XVIII Legislatura

IX Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Mercoledì 26 giugno 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Morelli Alessandro , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE NUOVE TECNOLOGIE DELLE TELECOMUNICAZIONI, CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLA TRANSIZIONE VERSO IL 5G ED ALLA GESTIONE DEI BIG DATA

Audizione di rappresentanti di
Confindustria Radio Televisioni.

Morelli Alessandro , Presidente ... 3 
Siddi Francesco Angelo , presidente di Confindustria Radio Televisioni ... 3 
Morelli Alessandro , Presidente ... 7 
Rosso Roberto (FI)  ... 7 
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 8 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 8 
Morelli Alessandro , Presidente ... 8 
Siddi Francesco Angelo , presidente di Confindustria Radio Televisioni ... 8 
Morelli Alessandro , Presidente ... 11 
Siddi Francesco Angelo , presidente di Confindustria Radio Televisioni ... 11 
Morelli Alessandro , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO MORELLI

  La seduta comincia alle 9.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di
Confindustria Radio Televisioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle nuove tecnologie delle telecomunicazioni, con particolare riguardo alla transizione verso il 5G e alla gestione dei big data, l'audizione di rappresentanti di Confindustria radio televisioni.
  Ringrazio il presidente di Confindustria radio televisioni, Francesco Angelo Siddi, per aver accettato l'invito della Commissione e cedo a lui la parola per lo svolgimento della sua relazione introduttiva.

  FRANCESCO ANGELO SIDDI, presidente di Confindustria Radio Televisioni. Buongiorno, presidente e onorevoli deputati. Siamo noi che vi ringraziamo per questo incontro, perché partecipare a questa indagine in questa fase ha per noi un significato rilevante, essendo il mondo delle televisioni particolarmente interessato al tema, dovendo lasciare, come loro sanno, ben sei frequenze per il 5G.
  Dico subito che il sistema radiotelevisivo italiano evidentemente è parte in qualche modo motrice del processo verso il 5G, ma allo stesso tempo è una parte che ha necessità di vedere questo processo andare avanti avendo ben chiara la consapevolezza che 5G e televisione hanno degli intrecci importanti e che il sistema della televisione digitale ha bisogno anche di cure e manutenzioni che vedremo nell'esposizione che noi fra poco vi illustreremo.
  Aggiungo, per chi non lo avesse ben chiaro, che la nostra organizzazione rappresenta la maggioranza del sistema radiotelevisivo italiano. Praticamente tutte le televisioni nazionali, con esclusione del satellitare Sky, fanno parte della nostra associazione, insieme alle televisioni locali di maggiore rilievo presenti nel territorio, attraverso la nostra associazione delle radio tv locali, nonché ad alcuni operatori dell'ambito del trasporto del segnale, come Persidera e Prima, che fanno parte anch'essi della nostra associazione. La nostra collaborazione è totale con gli associati più rilevanti del sistema radiotelevisivo italiano, ma anche nell'interlocuzione con le istituzioni e questa di oggi ne è una prova.
  Per procedere in maniera schematica e precisa cosa dire dell'illustrazione del documento che vi leggeremo? Il nostro settore ha bisogno di attenzione, ha bisogno di cura, nel momento di questa transizione che si realizza e che per quanto ci riguarda ci vedrà da qui al 2022, con tutti gli italiani, coinvolti in un processo non indifferente perché nessuno perda la visione della televisione in Italia. In teoria la visione sarà molto più ampia, ma in realtà dobbiamo stare attenti che nelle case non manchi il segnale, perché dovremmo andare su processi di tecnologie differenti e codificazioni differenti. Comprimendosi lo spazio di trasmissione disponibile, dovremmo fare in modo che nessun cittadino resti indietro. Pag. 4
  Il 5G coinvolge direttamente il settore, come vi ho detto, soprattutto per questi motivi. Il primo è legato al rilascio della banda 700, attualmente densamente utilizzata per i servizi televisivi della piattaforma terrestre e già messa all'asta in Italia come banda pioniera per lo sviluppo dei servizi 5G, con un esborso superiore ai 2 miliardi di euro e di 6,5 miliardi complessivi comprendendo anche le bande 3,7 e 27 Ghz.
  Il secondo non meno rilevante è il ruolo che il sistema audiovisivo avrà per il backup dei sistemi ultra broadband e 5G. Oggi l'Italia è nelle ultime posizioni come sottoscrizioni di servizi di questo genere secondo l'indice DESI (digital economy and society index).
  I quattro settori verticali di sviluppo per il 5G prospettati dalla Commissione dell'Unione Europea (automobilistico, sanitario, trasporti e utilities) difficilmente potranno garantire un ritorno dell'investimento maggiore rispetto a quello proveniente dai contenuti audiovisivi nel breve e medio periodo. Questo dei contenuti è un elemento su cui torneremo.
  Noi riteniamo, come Confindustria radio televisioni, che uno dei volani principali per incentivare la domanda dei servizi ultra broadband verso la 5G sia rappresentato proprio dalla trasformazione della piattaforma televisiva broadcasting on-demand verso la TV 4.0 con dimensioni, risoluzioni e user experience di altissimo livello, in interazione con il servizio di TV enhanced.
  Il rilancio della banda a 700 MHz per il 5G è il tema previsto dalla legge di bilancio 2019, che, confermando l'impianto del 2018, ha previsto che il rilascio della banda stessa a favore dei servizi 5G avvenga entro il 31 giugno 2022, una data che sembra lontana ma è già oggi, con il passaggio della piattaforma televisiva terrestre al nuovo standard trasmissivo DVB-T2.
  Questo passaggio è alla base dell'impianto della legge, per garantire la continuità di tutti i servizi attualmente offerti sulle piattaforme, come richiesto dalle norme comunitarie. Il rilascio della banda a 700 MHz comporterà, infatti, una riduzione delle frequenze attualmente utilizzate dagli operatori televisivi per oltre il 50 per cento. Solo l'utilizzo efficiente delle risorse con tecnologie di trasmissione e codifica evolute potrà evitare di dover spegnere dei programmi.
  La riduzione di spettro in favore del 5G non deve, quindi, penalizzare le imprese televisive che operano in Italia, ma deve diventare un'occasione di evoluzione e di trasformazione verso la TV 4.0, tenendo in primaria considerazione che il settore televisivo, intendendo con esso il settore televisivo e la filiera che vi ruota intorno, che opera in Italia, rappresenta la produzione culturale nazionale ed europea, fatta di contenuti originali, identitari e non omologati su modelli che non sono propri della nostra cultura.
  Tutto questo è già messo a rischio da una concorrenza favorita da una regolazione fortemente asimmetrica in favore degli operatori globali in settori contigui. Com'è noto, secondo i dati dell'Osservatorio europeo dell'audiovisivo, sono molti gli operatori globali che generano fatturati riferibili al settore televisivo ben più alti degli editori tradizionali e radicati sul territorio.
  Si tratta di imprese di varia origine e natura (motori di ricerca, piattaforme social, costruttori di terminali, piattaforme di gaming), con un impatto e una presenza diretta nei mercati dell'audiovisivo, dove competono per il tempo e l'attenzione degli utenti – è il caso dei social, degli aggregatori e contenitori di notizie e delle piattaforme di gaming – per la fruizione dei contenuti audiovisivi attraverso device proprietari e non interoperabili (Apple TV, Google Chromecast e costruttori di smart TV), la distribuzione di contenuti in modalità streaming gratuito o a pagamento (i canali YouTube, Netflix, Amazon prime video eccetera) e la produzione di contenuti originali (Netflix stessa, Yahoo, Amazon).
  Queste imprese globali disintermediano il rapporto con l'utente a fini pubblicitari ed editoriali, con riflessi importanti sulla struttura del mercato pubblicitario, sulla remunerazione della filiera creativa e, nel settore dell'informazione, sul controllo, la veridicità e la riferibilità delle fonti e delle Pag. 5notizie. Il tema delle fake news è diventato centrale anche per questo.
  Altri impatti non meno rilevanti dal punto di vista economico e regolamentare, anche ai fini della tutela della privacy, del diritto all'oblio eccetera, derivano dall'utilizzazione massiccia di dati personali e non, tutte estrazioni di risorse dai mercati nazionali, a cui non restituiscono valore in termini fiscali e occupazionali, oltre a incidere pesantemente sull'equilibrio concorrenziale.
  Questi operatori transnazionali che operano con economie di scala e di scopo globali sono sostanzialmente apolidi, al di sopra delle leggi dal punto di vista fiscale e regolamentare: tasse, copyright, occupazione, obblighi di trasmissione, investimento, norme sui minori, pluralismo eccetera.
  Solo di recente a livello di Unione europea si è intervenuti per equiparare gli obblighi in tema di privacy al trattamento dei dati con il nuovo Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), che ha rapidamente costituito un modello di riferimento in materia a livello internazionale.
  Si tratta di operatori che hanno dimensioni economiche straordinarie, capitalizzazioni di borsa senza precedenti, con evidenti capacità di investimento, che in termini di innovazione comportano tra l'altro allargamento del gap competitivo e rapidità di penetrazione in nuovi mercati e utenti.
  Il fatturato di Google, Apple, Facebook e Amazon, spesso indicati semplicemente con l'acronimo «GAFA», su cui si sta concentrando anche l’antitrust degli Stati Uniti, ha realizzato in Italia dei proventi pubblicitari dai big data relativi agli utenti italiani che non vengono reinvestiti in Italia e non producono occupazione. Si tratta di risorse economiche per quanto riguarda gli investimenti pubblicitari e i big data, asset centrale di sviluppo e innovazione, sottratti principalmente alle imprese audiovisive nazionali, che invece sono fortemente regolate, con oneri e vincoli che oggi non sono più sostenibili per garantire produzione di informazione professionale e contenuti identitari di qualità. Il capitolo dell'iper-regolamentazione del settore è un tema che in altra sede ci piacerebbe poter approfondire.
  Sarebbe paradossale che il passaggio al 5G, quindi, non riuscisse a essere un'occasione di evoluzione e di trasformazione verso la TV 4.0 e diventasse un elemento per il depauperamento del sistema audiovisivo nazionale. Ecco perché, quindi, noi riteniamo che si debba trovare un equilibrio, anche attraverso la risposta ad alcune richieste che noi riteniamo di dover fare anche in questa sede.
  Perché questo avvenga è necessario che il Governo e le istituzioni garantiscano una transizione in grado di preservare l'accessibilità, la prevalente gratuità e la presenza generalizzata nelle case degli italiani della televisione digitale terrestre, considerando anche il valore dei contenuti che vengono veicolati attraverso i suoi schermi.
  Il modello broadcast non è, infatti, alternativo all’on line, ma complementare e deve evolvere per accompagnare l'utenza in questa trasformazione. La tecnologia broadcast, nella sua versione più evoluta, il DVB-T2, dove andremo tutti entro il giugno 2022, come abbiamo detto, è la più efficiente, la più ecologica e la meno costosa per la diffusione dei contenuti a un numero molto elevato di persone contemporaneamente e in tempo reale. I sistemi broadcast sono i più rispettosi della privacy degli utenti e dei vincoli sulle emissioni elettromagnetiche.
  Nel rispetto del principio di un utilizzo efficiente dello spettro, pertanto, la decisione dell'Unione europea n. 899 ha definito un percorso di transizione che dovrà garantire la continuità dei servizi di radiodiffusione televisiva obbligati alla banda 700. È altresì previsto che, al fine di mantenere la diffusione in tecnica digitale almeno fino al 2030, debbano essere varate misure a sostanziale beneficio dell'utenza, per favorire l'aggiornamento dei televisori con il passaggio a tecnologie che utilizzano lo spettro in modo più efficiente.
  Per questo obiettivo, con il rilancio delle frequenze in banda 700 al 30 giugno 2022 è necessario impostare una transizione non traumatica del sistema industriale e dell'utenza, ancora oggi fortemente caratterizzata Pag. 6 da una dotazione obsoleta DVB-T, prevedendo una serie di azioni coordinate per incentivare la sostituzione progressiva degli apparecchi di utilizzazione domestica verso la nuova tecnologia DVB-T2. È una materia centrale questa del tavolo TV 4.0 aperto al Ministero dello sviluppo economico, su cui stiamo facendo interessanti passaggi, facendo tesoro anche di tutti i riferimenti certi che abbiamo a disposizione, che partono proprio dalla condizione dei cittadini nel rapporto con il sistema televisivo.
  L'indagine della Fondazione Bordoni, predisposta in collaborazione con Auditel e Ipsos, ci dice che a fine 2018 si registravano ancora ben 17,8 milioni di famiglie italiane su un totale di 24,3 con una dotazione di apparecchi di prima generazione, non idonea alle trasmissioni DVB-T2. Sarebbe l'82,1 per cento del totale. Credo che a questo si debba prestare molta attenzione, pensando proprio ai cittadini che ricevono la televisione e che ne hanno bisogno per varie ragioni, non solo di informazione e di intrattenimento, ma anche di compagnia. Mi riferisco proprio alla TV generalista in questo caso.
  Il numero complessivo degli apparecchi da sostituire è più alto, perché si devono contare in realtà gli apparecchi ulteriori rispetto al primo che c'è nelle abitazioni di residenza (secondi e terzi apparecchi), gli apparecchi delle residenze secondarie e gli apparecchi nelle comunità, negli alberghi e negli esercizi pubblici.
  Incrociando i dati di questa ricerca di base Ipsos per Auditel con i dati sell out dei ricevitori DVB-T2, si stima che siano da sostituire complessivamente, tra prime e seconde case, comunità, alberghi ed esercizi pubblici, oltre 35 milioni di ricevitori che sono ancora DVB-T, prima generazione del digitale terrestre, entro il giugno 2022.
  La dismissione della codifica PEG2 a favore della PEG4 su standard DVB-T, in anticipo rispetto al passaggio al DVB-T2, oltre a consentire un risparmio di bit rate a parità di qualità percepita dall'utente, servirà anche per spingere gli utenti ancora in PEG2 resistenti al cambio di tecnologia a dotarsi di ricevitori di nuova generazione per continuare a fruire della programmazione esistente.
  C'è bisogno, cioè, di accompagnare un processo che faccia capire ai cittadini perché è necessario cambiare, qual è l'esigenza che ci sarà, però anche che tipo di aiuto dovranno avere per cambiare. Al Governo si sta pensando, come sapete, a un primo sistema di incentivi, come capitò nel primo passaggio dall'analogico al digitale, ma stavolta in misura minore. Il successivo passaggio al DVB-T2 verrà così graduato nel tempo e interesserà solo quegli utenti ancora dotati di PEG4, ma non DVB-T2.
  La legge di bilancio 2018 ha stanziato una somma, incrementata dalla legge di bilancio 2019, pari a 151 milioni di euro per una parziale compensazione dei costi a carico degli utenti. Questi contributi sono sufficienti a coprire le fasce più disagiate solo nel passaggio da PEG2 a PEG4, il passaggio intermedio fino al DVB-T2, come dicevamo.
  Per garantire il passaggio tecnologico di tutta la popolazione sono necessari, quindi, interventi addizionali e, visto il successo dell'asta sul 5G – questa è la richiesta di sostanza – si chiede un impegno maggiore da parte del Governo e del Parlamento per evitare che il costo di questo passaggio tecnologico finisca per ricadere prevalentemente sulle famiglie, in una già non semplice fase economica, e sulle imprese televisive che operano in Italia e che dovranno procedere a un sostanzioso impegno di aggiornamento tecnologico.
  Tali misure potrebbero essere inquadrate nell'ambito dei meccanismi, per esempio, degli sgravi fiscali e di incentivi alla rottamazione dei vecchi televisori, misura utile anche ai fini ambientali, con lo smaltimento di apparecchi obsoleti. Questa è la modalità anche per una gestione ordinata ed ecologica della rottamazione.
  Il Ministero dello sviluppo economico, come ho detto, ha costituito il tavolo TV 4.0 per guidare questa transizione. I risultati finora sono interessanti e direi anche positivi. I prossimi passi dovranno focalizzarsi sulla tutela dell'utente in fase di acquisto di ricevitori conformi e su una comunicazione da trasmettere su tutti i canali Pag. 7 disponibili, in coordinamento tra broadcaster, distributori, rivenditori e installatori.
  Anche in questo caso vediamo quanto sia importante, per accompagnare il cambiamento e l'innovazione, il mondo radiotelevisivo, che ha appunto la sua attenzione centrata sui contenuti, oltre che sulla capacità di raggiungere oggi la generalità dei cittadini italiani.
  In questa transizione si ritiene, pertanto, che sia necessario il coinvolgimento anche del Parlamento, per far sì che questo passaggio favorisca l'evoluzione della piattaforma terrestre e non la mortifichi, cosa che invece avverrà se non verranno garantiti adeguati mezzi per la trasformazione tecnologica stessa.
  Il sistema radiotelevisivo che opera in Italia – lo ricordo – significa produzione culturale nazionale, pluralità di informazione, creatività e occupazione. La volontà del sistema radiotelevisivo non è di frenare niente, ma è di tradurre questa trasformazione in uno sviluppo virtuoso ed effettivo verso le nuove tecnologie, come credo che l'impegno e il lavoro di questa Commissione da qualche mese dimostrino.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ROBERTO ROSSO. Grazie ai nostri ospiti per essere intervenuti in audizione, anche perché le cose che sono state dette in maniera più sintetica sono state contenute in alcuni ordini del giorno da me sottoscritti e questi ordini del giorno sono stati sonoramente bocciati in Aula. Probabilmente adesso che non è solo Forza Italia a dirlo, ma siete anche voi a dire queste cose, la maggioranza avrà più coscienza che non sono esagerazioni.
  Tenendo conto che io ho fatto il presidente del Corecom Piemonte nello scorso passaggio da analogico a digitale e, quindi, nonostante tutti gli sforzi del governo locale e nazionale, ci sono stati, come ricorderete, dei grossi problemi, visto che abbiamo queste esperienze, è giusto prepararsi.
  Lei ha parlato di transizione non traumatica e ha affermato che i fondi che sono stati stanziati non sono sufficienti. Vorrei capire se avete fatto un calcolo di quanti potrebbero essere i fondi necessari per evitare che solo una piccola parte della popolazione possa usufruirne.
  Peraltro, voglio ricordare che, se non ho capito male, abbiamo l'82 per cento di televisori che non saranno in grado di utilizzare la nuova tecnologia. Un conto è sostituire il televisore, un conto è avere di nuovo una scatoletta da collegare alla tv, creando il problema di più telecomandi e diverse sintonizzazioni.
  Occorre, inoltre, valutare la necessità di una campagna di informazione rivolta ai cittadini, che noi riteniamo assolutamente utile, proprio perché nella scorsa esperienza non fu una delle prime cose che vennero fatte e di fatto tutto il settore è stato chiamato per i due anni successivi in televisione e sui giornali a spiegare a tutti cosa occorreva fare per risintonizzare i canali. Infatti, devo ricordare che la popolazione italiana non è formata da tutte persone che hanno grandi capacità tecnologiche, ma ci sono tanti anziani e anche non anziani che non hanno la capacità di risintonizzare automaticamente i televisori.
  Infine, visto che ci furono parecchi problemi soprattutto sulle TV locali nel passaggio da analogico a digitale, le chiedo com'è la situazione, non solo in termini di costi, ma anche in termini di rintracciabilità dei nuovi canali. Infatti, uno dei problemi che abbiamo avuto soprattutto nelle nostre vallate del Piemonte è stato spiegare alla popolazione dove potevano trovare il loro canale preferito. Ricordo che soprattutto la tv locale ancora oggi in Italia svolge una funzione di informazione del territorio di cui tantissime persone hanno necessità e non tutti sono automaticamente in grado di utilizzare le nuove tecnologie.
  Noi siamo totalmente d'accordo sul fatto che, visto che l'asta del 5G è andata molto al di sopra delle aspettative, si può utilizzare una parte di questi fondi per poter sostenere il settore che, invece, da questo abbandono della banda 700 viene penalizzato.

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  MIRELLA LIUZZI. Ringrazio il presidente Siddi per l'audizione di oggi, che ha ricordato una delle problematiche che abbiamo affrontato giustamente in legge di bilancio, con lo stanziamento dei 150 milioni di euro per la transizione verso la nuova generazione di decoder, ma anche di televisori. Credo che questa possa essere una grande opportunità per gli italiani e anche per tutti quelli che si occupano di televisione, perché potrà favorire proprio la convergenza di cui si parlava prima tra 5G e internet e la fruizione di contenuti diversi che attualmente con televisori classici o comunque datati non può avvenire.
  Credo che sia stato importante anche il lavoro che è stato fatto al ministero, perché questo ha consentito anche l'avvio di una consultazione pubblica, che è avvenuto proprio qualche settimana fa, su come poter utilizzare al meglio questi sconti per gli utenti per l'acquisto sia di nuovi decoder sia di televisori. Infatti, l'importante, secondo me, è sempre garantire la neutralità degli apparati tecnologici e, quindi, lasciare ai cittadini la scelta migliore su quello che si vuole acquistare.
  Questa consultazione pubblica è partita a novembre e vedremo già la prima predisposizione di questi buoni e potremo anche capire se e in che modo aumentare giustamente i fondi, che – ricordiamo – sono 150 milioni di euro. Non sono tantissimi, ma non sono nemmeno pochi. Credo che avremo un primo riscontro su quanto avverrà già dal prossimo anno, se i buoni partiranno a novembre.
  Credo che comunque sia fondamentale, a prescindere da tutto questo, un'importante campagna di informazione, perché il 2022 è dietro l'angolo in pratica e ci mette poco ad arrivare. Pertanto, credo sia importante affiancare – immagino che sarà fatto sia come richiesta da parte di tutti gli stakeholder sia da parte del Governo e di chi si occupa di questi tipi di messaggi comunicativi – una campagna di comunicazione, chiaramente sulla TV pubblica e su tutti gli altri media che aderiranno a questa iniziativa.
  La mia è solo una considerazione. Cerchiamo di capire se aumentare questa dotazione, però aspettiamo anche i primi riscontri dei buoni che probabilmente partiranno a seguito della consultazione pubblica già da questo novembre.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Io ho una domanda puntuale. Poiché nelle nostre campagne e montagne spesso non arriva attualmente il segnale televisivo, ci sono dei notevoli problemi di ricezione e segnalo che su questo l'UNCEM (Unione nazionale comuni comunità enti montani) ha fatto una vera e propria campagna. Vorrei capire se questa evoluzione porterà dei risultati positivi o, invece, ci sarà un ulteriore digital divide in questo caso.

  PRESIDENTE. Rivolgo anch'io una domanda. Ringrazio gli intervenuti per la puntualità delle considerazioni svolte rispetto alla situazione attuale, però io vi chiedo, invece, uno sforzo di prospettiva, per farci capire anche il valore e l'importanza degli investimenti del denaro pubblico rispetto sicuramente alle necessità odierne, ma anche alla prospettiva nei prossimi anni. Conosciamo perfettamente la velocità con la quale le tecnologie si avvicendano in questa fase storica. È inutile ricordare quanto sia durata nelle case degli italiani la TV in bianco e nero e quanto sia durata – anche perché stiamo parlando di tecnologie differenti – la TV a colori, prima catodica e poi LCD, insomma tutte queste tecnologie che riguardano questo grande mondo.
  La mia domanda è questa. In prospettiva voi come vi immaginate la televisione fra dieci anni? Io a casa mia peraltro non ho la TV. Come vi immaginate la fruizione della TV fra dieci anni?
  Do la parola al nostro ospite per la replica.

  FRANCESCO ANGELO SIDDI, presidente di Confindustria Radio Televisioni. Grazie, presidente. Cerchiamo di seguire con ordine, per quanto possiamo, le domande.
  L'onorevole Rosso ci ha posto una domanda sui fondi non sufficienti. La nostra è una stima, alla luce delle rilevazioni che Pag. 9hanno fatto FUB (Fondazione Ugo Bordoni) e Ipsos risulta quanto sia notevole e ampia la dotazione di apparecchi da cambiare. Pertanto, riteniamo che lo stanziamento dei fondi attualmente previsto non sia sufficiente e in prospettiva crediamo che sia necessario rivedere la stima anche alla luce dell'evoluzione del monitoraggio, che noi abbiamo chiesto venga fatto trimestralmente anziché semestralmente, proprio per capire il fabbisogno.
  Sicuramente, se andiamo a guardare i dati di cui abbiamo conoscenza, nel tempo che deve trascorrere da qui alla definitiva transizione del DVB-T2 probabilmente servirà il doppio della cifra. L'importante è partire correttamente e avere la visione delle cose così come stanno. Sicuramente che sia stato impostato un tavolo TV 4.0 al ministero, che sta funzionando, in questa fase è un motivo di considerazione utile per tutti. Credo che questo stia risultando un luogo nel quale tempo per tempo si può mettere a fuoco la situazione.
  Chiaramente non c'è tempo da perdere, soprattutto sulla campagna d'informazione. Mi pare di capire che il punto che abbiamo messo in origine come richiesta al tavolo già quasi un anno fa (il tavolo si insediò a settembre) vi sia la convergenza di tutti gli attori, mentre fino a qualche tempo fa c'erano dei dubbi che occorresse già da subito una massiccia campagna di informazione.
  Bisogna farla, perché sembra che altrimenti noi vogliamo semplicemente indurre un cambio commerciale di apparecchi televisivi. Non è questo quello che si deve raggiungere. Noi vogliamo fare in modo che delle famiglie italiane nessuna resti esclusa. Il tema sono le famiglie. L'82 per cento più che gli apparecchi riguarda le famiglie, gli apparecchi sono molti di più. Ci sono famiglie che hanno due o tre apparecchi. Lei presidente non ne ha nessuno, ma c'è chi ne ha due, tre o quattro. Noi dobbiamo fare in modo che non ci siano improvvisamente spegnimenti in casa o schermi neri.
  È chiaro che, come è capitato nella prima fase del digitale, a chi avrà televisori di seconda generazione digitale basterà il decoder e chi avrà più possibilità economiche lo cambierà direttamente, però tutti devono essere messi in condizione di non spegnere, di avere un passaggio tranquillo, facendo semplicemente la rimodulazione dei canali nel proprio apparato. Troverà il proprio canale così.
  Naturalmente c'è il tema dei numeri, per dirla in maniera semplice, ovvero l'LCN (logical channel numbering). Questo sarà definito dall'AGCOM (Autorità garante per le telecomunicazioni), ma i sistemi tecnologici e automatici di ricerca canali e riposizionamento ti dovrebbero aiutare, se tu hai alle spalle una campagna di informazione che ti indirizza e ti dice cosa sta accadendo, perché e in quale territorio. Infatti, ci saranno delle aree che cominceranno e altre dove il passaggio avverrà successivamente. Si sta già cominciando a pianificare anche la tempistica da questo punto di vista. Evidentemente servono campagne di informazione molto efficienti.
  La stessa cosa riguarderà le TV locali. Credo sia noto a tutti, perché la modifica è stata fatta poi dal Parlamento dal momento che nelle leggi precedenti al 2018 si prevedeva che le locali andassero sulla banda VHF-III, trasportate dalla Rai. Si sarebbe determinato un grande cambiamento, che avrebbe reso più complicato anche per i cittadini, oltre che oneroso per la Rai, che avrebbe dovuto investire risorse enormi per gli impianti, distraendole magari da altro. Oggi, invece, con le intese che sono maturate e le consapevolezze intervenute a livello di Governo e di Parlamento, sappiamo che si starà sulla banda VHF in tutto il Paese. Intere città come Genova avrebbero rischiato all'improvviso, per molto tempo magari, di non vedere la televisione locale e di non vedere neanche quella regionale e regionale pubblica. Bisognava cambiare tutto, perché in tutte le case e i condomini avrebbero dovuto mettere la seconda antenna, che non c'è. Dunque, è un tema evidentemente importante.
  L'attenzione alle TV locali, che perdono molte frequenze rispetto al passato, ma che hanno dalla legge la garanzia di ottenere la capacità trasmissiva necessaria e nella banda più agevole, per dirla in termini semplici, credo sia un elemento di incoraggiamento. Pag. 10
  La copertura non dovrebbe essere penalizzata. Anche in questo caso c'è il tema del servizio pubblico, che è stato chiamato dalla legge a garantire la copertura dappertutto e, laddove non ci sia, a fornire la strumentazione diversa perché ci sia la copertura. In alcune aree montane probabilmente servirà ancora un'integrazione satellitare. Può darsi, questo non lo so. Tuttavia, oggi c'è l'obbligo per legge della copertura. Quelle aree del Piemonte e della Liguria che abbiamo rilevato, anche in una precedente esperienza personale che ho fatto, che avevano un problema notevole, dovrebbero andare verso il superamento nei prossimi tre anni, grazie all'iniziativa che è stata messa in campo.
  Il punto è che l'utente dovrà tener conto della nuova tecnologia che viene offerta, perché il progresso tecnologico non si ferma, ma bisognerà fare in modo che questo avvenga in maniera integrata, perché si possano utilizzare al meglio tutte le risorse. Le risorse frequenziali, come sappiamo, sono risorse che in qualche modo scarseggiano.
  Crediamo che le opportunità del 5G siano fondamentali. Ci sono degli studi e c'è chi contesta. Anche nella mia regione in questi giorni, dove dovrebbe partire la sperimentazione, c'è molta contestazione e ci sono dubbi sulla propagazione dei campi elettromagnetici e rischi di inquinamento ambientale. Tuttavia, è evidente che il mondo sta andando in questa direzione, sarà utile che le autorità vigilino e comprendano tutti i fenomeni, ma intanto noi dal nostro punto di vista non siamo l'ostacolo al 5G, siamo coloro che probabilmente per il 5G dovremmo fare ancora di più.
  Oggi facciamo un sacrificio sul piano delle frequenze, domani dovremo essere capaci di essere ancora più dentro il sistema nella produzione dei contenuti. Per questo il punto che noi abbiamo fatto sull'osservazione della concorrenza asimmetrica con gli OTT (over-the-top) merita attenzione, perché la produzione di contenuti non è un fatto secondario. Certamente ci saranno tutti i servizi di mobilità, di governo della mobilità, della sanità, e a livello pubblico le azioni troveranno giovamento dal 5G, ma sicuramente ci sarà necessità di implementare la capacità di proporre contenuti adeguati.
  La TV è in una fase di evoluzione permanente. Non a caso io ho citato la data del 2030, perché nel 2030 succederà ancora altro sicuramente. Credo che il presidente Morelli volesse andare ad insistere su questo punto con la sua osservazione di prospettiva.
  Ogni volta che c'è un progresso di questo tipo non è che sparisce un medium o sparisce un sistema. Quel sistema è chiamato, se vuole, a trovare le modalità per essere all'altezza della sfida che si pone, ma la sfida dei contenuti ci sarà sempre, sia che vada sulla televisione digitale sia che vada sulla rete dei dati che viaggiano ultraveloci col 5G e così via.
  Le verifiche ci diranno cosa bisogna fare, ma abbiamo consapevolezza che serviranno molti investimenti per vincere queste sfide, molti investimenti da parte del sistema produttivo industriale e dell'organizzazione delle imprese e molto sostegno, perché nessun cittadino rimanga indietro. Infatti, tutti i progressi tecnologici, soprattutto nella fase iniziale, hanno costi più alti e man mano poi anche i costi per i cittadini si abbattono. Abbiamo visto dalla telefonia mobile in poi cosa è successo. La stessa cosa capiterà in questo caso.
  È una centralità di prospettiva che noi poniamo. C'è una centralità di tema che va al di là dell'aspetto tecnologico puro, ma che va dentro un sistema nuovo in permanente evoluzione, su cui tutti dovranno essere pronti. Dobbiamo essere pronti a livello di legislazione; dobbiamo essere pronti a livello di investimenti e di programmazione e progettazione industriale; dobbiamo essere pronti a livello di cittadinanza. Questo è quanto noi vediamo.
  Consideriamo positivo il fatto che su queste materie si sia aperto un tavolo TV 4.0 al Governo – lo ripeto – anche per i primi risultati che cominciano a emergere. Auspichiamo che questo processo prosegua così, con una specifica in più che ho detto: per poter gestire bene, occorre che il monitoraggio sia puntuale, attento e permanente in tutti questi due o tre anni – ormai Pag. 11sono meno di tre anni – che abbiamo davanti, perché solo questo ci consentirà di rispettare le scadenze di legge e dell'Unione Europea e di stare al passo con i bisogni dei cittadini di non perdere l'aggancio con i loro canali televisivi.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Siddi per il suo intervento e gli altri rappresentanti di Confindustria radio televisioni.

  FRANCESCO ANGELO SIDDI, presidente di Confindustria Radio Televisioni. Scusate. Infine vorrei anche darvi atto della presenza del nostro direttore generale, Rosario Donato, e dell'ingegner Bianca Papini, che è il nostro supporto fondamentale in questo lavoro.

  PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.10.