XVIII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 25 di Giovedì 15 luglio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
De Menech Roger , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PIANIFICAZIONE DEI SISTEMI DI DIFESA E SULLE PROSPETTIVE DELLA RICERCA TECNOLOGICA, DELLA PRODUZIONE E DEGLI INVESTIMENTI FUNZIONALI ALLE ESIGENZE DEL COMPARTO DIFESA:

Audizione, in videoconferenza, del presidente della Fiocchi Munizioni S.p.A., Stefano Fiocchi.
De Menech Roger , Presidente ... 3 
Fiocchi Stefano , presidente della Fiocchi Munizioni S.p.A ... 3 
De Menech Roger , Presidente ... 6 
Russo Giovanni (Misto)  ... 6 
De Menech Roger , Presidente ... 7 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 7 
De Menech Roger , Presidente ... 7 
Fiocchi Stefano , presidente della Fiocchi Munizioni S.p.A ... 7 
De Menech Roger , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROGER DE MENECH

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare e la diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, del presidente della Fiocchi Munizioni S.p.A., Stefano Fiocchi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla pianificazione dei sistemi di Difesa e sulle prospettive della ricerca tecnologica, della produzione e degli investimenti funzionali alle esigenze del comparto della Difesa, l'audizione in videoconferenza di rappresentanti della Fiocchi Munizioni S.p.A.
  Do quindi il benvenuto, e lo ringrazio per essere intervenuto in collegamento, a Stefano Fiocchi, presidente della Fiocchi Munizioni S.p.A., ai colleghi presenti fisicamente e ai colleghi che partecipano alla seduta secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento del 4 novembre del 2020, ai quali rivolgo l'invito a tenere spenti i microfoni per consentire una corretta fruizione dell'audio.
  Ricordo che, dopo l'intervento del nostro ospite, darò la parola ai colleghi che intendano porre domande od osservazioni. Successivamente il nostro ospite potrà rispondere alle domande. A tal proposito chiedo ai colleghi di far pervenire la propria iscrizione.
  Ringraziandolo di nuovo, do la parola adesso al dottor Stefano Fiocchi per la relazione introduttiva.

  STEFANO FIOCCHI, presidente della Fiocchi Munizioni S.p.A. Grazie, presidente. Sono Stefano Fiocchi, presidente della Fiocchi Munizioni, e ringrazio per questa opportunità di audizione presso la Commissione Difesa della Camera. Il mio intervento parte da una considerazione generale e, poi, passa a una considerazione sulla Fiocchi Munizioni.
  La considerazione generale sul comparto della Difesa in Italia riguarda tutto il sistema Difesa italiano. Innanzitutto, devo purtroppo sottolineare la poca considerazione strategica dell'industria della Difesa in Italia, che viene vista sempre sotto un profilo socioeconomico non molto propenso e incline a questo settore. Questo è un peccato, perché grazie alla ricerca dell'industria della Difesa sono state fatte tante scoperte e realizzate molte applicazioni che poi hanno influito nel mondo civile. Io ho un passato da ufficiale pilota, oltre che di carabiniere, e mi ricordo che andavo in giro con gli F-104 tracciando la rotta e il tempo su una mappa, mentre invece adesso abbiamo un map display anche sui telefoni cellulari.
  Ciò premesso, un'altra problematica del nostro comparto è la mancanza di una pianificazione a medio-lungo termine, con una pianificazione finanziaria certa in grado di sostenere quei settori che hanno ancora tecnologie italiane e prodotti italiani. Questo per reggere la concorrenza straniera, perché Paesi stranieri – cito l'America, gli Stati Uniti, ma la stessa Russia e la Cina – hanno sicuramente non solo dei budget maggiori, ma anche un'attenzione a questo settore molto superiore. Questo significa che nel momento in cui vado a fare una Pag. 4qualsiasi gara o bid internazionale mi ritrovo comunque di fronte a questi competitor.
  Sempre nell'ambito finanziario e internazionale, un'altra grossa difficoltà che il settore sta incontrando sono le famose banche etiche, cioè le banche che per policy – dopo aprirò una parentesi su questo – regolamentano tutte quelle che sono le transizioni finanziarie del settore; chi più o chi meno, perché sono policy delle banche. Ci si trova, così, ad avere difficoltà a effettuare transazioni, ovviamente autorizzate dal Governo italiano, che però per via della legge n. 185 del 1990 sono di non facile esecuzione e richiedono una tracciabilità dei flussi finanziari che, alla fine, creano delle difficoltà, anche dopo aver già fornito e collaudato il sistema, a ricevere l'incasso in banca; magari i soldi sono fermi in banca.
  Questo si inserisce in un movimento, che è abbastanza una novità, di finanza sostenibile. Praticamente i vari investitori, che possono essere dai fondi a qualsiasi banca, iniziano a considerare quelli che vengono denominati «fattori ESG», cioè Environmental, Social and Governance, nei processi di investimento. Cioè, prima di entrare, finanziare e acquisire qualsiasi servizio finanziario di cui gli investitori potrebbero usufruire – in realtà dietro c'è il regolamento europeo 2019/2088, sulla sensibilità del settore dei servizi finanziari – gli investitori si creano una policy che rispetti questi fattori, alcuni dei quali possono riguardare il sistema della Difesa.
  Se io non sono un'azienda Environmental, Social Compliance o Governance Compliance, che vuol dire tutto o non vuol dire niente a seconda della traduzione di questi fattori nella policy aziendale... Io posso fare degli esempi, ma basta andare su Internet e si trovano investitori che non investono nel settore della Difesa. Questo significa che in futuro le transazioni finanziarie diventeranno sempre più difficili per il sistema Italia (ed europeo in questo caso), col rischio che tutto quello che è il mondo finanziario sarà gestito da banche straniere, magari extraeuropee, che controllano i flussi finanziari del sistema della Difesa italiana.
  Ho citato la legge n. 185 del 1990, che già è una legge che è stata esempio anche a livello europeo, che prevede un'autorizzazione alle trattative e la licenza. Ultimamente ci sono state aziende che si sono trovate licenze revocate, quindi con contratti in essere. C'è stato, infatti, il blocco delle esportazioni negli Emirati Arabi e nell'Arabia Saudita. Per come è stata strutturata la legge, che prevede l'autorizzazione alle trattative e la licenza, se io attendo questi due step non potrebbe essere possibile revocare le licenze, perché il danno che si crea verso l'azienda produttrice è enorme, oltre alla figura che si fa.
  L'altra cosa a cui spesso io rinuncio come sistema di Difesa – forse riguarda un po' più la Fiocchi che altre aziende – è la mancanza di reciprocità all'estero. Noi riusciamo come Fiocchi a esportare in tutti i Paesi consentiti, ovviamente, ma laddove non vi sono produttori nazionali. Se in quei Paesi vi sono dei produttori nazionali è quasi impossibile esportare.
  Da questi punti critici ribadisco che il sostegno all'industria nazionale della Difesa è fondamentale, perché ha tutta una serie di vantaggi. A parte una maggior sicurezza nazionale, la riservatezza degli approvvigionamenti è un fattore che di fatto secreta i dispositivi in dotazione alle Forze armate. Una garanzia e autonomia di approvvigionamento: questo è un fattore che spesso viene tralasciato. Se io ho un'industria nazionale, che ovviamente deve essere competitiva in qualche modo, deve essere favorita affinché le Forze armate italiane possano essere autonome. Nel 1999, è successo, nell'ambito del munizionamento, che, a fronte di esigenze della Forza armata, se non ci fosse stata la Fiocchi, la Forza armata sarebbe rimasta senza munizioni. Non dico che bisogna fare come gli Stati Uniti dove, indipendentemente dalla nazionalità dell'azienda, se non si ha la produzione sul suolo americano non si potrà mai essere fornitore dell'esercito americano; questo lo sappiamo per certo.
  Un altro aspetto positivo è la continuità nella ricerca tecnologica e il know-how. Soprattutto nei settori ad alta tecnologia, una continuità nel sostegno è fondamentale.Pag. 5 Questo garantisce, inoltre, una formazione del personale della Difesa che, in collaborazione con le aziende nazionali, possono svilupparsi a partire dai corsi, ma anche dagli stessi collaudi che possono essere fatti. Per esempio, Fiocchi ha una collaborazione industriale con l'Agenzia Industrie Difesa e, in questo modo, riesce a mantenere personale dell'amministrazione della Difesa con un'elevata formazione nei collaudi di munizionamento. Sembra un aspetto secondario, ma in realtà è fondamentale per la garanzia qualitativa della fornitura.
  Non parliamo dei vantaggi occupazionali, che sono sotto gli occhi di tutti. Oltretutto, il fatto di avere un'industria nazionale è ben visto all'estero, perché da buoni italiani siamo considerati un po' fuori dai blocchi e un po' amici di tutti. E questo ci consente, grazie anche all'ausilio fondamentale delle ambasciate, che sono l'avamposto dell'italianità – non mi stancherò mai di dire che, soprattutto con gli addetti militari, personalmente ho avuto degli ottimi esempi – siamo sempre ben visti all'estero, quindi ben accettati. Questo è un plus che noi italiani dobbiamo sfruttare maggiormente rispetto a blocchi che esistono nel mondo.
  Ciò premesso, passo ora a parlare più propriamente della Fiocchi Munizioni. La Fiocchi è un'azienda storica di famiglia, che tre anni fa ha avuto l'ingresso parziale di un fondo. È nata nel 1876. Ha sempre operato nel settore del piccolo calibro ed esporta dal 70 all'80 per cento del fatturato. Sono numeri altissimi. Pochissime industrie, sia civili che militari, arrivano a esportare il 90 per cento. Questi sono i numeri per uno dei primi settori tra i no export in Italia.
  Produciamo, oltre che un munizionamento civile e industriale, da tiro o sportivo, tutte le munizioni che sono necessarie alle Forze armate. Siamo orgogliosi di essere fornitori dell'amministrazione della Difesa sin dai tempi precedenti alla Prima Guerra mondiale.
  Ribadisco che ritengo fondamentale che possa continuare la ricerca e la cooperazione tra le industrie nazionali – in questo caso Fiocchi – e l'amministrazione Difesa, oltre che il normale funzionamento. Chiaramente gli approvvigionamenti annuali – qui parlo di munizionamento – danno una certa garanzia e una sicura base di fatturato, che consente poi all'azienda di continuare la ricerca nel mondo del munizionamento.
  Spesso e volentieri – e qui mi addentro nelle problematiche più propriamente della nostra società – il munizionamento viene considerato come la parte povera di un sistema d'arma, perché costa meno, perché sembra reperibile e per tanti altri motivi. Rispetto a un fucile, che costa mille volte tanto, la munizione pare una questione di facile reperibilità e a basso costo. In realtà, io faccio sempre un paragone che calza, penso, abbastanza a pennello: io posso aver comprato un sistema d'arma, magari il miglior al mondo, ma se non ho la mia munizione che poi in qualche modo permette di sparare il sistema non va. È come avere una bellissima Ferrari in garage, ma che non ha la benzina affinché io possa fare il mio giro.
  Questo non mi stancherò mai di dirlo, perché la strategicità dell'autonomia nell'approvvigionamento del munizionamento ha una cadenza quotidiana, mentre l'approvvigionamento del sistema d'arma ha una cadenza decennale o ventennale. Se io non riesco ad avere l'approvvigionamento della munizione, di fatto il mio sistema d'arma rimane fermo. Questo è tanto vero quanto noi continuiamo a ricevere tantissime richieste dall'estero di collaborazione per avere impianti di produzione di munizioni, proprio perché molti Paesi dopo aver comprato l'arma si rendono conto, a causa di embarghi, blocchi o di difficoltà logistiche, che non hanno le munizioni o rischiano di rimanere senza.
  Detto ciò, per quanto riguarda ricerca e sviluppo, anche il mondo del munizionamento è caratterizzato in questo momento da una sorta di transizione ecologica. È vero, quello che è successo in tutti i settori industriali e anche nel mondo del munizionamento ha avuto delle modificazioni. E mi riferisco a tutte quelle sostanze che potrebbero essere dannose all'ambiente, all'uomoPag. 6 eccetera, che sono state rimosse con delle alternative.
  Il più grosso problema attualmente sul tavolo è il problema del piombo metallico. Come tutti sanno, attualmente è in discussione all'Agenzia ambientale europea il bando del piombo metallico sulla palla della munizione. In quali termini ancora non si sa. Si sta discutendo, ma potrebbe essere un bando totale così come un bando parziale. Questo sicuramente metterà in crisi il settore, nel senso che ci sono soluzioni tecnologiche ma non certo con gli stessi costi o con le stesse prestazioni.
  Non mi dilungo sulla parte balistica perché sarei noioso, però è un problema. Anche se vengono espressamente esonerate le Forze armate e di Polizia da questa problematica, l'onda lunga comunque prima o poi arriverà anche presso queste e sarà sicuramente un argomento di discussione nei prossimi mesi o anni. Noi, come Fiocchi, in quest'ottica abbiamo già lavorato molto, nel senso che abbiamo sviluppato – ripeto, non vorrei essere troppo tecnologico – una famiglia di inneschi di cui siamo particolarmente orgogliosi, riuscendo a togliere tutti i metalli pesanti, che sono più dannosi per la salute.
  Abbiamo anche applicato una politica sulle munizioni, soprattutto quelle per l'ambito della Difesa, che in parte già forniamo, volte a una maggior tutela del tiratore. Significa che, partendo dal principio di mantenere un costo pressoché inalterato della munizione verso l'amministrazione, abbiamo adottato delle scelte che tutelassero maggiormente chi spara. Questo significa che in certe munizioni il piombo, a parità di costo, non si riesce a togliere. Allora abbiamo scelto di coprirlo, in modo che la dispersione di eventuali polveri di piombo verso chi spara non ci fosse.
  Un'altra cosa che posso citare è che Fiocchi ha già in atto una cooperazione industriale per la produzione congiunta di munizionamento con l'Agenzia Industrie Difesa. In particolare, la convenzione prevede una collaborazione con lo stabilimento militare Pirotecnico di Capua. Loro fanno tutte le parti che sono in grado di fare e noi completiamo la munizione. Inoltre, sicuramente un altro punto di orgoglio è stato, grazie a un piano nazionale di ricerca militare nel 2015-2016, lo sviluppo, all'epoca unico al mondo, del primo innesco per calibro 12 e calibro 7 (chiedo scusa se c'è qualcuno che non capisce queste cose; sarò ben felice di rispondere). Grazie a questo finanziamento dell'amministrazione Difesa è stato possibile riportare la produzione di questa munizione in Italia dopo più di 25 anni che non c'era più, perché chi la produceva, l'ex SMI (Società metallurgica italiana), era chiusa dal 1995-1996.
  Questo è un po' il panorama in cui la Fiocchi si muove riguardo alle problematiche maggiormente riscontrate dal mondo della Difesa. Come ho detto, la Fiocchi è fortemente orientata all'export, anche molto fortemente. Per noi il bilancio della Difesa varia dal 20 al 30 per cento, che vuol dire non solo Difesa per le Forze armate italiane, ma anche Forze di Polizia e Forze armate straniere laddove riusciamo ad arrivare, perché l'appoggio è sempre fondamentale da parte delle ambasciate e da parte di agenti sul luogo.
  Io, presidente, avrei terminato la mia esposizione, nel senso che non avrei ulteriori punti. Sono ben lieto di rispondere a eventuali domande. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. C'è il collega Giovanni Russo.

  GIOVANNI RUSSO. Grazie, signor presidente. Ringrazio la Fiocchi per questa ottima analisi, che ribadisce soprattutto determinate criticità che si riscontrano un po' in tutte le aziende della Difesa a causa di una carenza importante nella capacità di programmazione e nella capacità di assicurare alle aziende della Difesa un gettito costante con una giusta programmazione finanziaria.
  Ovviamente, anche il comparto del munizionamento richiede dei grandissimi investimenti in termini di ricerca scientifica e tecnologica, perché l'evoluzione sempre più veloce che si sta avendo e gli scenari che si stanno aprendo richiedono delle soluzioni sempre nuove. Si parla tanto di munizioni Pag. 7intelligenti per calibri non grandi. Quanto è possibile applicare anche ai calibri piccoli le possibilità di sviluppare munizioni intelligenti? E, soprattutto, a che punto è la ricerca, soprattutto per un'azienda storica italiana che ha fatto anche del know how uno dei suoi punti di forza? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, collega. Adesso il collega D'Uva.

  FRANCESCO D'UVA. Grazie, presidente. Saluto e ringrazio il presidente Stefano Fiocchi per l'esposizione.
  Io ho tre domande. So, l'ha anche spiegato abbastanza bene, che siete un'azienda storicamente fornitrice della Difesa. Mi chiedevo come, secondo lei, queste collaborazioni tra le aziende del settore Difesa andrebbero migliorate per sviluppare più tecnologia da spendere poi sul mercato estero.
  Poi volevo chiedere, a vostro avviso, per favorire il posizionamento delle aziende italiane nel settore sul mercato europeo e internazionale, cosa dovrebbe fare il Governo italiano, quali passi dovrebbe compiere.
  L'ultima domanda riguarda la Difesa comune europea, perché è un tema molto attuale, molto importante, e volevo sapere secondo lei quali vantaggi e svantaggi potrebbe portare all'industria italiana del settore. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Adesso do la parola al, dottor Fiocchi per una replica.

  STEFANO FIOCCHI, presidente della Fiocchi Munizioni S.p.A. Grazie. La prima domanda, quella del munizionamento intelligente, è una domanda molto interessante. I requisiti, fino adesso per lo meno, nell'ambito del piccolo calibro non sono mai stati orientati verso un munizionamento intelligente. Un munizionamento tipico locale notoriamente è usato in fanteria, anche imbarcato, per un presidio di area. Quindi è molto difficile. Non ci sono mai state neanche richieste, neanche idee in questo senso, anche perché parliamo comunque di munizioni che al massimo arrivano a un diametro di 12 millimetri. Quindi la tecnologia che posso inserire deve essere una tecnologia estremamente complessa e proprio miniaturizzata.
  Esistono munizioni – parliamo sui 40 millimetri – «programmabili». Però diventa un sistema d'arma. Cioè, non è solo la munizione, in cui io posso programmare determinate attività del proietto, per esempio lo scoppio del proietto a una determinata distanza. Siamo però, come detto, sui 40 millimetri. Dal medio al grosso calibro cambia tutto. Chiaramente lì ci sono fior di tecnologie inserite come munizionamento intelligente.
  Nel piccolo noi abbiamo fatto dei tentativi per «tracciare la munizione» – così diciamo piuttosto che «munizioni intelligenti» – con sistemi elettronici che però non resistono alle sollecitazioni sia durante lo sparo che all'impatto del proietto. Quindi diventa molto difficile in questo senso. L'orientamento che noi abbiamo scelto è stato quello di avere delle munizioni che hanno un impatto ambientale minore. Quando si parla di impatto ambientale si intende sempre verso l'utente, quindi chi spara, o verso il terreno. Ci sono varie soluzioni, ma con vari costi, che però noi abbiamo sviluppato.
  Anche lì però il mondo è estremamente vario. Rispetto a quello che viene chiamato «munizionamento green» noi siamo abbastanza all'avanguardia, ma spesso e volentieri è il cliente che deve sapere che tipo di munizionamento vuole. Però di soluzioni in questo ambito ne abbiamo già sviluppate. Sul munizionamento intelligente, che va da solo, adesso nel piccolo calibro non esiste niente del genere; anche perché i requisiti sono magari di minor peso, di minor impatto ambientale, ma mai di questo genere.
  Per quanto riguarda gli investimenti, sicuramente la cooperazione industriale passa dagli investimenti. Noi come Fiocchi, a parte l'esempio citato del Piano nazionale di ricerca militare, che è stato cofinanziato dall'amministrazione, siamo molto self-made, ma anche perché sono investimenti più a portata aziendale. Ma sicuramente su sistemi d'arma più complessi è indubbio che ci debbano essere investimenti, se non addirittura programmi congiunti europei, come già sono in essere; proprio perché Pag. 8l'Italia da sola, ma anche altri Paesi europei, non è in grado – non tanto a livello tecnologico, ma livello finanziario – di esportare lo sviluppo di un aereo completamente nuovo, di una nave eccetera. Adesso subentro in settori che non sono di mia competenza, però la cooperazione con lo stabilimento militare di Capua ha richiesto investimenti da parte nostra e anche da parte loro, perché poi se ci serve per fare un'operazione devo avere la macchina che è in grado di farla; detto molto brutalmente.
  Mi è stato chiesto cosa potrebbe fare il Governo italiano. Come accennavo prima, noi abbiamo la legge n. 185 del 1990. L'indirizzo politico in questo caso è fondamentale. È meglio che ci sia un diniego all'autorizzazione e alle trattative, che è stato pensato ai tempi proprio per evitare di esporre sia l'azienda che il Governo in sé per sé a eventuali dinieghi. Andrebbe forse sfruttato di più quello strumento esistente. È meglio dire: «Guarda, io non posso esportare lì. Buonanotte». Anziché arrivare a licenze concesse, si inizia la produzione, si investe, si anticipano risorse finanziarie e poi si viene fermati. Questo per l'industria è deleterio ma anche, per l'azienda e per lo Stato italiano.
  La Difesa comune europea è una cosa bellissima, però ricordiamo, senza fare tanti esempi, che ogni nazione nell'ambito della Difesa decide quello che è, che non vuol dire magari un esercito europeo; però le peculiarità e la capacità di Difesa del proprio Stato – almeno io la penso così, se mi consentite – deve essere qualcosa comunque di assicurato. Già sarebbe tantissimo avere dei programmi comuni di Difesa, degli interscambi, ma temo che la sovranità della nazione passi anche nell'avere una Forza armata efficiente e moderna; questo è indubbio. Poi magari tra trent'anni sarà diverso, ma ancora adesso lo vediamo tutti i giorni con le diverse politiche che vengono attuate dagli Stati europei.
  Spero di essere stato esaustivo con queste risposte.

  PRESIDENTE. Sicuramente. La ringraziamo. Ringraziamo tutti gli intervenuti e, ancora augurando buon lavoro al dottor Stefano Fiocchi, lo ringraziamo per le informazioni. Dichiaro conclusa l'audizione. Grazie e buon lavoro a tutti.

  La seduta termina alle 14.30.