XVIII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Mercoledì 5 giugno 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLO STATO DEL RECLUTAMENTO NELLE CARRIERE INIZIALI DELLE FORZE ARMATE

Audizione del Direttore del I Reparto Segretariato generale e Direzione nazionale degli armamenti, dottor Giuseppe Quitadamo e del Capo III Ufficio del Segretariato generale della Difesa, per il sostegno alla ricollocazione professionale dei volontari congedati, dottoressa Paola Maja.
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 
Quitadamo Giuseppe , direttore del I Reparto Segretariato generale e Direzione nazionale degli armamenti ... 3 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 8 
Del Monaco Antonio (M5S)  ... 8 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 9 
Quitadamo Giuseppe , direttore del I Reparto Segretariato generale e Direzione nazionale degli armamenti ... 9 
Maja Paola , capo III Ufficio del Segretariato generale della Difesa, per il sostegno alla ricollocazione professionale dei volontari congedati ... 10 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 11 

ALLEGATO: Presentazione informatica illustrata dal direttore del I Reparto Segretariato generale e Direzione nazionale degli armamenti ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANLUCA RIZZO

  La seduta comincia alle 14.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Direttore del I Reparto Segretariato generale e Direzione nazionale degli armamenti, dottor Giuseppe Quitadamo e del Capo III Ufficio del Segretariato generale della Difesa, per il sostegno alla ricollocazione professionale dei volontari congedati, dottoressa Paola Maja.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Direttore del I Reparto Segretariato generale e Direzione nazionale degli armamenti, dottor Giuseppe Quitadamo, e del Capo III Ufficio del Segretariato generale della Difesa, per il sostegno alla ricollocazione professionale dei volontari congedati, dottoressa Paola Maja, a cui do il benvenuto.
  Ricordo che dopo l'intervento degli auditi darò la parola ai colleghi che intendano porre domande o svolgere osservazioni. Successivamente, il dottor Quitadamo e la dottoressa Maja potranno rispondere alle domande poste. Chiedo ai colleghi di far pervenire fin da ora al banco della presidenza la propria iscrizione a parlare.
  Do, quindi, la parola al dottor Quitadamo per lo svolgimento della sua relazione.

  GIUSEPPE QUITADAMO, direttore del I Reparto Segretariato generale e Direzione nazionale degli armamenti. Grazie, presidente. Saluto lei e gli onorevoli componenti la Commissione Difesa augurando a tutti un buon pomeriggio.
  La presente audizione costituisce un'opportunità per fare il punto su un'attività così delicata e in un certo senso così atipica nel panorama della Difesa.
  Ringrazio, pertanto, la Commissione dell'invito rivolto a me e alla mia struttura perché ci consente di esporre, seppure in maniera sintetica, i contenuti della sfidante missione istituzionale che, all'indomani della trasformazione dello strumento militare in senso interamente professionale, è stata assegnata dapprima alla Direzione generale della previdenza militare e successivamente, dal 2013, al reparto da me attualmente diretto.
  Nell'esposizione, come ha preannunciato il presidente, sarò accompagnato dalla dottoressa Maja che ormai da sei anni si occupa di questa attività e, quindi, rappresenta la memoria storica del processo occupazionale.
  Abbiamo pensato di strutturare l'intervento illustrando brevemente la missione e la struttura ad essa deputata, il progetto e la banca dati, le fonti dell'attività, i risultati e ultime, ma non ultime, le criticità riscontrate.
  Comune denominatore è una profonda convinzione nostra – se siamo qui, penso anche vostra, anzi ne sono sicuro – che può essere così sintetizzata: chi si arruola deve farlo nella consapevolezza di avere un futuro, con o senza uniforme. La frase non è mia, ma è stata sottoscritta nel 2012 e riportata in una rivista specializzata, Osservatorio politico militare. A mio avviso, però, interpreta perfettamente la missione Pag. 4affidata alla Difesa all'indomani della sospensione della leva obbligatoria.
  La missione si fonda sulla valenza sociale che il legislatore, a seguito della trasformazione dello strumento militare in professionale, ha inteso riconoscere a coloro che offrono il proprio servizio svolgendo incarichi operativi in favore dello Stato e della società di appartenenza durante il periodo della ferma.
  Il compito affidatoci, quindi affidato alla mia struttura, è particolarmente sfidante in quanto l'obiettivo è quello di accompagnare i volontari congedati verso il mondo del lavoro. Sottolineo «accompagnare» e non già ricollocare – non siamo una agenzia di ricollocamento – ovvero offrire al volontario che si congeda, sulla base del principio della ricerca attiva di lavoro, un kit di strumenti in termini di orientamento professionale, formazione, valorizzazione delle competenze agite durante la vita militare, visibilità alle aziende, invio curriculum, fruizione del beneficio della riserva nei concorsi e relativa consulenza, tutto finalizzato ad elevarne il grado di occupabilità.
  Il compito è affidato a una specifica struttura ministeriale che consta di un'unità organizzativa di livello centrale, l'Ufficio per il sostegno alla ricollocazione professionale dei volontari congedati senza demerito, posta nell'ambito del Segretariato generale della Difesa, Direzione nazionale degli armamenti, I Reparto, e di 19 articolazioni territoriali funzionalmente dipendenti dall'ufficio attualmente ubicato presso i comandi territoriali dell'Esercito per garantire una presenza più capillare a livello regionale.
  La struttura centrale, nel tempo, è stata oggetto di numerosi interventi di spending review, in controtendenza rispetto all'ampliamento degli obiettivi e al riconoscimento ormai da qualche anno della loro valenza strategica, per di più a fronte di un contesto economico congiunturale assai problematico.
  La struttura centrale, quindi l'ufficio che fa capo al I Reparto, è costituita oggi da appena 16 persone. Nella lastrina «Struttura ministeriale» abbiamo dato una visione grafica della composizione della struttura. Nulla ha a che vedere con i numerosi ed omologhi centri europei. Sia in Francia che in Spagna questa struttura dedicata alla ricollocazione del personale militare in congedo senza demerito ha una struttura molto più ampia, molto più forte e la sentono più fortemente come un dovere morale.
  Le sezioni sul territorio, anch'esse nel tempo anemizzate, a seguito degli interventi strutturali discendenti dal decreto legislativo n. 7 del 2014, si chiamano come l'ufficio, Sezioni sostegno alla ricollocazione professionale, e rappresentano, a livello regionale, gli interpreti delle iniziative e dei programmi rispettivamente proposti e gestiti dalla cabina di regia del Segretariato da cui dipendono solo funzionalmente.
  La cabina di regia li indirizza e li coordina e, compatibilmente con il piccolo budget a disposizione, li finanzia non avendo tuttavia alcun ruolo nella policy l'impiego del relativo personale.
  «Sbocchi occupazionali» è il nome del progetto interforze di cui il I Reparto è coordinatore nazionale. Adesso i volontari si iscrivono sia a congedo avvenuto, sia allorché sono ancora in servizio su base volontaria. Si tratta di giovani appartenenti alle Forze armate dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica che, seppur per un periodo di tempo limitato coincidente con la ferma, hanno sperimentato la realtà della vita militare, ne hanno condiviso i valori fondanti, hanno sviluppato, tutti, competenze trasversali oltre che, alcuni, capacità tecniche.
  Si accingono ad entrare nel mondo del lavoro civile con un gap di uno o più anni lontani dal mercato del lavoro rispetto ai loro coetanei. Con l'iscrizione al progetto il volontario viene preso in carico dalla sezione territoriale competente per servizio o residenza ed è gestito all'interno del sistema informativo Lavoro-Difesa che del progetto della struttura costituisce l'architettura portante.
  Il sistema, che dovrebbe essere di imminente reingegnerizzazione, consente al momento la condivisione nazionale di tutte le anagrafi in esso contenute, la reperibilità Pag. 5da parte delle aziende delle figure professionali da esse ricercate grazie ad una vetrina web previo accreditamento delle medesime e il rapporto interattivo online con l'amministrazione da parte di ogni singolo volontario aderente in merito alla scheda biografica e alle informazioni di suo interesse.
  L'adesione al progetto e al Sistema Informativo Lavoro Difesa (SILD), che generalmente segue varie modalità di informazione (lettere, briefing, siti istituzionali, newsletter) dal tema «volontari congedati e mondo del lavoro», immette il volontario nel circuito di sostegno.
  Nella lastrina «Il circuito del sostegno», in modo grafico e visivo, c'è la rappresentazione di come si muove questo mondo del volontario in congedo: l'informazione da parte dei centri, l'orientamento da parte dei nostri esperti in orientamento, la formazione se la richiesta di attività o di specializzazione richiede una certa formazione e si spera il placement, l'immissione nel mondo del lavoro.
  Tale circuito, compatibilmente con le poche risorse umane, finanziarie e strumentali a disposizione, si declina in una serie di interventi sulla persona, attività che spaziano dal servizio di orientamento professionale a cura di orientatori professionali della Difesa, alla formazione, ove possibile anche on the job, all'affidamento a selezione, fino al vero e proprio placement.
  Ciò avviene anche attraverso una rete di partenariato di livello nazionale e territoriale che si sono a medio tempo costituiti o rinnovati. Tra i partner istituzionali di livello nazionale merita senz'altro menzione il Ministero del lavoro che, a seguito di apposita convenzione, ha iscritto la struttura di sostegno nell'Albo informatico dell'Agenzia per il lavoro – la nostra cabina di regia, la nostra struttura è iscritta all'Albo del Ministero del lavoro – confermando la natura di soggetto abilitato a svolgere attività di intermediazione.
  Significativi risultati sono discesi dalle convenzioni con il mondo della security che guarda con grande interesse alle competenze e alle professionalità acquisite durante la ferma. Recentemente poi la struttura ha sperimentato collaborazioni, sempre a titolo gratuito, con società di intermediazione con le quali sono tuttora in corso progetti pilota in alcune regioni del sud, che hanno già prodotto interessanti risultati anche in termini di formazione tesi a colmare il gap professionale. In Sicilia è partito due mesi fa questo nuovo progetto.
  Da tali collaborazioni è emersa la consapevolezza che è necessario investire maggiormente durante le ferme prefissate sull'acquisizione di competenze certificate e spendibili immediatamente nel mondo del lavoro anche attraverso il coinvolgimento, la valorizzazione e l'accreditamento regionale delle scuole di formazione della Difesa.
  Sono oggi presenti in banca dati circa 5.700 curricula di volontari aderenti al progetto tra volontari in servizio, prossimi al congedo e volontari già congedati che rappresentano più della metà degli iscritti.
  Dal grafico riportato nella lastrina «Distribuzione regionale», riferito al 31 dicembre 2018, si evidenzia una distribuzione regionale disomogenea e fortemente concentrata nelle aree del Meridione ove risiede la gran parte dei nostri volontari.
  Senza volersi addentrare in interpretazioni sociologiche che non ci competono, è appena il caso di evidenziare che in tali aree, come è noto, è particolarmente alta la percentuale dei cosiddetti NEET (Not in Education, Employment or Training), giovani che non studiano, non lavorano, non cercano un lavoro. Inoltre, si registra una scarsa propensione alla mobilità territoriale dei residenti dalle regioni del sud verso le regioni del nord ove più elevate sono le disponibilità occupazionali.
  L'intera attività origina dalla disposizione contenuta nell'articolo 5 della legge n. 331 del 2000, nelle successive modifiche e nei discendenti decreti legislativi, tutte norme oggi confluite in modalità invero non meramente compilativa negli articoli 1013 e 1014 del decreto legislativo n. 66 del 2010, più noto come codice dell'ordinamento militare, come integrati e modificati dall'articolo 11 del decreto legislativo n. 8 del 2014. Pag. 6
  Questi due articoli interessano due tipologie di inserimento, rispettivamente la transizione dei volontari congedati nel mondo del lavoro privato e in quello pubblico. Le norme sono ampiamente programmatiche: quella che, fra l'altro, prevede incentivi indiretti per chi assume un volontario, cioè l'articolo 1013 del codice dell'ordinamento militare, è senza copertura economica; quella che prevede l'obbligo di riserva in capo alle amministrazioni che bandiscono un concorso, l'articolo 1014 come sostituito dall'articolo 11, comma 1, lettera b) del citato decreto legislativo n. 8 del 2014, non prevede sanzioni, quindi è una norma di stile.
  Per assicurare l'adempimento di quest'ultima previsione normativa si rende necessaria una costante opera di monitoraggio dei bandi e, ove necessario, di richiamo nei riguardi delle amministrazioni; attività che assorbono le poche risorse disponibili distogliendole delle altre attività di supporto alla ricollocazione.
  L'attività di monitoraggio, che consiste nell'andarsi a spulciare tutti i bandi che vengono pubblicati, delle procedure assunzionale nel tempo ha evidenziato e corretto la prassi instaurata da alcune amministrazioni di omettere totalmente, nel testo dei bandi di concorso, la previsione della riserva dei posti a favore dei volontari ovvero inserire errati riferimenti normativi che si traducono in perdita di chance occupazionali per i volontari medesimi. A fronte dell'assenza di sanzioni, l'ufficio e le sezioni funzionalmente dipendenti hanno instaurato e consolidato la prassi di affiancare i richiami con un'attività di moral suasion che si trasforma in consulenza sia nella fase di emissione del bando che nella fase di formazione della graduatoria.
  Spesso siamo chiamati a collaborare con le amministrazioni non solo a stilare il bando di concorso, ma anche a verificare e a modificare le graduatorie. È comunque di tutta evidenza lo sforzo della struttura nel cercare di portare avanti una missione non adeguatamente supportata da un pacchetto normativo che si dimostra debole, per di più contenute in un corpus legislativo, il codice dell'ordinamento militare, ad uso esclusivo dell'Amministrazione della difesa e dunque poco noto all'esterno di essa.
  Altro punto di contrasto o quantomeno di inciampo in questa vicenda è la riforma del Titolo V della Costituzione e il passaggio di competenze alle regioni in tema di formazione e lavoro. Il riconoscimento delle competenze e la relativa spendibilità, quando avviene, mostra una sostanziale disomogeneità. L'ufficio ha potuto toccare con mano, pur nel generale plauso manifestato nei confronti dell'attività dei nostri volontari in servizio di controllo del territorio o di supporto in caso di calamità naturale da parte degli assessorati al lavoro delle regioni, una sostanziale rigidità dei piani operativi regionali che non consentono spazi di intervento a favore delle categorie in quanto, per espressa previsione comunitaria, devono privilegiare altri target group considerati svantaggiati o a rischio di esclusione sociale.
  Da qui la necessità di un maggior coinvolgimento dei dicasteri interessati (Trasporti, Interno) e degli organismi di raccordo degli enti territoriali, in primis Conferenza Stato-Regioni, per rispettivamente valorizzare le competenze acquisite durante la vita militare in figure professionali contigue (autista, guardia particolare giurata, addetto ai servizi di controllo) e favorire l'accreditamento delle scuole di formazione della Difesa, il più possibile e omogeneo riconoscimento di crediti formativi e l'utilizzo di fondi comunitari da destinare ai volontari.
  Purtroppo le nostre scuole di formazione non sono riconosciute a livello regionale. Stiamo cercando di spingere verso questa direzione e il Reparto sta cercando di avere contatti con la Conferenza Stato-Regioni per accreditarsi o stipulare un accordo quadro che poi andrà a sostanziarsi con accordi singoli nelle varie regioni per far riconoscere le nostre professionalità, i nostri corsi presso le nostre scuole a valere anche per i corsi professionali delle varie regioni. Particolarmente sfidanti sono gli obiettivi e significativi i risultati finora raggiunti. Tra questi, solo per ricordarne alcuni, con riferimento agli iscritti nell'ultimo triennio, cito i 4.775 orientati a cura Pag. 7degli orientatori professionali dell'amministrazione Difesa, i 778 avviati a formazione, i 293 assunti nella pubblica amministrazione con riserva di posti e inoltre, con riferimento al solo anno in corso, gli oltre 9.000 iscritti alla newsletter, gli oltre 80.000 accessi al sito istituzionale con picchi sulla pagina dei concorsi con riserva, le cinque aziende accreditate con le quali abbiamo stipulato delle convenzioni, i due progetti sperimentali che stanno andando avanti, i 351 volontari affidati per colloqui di selezione.
  È chiaro che a questo punto vi chiederete dove sono i collocati nel settore privato. Sicuramente è una domanda che vi state ponendo e ci siamo posti anche noi. Pur non essendo il collocamento dei volontari l'essenza della missione istituzionale che, ripeto, è il sostegno alla ricollocazione, può comunque rappresentare uno dei tanti indicatori.
  Con tutte le cautele del caso, dovute alla circostanza che non tutti i volontari ci dicono se e quando trovano lavoro dopo il corso di avviamento, la percentuale media annua dei collocati rispetto alle adesioni si attesta tendenzialmente su una media dell'8 per cento. Noi speriamo che questa media possa crescere e arrivare alle due cifre. Sono numeri di tutto rilievo se rapportati alle esigue risorse, ma decisamente insufficienti a configurare l'offerta di un credibile – sottolineo «credibile» – indicatore dell'atto di indirizzo emanato dal Ministro della difesa in data 28 marzo 2019: un sistema di reinserimento nel mondo del lavoro a supporto di un nuovo modello professionale di organizzazione dello strumento militare.
  Mi avvio, pertanto, alla conclusione del mio intervento lasciandovi qualche riflessione sulle criticità riscontrate e sulle prospettive evolutive. Per farlo prendo spunto dalla relazione annuale sullo stato della disciplina militare e l'organizzazione delle Forze armate riferita agli anni 2016 e 2017 e presentata al Parlamento nello scorso mese di marzo.
  Le problematiche attualmente esistenti in ambito occupazionale a livello nazionale e in particolar modo nelle regioni del sud Italia impongono in primis di riconsiderare gli interventi in chiave riduttiva progressivamente operati sulla struttura centrale territoriale ripensandone collocazione e dipendenza, con l'obiettivo di migliorare l'organizzazione e l'erogazione dei servizi.
  L'attenzione rivolta a livello regionale, nazionale ed europeo alle tematiche connesse all'occupazione giovanile investono l'ufficio e le sue articolazioni territoriali alla stregua di ogni altra entità competente nel settore di responsabilità e di impegni sempre più pressanti nell'intento di non lasciarsi sfuggire tutte le occasioni e quelle opportunità che si presentano nell'interesse e a beneficio della propria utenza.
  Non è un caso che l'ufficio, già iscritto all'Albo informatico dell'Agenzia per il lavoro tenuto dall'ANPAL (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) e le sezioni territoriali siano già a pieno titolo all'interno della rete nazionale dei servizi per il lavoro e stiano avviando le procedure per il riconoscimento a livello regionale e per la certificazione di qualità dei servizi.
  Si avverte, tuttavia, la necessità di un rafforzamento dell'impianto esistente a livello legislativo, strutturale, professionale e finanziario anche al fine di uniformare la struttura oggi esistente agli standard previsti a livello nazionale per tutti gli organismi operanti nel settore e di renderla minimamente somigliante alle omologhe strutture europee caratterizzate da una capillarità territoriale e una consistenza di risorse proporzionate all'utenza da gestire.
  D'altro canto la riduzione dei transiti del personale militare volontario nel servizio permanente effettivo spinge verso l'individuazione di un pacchetto di incentivi alla riconversione professionale ben più robusti di quello fino ad oggi previsto. Difatti, chi assume oggi un volontario congedato non ha alcun vantaggio di tipo economico diretto (bonus assunzionale) o indiretto (sgravio contributivo) ancorché previsto dalla norma che, come ho detto prima, è priva di copertura finanziaria; né il volontario congedato beneficia di forme particolari di sostegno al reddito, né di significative quote di riserva nell'ambito delle professioni contigue. È, infatti, del 20 per Pag. 8cento la riserva dei concorsi nella Polizia municipale e provinciale.
  Inoltre, dal 1° gennaio 2016 è venuta meno la riserva assoluta per le carriere iniziali delle Forze di polizia, tematica già affrontata nelle audizioni precedenti.
  Dagli approfondimenti condotti per fornire ai volontari congedati elementi di informazione è emerso che in tali concorsi le previste quote di riserva vengono applicate solo in favore del personale militare in servizio, che peraltro può fare una sola domanda, circostanza che ingessa la fruizione del beneficio, mentre a quelli in congedo viene fatta rientrare nella quota minoritaria cui accede direttamente il personale non militare.
  A fronte dell'indebolimento di tale misura occorre puntare, come possibile e non facile alternativa, sul mercato del lavoro privato in termini di forte osmosi tra mondo militare e società civile sul robusto coinvolgimento delle industrie della Difesa. Altre nazioni come la Spagna, l'Inghilterra e la Francia, hanno un rapporto molto più stretto con le industrie che lavorano per la Difesa e molti dei loro volontari trovano collocazione al loro interno. Nella perdurante assenza di qualsiasi tipo di agevolazione diretta o indiretta per le imprese che assumono volontari congedati occorre puntare sul rimboschimento delle competenze e sulla valorizzazione delle stesse in ottica duale, sulla formazione e sulla sperimentazione di nuove modalità di apprendimento on the job, sul riconoscimento delle competenze in settori contigui a quelli militari ovvero di attività o figure ancora non regolamentate quali il settore della difesa delle infrastrutture nazionale critiche all'estero analogamente a quanto è avvenuto sul versante della pirateria marittima.
  Molte delle nostre aziende all'estero si tutelano con guardie personali utilizzando militari di altre forze armate, congedati di altre forze armate. Noi potremmo, invece, utilizzare questo veicolo anche in questo settore.
  In una parola, occorre puntare sul coinvolgimento attivo di tutti gli operatori del settore al fine di generare processi virtuosi di sistema stimolando altresì una riflessione da parte di tutti gli interlocutori istituzionali che operano a vario titolo e a vari livelli nel mercato del lavoro.
  Grazie a tutti per l'attenzione. Sono a disposizione per le vostre domande.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, dottor Quitadamo.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANTONIO DEL MONACO. Grazie, direttore, per la sua relazione. Saluto e ringrazio anche la dottoressa Maja.
  Conosco questa realtà da un po’ di anni. So che stava facendo dei salti mortali per cercare di raggiungere gli obiettivi. La contraddizione di cui lei parlava prima è legata proprio al fatto che da una parte c'è l'ampliamento degli obiettivi e, dall'altra, invece, ci sono gli interventi di spending review che hanno ridotto le vostre possibilità.
  Mi rendo conto di quante volte siamo andati in giro a cercare nell'ambito del protocollo d'intesa con le regioni, con le province, eccetera per trovare un ulteriore passo in avanti per la formazione.
  Il discorso, però, è legato a centralizzare l'attenzione su questi ragazzi che si allontanano dalle Forze armate. Noi parlavamo di accompagnamento, non di ricollocazione anche se l'ufficio è denominato per il sostegno alla ricollocazione professionale dei volontari congedati senza demerito.
  Guardo un po’ i dati: 4.775 sono stati colloquiati e quindi orientati; 293 sono stati ricollocati nella pubblica amministrazione. Spesso si è agito con denti stretti, stando appresso ai sindaci o alle organizzazioni della pubblica amministrazione per cercare, appena scatta la possibilità, di poter presentare questo posto riservato. Spesso e volentieri questo non viene fatto.
  Ricordo un caporal maggiore che stava lì ad aspettare, scattava come un falco e andava in quel comune per cercare di tirar fuori il diritto per quanto riguarda una persona da ricollocare.
  Sicuramente, così come è strutturato, dal punto di vista delle possibilità, alla fine riusciamo a dare pochissime possibilità, se Pag. 9non quelle legate a inventive, a creatività, continuità e costanza che impiega sia la cabina di regia, quindi l'ufficio centrale, sia chi agisce a livello periferico, le 19 sezioni.
  Penso sia molto importante dare attenzione più che a questo sostegno, proprio alla ricollocazione dei nostri militari che vanno in congedato senza demerito proprio perché dobbiamo cercare di accompagnarli e non possiamo pensare in maniera assoluta di inserire tutti nella sicurezza. Non possono far parte tutti della vigilanza.
  È vero che ne abbiamo mandati alcuni; ricordo quando ero capo ufficio, all'Expo di Milano, però è anche vero che poi l'Expo è finita e queste persone sono tornate a casa, o magari sulle navi mercantili o magari qualcuno è stato mandato a fare il corso specialistico per saldatori subacquei per cercare di agganciarli. Erano tantissime modalità di inventiva, di creatività per cercare l’escamotage e ricollocare queste persone. Invece, no.
  Tra le vostre criticità, che sono ben percepite almeno da me e penso da tutti quanti noi, bisognerebbe pensare ad andare un po’ in controtendenza: è vero che mi devo occupare del personale in servizio permanente, ma devo anche prendermi cura di coloro i quali stanno per andare in congedo perché li ho tenuti dentro di me, mi hanno servito nell'ambito della mia realtà e chiaramente non li posso lanciare e lasciare via con le tutte le difficoltà che potrebbero avere nel mondo sociale.
  Ben venga il grido di una maggiore presenza delle potenzialità e soprattutto delle capacità da spendere sul mercato del lavoro, quindi una maggiore specializzazione.
  Ritorniamo, quindi, alla figura del volontario, così come si sta cercando di pensare, che deve necessariamente centralizzare l'attenzione su due parametri essenziali: da una parte l'operatività (è giusto che sia operativo) e dall'altra la specializzazione del lavoro e la possibilità di apprendere un mestiere che possa essere poi speso all'esterno nel momento in cui il soggetto non rimane nell'ambito delle Forze armate.
  Addirittura ho richiamato a suo tempo – e lo faccio ancora oggi – la capacità e la possibilità di poter istituire delle cooperative di questi ragazzi che possano andare poi a servire, a saturare quei servizi che la Difesa deve esternalizzare.
  Potrebbe crearsi un gruppo di ex militari che costituiscono una cooperativa. Possiamo anche in quel caso dare la possibilità di avere un lavoro a questi ragazzi che costruiscono la cooperativa di ex militari per poter esternalizzare questi servizi, visto che alcuni servizi prima erano internalizzati e adesso sono esternalizzati.
  Sono un po’ in controtendenza rispetto a quello che succede oggi. Io darei spazio soprattutto a queste realtà perché significherebbe saturare l'anello debole. Saturare l'anello debole significa sicuramente portare profitto anche nell'anello che teniamo con lui.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Non avendo altri iscritti a parlare, do la parola al dottor Quitadamo per la replica.

  GIUSEPPE QUITADAMO, direttore del I Reparto Segretariato generale e Direzione nazionale degli armamenti. Onorevole, la ringrazio perché, da profondo conoscitore dell'argomento, ha dato ulteriori spunti.
  Certo, creare una cooperativa di ex VFP4 che abbiano delle capacità da porre a servizio dell'Amministrazione della difesa è cosa opportuna e giusta. Forse c'è bisogno di qualche provvedimento normativo che la istituisca e la leghi, perché crearla con la norma sulle cooperative già esistente diventa un po’ debole.
  L'altro passaggio è quello di spingere la Conferenza Stato-Regioni affinché le specializzazioni che attualmente vengono rilasciate ai nostri militari siano riconosciute a livello regionale perché nel momento in cui un saldatore specializzato all'interno del Ministero della difesa va per un concorso in regione Campania o in regione Puglia, la regione, in base al Titolo V, non gli riconosce il titolo. Dovremmo cercare di spingere verso questa direzione.
  Vengo agli altri problemi. Passare dal sostegno all'occupazione al collocamento. Pag. 10Certo, altre nazioni hanno fatto questo passaggio. Mi riferisco alla Francia, all'Inghilterra dove l'esternalizzazione di molti servizi (logistici e di trasporto) sono stati affidati a società cooperative che assumono il 90 per cento del personale non più idoneo al servizio militare al loro interno. Questa è una strada percorribile. Una norma che non sia di stile, però, come le norme che sono adesso in vigore, e che non sia soltanto appannaggio del quadro normativo Difesa, forse sarebbe opportuno che venga fuori.

  PAOLA MAJA, capo III Ufficio del Segretariato generale della Difesa, per il sostegno alla ricollocazione professionale dei volontari congedati. Vorrei aggiungere solo una cosa con riferimento all'articolo 1013 per il transito nel mondo del lavoro privato e all'articolo 1014 per quanto concerne il mondo del lavoro pubblico.
  Le norme, come diceva il direttore, sono programmatiche. In realtà, in merito alla norma sulle cooperative un passaggio nella disposizione normativa c'è, perché si dice che la Difesa favorisce le cooperative di servizi tra volontari in ferma breve. La norma, però, non specifica in che modalità. Peraltro, mentre quando la norma era contenuta nell'articolo 5 della legge n. 331 del 2000 aveva una copertura economica, perché sia pur genericamente il legislatore indicava che la copertura doveva venire dai risparmi della contrazione dello strumento militare; nel momento in cui la norma è transitata in maniera non meramente compilativa, come ha detto giustamente il direttore, nel codice dell'ordinamento militare ha perso anche questo riferimento alla copertura economica.
  La norma contiene molti spunti di riflessione che coinvolgerebbero molti attori, tra cui anche le industrie iscritte al registro delle imprese. È, infatti, nella nuova formulazione introdotta dal decreto legislativo n. 8 del 2014 che si fa riferimento anche alla possibilità, non obbligatorietà naturalmente, da parte del privato, che è industria iscritta nel registro delle imprese, a rivolgersi con priorità alla banca dati delle professionalità della Difesa.
  Innanzitutto la norma per essere applicata deve essere conosciuta e purtroppo non sono di facile impatto queste norme, perché non sono conosciute essendo dentro a un veicolo prettamente della Difesa, ancorché coinvolgenti soggetti esterni. Poi non c'è la sanzione. Cosa facciamo a un'industria della Difesa che non assume un volontario? Alla fine il datore di lavoro privato è sempre libero di scegliere chi vuole in nome della libera concorrenza sul mercato e in nome dell'iniziativa privata.
  Per carità, i nostri hanno le loro competenze trasversali che vengono molto apprezzate soprattutto nel settore della security che, tra l'altro, si sta aprendo recentemente anche ad altri ambiti, alla sicurezza sussidiaria, alla sicurezza complementare. Si sta portando avanti un discorso molto importante anche con il Ministero dell'interno per una sorta di riserva temperata per i volontari che transitano e che diventano aspiranti guardie giurate. Giustamente sono d'accordo con lei, la sicurezza non può essere l'unico ambito di sbocco professionale.
  È pur vero, però, che quando parliamo di volontari in ferma prefissata annuale o con una ulteriore rafferma, non hanno delle specialità tali da poter essere spese in altri settori che non siano quelli immediatamente contigui all'attività svolta nell'ambito della ferma militare. Probabilmente, una ferma più lunga, e qui vengo al discorso, potrebbe consentire al volontario l'acquisizione e la possibilità di agire competenze e professionalità maggiormente tecniche e quindi maggiormente appetibili, anche perché, a parte questo, il volontario non ha un valore aggiunto di tipo economico.
  Il datore di lavoro può dire che è bravo, che ha competenze trasversali, che è rispettoso dell'orario, che si presenta in orario agli appuntamenti, però non ha sgravi fiscali. Qual è il suo valore aggiunto? Purtroppo, da questo punto di vista, non ha alcun valore aggiunto, perché, appunto, non abbiamo la copertura economica.
  Chiudo sulla riserva. È vero, i numeri forse non sono elevatissimi riguardo alla riserva dei posti, però c'è da mettere in Pag. 11conto una cosa. Ovviamente, per poter usufruire del beneficio della riserva del posto e quindi del diritto il concorso bisogna superarlo. Comunque il volontario deve partecipare a tutte le prove concorsuali e nel momento in cui viene stilata la graduatoria, se è idoneo, anche se non è idoneo vincitore, grazie alla riserva di posti, sale la graduatoria e può fruire del diritto della riserva. Ovviamente, se non è idoneo, questa possibilità di azionare il diritto gli viene preclusa.
  Forse il numero piccolo sta anche nel fatto che non tutti i concorsi sono appetibili per il volontario. Penso ai concorsi dell'università o ai concorsi con specialità particolari. Questo mi premeva sottolineare.

  PRESIDENTE. Non ho ulteriori richieste di intervento. Pertanto, ringrazio il dottor Quitadamo, anche per la presentazione informatica che ci ha illustrato e di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico dell'audizione (vedi allegato) e la dottoressa Maja per la loro disponibilità e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.20.

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ALLEGATO

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