XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta n. 46 di Mercoledì 9 febbraio 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boldrini Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Wappa Kasia , attivista polacca ... 5 
Boldrini Laura , Presidente ... 11 
Napoli Osvaldo (CI)  ... 11 
Boldrini Laura , Presidente ... 11 
Ehm Yana Chiara (Misto-M-PP-RCSE)  ... 11 
Boldrini Laura , Presidente ... 12 
Wappa Kasia , attivista polacca ... 12 
Ehm Yana Chiara (Misto-M-PP-RCSE)  ... 13 
Boldrini Laura , Presidente ... 13 
Wappa Kasia , attivista polacca ... 13 
Boldrini Laura , Presidente ... 13 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 13 
Wappa Kasia , attivista polacca ... 13 
Boldrini Laura , Presidente ... 14 
Wappa Kasia , attivista polacca ... 14 
Boldrini Laura , Presidente ... 14 
Wappa Kasia , attivista polacca ... 14 
Boldrini Laura , Presidente ... 15 
Wappa Kasia , attivista polacca ... 15 
Boldrini Laura , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea: Misto-M-PP-RCSE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera nelle due lingue, italiano e inglese.
  L'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto, oltre che della personalità audita, anche delle deputate e dei deputati secondo le modalità che sono state stabilite dalla Giunta per il Regolamento della riunione del 4 novembre 2020.

Audizione, in videoconferenza, dell'attivista polacca Kasia Wappa, impegnata nell'assistenza e nel sostegno dei migranti bloccati al confine fra Bielorussia e Polonia.

  L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione, in videoconferenza, dell'attivista polacca Kasia Wappa, dell'associazione The World, impegnata nell'assistenza e nel sostegno dei migranti bloccati al confine tra Bielorussia e Polonia. Anche a nome dei componenti del Comitato, saluto e ringrazio la nostra ospite per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori.
  Come è noto, nell'estate del 2021 il regime di Lukashenko ha attirato, con la concessione di visti turistici, e poi indirizzato migliaia di migranti e richiedenti asilo di provenienza mediorientale al confine con la Polonia, la Lettonia e la Lituania, nell'intento deliberato di creare una crisi regionale persistente e prolungata e nell'ambito di un più ampio sforzo concertato e teso a destabilizzare l'UE, in cui è essenziale il ruolo giocato da Mosca, principale alleato di Minsk.
  Si tratta di una forma nuova e particolarmente crudele di minaccia ibrida, ovvero la strumentalizzazione, con la collaborazione dei trafficanti di esseri umani e delle reti criminali, di persone innocenti avallata da uno Stato a fini politici.
  Come hanno sottolineato l'Alto Rappresentante Borrell e la Commissaria per gli Affari interni dell'UE, Ylva Johansson, non si tratta di una crisi migratoria, ma di un attacco ibrido.
  In questo scontro a pagare il prezzo più alto sono le persone al confine, che sono private dei loro diritti fondamentali e bloccate al freddo e in condizioni disumane. In questi mesi le ong hanno segnalato ventuno morti tra i migranti ammassati sulla frontiera, tra cui anche un neonato, morti che dovrebbero scuotere le coscienze di tutti noi.
  L'UE, da una parte, sta applicando severe sanzioni economiche al Paese di Aleksandr Lukashenko, mentre lo stesso minaccia di fermare le forniture di gas naturale che ogni giorno alimentano i Paesi dell'Unione.
  In risposta alle azioni del dittatore bielorusso le autorità polacche hanno inviato migliaia di soldati al confine e in ottobre hanno modificato la legislazione interna per consentire il respingimento dei migranti catturati che, nella maggior parte dei casi, provengono da Siria, Iraq Yemen ed Afghanistan, dunque – aggiungo – presumibilmentePag. 4 richiedenti asilo, bisognosi di protezione e che hanno anche titolo per ottenerla.
  Cito un messaggio che viene diffuso in lingua inglese: «Il confine polacco è sigillato. Le autorità bielorusse ti hanno detto bugie. Torna a Minsk!». Questo è il contenuto di un sms che viene inviato dalle autorità polacche a tutti i telefoni registrati all'estero e appartenenti a stranieri che si avvicinano al confine orientale del Paese.
  In questo quadro drammatico una rete spontanea di cittadini e cittadine, che vivono nei territori adiacenti alla linea di confine, si sta auto-organizzando per aiutare i disperati bloccati nella vasta foresta di Bialowieża ed evitare questi respingimenti. I volontari operano in condizioni assai difficili, oltre che pericolose, dal momento che ai gruppi umanitari e ai media se stato vietato l'ingresso nell'area. Proprio per questa ragione lo sforzo solidale al confine bielorusso è in gran parte dispiegato da comuni cittadini e cittadine polacchi, come la nostra ospite.
  Ad esempio, la caserma dei pompieri nella città orientale di Michalowo è diventata un punto di distribuzione delle donazioni rivolte ai richiedenti asilo: gli scaffali sono pieni di cibo, vestiti, pannolini, medicine e giocattoli che i Vigili del fuoco distribuiscono ai migranti che incontrano durante le perlustrazioni nell'area.
  Segnalo che in una risoluzione approvata il 16 settembre 2021 il Parlamento europeo, pur condannando il tentativo delle autorità bielorusse di strumentalizzare i migranti – compresi i richiedenti asilo – come minaccia ibrida contro la Polonia e gli altri Stati membri, ha invitato le autorità polacche a garantire che il diritto dell'Unione europea in materia di asilo e rimpatrio e il diritto internazionale in materia di diritti umani siano pienamente rispettati anche durante la situazione di emergenza, compresi l'accesso all'asilo e l'accesso dei media e delle organizzazioni della società civile alla zona di frontiera.
  Successivamente, in una risoluzione adottata il 7 ottobre 2021 il Parlamento europeo ha invitato gli Stati membri e le Istituzioni dell'UE ad assistere i migranti bloccati ai confini dell'UE con la Bielorussia e a fornire loro il sostegno necessario e ha sollecitato la Commissione europea a elaborare proposte legislative mirate per reagire in modo rapido ed efficace alle campagne di strumentalizzazione della migrazione dai Paesi extra-Unione europea.
  Occorre ribadire con forza che gli Stati membri e le Istituzioni dell'UE non possono accettare passivamente le palesi violazioni dello Stato di diritto e dei diritti umani perpetrate in territorio polacco, dunque sul suolo europeo, ai danni di donne, bambini e uomini inermi.
  Del resto, anche la risoluzione sulla protezione dei migranti, approvata il 16 dicembre scorso dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, sollecita gli Stati a promuovere e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali di tutti i migranti, indipendentemente dal loro status, in particolare quelli delle donne e dei bambini, e ad affrontare il tema migratorio attraverso la cooperazione, il dialogo internazionale, regionale o bilaterale, e con un approccio equilibrato che riconosca, da un lato, i ruoli e le responsabilità dei Paesi di origine, transito e destinazione e, dall'altro, sia basato su norme pratiche coerenti con gli obblighi internazionali in materia di diritti umani.
  Da ultimo, segnalo che la stessa Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa Dunja Mijatović, intervenendo in audizione presso questo Comitato, il 9 dicembre scorso ha ribadito che nei Paesi interessati – oltre alla Polonia, anche Lettonia e Lituania – i respingimenti indiscriminati che negano l'accesso a procedure di asilo eque, lasciando i profughi in una situazione di vera emergenza umanitaria, non sono accettabili da parte di uno Stato membro del Consiglio d'Europa, vincolato da norme e strumenti internazionali come la CEDU (Convenzione europea dei diritti dell'uomo) o la Convenzione sui rifugiati.
  Pochi giorni fa, il 4 febbraio, la stessa Commissaria Mijatović ha pubblicato le sue osservazioni scritte alla Corte europea dei diritti dell'uomo in un caso riguardante la situazione dei richiedenti asilo e dei migranti bloccati al confine polacco-bielorusso,Pag. 5 nelle quali denuncia la pratica ripetuta e sistematica di respingere migranti e richiedenti asilo in Bielorussia senza preoccuparsi di verificare se siano ammissibili alla protezione internazionale.
  Inoltre, la Commissaria rileva che le recenti modifiche alla legislazione polacca minano ampiamente le possibilità per queste persone di avere accesso ad una procedura individuale e di cercare protezione in Polonia, mentre i respingimenti espongono migranti e richiedenti asilo al rischio di essere sottoposti a torture e a trattamenti inumani e degradanti in Bielorussia, in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani.
  Un ulteriore problema sono le restrizioni che le autorità polacche impongono all'accesso alla zona di confine da parte di persone ed organizzazioni che potrebbero fornire tale assistenza o assistenza legale, in violazione dell'articolo 2 e del menzionato articolo 3 della Convenzione.
  In aggiunta a tutto ciò va detto che anche la Vice Commissaria per i diritti umani della Polonia, Hanna Machinska, è intervenuta e ha deplorato che questa situazione riguardi famiglie, bambini e donne incinte e che alcune di queste persone siano tenute all'oscuro dei loro diritti di chiedere protezione internazionale. Quindi, la stessa Vice Commissaria polacca ha espresso riserve sulla legislazione polacca che alla fine del 2021 rende possibili i respingimenti e ha definito tutto ciò un sistema disumano, in violazione non solo della Costituzione polacca, ma anche del diritto europeo e internazionale.
  Tutto ciò premesso, io darei ora la parola alla nostra ospite, la dottoressa Wappa, affinché svolga il Suo intervento, poiché la dottoressa Wappa ha un'esperienza diretta su questo confine tanto famigerato e saprà darci sicuramente un'informazione dettagliata, su quanto Lei ogni giorno, recandosi lì, può constatare in merito alle condizioni dei diritti umani di migranti e richiedenti asilo. Prego, dottoressa Wappa.

  KASIA WAPPA, attivista polacca. Grazie e buonasera, signore e signori. Grazie del vostro invito a questa audizione oggi. È veramente un grande onore per me potervi parlare oggi della violazione dei diritti umani durante la crisi umanitaria lungo il confine tra la Polonia e la Bielorussia.
  Come è già stato detto, mi chiamo Kasia Wappa e sono residente locale lungo la zona del confine, e più precisamente mi trovo lungo la regione della foresta di Bialowieża, che si trova proprio al confine con la Bielorussia. Sono anche una delle tante attiviste che lavora con Grupa Granica, un gruppo di istituzioni e di fondazioni che aiutano i rifugiati che si trovano intrappolati nelle aree selvatiche lungo il versante polacco del confine.
  Come voi avete detto oggi e come voi tutti sapete, la crisi è orchestrata dal Presidente bielorusso Alexandr Lukashenko, che ha aperto dei voli su Minsk attraverso i tour operator mediorientali con false dichiarazioni di facile accesso all'Unione europea. La Bielorussia ha agito come un trafficante su vasta scala per attirare le persone verso il confine e poi spingerle con la forza ad attraversarlo, spingendoli verso il filo spinato che separa la Bielorussia dall'Unione europea.
  Di conseguenza, quello che si sta verificando al confine tra Polonia e Bielorussia non è proprio una grave crisi migratoria, perché il numero di migranti non è poi così elevato – sono soltanto alcune migliaia di persone. Quel che è grave sono le condizioni nelle quali le persone si ritrovano: situazioni e condizioni tipiche dei tempi della guerra, con persone che lottano per la propria vita, anche se di fatto non c'è nessuna guerra.
  Vorrei iniziare con alcuni veloci elementi di natura giuridica e geografica: alcuni di essi credo siano stati già menzionati prima. Innanzitutto un breve accenno all'inizio della crisi, che risale all'8 agosto del 2021 a Usnarz Górny, quando è stato registrato l'arrivo del primo gruppo di rifugiati, provenienti dall'Afghanistan, che ha attraversato il confine con la Polonia. Quindi il gruppo è stato spinto verso il lato bielorusso del confine dalle guardie di frontiera polacche e successivamente spinto avanti e indietro diverse volte tra Polonia e Bielorussia, senza ricevere alcun aiuto umanitario.Pag. 6
  Questo è più o meno il periodo in cui è stato creato Grupa Granica, un consorzio di organizzazioni che si occupano di diritti umani e di rifugiati, per monitorare la situazione lungo il confine, prestare aiuto ed educare le persone in materia di migrazione.
  Il 20 agosto il Ministro polacco per gli Affari interni e l'Amministrazione ha emanato un provvedimento che ha legalizzato le espulsioni, ovvero i respingimenti; secondo questa normativa le persone che abbiano attraversato il confine polacco illegalmente, devono essere riportate al confine, senza alcuna eccezione, anche se dichiarano di voler chiedere protezione secondo il diritto internazionale.
  Il 2 settembre del 2021 è stato introdotto lo stato di emergenza in 183 città e villaggi lungo i 418 chilometri di confine con la Bielorussia ed è stata creata una «zona sottoposta allo stato di emergenza». Chiamerò questa zona la «zona rossa», perché facilita la comprensione della situazione e l'individuazione dei contrassegni rossi che vengono utilizzati su alcune mappe anche da noi attivisti. La zona indica restrizioni, tra le quali il divieto di accesso per i non residenti, il divieto di registrazione, con qualunque strumento tecnico, di luoghi e oggetti che sono lungo le infrastrutture del confine, e accesso limitato alle informazioni pubbliche, il che significa che nessun giornalista è ammesso nella zona.
  Successivamente alla creazione di questa zona è stata posta in essere anche un'immensa ed evidente militarizzazione dell'area vicina al confine: sono arrivati da tutta la Polonia tra i 20 e i 30 mila soldati, sostenuti dalla Polizia e dalle guardie di frontiera, insieme alla Forza di difesa territoriale, che è una sorta di esercito composto da soldati volontari part-time.
  Il 17 settembre del 2021 il Parlamento polacco ha approvato un emendamento alla Legge sugli stranieri, la cosiddetta «legge di espulsione», che confligge con il diritto internazionale in quanto, di fatto, rende legali i respingimenti in Polonia. Ed è più o meno in quel periodo che sono stati ritrovati i corpi delle prime vittime del confine; ad oggi non si sa esattamente quante persone siano morte lungo la parte polacca del confine: almeno tredici, forse di più. Sicuramente molti di più lungo la parte bielorussa.
  Vorrei, adesso, spendere qualche parola sulla conformazione del terreno della zona, perché credo sia abbastanza significativo. La zona di confine è per lo più coperta da boschi, con una scarsa densità demografica. La foresta di Bialowieża si trova nella parte più orientale della Polonia; è famosa per il suo stato selvaggio, per le sue paludi, i bisonti e altri animali selvaggi, è uno dei più antichi parchi nazionali del nostro continente ed è difficile da attraversare: una sorta di mare, con Bielorussia e Polonia sulle due sponde opposte. La foresta di solito è chiamata «la giungla» dai rifugiati. E in alcuni casi si è rivelata una trappola mortale. Poi c'è anche il fiume Bug, che è uno dei fiumi polacchi più importanti, che è costato la vita a tanti durante la crisi.
  Dopo questa introduzione, vorrei passare alla situazione dei rifugiati o migranti, come a volte vengono chiamati, lungo il confine con la Polonia. La situazione al confine ha cominciato a peggiorare nella seconda metà di settembre del 2021: il crescente numero di rifugiati nella foresta, il deteriorarsi delle condizioni climatiche e il contemporaneo aumento del numero di truppe militari (soldati, guardie di frontiera e forze di polizia) hanno peggiorato la situazione e quindi i soldati e la Polizia hanno incominciato a fare controlli massicci lungo la zona, che voleva appunto respingere i rifugiati in Bielorussia.
  I rifugiati si sono trovati così intrappolati nel terreno selvaggio di quella che loro chiamano la giungla, all'interno della zona sottoposta a restrizioni, dove non sono autorizzati a entrare né le organizzazioni medico-umanitarie né i media.
  Così sono successe due cose: i migranti si sono trovati in pericolo di vita e di salute, hanno dovuto nascondersi e hanno patito la fame come se si trovassero in una guerra, ma senza una guerra, semplicemente il silenzio della foresta e l'isolamento della zona.
  Punto due: proprio per questo isolamento e per queste restrizioni i residenti Pag. 7locali sono dovuti intervenire e si sono trasformati in attivisti, proprio come nel mio caso. Che cosa abbiamo visto, e che cosa possiamo dire di quelli che sono i veri e propri travagli vissuti da questi rifugiati ancora adesso? Allora, vorrei concentrarmi su quanto segue a proposito di questi travagli: innanzitutto vorrei parlare della mancanza di viveri essenziali per la vita, quali cibo e acqua; le persone che noi abbiamo visto nella foresta non avevano cibo da giorni, da quattro, cinque, sei giorni. Una volta ho incontrato una famiglia che non mangiava da più di una settimana. Con l'aumento dei respingimenti i rifugiati non hanno più cibo né soldi per comprare qualcosa da mangiare in negozi di fortuna che esistono lungo il confine, nella parte bielorussa, dove i prezzi, tra l'altro, sono alle stelle.
  Portano con sé scatolette di pesce o pollo spalmabili, fichi datteri e, a volte, un po' di pane. Dopo tanti giorni nella foresta, e come dicevo i numeri possono variare, i migranti sono sempre più affamati. Alcuni di loro mi hanno detto di aver cercato qualcosa da mangiare nella foresta, qualche pianta o anche dell'erba, oppure qualche bacca attraente, come il sorbo selvatico, che ovviamente non è commestibile.
  Un altro problema che hanno tutti è la mancanza di acqua potabile. Io, ad esempio, ho incontrato due gruppi di profughi, uno proveniente dallo Yemen e l'altro dal Kurdistan iracheno, che non bevevano acqua da sei giorni. In questi casi le persone cercano di bere l'acqua delle paludi oppure l'acqua piovana raccolta all'interno degli alberi. Di solito, l'acqua delle paludi viene raccolta nelle bottiglie di plastica e i rifugiati portano con sé quel liquido marrone e fangoso, cercando di condividerlo con gli altri componenti del gruppo. Naturalmente questa acqua non può essere bevuta e causa problemi allo stomaco, ma se non si beve quell'acqua si rischia di svenire per disidratazione, e quindi si finisce in una sorta di circolo vizioso.
  Soran, professore universitario del Kurdistan, che ho incontrato a novembre nella foresta, mi ha detto come lui stesse conservando quell'acqua della palude per sua moglie: lui a malapena riusciva a stare in piedi, ma non voleva privare sua moglie della poca acqua che avevano. Lui stesso soffriva di disidratazione. La disidratazione causa problemi ai reni, in particolare la nefrite. Io stessa ho aiutato un curdo, Sarhang, che aveva questo problema: Sarhang è stato visitato «a distanza» da un medico che non era autorizzato a entrare nella zona, per cui l'attivista ha fatto piegare l'uomo, picchiettandogli la schiena con il pugno secondo le istruzioni che il medico le impartiva per telefono. È una situazione ridicola, che dimostra cosa siamo costretti a fare noi attivisti.
  Un altro caso ben noto di gravi problemi ai reni è quello di una ragazza siriana di nome Marwa, che ha perso un rene e un polmone a seguito di nefrite e polmonite e dopo due mesi di coma nell'ospedale di Hajnówka ha superato in qualche modo questo momento di rischio per la sua vita ed è riuscita ad arrivare in Germania attraverso un corridoio umanitario appositamente creato per lei grazie all'impegno di alcuni polacchi e tedeschi. In ogni caso Marwa continuerà ad avere problemi ai reni e ai polmoni fino all'ultimo dei suoi giorni.
  E poi ci sono il problema della mancanza di vestiti e stivali adeguati e, il più delle volte, il problema dei vestiti bagnati che restano addosso per giorni.
  Come ho già detto, la foresta è un luogo estremamente paludoso, umido, dove piove spesso in autunno e ci sono neve o nevischio in inverno, un luogo dove anche senza la pioggia c'è una grande umidità e i vestiti e i sacchi a pelo restano zuppi. E poi queste paludi risucchiano le scarpe, o comunque lasciano i piedi sempre bagnati.
  Alcuni rifugiati hanno deciso di camminare lungo i fiumi, come punto di riferimento, o si sono trovati, poi, intrappolati nella riserva del National Park Bialowieża, completamente circondata da fiumi che devono essere guadati. Abbiamo incontrato intere famiglie dove i genitori portavano sulle loro spalle i bambini quando loro, appunto, si sono ritrovati a dover guadare il fiume per attraversare la sponda. E abbiamo incontrato persone che avevano attraversatoPag. 8 le paludi a piedi nudi ad ottobre, per quattro giorni, come per esempio un ragazzo dell'Iraq, Alì, di venti anni. Alcuni gruppi dello Yemen, del Camerun e della Siria che ho conosciuto, non avevano scarpe, anche se la sera faceva freddo. Abbiamo conosciuto persone di Iran, Iraq, Siria, Turchia, Egitto e di altri Paesi le cui scarpe erano completamente zuppe e a volte si aprivano letteralmente da tutte le parti. Avendo tenuto i piedi all'umido per tanto tempo, la maggior parte delle persone aveva problemi ai piedi, come quando li tieni a mollo a lungo, diciamo per molti giorni: la pelle si raggrinzisce, cominciano a crearsi delle vesciche, che si aprono producendo ferite dolorose.
  Inoltre i vestiti bagnati accelerano l'ipotermia, che è un altro problema molto diffuso già dallo scorso ottobre. Il 23 ottobre è stato trovato ad Hajnówka un gruppo di cinque siriani in ipotermia, uno dei quali era veramente molto grave. Quelle persone, sì, sono state portate subito in ospedale, ma il giorno dopo sono state respinte in Bielorussia. Questo è soltanto uno degli esempi. Un altro caso di ipotermia conclamata, associata alla mancanza di assistenza medica adeguata, è quello di una donna curda di trentotto anni, Avin Ifran: Avin, mamma di cinque bambini e incinta del sesto, dopo molti respingimenti e molti giorni al freddo, aveva perso il suo bambino, ma ha continuato a portarlo in grembo per molti giorni ancora. Quando poi è stata trovata dagli attivisti la sua temperatura corporea era di 28° scarsi: è stata portata in ospedale, ma la setticemia e i problemi di reni e ipotermia l'hanno portata via nel giro di pochi giorni. Suo marito, Baravan, con i cinque bambini è finito in uno dei centri di accoglienza all'aperto nella vicina città di Bialystok.
  Un paio di settimane fa abbiamo avuto uno dei numerosi casi di congelamento, quando un giovane calciatore del Ghana a causa dei geloni ha subìto l'amputazione delle dita dei piedi; grazie all'impegno di uno degli attivisti è stato accolto in una clinica specializzata in Polonia per essere curato, e noi teniamo le dita incrociate per lui, nella speranza che non gli vengano amputate proprio tutte le dita.
  Questa situazione si crea anche perché le persone che finiscono nella foresta non hanno alcun ricovero e devono rimanere in territorio europeo. L'assenza di assistenza medica nella zona è uno dei problemi più grandi. Un gruppo di medici si è messo insieme, ha preso attrezzature e automobili e ha cominciato a lavorare lungo il confine a ottobre, ma le loro continue richieste di autorizzazione ad entrare nella zona sono state sempre negate. E, di conseguenza, molto spesso sono stati gli stessi attivisti a diagnosticare prima il problema e dare poi l'assistenza immediata; a volte delle ambulanze sono state chiamate, ma è capitato che gli ospedali non abbiano voluto mandarle, dicendo o che la strada era accidentata o semplicemente che i pazienti erano rifugiati e quindi non potevano essere aiutati.
  In un caso i miei amici lungo la linea di confine di Bialowieża hanno dovuto portare una donna agonizzante da una palude in una barella realizzata con un'amaca, mentre la figlia quattordicenne della donna, che era troppo debole per camminare, è stata portata in braccio da una mia amica; e quando c'è questo tipo di aiuto, gli attivisti non hanno vita facile, devono nascondersi ed evitare di essere intercettati dalla Polizia o dalle guardie di frontiera.
  E vorrei aggiungere che se un rifugiato viene portato in un ospedale pubblico, rischia ancora di essere respinto nell'esatto momento della sua guarigione o anche prima di essersi ripreso. Tutti i problemi menzionati hanno avuto luogo in concomitanza con i respingimenti: fame, sete, freddo, ipotermia, malattie, terrore, violenza e molteplici respingimenti. Su circa 120 persone che ho incontrato e aiutato nella foresta nel 2021, pochissimi erano i migranti che erano riusciti a evitare il respingimento, direi meno di dieci. La maggior parte degli altri rifugiati erano stati respinti nel territorio bielorusso più e più volte. Ho incontrato persone che erano state respinte anche 15 volte; ognuna di loro era fisicamente più debole e più disperata e depressa.Pag. 9
  Nel rapporto pubblicato alla fine di novembre 2021 da Grupa Granica, è stato registrato ufficialmente un numero pari ad almeno 27.500 respingimenti; da allora il numero è aumentato in modo considerevole. Durante gli inseguimenti da parte dei militari e durante i respingimenti, molti gruppi e molte famiglie sono stati separati: per esempio ho conosciuto una famiglia della Siria che era stata espulsa diverse volte verso la Bielorussia; uno dei componenti era stato morso in testa da un cane della Polizia, era stato portato in ospedale a Hajnówka, la famiglia aveva perso i contatti con lui e non ne aveva avuto più notizie.
  A volte i bambini si perdono nella foresta, e li ritrovi che camminano da soli, o comunque vengono separati perché magari uno di loro viene portato in ospedale. E poi i rifugiati subiscono trattamenti disumani, a cominciare dal lato bielorusso del confine, dove di solito sono presi a calci all'addome, sulla faccia, sulle gambe e sui piedi. Nelle situazioni più estreme vengono utilizzate le pistole a scarica elettrica, viene usata una violenza che provoca la rottura di costole e altre ossa e in alcuni casi vengono anche spente le sigarette sulle braccia dei rifugiati.
  Sul lato polacco i rifugiati sono solitamente insultati, derisi e spintonati e subiscono danni alle proprie cose: per esempio, le guardie di frontiera molto spesso danneggiano o distruggono i telefonini dei rifugiati, che sono estremamente importanti per il loro viaggio, perché i cellulari sono un mezzo di contatto con la famiglia e i rifugiati usano Google Maps per orientarsi.
  Infine, quei rifugiati che vengono portati ai centri di detenzione si trovano in condizioni di vera e propria prigionia, dove hanno uno spazio di due metri quadrati a testa, nessun supporto psicologico, neanche per i bambini che hanno perso i genitori; solo un'assistenza medica rudimentale e difficilmente accessibile. Non hanno vestiti caldi, non hanno scarpe, non ci sono giocattoli o materiale per disegnare per i bambini, il contatto con gli avvocati è spesso impossibile.
  Tutto ciò di cui hanno bisogno è distribuito dai volontari, che organizzano donazioni e le consegnano poi ai centri di detenzione. I rifugiati vengono inviati per lunghi periodi in centri di detenzione chiusi, anche quando hanno gravi problemi di salute, malattie autoimmuni per esempio, come è accaduto a una famiglia proveniente dall'Iran, o anche quando vengono loro offerti un alloggio e opportunità di lavoro da parte di cittadini polacchi. E poi ci sono stati anche tentativi di suicidio nei centri dei rifugiati: il caso più noto è quello di Wedrzyn, vicino al confine con la Germania, dove gli uomini sono tenuti in condizioni impensabili; coloro che sopravvivono al tentato suicidio vengono anche puniti per quanto hanno provato a fare. Neanche i controlli da parte di diversi organi di monitoraggio polacchi hanno portato a cambiamenti nei centri per i rifugiati e il Governo polacco non fa niente per cercare di migliorare la situazione.
  C'è un altro aspetto nella crisi lungo il confine polacco-bielorusso che vorrei menzionare, che è la situazione dei residenti locali che vivono nella zona o nelle vicinanze. Dal 2 settembre del 2021 viviamo secondo le restrizioni introdotte dal Governo polacco, anche se queste restrizioni sono state giudicate non costituzionali dalla Corte suprema polacca, e la sentenza definitiva è stata pronunciata il 18 gennaio 2022.
  I residenti devono fare fronte alla realtà di vivere, lavorare e crescere i figli in una zona militarizzata, piena di veicoli militari di ogni genere, e quindi ogni genere di camion, di veicoli da combattimento Rosomak muniti di mitragliatrici, elicotteri che pattugliano l'area o qualsiasi altro tipo di cosa. Noi siamo in una zona in cui la libertà di movimento è estremamente limitata, nessuno che sia fuori dalla zona è autorizzato ad entrare. Ci sono stati casi di membri di famiglie che avevano indirizzi registrati in altre regioni della Polonia che non potevano visitare i loro genitori registrati nella zona; e poi per entrare nella zona devi passare una serie di controlli ai checkpoint, e a volte questi controlli sono molto approfonditi, devi fare vedere il documento,Pag. 10 il nome dei tuoi genitori e dire dove, perché, per quanto tempo vai, il tuo bagagliaio viene controllato.
  È accaduto che una mia amica, che aveva delle giacche in più per i suoi figli, abbia fatto insospettire i militari, quindi la sua macchina è stata seguita e alla fine l'hanno fermata una seconda volta per fare ulteriori controlli. Altri amici volontari, mentre camminavano ai margini della foresta, sono stati fermati dai soldati e spinti con violenza per terra con le pistole puntate alla testa mentre i loro zaini venivano svuotati.
  A volte macchine senza targa ci fermano anche fuori dalla zona. Arrivano da traverse laterali oppure si fermano al centro della strada e non ti fanno passare. Una volta sono stata seguita da una macchina, di notte, che ha guidato quattro metri dietro di me per circa due chilometri, quando io rallentavo, rallentava anche la macchina, quando acceleravo o anche mi fermavo, la macchina dietro di me faceva altrettanto, fino a quando non è andata via. A gennaio ero con alcuni amici in un piccolo villaggio e siamo stati fermati, quattro soldati con armi a canna lunga ci hanno spintonato con le pistole puntate contro di noi: queste sono alcune delle situazioni che io e i miei amici abbiamo sperimentato, ma possono essere moltiplicate per il numero di attivisti e volontari che lavorano lungo il confine e vivono lungo il confine e allora tutte queste situazioni di pattuglie, controlli di cui vi sto parlando hanno avuto luogo quasi sempre al calar del sole, al buio quando, secondo la legge, non sarebbero permessi controlli da parte di veicoli non identificabili con militari in borghese.
  È accaduto tante volte poi che i soldati abbiano violato le proprietà private, alla ricerca di rifugiati, o che abbiano sbirciato nelle case attraverso le finestre, sempre alla ricerca di eventuali rifugiati nascosti all'interno delle abitazioni.
  Infine, una delle fonti di reddito della nostra Regione è il turismo naturale, nella località più famosa, il villaggio di Bialowieża, circa il 50 per cento dei residenti dipende essenzialmente dal turismo. Adesso con la zona e con questo futuro incerto, molte famiglie si ritrovano in una situazione economica assai difficile e i loro interessi vengono completamente calpestati dal Governo, che non fa nessuna dichiarazione circa la situazione futura al confine e ha incominciato ad erigere un muro che dividerà in due la foresta di Bialowieża, separando la parte polacca da quella bielorussa, una foresta che è protetta come unità transfrontaliera e fa parte del Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO. Questo fatto, a sua volta, può portare anche all'estinzione di alcune specie animali iconiche, e ad un ulteriore calo dell'industria turistica.
  Infine, vorrei dire che persone come me sono diventate attiviste perché non hanno avuto scelta, visto che nessun altro poteva fare questo lavoro. Nessuna organizzazione umanitaria è stata autorizzata ad entrare nella zona, mentre noi locali abbiamo potuto testimoniare la crisi umanitaria che si aggravava sempre più.
  Ci siamo trovati in una situazione in cui dovevamo scegliere tra aiutare una persona che soffriva, portarla via dalla palude in braccio oppure restare a casa e lasciar morire le persone. Abbiamo capito che in nome di quell'umanità che apprezziamo e condividiamo, dovevamo entrare in azione. Di fatto, si è già deciso per noi. Ma il nostro aiuto è stato criminalizzato, i nostri valori e principi sono stati minati. A volte noi stessi siamo oggetto di ostilità, siamo attaccati sui social media e dalle testate pubbliche di estrema destra.
  Io stessa sono stata vittima di un grande odio orchestrato da alcune testate giornalistiche di estrema destra (stiamo parlando di un totale di 2 milioni di persone): sono stata ridicolizzata, chiamata una spia di Lukashenko, una traditrice del Paese che opera contro le uniformi polacche.
  Noi adesso abbiamo una situazione abbastanza tranquilla lungo il confine, cerchiamo di aiutare i rifugiati nei centri di detenzione e negli ospedali, però siamo consapevoli che con l'arrivo delle giornate più miti il movimento lungo il confine forse comincerà di nuovo.
  Noi pensiamo, quindi, che in questo momento non dobbiamo essere lasciati soli Pag. 11in una situazione difficile, che non è soltanto locale, ma europea e quando le voci che partono dalla base non vengono ascoltate dal Governo polacco, noi della base confidiamo molto nella voce che viene da altri Paesi europei, una voce che possa aiutare noi e i rifugiati ad essere ascoltati.
  Non vogliamo che l'Europa sia soltanto uno slogan promettente, vogliamo che l'Europa possa dare prova che libertà, uguaglianza e solidarietà sono una cosa reale. Ecco perché alla fine della mia presentazione desidero ringraziarvi nuovamente per avermi invitato oggi e per avermi dato la possibilità di parlarvi della situazione durante la crisi lungo il confine polacco-bielorusso, grazie.

  PRESIDENTE. Io ringrazio Lei veramente, dottoressa Wappa, non solo per la Sua dettagliata relazione, ma anche per l'azione di aiuto, di solidarietà che insieme ad altre persone state facendo spontaneamente. Come Lei stessa ci ha ricordato, Lei non era un'attivista prima, ma si è trovata a diventarlo a causa degli eventi, perché la scelta è tra l'umanità e la disumanità, e quindi io La ringrazio perché Lei ha dato la precedenza all'umanità, e perché rappresenta oggi quei princìpi europei su cui la nostra famiglia si basa e che troppo spesso vengono, appunto, calpestati.
  Adesso io chiederei ai colleghi e alle colleghe se vogliono intervenire per fare delle domande, abbiamo in collegamento alcuni colleghi e anche in presenza; Onorevole Napoli, prego, Le passo volentieri la parola.

  OSVALDO NAPOLI. Grazie. Innanzitutto per non ripetere tutto, Lei ha detto, presidente Boldrini, nei confronti di chi ci ha parlato così attentamente su tutte le problematiche, ho sentito un passaggio che vorrei sapere: l'immigrazione dall'Afghanistan c'è ancora adesso? Perché mi ha incuriosito, sono sincero, quindi continua ancora ad esserci? Tre sono le domande: quanti rifugiati vengono calcolati nella foresta? E quanti morti eventualmente sono avvenute per gli stenti e tutto quello che patiscono in quel territorio? Ultima domanda: parlava della legge sull'espulsione del Parlamento polacco, ecco vorrei sapere: questa legge è stata votata all'unanimità, oppure vi è stata invece una opposizione da parte di qualche formazione politica? È estremamente interessante conoscere chi ha deciso queste decisioni – scusate il gioco di parole – nei confronti della legge di espulsione. Grazie.

  PRESIDENTE. La ringrazio, Onorevole Napoli. C'è anche la deputata Ehm che vuole intervenire, prego deputata.

  YANA CHIARA EHM. Grazie presidente. Ringrazio anche io per questa relazione veramente molto esaustiva e anche con connotati di umanità, che tra l'altro è un sentimento molto importante e ancora più imprescindibile, come diceva poc'anzi la presidente.
  Io vorrei fare due domande con, però, una breve premessa. Mi preme farla, specialmente perché siamo in un Comitato che parla di diritti umani dove, per l'appunto, denoto sempre di più – e questo mi dispiace, francamente – un ambito piuttosto ipocrita. Parliamo di un tema che riguarda migranti dove la questione diritti umani sembra essere molto importante quando ne parliamo, poi nei fatti i vari Paesi non riescono a mettere a punto la questione di mettere precedenza ai diritti umani e precedenza anche al rispetto della non discriminazione.
  Questo lo dico anche rispetto alle Sue parole riguardo alla questione dell'Europa, che quando si parla nei vari consessi c'è molto spesso consenso e poi però nei vari Paesi vengono fatte cose esattamente opposte. Per questo, francamente, vorrei anche riferirmi alla questione italiana. Dico un'altra cosa, sempre in premessa: la questione migranti, la questione rifugiati è un'altra, secondo me, grande ipocrisia. Lei ha citato, ovviamente, persone che vengono da tanti paesi, dallo Yemen, dall'Afghanistan, ma anche forse da Paesi che magari sono visti qui come migranti economici. Ecco, io auspicherei sempre di più che non vi fosse questa distinzione tra il rifugiato che può e il migrante invece che non può: Pag. 12qui parliamo di esseri umani che se si muovono è per una causa ben precisa, cioè quella di dover trovare una vita migliore e magari scappare dalle guerre.
  Le mie domande quindi riguardano due principalmente, in primis: qual è il sentiment della società civile? Lei è un'attivista e fa un lavoro imprescindibile, ma vorrei capire un po' qual è, invece, l'opinione pubblica riguardo a questa problematica, a questa questione che è sempre più lampante.
  E la seconda riguarda, invece – mi associo al collega Napoli – un po' qual è anche la posizione parlamentare. Cioè: le decisioni vengono prese a maggioranza? Chi è quello che lo promuove e, soprattutto, qual è la posizione attualmente in Parlamento riguardo alla questione da Lei citata? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Ehm. Non so se chi è in collegamento vuole intervenire. Non mi pare. Allora anche io vorrei fare qualche considerazione: certamente il vostro operato è di primaria importanza per alleviare le sofferenze, anche per salvare vite umane, e di questo vi siamo infinitamente grati. Vorrei capire meglio che cosa rischia oggi un'attivista come Lei se dovesse essere trovata ad aiutare materialmente qualcuno e quindi se la legislazione che è stata introdotta, con il diritto del respingimento, implica anche che ci siano delle sanzioni o delle misure contro chi, invece, fa in modo che queste persone vengano accolte e messe in condizione di fare una domanda di asilo.
  Anche perché immagino che presto ci saranno delle procedure di infrazione, o comunque questo caso verrà sollevato di fronte agli organi europei competenti, perché il principio del non respingimento è condizione per accedere all'Unione Europea, cioè la Convenzione di Ginevra è una delle Convenzioni che si devono sottoscrivere, e il principio fondamentale è appunto quello del non respingimento.
  Quindi una legislazione che non è in linea con gli standard internazionali, ma neanche con gli standard europei. Vorrei capire se il Governo polacco, che ha introdotto questo principio, ha anche previsto delle misure contro chi aiuta le persone. Lo abbiamo visto fare in altri Paesi, come ad esempio in Ungheria, dove ci sono misure nei confronti di chi aiuta chi è in condizione di irregolarità, il cosiddetto «reato di solidarietà».
  E quindi mi chiedevo se anche in Polonia fosse accaduto ed avere qualche dettaglio in più in merito a questo. Grazie, a Lei la parola, dottoressa Wappa.

  KASIA WAPPA, attivista polacca. Non ho sentito veramente tutte le domande tradotte in inglese, ma ho capito alcune delle domande e quindi questo mi aiuta nel formulare le mie risposte. Parto dalle domande che ho capito e mi scuso se non risponderò a tutte, perché erano tante. A proposito del numero di rifugiati presenti nella foresta, è difficile citare cifre precise, perché molti degli arrivi non sono stati registrati.
  Calcoliamo un numero di rifugiati sulla base di alcuni fattori: nell'ultima parte del 2021 Grupa Granica, il nostro consorzio, ha ricevuto più di 5 mila richieste di aiuto, alcune delle richieste probabilmente saranno state ripetute, qualche famiglia avrà chiamato più di una volta. E questo è un fattore. Un altro fattore è che un gruppo potrebbe essere composto da un numero diverso di persone. Comunque possiamo parlare di qualche migliaio di persone, meno di 5 mila, in ogni caso: questa è la soglia che possiamo riferire dalla Polonia. E poi abbiamo ricevuto informazioni su alcune migliaia di attraversamenti irregolari tra Germania e Polonia, quindi mettendo insieme tutti i numeri quantificherei qualche migliaio di persone al confine tra Polonia e Bielorussia, forse un po' più di 5 mila, ma è difficile se non impossibile fare una stima precisa.
  Il numero delle persone morte al confine è un altro dato difficile da quantificare, perché sono stati rinvenuti dei corpi, almeno tredici sono stati citati nelle notizie ufficiali in Polonia. Il fatto che ci fossero morti al confine è stato messo a tacere dalle testate televisive principali, quelle controllate dal Governo. Mentre nei canali e nei giornali dell'opposizione c'erano notizie molto più dettagliate e molto più accurate, Pag. 13ma siamo consapevoli del fatto che la zona di confine è molto difficile, alcune delle località, alcune delle zone sono davvero inaccessibili e temiamo che durante la primavera verranno trovati altri corpi. Ovviamente non sappiamo nulla del versante bielorusso, dove tutto viene messo a tacere e non vengono date informazioni, se non quelle volute da Lukashenko, e quindi noi riteniamo che ci siano molte più vittime delle tredici quattordici ufficialmente dichiarate sul versante polacco.
  C'è stata una domanda, credo, anche sulla reazione dei politici polacchi, è giusto? Ho capito correttamente?

  YANA CHIARA EHM. Formulerò le mie domande in inglese. Ho formulato due domande, la prima riguardava la società civile, il sentimento della società civile e quale sia l'opinione prevalente su questo problema. E poi, a livello parlamentare, quali sono le posizioni assunte dal Parlamento? C'è una maggioranza o una minoranza a favore o contraria alle decisioni assunte a proposito di questo problema? Grazie mille.

  PRESIDENTE. E in aggiunta a questo, a proposito dei respingimenti, c'è stato un decreto di emergenza, una legge parlamentare, un provvedimento di urgenza? Quale partito ha approvato questa legge e chi invece non ha votato a favore?

  KASIA WAPPA, attivista polacca. Partiamo dalla società civile. Come sapete bene, in Italia la questione della migrazione e dei rifugiati è molto delicata ed è molto divisiva nel Paese. In Polonia la linea di divisione è al 50 per cento nella popolazione, 50 a favore e 50 contrari, dipende dalla Regione di provenienza.
  La maggior parte delle persone che sostengono il partito «Diritto e Giustizia», così come l'estrema destra, sono contro i rifugiati, ma non c'è una distinzione netta, ci sono anche gruppi di estrema sinistra che sono contrari ai rifugiati.
  Nella parte orientale della Polonia, dove c'è la crisi – e la vediamo con i nostri occhi – i dati forse potrebbero essere più ottimisti, ovvero sono più alti i numeri di quelli a favore dei rifugiati, in quanto vediamo noi stessi, sulla base della nostra esperienza diretta, che la situazione dei rifugiati è disumana e quindi, a causa delle loro grandi sofferenze, i rifugiati vengono accolti.
  Un'ampia fetta della società che è ancora a favore dell'accoglienza dei migranti – i rifugiati sono poche migliaia e la Polonia è un Paese di 38 milioni di abitanti – quindi le persone che vogliono i rifugiati e vivono lontano dal confine – hanno creato una società civile molto forte, una sorta di Paese sommerso, che riceve sostegno finanziario e beni. Tutto ciò di cui c'è bisogno arriva da tutta la Polonia. Si tratta di un movimento molto forte, che per noi è molto incoraggiante da un lato, anche se rattrista constatare che questi cittadini non ricevano alcun aiuto dal Governo.
  Il nostro Parlamento è rappresentato, per la maggioranza, dal partito «Diritto e giustizia» ed altri partiti correlati, e quindi le posizioni contrarie ai rifugiati e le politiche contro la migrazione godono di un forte consenso nel Governo, ecco perché tutti quegli emendamenti sui respingimenti sono stati approvati dal Parlamento durante sedute improvvise e veloci, senza che l'opposizione si facesse sentire, senza forte opposizione.
  Le posizioni contrarie alle restrizioni e ai respingimenti sono espresse di solito dai partiti di sinistra, come Partia Razem, ma non possono fare sentire la loro voce in modo decisivo perché sono in minoranza.

  PRESIDENTE. Abbiamo altre domande? Sì, abbiamo la collega Lia Quartapelle, da remoto, che voleva intervenire. Prego, Onorevole Quartapelle.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(intervento da remoto). Grazie per questa audizione. Volevo capire il supporto, come possiamo stimolare un supporto anche della società civile in Italia rispetto al lavoro che voi state facendo? Grazie.

  KASIA WAPPA, attivista polacca. Grazie per questa domanda. Non ho ascoltato la Pag. 14traduzione in inglese, mi dispiace molto, ma credo che Lei mi abbia chiesto quale possa essere il sostegno, se e come possiamo rafforzare il sostegno alla nostra azione, anche attraverso la società civile italiana. Di fatto, abbiamo ricevuto una risposta molto sentita da parte di diverse organizzazioni italiane, che ci hanno portato donazioni, scarpe e vestiti caldi al confine, a novembre se non erro.
  Attivisti italiani erano pronti a condividere con noi le loro esperienze, hanno dato una mano nella foresta per un periodo. È stato molto utile perché noi stiamo ancora imparando a fornire aiuti umanitari, da persone che lo fanno da anni lungo la rotta dei Balcani. Che potete fare adesso? Il punto è non essere dimenticati a livello europeo, è importante che ci siano organizzazioni e giornalisti che si occupino, che parlino di quello che facciamo, che parlino del problema e che ci aiutino e che parlino dell'eventualità che il problema riaffiori più forte in primavera.
  Attraverso internet vengono rese note le nostre necessità e attraverso i nostri canali privati ci arriva ciò di cui abbiamo bisogno. Lasciamo le cose così come stanno e noi faremo sapere ciò di cui abbiamo bisogno.

  PRESIDENTE. La mia domanda a proposito della risposta della cittadinanza comune, le cosiddette lanterne verdi: sono ancora presenti, sono ancora vive con il loro movimento? E i rifugiati sono ancora nella foresta o il movimento si è fermato?

  KASIA WAPPA, attivista polacca. Grazie. Il movimento delle lanterne verdi è stato davvero straordinario all'inizio, perché il nostro aiuto è stato criminalizzato e quindi loro hanno fatto sentire la loro voce. All'inizio è stato un po' complicato.
  Intorno alle case che esponevano le lanterne verdi si organizzavano pattugliamenti molto più frequenti da parte della Polizia e delle Guardie di frontiera. Le lanterne verdi hanno avuto un ruolo fondamentale a livello educativo, perché hanno educato i cittadini all'apertura e all'accoglienza, al fatto che quando si incontra qualcuno che è in pericolo di vita, si deve fornire aiuto anche mettendo in gioco la stessa propria vita, altrimenti si commette un reato [problemi di audio]. Alcuni amici hanno ricevuto a casa le richieste di aiuto dei migranti che hanno bussato alle loro porte.
  A volte c'è stata ostilità nei confronti di chi accendeva le lanterne verdi sulle case da parte del vicinato, ma non ci sono stati atti di vandalismo o di aperta ostilità nei confronti dell'iniziativa delle lanterne verdi. C'è qualche altro punto che ho dimenticato di trattare? A cui ho dimenticato di rispondere?

  PRESIDENTE. Ho anche un'altra domanda: qual è il rischio a cui si espone un'attivista quando aiuta i migranti irregolari? Se la Polizia la bloccasse mentre Lei presta assistenza a qualcuno o mentre fornisce ospitalità a un migrante clandestino o irregolare, quali sarebbero le conseguenze giuridiche di questo?

  KASIA WAPPA, attivista polacca. Ci sono sanzioni di vario livello: si parte da un monito verbale su cosa fare e cosa non si deve fare, e noi non abbiamo paura di questa reazione. Poi c'è a volte una multa che viene imposta, 500 Zloty, l'equivalente di 120 euro. In Polonia non è una enorme quantità di denaro, ma è una somma che comunque si percepisce. E se si viene colti «in flagrante» durante l'aiuto, si rischia l'arresto per qualche tempo perché così dovremmo imparare che quello che noi abbiamo fatto non è gradito e non è promosso, sostenuto dal Paese, e quindi il migrante verrebbe riportato al quartier generale delle Guardie di frontiera per essere respinto.
  Quindi bisogna fare molta attenzione a non essere notati, non tanto perché temiamo di essere arrestati, ma perché non dobbiamo esporre al pericolo la vita dei migranti, perché altrimenti verrebbero espulsi se venissero trovati, anche se fossero molto deboli o malati. E poi c'è la sanzione massima, la pena massima, un procedimento penale che si potrebbe concludere con la detenzione per qualche anno, non ricordo se sei, sette, od otto anni di detenzione, ma questa sarebbe l'entità della Pag. 15pena, perché i capi di imputazione potrebbero prevedere il favoreggiamento dell'attraversamento illegale del confine ed è chiaro che il favoreggiamento è difficile da definire giuridicamente, perché noi non aiutiamo nessuno ad attraversare il confine, quelle persone hanno già attraversato da sole il confine e noi le troviamo mentre vagano nella foresta. Quindi il punto è capire in cosa consista il favoreggiamento.
  Ovvero, al di là dell'aiuto che diamo in termini di cibo e di alloggio che altro facciamo? È chiaro che con una temperatura esterna di -15 gradi, la soluzione più ovvia è quella di accogliere le persone e dare loro un tetto. Se a livello statale non si organizza nessuna forma di accoglienza, l'unico tetto diventa quello di un privato cittadino.
  Ma qual è il rischio? Noi mettiamo in macchina la persona, e questo potrebbe essere favoreggiamento dell'attraversamento illegale del confine, ma dove inizia il viaggio di queste persone? Una volta accolte a casa queste persone, che cosa accade se c'è un poliziotto che bussa alla nostra porta e dice che noi ospitiamo una persona irregolare? Quindi, ammettiamolo, noi abbiamo accolto alcune persone in casa nostra perché altrimenti sarebbero morte: io stessa ho accolto un uomo che avevo raccolto sul ciglio di una strada appena fuori Hajnówka, dove vivo; l'ho portato a casa, era incosciente, abbiamo chiamato al telefono i medici, che sono venuti qui e hanno diagnosticato la denutrizione, la disidratazione, l'ipotermia di questa persona, che dopo cinque giorni a letto ha ripreso le forze e si è rimessa in piedi. Senza il nostro aiuto, lui sarebbe stato l'ennesima vittima del confine, senza nome in quanto sul versante bielorusso gli erano stati rubati i documenti.
  Quindi questo è quello che facciamo e quello che accade, ma noi non ne parliamo pubblicamente in Polonia, non lo raccontiamo ai media per timore delle sanzioni.

  PRESIDENTE. Bene siamo alla fine comunque della nostra audizione, vorrei ringraziarLa davvero di cuore per averci dato questo quadro drammatico della situazione, apprezziamo moltissimo il Suo impegno, così come l'impegno degli altri attivisti polacchi, che nonostante i rischi continuano a salvare vite umane.
  Le formuliamo i migliori auguri e cercheremo di dare un seguito al sostegno che noi vogliamo dare alla Sua azione così nobile: far parte della famiglia dell'Unione Europea significa anche rispettare diritti umani fondamentali che sono alla base del nostro essere una comunità, e Le siamo grati e vi siamo grati per quello che state facendo. La ringraziamo ancora e la salutiamo.

  KASIA WAPPA, attivista polacca. Grazie mille. Faccio anche io a voi i miei migliori auguri. Grazie ancora.

  PRESIDENTE. Ringrazio, quindi, la dottoressa Wappa per il Suo contributo, e grazie ai colleghi e alle colleghe. A questo punto dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.15.