XVIII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 10 di Mercoledì 16 ottobre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rizzo Gianluca , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE CONDIZIONI DEL PERSONALE MILITARE IMPIEGATO NELL'OPERAZIONE «STRADE SICURE»

Audizione del prefetto di Caserta, dottor Raffaele Ruberto.
Rizzo Gianluca , Presidente ... 2 
Ruberto Raffaele , prefetto di Caserta ... 2 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 3 
Del Monaco Antonio (M5S)  ... 4 
Pagani Alberto (PD)  ... 4 
Russo Giovanni (M5S)  ... 5 
Iorio Marianna (M5S)  ... 5 
Buompane Giuseppe (M5S)  ... 5 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 5 
Ruberto Raffaele , prefetto di Caserta ... 5 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANLUCA RIZZO

  La seduta comincia alle 14.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare e la diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del prefetto di Caserta, dottor Raffaele Ruberto.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle condizioni del personale militare impiegato nell'operazione «Strade sicure», l'audizione del prefetto di Caserta, dottor Raffaele Ruberto. Saluto e do il benvenuto al dottor Ruberto, che ringrazio per la sua presenza all'incontro di oggi. Ricordo che dopo l'intervento del prefetto Ruberto darò la parola ai colleghi che intendano porre domande o svolgere osservazioni. Successivamente il prefetto potrà rispondere alle domande poste; chiedo ai colleghi di far pervenire, a tal proposito, al banco della presidenza la propria iscrizione a parlare.
  Do la parola al dottor Ruberto.

  RAFFAELE RUBERTO, prefetto di Caserta. Grazie. Rivolgo un saluto a tutta la Commissione. È un onore per me partecipare ai vostri lavori. È doveroso, da parte mia, come prefetto, rendere questo servizio al Parlamento. Noi siamo a disposizione, non solo quando rispondiamo alle interrogazioni parlamentari, ma anche quando le Commissioni ci chiamano per riferire su questioni di nostra competenza istituzionale.
  In provincia di Caserta ci avvaliamo di un significativo contingente di militari: sono complessivamente 255 e non sono soltanto impiegati nelle operazioni ordinarie di «Strade sicure», ma c'è un contingente di poco più della metà che viene impiegato per le esigenze del pattugliamento della Terra dei fuochi. Parlo del contingente militare assegnato in provincia di Caserta, perché un altro contingente, sempre per la Terra dei fuochi, è assegnato alla provincia di Napoli. Nello specifico, su 255 militari, 125 sono destinati al pattugliamento della Terra dei fuochi in ambito casertano; 112 sono assegnati ai servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili; 18 per esigenze di comando, controllo e coordinamento.
  Dobbiamo distinguere questi due ambiti di attività, perché esse vengono svolte con modalità completamente diverse. L'impiego di militari per le attività ordinarie di «Strade sicure» è in pattuglie che variano dalle due alle otto unità, per alcuni siti più sensibili: cito, ad esempio, la Reggia di Caserta; l'insediamento abitativo statunitense di Gricignano di Aversa, dove abitano i militari e le loro famiglie (per noi è un obiettivo molto sensibile al quale destiniamo delle pattuglie miste non soltanto militari, ma anche appartenenti alle Forze di polizia); gli uffici giudiziari del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che è un tribunale molto importante. Si consideri che prima della suddivisione del circondario del tribunale di Santa Maria Capua Vetere con Napoli Nord, che ha sempre sede ad Aversa (provincia di Caserta), il tribunale di Santa Maria Capua Vetere era il quinto in Italia, per carico di contenzioso. È un tribunale che ha tre sezioni di Corte d'Assise. Si potrebbe pensare che il tribunale di Santa Maria Capua Pag. 3Vetere sia un tribunale di provincia; tutt'altro: ha quasi il carico e gli oneri del tribunale di una città metropolitana. D'altra parte, la provincia di Caserta conta quasi un milione di abitanti, quindi, oltre all'alta densità criminale, c'è comunque una densità demografica. Questi sono obiettivi sensibili e sono attività che vengono svolte congiuntamente in pattuglie miste di militari e appartenenti alle Forze di polizia.
  Per le attività di prevenzione e contrasto dei fenomeni di illecito abbandono e combustione dei rifiuti (il pattugliamento della Terra dei fuochi) il territorio è suddiviso in zone.
  Una premessa: per quanto concerne la vigilanza su «Strade sicure» le pattuglie sono a piedi o motorizzate; quelle a piedi sono pattuglie di vigilanza dinamica; pochissima vigilanza fissa, che troviamo più che altro negli uffici giudiziari di Santa Maria Capua Vetere. Teniamo presente che la vigilanza fissa dei militari si svolge a distanza di pochi metri da una pattuglia dei Carabinieri o della Polizia di Stato.
  Passiamo alla Terra dei fuochi, che è una vigilanza tutta dinamica. Il territorio è suddiviso in zone. Ogni zona fa capo al coordinamento di un commissariato della Polizia di Stato, oppure di una Compagnia dei carabinieri. Le nuove modalità – operative da un anno a questa parte – hanno tre livelli di intervento: il territorio, oltre ad essere suddiviso in zone, viene focalizzato in determinate aree che chiamiamo box (uno spazio territoriale limitato, ma non troppo: da qualche centinaio di metri a uno o due chilometri) dove c'è il pattugliamento dinamico dei militari. Questo è il primo livello. Nell'ambito di questo pattugliamento generico si scelgono determinati obiettivi di volta in volta, per cui le pattuglie fanno accesso a determinati siti, che possono essere delle aziende agricole o degli stabilimenti industriali; nell'accesso vengono accompagnati, in base a un protocollo sottoscritto alcuni mesi fa, dalla Polizia della Città metropolitana di Napoli o dalla Polizia provinciale di Caserta. Quando, invece, occorre fare degli action day, oppure attività che si presume possano essere particolarmente impegnative e penetranti, c'è l'ausilio – oltre che il coordinamento e il controllo – delle Forze di Polizia statale. Questo è il terzo livello. Quindi abbiamo: militari dell'Esercito, unità della Polizia municipale e unità della Polizie statale.
  Questo sistema, abbastanza innovativo da un anno a questa parte, ha consentito di conseguire risultati molto significativi. Ne cito qualcuno. Se facciamo un confronto tra i mesi di gennaio o luglio 2018, con il vecchio sistema di controllo, e il corrispondente periodo del 2019, il numero delle aziende controllate passa da 214 a 394; le attività sequestrate passano da 92 a 166; i veicoli controllati da 173 a 1.256; i mezzi sequestrati da 57 a 100; le persone controllate da 841 a 2.999; le persone sanzionate da 144 a 267; le persone denunciate da 148 a 289; poi ci sono nove arresti nel 2018 e dodici nel 2019.
  Riguardo alle modalità: è vero che i militari magari non coprono l'intero territorio, però, se in base alla fenomenologia riscontrata si concentrano su determinate aree, lì l'attività è intensiva, quindi consente di conseguire risultati migliori. Da alcuni mesi a questa parte, le unità si avvalgono anche del controllo dei droni dell'Esercito e per un breve periodo – purtroppo scaduto da poco – anche di aerei di alta quota dell'Aeronautica militare, in grado di fotografare e monitorare il territorio ancora meglio, e indirizzare anche l'attività di vigilanza, laddove dalle immagini debba emergere qualche area di interesse critica, allora si movimenta la pattuglia e la si manda in queste altre aree.
  Questo, grossomodo, è il sistema di vigilanza e controllo che attuiamo. Resto a disposizione per tutti i chiarimenti di cui posso essere a conoscenza.

  PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei colleghi. Ha chiesto di intervenire l'onorevole D'Uva.

  FRANCESCO D'UVA. Grazie, Presidente. Ringrazio Sua Eccellenza per essere qui a darci le informazioni per questa indagine conoscitiva. Signor prefetto, noi ci stiamo Pag. 4interrogando sull'effettiva utilità di «Strade sicure», un'operazione che va avanti dal 2008. Lei già ci ha dato delle cifre che sicuramente dopo avremo modo di riguardare nel resoconto. Le chiedo se lei può notare, oltre che in termini assoluti, una variazione di denunce e di arresti rispetto agli anni passati anche in maniera relativa. Forse è un po' complicato risalire a prima del 2008, però se si riuscisse ad avere anche un trend del numero di denunce al riguardo, potrebbe essere interessante. Ovviamente, qualora possibile, credo che la Commissione possa anche acquisire documenti successivamente. Poi, mi chiedo se effettivamente sia stato un deterrente reale ai fenomeni terroristici o per il traffico d'armi, perché di fatto la missione nasceva per questo. A Caserta forse ha anche un'altra utilità – come ha detto lei – riferita alla Terra dei fuochi, ma lei ritiene che effettivamente sia stata importante come deterrente ai fenomeni terroristici o al traffico d'armi?

  ANTONIO DEL MONACO. Grazie, Eccellenza. Vorrei sapere se questo strumento, questo nuovo sistema che si utilizza a Caserta, ormai abbia preso piede in tutte le realtà d'Italia dove viene utilizzata l'operazione «Strade sicure», oppure sia qualcosa di collaudato soltanto nell'area della Terra dei fuochi e, quindi, nell'area di Caserta. Abbiamo ascoltato anche altri prefetti e mentre qui mi rendo conto che ci troviamo di fronte a una realtà prettamente dinamica, con l'eccezione per il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, laddove ci sono i carabinieri e i militari, per il resto tutta l'attività è svolta in forma dinamica e non statica. Abbiamo visto anche i dati dal 2018 al 2019 e questo nuovo modello ha portato a dei risultati migliori.
  Lei parlava di pattuglie miste ed è la prima volta che ne sentiamo parlare, cioè abbiamo i militari che insieme alle Forze dell'ordine si muovono sul territorio per raggiungere degli obiettivi. La differenza tra il vecchio modello e quello attuale l'abbiamo vista nella produttività, ma dal punto di vista dell'efficacia e dell'efficienza dello strumento, che è nato come emergenza ai tempi dell'operazione «Vespri Siciliani» e poi a quelli dell'operazione «Riace», lei pensa che in tutto questo periodo, anche in base alla sua esperienza fatta sul territorio, sia uno strumento a cui va realmente data una struttura stabile? Oppure è uno strumento che va rivisto e potrebbe essere addirittura eliminato? Perché essendo qualcosa di eccezionale, si potrebbe anche ritenere non più necessario e recuperare gli uomini per utilizzarli in altre realtà.
  Il militare costa di più delle Forze dell'ordine, il 98 per cento di essi proviene dall'Esercito. Volevo sapere se è una figura importante all'interno di questo nucleo, oppure lei pensa che possa essere completamente sostituita dalle Forze dell'ordine?

  ALBERTO PAGANI. Ringrazio il signor prefetto per l'illustrazione precisa, sintetica e utile. Noi stiamo conducendo questa indagine conoscitiva per capire non tanto se lo strumento normativo «Strade sicure» sia utile (è ovvio che è utile, come lo è ogni contributo in più alla sicurezza), ma se è il più adeguato in termini di efficacia e di efficienza, o se uno strumento che fu adottato sull'onda di un'emergenza, quindi con le caratteristiche di uno strumento emergenziale, possa essere reso più utile, più efficace e più efficiente, modificandolo e apportando qualche correttivo. Lo strumento nacque – ce lo hanno detto anche i suoi colleghi prefetti che abbiamo sentito ieri – non solo sull'onda di un'emergenza, ma anche sulla base di un'idea contenuta nella legge di liberare le risorse delle Forze di polizia da compiti di sorveglianza, impiegando le Forze armate, per poter avere le Forze di polizia nei compiti propri di polizia giudiziaria, o di altre attività che non possono essere affidati ad altri Corpi. Questo comporta, naturalmente, un costo e una specificità di azione. Il dubbio che a noi è venuto ascoltando le varie relazioni è che non sempre la scelta dello strumento militare sia definita dall'adeguatezza della risposta a una potenziale minaccia, quanto piuttosto dal fatto che si utilizza quello è disponibile, anche se la risposta non sia né la più adeguata dal punto di vista della formazione, dell'equipaggiamento, eccetera, né dal punto di vista del costo. Infatti, utilizzare le Forze armate prevede un costo Pag. 5unitario orario superiore rispetto all'utilizzo delle Forze di polizia, perché c'è l'accasermamento e ci sono una serie di costi aggiuntivi che le Forze armate comportano. Per cui, ci stiamo chiedendo se laddove non è richiesto dalla minaccia – che viene valutata dal prefetto che è l'autorità preposta a svolgere questa valutazione – uno specifico intervento della Forza armata ci possa essere, invece, un intervento più adeguato delle Forze di polizia che, in questo caso, andrebbero naturalmente potenziate negli organici. Ci chiediamo, inoltre, se non sia possibile disimpegnare le Forze armate perché possano dedicarsi al loro compito, che è qualificare l'addestramento per l'impiego fuori area, prima che l'impiego nel territorio nazionale, e quindi se debba essere modificata la norma, o se possa essere modificato il dispositivo senza modificare la norma. Mi pare evidente, da quello che ha detto, che nel caso della sorveglianza della Terra dei fuochi lo strumento militare è assolutamente adeguato, anche per la disponibilità di tecnologia (i droni, gli aerei), non c'è uno strumento più adeguato per svolgere quel compito di sorveglianza in un'area rurale; mentre nell'area urbana la sorveglianza di un edificio non necessita – a mio avviso – della caratteristica specifica e dell'addestramento specifico di un militare dell'Esercito. È possibile, a suo parere, ripensare il dispositivo, in modo da utilizzare le risorse in maniera più efficace, più efficiente e anche, forse, più economico?

  GIOVANNI RUSSO. Ringrazio il prefetto per essere venuto oggi, è un nostro graditissimo ospite. Mi domandavo se il numero di unità assegnate sia sufficiente per una provincia territorialmente abbastanza estesa e demograficamente molto popolata, perché i siti da coprire – soprattutto per quanto riguarda la segnalazione, il contrasto agli sversamenti illeciti di rifiuti – sono veramente numerosi, sia per quanto riguarda gli STIR, sia per quanto riguarda i cumuli che vengono sversati in maniera illegale.

  MARIANNA IORIO. Grazie al signor prefetto. La mia domanda è in riferimento ai roghi. Sugli STIR abbiamo visto, anche con gli altri prefetti, che si riesce più o meno a gestire la situazione; invece, per quanto riguarda i roghi su strada, soprattutto nelle periferie, come si può arginare di più questo fenomeno?

  GIUSEPPE BUOMPANE. Saluto il prefetto di Caserta. La mia domanda riguarda la Terra dei fuochi. Qualche giorno fa, il Ministro Costa ha preso atto che il Protocollo di Caserta non ha funzionato come lui avrebbe voluto. Questo deficit nel funzionamento, secondo lei, è dipeso da un problema di mezzi, oppure è un problema di sinergie istituzionali? Qual è, secondo la prospettiva del prefetto, l'elemento critico?
  Sempre relativamente ai siti di stoccaggio e agli STIR, ricordo che il già Ministro della difesa Trenta aveva più volte dato la disponibilità a fornire ulteriori mezzi e uomini per la sorveglianza di questi siti sensibili che sono stati interessati anche da incendi di natura dolosa; ci sono sviluppi su questa interlocuzione istituzionale?

  PRESIDENTE. Do ora la parola al dottor Ruberto per la replica.

  RAFFAELE RUBERTO, prefetto di Caserta. Sono in grado, per quanto mi riguarda, di rispondere a tutte le domande. Sull'andamento dal 2008 mi riservo di essere più preciso e di fornire questi dati. Da tre anni a questa parte l'efficacia della vigilanza nell'ambito della Terra dei fuochi è enormemente aumentata. Fino a un paio d'anni fa non si erano registrati arresti; adesso c'è n'è stato qualcuno. Poi, in modo consistente è diminuito il numero degli incendi. Se noi analizziamo gli incendi che ci sono stati nel 2010 e quelli che ci sono stati quest'anno, credo siano un quarto di quelli di alcuni anni fa. Do una risposta indirettamente anche alle domande sull'utilità: secondo me, nell'ambito della Terra dei fuochi i militari sono stati preziosi e hanno segnato la svolta. Forse il problema è un altro: si riesce – è una domanda un po’ retorica – ad attuare un controllo in altre parti del Paese sul problema dei roghi, che non è solo casertano e napoletano, Pag. 6così come si fa nella Terra dei fuochi? Io credo di no. Credo che il nostro sia il territorio tra i più vigilati sotto questo aspetto. Oggi veramente c'è uno scatto notevolissimo in termini di efficacia.
  È utile per il terrorismo? Questa è una bella domanda. Scusate, io parlo così e ritengo di dover essere schietto con voi, perché ho il dovere di dire le cose come stanno al Parlamento. Il terrorismo è una minaccia continuamente varia, nel senso che si attua con modalità quasi inaspettate e ogni volta, un po’ come la criminalità organizzata, siamo quasi costretti a rincorrerli per adeguarci alla portata della minaccia. Se noi parlassimo del terrorismo, sotto certi aspetti, la vigilanza fissa, quella classica, che abbiamo visto sorgere con «Vespri Siciliani», forse è più utile, perché se noi mettiamo la vigilanza fissa a un varco in una festa di piazza, questa è più efficace di una pattuglia che circola. Ma mettendo da parte per un momento il terrorismo, anche perché – facendo i debiti scongiuri, grazie a Dio – il territorio di Caserta non è stato caratterizzato da fenomeni terroristici, che finora si sono rivolti più verso aree urbane più consistenti, la vigilanza dei militari davanti alla Reggia l'ho disposta io un anno fa, grazie ad alcune economie nelle risorse che eravamo riusciti ad ottenere, nel senso che avevamo dei militari di risulta e ho detto: «Possibile che non vigiliamo la Reggia di Caserta, che è un monumento di straordinaria importanza, un monumento simbolo per l'Italia, non soltanto per il territorio casertano?». Però, fino a un anno fa, la Reggia di Caserta non ha avuto né una vigilanza fissa di militari, né una dinamica. Adesso non è una vigilanza fissa vera e propria, perché la pattuglia sta ferma per un po’ e poi gira per l'ampio perimetro della Reggia e del parco, controllando anche i varchi di accesso, per cui viene svolta con modalità che, a mio sommesso parere, è anche più utile.
  Vengo alle domande dell'onorevole Del Monaco. Sistemi utilizzati in altre parti d'Italia non lo so, però temo che in altre parti d'Italia sia prevalente ancora il sistema della vigilanza fissa, anche se c'è una tendenza forte, nelle ultime settimane, da parte dello stato maggiore dell'Esercito, a modificare tutte le vigilanze fisse in dinamiche, per una serie di ragioni che posso anche toccare e di cui parlerò tra poco, perché c'è anche una proposta di modifica del sistema di turnazione, che però richiede – per essere operativo – l'avallo anche del Ministro dell'interno, del Capo della Polizia, perché può essere più utile, ma forse richiede qualche risorsa in più in termini di unità di personale.
  Le pattuglie miste sono assolutamente utili. Qui faccio una rapida riflessione, che risponde a molte delle domande. Sono utili questi militari? Sì, sono utili. Perché sono militari? No. Innanzitutto sono utili perché sono risorse aggiuntive rispetto a quelle delle Forze di polizia. Anzi, sotto certi aspetti, non avendo il know-how delle Forze di polizia, è opportuno che lavorino, per quanto possibile, insieme a loro proprio per mutuarne determinati stili e comportamenti, che sono più efficaci. Oggi la minaccia in generale, mettendo da parte la minaccia terroristica, il rischio che si vuole fronteggiare con la presenza dei militari è più dinamico di un tempo: mentre al tempo dei Vespri Siciliani era prioritario vigilare le abitazioni dei magistrati, i palazzi di giustizia, adesso c'è bisogno di gente in giro per le strade, c'è bisogno di una vigilanza e di occhi che possano guardare da una parte e dall'altra. Quindi, il piantone fisso in un luogo è meno utile di ciò che può essere una pattuglia in movimento, sia pure dei militari. Ovviamente, per fare vigilanza dinamica può essere molto utile l'esempio e l'indiretta formazione che la vicinanza delle Forze di polizia statali può assicurare. Ecco perché dalle pattuglie miste si ottengono risultati migliori, anche perché i militari vedono come operano i poliziotti e i carabinieri. Naturalmente non possiamo mutuare completamente le competenze delle Forze di polizia statali, anche se i militari hanno la qualifica di agenti di pubblica sicurezza, perché è un'altra formazione, un'altra storia, un'altra impostazione; tuttavia, sono sicuramente più svegli e dinamici da quando si svolge il servizio con queste diverse modalità. Magari potessimo fare tutte le pattuglie miste; in realtà questo Pag. 7 non è possibile perché saremmo costretti a sottrarre all'ordinario controllo del territorio le Forze di polizia statali, però, laddove ci sono obiettivi particolarmente sensibili si cerca di farlo, proprio per fare in modo che più occhi vedano più di meno occhi.
  Ho risposto anche indirettamente all'onorevole Pagani, perché dicevo che la minaccia è più varia, è differenziata e multiforme, quindi deve essere elastica anche la risposta che dobbiamo dare.
  Il numero di unità è sufficiente? Non c'è mai un limite. Apro una piccola parentesi sulle nuove modalità. La proposta dello stato maggiore dell'Esercito è di cambiare il cosiddetto turno in quinta in turni in sesta: attualmente si fanno cinque giorni lavorativi con quattro turni di lavoro e uno di riposo; il turno in sesta prevederebbe, invece, sei giorni lavorativi con quattro turni di lavoro e due di riposo. Non voglio banalizzare le finalità della proposta, perché poi rispondono ad altre esigenze, però in questo modo i militari avrebbero due giorni di riposo continuativi invece di uno, non perché vogliano lavorare di meno, ma perché siccome c'è stata qualche situazione di disagio nell'ambito dei militari impiegati in «Strade sicure», non da noi, perché non mi risulta, però qua e là nel territorio qualcuno si è trovato un po’ a disagio, la lontananza dalle famiglie (ma non perché vogliamo essere buonisti), lo stress di dover stare fissi in un posto a piantonare invece che in movimento (anche per questo è più utile la vigilanza dinamica), sentirsi condizionato dal dover aspettare una settimana per avere un po’ di tempo libero, probabilmente sta inducendo lo stato maggiore dell'Esercito a chiedere di cambiare i turni. Non so quale sarà l'opinione del Dipartimento di pubblica sicurezza, del Capo della Polizia, se vorrà assecondare questa richiesta, o meno; occorre il concerto, anche perché le modalità di svolgimento dei servizi di «Strade sicure» rispondono a un allegato a un decreto dei ministri della difesa e dell'interno, quindi credo che se dobbiamo modificare le modalità, bisogna modificare anche quell'allegato. Fatto sta che se dovessimo aderire a questa proposta, dovremmo recuperare qualche elemento in più, perché ne avremmo meno sul territorio. Attualmente abbiamo impiegati 77 militari per «Strade sicure», al netto dei turni di riposo; ne avremmo 64 (tredici in meno) con queste nuove modalità. Se vogliamo aderire, dovremo pensare a un incremento.
  Mi è stato chiesto se c'è stato un incremento a seguito della disponibilità dell'allora Ministro Trenta; sì, c'è stato un incremento e abbiamo ottenuto diciassette unità in più solo per Caserta e questo si è potuto avere anche grazie all'esigenza, insorta a un certo punto, di vigilare gli STIR, perché il 2018 sotto questo aspetto è stato un annus horribilis. Nell'autunno 2018 hanno preso fuoco – diciamo inspiegabilmente, ma in realtà una spiegazione la si può immaginare – centri di stoccaggio, depositi, impianti di trattamento e, invece dei soliti roghi, gli incendi si verificavano negli impianti. Siamo stati costretti a fare un momento di riflessione e individuare dodici/tredici siti, per noi strategici nell'ambito del territorio di Caserta, a cui abbiamo destinato una vigilanza dinamica. In due siti abbiamo detto una vigilanza fissa, ma è improprio definirla fissa, perché in realtà è una vigilanza perimetrale: la pattuglia gira intorno. Ad esempio, lo STIR di Santa Maria Capua Vetere, che è il principale impianto della provincia di Caserta, viene vigilato da una pattuglia che gira intorno con la jeep. Non sta ferma, anche perché non ha senso, in quanto lì l'incendio potrebbe scoppiare nella parte esattamente retrostante e la pattuglia che sta davanti non vede niente. La vigilanza dei siti strategici ha abbattuto completamente gli incendi negli impianti. Nel giro di un anno ne abbiamo avuti due/tre, ma da marzo/aprile ad oggi non abbiamo avuto alcun incendio.
  Mi è stato chiesto dei roghi. Nella seconda metà del mese di agosto si è verificata una leggera impennata dei roghi sparsi per Caserta e un'impennata più consistente per Napoli, per esempio ai bordi delle strade, in alcune aree. Le motivazioni possono essere le più disparate ed è difficile, anche per questo motivo, poter fare un'azione preventiva ed efficace. Pag. 8
  Innanzitutto, non c'è più lo sfalcio delle erbe lungo le strade, che un tempo facevano i cantonieri, per cui i contadini non ne possono più e incendiano a modo loro, magari senza voler creare grossi problemi, queste sterpaglie che andrebbero eliminate. Poi, ci può essere anche l'interesse di qualcuno a far aumentare le giornate lavorative; può esserci un fenomeno analogo a quello che si verificò in Calabria qualche anno fa. Ci può essere anche l'interesse, per esempio, di un incendio nei pressi di un sito turistico: non può escludersi che qualcuno volesse far convergere dei finanziamenti per sistemare e riparare questo sito danneggiato dall'incendio. Le motivazioni possono essere le più disparate e anche le più assurde apparentemente. Rispetto a questa fenomenologia, il contratto attuale non riesce a soddisfare le esigenze. Io non so quali siano state, nello specifico, le dichiarazioni del Ministro dell'ambiente, che conosce molto bene la situazione di Caserta, come quella di Napoli; penso facesse un discorso in generale su entrambe le province, perché i risultati che abbiamo portato a Caserta sono molto positivi, anche negli ultimi tempi, nonostante questa leggera ripresa dei roghi sparsi nella seconda metà di agosto, ma siamo sempre molto al di sotto del numero complessivo degli incendi verificatosi l'estate scorsa.
  Per quanto ci riguarda, gli aspetti della vigilanza da noi hanno funzionato. Per prevenire meglio questi incendi occorrerebbero Forze di Polizia municipali più numerose e più presenti sul territorio, perché non dimentichiamo che ai sindaci incombe l'onere della vigilanza del proprio territorio e, quindi, combattere ciò che molto spesso può essere anche l'incuria, o l'inciviltà, la maleducazione. È un problema anche culturale, non è un problema soltanto di repressione.
  Che succede? Che cosa stiamo facendo? Che cosa si può fare? C'è stata anche una domanda che indirettamente mi chiedeva se il perimetro attuale della Terra dei fuochi sia sufficiente: no, in realtà il fenomeno dei roghi riguarda anche altre aree del territorio non comprese nel perimetro dei trentotto comuni rientranti nella Terra dei fuochi, che più che altro sono quelli dell'agro aversano e del nord napoletano. Siccome dall'incaricato per la Terra dei fuochi, un collega viceprefetto che opera su entrambe le province, è stato firmato un protocollo d'intesa che prevede l'impiego della Polizia municipale e provinciale, abbiamo usato banalmente il passaparola: qualche sindaco ci ha fatto presente che si verificavano, più del solito, determinati incendi in alcune zone, che magari erano a cavallo di due comuni fuori dall'ambito della Terra dei fuochi e allora abbiamo provato a fare in modo che intervenisse la Polizia provinciale, visto che ha competenza provinciale, oppure che la Polizia municipale dei due comuni si mettesse in contatto. Sapete che c'è una conurbazione notevolissima in quel territorio e il limite tra un comune e l'altro è molto sfuggente. La Polizia municipale di un comune può notare dei movimenti strani, di gente che si aggira nei paraggi di un impianto, per esempio, e allertare la Polizia municipale del comune vicino. Se riusciamo a fare rete e a creare, un'intesa di questo genere, potrebbe essere una risorsa utile.
  Credo di aver risposto un po’ a tutto. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Ruberto e tutti gli intervenuti.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.15.