XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta n. 47 di Martedì 15 febbraio 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boldrini Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Survival International .
Boldrini Laura , Presidente ... 3 
Casella Francesca , Direttrice per l'Italia di ... 5  ... 6  ... 7  ... 7 
Boldrini Laura , Presidente ... 9 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 9 
Boldrini Laura , Presidente ... 9 
Di Stasio Iolanda (M5S)  ... 10 
Boldrini Laura , Presidente ... 10 
Olgiati Riccardo (M5S)  ... 10 
Boldrini Laura , Presidente ... 11 
Casella Francesca , Direttrice per l'Italia di ... 11 
Boldrini Laura , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Europa Verde-Verdi Europei: Misto-EV-VE;
Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea: Misto-M-PP-RCSE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 13.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutte e a tutti. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv nelle due lingue, italiano e inglese.
  L'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto, oltre che delle personalità audite, anche delle deputate e dei deputati, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Survival International .

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione, in videoconferenza, di rappresentanti della ong Survival International, impegnata sui diritti dei popoli indigeni dell'Amazzonia.
  Anche a nome dei componenti del Comitato, saluto e ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori la dottoressa Francesca Casella, che è la Direttrice per l'Italia di Survival International e che è collegata da remoto, e anche la dottoressa Fiona Watson, Direttrice del dipartimento di ricerca e advocacy.
  Il tema della nostra audizione di oggi è la situazione di grave emergenza e pericolo in cui si trovano molti popoli indigeni del Brasile e, in particolare, alcuni popoli incontattati – così si chiamano – che abitano aree su cui non sono ancora stati completati i processi formali di demarcazione e protezione. Ricordo che per popolo incontattato si intende un popolo tribale che non ha contatti con nessun membro delle culture e società dominanti. Non si tratta di popolazioni arretrate, che vivono all'«età della pietra»: vivono semplicemente in modo diverso, e in più hanno una conoscenza ineguagliabile del loro ambiente e delle piante medicinali, che usano per curare le malattie che sono per loro sconosciute. Il contatto con membri delle società dominanti è per loro estremamente pericoloso, in certi casi devastante: alcune tribù hanno perso il 90 per cento della loro popolazione entro un anno o due dal primo contatto.
  Ricordo che Survival International è stata fondata nel 1969 da un gruppo di persone informate del genocidio degli indiani amazzonici grazie ad un articolo pubblicato sul Sunday Times britannico. Per diversi anni Survival è stata gestita esclusivamente da volontari che, oltre a dare visibilità alle problematiche umanitarie relative ai popoli indigeni, facevano advocacy in sede internazionale, soprattutto presso le Nazioni Unite. Da allora, Survival è diventata un vasto movimento mondiale, presente in oltre cento Paesi con campagne di sensibilizzazione e mobilitazione. È importante sottolineare che Survival non accetta fondi governativi, né da parte di grandi aziende.
  Sono numerosi i casi di successo che la ong può vantare: ad esempio, Survival è riuscita nell'intento di creare la più vasta area di foresta pluviale sotto controllo indigeno che esiste al mondo, a protezione Pag. 4del popolo indigeno degli Yanomami, al confine tra il Brasile e Venezuela. Ha contribuito alla vittoriosa lotta dei Dongria Kondh – che vivono nello Stato di Odisha, nell'India orientale – contro il gigante minerario Vedanta, che avrebbe voluto estrarre dalle loro colline bauxite per un valore stimato di due miliardi di dollari, violando però la «montagna della legge» Niyam Dongar e interrompendo il corso dei fiumi. Survival, inoltre, ha permesso il ritorno alle proprie terre ai Boscimani del Kalahari, una regione desertica compresa tra Sudafrica, Namibia e Botswana.
  Merita ricordare che la Convenzione sui diritti dei popoli indigeni e tribali, adottata nel 1989 dall'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), costituisce l'unico strumento legislativo internazionale di protezione di queste comunità, che l'Italia purtroppo non ha ratificato, come la maggior parte dei Paesi europei. Allo stato attuale solo 24 dei 187 membri dell'ILO hanno ratificato la Convenzione e, tra questi, cinque Paesi sono dell'Unione europea: Danimarca, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna. Ratificare la Convenzione significa assumere l'impegno alla tutela dell'integrità fisica e spirituale dei popoli indigeni e contro ogni discriminazione, un impegno da profondere in ogni sede presso le Istituzioni internazionali – come, ad esempio, la Banca mondiale – e in sede bilaterale, oltre che con progetti di cooperazione allo sviluppo e iniziative sostenute dall'Unione europea.
  Segnalo ai nostri ospiti che la proposta di legge di ratifica della Convenzione risulta essere stata presentata dalla collega Lia Quartapelle e, anche alla luce di quanto potrà emergere dall'audizione odierna, mi impegno affinché la Commissione calendarizzi il provvedimento in tempi utili.
  Quanto allo specifico della legislazione brasiliana, in base alla Costituzione federale del Brasile del 1988, spetta al Governo demarcare e proteggere i territori abitati da popolazioni indigene. La Costituzione brasiliana prevede salvaguardie che caratterizzano queste aree come terre ad uso esclusivo e permanente dei popoli indigeni, inalienabili e indisponibili per altri fini che non siano la tutela dei progetti di vita di questi popoli. Ebbene, dopo oltre trent'anni di vigenza della Costituzione, secondo i dati del Consiglio indigenista missionario, ci sono ancora 821 terre indigene con qualche vertenza amministrativa che ne impedisce la regolarizzazione. Non solo: il Supremo Tribunale Federale del Brasile ha ripreso, il 25 agosto scorso, il processo che deciderà se la demarcazione delle terre indigene brasiliane sarà soggetta al criterio del cosiddetto «marco temporal», sostenuta dal settore agroindustriale e dal Governo Bolsonaro: secondo questo parametro, le richieste di demarcazione di terre possono essere avanzate solo se il popolo indigeno riesce a dimostrare di trovarsi sul territorio da prima della Costituzione del 1988, cioè è sul popolo indigeno l'onere della prova. In altri termini, se tale tesi verrà approvata, la popolazione indigena che intende avanzare una richiesta di demarcazione di terre dovrà provare che si trovava già su quel territorio al momento della promulgazione della Costituzione del 1988 e che aveva una disputa aperta in corso.
  La questione del marco temporal è contenuta anche in una proposta di legge all'esame della Camera dei deputati brasiliana, che prevede che il contatto con le tribù deve essere evitato salvo che esso non costituisca un'azione statale di utilità pubblica, senza tuttavia specificarne la portata e dunque lasciando un ampio margine di interpretazione che favorisce l'occupazione delle aree abitate dai popoli indigeni da parte di attività illegali. Su tale controversia si è già espresso il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, che ha sollecitato la Corte suprema brasiliana a garantire i diritti delle comunità indigene sulle loro terre sottolineando che – cito testualmente – «tali diritti non derivano da una concessione dello Stato, ma dal fatto stesso che sono gli abitanti originari e hanno vissuto su queste terre molto prima che gli europei arrivassero in Brasile».
  Ricordo ai nostri ospiti che il Comitato sui diritti umani, allora presieduto dalla collega Iolanda Di Stasio, ha già affrontato questi temi con l'audizione di una delegazionePag. 5 di rappresentanti dei popoli dell'Amazzonia, svoltasi il 17 ottobre 2019. Già in quella sede, grazie anche alla toccante testimonianza diretta degli esponenti delle comunità indigene, era emersa una unanime condivisione delle loro legittime rivendicazioni per la promozione di uno sviluppo e di una ecologia integrali.
  Precisando che nel corso dell'audizione verranno proiettati dei brevi video di testimonianza, do ora la parola alla dottoressa Francesca Casella, Direttrice per l'Italia di Survival International, che è collegata da remoto. Prego dottoressa Casella.

  FRANCESCA CASELLA, Direttrice per l'Italia di Survival International (intervento da remoto). Buongiorno, grazie. Ringrazio innanzitutto Lei, presidente, e tutti gli onorevoli membri del Comitato permanente sui diritti umani nel mondo, per aver dato a noi di Survival International lo spazio per denunciare questa situazione di violazione dei diritti umani di grave rilevanza nazionale e internazionale che riguarda il Brasile. La ringrazio anche per le parole espresse nei confronti della nostra associazione Survival, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni: come Lei ha detto, esistiamo esclusivamente per prevenire lo sterminio dei popoli indigeni e tribali, siamo l'unica organizzazione a difenderne i diritti in tutto il mondo.
  Vengo subito al nocciolo di questo problema e voglio partire fornendo alcuni dati statistici: secondo l'ultimo censimento che è stato effettuato, nel 2010 in Brasile vivevano circa 900 mila indigeni, suddivisi in almeno 305 popoli distinti; i ricercatori, tuttavia, oggi credono che il loro numero superi il milione. I territori indigeni sono 700 circa e si trovano tutti in stadi diversi di riconoscimento: di questi, 487 sono stati completamente demarcati e gli altri invece, purtroppo, stanno ancora aspettando la fine del processo o un qualche intervento da parte del Governo nonostante, come Lei ha ricordato, la Costituzione obbligasse, appunto il Governo, a completare tutti i riconoscimenti entro il 1993. Molti di questi territori non stanno godendo di nessuna forma di protezione.
  Sempre il Brasile ospita la maggior concentrazione di popoli incontattati al mondo: secondo il FUNAI, che è l'Agenzia governativa agli affari indigeni, le tribù e gruppi incontattati potrebbero essere addirittura 114, anche se molti di essi non sono ancora stati formalmente identificati e confermati. Dei popoli incontattati, come presumibile, si sa molto poco, se non che il loro isolamento è frutto di una scelta forzata, obbligata direi, compiuta per sopravvivere alle invasioni. Molti di loro, infatti, sono dei sopravvissuti, o discendono dai sopravvissuti ad atrocità commesse in epoche precedenti, per esempio durante il boom della gomma nell'Amazzonia occidentale; violenze raccapriccianti, che li hanno costretti a rifugiarsi nelle zone sempre più remote dei loro territori, per sfuggire ai massacri e alle malattie letali introdotte dagli invasori.
  Talvolta questi popoli hanno avuto, o hanno, dei rapporti sporadici con le tribù più vicine, ma qualunque sia la loro storia personale, nella maggior parte dei casi, purtroppo, la loro fuga continua ancora oggi, nella consapevolezza che il contatto con il mondo esterno resta tuttora la più grave minaccia alla loro esistenza. Manovra dopo manovra, infatti, sin dal suo primo insediamento, il Presidente Jair Bolsonaro ha fatto ogni tentativo possibile per assimilare questi popoli e aprire le loro terre allo sfruttamento. Come per tutti gli altri popoli indigeni del Brasile, questo è sicuramente uno dei momenti peggiori della loro storia recente dai tempi della dittatura militare. Ma credo che parlare della politica genocida di Bolsonaro, che ancor prima del suo insediamento ha letteralmente dichiarato guerra a tutti i popoli indigeni del Paese, sia abbastanza superfluo, perché è di dominio pubblico. Le organizzazioni indigene lo definiscono un genocidio legalizzato. Mi preme tuttavia ricordare a questo Comitato che il suo Governo, e senza sosta, sta incoraggiando il furto e la distruzione dei territori indigeni, la loro invasione illegale, gli attacchi violenti alle comunità e l'uccisione degli indigeni; sta esortando a contattare e integrare a forza i popoli incontattati, esponendoli al rischio di sterminio; sta sostenendo la proposta letale del Pag. 6marco temporal – a cui Lei ha già accennato –, che stabilisce appunto che gli indigeni che al 5 ottobre del 1988 – quando fu promulgata la Costituzione – non abitavano fisicamente sulle loro terre, non hanno più alcun diritto a viverci. Se approvata, questa legge avrebbe un impatto devastante su decine di popoli incontattati, su centinaia di territori indigeni, che potrebbero essere revocati o non essere mai più demarcati.
  Inoltre, tagliando i fondi e licenziando i funzionari scomodi, sta soffocando e paralizzando organi governativi cruciali come il FUNAI e l'Agenzia per l'ambiente IBAMA (Istituto nazionale dell'ambiente e delle risorse rinnovabili), che sono responsabili per legge di difendere le vite e le terre dei popoli indigeni. Sta caldeggiando il progetto di legge 490, conosciuto anche come il progetto di «legge della morte», che riunisce una serie di elementi di progetti di legge ed emendamenti costituzionali che, ancora una volta, mirano a derubare i popoli indigeni delle loro terre a beneficio dell'agrobusiness e a permettere il contatto forzato con i popoli incontattati. Fa parte di questo pacchetto anche il famigerato disegno di legge 191 sulle attività minerarie, che aprirebbe i loro territori alle estrazioni su larga scala. È notizia di questi giorni – sono sicura che l'avete appresa dai media – come l'estrazione illegale dell'oro proprio dalla regione amazzonica brasiliana, arrivi nei nostri negozi, nei nostri mercati dopo un processo durante il quale viene ripulito del sangue indigeno di cui è macchiato.
  Infine, sta programmando di aprire le terre delle tribù incontattate ad uno sfruttamento che per loro sarebbe letale, cancellando le ordinanze di protezione territoriale che tutelano i loro territori. Ed è proprio su queste ordinanze che oggi voglio richiamare in particolare la vostra attenzione e voglio farlo iniziando a mostrarvi un paio di video di testimonianze, che riguardano proprio due popoli su cui vige un'ordinanza di protezione territoriale. Prego la regia, per cortesia, di mandare in onda il video di Rita Piripkura e quello sugli ultimi Kawahiva.

  [proiezione di due video]

  FRANCESCA CASELLA, Direttrice per l'Italia di Survival International. Grazie. Vi racconterò, poi nel dettaglio, in particolare, della situazione in cui versa il territorio dei Piripkura, a cui appartiene Rita, quella donna indigena di cui abbiamo raccolto quella testimonianza straordinaria. Rita è uscita da poco dall'isolamento ed è estremamente preoccupata per i suoi parenti incontattati che ancora vivono nella foresta: se il suo territorio non dovesse essere protetto, potrebbero essere sterminati tutti e allora non sopravvivrà più nessuno.
  Le ordinanze di protezione territoriale sono misure di emergenza introdotte nel 1996 per proteggere i territori dei popoli incontattati per i quali non è ancora stato intrapreso o concluso il lungo iter della demarcazione ufficiale. Rendono sostanzialmente illegale l'accesso alle terre delle tribù da parte di trafficanti di legname, minatori ed altri invasori. Senza questa forma di tutela, le foreste verrebbero completamente distrutte e i popoli che le proteggono e che da esse dipendono per sopravvivere, potrebbero essere spazzati via completamente. Nel tempo, queste ordinanze hanno salvato alcune tribù – o alcuni dei loro ultimi membri – da morte assolutamente certa. Oggi, queste ordinanze proteggono sette territori abitati dai popoli incontattati e oltre un milione di ettari di foresta amazzonica. Devono però essere rinnovate periodicamente, mediamente ogni due o tre anni, dopo aver verificato che i suoi abitanti originari siano ancora lì. Nei mesi scorsi, le ordinanze vigenti su alcuni di questi sette territori sono scadute. Ma anziché rinnovarle, il Governo brasiliano, con l'aiuto di alti funzionari conniventi del FUNAI, ha complottato segretamente per cancellarle. La mobilitazione da parte dell'opinione pubblica è stata enorme, in particolare quella delle organizzazioni indigene brasiliane. Insieme, la COIAB (Coordenação das Organizações Indígenas da Amazônia Brasileira), l'OPI (Observatório dos Direitos Humanos dos Povos Indígenas Isolados e de Recente Contato), l'APIB (Articulação dos Povos Indígenas do Brasil), l'ISA (Instituto SocioambientalPag. 7) e noi di Survival International, abbiamo lanciato una campagna dal nome «Incontattati o distrutti» per costringere il Governo brasiliano ad intervenire e a rinnovarle, come dovrebbe fare per legge. Grazie alle pressioni, tre di queste ordinanze sono state rinnovate, ma solamente per sei mesi: un tempo assolutamente insufficiente per rimuovere tutti gli invasori e per concludere le procedure per la completa demarcazione dei territori. Mentre una quarta è tutt'ora scaduta da dicembre, e richiede un intervento urgentissimo da parte delle autorità.
  Queste sono le aree scadute: il territorio indigeno di Jacareúba Katawixi, nello Stato di Amazzonia, scaduto l'8 dicembre 2021; il territorio indigeno Piripkura, nello Stato del Mato Grosso, in scadenza il 18 marzo 2022; il territorio indigeno Pirititi, nello Stato di Roraima, in scadenza il 6 giugno 2022; il territorio indigeno Ituna Itatá, nello Stato del Pará, in scadenza l'1 luglio 2022. Presso gli uffici del FUNAI langue ormai da mesi anche la richiesta per l'emissione di una ordinanza di protezione territoriale nuova, su un'area in cui una squadra specializzata del FUNAI ha verificato l'esistenza di una tribù incontattata nel settembre scorso, nei pressi del fiume Purus, nella parte meridionale dello Stato di Amazzonia. Sono state individuate alcune decine di persone, appartenenti probabilmente al popolo Arawak. La squadra ha inviato un rapporto a Brasilia e ha già scritto tre volte ai vertici del FUNAI, chiedendo la protezione del territorio a causa dell'alto rischio di contatto tra la tribù e i raccoglitori dei prodotti della foresta attivi nell'area. Tra i raccoglitori, infatti, c'è un'elevata incidenza di malaria e di COVID, che potrebbero essere letali per i popoli incontattati. Ciononostante, a quelle sollecitazioni non è ancora stata data nessuna risposta, esponendo la tribù, come ha dichiarato la Federazione delle comunità e dei popoli indigeni del Medio Purus, «a rischio certo di genocidio». Prego la regia a questo punto di mandare il terzo video, sul piano segreto che è stato svelato dalle organizzazioni indigene brasiliane.

  [proiezione di un video]

  FRANCESCA CASELLA, Direttrice per l'Italia di Survival International. Nel video parliamo di complotti, ed è quello che letteralmente intendiamo. Permettetemi di portarvi solo un esempio delle strategie di insabbiamento scoperte e denunciate dalle organizzazioni indigene, raccontandovi di Ituna Itatá, che tradotto significa «odore di fuoco», uno dei territori tutelati dall'ordinanza scaduta il 25 gennaio scorso che – come vedrete poi nelle immagini – è anche stato il territorio indigeno che nel 2019 ha subito il più alto tasso di deforestazione del Paese. Secondo fonti delle organizzazioni COIAB e OPI, l'84 per cento della deforestazione di questo territorio è avvenuto proprio negli ultimi tre anni, ovvero dall'insediamento del Presidente Bolsonaro. Inoltre, secondo l'Istituto nazionale di ricerche spaziali (INPE), durante il Governo Bolsonaro il disboscamento nelle terre in cui vivono i popoli incontattati è aumentato del 1493 per cento. Siamo passati dai 582 ettari di media del decennio 2009-2018 ai 9,2 milioni di ettari dal 2019 in poi. A questo proposito vorrei farvi vedere alcune fotografie satellitari.

  [proiezione di un video]

  FRANCESCA CASELLA, Direttrice per l'Italia di Survival International. Ecco, avete visto nelle foto l'aumento vertiginoso del disboscamento: le prime immagini riguardavano l'area dei Piripkura, dove abita Rita, la donna di cui abbiamo visto la testimonianza precedentemente, poi invece nell'ultima slide il territorio Ituna Itatá, di cui vi sto raccontando. Per rinnovare le ordinanze, il FUNAI deve provare la permanenza delle tribù nelle aree interessate. Ad agosto, quindi, alcuni suoi funzionari si sono quindi recati nel territorio, dove hanno trovato chiare evidenze della loro esistenza, tra cui resti di cibo, una ciotola e anche delle aree ripulite dall'uomo. Hanno compilato un rapporto dettagliatissimo in merito, che non solo è stato insabbiato dalle autorità per poter negare pubblicamente la presenza umana nell'area, ma è stato addirittura mostrato al senatore Zequinha Marinho nel corso di un suo incontro segreto con i vertici del FUNAI. Il senatore Pag. 8Marinho è grande sostenitore del Presidente Bolsonaro ed è fortemente legato alla lobby mineraria e agroindustriale, nonché alle frange più estremiste della chiesa evangelica, che stanno cercando in ogni modo di entrare nel territorio dei popoli incontattati per evangelizzarli a forza. Nel 2020 l'OPI aveva già denunciato i tentativi del senatore di ridurre drasticamente l'area di Ituna Itatá e il fatto che abbia potuto leggere nel rapporto l'ubicazione esatta delle prove rinvenute è un fatto gravissimo, che ha messo le tribù dell'area in enorme pericolo. In passato è già più volte accaduto che informazioni simili, estremamente confidenziali, siano state usate da trafficanti di legname e imprenditori agricoli per attaccare e uccidere i popoli incontattati scomodi. Come se non bastasse, il 29 dicembre – in un momento strategico, visto che molti avversari politici erano assenti per le festività – il FUNAI ha anche ratificato una decisione interna che vieta attività di protezione territoriale nelle terre indigene in cui processi di demarcazione non sono ancora stati completati. Si tratta di una misura incostituzionale, che ha lasciato centinaia di territori indigeni senza protezione, per lo più proprio le aree più vulnerabili, più invase e pericolose per i loro abitanti indigeni. Il provvedimento riguarda anche le terre non demarcate dei popoli incontattati tutelate da queste ordinanze.
  È, quindi, difficile immaginare un tradimento più grande della missione del FUNAI, un organo ufficiale che esiste per difendere i diritti dei popoli indigeni, ma che sta ora attivamente lavorando per sterminarli. Fortunatamente, grazie alla pressione esercitata dalle organizzazioni indigene rappresentate dall'APIB, il caso è arrivato alla Corte Suprema, dove il giudice – proprio pochi giorni fa, il 2 febbraio – si è espresso contro la manovra del FUNAI, accusandolo di contravvenire alle sue prime responsabilità, e l'ha annullata. E parimenti, le pressioni esercitate a livello nazionale ed internazionale hanno indotto un giudice federale ad ordinare il rinnovo dell'ordinanza su Ituna Itatá che, come dicevo, è avvenuta recentemente, anche se solo per pochi mesi.
  Mi avvio a concludere il mio intervento ricordando a tutti voi che i popoli incontattati sono il simbolo per eccellenza della diversità umana, una parte irrinunciabile dell'umanità e – come diceva la presidente in apertura – i migliori custodi dei loro ambienti. Le loro terre, infatti, vengono prese di mira proprio perché ben alimentate e preservate, e quindi ricche di risorse. Tuttavia, i popoli incontattati sono anche i popoli più vulnerabili del pianeta, sia a causa delle violenze che subiscono sia per le malattie importate dall'esterno, verso cui non hanno difese immunitarie, anche se molto comuni tra le altre società umane. La storia dimostra e insegna che il contatto può provocare la morte del 50 per cento della loro popolazione entro uno o due anni. In alcuni casi, possono morire tutti, e in tanti casi è successo.
  Inoltre, fra tutti i popoli del mondo, sono anche le società umane che hanno meno possibilità di poter difendere i propri diritti e far sentire la propria voce. Diritti umani fondamentali come quelli riconosciuti ad ogni essere umano, ma anche diritti specifici in quanto popoli indigeni, garantiti loro sia dalla Costituzione brasiliana sia dalla Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni delle Nazioni Unite, dalla Convenzione n. 169 dell'Organizzazione internazionale del lavoro e dalla Dichiarazione americana dei diritti dei popoli indigeni.
  Tutti diritti che, di fatto, il Governo Bolsonaro non sta rispettando e anzi cerca di sopprimere. Stiamo lavorando senza sosta per denunciare, ostacolare, fermare ad ogni passo, ogni nuovo piano anti-indigeno del Governo di Jair Bolsonaro, lo stiamo facendo noi di Survival International, le organizzazioni indigene brasiliane con cui collaboriamo e tutti i loro alleati nel mondo. Quelle di Bolsonaro sono strategie criminali e incostituzionali, annunciate apertamente anche durante la sua campagna elettorale, quando disse che sotto il suo Governo non sarebbe stato demarcato nemmeno un centimetro di terra indigena in più. Inoltre, come denunciano vari membri del Pubblico Ministero brasiliano, come il Procuratore Ricardo Pael, le esitazioni del Pag. 9Governo quando si tratta di implementare le misure di protezione e le continue insinuazioni personali del Presidente sul fatto che le ordinanze non saranno rinnovate «creano aspettative indebite» e – cito – «promuovono le occupazioni illegali e l'indiscriminata deforestazione da parte di accaparratori di terre, taglialegna e minatori».
  La situazione è quindi estremamente critica e con l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali, come da tradizione, è molto probabile che le invasioni e le azioni di land grabbing aumenteranno ulteriormente. Dal Brasile ci sta arrivando un appello accorato a scongiurare una volta per tutte questo potenziale genocidio richiamando il Governo Bolsonaro ai suoi obblighi costituzionali e al rispetto della legge internazionale, anche attraverso la pressione pubblica e politica dell'intera comunità, europea ed internazionale. Ci rivolgiamo, quindi, a questo Comitato per sapere se e quali misure il nostro Governo può e intende prendere per rispondere al grido di aiuto che ci viene dai popoli indigeni del Brasile e anche dai popoli incontattati attraverso la voce dei loro parenti già usciti dall'isolamento, prima che sia troppo tardi. Abbiamo avuto una testimonianza di questa voce proprio attraverso il video di Rita Piripkura. È una questione di diritti umani di portata mondiale e di vitale importanza. Sappiamo che non possiamo più rimediare agli orrori e agli stermini subiti dai popoli indigeni nel passato, ma possiamo certamente fermare le sofferenze che stanno subendo oggi, perché difendere la giustizia oggi è nelle nostre mani.
  Ringrazio ancora una volta questo Comitato e la presidente, onorevole Boldrini, per averci dato la possibilità di richiamare l'attenzione su questo dramma, mostrandovi un ultimo video. Non si tratta in questo caso di un popolo incontattato ma del leader del popolo Guajajara, conosciuti come i custodi della foresta, che si rivolge proprio a voi, in un accorato appello, e che ci racconta come lui e il suo popolo stanno perdendo regolarmente la vita per difendere la loro foresta e anche la vita dei popoli incontattati con cui condividono il territorio. Grazie ancora infinitamente, prego la regia di mostrare l'ultimo video, quello di Olimpio Guajajara.

  [proiezione di un video]

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Casella, per questa presentazione dettagliata, che ha risposto anche a tante delle nostre domande che ci stavamo facendo durante la Sua presentazione. Adesso io darei la parola alla collega Lia Quartapelle, che è collegata da remoto e ha chiesto di intervenire. Prego, onorevole Quartapelle.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(intervento da remoto). Grazie, presidente. Anche io ringrazio Survival International e Francesca Casella per l'audizione. Credo che sia un'audizione molto importante su una tematica che, in questa legislatura, non era ancora entrata a far parte dell'agenda della Commissione, ma che ci dice di quanto il tema ambientale e le questioni di politica internazionale siano fortemente collegate.
  Il mio è un intervento semplicemente per sostenere qualsiasi iniziativa che Lei, come presidente, vorrà prendere, sia di calendarizzazione di proposte di legge sia di eventuali contatti con l'Ambasciata brasiliana per segnalare loro alcuni degli spunti emersi durante questa audizione. Sono spunti di grande preoccupazione per questo Comitato e, più in generale, per la Commissione Affari esteri. Le iniziative del Governo Bolsonaro sono in controtendenza con le iniziative dei Governi precedenti brasiliani e sono delle iniziative che mettono a rischio i popoli incontattati e, più in generale, tutto l'ecosistema della foresta amazzonica. Di questo ne abbiamo già parlato anche con l'Ambasciatore quando venne in audizione, ma credo che sia opportuno ribadire tutti i punti di preoccupazione espressi nella testimonianza di Survival International. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Grazie alla collega Quartapelle. Adesso darei la parola alla collega Iolanda Di Stasio, che peraltro ha presieduto questo Comitato prima che ci fosse il cambio. Prego deputata Di Stasio.

Pag. 10

  IOLANDA DI STASIO(intervento da remoto). Grazie, presidente. Vorrei ringraziarLa innanzitutto per aver calendarizzato nuovamente questa audizione importantissima, peraltro, come Lei giustamente ricordava, già oggetto di esame, precedentemente, nel Comitato diritti umani. Perché credo che la tematica ambientale entri sempre più fortemente nell'agenda politica dei diritti umani a livello non solo nazionale, ma anche internazionale. Per cui La ringrazio, e ringrazio ovviamente anche gli ospiti che sono intervenuti quest'oggi.
  Quanto detto è molto giusto, peraltro conferma nuovamente le preoccupazioni che avevamo già ravvisato precedentemente quando, per l'appunto, si parlava di un rischio di deforestazione abbastanza alto. Tra l'altro, leggevo pochi minuti fa di una recente inchiesta che parla di una parte di deforestazione che potrebbe risalire intorno ai 400 chilometri, quindi parliamo comunque di un'area grossa quanto delle regioni italiane. Questo lascia capire un po' l'entità del danno che sta provocando tutta questa catena di approvvigionamento per cercare di prendere sempre più delle aree che possono essere utilizzate per coltivazioni e quant'altro.
  Leggevo anche di un'inchiesta che mette in luce quanto vi sia un incremento da parte delle aziende del fashion sul green washing, che comunque metterebbe in luce che all'incirca 20 aziende che si occupano del fashion potrebbero essere responsabili, anche attraverso pellame o lo sfruttamento dei terreni, e in qualche modo, di essere complici di questa deforestazione. Parliamo di grosse catene che possono essere responsabili, quindi mi associo anche io all'appello fatto nel portare avanti delle iniziative in tal senso che possano aiutare i popoli indigeni, come avevamo già detto precedentemente e come ci siamo lasciati anche precedentemente.
  Comunque confermo che dal mio punto di vista occorre che vi sia sempre più una sensibilizzazione in ambito non solo nazionale, ma sovranazionale, europeo e anche internazionale, perché molte delle responsabilità che avvengono in quella zona hanno, appunto, dei responsabili multinazionali e quant'altro, che non sono sempre sotto nostra diretta responsabilità o controllo. Quindi do pieno sostegno a questo tipo di iniziativa, anche alla presidente Boldrini per continuare questo tipo di audizioni; ovviamente, anche agli indigeni che oggi hanno portato nuovamente le loro testimonianze, sperando che in qualche modo ci sia sempre più sensibilizzazione su questo tema. Vi ringrazio personalmente per quello che fate in quella zona.

  PRESIDENTE. Grazie, deputata Di Stasio. Adesso darei la parola all'onorevole Olgiati. Prego.

  RICCARDO OLGIATI(intervento da remoto). Grazie, presidente. Innanzitutto io volevo ringraziare l'ospite intervenuta, perché è stata una audizione molto interessante. Io avevo partecipato nel 2019 alla precedente audizione con le popolazioni indigene ed ero rimasto particolarmente toccato dalle testimonianze dirette, credo come i colleghi che erano presenti con me. E sentirlo anche da altri attivisti, fa un certo effetto vedere che a distanza di due, tre anni poco è cambiato, se non addirittura peggiorato.
  Quello che io mi sento di dire è che di queste situazioni noi oggi dobbiamo, innanzitutto, prendere atto ed essere coscienti di quello che sta succedendo, perché purtroppo non siamo legislatori brasiliani e quindi non abbiamo potere diretto di intervento su queste cose. L'eterno dilemma tra sfruttamento delle terre naturali per fare business e diritti umani mi sembra che in questi anni del Governo Bolsonaro sia stato in grave peggioramento. Le elezioni che si apprestano ad arrivare in Brasile ad ottobre, da un lato, non aiutano perché, chiaramente, gli interessi economici vanno ben al di là di quelli delle persone coinvolte, ma sicuramente gli interessi economici sono molto più forti e molto più – diciamo – elettorali. Ma io credo che sia necessario – questo forse non so se posso dirlo da deputato eletto di un altro Paese – e mi auguro che le elezioni in Brasile rappresentino una possibilità di un cambio di passo nelle politiche brasiliane, qualunquePag. 11 sia il nuovo Governo che dovesse essere eletto.
  Spero che questa sia veramente la chiave, perché la mobilitazione internazionale va sicuramente bene, la solidarietà internazionale va sicuramente bene, ed è nostro dovere continuare ad averla nei confronti di queste popolazioni, ma io credo che sia soprattutto il Brasile direttamente che debba intervenire, con un cambio di politiche nella direzione auspicata in questa audizione.
  Quindi do anch'io il mio pieno sostegno alla presidente Boldrini su questo tipo di audizione, sulla difesa dei diritti umani, che rimane sempre al primo posto per quanto riguarda le nostre agende. Mi auguro che, per quello che riguarda ciò che possiamo fare noi direttamente, sicuramente l'approvazione della Convenzione a cui si faceva riferimento è un primo passo su cui dobbiamo accelerare e poi, ovviamente, restiamo a disposizione anche con i colleghi della maggioranza, che hanno dimostrato interesse su questi temi, a portare avanti anche tutte le iniziative utili per tutelare queste popolazioni e cercare di salvaguardare questo sterminio di popoli che è in corso, principalmente nella foresta amazzonica. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, deputato Olgiati. Se non ci sono altri interventi, anch'io vorrei unirmi ai ringraziamenti verso la dottoressa Casella e anche la dottoressa Watson – che ci sta seguendo –, le ringrazio per l'impegno, per la passione che mettono in questa attività. Io ritengo che tutelare queste popolazioni sia un dovere etico, perché si tratta di una questione di interesse universale e, dunque, questa deve essere una responsabilità collettiva. Non si tratta solo di una responsabilità brasiliana – che pure c'è, ed è enorme –, ma la questione trascende, va oltre, perché in ballo c'è la salvaguardia di queste popolazioni e anche la salvaguardia della foresta, che – come sappiamo bene – è vitale per l'equilibrio ecologico dell'intero pianeta.
  Quindi, alla luce di quanto è stato detto e denunciato, direi che questo Comitato debba prendere degli impegni. Quindi l'impegno è – come si è detto – a calendarizzare la proposta di legge di ratifica della collega Quartapelle in merito alla Convenzione ILO per i diritti dei popoli indigeni e tribali. Quindi ci adopereremo perché questo possa accadere in tempi brevi, in modo che l'Italia possa ratificare questa Convenzione, insieme agli altri Paesi europei che l'hanno già fatto. E io mi chiedo perché, peraltro – dottoressa Casella, poi se vorrà rispondere anche a questa domanda –, sono solo ventiquattro i Paesi che hanno sottoscritto la Convenzione ILO, in quanto mi sembra del tutto assurdo che il numero sia così circoscritto. L'altro punto, che credo che noi dovremmo fare, è cercare di audire l'Ambasciatore brasiliano su tutte le questioni che sono emerse oggi e far presente anche quanto emerso invece dall'audizione con voi, con Survival International, ed esprimere le nostre preoccupazioni direttamente all'Ambasciatore.
  Poi penso che dovremmo anche agire a livello europeo, cioè sollecitare anche a livello europeo. Confesso che non sono a conoscenza, e non ho avuto modo di verificare, se c'è un atto parlamentare, e se sì, quando c'è stato. Ma sicuramente bisognerà sollecitare un interessamento su questo punto perché – come dico – qui la responsabilità è collettiva. Questo è quello che ci tenevo a comunicarvi e ripasso la parola alla dottoressa Casella per eventuali repliche. Prego, dottoressa.

  FRANCESCA CASELLA, Direttrice per l'Italia di Survival International. Vi ringrazio. Ritengo tutti questi spunti di intervento fondamentali, ringrazio in particolare l'onorevole Quartapelle per aver proposto la ratifica della ILO 169 che – ve lo confesso – personalmente è motivo di grande frustrazione per me, perché sono anni che proponiamo la sua ratifica al nostro Governo ma non siamo mai riusciti, nonostante i vari tentativi, a portarla a calendarizzazione prima che la legislatura cadesse e cambiassero gli attori sulla scena. Quindi sono estremamente felice che questo possa avvenire, anche perché – e forse questo risponderà alla Sua domanda, presidente – la ILO 169, a differenza delle altre Convenzioni sui diritti dei popoli indigeni che sono princìpi ispiratori e quindi Pag. 12danno indicazioni, è l'unico strumento legalmente vincolante per un Governo nel momento in cui viene ratificato. Quindi vincola tecnicamente e praticamente il Governo al rispetto dei diritti dei popoli indigeni una volta che è stato adottato, quindi è estremamente più vincolante e scomodo per i Governi farlo e adottarlo.
  Io credo che sia assolutamente necessario farlo nei tempi più brevi possibili, anche perché – lo abbiamo visto, è stato accennato anche da alcuni interventi – in questo modo le aziende o chiunque – incluso il nostro Paese, attraverso la sua partecipazione agli enti internazionali – dovrà, nel momento in cui opera sul territorio, garantire la due diligence nei confronti dei diritti umani dei popoli indigeni e il rispetto dei loro diritti in virtù e in forza di questa Convenzione.
  Sono anche assolutamente convinta che la pressione pubblica che può essere esercitata, e quella politica, sia a livello europeo sia a livello italiano, sia fondamentale. A questo proposito vi volevo accennare un fatto di cui abbiamo saputo – avvenuto recentemente –, ovvero che la Francia ha annunciato pubblicamente che rifiuterà il suo consenso all'ingresso del Brasile nell'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), a cui ha fatto domanda, a meno che non si impegni in modo concreto a fermare il disboscamento e a porre freno alla corruzione. Anche questo è un messaggio molto forte, è un atto molto concreto che può essere fatto proprio per, ancora una volta, sollevare l'asticella del dibattito e la pressione sul Governo.
  Vi ringrazio infinitamente. Noi siamo a disposizione per dare il nostro sostegno e mettere a vostra disposizione le nostre competenze tecniche per qualunque iniziativa vogliate fare. Grazie ancora una volta, tantissimo, per questa preziosa opportunità.

  PRESIDENTE. Dottoressa, siamo noi a ringraziarLa. Ci ha dato anche un'altra idea perché, a questo punto, si può anche fare un'interrogazione, una risoluzione sulla falsariga di quanto ci ha detto della Francia. Perché potremmo anche noi pensare di unire le forze su questo punto, sulla partecipazione del Brasile all'OCSE, quindi potrebbe essere una forma di pressione.
  La ringrazio, ringrazio anche gli interpreti per il loro contributo, e dichiaro conclusa questa audizione.

  La seduta termina alle 14.