la materia prima più impiegata è stata l'olio di palma, quindi oli di origine asiatica. È doverosa questa premessa sulle materie prime.
  Dal punto di vista del successo e della diffusione del prodotto, che ha origine negli anni Novanta, nella fase di combustione il prodotto consente un abbattimento delle emissioni, e quindi è stato incentivato in tutta Europa dalle direttive europee sullo sviluppo delle energie rinnovabili.
  Come sono state recepite in Italia? Queste direttive, che avevano l'obiettivo generale di abbattimento della CO2, sono state recepite con una serie di norme che di fatto prevedevano l'obbligatorietà del consumo, cioè hanno imposto e impongono, con una serie di normative che di fatto prevedevano l'obbligatorietà del consumo, ai cosiddetti soggetti obbligati, di fatto le compagnie petrolifere, ad additivare il prodotto di origine petrolifera, cioè il gasolio e le benzine, con una percentuale di biodiesel.
  Questa percentuale è stata utilizzata in misura crescente negli anni, e oggi siamo al 6 per cento. Forse, non lo sappiamo tutti, ma se abbiamo un'auto funzionante a gasolio, di fatto quel gasolio contiene un 6 per Pag. 15cento di biodiesel, e quindi per un 6 per cento di consumi il combustibile utilizzato non emette, o emette in misura fortemente abbattuta, emissioni inquinanti, in particolare CO2.
  Questo ci ha permesso anche di essere in prima linea rispetto alle produzioni europee, perché l'Italia si è sempre distinta in produzioni qualificate e anche in obiettivi piuttosto ambiziosi. La Spagna, per esempio, è in ritardo. Forse, a essere abbastanza allineata a noi è la Germania, ma abbiamo avuto anche una sorta di primato europeo.
  Quali sono le criticità, oggi?
  Intanto, stiamo per assistere, assisteremo a breve, a un'evoluzione anche della normativa imposta appunto dalle direttive comunitarie. Qual è la grande svolta che ci imporrà il recepimento delle direttive comunitarie? Principalmente, sul fronte delle materie prime.
  Fino a poco tempo fa, fino a un paio di anni fa, si utilizzavano principalmente materie prime in competizione con l'industria alimentare, cioè gli stessi oli che andavano all'industria alimentare venivano utilizzati per produzioni energetiche.
  Senza analizzare le cause, principalmente appunto quello che hanno generato le famose deforestazioni, i disboscamenti, per esempio nelle aree asiatiche, a favore di un'implementazione delle colture di palma, oggi l'indirizzo comunitario è quello di utilizzare come materie prime dei rifiuti, e quindi oli usati, grassi di origine animale rigenerati o altre tipologie di rifiuti scarti dell'industria alimentare o scarti dell'industria olearia.
  Questo è un po’ in sinergia con le direttive dello sviluppo delle cosiddette economie circolari, che effettivamente dal punto di vista ambientale hanno dunque una doppia valenza: quella di utilizzare un rifiuto e quella di produrre prodotti già di per sé portatori di benefìci ambientali, nel nostro caso un abbattimento della CO2.
  Ci sono due aspetti critici per l'industria nazionale.
  Qualora le produzioni di biodiesel siano ottenute da materia prima che, per grandi categorie, chiameremo «rifiuti», il prodotto ottenuto ha sul mercato un valore doppio, si chiama proprio double counting: il soggetto obbligato, la compagnia petrolifera, nel momento in cui acquista un biodiesel ottenuto da materie prime-rifiuto, può utilizzarne la metà. Il suo obiettivo come società petrolifera, quindi, non è il 6 per cento, per essere semplici e chiari, ma il 3 per cento, perché quella quantità ha una valenza doppia dal punto di vista ambientale.
  C'è un problema per l'industria nazionale, che potrebbe trasformarsi in opportunità, ma è un aspetto critico: la nostra disponibilità di questa materia prima, sia essa rifiuto dell'industria alimentare olearia o proprio oli usati, quelli prodotti anche dai ristoranti, è disponibile in quantità limitata. Quello che si è verificato negli ultimi tre o quattro anni è che il settore è stato colpito da una fortissima competizione di produzioni, non tanto europee, ma anche extraeuropee.
  Come ovviare? Quello che cerchiamo di portare a tutti i tavoli a cui siamo invitati con l'obiettivo di mantenere in vita e consentire lo sviluppo di un'industria nazionale, fino a qualche anno fa anche a livelli di eccellenze o primati europei, è, da un lato, potenziare e consentire lo sviluppo di filiere nazionali, quindi incentivare la raccolta di questi rifiuti, di queste materie prime, sulle quali oggi c'è un'attenzione, ma forse non sufficiente. Esistono i consorzi, esiste il CONOE, il Consorzio obbligatorio per la raccolta degli oli usati, ma da vari studi di settore è emerso che in realtà il potenziale di raccolta è ancora molto elevato, e noi siamo veramente a volumi minimi rispetto a questo potenziale.
  Il secondo aspetto è quello del controllo delle importazioni da parte dell'estero.
  In Italia, per produrre da rifiuti, dobbiamo osservare una sorta di controlli molto rigorosi. C'è un'intera documentazione che scorta il prodotto a giustificazione della cosiddetta sostenibilità, catena di controlli che parte dal primo produttore, proprio il ristoratore che deve raccogliere quest'olio in bidoncini e in un certo modo, fino alla consegna finale all'industria petrolifera.
  Ovviamente, quando il prodotto di importazione arriva dall'estero, e questi Paesi Pag. 16principali produttori sono la Malesia, l'Indonesia, non sappiamo come effettivamente vengano certificati i prodotti e rispettati i controlli che giustificano la loro sostenibilità. E l'industria nazionale è un po’ afflitta da queste importazioni di dubbia origine.
  Quello che auspichiamo è un certo rigore e severità doganale dei controlli dei certificati di sostenibilità di questi prodotti; dall'altro lato, un sostegno allo sviluppo di filiere nazionali, in particolare per la raccolta di materie prime e di rifiuti.
  Non so se devo entrare nello specifico della normativa vigente. C'è anche un aspetto di evoluzione del prodotto, cioè il passaggio dal biodiesel tradizionale a quello definito il biodiesel avanzato.
  Su questo abbiamo dal 3 maggio 2018 una norma dedicata, perché siamo stati inseriti nel decreto biometano, altro prodotto incentivato per l'abbattimento della CO2. In questo decreto siamo inseriti come sistema di controllo e come programma di sviluppo delle produzioni, ma per il biodiesel avanzato non è prevista l'obbligatorietà dei consumi, mentre per il biometano sì.
  Ovviamente, questo non ha agevolato lo sviluppo delle condizioni di mercato. Non essendoci più l'obbligo, le compagnie petrolifere non sono state incentivate all'acquisto, e quindi si è un po’ arenata la ricerca in questo settore, mentre la nuova direttiva europea punta fondamentalmente sull'utilizzo di biodiesel avanzato. Ci troviamo un po’ in una situazione di impasse, perché le aziende non si trovano nelle condizioni di mercato per lo sviluppo di questi prodotti, che invece saranno quasi resi obbligatori dalla direttiva europea.
  Questi sono gli aspetti più critici su cui stiamo collaborando coi ministeri per consentire lo sviluppo dell'industria, direi da oggi, perché la situazione nel 2018 è stata critica, fino al 2030.

  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUCA SUT. Il valore del 6 per cento richiamato prima è un limite che non può essere di molto superato per un aspetto tecnico dei motori o ci si potrebbe spingere molto di più?

  PRESIDENTE. Do la parola alla dottoressa Francese per la sua replica.

  DELIA FRANCESE, segretaria generale di Assobiodiesel. Intanto, già nella normativa attuale è prevista una crescita, mediamente di un 1 per cento l'anno. C'è un tetto legato alle caratteristiche tecniche motoristiche, che oggi è il 7, ma anche lì, sempre a seguito degli indirizzi comunitari, è in fase di crescita. Comunque, quindi, c'è sicuramente ancora spazio.
  Inoltre, capisco che sono tecnicismi, ma torno a dire che la linea di sviluppo è più sul cosiddetto double counting, quindi in realtà questo 6 che oggi leggiamo in normativa corrisponde in volumi a un 3,5-4. Dal punto di vista proprio tecnico di impiego del prodotto, c'è ancora spazio per consumi.

  PRESIDENTE. Ringrazio la rappresentante di Assobiodiesel. Ovviamente, sarà ben accetto qualsiasi altro contributo riterrà utile inviarci nel corso dei mesi che avremo di fronte per l'indagine conoscitiva.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti della Federazione delle associazioni nazionali dell'industria meccanica varia ed affine (ANIMA).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti della Federazione delle associazioni nazionali dell'industria meccanica varia ed affine (ANIMA).
  Saluto tutta la delegazione presente e, nel dare la parola al direttore dell'area tecnica, Alessandro Maggioni, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata ad ottenere elementi istruttori utili ad approfondire Pag. 17 le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.

  ALESSANDRO MAGGIONI, direttore dell'area tecnica di ANIMA. Voglio in primo luogo ringraziare la presidente e la Commissione per quest'audizione.
  Sarò velocissimo, per permettere di intervenire ai colleghi, che entreranno di più nel merito del contributo che abbiamo voluto iniziare a dare nell'ambito della consultazione per il Piano nazionale.
  Dirò due parole veloci su ANIMA, la Federazione dell'industria meccanica.
  In Italia, è un settore importante, considerato che siamo una delle eccellenze del nostro tessuto manifatturiero, e l'Italia è il secondo Paese manifatturiero in Europa. Dal punto di vista dell'energia, questo vuol dire che ci tocca sotto tantissimi punti di vista. Uno dei più importanti, naturalmente, è il fatto che l'industria meccanica è un tessuto fatto da piccole e medie imprese e che il costo dell'energia è uno dei driver fondamentali per le piccole e medie imprese nell'ambito della competitività. Soprattutto, però, rappresentiamo all'interno del nostro settore, delle nostre associazioni, alcune eccellenze, in primo luogo il settore delle tecnologie per l'edilizia serve nell'ambito dell'efficienza energetica delle rinnovabili termiche.
  Tecnologie dell'edilizia vuol dire prodotti e componenti per il riscaldamento, per il raffrescamento, per la produzione di acqua calda sanitaria e per il trattamento dell'acqua. È in quest'ambito che vogliamo fornire alcuni spunti oggi all'interno di quest'audizione.
  Se la presidenza lo consente, passerei la parola a Luigi Zucchi, vicepresidente di Assoclima società Aermec.

  PRESIDENTE. Do la parola al vicepresidente di Assoclima società Aermec, Luigi Zucchi.

  LUIGI ZUCCHI, vicepresidente di Assoclima Società Aermec. Nel gruppo di ANIMA, Assoclima raggruppa 61 aziende, che si occupano appunto di prodotti, come detto prima, per il trattamento dell'aria, la climatizzazione, quindi raffrescamento, riscaldamento, produzione di acqua calda sanitaria e ricambio dell'aria.
  Le nostre aziende rappresentano un'eccellenza, non solo europea, ma anche mondiale. Le nostre aziende ormai competono a livello mondiale, tant'è che molti gruppi americani, asiatici e nordeuropei hanno investito pesantemente nelle aziende del nostro settore in questi ultimi anni.
  Tra i prodotti che realizziamo, i più importanti sono appunto le pompe di calore, tecnologia ormai conosciuta, sicuramente in grado di dare un contributo fondamentale per il raggiungimento dei nuovi obiettivi che la Commissione europea si è posta per il 2030, e cioè il 32 per cento di penetrazione delle fonti rinnovabili, – è impensabile raggiungere quest'obiettivo senza l'utilizzo delle pompe di calore – il 40 per cento di riduzione rispetto al 1990 delle emissioni di gas serra. Le aziende del nostro settore stanno lavorando pesantemente in questi anni proprio per riconvertire la produzione con l'utilizzo di refrigeranti sempre meno impattanti a livello ambientale.
  Un'altra direttiva europea, la F-GAS, ci sta infatti imponendo un phase-down dei refrigeranti, o meglio delle emissioni equivalenti di CO2 in atmosfera, scendendo da un valore 100, che era la media del quadriennio 2008-2012, a un valore 21, cioè –79 per cento, al 2030 in termini di CO2 equivalenti.
  Le pompe di calore permettono una riduzione dei consumi di energia elettrica, che devono essere ridotti del 32 per cento rispetto al 2008 sia grazie all'aumento dell'efficienza di nuovi prodotti, sia grazie allo sviluppo di soluzioni innovative complete di sistema che privilegino sempre di più i recuperi di energia.
  La tecnologia delle pompe di calore – non mi dilungherò molto – è largamente conosciuta e diffusa e permette di riscaldare gli ambienti e produrre l'acqua calda sanitaria prendendo la gran parte del calore da fonti rinnovabili, che sia aria esterna, acqua, fiumi, laghi, mare, pozzi, o prendendola addirittura dal suolo, come le pompe di calore geotermiche. Pag. 18
  Il mercato delle pompe di calore ha dato in questi anni prodotti molto eclettici, in grado di soddisfare tutte le esigenze. Adesso, con le pompe di calore in cascata, si può arrivare a produrre acqua a 80 gradi, si possono utilizzare in climi molto freddi, anche a meno 15 meno 20 di aria esterna. Il panorama, quindi, è ormai completo.
  Per quanto riguarda gli aspetti futuri, in un'ottica di costruzioni dobbiamo puntare a edifici che consumino sempre meno energia, i cosiddetti NZEB (near zero energy building). Sono ormai caratteristiche cui si tende nell'ambito delle costruzioni. E quella minor quantità di energia che serve, comunque deve essere prodotta nel modo più efficiente e razionale possibile.
  Non possiamo, però, pensare di raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti se non pensiamo al parco edilizio esistente. Qui si gioca la partita, perché il nuovo o il ristrutturato integralmente ogni anno pesa all'incirca il 3 per cento del totale, quindi è proprio sull'esistente che dobbiamo giocare la partita dei prossimi anni, definendo una strategia di lungo periodo per la riqualificazione energetica degli edifici, molto spesso energivori e anche obsoleti da un punto di vista impiantistico. Vanno trovate delle soluzioni per accelerare il tasso di intervento sugli edifici esistenti e, tra questi, gli edifici di proprietà pubblica delle amministrazioni locali del territorio.
  Da quanto detto è facile pensare che le pompe di calore contribuiscono anche all'altro driver della decarbonizzazione. La minor dipendenza dalle fonti fossili è un obiettivo cui non possiamo rinunciare.
  Nella memoria che abbiamo depositato c'è un grafico molto esemplificativo, che cerco di riassumere brevemente.
  A fronte di un'unità singola di energia elettrica in ingresso e a seconda della tipologia, le pompe di calore danno tre, quattro o più unità di energia termica. Poiché, però, anche per produrre l'energia elettrica, si fa sempre maggior ricorso alle fonti rinnovabili, nel grafico è mostrato che già al momento attuale il 64 per cento dell'energia termica prodotta dalle pompe di calore deriva dalle rinnovabili.
  Tenendo in considerazione gli sviluppi previsti da piani pluriennali già pubblicati per quanto riguarda il maggior utilizzo delle rinnovabili nella produzione di energia elettrica nonché della maggiore efficienza dei prodotti già prevista da oggi agli anni futuri, si può pensare che al 2030 questo 64 per cento diventerà un 83 per cento, fino ad arrivare, speriamo, a quell'obiettivo al 2050, in cui questa quota è quasi vicino al 100 per cento. Nel grafico si parla di un 98 per cento di energia rinnovabile contenuta nella produzione di energia termica delle pompe di calore al 2030. Quest'effetto moltiplicatore è, pertanto, un bacino, un'enorme riserva cui attingere per il raggiungimento degli obiettivi previsti.
  Un altro aspetto fondamentale su cui si è lavorato in questi anni sono le tariffe elettriche, che adesso sono non progressive e che, a fronte di un sistema tariffario nato negli anni ’70 che al crescere del costo dell'energia, a mano a mano che crescevano i consumi, ha rallentato lo sviluppo delle pompe di calore elettriche, in quanto spostavano consumi verso l'elettrico, ma andando a finire in scaglioni di maggior costo.
  Nel 2014, è stata introdotta una tariffa sperimentale, la D1, che permette appunto di avere una tariffa non progressiva. Questo ha facilitato lo spostamento anche nel settore residenziale verso una fonte a carattere elettrico, cioè con ingresso elettrico, come la pompa di calore. I primi dati delle tariffe non progressive stanno dimostrando che questa è la strada giusta per portare a una maggiore razionalizzazione dell'energia.
  Per concludere, alcune azioni su cui dobbiamo lavorare sono le semplificazioni delle norme e delle procedure. Molto spesso, le norme ci sono, però ad esempio le norme regionali possono essere in contrasto con le norme nazionali, creando magari anche un po’ di confusione negli operatori della filiera. Dobbiamo semplificare le procedure per il cliente per accedere agli incentivi previsti nell'installazione di impianti alimentati da energie rinnovabili termiche. Dobbiamo semplificare le procedure del conto termico. Pag. 19
  Il conto termico è fondamentale, perché dà la possibilità anche ai soggetti non capienti IRPEF di sfruttare i benefìci per ammodernare la propria efficienza. Sto pensando, in particolar modo, a tutte le amministrazioni pubbliche. Per rendere, però, meno difficile e onerosa la pratica, dovremmo dare la possibilità ai produttori di accedere direttamente al catalogo per gestire i loro prodotti con iter semplificato.
  Inoltre, auspichiamo che, una volta che un prodotto ha ottenuto l'autorizzazione, la prima volta, superando l’iter standard, diventi automaticamente inserito nel catalogo.
  Dobbiamo continuare a fornire informazione anche istituzionale all'utente finale per far conoscere maggiormente le opportunità anche economiche relative all'installazione di tecnologie ad alta efficienza. La conoscenza c'è. Non è ancora generale e va spinta ancora di più.
  Venendo alla priorità degli incentivi, prima ho parlato di conto termico, ma non sono legati solo al conto termico gli incentivi di cui stiamo parlando. Per gli incentivi e per la riqualificazione del parco edilizio esistente, chiederei alla presidenza se può intervenire il collega Montanini.

  PRESIDENTE, Do la parola al dottor Montanini, presidente di Assotermica Società Immergas

  ALBERTO MONTANINI, presidente di Assotermica Società Immergas. Assotermica è l'associazione italiana che raggruppa i fabbricanti di apparecchi e componenti per impianti termici e per impianti di produzione di acqua calda sanitaria, quindi fa il paio con Assoclima per quanto riguarda il mondo del comfort, che ha un'incidenza enorme all'interno dei consumi, ci rendiamo conto. Per questo, siamo propositivi nel cercare di migliorare il sistema per il raggiungimento di difficili, ma secondo noi estremamente validi, target relativi al Piano nazionale energia e clima.
  Il mio collega Zucchi ha parlato di incentivi. Questo piano, che abbiamo letto accuratamente e che secondo noi va molto bene, dovrebbe prevedere per la nostra parte, la parte comfort, il 27,5 per cento dei consumi nazionali e l'80 per cento dei consumi nell'ambito della civile abitazione, non più incentivi – non siamo qui a chiedere più soldi – ma spesi meglio, nel senso di razionalizzati.
  A nostro parere, il bonus casa, il famoso bonus ristrutturazioni, dovrebbe essere maggiormente reso selettivo, premiando i prodotti migliori, e ovviamente non impegnando i prodotti che attualmente non rappresentano certamente il best in class. Mi riferisco, in particolare, alle caldaie a gas a camera aperta, a tiraggio naturale, il cosiddetto alto rendimento, tuttora incentivato dal bonus casa; alle caldaie a condensazione di fascia bassa, le caldaie di classe B.
  Dobbiamo premiare quelle che secondo noi rappresentano il meglio in termini di efficienza e di inquinamento, quindi di riduzione delle immissioni inquinanti, che sono per esempio le caldaie a condensazione di classe A, quelle che hanno, per intenderci, 20-25 milligrammi a chilowattora di NOx, mentre quelle vecchie ne hanno 250. Rappresenterebbero un contributo fondamentale ai consumi e alla riduzione delle emissioni inquinanti nelle nostre città.
  Andrebbero poi premiati sempre, oltre alle pompe di calore, di cui giustamente diceva il mio collega, gli apparecchi ibridi. In questo momento, abbiamo la leadership in Italia per questi apparecchi, che tuttora sono una minoranza.
  Gli apparecchi ibridi sono costruiti esattamente come le automobili, che hanno un motore termico e un motore elettrico al loro interno, con una «caldaia a gas», in genere, e una pompa di calore elettrica, ma che sono governate soprattutto da una centralina che riesce a far funzionare l'uno o l'altro sotto il generatore nel migliore dei modi, per esempio in funzione delle esigenze dell'utente, delle condizioni climatiche esterne. Riescono, per esempio, ad anticipare di giorno in giorno l'accensione o posticiparla in modo da ottimizzare i consumi e minimizzare le emissioni inquinanti.
  Attualmente, le migliori tecnologie sono premiate, per quello che riguarda l’ecobonus, Pag. 20 al 65 per cento. Secondo noi, non è solo una questione di percentuale, ma di come vengono dati i soldi. Adesso, vengono erogati con un'agevolazione in dieci anni. Sarebbe interessante riportarla ai cinque anni o fare, come in altri settori, con una maxirata iniziale.
  Un settore, in particolare, dà il primo anno il 22 per cento, che guarda caso corrisponde all'IVA. Questo renderebbe molto meno attraente, tanto per essere chiari, lavori fatti in nero, perché già il primo anno viene restituito il 22 per cento dell'investimento; nei restanti nove anni, le restanti nove quote. Questo sarebbe un grosso incentivo per l'utente, perché si va a lavorare direttamente sul suo sentiment di recupero dei soldi spesi. Ripeto che non è solo una questione di quanti soldi dare, ma di come spenderli, come indirizzarli.
  Altri due progetti concreti su cui bisognerebbe lavorare partono entrambi da una grande opportunità.
  La crisi che c'è stata dal 2007-2008 in avanti ha portato a circa 190.000 unità immobiliari a uso abitativo ferme, incompiute. Si è cominciato a costruire. Questi edifici sono praticamente terminati, anche se mancano le finiture, i serramenti, gli impianti, ma il consumo di suolo è già avvenuto, per cui completare questi edifici vorrebbe dire non certo andare a incidere sull'ulteriore consumo di suolo. Si permetterebbe, quindi, di finire questi edifici, che potrebbero essere destinati a social housing o al rolling abitativo. Nella regione di Bruxelles c'è, secondo noi, una bellissima iniziativa, che permette a chi vuole ristrutturare il proprio condominio di spostare le persone in edifici temporanei, in modo da poter realizzare una deep renovation, come la chiamano, una ristrutturazione profonda dell'edificio, attualmente frenata dalle persone, che hanno paura, quando vogliono fare una ristrutturazione, perché vogliono continuare ad abitare lì. Al termine dei lavori, si permette a questi condomini di tornare nel loro edificio, nella loro zona, dove ci sono i loro affetti, dove sono di casa.
  Questo è molto importante per sviluppare il risparmio energetico, riqualificando l'edificio, ma anche e soprattutto l'impianto.
  Questo progetto, che si chiama CUMINI (Completamento delle unità immobiliari incompiute), porterebbe enormi vantaggi secondo noi al sistema Italia, proprio perché non si va a consumare ulteriore suolo, ma permette di ultimare questi edifici con le migliori tecnologie possibili secondo una prassi di riferimento ben definita. Questi edifici potrebbero essere destinati a finalità che sono assolutamente utili.
  Un'altra idea che ci piacerebbe molto che venisse attuata parte dal principio che in Italia abbiamo circa 19 milioni di caldaie, di cui 15,6 milioni di caldaie obsolete autonome e sostanzialmente il restante centralizzate, che potrebbero essere sostituite non solo dando soldi, quindi con incentivi, ma anche spingendo sulla evidenziazione del consumo energetico per l'utente.
  Sto parlando della etichettatura delle caldaie installate o comunque dei prodotti installati. Dal 26 settembre 2015 esiste il regolamento europeo ErP, Ecodesign Energy related products, il regolamento sul labelling, etichettatura energetica, che dice che tutti i nuovi generatori (caldaie, pompe di calore eccetera) devono essere etichettate. Ma questo per il nuovo, quello che viene immesso sul mercato, ma su tutto quello che è installato, che è un potenziale immenso, secondo noi, si potrebbe lavorare rendendo molto semplice per l'utente la visualizzazione mediante dei colori, esattamente come l'etichetta della lavatrici, delle lavastoviglie o dei frigoriferi, dal colore verde fino al colore rosso e l'utente vedrebbe subito in modo immediato che il suo generatore, la sua caldaia o altri prodotti che si andassero a inserire in questo progetto di etichettatura degli apparecchi esistenti, il suo prodotto sarebbe probabilmente in classe D o in classe E, mentre invece potrebbe l'utente aver un impianto con generatori in classe A, in classe A+ e prossimamente in classe A++ e così via, con un enorme vantaggio per l'utente stesso, per il sistema Paese, per tutti, quindi per il risparmio energetico e per la riduzione dell'inquinamento. Pag. 21
  Questo dovrebbe essere fatto, secondo noi, in modo estremamente semplice. L'utente è già abituato all'etichetta energetica, perché non farlo anche per i generatori installati? Questo si potrebbe realizzare in modo gratuito per l'utente – su questo vorrei essere molto chiaro – mediante la rete dei manutentori, le persone che già fanno manutenzione alla caldaia e che gratuitamente potrebbero appiccicare agli impianti dell'utente l'adesivo per visualizzare in modo chiaro e immediato il consumo del generatore. Potrebbero anche consegnare una brochure per capire quanto si potrebbe risparmiare e indicare quali incentivi utilizzare, perché spesso non si conoscono.

  PRESIDENTE. Non ci sono domande da parte dei colleghi.
  Vi invito, laddove lo riteniate, nel corso del prosieguo dell'indagine conoscitiva, a farci pervenire ogni materiale o ulteriore spunto che riterrete opportuno.
  Vi ringrazio. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Assocostieri.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di Assocostieri.
  Prima di dare la parola alla presidente di Assocostieri, la dottoressa Marika Venturi, e poi al dottor Dario Soria, direttore generale, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente ad ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.
  Mi scuso per il ritardo che abbiamo accumulato nel corso delle audizioni precedenti.
  Do immediatamente la parola alla presidente.

  MARIKA VENTURI, presidente di Assocostieri. Buonasera a tutti. Grazie per la disponibilità di questa audizione. Sono Marika Venturi, presidente di Assocostieri. Accanto a me c'è l'avvocato Dario Soria, direttore generale dell'associazione.
  Due parole velocissime sull'associazione. Assocostieri è un'associazione nata a Roma nel 1983. È un'associazione di riferimento per le aziende che operano nel settore della logistica energetica.
  Assocostieri rappresenta, quindi, da oltre trentacinque anni, i titolari dei depositi costieri, doganali, fiscali di oli minerali, prodotti chimici e GPL, i titolari dei futuri depositi di GNL small scale e i tre terminali di rigassificazione oggi presenti in Italia. Oltre a questo, rappresenta anche i produttori e le aziende attive nel settore del biodiesel e del biometano e le società attive nel bunkeraggio marino. Questo per rappresentare gli interessi della società.
  Nella piantina contenuta nella documentazione scritta trasmessa alla Commissione, trovate posizionati gli impianti presenti in Italia: i depositi, le bioraffinerie, i poli logistici e una rappresentazione dell'Italia. Iniziamo subito con le proposte.
  Parto dal GPL. Il GPL rappresenta un combustibile alternativo ai sensi della direttiva DAFI. Assocostieri riporta il contributo del GPL in termini di diffusione per uso combustibile e autotrazione. In particolare, abbiamo 21.000 posti di lavoro per il settore di combustione e 5.800 posti di lavoro per l'autotrazione. Parliamo di circa 1,6 milioni di tonnellate consumate per il settore combustione e circa 1,7 milioni per l'autotrazione, oltre a 1,8 miliardi di euro di valore aggiunto per il settore combustione e circa 331 milioni di euro per l'autotrazione. Solo in termini di accise al bilancio dello Stato parliamo di 223 milioni di euro per il settore combustione e 451 per il settore autotrazione.
  Per quanto riguarda il GPL riteniamo molto importante che sia considerata la strategicità del ruolo del GPL stesso nel contribuire ad una transazione energetica verso fonti a minor impatto, come già era stato identificato nella DAFI.
  Riteniamo importante che venga favorita la realizzazione dei punti di rifornimento stradali di GPL e che quindi il GPL abbia un ruolo importante nel tema dell'autotrazione, Pag. 22 visto che può anche contare su una logistica già esistente e consolidata che quindi non richiederebbe nuovi investimenti.
  Inoltre, il GPL potrebbe essere molto utile per permettere la riduzione delle emissioni di CO2. Quindi, riteniamo molto importante che al GPL vengano riconosciuti gli stessi finanziamenti previsti per gli altri combustibili alternativi che sono stati prospettati nel Piano, oltre alle eventuali agevolazioni che verranno riconosciute agli altri combustibili alternativi e in ultimo mantenere le agevolazioni delle fasce climatiche per il GPL ad uso combustibile, ossia nelle zone montane. Questi sono i nostri contributi in termini di GPL.
  Andando avanti passiamo al GNL, che è un altro settore importante dell'associazione. Come vi dicevo, abbiamo tre terminali di rigassificazione in Italia. Uno a terra del gruppo Snam, che ha una capacità di rigassificazione di 4 miliardi di standard metri cubi l'anno, e due terminali offshore, invece, uno al largo di Livorno e uno al largo di Rovigo.
  I tre terminali di rigassificazione hanno tutti e tre effettuato degli studi per convertire i terminali per offrire il servizio di small scale, cioè il caricamento su piccole bettoline per utilizzare il GNL anche come combustibile, studi conclusi nel primo caso nel 2017. Nel terminale di Livorno, invece, gli studi si sono conclusi il primo nel 2015 e nel 2018 la progettazione di dettaglio e si sta avviando nelle prossime settimane la richiesta per le autorizzazioni.
  L'ultimo, il terminale di Adriatic, invece, ha effettuato uno studio nel 2015.
  Abbiamo poi le infrastrutture di GNL, cioè i depositi costieri che dovrebbero essere realizzati per permettere l'utilizzo del GNL come combustibile. In questo caso vi sono diversi progetti di cui due hanno iniziato la realizzazione nei mesi scorsi e altri sei in corso di autorizzazione o appena autorizzati. I progetti in Italia per lo sviluppo dei depositi di GNL sono quindi numerosi.
  Assocostieri ha sempre sostenuto il ruolo imprescindibile del GNL come combustibile per la fase di transizione e, in particolare, il suo potenziale è nel settore marittimo e nel trasporto stradale pesante, nonché per la diversificazione e la sicurezza delle fonti di approvvigionamento del gas.
  Vengo alle proposte di Assocostieri per quanto riguarda il GNL. Intanto esprimiamo grande soddisfazione per il ruolo che è stato riconosciuto al GNL all'interno del Piano. Andando nel concreto, per quanto riguarda il trasporto marittimo, sarebbe molto importante consentire lo sviluppo della filiera del GNL con un livello di fiscalità che garantisca la realizzazione e il successivo esercizio delle infrastrutture, con un orizzonte temporale sufficiente a garantire la sua sostenibilità, anche tramite l'emanazione di norme di defiscalizzazione per la costruzione dei depositi e/o distributori di GNL.
  Un altro punto importante è garantire l'esenzione dall'accisa al GNL per uso marittimo, come avviene per tutti gli altri combustibili, e la riduzione delle tariffe portuali per i mezzi alimentati a GNL.
  Sicuramente è molto importante l'introduzione di un'area SECA (SulphurEmission Control Areas). È necessario definire le procedure operative per il bunkeraggio a mezzo del GNL che permettano quindi all'Italia di diventare un hub per il rifornimento nel Mar Mediterraneo e definire gli incentivi per la conversione delle flotte navali che dovranno essere alimentate a GNL e la necessaria realizzazione delle cosiddette «bunkerine», piccole metaniere che sono necessarie per rifornire i depositi costieri o direttamente le flotte navali a GNL.
  Per il trasporto stradale pesante, invece, proponiamo la realizzazione di punti di rifornimento stradali di GNL e di gas naturale compresso, il mantenimento degli incentivi per l'acquisto di mezzi a GNL e gas naturale compresso, il mantenimento della fiscalità agevolata per i mezzi a GNL e gas naturale compresso e le agevolazioni per il trasporto stradale pesante.
  Tutte queste misure riteniamo possano essere molto utili per supportare lo sviluppo di questa nuova logistica. Pag. 23
  Per quanto riguarda, invece, il GNL in termini di rigassificazione, quindi per la sicurezza energetica, è molto importante che il Piano insista sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento anche tramite l'utilizzo dei terminali esistenti, per flessibilità e sicurezza tramite le forniture di GNL via mare.
  Il GNL via mare permetterà di consentire un maggior allineamento dei prezzi del mercato interno ai livelli dei mercati internazionali.
  Invece, per le reti isolate di GNL, ossia le reti di distribuzione in Sardegna, sarà molto importante che il prezzo del gas che i consumatori finali pagheranno in Sardegna sia comparabile a quello che viene pagato nel resto del Paese.
  Di conseguenza, ci dovrebbe essere il riconoscimento di un regime concessorio tariffario e commerciale che consenta di ottenere un livello dei prezzi non discriminatorio e misure di sostegno che possano favorire l'allineamento delle tariffe con quelle dell'Italia già metanizzata.
  Ulteriore settore di interesse di Assocostieri sono i biocarburanti. Per il pieno raggiungimento degli obiettivi si suggeriscono tre misure. Una è l'eleggibilità del biodiesel HVO, riconoscendogli la quota parte vegetale e la premialità del double counting e quindi lo status di biocarburante avanzato. Questa proposta è già stata attuata in altri Paesi, come per esempio in Spagna. Poi c'è l'incremento della soglia dell'1,7 per cento, soglia che potrebbe essere raggiunta non solo con gli oli vegetali esausti, ma anche con i grassi animali, e la previsione di specifici meccanismi incentivanti per favorire lo sviluppo dei biocarburanti avanzati nel settore avio.
  L'ultimo settore seguito dall'associazione è la logistica petrolifera, che comprende tutte le attività organizzate per la gestione dello stoccaggio e il successivo trasferimento dei prodotti petroliferi. Si distingue logistica primaria, costituita da raffinerie e depositi costieri e depositi raccordati a scali ferroviari, mentre rappresentano la distribuzione secondaria i depositi commerciali interni e la rete di distribuzione dei carburanti.
  Per quanto riguarda la logistica petrolifera, nell'ambito di un mercato improntato sulla legalità, la correttezza e il contrasto alle frodi fiscali, riteniamo molto importante l'emanazione di misure necessarie per ripristinare le condizioni per un mercato trasparente e competitivo per gli operatori attenti alle norme di correttezza e di legalità.
  Riteniamo molto importante rivedere la logica e la concreta applicazione delle disposizioni fiscali in tema di IVA, doganali e in tema di accise, che devono ispirarsi a logiche di stringente contrasto all'illegalità, senza creare situazioni di discriminazione e di chiusura del mercato per gli operatori indipendenti.
  In ultimo, si dovrebbe procedere ad un'analisi e verifica della presenza di una logistica indipendente nelle varie aree geografiche, per evitare situazioni di posizioni dominanti con riferimento anche al segmento dei rifornimenti avio.
  Abbiamo una slide generale nella documentazione scritta che conclude l'intervento in cui riportiamo, a nostro avviso, la necessità dell'Italia di dotarsi di una struttura di vertice con compiti di analisi e pianificazione strategica per garantire la competitività e la sicurezza al nostro sistema Paese.
  Dal punto di vista infrastrutturale gli aspetti autorizzativi hanno un ruolo fondamentale per lo sviluppo di tutta la logistica costiera. Nella logica di un'efficace programmazione degli investimenti è molto importante poter contare sull'efficienza dei procedimenti e sulla certezza dei tempi delle procedure autorizzative.
  Riteniamo necessario che venga favorito un quadro autorizzativo e concessorio omogeneo, ispirato a criteri di semplificazione, chiarezza e razionalizzazione delle competenze in linea con la riforma Madia; che venga definito un quadro regolatorio, certo e stabile – qui parliamo di regolazione dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente – e potrebbe essere molto utile l'individuazione di un processo di benchmark dei procedimenti autorizzativi nazionali rispetto a quelli europei al fine di valutare le performance di processo, anche attraverso Pag. 24il ricorso a specifici KPI (Key Performance Indicators). In ultimo, riteniamo sia utile disciplinare in modo omogeneo il quadro prescrittivo e le relative verifiche di ottemperanza alle prescrizioni perché molto spesso vengono imposte prescrizioni diverse a seconda delle zone e dei diversi territori in cui insistono le opere.

  PRESIDENTE. Do la parola all'avvocato Soria.

  DARIO SORIA, direttore generale di Assocostieri. Oltre ad associarmi ai ringraziamenti fatti dal nostro presidente, come avete capito, il messaggio che noi volevamo darvi oggi è un messaggio di due tipi: un messaggio generale e un messaggio di pianificazione.
  Noi pensiamo che nel settore energetico, soprattutto nel mix di fonti che noi rappresentiamo, bisogna fare pianificazione. Fare pianificazione vuol dire che, come succede in altri Paesi, Cina o anche Emirati Arabi, ci sia un'ottica di lungo periodo. Il primo messaggio che vorremmo dare a livello generale è che anche da noi ci sia una funzione incardinata nella Presidenza del Consiglio, in un ministero specifico, in un'altra funzione, che possa ragionare sugli scenari, fare un'analisi di dove andremo e immaginare quali sono le azioni che vanno fatte.
  Siamo contenti dell'approccio che attualmente c'è nel Piano di energia e clima perché pensiamo che sia un approccio che comunque ragioni in un'ottica di mix.
  Noi rappresentiamo come logistica energetica quattro settori specifici. La logistica energetica, prima il presidente l'ha detto, è un po’ l'anello di congiunzione tra i prodotti che arrivano, e da noi sono quasi tutti dall'estero, perché l'80 per cento e più dei nostri fabbisogni, voi lo sapete, viene dall'estero e in gran parte via nave. Quindi, noi, stando sulle coste, da qui Assocostieri, siamo anello di congiunzione importante.
  Su questo riteniamo che il settore del GPL, che oggi esiste, è capillare e ha, a livello europeo, gli stessi benefici ambientali degli altri combustibili alternativi, sia stato un pochino sottostimato. Quindi, abbiamo richiesto che anche per il GPL ci siano tutte quelle agevolazioni nelle flotte, nella mobilità, nel trasporto pubblico locale che ci sono, invece, per gli altri combustibili alternativi.
  Sui GNL siamo molto contenti e vorremmo contribuire allo sviluppo della logistica costiera del GNL anche in forma liquida, cioè per il rifornimento delle navi e per il rifornimento dei camion a GNL. Queste due fonti nel periodo di transizione sono essenziali.
  La cosa che immaginiamo sia una proposizione di buonsenso, ma che magari nell'attività viene spesso trascurata, è quella di darci condizioni che almeno non siano peggiorative dei nostri concorrenti europei. Da qui l'idea – sono tutti concetti di buonsenso – di avere un benchmark strutturato. Qualche informazione l'abbiamo e ve la possiamo volentieri mettere a disposizione. Vorremmo immaginare che rispetto ai nostri colleghi spagnoli, francesi o di altri Paesi, le norme– autorizzative, concessorie, regolatorie non siano non diciamo migliori, ma almeno non siano peggiori di quelle dei nostri vicini di casa.
  Sul settore dei biocarburanti, come abbiamo detto, il messaggio chiave è quello comunque di darci anche qui una parità di condizioni. In Spagna, per esempio, la miscelazione da combustibili vegetali e fossili può essere fatta in raffineria. Da noi può essere fatta a valle. Non cambia nulla perché comunque la premialità, come è giusto che sia, è solo sulla parte vegetale di questo combustibile misto, però chiediamo di poter avere anche da noi il riconoscimento di quello che fanno i nostri vicini di casa.
  Sulla parte della logistica tradizionale petrolifera abbiamo visto che nel Piano clima ed energia si dice che nella fase di transizione anche la parte petrolifera tradizionale (gasolio, benzina e altri carburanti) avrà una penetrazione al 2030 del 31 per cento. Noi che rappresentiamo gli operatori indipendenti, quelli che nella prima strategia energetica nazionale erano ritenuti strategici perché garantiamo la capillarità, evitiamo il formarsi di monopoli e apriamo il mercato che altrimenti sarebbe in mano a pochissimi operatori e alle grandi Pag. 25compagnie petrolifere o alle raffinazioni – penso di non dire nulla di sconveniente nel dire questo –, in questo senso, a volte, con le misure della legalità vengono attuate delle proposte che ovviamente vengono segnalate da qualche soggetto che ha giustamente un interesse affinché ciò avvenga, che di fatto tendono a chiudere il mercato verso i grandi operatori petroliferi.
  Noi chiediamo che per la fase di transizione, fin quando rimarranno i fossi, anche la logistica indipendente, cioè quella che non ha il padrone delle raffinerie, possa esistere. Affinché questo avvenga chiediamo che il mercato sia assolutamente privo di quelle sacche di legalità che oggi ci uccidono e che rappresentano, secondo stime, il 15 o il 20 per cento del mercato, ed è tanto, e che allo stesso tempo non si utilizzi questo escamotage della legalità per dare, invece, attuo a misure che non eliminano l'illegalità, ma eliminano gli indipendenti dal mercato.
  Questo è in estrema sintesi, presidente – siamo stati spero brevi e mi auguro puntuali – quello che come Assocostieri, quindi come associazione che rappresenta un mix di fonti energetiche della logistica energetica, noi chiediamo.
  Rispetto alle curiosità, alle domande o ai chiarimenti vi possiamo fornire anche altre informazioni quantitative. Ci siamo limitati a un flash sia per il tempo e sia perché spero che con tutte le audizioni che dovete svolgere vi possa rimanere magari qualcosa in maniera mirata.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARCO RIZZONE. Relativamente alla diversificazione energetica, sicuramente quello che proponete è interessante.
  Venendo da Genova ho alcuni punti per quanto riguarda il trasporto navale. Si sta andando verso l'utilizzo di carburanti come il GNL, ma si pone poi il problema dello stoccaggio nelle aree cittadine, perché, per esempio, il porto di Genova non può avere dei serbatoi perché se si rompe il sistema criogenico del GNL costituiscono una bomba all'interno della città, così come nei porti di Napoli, di Trieste eccetera.
  Vorrei capire che soluzioni avete in mente, perché esiste la piattaforma offshore di Livorno, che sicuramente può essere un punto di rifornimento delle navi, ma in merito alla distribuzione a livello di penisola italiana ci sono altre realtà che possono essere sicure da questo punto di vista.
  Ovviamente, tutti gli impianti verranno fatti a norma di legge. Il problema si pone poi quando qualcosa va male e si verifica la tragedia. Prima di andare ad uno switch verso il GNL da parte delle navi, soprattutto quelle da trasporto merci e navi da crociera, sarebbe da capire quale piano strategico voi suggerite per quanto riguarda la logistica delle piattaforme di rifornimento.

  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  MARIKA VENTURI, presidente di Assocostieri. Intanto bisognerebbe definire meglio la rischiosità del GNL, nel senso che comunque in tutti gli altri Paesi i terminali di rigassificazione sono in porto alle città. Possiamo fare l'esempio di Barcellona e di tanti altri Paesi in Europa. Ad oggi non si è registrato nessun incidente. Questo è un dato di fatto.
  L'altro punto importante è che probabilmente il porto di Genova non ha uno spazio sufficiente per un deposito – io questo non lo so –, perché comunque uno spazio è necessario per un deposito, ed è un deposito che richiede sicuramente non maggiori limitazioni di altri depositi come quelli di GPL piuttosto che altri.
  Questo è un dato di fatto. Probabilmente il porto di Genova ha già un'intensità di attività. Non conosco la situazione. Per esempio, a Livorno c'è un deposito in autorizzazione all'interno del porto di Livorno di GNL della capacità, mi sembra, di 9.000 metri cubi.
  Per quanto riguarda il terminale di Livorno e il terminale di Adriatic LNG, gli stessi sono stati realizzati in mare per semplicità comunque nel procedimento autorizzativo, Pag. 26 perché un impianto in mare ha sicuramente una maggiore facilità di accettazione lontano dalla costa. Tuttavia, è anche vero che i depositi piccoli, di 9.000 o 10.000 metri cubi, non richiedono grandissimi spazi e non prevedono dei rischi superiori rispetto a quelli, mi permetta di dire, per i quali stiamo già correndo con gli impianti che abbiamo oggi presenti in tutti i porti.
  Si può aggiungere che il GNL ha la possibilità di essere, di contro, approvvigionato in diversi Paesi del mondo e questo ci rende indipendenti dai limiti dei gasdotti che stabiliscono un contratto di lungo periodo. Essendo noi un Paese che si approvvigiona, rimaniamo sempre ostaggio – credo che possiamo usare questa parola – del Paese che ci rifornisce, come avviene per esempio per la Russia.
  La facilità del GNL di poter essere prelevato in qualsiasi Paese del mondo e portato in Italia ha questa flessibilità ed è per questo anche che viene visto in un'ottica molto positiva per il livellamento dei prezzi.
  Dal punto di vista della sicurezza, probabilmente ci dovrebbe essere maggiore attenzione nel trasferire le informazioni dal punto di vista tecnico. Lavoro per il terminale di Livorno da tanti anni e conosco bene le questioni. Probabilmente, a livello di sicurezza si sono date delle indicazioni un po’ allarmistiche.
  I depositi autorizzati sono uno ad Oristano, un altro a Ravenna, un altro ancora ad Oristano, c'è quello di Livorno, c'è n'è un altro mi sembra anche a Cagliari. Sono comunque in zone abitate.

  DARIO SORIA, direttore generale di Assocostieri. Se posso, farei una chiosa molto breve, presidente, perché la domanda è molto interessante e molto pertinente. Al di là della questione del sistema Paese, quindi sicurezza degli approvvigionamenti e diversificazione delle fonti, quindi utilità probabilmente di avere questo tipo di fonte nel mix, sulla questione sicurezza l'argomento è ben posto, perché è il primo pensiero che viene a tutti. Uno associa alla parola gas qualcosa che possa esplodere.
  Tenga presente che su questo noi siamo stati convocati dalla regione Liguria proprio per il caso di Genova e saremo al tavolo a discutere, ma già a livello nazionale con i vigili del fuoco, con le dogane, con le capitanerie abbiamo avviato un discorso che si basa su due assi portanti. In primo luogo, l'intrinseca pericolosità del prodotto. Il GNL - come stanno verificando i Vigili del fuoco, anche perché le esperienze citate a livello internazionale in alcuni casi sono pluridecennali - è un prodotto che non esplode e non brucia, semmai finisce nell'aria perché è a meno 162 gradi e quando viene rilasciato dal serbatoio semplicemente evapora. Ci potrebbe essere un problema, in grosse quantità, semmai di inquinamento atmosferico, se dovessero accadere incidenti del genere. Le pericolosità – adesso non ricordo i numeri che ci hanno dato i Vigili del fuoco – sono circa uno su un milione.
  Comunque, il piccolo stoccaggio dei depositi (sono depositi da 9.000-10.000 metri cubi; parliamo di depositi piccoli) fa sì che, a livello di gestione del deposito, necessiti di una formazione specifica. Fatta salva questa necessità, che dobbiamo assicurare, perché chiaramente va comunque garantita la formazione a chi poi deve averci a che fare, sono impianti non più difficili e non più pericolosi, anzi direi molto meno pericolosi della logistica tradizionale o – me lo faccia dire – di una raffineria.
  In questo senso, capiamo la preoccupazione. Riteniamo che questa possa essere una soluzione che, in ogni caso, ci darà anche la possibilità di non avere questa dipendenza dall'estero delle forniture. Si tratta di problemi che potremmo avere laddove dovessero verificarsi a bordo nave invece che sulla costa.
  Per quanto riguarda il caso di Genova, lì c'è un problema specifico di spazi, a parte di volontà. Il porto di Genova è abbastanza congestionato, tant'è vero che si sta ragionando anche sull'ipotesi offshore. Quello, però, è un altro capitolo.

  PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti di Assocostieri e dichiaro conclusa l'audizione.

Pag. 27

Audizione di rappresentanti di A2A S.p.a.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di A2A S.p.a., che ringrazio.
  Saluto il dottor Camerano, amministratore delegato, la dottoressa Benigni, responsabile di affari regolatori e mercato, e il dottor Meduri, che si occupa delle relazioni istituzionali.
  Ricordo che l'audizione è finalizzata ad ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.
  Do la parola al dottor Camerano.

  LUCA VALERIO CAMERANO, amministratore delegato di A2A S.p.a.. Partiamo dalla prima slide del documento che abbiamo trasmesso alla Commissione. In effetti, abbiamo appena celebrato come A2A centodieci anni: abbiamo dieci anni, ma guardiamo da più di cento. È una società che nasce dalla fusione fra le Municipalità di Milano e di Brescia.
  Passiamo alla pagina successiva. A2A è la più grande multiutility italiana in rapporto con le altre grandi multiutility. Un elemento di differenza sostanziale sta nel fatto che abbiamo circa il 50 per cento del capitale sul mercato. L'azienda è quotata. Abbiamo due grandi azionisti, che sono storicamente il comune di Milano e di Brescia, che detengono oggi il 50 per cento più un'azione ciascuno. Questo è l'ordine di grandezza degli investimenti. È molto rilevante.
  Nella pagina successiva vi è un aspetto abbastanza saliente. Noi abbiamo, come multiutility, una elevata complessità. Poche settimane fa Goldman Sachs ha pubblicato un documento dal quale si evince che A2A è la società più complessa dopo Veolia ed Enel in questo settore.
  Oggi siamo in questa sede soprattutto per testimoniare tre delle nostre divisioni, anzi tutte e quattro, per la verità. Sulla generazione elettrica siamo il secondo operatore in Italia. Il mercato è prevalentemente nel settore dell'energia. Abbiamo diverse reti. Le reti elettriche, le reti gas e il teleriscaldamento sono reti fondamentali, a nostro modo di vedere, per la strategia energetica. Vi è poi l'ambiente, che entra in modo tangente nelle vostre riflessioni, ma è certamente un punto sul quale vorremmo sottolineare l'importanza del nostro ruolo.
  A pagina cinque del documento vedete i principali punti di riferimento, punti di descrizione delle nostre attività. È importante sottolineare che siamo il secondo player nazionale nel settore dell'energia. Oggi, quindi, dibattete di un tema nel quale, in effetti, A2A ha un ruolo storico importantissimo. Tra l'altro, all'interno del mix di generazione abbiamo 2.000 megawatt di produzione rinnovabile, quasi integralmente da idroelettrico.
  Ci sono, poi, altri temi che riguardano la nostra presenza nel mercato dei clienti. Abbiamo circa 1,1 milioni di clienti nel mercato elettrico e 1,3 milioni di clienti nel mercato del gas, quindi un leader presente anche nel mercato dell'energia direttamente sul cliente finale.
  Reti e ambiente. Non tutti sanno che A2A è leader italiano nel settore dell'ambiente in tutta la filiera, dalla raccolta al trattamento, al recupero energetico di materia.
  Non mi dilungo sulla pagina sei. Leggo solo i titoli. Il framework strategico della nostra strategia. Abbiamo individuato tre ambiti importanti di focalizzazione del gruppo: la transizione energetica (abbiamo già annunciato la piena decarbonizzazione nei prossimi anni); il tema dell'economia circolare, dove abbiamo scritto e iscritto all'interno della strategia dell'azienda, tra i punti fondamentali, il superamento delle discariche, l'accelerazione della differenziata e il recupero di materia; infine, un terzo punto su cui siamo leader di mercato in Italia riguarda il tema delle soluzioni smart, in particolare per le città. Il tema delle città intelligenti. Questi tre elementi, queste tre cornici industriali ospitano investimenti Pag. 28 per quasi 3 miliardi di euro nei prossimi cinque anni.
  Per quanto riguarda pagina sette, solo un richiamo per dire che siamo un produttore importante anche nel settore delle rinnovabili. Qui trovate i dati salienti sulle rinnovabili. Nello stesso momento, siamo un produttore importante che ricava energia sia dalla biomassa che dal sistema ambientale in Italia.
  Passiamo a pagina otto. Solo uno spunto per quanto riguarda la nostra presenza e il nostro impegno nel bilancio di sostenibilità al bilancio integrato. Abbiamo iscritto la nostra strategia energetica e la strategia sulle reti e sull'ambiente dentro i più ampi confini della sostenibilità, che è diventata parte integrante anche del bilancio di A2A. Quindi, è un punto di riferimento importantissimo per lo sviluppo della nostra strategia.
  Passando a pagina dieci, entrerei nel tema più importante della nostra discussione. Qui vengono richiamati gli obiettivi e i target di consumo energetico per il Paese. Da oggi l'Italia - come sapete - ha il 17 per cento degli obiettivi previsti nel 2020 del Green Package. L'Italia, quindi, ha già compiuto un grande sforzo per la penetrazione delle rinnovabili. Ovviamente, questo ha comportato politiche sulle quali vanno richiamati alcuni impatti sui costi sostenuti o ancora da sostenere per lo sviluppo di questa iniziativa.
  Noi sottolineiamo un punto che contraddistingue la nostra natura, che è quello del collegamento e raccordo con il pacchetto dell'economia circolare, che pure ha ricadute non secondarie per quanto riguarda il mercato energetico, in particolare sugli aspetti emissivi. Sottolineo – e lo richiamerò tra poco – il tema dell’end of waste nel sistema ambientale, un tema ancora aperto e che, secondo noi, deve richiamare la vostra attenzione.
  Un ultimo punto su cui richiamo l'attenzione delle vostre riflessioni riguarda la focalizzazione che deve esserci sugli impianti già esistenti nel nostro Paese. Molto è stato speso in termini di intelligenza tecnica e di investimenti. Esiste, quindi, un grandissimo patrimonio, soprattutto idroelettrico, base gas e biomassa, fondamentale per il sistema energetico. Quando penserete allo sviluppo dovrete tenere conto, dal nostro punto di vista, del tema degli asset già esistenti.
  A pagina undici è riportata una rappresentazione grafica degli obiettivi e dei target di settore. Al termine del percorso degli obiettivi 2030, vi sarà comunque una quantità di energia ancora prodotta da fonti diverse da quella rinnovabile. Potete osservare nel grafico che al 2030 ci sarà il 33 per cento di energie rinnovabili termiche che saranno offerte al settore termico. Il gap è ancora abbastanza rilevante nel settore termico. In questo settore, ovviamente, c'è ancora molto spazio. Ancora una volta voglio sottolineare l'importanza dei cicli combinati, il patrimonio degli investimenti effettuati su cicli combinati per il tema della trasformazione del sistema elettrico italiano.
  Avviandomi alla conclusione della slide, voglio sottolineare, in un modo che contraddistingue la nostra attività, che gli operatori presenti, soprattutto quelli territoriali, possono dare un contributo molto rilevante in tema di sostenibilità per lo sviluppo degli obiettivi previsti nel piano.
  Questa è solo una presentazione. Adesso entriamo nei quattro temi di approfondimento. Un tema riguarda il sistema elettrico, quindi la decarbonizzazione del sistema elettrico. Poi parleremo del tema delle aree urbane e dell'efficienza energetica, per poi commentare il processo di avviamento e di completamento del mercato interno. Infine, tratteremo un tema che a noi sta molto a cuore, ossia il tema dei trasporti e dell'economia circolare, come sfruttare le risorse, in particolare quelle di scarto, per la mobilità sostenibile.
  Primo punto: sistema elettrico decarbonizzato. La slide va letta con riferimento ai princìpi di carattere generale che sono contenuti nel documento che oggi siamo chiamati a commentare con voi. Vi è, poi, qualche spunto che riguarda punti specifici di A2A. Primo: il tema del sostegno all'energia rinnovabile con schermi sostenibili e non distorsivi. Vogliamo sottolineare che per tutte le fonti è inclusa la biomassa, Pag. 29tema che ho richiamato prima per vie sommarie. Un secondo tema riguarda la determinazione delle regole per le concessioni idroelettriche. Le concessioni idroelettriche sono un patrimonio fondamentale dei concessionari e delle regioni, ovviamente, che partecipano a queste attività. Una preoccupazione che abbiamo e che, tra l'altro, in questi giorni è particolarmente calda riguarda la costruzione di un meccanismo che prepari alle gare, che istruisca alle gare, ma che non penalizzi rispetto agli altri Paesi europei. Ci troviamo in una condizione nella quale c'è il rischio che vengano celebrate queste gare, che queste gare avvengano in un sistema non perfettamente simmetrico rispetto agli altri Paesi europei.
  L'ultimo punto riguarda la generazione a gas. Questo aspetto, che viene richiamato un po’ in tutti i documenti, sarà ancora un elemento chiave, importante per la sicurezza, la continuità e l'adeguatezza del sistema elettrico. Noi suggeriamo fortemente a voi e a coloro che sono coinvolti in questa riflessione l'urgenza dell'avvio di un mercato, di capacity market, un mercato che protegga la capacità elettrica di backup di questo sistema. È una discussione che, dopo l'approvazione del febbraio 2018, è divenuta urgente. È trascorso un anno. Tra l'altro, la discussione sul mercato della capacità è in corso dal 2011, se non ricordo male. Stiamo parlando di una discussione che ormai dura da sette-otto anni. Dal nostro punto di vista, queste decisioni, queste misure sono assolutamente improrogabili. Ci auguriamo che in un brevissimo giro di tempo vengano fatte, nell'interesse di tutto il sistema elettrico e nell'interesse dell'equilibrio, del bilanciamento e della sicurezza del sistema elettrico.
  La pagina sedici del documento riguarda le aree urbane e il tema dell'efficienza energetica. A2A è leader del sistema dell'efficienza energetica. Copre circa il 5 per cento degli obblighi e del meccanismo dei titoli di efficienza energetica. Siamo, tra l'altro, uno dei principali soggetti obbligati, allo stesso momento, per la partecipazione che abbiamo nelle reti di distribuzione.
  Il nostro invito è quello di creare meccanismi che consentano la realizzazione di progetti di efficienza e che mettano allo stesso momento in sicurezza i distributori che sono obbligati. Quindi, c'è necessità di progetti.
  Un tema che vogliamo sottolineare riguarda le città e gli obiettivi ambientali della qualità dell'aria. In questo caso, sono possibili politiche perseguibili in termini di sinergie fra territorio e cittadini. C'è un tema che sottolineiamo spesso, che in principio è stato considerato virtuoso nei documenti, inclusi i documenti europei. Si tratta del tema del teleriscaldamento. È un sistema efficiente di teleriscaldamento e, in futuro, di teleraffreddamento delle grandi città a impatto zero da un punto di vista ambientale. Oggi si trova in una condizione potenziale di rallentamento proprio perché non esistono strumenti che consentano lo sviluppo delle reti nelle grandi città, in particolare del nord. Il nostro auspicio è che si possa dar seguito con urgenza al decreto che consente la capacità di estensione delle reti di teleriscaldamento.
  Passiamo alla slide di pagina 17 del documento. Qualche commento sul tema del completamento del mercato interno. Il 1° luglio 2020 è prevista la rimozione dei regimi di tutela del mercato. Siamo favorevoli a questo percorso. Sono stati individuati e introdotti da ARERA (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) gli strumenti che consentirebbero l'apertura del mercato in condizioni relativamente protette, quindi controllate. Ci auguriamo che questo avvenga con vincoli sempre più stringenti per gli operatori in termini di qualità, di solidità. Quindi, è urgente l'istituzione di questo elenco venditori.
  Per quanto concerne un altro punto chiave per il completamento del mercato elettrico in termini di unbundling e di debranding, il terzo punto dei princìpi, riteniamo che la regolazione puntuale, di dettaglio, che è stata realizzata da ARERA abbia raggiunto uno stadio di pieno e completo avanzamento, da questo punto di vista. Riteniamo, quindi, che si possa operare in queste condizioni. Tra l'altro, A2A è stata tra i primissimi ad aver adottato la Pag. 30regolazione sul brand unbundling. Ha costituito una rete di Spa nell'aprile del 2016. Abbiamo dato pieno adempimento alle norme sulla separazione dei canali informativi, gli spazi fisici e il personale, per la distinzione e il trattamento dei clienti tutelati e dei clienti liberi.
  Passo all'ultimo punto, il punto che incrocia trasporti, economia circolare e smart city. È un punto che contiene elementi piuttosto originali, dal nostro punto di vista, trattandosi di una società, di un gruppo che ha forte radicamento nelle grandi città e che ha più prodotti e servizi che riguardano le grandi città. Qui richiamiamo l'attenzione sul tema della produzione di biometano da frazioni di rifiuti urbani trattati, quindi le politiche a sostegno del biometano. Questo aspetto è urgente, così come sono urgenti, da un punto di vista – lo citavo prima – autorizzativo, i temi che riguardano l’end of waste.
  Noi viviamo in un settore costantemente caratterizzato – questo è positivo – dalla crescita della raccolta differenziata. Sarà molto difficile riuscire a chiudere la raccolta differenziata in una economia circolare piena e soddisfacente se non si fa piena chiarezza sull’end of waste, quindi sulla circolazione della materia dopo essere stata trattata. Anche in questo caso, c'era un emendamento, che poi ci è sembrato scomparire, nel decreto sulla semplificazione. In caso negativo, sarà molto difficile che vengano fatti in Italia gli impianti.
  A me capita, ormai da due-tre anni, di dire sempre la stessa cosa, ovvero che l'Italia ha un deficit infrastrutturale conclamato di impianti. Se questo deficit conclamato infrastrutturale di impianti è accompagnato dalla crescita della differenziata non c'è dubbio che le potenziali crisi del mercato ambientale in Italia diventeranno sempre più all'ordine del giorno. Crescerà la materia differenziata, ma non ci saranno impianti a sufficienza.
  Vi è, poi, il tema del trattamento e dello sviluppo delle infrastrutture di ricarica per autovetture elettriche. Noi siamo stati tra i primi in Italia a sviluppare le infrastrutture nelle città. Siamo stati tra i primi a installare le infrastrutture di ricarica veloce. Quadruplicheremo nella regione in cui siamo più presenti, la Lombardia, le infrastrutture nell'arco del prossimo piano industriale, quindi entro il 2021.
  Il terzo tema – citavo prima qualche elemento sull'economia circolare – riguarda il disegno di politiche di sostegno efficaci per chiudere il ciclo di materia. Infine, vi è il tema dell'evoluzione delle reti smart nelle città. Come sapete, parliamo di un trend internazionale molto forte. Dovranno confrontarsi con temi sempre più stringenti di gestione della materia, di qualità dell'aria, dell'acqua, del suolo. Per questo motivo è fondamentale che le utility presenti sul territorio continuino ad investire in modo forte sulle soluzioni smart per le città. Ovviamente, sarà difficile che il pianeta nel complesso sia intelligente se le città più grandi, che ospiteranno il 60-70 per cento della popolazione mondiale, non saranno sufficientemente intelligenti. In tal senso, stiamo portando avanti le nostre iniziative con una società dedicata a questo tema, ossia «A2A Smart City». Siamo convinti di continuare a giocare un ruolo importante in futuro in tal senso.
  Mi avvio alla conclusione. A2A vuole fornire il proprio contributo per la transizione energetica, non solo come generatore, ma come multiutility capace di presidiare anelli della catena del valore dell'ambiente, dell'energia e delle reti molto importanti.
  Le società come A2A sono al centro del rapporto con il cittadino localmente. È un legame fortissimo. Vi do un dato, che pochi conoscono, che riguarda A2A e molti altri. Parliamo di utility. Circa 16 miliardi di euro sono stati una risorsa che la multiutility ha generato nel corso degli ultimi dieci anni tramite tasse, investimenti, dividendi, assunzioni e iniziative locali. Spesso si dimentica che utility che hanno un ruolo centrale, fondamentale nella vita della città hanno un ruolo importante anche nello sviluppo del sistema economico sottostante. Spesso nella pianificazione del dibattito politico sfuggono questi dati. Il nostro obiettivo è rilanciare questi risultati concreti che sono stati ottenuti e che sono stati distribuiti nei bilanci territoriali. Pag. 31
  Un altro punto riguarda il nostro ruolo sull'autoproduzione e sulla generazione distribuita. Faremo la nostra parte sul tema della generazione distribuita. Si tratta di offrire occasioni di democratizzazione del sistema elettrico. Allo stesso momento – lo ricordavo nella mia presentazione – è molto importante ricordare che anche gli impianti esistenti e gli investimenti effettuati sul sistema elettrico attualmente vanno compresi, difesi e sostenuti perché contribuiscono in modo significativo all'equilibrio e alla sicurezza del sistema elettrico.
  Auspichiamo – quartultimo punto degli obiettivi chiari e condivisi – che vengano effettuati con strumenti di policy. Questo è un punto che sicuramente moltissimi altri operatori hanno segnalato. Questo consentirà a tutti gli operatori di scrivere le proprie strategie industriali all'interno di un quadro più chiaro, più semplice ed efficace, minimizzando, auspicabilmente, gli ostacoli amministrativi e autorizzativi sul territorio.
  Infine, la strategia industriale del Paese è un'occasione, per soggetti come A2A, per scrivere la propria strategia all'interno della più ampia strategia energetica del Paese e dare il proprio contributo per raggiungere l'obiettivo di un Paese più efficiente e sostenibile.
  Termino rivolgendo un invito a tutti voi, contenuto nell'invito che ci avete fatto. Noi abbiamo moltissimi impianti interessanti dal punto di vista dell'approfondimento da parte vostra. Mi viene in mente, ad esempio, l'invaso più importante, più grande che c'è, nelle Alpi, della generazione di energia idroelettrica. Adesso ci sono tre metri di neve, quindi meglio andarci in un momento un po’ più facile. Oppure mi vengono in mente esempi di integrazione fra ciclo ambientale, reti ed energia, teleriscaldamento e teleraffreddamento, circuito della differenziata urbana, sistemi di generazione elettrica alternativi, come il solare termico. Ci sono esempi interessantissimi di integrazione tra filiera ambientale, filiera elettrica e filiera delle infrastrutture. Il nostro auspicio è che voi possiate cogliere quest'occasione. Ne approfitto per rivolgervi un invito aperto. Vi è disponibilità da parte del gruppo ad ospitare le vostre visite, se lo ritenete necessario, all'interno del vostro cammino di approfondimento.

  PRESIDENTE. Ringrazio A2A per l'invito. Informo i colleghi che tante altre realtà ci stanno invitando. Io ho voluto posticipare le risposte agli inviti, aprendo l'indagine conoscitiva, proprio per mettere in collegamento la visita in vari siti sicuramente utile anche all'analisi di approfondimento che stiamo facendo durante l'indagine conoscitiva. Ovviamente, negli uffici di presidenza che avremo successivamente, come Commissione, calendarizzeremo anche questi sopralluoghi nelle realtà che vorrete farci vedere e che la Commissione riterrà interessanti e funzionali per l'indagine stessa.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUCA SUT. Visto che ha fatto alcuni esempi di centrali o di vostri impianti, vado al caso specifico riguardante anche la mia regione, ossia l'impianto di Monfalcone. Nell'ottica della decarbonizzazione, penso sia una di quelle centrali che interesseranno questa transizione. So già che è allo studio un progetto. Vorrei capire nel breve termine cosa prevedete per quella centrale.

  LUCA VALERIO CAMERANO, amministratore delegato di A2A S.p.a.. Faccio una premessa metodologica. La centrale ormai è parte di una decisione, che abbiamo acquisito e reso pubblica, di decarbonizzazione piena nel 2025. È una centrale che è stata oggetto, nell'arco degli ultimi anni, di forti investimenti di ambientalizzazione.
  Tuttavia, il gruppo ha deciso la piena decarbonizzazione. Ci è stato rivolto l'invito, da parte della regione e del comune di Monfalcone, di valutare una possibile accelerazione del processo di chiusura. Noi abbiamo risposto affermativamente, sottolineando la necessità di co-definire – un ulteriore elemento di disponibilità da parte dell'azienda – il progetto di riconversione industriale del sito, questo perché, ovviamente, il gruppo mantiene la sua vocazione Pag. 32industriale. Pertanto, dà la massima disponibilità a valutare la riconversione della centrale, dà la disponibilità ad anticipare questa riconversione e vuole condividere il destino industriale di questo sito, essendo un sito di proprietà del gruppo. Quindi, non abbiamo limiti da questo punto di vista.
  Mi auguro che sia un destino coerente, ad esempio, con la politica energetica ambientale che voi vi accingete a varare, ma più in generale con il pacchetto clima-energia dell'Europa. Sappiamo che l'Italia è un Paese che ha traguardi chiari nel settore delle rinnovabili e anche intrinseche fragilità sotto il profilo del mercato energetico, soprattutto in alcuni nodi elettrici. Ci auguriamo che il progetto concordato con le parti si scriva razionalmente all'interno degli obiettivi industriali del nostro gruppo. Non vedo motivi per cui non possa essere fatto. Noi siamo intenzionati a effettuare iniziative sia nel settore dell'energia rinnovabile convenzionabile sia nel settore ambientale ed eventualmente a valutare iniziative che siano potenzialmente più funzionali con gli stakeholder locali.
  Ci siederemo con tutti gli stakeholder. C'è la massima disponibilità ad allargare il tavolo di discussione. Nelle prossime settimane questo sarà proprio l'oggetto di approfondimento con regione, comune e anche ministero. Il ministero si è voluto, dal nostro punto di vista, auspicabilmente, rendere disponibile a coordinare questo tavolo di lavoro. Il sottosegretario sarà coinvolto in questo progetto.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione e i lavori della seduta odierna.

  La seduta termina alle 17.45.