XVIII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 5 di Mercoledì 27 ottobre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Casa Vittoria , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE FONDAZIONI LIRICO-SINFONICHE

Audizione, in videoconferenza, della Sovrintendente dell'Arena di Verona, Cecilia Gasdia.
Casa Vittoria , Presidente ... 3 
Gasdia Cecilia , Sovrintendente dell'Arena di Verona ... 3 
Casa Vittoria , Presidente ... 7 
Nitti Michele (PD)  ... 7 
Patelli Cristina (LEGA)  ... 8 
Di Giorgi Rosa Maria (PD)  ... 8 
Casa Vittoria , Presidente ... 9 
Gasdia Cecilia , Sovrintendente dell'Arena di Verona ... 9 
Casa Vittoria , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
VITTORIA CASA

  La seduta comincia alle 9.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna è garantita anche dalla trasmissione in diretta sul canale web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, della Sovrintendente dell'Arena di Verona, Cecilia Gasdia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle fondazioni lirico-sinfoniche, della Sovrintendente dell'Arena di Verona Cecilia Gasdia. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione sulla web TV della Camera dei deputati. Saluto la Sovrintendente Gasdia e il vice Direttore artistico Stefano Trespidi che la affiancherà nel corso dell'audizione. Li ringrazio per essere intervenuti e saluto anche i colleghi, sia quelli presenti che quelli che partecipano da remoto. Ricordo che dopo l'intervento della Sovrintendente Gasdia darò la parola ai colleghi che intendano porre domande o svolgere osservazioni. Successivamente la nostra ospite potrà rispondere alle domande. Do quindi la parola alla Sovrintendente Gasdia.

  CECILIA GASDIA, Sovrintendente dell'Arena di Verona. Grazie di questo invito perché è molto importante per noi poter comunicare con voi. Ho l'onore di rappresentare la Fondazione Arena di Verona che è la più anomala fra le dodici fondazioni lirico-sinfoniche; però è una felice anomalia sotto diversi aspetti. Innanzitutto, noi lavoriamo tutte le stagioni dell'anno grazie al fatto che la Fondazione Arena di Verona è un marchio che lega l'attività al chiuso al teatro filarmonico – e si svolge stabilmente dal 1976 – e l'attività all'aperto al suo celeberrimo e internazionalmente noto e riconosciuto festival estivo, che si svolge dal 1913 dentro l'anfiteatro romano. Si tratta anche di un'anomalia felice a livello occupazionale: durante i mesi invernali l'attività viene portata avanti da circa 250 lavoratori stabili che danno vita al teatro filarmonico, mentre, in occasione del festival estivo, ai lavoratori stabili si aggiungono fino a mille lavoratori aggiunti. Si tratta di una vera e propria cittadella dell'opera di oltre 1200 persone in ogni ambito e professione: artisti, direttore d'orchestra, registi, comparse, mimi, macchinisti, eccetera. Questo rende l'Arena di Verona il teatro lirico del mondo più grande per produzione, pubblico e occupazione. Tutto questo tra le nostre pietre millenarie che, come sapete, sono patrimonio dell'UNESCO e che conserviamo a Verona con grandissima cura (fra l'altro l'Arena di Verona è sottoposta a un grande restauro che durerà molti anni). Lì ha fatto il debutto Maria Callas, quindi è stato un teatro che ha lanciato i più grandi artisti del mondo e ha fatto la storia degli allestimenti scenici. Da lì sono passati i più grandi artisti a calcare il palcoscenico, abbracciando in questo posto – come in nessun altro – un pubblico veramente trasversale. C'è una platea composta non soltanto di appassionati, ma anche di giovani, giovanissimi, curiosi, turisti, di persone che esplorano la bellezza del nostro Paese. Forse per la prima volta nella loro vita, incontrano all'arena uno dei massimi prodotti di Pag. 4sempre del made in Italy, cioè il prodotto invidiato in tutto il mondo, imitato ed esportato, che è l'Opera. Come tutti sapete, l'Arena di Verona è la casa dell'Opera e l'Opera è cultura e, ci tengo molto a dirlo, non lo è solo in quell'accezione museale che siamo soliti dare a questo termine. L'opera è teatro in musica, arte ed evento mai uguale a se stesso e, quindi, irripetibile: è un rito collettivo, un incontro della società, un'esplosione di emozioni, di crescita, di scambio e di rivelazioni. L'Arena di Verona è il posto in Italia e nel mondo dove l'Opera è ancora un'arte veramente popolare. Di solito l'Arena di Verona, durante l'estate, in cinquanta serate distribuite in circa tre mesi, richiama circa mezzo milione di spettatori da tutto il mondo e anche in un anno di spostamenti difficili, come è stato il 2021, metà dei nostri spettatori è stato straniero. Questo fa dell'Arena di Verona anche il teatro d'Opera più internazionale del mondo, la vetrina più esposta d'Italia che genera enormi benefici che ricadono direttamente sull'occupazione dei dipendenti e che ha anche effetti diretti e indiretti sulla città, sulla regione e sulla nostra nazione. Ogni anno il Festival dell'Arena di Verona muove un indotto di oltre 500 milioni di euro nel territorio; gli studi universitari che comprovano quello che sto dicendo sono calcolati su dati di oltre dieci anni fa, quindi sono sicuramente stime al ribasso perché la nostra città ha continuato a crescere.
  Una piccola aggiunta. Noi stiamo facendo i conti, ma pare che, quest'anno, con la capienza assai ridotta che abbiamo avuto, siamo arrivati a oltre 300 milioni di indotto; quindi, figuratevi quando torneremo alla capienza normale.
  Vorrei fare questa considerazione: la ripresa del mondo fuori dal teatro è anche compito del teatro. Se pensiamo così, potremmo ribaltare il concetto per cui la ripartenza del teatro sia un compito del mondo civile: in parte è vero, ma solo in parte. Tutto è correlato, attraversiamo tutti le stesse difficoltà e il teatro – l'arena nel nostro caso – è una parte importante della città, della società, della nostra civitas. Gli antichi Greci fermavano addirittura le guerre per tornare a calcare le scene in prima persona nei loro teatri e per riflettere su chi erano e su cosa stava succedendo nel mondo intorno a loro e questo è anche il compito del teatro. Per questo motivo l'Arena di Verona ha sentito fortemente la responsabilità e il bisogno di non interrompere il legame con il pubblico.
  Dal luglio del 2020 – pensate quanto tempo – non abbiamo mai smesso di fare musica, spettacolo e arte nonostante i numeri della stagione passata e di quella che abbiamo appena finito siano stati veramente lontanissimi dallo standard al quale siamo abituati. Come hanno detto sicuramente anche i miei colleghi del settore, questa emergenza non è ancora rientrata del tutto. Tuttavia a Verona le difficoltà che abbiamo affrontato con la pandemia sono arrivate appena dopo un faticoso risollevamento. Quando sono stata nominata nel 2018 sovrintendente, l'attuale dirigenza che rappresento ha raccolto una Fondazione Arena di Verona al terzo anno del piano di risanamento, successivo al commissariamento. C'è stata la collaborazione di tutti e la professionalità dei lavoratori che si sono stretti insieme per portare fuori dai guai la nostra fondazione. Siamo riusciti a uscire dalle difficoltà croniche che assillavano l'Arena di Verona grazie a uno sprint iniziale del 2018 e del 2019, gli anni della pre-pandemia che si sono chiusi con utili straordinari e durante i quali il pubblico è tornato nel nostro teatro con grande entusiasmo, grazie anche a una crescita della qualità artistica. Faccio alcuni nomi che sono stati presenti anche nell'ultimo festival: Riccardo Muti, Anna Netrebko, Domingo, Kaufmann.
  La Fondazione Arena di Verona oggi gode di buona salute e anche il bilancio del 2020 si è concluso (così come sta per concludersi quello del 2021) con risultati più che positivi. Li abbiamo conquistati molto faticosamente. Grazie anche all'aiuto dello Stato, del Ministero, della Regione e del Comune, il bilancio può dirsi sostanzialmente solido e attivo. Proprio per questo a fronte di tutto il sacrificio e l'impegno di tutti i lavoratori che sostengono l'Arena e grazie al successo che abbiamo avuto in Pag. 5questi quattro anni, sono a chiedere a voi componenti della VII Commissione della Camera dei deputati di sostenerci in maniera più solida, al fine di poter passare da buoni risultati a risultati eccellenti, nell'interesse di tutti i lavoratori e della città, ma anche del Paese.
  Proprio nel momento in cui il Paese riparte e rinasce, abbiamo la grande responsabilità di dare una svolta e di volare veramente, ma per questo abbiamo bisogno anche di una vostra spinta. Proprio per l'anomalia di cui parlavo prima, vorrei porre un'attenzione, un focus, su alcune piccole problematiche proprie della Fondazione Arena di Verona. Ho una prima richiesta che vorrei che valutaste, partendo dal criterio della ripartizione del Fondo unico per lo spettacolo (FUS). La prima e più importante richiesta riguarda il decreto ministeriale del 3 febbraio 2014, n. 73. Mi riferisco in particolare all'articolo 2, comma 2, relativo alla ripartizione del Fondo unico dello spettacolo. In quel decreto i punteggi attribuiti a tutte le manifestazioni effettuate dalla Fondazione Arena di Verona sono ridotti del 40 per cento. Questa è stata una decisione reputata – sia allora come ancora oggi – ingiusta, miope e sproporzionata rispetto all'attività della fondazione che è impegnata nove mesi all'anno su dodici, come ho detto prima, in un teatro ben meno capiente di quello che è l'Arena di Verona. Anche tenendo conto di una gestione virtuosa, questo incide in modo veramente significativo sul valore della nostra produzione. Vi chiediamo di mettere in discussione questa decisione per i seguenti motivi. Il primo motivo è che vìola il principio di uguaglianza. Il fatto che abbiamo molti spettatori è un elemento positivo della gestione e non va assolutamente penalizzato; anzi, dovrebbe essere valorizzato. È come se la Scala dovesse essere penalizzata perché ha ottimi cast: la qualità va sempre premiata e non penalizzata. Secondo, questa decisione vìola il principio dell'equilibrio tra costi ricavi. Un teatro grande come il nostro, con una capacità maggiore rispetto agli altri di attrattiva di pubblico, ha anche costi maggiori per gestire un maggior numero di pubblico e per offrire uno spettacolo migliore in termini di dimensioni, scenografie e personale impiegato, nonché per promuovere internazionalmente il suo prodotto. Terzo, questa decisione vìola l'interesse nazionale e questo è un punto molto importante. L'Arena di Verona è l'unica tra le fondazioni lirico-sinfoniche a creare agli enti pubblici benefici maggiori dei sostegni ricevuti. Partendo dall'Imposta sul valore aggiunto (IVA) sui biglietti, nel solo Festival del 2019, l'Arena di Verona ha garantito allo Stato 2,4 milioni di euro. Inoltre, avendo a mente anche il dato che vi ho detto prima di indotto di 500 milioni generato dal festival ed ipotizzando veramente al ribasso un'aliquota media del 15 per cento nella varietà dei beni generati e scambiati, possiamo stimare 75 milioni di euro di gettito IVA che va allo Stato. Questo senza menzionare le altre imposte: cioè, in sostanza, ogni euro di fondi pubblici destinato all'Arena genera per gli enti territoriali un beneficio economico enorme. Dal nostro punto di vista, tagliare risorse all'Arena di Verona significa tagliare risorse al Paese e questi non sono collegamenti peregrini, lasciatemelo dire.
  L'Arena di Verona rappresenta veramente un polmone culturale ed economico della sua città e un volano per la regione, ma anche un fiore all'occhiello per tutto il Paese, per la nostra Italia. Per questo la penalizzazione che è inserita nel decreto FUS del 2014, solo ed esclusivamente destinata alla Fondazione Arena di Verona, risulta non solo inutile per la crescita di una fondazione, ma addirittura terribilmente contraria, mortificante per la qualità e la quantità della sua produzione, penalizzante per la sua gestione che deve necessariamente contenere i costi di tutte le attività previste dallo Statuto, con rischi maggiori per i giovani e le scuole a cui sono dedicati speciali programmi, iniziative e riduzioni.
  Ho una seconda richiesta, anche alla luce del ruolo internazionale di cui vi parlavo prima che in prima linea l'Arena riveste grazie a 250.000 spettatori stranieri che ogni anno vengono da tutto il mondo. Potrebbe essere interessante pensare di valutare l'istituzione di un fondo ulteriore Pag. 6per l'internazionalizzazione e la comunicazione di quest'arte di cui l'Arena di Verona può essere una capofila, nel segno della qualità e dell'eccezionalità dell'opera creata e rappresentata nel Paese che ha visto nascere e diffondersi nel mondo questo grandissimo genere musicale.
  Un'altra richiesta secondo me molto interessante, perché riguarda tutte le fondazioni, è la seguente e, veramente, vi chiedo di prenderla in considerazione: l'arte che viene prodotta nel tempo e che non può più andare in scena – cioè i grandi allestimenti – non merita di andare perduta. Tutti i costumi e le scenografie storiche sono testimoni di grande artigianato, di momenti chiave dell'interpretazione musicale e teatrale della società tutta e meriterebbero di essere conservati in un luogo idoneo: non soltanto un magazzino, ma uno spazio magari accessibile a tutti e unico a livello nazionale. Si valorizzerebbe ulteriormente quella parte della produzione che rischia di finire al macero – ed è un peccato – e di andare quindi perduta per sempre.
  L'Opera, tengo a ribadire, non è un museo, ma, a differenza di altre attività, quello che viene prodotto e consumato in un evento effimero per definizione può lasciare un segno e una testimonianza, invece di un imperituro valore storico e artistico.
  Adesso vorrei passare a problemi di carattere più generale delle fondazioni lirico-sinfoniche. Ho iniziato parlando del FUS e vorrei continuare su questo argomento. Questo intervento – e ho già sentito anche altri interventi – riguarda tutte le fondazioni ed è un accoratissimo appello che faccio. Sarebbe non solo importante, ma vitale per la programmazione di una fondazione, conoscere la quota parte FUS prima dell'anno di competenza. Faccio un esempio semplicissimo. Per poter concludere e comunicare la programmazione artistica del 2023 è fondamentale avere l'esatta cifra del FUS al più tardi nell'agosto del 2022. Sarebbe ancora meglio che nell'agosto del 2022 fosse resa nota la quota del FUS degli anni 2023, 2024 e 2025. A noi viene richiesto un preventivo su base triennale, ma non abbiamo nessuna certezza delle cifre che può darci il Ministero, tanto meno su base triennale. Al momento abbiamo contezza di quello che può essere l'intervento dell'istituzione tra settembre e ottobre dell'anno in corso: è veramente tardi e quindi questo è un punto fondamentale per noi.
  Un altro problema importantissimo per le fondazioni è quello dei precari. Come sicuramente già saprete, molte leggi e decreti degli ultimi decenni si sono sovrapposti e mescolati in maniera tale che hanno creato un corto circuito normativo per il quale noi siamo in grande rischio; anzi, siamo già oberati di cause di stabilità. Questo è un problema che andrà risolto in un momento a parte, ma è uno dei più grandi problemi che affligge non solo coloro che gestiscono le fondazioni e il Ministero, ma, soprattutto, i lavoratori.
  C'è un'ultima cosa (anzi, la penultima) che voglio dirvi che è importantissima e riguarda il Decreto Sostegni. C'è stato un grande sforzo nella comunità scientifica internazionale e, grazie all'impegno del Paese, del Ministero e di tutti, forse ci stiamo lasciando alle spalle la parte più critica della pandemia. Però, come ho detto prima, non è ancora finita e gli strascichi saranno comunque inevitabili. Quindi, anche nel 2023 – non parliamo del 2022 – il mondo dello spettacolo sicuramente ancora ne risentirà, perché i flussi turistici non torneranno rapidamente ai livelli del 2019. Il ritorno nei teatri sarà più lento e graduale, mentre i teatri dovranno comunque tornare alla normalità in grande velocità, anche e soprattutto per cercare di attirare il più velocemente possibile il maggior numero di spettatori. Per questo è bene che lo Stato sostenga questo ritorno alla normalità riproponendo il Decreto Sostegni.
  In ultimo vorrei parlare di una cosa che mi sta molto a cuore: il problema dei corpi di ballo. La Fondazione Arena di Verona aveva un corpo di ballo che è stato tagliato come ramo d'azienda nel 2016, quando la fondazione è entrata nel piano di risanamento per risanare i bilanci dell'azienda. Purtroppo è un problema che c'è in molte fondazioni: come voi sapete, ormai i corpi di ballo sono solo alla Scala, al Teatro dell'Opera di Roma, al Teatro San Carlo e Pag. 7al Teatro Massimo di Palermo. Troverei giusta una grande riflessione (anche veloce) sulla possibilità che possano tornare i corpi di ballo nelle fondazioni lirico-sinfoniche, perché sono bacini di utenza enormi. Ci sono migliaia e migliaia di persone – non solo appassionati, ma professionisti e bambini – che studiano questa materia e che potrebbero trovare un lavoro che in questo momento viene loro negato. Lo trovo molto mortificante per la nostra nazione, per le fondazioni e per tutti coloro che amano la danza.
  In conclusione, è un momento ancora molto delicato per il settore dello spettacolo, però noi siamo chiamati a essere molto di più che intrattenimento. Siamo chiamati a generare lo spettacolo, l'occupazione, le risorse, a formare studenti e a formare i giovani. Siamo chiamati a essere al contempo un riferimento per la società, un'azienda in ordine, un'eccellenza artistica e un'immagine da esportare. Per questo io e tutti i lavoratori delle fondazioni abbiamo accettato questa missione con grande entusiasmo e con grande responsabilità – spesso stringendo molto i denti – perché siamo orgogliosi e onorati di far parte di Fondazione Arena di Verona. Adesso chiediamo solamente alle istituzioni di starci vicino, di aiutarci a mettere veramente in pratica questa missione, mettendoci nelle condizioni di essere tutto questo al meglio delle nostre possibilità. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Siamo noi che ringraziamo lei, sovrintendente, per la relazione puntuale. Ci ha dato molti stimoli e molti punti su cui discutere e di cui prendere atto per valutare gli interventi da fare. Do subito la parola all'onorevole Nitti che ha proposto l'indagine conoscitiva.

  MICHELE NITTI (intervento da remoto). Grazie, presidente. Ringrazio anch'io la sovrintendente per questa interessante relazione. L'Arena di Verona è indiscutibilmente una delle fondazioni e uno dei festival lirici più noti al mondo. Ci ricordava anche la nascita, nel 1913, del festival lirico legata ad un evento commemorativo molto importante: il centenario della nascita di Giuseppe Verdi. Da oltre cento anni, fatta eccezione per le due brevi interruzioni durante le grandi guerre mondiali, ogni estate questo anfiteatro romano (il più grande ancora in uso) si trasforma nel più grande teatro lirico all'aperto al mondo. Per reggere i ritmi e una struttura così imponente qual è quella dell'Arena di Verona, è ovvio trovarsi a dover affrontare problemi molto complessi, probabilmente più complessi rispetto a quelli che abitualmente ci si ritrova ad affrontare. Purtroppo, di recente, la cronaca ci ha consegnato alcune situazioni che rientrano pienamente in queste dinamiche. Penso al taglio del costo del lavoro di circa 3 milioni di euro nel 2016 (ci fu anche una chiusura temporanea del filarmonico in quel periodo, se non ricordo male); la sovrintendente ricordava la situazione del corpo di ballo che ha sollevato un mare di polemiche e poi la questione degli integrativi aziendali. La ringrazio per averci dato qualche approfondimento anche su queste situazioni. Ho chiesto al direttore generale, il dottor Parente, di fornirci i dati a disposizione in merito alle diverse situazioni che hanno portato in quasi tutte le fondazioni, tranne quattro, alla dismissione dei corpi di ballo, proprio per avere contezza dei numeri dell'incidenza sui bilanci delle fondazioni e per capire se queste chiusure possono avere avuto una loro ragion d'essere che giustifichi in qualche modo un'operazione artistica comunque molto grave: almeno su questo dovremmo essere tutti d'accordo.
  L'intento di questa indagine è non solo quello di fare emergere le criticità, ma anche e soprattutto quello di restituire un'immagine positiva e propositiva delle nostre fondazioni, in prospettiva anche di un loro più pieno rilancio. A tal proposito vorrei anche chiederle un'altra cosa. L'Arena di Verona vince sul fronte italiano nel mondo social digitale e mi risulta che sia la prima tra le fondazioni del nostro Paese nella classifica di like, followers, interazioni e commenti e quarta, addirittura, a livello mondiale nella classifica generale dopo la Sydney Opera House, la Royal Opera House di Londra e il Metropolitan di New York. Abbiamo avuto oltre tre milioni di visite sul Pag. 8sito web nel 2021 e mezzo milione di followers su Facebook. Non crede che questo aspetto dovrebbe farci impegnare maggiormente – noi, come istituzioni politiche e voi, come istituzioni artistiche – nel sostenere anche la candidatura UNESCO dell'opera lirica italiana e il riconoscimento del melodramma italiano come espressione artistica di rilevanza nazionale, anche in relazione alla diffusione della lingua italiana? Su questo c'è anche una proposta di legge firmata da diversi colleghi. Crede che questi percorsi (quello della candidatura UNESCO in particolare) possano aiutare a rilanciare l'immagine positiva delle nostre fondazioni nel panorama internazionale, visto anche questo ampio riscontro di numeri che ho citato? Grazie.

  CRISTINA PATELLI (intervento da remoto). Grazie, presidente. Gentile Sovrintendente Gasdia, intanto mi permetta dell'occasione per farle i miei complimenti. Lei è una delle più affermate e stilisticamente impeccabili cantanti liriche italiane ed internazionali e quindi un vanto nel panorama artistico italiano e destinata al canto, se ben ricordo, fin dalla nascita. Mi pare che lei, a soli vent'anni, abbia vinto il concorso voci nuove per la lirica dedicato a Maria Callas nel 1980: quindi soprano, direttrice artistica e, dal gennaio del 2018, sovrintendente della Fondazione Arena di Verona. Ricordo che il festival lirico areniano è una manifestazione di musica operistica tenuta durante i mesi estivi dell'Arena di Verona, inaugurato addirittura nel 1913, con l'Aida di Giuseppe Verdi per celebrare il centenario della nascita dell'artista. L'anfiteatro, peraltro, ha, non da oggi, una grande importanza per la comunità cittadina, tanto che Verona fu la prima città, già nel Cinquecento, a dare avvio a tutta una serie di operazioni di investimento dedicate al restauro e alla tutela del centro storico e dell'antico. Lo scenario attuale – che è unico nel suo genere – conferisce maestosità e spettacolarità a quelle opere definite appunto areniane come l'Aida, di gran lunga quella più rappresentata con oltre sessanta stagioni e conosciuta da ogni appassionato, nonché celebre in tutto il mondo. Tuttavia, sotto il profilo gestionale mi ha colpito una dinamica: la convivenza all'interno di una stessa fondazione del teatro filarmonico che mi sembra in grado di generare margini positivi invece dei margini a dir poco straordinari ottenuti dalla stessa fondazione, grazie all'Arena. Va ricordato anche che l'Arena di Verona ha una capienza di circa 20.000 persone, mentre nelle altre fondazioni si passa da 1000 a circa 2000 posti. Questo mi porta a una domanda che desidero rivolgerle senza alcun intento polemico, ma allo scopo di riflettere in un'ottica più ampia e nel quadro di un ragionamento più diffuso, magari finalizzati al tentativo di riassetto futuro della normativa afferente le fondazioni liriche e la loro governance.
  Considerato l'enorme impatto artistico, culturale e, non ultimo, economico che la rassegna lirica veronese regala in ogni stagione alla città di Verona e a tutta l'area geografica di riferimento, a suo avviso – anche alla luce di un contributo forse inferiore a quello che ci si potrebbe attendere dagli stakeholder- è funzionale un sistema come quello previsto dalla normativa in materia che condividete con altri undici fondazioni lirico-sinfoniche? Non sarebbe forse meglio una forma organizzativa speciale dedicata all'Arena di Verona, magari uscendo addirittura dal perimetro delle fondazioni lirico-sinfoniche?

  ROSA MARIA DI GIORGI. Grazie, presidente. Buongiorno, sovrintendente. Voglio iniziare dicendo che è stato un piacere ascoltarla e vedere il piglio con cui sta conducendo il suo lavoro. Credo che lei sia la prima donna sovrintendente che abbiamo ascoltato; questo significa forse qualcosa rispetto al cammino che dobbiamo fare in futuro anche su questo fronte: le posizioni apicali che, al solito, sono riservate sempre agli uomini. Loro sono bravissimi, ma mi ha fatto molto piacere sentire lei e sentire anche la sua passione. Glielo voglio dire perché c'è bisogno di grande determinazione per portare avanti un lavoro all'interno di una struttura, di una fondazione come quella dell'Arena di Verona che è un'eccellenza nel mondo. Noi siamo fieri di questo e crediamo che lei abbia ben reso il quadro parlando di numeriPag. 9 e facendoci comprendere quale sia la diffusione e quanti siano gli elementi importanti che fanno della Fondazione dell'Arena di Verona un'eccellenza a livello mondiale.
  Mi ha molto interessato la parte relativa alla funzione sociale di questo vostro lavoro e del ruolo che può avere la Fondazione in questo. Si è parlato di produzione, di pubblico e di occupazione. È vero, mettere insieme una serie di ambiti così importanti e portare avanti un lavoro, un'attività che coinvolge tante persone, sicuramente è già un merito enorme. Da parte nostra c'è evidentemente la necessità di sostenere al massimo questo tipo di impegno.
  C'è poi l'aspetto, di cui lei diceva, del ruolo anche di iniziativa «popolare» che viene a introdursi all'interno della vostra attività. È vero, molti vanno al Festival all'Arena, perché è bella l'Arena, ma si va a Verona anche per questo tipo di spettacolo. Lì c'è la conoscenza, c'è il primo approccio per molti che, probabilmente, vanno soltanto per godere di una bellezza anche ambientale. È lì che può scattare la scintilla e l'amore per questo tipo di spettacolo. Mi pare di capire che c'è un po' tutto e condivido il ruolo che lei ha dato e che vuole continuare a dare a questo Teatro.
  La cosa che mi interessa è ciò che lei diceva e di cui ci faremo portatori, in merito alla programmazione. È evidente che per mantenere un altissimo livello, c'è bisogno di poter programmare. Questo è un po' quello che anche altri sovrintendenti hanno posto. È un tema forte di cui, all'interno del nuovo decreto FUS, si terrà conto in misura maggiore rispetto a quanto non sia stato nei tempi passati.
  Come Parlamento abbiamo chiesto di avere notizie dirette relativamente a questo nuovo testo. La cosa sarà pubblica, perché se ne discuterà all'interno di un question time con il Ministro, previsto proprio per questi giorni.
  Per quanto mi riguarda, ho un'ultima osservazione relativa all'impegno che credo tutti noi dobbiamo porre nel recuperare l'attività dei corpi di ballo. Sono tra coloro che da tempo si occupano di queste questioni, avendo vissuto molto negativamente quella fase in cui la maggior parte dei corpi di ballo sono stati dismessi. Da questo punto di vista, credo che ci debba essere un grande sforzo da parte del Ministero e di tutte le fondazioni per sostenere l'attività dei corpi di ballo per le motivazioni che lei citava e che condivido totalmente. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Do quindi la parola alla sovrintendente per la replica. Prego.

  CECILIA GASDIA, Sovrintendente dell'Arena di Verona. Vi ringrazio molto anche per questi complimenti che mi avete voluto riservare. Adesso entra in ballo la cantante, visto che mi avete citato come cantante.
  Il mio ruolo di sovrintendente – un ruolo assolutamente amministrativo –, oltre al fatto che sono anche il direttore artistico, è molto legato al fatto di aver iniziato oltre 40 anni fa a lavorare nei teatri, facendo una lunghissima carriera, all'aver conosciuto tantissimi artisti con i quali ho un contatto diretto e personale, a cominciare dal maestro Riccardo Muti, il quale mi fece debuttare per primo nel 1981. Ci tengo a dire velocemente che il maestro Muti venne a dirigere all'Arena di Verona nel 1980, quando io cantavo ancora nel coro dell'Arena di Verona; diresse un'unica serata, il Requiem di Verdi, e poi non è più tornato per 41 anni. Grazie alla vicinanza con il maestro, grazie a questa vecchia amicizia e al fatto di aver cantato per moltissimi anni con lui, sono riuscita a forza di opera di convincimento a farlo decidere di tornare. Infatti, è tornato all'Arena di Verona quest'anno.
  Per quanto riguarda il primo intervento che ho sentito, proprio nel centoventesimo anniversario della morte di Giuseppe Verdi e soprattutto nel centocinquantesimo anniversario della prima dell'Aida, che fu data al Cairo nel 1871, siamo riusciti ad avere il maestro Muti che ha regalato all'Arena di Verona, al grande pubblico e a tutti questa ormai memorabile esecuzione dell'Aida in forma di concerto.
  È vero che l'Arena di Verona sul web sta andando non bene, ma benissimo. Anzi, se Pag. 10non erro, in ordine siamo i secondi e non più i quarti dopo il Teatro di Sydney. Ho alcuni dati velocissimi che riguardano il mondo social. Abbiamo 2,5 milioni di visite sul sito web; fra maggio e settembre si era registrato un incremento senza precedenti del traffico con +104 per cento rispetto al 2020 – questo è un dato scontato – e +55 per cento rispetto al 2019, un anno che stava andando benissimo, perché il 2019 è stato per l'Arena di Verona una stagione stratosferica. Diciamo che andiamo benissimo.
  La cantante che è in me vi può dire che il mondo dell'opera parla italiano. Non solo noi dobbiamo contribuire con l'Opera alla diffusione della lingua italiana nel mondo, ma vi posso assicurare che quando cominciai ad andare – nel 1980, avevo 20 anni – in tutti i teatri del mondo, dal Giappone agli Stati Uniti, arrivavo nei teatri sperando di imparare bene la lingua del posto come, ad esempio, l'inglese, al quale sono molto legata, o il francese. Ogni volta che entravo in un teatro, parlavano tutti italiano: a partire dagli artisti, fino ai direttori d'orchestra e a tutta la parte amministrativa del teatro. Non riuscivamo mai a imparare una lingua straniera – lo dico sorridendo – perché la lingua ufficiale nel mondo dell'Opera è ancora oggi l'italiano, come lo è da sempre. Pensate che patrimonio stiamo portando per il mondo e questo ve lo posso testimoniare senza tema di smentita.
  C'è stata la pandemia che è stata una bella mazzata per tutti; però, in qualche modo, è stata anche qualcosa che ci ha fatto crescere con velocità, innescando una marcia che nessuno di noi sapeva di avere, perché per sopravvivere era assolutamente necessario né lasciarsi abbattere, né lasciarsi andare. Ad esempio, come ho detto prima, all'Arena di Verona siamo riusciti a non smettere mai l'attività dall'inizio di luglio del 2020. Non solo non abbiamo mai smesso l'attività, ma non abbiamo neanche più mandato i lavoratori in cassa integrazione; mentre prima noi uscivamo – unica fra le Fondazioni, nei tre anni del risanamento 2016, 2017 e 2018 – non solo con il taglio del corpo di ballo, ma i lavoratori avevano fatto due mesi di cassa integrazione, il famigerato FIS, sia nel 2016, sia nel 2017, sia nel 2018 e questi mesi di FIS erano dedicati proprio al Teatro filarmonico.
  Per fortuna abbiamo questo Teatro meraviglioso. Io sono stata un lavoratore della Fondazione Arena negli anni Settanta, avendo fatto due stagioni come comparsa nel 1976 e 1977 e tre stagioni come artista del coro nel 1978, 1979 e 1980. Ho fatto le lotte per i lavoratori assieme ai miei colleghi per raggiungere la stabilità, perché all'epoca l'Arena di Verona non aveva il teatro al chiuso, ma era nata come festival e voleva assolutamente passare da ente autonomo a ente lirico. Ci riuscì nel 1979, grazie alle lotte di tutti. Non era una lotta sterile: veniva portata avanti dai lavoratori assieme al proprio sovrintendente che, allora, era l'illuminatissimo Carlo Alberto Cappelli. L'Arena di Verona ottenne lo status di ente lirico dal 1979; poi ha seguito il corso di tutti gli altri enti lirici ed è diventata Fondazione lirico-sinfonica.
  Per tornare al secondo intervento che ho sentito, è da prima di diventare sovrintendente che penso che, proprio per questa unicità, che mi sembra sia abbastanza chiara a tutti, l'Arena di Verona potrebbe ambire e ottenere senza problemi uno statuto speciale, un po' come il Teatro alla Scala e come Santa Cecilia. Infatti, l'Arena è talmente particolare che ritengo lo statuto speciale quasi inevitabile in futuro. Sicuramente sarò la persona o una delle persone che nel futuro, anche dopo il mio mandato, cercherà strenuamente di portare l'Arena di Verona al piano che assolutamente merita di avere. Devo dire che anche il sindaco di Verona, Sboarina, fin dal 2018 ha ben chiaro questo passaggio. Sarà una un momento importante per il sindaco, perché anche lui è assolutamente d'accordo con tutti noi a lottare per far capire che lo statuto speciale sarebbe molto importante per le ragioni che vi ho elencato prima e, purtroppo, anche per le ragioni economiche di beneficio che vanno un po' a pioggia verso tutti.
  Volevo dirvi anche un'altra cosa sul corpo di ballo. Mi fa molto piacere che ci sia stato un intervento in proposito, perché personalmentePag. 11 questa è una spina veramente terribile. Chi di noi non ha comunque fatto dell'attività di ballo? Io stessa ho studiato fin da piccola la ginnastica ritmica, poi ho fatto due anni di danza classica e poi danza del ventre. Vorrei far capire che il corpo di ballo è esattamente come un'orchestra, come un coro ed è assolutamente indispensabile in una fondazione lirico-sinfonica. Inoltre, ribadisco che ha un bacino d'utenza enorme. In tutto il mondo i corpi di ballo e l'opera lirica hanno un successo straordinario. Il nostro Stato deve capire che la cultura in Italia, e in particolare questo genere, l'Opera, che noi stessi abbiamo creato ed esportato dappertutto, è fondamentale. Una volta – adesso un po' meno – tutti i cantanti, gli artisti e i ballerini, venivano in Italia per studiare questo genere. Non dobbiamo perdere questo flusso di persone che vengono in Italia, perché l'Italia è italiano. Per cantare l'Opera italiana, bisogna parlare in italiano il più possibile. È come quando studiavo le opere in francese: ho cantato 15 opere in francese, ma ovviamente, non essendo francese, non arriverò mai probabilmente ad avere una pronuncia perfetta, però si deve andare a studiare la lingua. Come si fa? Si va in Francia per studiare il francese o in Germania per studiare meglio il tedesco. Ci sono tanti tipi di opera lirica e soltanto in italiano: in francese, in tedesco, in inglese; ma la maggior parte delle grandi opere del mondo sono quelle di Verdi, Puccini, Rossini, Bellini e Donizetti; quindi solo di lingua italiana.
  Ben venga che le Fondazioni siano aiutate. Qui aggiungo una piccola cosa. Il FUS totale che lo Stato italiano eroga alle fondazioni è ben lontano dalle cifre che gli altri Stati europei erogano alle singole fondazioni. Nei Paesi come Ungheria e Cecoslovacchia le cifre di FUS erogate a un unico teatro sono tre volte superiori al totale del FUS che viene erogato qui per 12 Fondazioni lirico-sinfoniche. Non vogliamo arrivare a quello, però vogliamo un occhio di riguardo e una riflessione su come aiutare le fondazioni che adesso, essendo quasi tutte in piano di risanamento, sono molto attenzionate. Non è più come prima: ora sono molto attenzionate anche con i collegi dei revisori e l'attenzione assoluta ai bilanci è massima, perché è obbligatorio il pareggio di bilancio. Si presume che ci sia anche una grande attenzione sui costi per non sperperare denaro come probabilmente nel passato è stato fatto.
  Vi è un'altra cosa importantissima che mi è venuta in mente adesso. L'art bonus creato alcuni anni fa non aveva attecchito molto per le fondazioni lirico-sinfoniche. Tuttavia, in Fondazione Arena abbiamo incredibilmente cominciato a gennaio di quest'anno nel pieno del disastro, ancora in lockdown, con il coprifuoco, eccetera, senza sapere se avremmo mai potuto fare la stagione estiva del 2021 – che poi per fortuna abbiamo fatto – e abbiamo ideato una campagna di fundraising: una semplicissima idea chiamata «67 colonne», quelle della famigerata «ala dell'Arena», che era una cinta formata dal 67 colonne. Noi abbiamo avuto questa idea delle 67 colonne portanti per idealmente e virtualmente ricostruire una cinta esterna dell'arena, crollata in un terremoto nel 1117, che ricostruisse e tenesse abbracciata la propria Arena. Nel giro di un mese e mezzo, tra tutti i più grandi imprenditori di Verona – quindi, esattamente 67 colonne – abbiamo raccolto 1,5 milioni di euro, tutti in art bonus. L'art bonus è veramente importantissimo. Secondo me va anche un po' rivista la possibilità di poter detrarre soltanto il 65 per cento in tre anni; forse questa detrazione fiscale potrebbe essere leggermente aumentata. Tenete presente che nei teatri americani, che sono totalmente privati, l'aiuto dato dal privato viene riportato al privato per il 100 per cento. Tuttavia, in quel caso stiamo parlando di teatri al 100 per cento privati.
  Nel 2018 e 2019 eravamo partiti benissimo: e eravamo decollati. Io ho anche il brevetto di pilota, quindi so benissimo che per decollare bisogna sempre andare controvento, perché altrimenti non si decolla. Per volare, bisogna avere tutto contro. Con due bilanci incredibili di circa 3 milioni nel 2018 e di 3,5 milioni nel 2019, eravamo super lanciati e abbiamo aumentato di quasi il 18 per cento l'afflusso del pubblico. Poi è Pag. 12arrivata la pandemia che purtroppo ha fermato per un anno l'Arena di Verona; nel 2022 avremmo dovuto avere la centesima stagione, ma in realtà l'avremo nel 2023, essendo slittata di un anno a causa della pandemia. Fra l'altro, ricordo che la stagione del 2023 è la centesima stagione – chiamiamola «Giubileo» – sarà una stagione importantissima per l'Arena di Verona: sarà una grande festa per la quale abbiamo in mente cose straordinarie. La pandemia ci ha fermato per un brevissimo periodo, ma sicuramente ci ha aiutati e ci sta aiutando a crescere tantissimo. Probabilmente avrete visto i grandi allestimenti di quest'anno dell'Arena di Verona, soprattutto di Franco Zeffirelli, che sono imponenti, ma abbisognano di un numero di lavoratori impossibile da mantenere a causa del distanziamento sanitario. Ad ogni modo, in pochissimo tempo abbiamo ideato un nuovo tipo di allestimento con il ledwall. Abbiamo impiantato sul palcoscenico dell'Arena di Verona 400 metri quadri di ledwall, una cosa che fino al 2019 non avremmo neanche osato pensare. L'abbiamo fatto e ha avuto grande successo. Infatti, quest'anno abbiamo avuto 150 mila spettatori, molti più di quelli che pensavamo arrivassero. Questo vuol dire che in parte il pubblico vuole tornare e che è affezionato all'Arena di Verona.
  Il nostro obiettivo è che tutti quegli spettatori di cui parlavate – solo in piccola parte sono gli appassionati, poiché vi sono anche i curiosi, quelli che la prima volta vengono all'Arena per vedere l'anfiteatro e l'allestimento – tornino all'anfiteatro: alla fine, in realtà, sono 13.576 posti ogni sera. È una bella sfida riempirli, ma noi ci stiamo lavorando e andiamo avanti.

  PRESIDENTE. Grazie sovrintendente. Lei ci ha dato tantissimi stimoli, quindi grazie per il suo contributo e per il lavoro che continuate a fare con sempre maggiore entusiasmo.
  Dichiaro conclusa questa audizione.

  La seduta termina alle 10.20.