XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta n. 43 di Giovedì 9 dicembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boldrini Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

Audizione della Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatović.
Boldrini Laura , Presidente ... 3 
Mijatović Dunja , Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa ... 5 
Boldrini Laura , Presidente ... 9 
Manconi Luigi , rappresentante del Comitato per il diritto al soccorso ... 10 
Boldrini Laura , Presidente ... 10 
Manconi Luigi , rappresentante del Comitato per il diritto al soccorso ... 10 
Boldrini Laura , Presidente ... 10 
Zagrebelsky Vladimiro , Rappresentante del Comitato per il diritto al soccorso (intervento da remoto) ... 10 
Boldrini Laura , Presidente ... 11 
Snider Silvana (LEGA)  ... 11 
Boldrini Laura , Presidente ... 12 
Mijatović Dunja , Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa ... 13 
Boldrini Laura , Presidente ... 15 
Snider Silvana (LEGA)  ... 15 
Mijatović Dunja , Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa ... 15 
Boldrini Laura , Presidente ... 15 
Manconi Luigi , rappresentante del Comitato per il diritto al soccorso ... 15 
Boldrini Laura , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 9.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera.
  L'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto delle deputate e dei deputati, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 marzo 2020.
  Segnalo che è previsto l'interpretariato in simultanea per la lingua italiana e inglese.

Audizione della Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatović.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione della Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatović. Anche a nome dei componenti del Comitato, saluto e ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori la Commissaria Mijatović, accompagnata dal dottor Giancarlo Cardinale, Direttore dell'Ufficio della Commissaria, e dal Consigliere Hasan Bermek.
  Dunja Mijatović è stata eletta Commissaria per i Diritti Umani nel gennaio del 2018 dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e ha assunto la carica il 1° aprile del 2018. In precedenza ha ricoperto il ruolo di rappresentante OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Italia) per la libertà dei media dal 2010 al 2017, Direttore dell'Agenzia di regolamentazione della comunicazione della Bosnia Erzegovina dal 2001 al 2010, e presidente del gruppo di specialisti del Consiglio d'Europa sulla libertà di espressione e di informazione in tempi di crisi dal 2005 al 2007.
  In generale è stata sempre molto attiva nel sostenere le attività delle organizzazioni non governative nel campo dell'educazione ai diritti umani e del diritto d'asilo, tema indubbiamente centrale nell'audizione odierna, alla quale potranno contribuire anche due autorevoli esperti della materia – che saluto – ovvero il professor Vladimiro Zagrebelski – che credo sia collegato con noi in videoconferenza –, già giudice della Corte europea dei diritti dell'uomo e per nove anni Direttore del laboratorio dei diritti fondamentali; e poi abbiamo qui in presenza il professor Luigi Manconi – che saluto –, già Presidente nella scorsa legislatura della Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato e fondatore e presidente della onlus «A buon diritto».
  Saluto anche Marica Fantauzzi, Valentina Brinis, Emiliano Giovine, Alberto Mallardo e Don Maria Ferrari, che accompagnano il professor Manconi. Spero di non aver dimenticato qualcuno.
  Con l'assenso della Commissaria Mijatović, il professor Zagrebelski e il professor Manconi contribuiranno alla seduta odierna in qualità di membri del Comitato per il diritto al soccorso, costituitosi nel novembre del 2020 con l'obiettivo di: sensibilizzarePag. 4 l'opinione pubblica italiana ed europea a favore di un sistema istituzionale efficace per la ricerca e il soccorso; facilitare le relazioni tra le ong e le istituzioni nazionali; promuovere una discussione pubblica intorno al tema del diritto al soccorso come principio irrinunciabile di civiltà giuridica e come legge universale fondata sul diritto del mare e sul diritto internazionale.
  Ad avvio della presidenza di turno dell'Italia del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa e anche in vista della ricorrenza della Giornata mondiale dei diritti umani – il 10 dicembre, lo ricordo per chi ci segue –, mi preme sottolineare che il sistema di tutela dei diritti umani nell'ambito del Consiglio d'Europa è uno dei più avanzati al mondo.
  La Convenzione europea dei diritti dell'uomo, la Corte di Strasburgo, i diversi meccanismi e istituzioni di monitoraggio, nonché l'ufficio della Commissaria, operano congiuntamente per garantire che gli Stati rispettino i loro obblighi in materia di diritti umani.
  Il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa ha il compito di tenere alta l'attenzione degli Stati membri sugli ostacoli alla piena tutela e godimento dei diritti umani e sulle soluzioni pratiche da adottare. Per raggiungere questo obiettivo il Commissario – la Commissaria in questo caso – lavora a stretto contatto con i Governi, autorità nazionali, difensori dei diritti umani, giornalisti e organismi non governativi, dal momento che i diritti umani non sono solo una questione di rispetto delle leggi e degli standard da parte degli Stati, ma richiedono anche il sostegno della società nel suo insieme.
  Nell'ultimo rapporto trimestrale sulle attività svolte, pubblicato il 2 dicembre scorso, la Commissaria Mijatović sottolinea che durante il periodo di riferimento – dal 1° luglio al 30 settembre 2021 – i diritti dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti hanno continuato ad essere un settore prioritario.
  Il rapporto si sofferma sulla situazione alle frontiere – ne parlavamo prima con la Commissaria – degli Stati membri del Consiglio d'Europa con la Bielorussia, ribadendo ai Paesi interessati, ovvero la Polonia, la Lettonia e la Lituania, che i respingimenti indiscriminati che negano l'accesso a procedure d'asilo eque o lasciano i profughi in una situazione di vera emergenza umanitaria non sono accettabili da parte di uno Stato membro del Consiglio d'Europa, vincolato da norme e strumenti internazionali, strumenti come la CEDU (Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali) o la Convenzione dei rifugiati.
  Il 1° dicembre scorso la Commissaria Mijatović ha stigmatizzato le modifiche alla legge sulla protezione delle frontiere della Polonia, approvate il 30 novembre, che consolidano molte delle misure restrittive connesse allo stato di emergenza del Paese, con effetti negativi sulla libertà di movimento, di riunione ed espressione al confine con la Bielorussia. In particolare, la Commissaria ha rilevato l'impatto dannoso che queste misure hanno avuto sulle attività di assistenza umanitaria, sull'accesso dei giornalisti all'area interessata, nonché sulla situazione dei difensori dei diritti umani e sulla condizione della popolazione locale.
  Con lo stesso approccio la Commissaria è intervenuta nella crisi afgana, invitando gli Stati membri ad impegnarsi per garantire rotte sicure e legali alle persone in fuga attraverso tre passaggi leva: il primo, potenziando le strutture per l'asilo; in secondo luogo garantendo che l'obiettivo di prevenire la migrazione irregolare non porti alla negazione di fatto dei diritti umani; infine, procedendo al riesame, alla luce degli eventi più recenti, delle domande d'asilo precedentemente respinte.
  Nel rapporto trimestrale si evidenzia che la Commissaria ha altresì continuato a seguire da vicino la situazione dei difensori dei diritti umani negli Stati membri del Consiglio d'Europa, segnalando palesi abusi e violazioni perpetrate in particolare in Bielorussia, in Turchia e nella Federazione Russa.
  Da ultimo, ricordo che il 23 settembre 2021 la Commissaria Mijatović ha deciso di costituirsi come parte terza nei procedimenti di fronte alla Corte europea dei Pag. 5diritti umani riguardanti il diritto all'aborto in Polonia, denunciando i gravi limiti imposti dalla legislazione polacca all'accesso a servizi di interruzione della gravidanza sicuri e legali e, più in generale, i significativi rischi a cui è esposta la salute sessuale e riproduttiva delle donne in quel Paese. In particolare, nelle motivazioni per la costituzione in giudizio la Commissaria evidenzia che il diritto delle donne ad accedere a cure per l'aborto sicuro e legale è strettamente connesso al divieto di tortura e di trattamenti inumani e degradanti ai sensi dell'articolo 3 della CEDU, nonché al diritto al rispetto della propria vita privata e familiare sancito dall'articolo 8 della medesima Convenzione.
  Al riguardo, segnalo alla Commissaria che il nostro Comitato sta seguendo con grande attenzione queste tematiche, avendo già audito recentemente la deputata Wanda Nowicka, che è parlamentare del Parlamento polacco, il Sejm, molto attiva nella produzione promozione e tutela dei diritti delle donne, nonché i rappresentanti di diverse associazioni impegnate sul fronte della salute riproduttiva che sono anche della comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender). Io stessa sono stata recentemente in Polonia e ho incontrato questa comunità, che soffre enormemente di discriminazioni.
  Forniti questi elementi di contesto, sono lieta di dare la parola alla Commissaria Dunja Mijatović affinché svolga il Suo intervento. Prego, signora Commissaria.

  DUNJA MIJATOVIĆ, Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa. Buongiorno, grazie Presidente Boldrini. Illustri membri della Camera dei deputati, signore e signori, è un onore rivolgermi a voi, in particolare oggi, il giorno prima del 10 dicembre, la Giornata mondiale per i diritti umani. È un momento perfetto per parlare dei diritti umani. Attribuisco grande importanza al dialogo con i Parlamenti e per questo è ancora più rilevante questa audizione, per poter discutere di questioni che la Presidente Boldrini ha presentato in relazione alla mia attività.
  Non dedicherò troppo tempo a spiegare quello che faccio, perché abbiamo appena sentito il mio ruolo qual è, ma porterò più alla luce degli aspetti legati al mio lavoro, che io ritengo più rilevanti e importanti quando si affrontano le questioni di cui parleremo oggi.
  Questa è anche una buona occasione perché attualmente l'Italia ha la presidenza del Consiglio d'Europa, quindi vorrei cogliere questa occasione – ora e più avanti, nel corso della presidenza – per portare avanti questi sforzi in favore dei diritti umani non solo in Italia, ma in tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa. Dico «ancora di più», perché vediamo sempre meno dialogo e sempre meno diritti umani negli Stati membri del Consiglio d'Europa.
  Attualmente il mio mandato è indipendente, non giudiziario. Il mio mandato è quello di promuovere l'effettiva osservanza dei diritti umani. Ho molti strumenti a mia disposizione per fare ciò. Ad esempio, organizzo visite nei Paesi, anche se purtroppo ultimamente non ho potuto sfruttare al massimo questo strumento durante la pandemia; lo strumento della visita nei Paesi è importante, perché dà l'occasione di incontrare e parlare non solo con i governi, ma anche con le persone che lavorano a difesa dei diritti umani.
  Quando è necessario svolgo anche missioni ad hoc, come ho fatto recentemente nella regione di confine tra Polonia e Bielorussia per concentrarmi sulla situazione delle persone bloccate in quella regione. Quello che ho visto è stato descritto in un mio comunicato, breve ma sufficientemente lungo per descrivere la sofferenza di quelle persone; ho presentato la mia dichiarazione a tutti e quarantasette gli Stati membri del Consiglio d'Europa.
  L'esperienza mia e del mio team in quei quattro giorni – in un Paese membro dell'Unione Europea e del Consiglio d'Europa – è stata scioccante, perché abbiamo visto sofferenza, fame, paura, persone che venivano utilizzate come armi, nel senso che venivano manipolate. Abbiamo visto una sofferenza incredibile e questo continua mentre noi siamo qui a parlare.
  È anche importante suonare il campanello d'allarme e spiegare come mai è importante affrontare questi problemi con Pag. 6maggiore attenzione, ma ho rilevato che comunque a livello europeo è stata espressa forte preoccupazione, perché ci rendiamo conto che questa situazione può essere pericolosa per il futuro, in termini di diritti umani e di salvaguardia dei diritti umani di migranti e rifugiati.
  Secondo la Convenzione europea dei diritti umani posso anche intervenire come amicus curiae – la presidente ha menzionato uno degli ultimi casi –, ma posso anche presentare osservazioni al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa quando esso supervisiona l'esecuzione delle sentenze della Corte. Sono strumenti molto potenti, che cerco di utilizzare quando posso. È un processo molto complicato e dettagliato, ma ne vale la pena, perché è uno strumento ulteriore per proteggere i diritti umani all'interno del Consiglio d'Europa.
  Lavoro anche a stretto contatto con le istituzioni nazionali per i diritti umani, che sono partner naturali per il mio Ufficio. Purtroppo l'Italia è tra i pochi Stati membri che devono ancora creare un'istituzione indipendente per i diritti umani. Colgo l'occasione per ripetere e ribadire all'Italia la raccomandazione di lunga data del mio Ufficio di farlo. Sono lieta di fornire il mio aiuto e il mio sostegno in questo processo, ma credo che sia il momento di farlo quanto prima.
  Collaboro anche con difensori dei diritti umani, con le ong e con altre organizzazioni internazionali o accademici che mi aiutano a individuare le sfide in materia di diritti umani. Queste sono questioni che ci riguardano tutti, quindi dobbiamo coinvolgere tutta la società civile, soprattutto i segmenti che sono in prima linea, quelle persone che aiutano altre persone e salvano vite umane.
  In Polonia ho incontrato cittadini polacchi e difensori dei diritti umani che facevano un lavoro incredibile. Hanno avuto un impatto incredibile e positivo sulla mia visita, perché vedevo dei giovani che non avevano paura di aiutare altre persone che stavano vivendo dei momenti difficilissimi, che erano oggetto di abusi e minacce da parte delle forze dell'ordine. Proprio per loro e per tutti quelli che sono in prima linea, noi non dobbiamo scoraggiarci.
  Da quando ha assunto l'incarico nell'aprile 2018 mi sono concentrata, tra le diverse aree, anche sulla protezione e la promozione dei diritti umani delle donne, dei migranti, delle persone LGBTI (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intrasessuali) e delle persone con disabilità.
  Ho lavorato anche molto sulla tutela dei diritti umani nel contesto dell'intelligenza artificiale, ma non mi soffermo su questo argomento quest'oggi.
  L'Ufficio del Commissario per i diritti umani è un'istituzione flessibile, che può reagire a nuovi problemi man mano che si presentano. Questo è un elemento unico del suo mandato.
  La pandemia ci ha dimostrato quanto sia importante avere questo tipo di istituzione, che può reagire immediatamente, perché le conseguenze sui diritti umani durante la pandemia sono state un buon esempio al riguardo. Tutti i gruppi che sono stati emarginati e tutte quelle persone che hanno vissuto degli abusi hanno vissuto sofferenze maggiori durante la pandemia. Abbiamo sbagliato prima della pandemia, perché non siamo riusciti a capire cosa occorre fare ad esempio durante i conflitti, o quando si presentano determinati problemi o nel caso di una pandemia. Non mi riferisco soltanto ai diritti umani «essenziali», quali il diritto alla vita. Parlo anche dell'accesso alla sanità o ai diritti sociali ed economici, che hanno risentito incredibilmente di questo periodo difficile.
  Devo tenere d'occhio anche questioni di lunga data sui diritti umani, come il rispetto dei diritti umani nella lotta al terrorismo o le minacce alla libertà di espressione. Questioni ricorrenti durante il mio mandato sono state le minacce allo Stato di diritto, che è una precondizione per i diritti umani. Infatti, non ci possono essere diritti umani senza un solido sistema di pesi e contrappesi, tra cui una magistratura indipendente e imparziale, ma anche Parlamenti attivi – aspetto, questo, che ritengo molto importante ribadire oggi –, istituzioni per i diritti umani forti e indipendenti, mezzi di informazione pluralisti e Pag. 7professionali, una società civile vivace. Tutto questo permette di avere sistemi di difesa dei diritti umani solidi ed efficaci nei Paesi e nelle democrazie.
  Ho osservato livelli preoccupanti di regressione in tutti questi ambiti dall'inizio del mio mandato, sia fuori che dentro l'Unione europea.
  L'indipendenza e l'imparzialità della magistratura è una questione particolarmente delicata in molti Paesi. Abbiamo menzionato già la Turchia, la cui situazione ho esaminato a fondo, concludendo che la situazione attuale rappresenta una minaccia esistenziale allo stato di diritto in Turchia.
  Lo stesso vale per la Russia, dove il processo ad Alexei Navalny non ha avuto la minima forma di credibilità e ha rappresentato una violazione, da parte della Russia, di qualunque obbligo internazionale in materia di diritti umani, come ho sottolineato in una mia dichiarazione.
  E all'interno dell'UE cito in particolare l'Ungheria e la Polonia quali Paesi per i quali ho sollevato questioni pressanti relative allo stato di diritto più spesso che non per altri Paesi. Mi sono impegnata con i Parlamenti e i Governi di entrambi i Paesi, in molte occasioni ho espresso le mie numerose e serie preoccupazioni e ho formulato raccomandazioni, ma purtroppo questa tendenza preoccupante persiste in entrambi i Paesi.
  Un'altra tendenza preoccupante è la pressione che le ong e i difensori dei diritti umani critici nei confronti dei Governi subiscono sempre più spesso in molti Stati membri del Consiglio d'Europa. In Ungheria i difensori dei diritti umani e le organizzazioni della società civile sono sottoposti da anni a campagne diffamatorie e vengono presi di mira da leggi e da provvedimenti di altra natura.
  Nella Federazione Russa molti devono far fronte a molestie giudiziarie basate su leggi che prendono di mira le ong (mi riferisco alla cosiddetta Legge sugli agenti stranieri). L'esempio più recente è stato quello delle minacce contro l'importante ong Memorial, a cui ho reagito immediatamente. Da martedì è stata resa pubblica la lettera che ho scritto al Procuratore Generale della Federazione russa con la quale chiedo che sia interrotto il procedimento avviato contro Memorial, ma non abbiamo ancora ricevuto risposta.
  In Turchia le organizzazioni della società civile e i difensori dei diritti umani subiscono enormi pressioni. Forse avrete sentito parlare del caso di Osman Kavala, che è ancora detenuto con accuse infondate, nonostante una sentenza della Corte europea dei diritti umani. Questo è un monito sulle conseguenze legate a uno stato di diritto minato ed ignorato. Nel corso della mia visita in Turchia io sono andata a trovare Osman Kavala in prigione: lui è un autorevole difensore dei diritti umani, un filantropo, una persona molto famosa nell'ambito della difesa dei diritti umani in Turchia e oltre e questo è ciò che avviene in uno degli Stati membri del Consiglio d'Europa.
  Ho anche lavorato sulle restrizioni indebite alle libertà di espressione e di riunione, per esempio in Spagna, in particolare in relazione all'effetto raggelante delle sanzioni amministrative nel contesto delle assemblee pubbliche, oppure in Francia relativamente alla reazione dello Stato nei confronti del movimento dei gilet gialli.
  Un'altra fonte di preoccupazione sono gli attacchi ai giornalisti. Il numero di coloro che sono stati uccisi in relazione al loro lavoro è cresciuto in Europa ed è una tendenza molto preoccupante. Come sapete, diversi omicidi recenti negli Stati membri dell'Unione europea hanno distrutto l'illusione, per così dire, che l'Unione europea fosse immune da tali attacchi. Per molti decenni è stato così, ma non è più il caso.
  In molti casi le autorità non sono riuscite a garantire indagini indipendenti ed efficaci. Ad esempio, questo è il caso di Malta, dove più di quattro anni dopo l'uccisione di Daphne Caruana Galizia le autorità non hanno ancora attuato le riforme necessarie per proteggere i giornalisti. Ho sottolineato questo punto dopo una visita a Malta lo scorso ottobre.
  Oltre a questi problemi di vecchia data, la pandemia da COVID-19 ha messo a dura Pag. 8prova il tessuto democratico della nostra società, da cui dipende la protezione dei diritti umani. Il bilancio delle vittime è enorme, l'insicurezza economica è in crescita e così vi è sfiducia verso le istituzioni. Non dobbiamo fare ulteriori passi indietro e non dobbiamo dimenticare che il diritto alla salute è anche un diritto umano protetto dai Trattati internazionali. Ho pubblicato un documento completo e raccomandazioni agli Stati membri all'inizio di quest'anno sulla tutela di questo diritto.
  La pandemia ha anche fornito a molti Governi un pretesto ideale per strumentalizzare le paure, per reprimere il dissenso, per limitare i diritti delle persone e approvare una legislazione di emergenza che rischia di avere conseguenze a lungo termine, ben al di là della crisi sanitaria.
  Un'altra tendenza preoccupante è data dal livello di disuguaglianze, paura e polarizzazione presente nelle nostre società. La discriminazione strutturale tiene milioni di europei ai margini delle nostre società, per esempio, nel settore del lavoro, della salute, dell'istruzione, degli alloggi e nel sistema di giustizia penale.
  La pandemia attuale ha amplificato le disuguaglianze esistenti in Europa: quelli che erano poveri prima sono diventati ancora più poveri e le disuguaglianze che colpiscono le donne, le persone LGBT e le minoranze etniche illustrano bene questo problema.
  Negli ultimi mesi mi sono impegnata con diversi Stati membri sull'accesso ad aborti sicuri e legali, come ha detto la Presidente Boldrini. Ho svolto un intervento come parte terza davanti alla Corte europea dei diritti umani su questo tema, ma ritengo importante dire che la presidenza italiana ha posto questo aspetto in cima alla propria agenda in relazione ai diritti delle donne, alla violenza contro le donne e alla Convenzione di Istanbul. Per questo motivo plaudo al fatto che l'uguaglianza di genere e i diritti delle donne siano riconosciuti come prioritari, il che è dimostrato anche dai numerosi piani che l'Italia ha elaborato per i sei mesi di presidenza. Noi cercheremo di dare il nostro contributo al riguardo.
  Naturalmente bisogna anche prendere in considerazione il progresso che è stato fatto per quanto riguarda la parità delle persone LGBTI. Purtroppo negli ultimi anni la situazione è peggiorata in alcuni Paesi, come ad esempio Armenia, Azerbaijan, Ungheria, Polonia, Turchia e Russia e questa tendenza continua ed è molto allarmante.
  Relativamente a questo è stata una grandissima delusione – immagino anche per tanti di voi – vedere che la proposta di legge Zan, approvata da questa Camera, è stata rigettata dal Senato italiano, mentre l'esigenza di una legislazione contro l'omofobia e la transfobia è molto urgente più che mai. Posso solo incoraggiarvi a continuare a sostenere gli sforzi per far passare una legge in questo settore.
  La situazione non è molto migliore per le persone che fanno parte di una minoranza etnica o discendono da migranti, persone che sono afrodiscendenti e che affrontano una discriminazione molto diffusa in tutti i settori della vita, che hanno maggiore possibilità di essere fermati dalla Polizia senza un motivo plausibile.
  Poi vi sono anche le intimidazioni e l'odio che continuano ad avere come bersaglio i musulmani, gli ebrei e i rom, che sono tra i capri espiatori preferiti dei gruppi che propagano l'odio. E l'ascesa dell'antisemitismo e dell'islamofobia sono una fonte di preoccupazione in tutta Europa.
  Attualmente l'Italia è anche all'avanguardia di una grande sfida in materia di diritti umani in tutta l'Europa, che è la tutela dei diritti umani dei rifugiati, richiedenti asilo e migranti. Questa è una tematica che ha assorbito moltissimo del mio tempo da quando ho assunto le mie funzioni. Sono molto preoccupata dei passi indietro che sono stati fatti per quanto riguarda i richiedenti asilo, per via della tendenza prevalente in Europa sulla deterrenza e sull'evitare gli arrivi e una mancanza di una sufficiente condivisione di responsabilità a livello europeo e globale.
  Vorrei che i leader politici avessero il coraggio di riconoscere questo momento in cui si registra una forte retrocessione in termini di diritti umani. Ci sono Paesi poveri che hanno accolto tantissimi rifugiati,Pag. 9 mentre invece i Paesi più ricchi dell'Europa hanno lasciato cadere le proprie responsabilità. Secondo me questo minaccia il sistema globale di protezione, che non può funzionare se gli Stati membri non si richiamano all'ordine vicendevolmente in caso di mancata osservanza dei propri obblighi.
  A volte si sostengono attivamente o si condonano silenziosamente le pratiche irregolari come quelle che ho osservato di recente, come dicevo prima, al confine tra Polonia e Bielorussa; di recente sono andata anche al confine tra il mio Paese – la Bosnia Erzegovina – e la Croazia, perché di recente sono state emesse alcune sentenze e abbiamo ricevuto dal CPT (Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti) una serie di segnalazioni di respingimenti violenti.
  Gli Stati membri sempre di più stanno inviando i segnali che le violazioni sono accettabili e fanno parte del controllo della migrazione, ma secondo me non è accettabile. Le espulsioni e i respingimenti sono sempre più frequenti e minano il sistema internazionale di tutela. In una pubblicazione recente, che ha aggiornato la mia raccomandazione del 2019 sul soccorso dei migranti in mare, ho dedicato molta attenzione a questo problema, che continuerò a seguire anche nei prossimi mesi.
  Sono anche preoccupata della tendenza di esternalizzare la gestione dei migranti a Paesi con una situazione dei diritti umani veramente disastrosa. Ecco perché ho esortato spesso il Governo italiano a sospendere la cooperazione con la Guardia costiera libica fin tanto che non si riescano a introdurre nel memorandum d'intesa tra l'Italia e la Libia opportune tutele dei diritti umani. Voi come parlamentari avete un ruolo molto importante per responsabilizzare il vostro Governo e far sì che non violi i princìpi fondamentali e i valori su cui si fondano il Consiglio d'Europa e le democrazie moderne europee, che oggi sono più pertinenti che mai, perché dotano le autorità nazionali degli strumenti di cui hanno bisogno per difendere i diritti umani e per lavorare in solidarietà insieme agli altri Stati membri per trovare soluzioni comuni a problemi comuni.
  Multilateralismo qui è la parola chiave. So che non è un termine molto amato oggigiorno, però continuo a dire questa cosa: nessun Paese isolatamente può risolvere diritti umani complessi né sfide a livello di sicurezza. Le tematiche a cui ho fatto allusione poc'anzi sono una piccola e ridotta immagine delle sfide interconnesse, che fanno sì che milioni di persone non possano godere pienamente dei loro diritti umani in Europa.
  La lezione è chiara: non possiamo più continuare a ritardare la realizzazione dei diritti umani per tutti. Abbiamo bisogno di nuovo slancio. Soprattutto oggi che stiamo uscendo dalla pandemia è il momento giusto e se aspettiamo, sarà troppo tardi. Non c'è una soluzione facile, ma prendere la decisione di volgere la nostra attenzione a questi problemi annosi è un buon inizio.
  Vedo anche tanti motivi di speranza, perché la maggior parte degli Stati membri è molto attaccata agli impegni sul fronte dei diritti umani e agli obblighi a livello internazionale. Un'altra fonte di ottimismo per me è che ovunque io vada, incontro ong, giornalisti, difensori dei diritti umani, istituzioni nazionali per i diritti umani, ombudsman e attivisti che continuano a portare avanti la torcia dei diritti umani malgrado i grandi pericoli. Dobbiamo continuare il nostro lavoro anche per loro.
  Mi sono incontrata anche con dei parlamentari che sono molto impegnati sul fronte dei diritti umani e questo mi motiva a continuare a fare il mio lavoro. Penso che sia importante anche la funzione di controllo sull'operato degli Esecutivi esercitata dai Parlamenti. So che ci sono ancora tanti anticorpi nelle nostre società che ci possono aiutare a progredire perché l'Europa continui a essere un baluardo di libertà, giustizia e dignità umana.
  Sono ansiosa di ascoltare il parere di altri colleghi e vi ringrazio della vostra gentile attenzione.

  PRESIDENTE. Molte grazie, Commissaria Mijatović per la sua relazione molto dettagliata, che ci ha dato tanti spunti di riflessione. Adesso passerei la parola al Pag. 10professor Zagrebelski. Professor Manconi, avevamo questa scaletta, Lei vorrebbe intervenire sull'ordine dei lavori?

  LUIGI MANCONI, rappresentante del Comitato per il diritto al soccorso. Non farò un intervento successivo perché quanto dobbiamo dire come Comitato lo dirà il professor Zagrebelski, ma mi limitavo a introdurre con due parole l'intervento del professore.

  PRESIDENTE. Prego.

  LUIGI MANCONI, rappresentante del Comitato per il diritto al soccorso. Grazie, presidente e grazie, Commissaria per questa opportunità di confronto e di interlocuzione, che riteniamo molto importante. Parlo a nome del Comitato per il diritto al soccorso, costituito da giuristi, sociologi e studiosi di varie discipline, che intrattiene una relazione assidua e di costante prossimità con le organizzazioni non governative del soccorso in mare. È di queste che volevo accennare, perché il lavoro che fa questo Comitato è la manifestazione di un interesse costante per questa delicatissima questione.
  La nostra attività si svolge in un rapporto diretto e quotidiano con le seguenti ong: Open Arms, Sea Watch, Mediterranea, Medici senza frontiere, Emergency, SOS Méditerranée e Rescue. Con queste ong noi operiamo per affermare il valore assoluto del diritto al soccorso.
  L'audizione di oggi nasce da questa attività e vuole far sì che vi sia la relazione con le istituzioni – è per questo che ringraziamo la presidente Boldrini per questa occasione – e con la Commissaria del Consiglio d'Europa come momento di una nostra attività.
  Per meglio illustrare questa nostra attività abbiamo indicato nel professor Vladimiro Zagrebelski la persona più adatta ad illustrare le nostre ragioni e le nostre finalità, ricordando che il Comitato per il diritto al soccorso è coordinato dal contrammiraglio Vittorio Alessandro. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, professor Manconi per aver introdotto il professor Zagrebelski, a cui a questo punto darei la parola.

  VLADIMIRO ZAGREBELSKY, Rappresentante del Comitato per il diritto al soccorso (intervento da remoto). Grazie, buongiorno presidente. Buongiorno Commissaria Mijatović. Buongiorno a tutti. Ringrazio, come ha fatto ora Luigi Manconi, per l'opportunità che è stata data al Comitato per il diritto al soccorso dei migranti di esprimersi in questa occasione.
  Il Comitato è stato costituito e opera per tutelare e promuovere il soccorso ai migranti. Per quanto riguarda i migranti che viaggiano verso l'Italia, prevalentemente si tratta di soccorso in mare, dove sappiamo che il numero dei morti è impressionante.
  L'impostazione da cui il Comitato parte è che le politiche che riguardano il fenomeno migratorio hanno delle possibili varietà estremamente numerose, che possono mutare nello spazio e nel tempo, a seconda che i luoghi di origine, i motivi di immigrazione e i numeri dei flussi migratori cambino.
  Tuttavia, quello che non muta – ed è la preoccupazione del Comitato – è il dovere di soccorso nei confronti delle persone che si trovano in pericolo. È un dovere assoluto, senza eccezioni e prioritario rispetto ad ogni altra considerazione. Dico questo pensando a chi ha il coraggio di contrastare il soccorso in mare per disincentivare le partenze dei migranti. A questo si è arrivati.
  Chiunque siano, quanto numerosi siano, per quale motivo vengano a trovarsi in situazioni di pericolo, legale o illegale che sia la loro volontà di attraversare le frontiere, tutto questo è irrilevante rispetto all'obbligo di soccorso, nel senso che prima di tutto vi è il salvataggio, a pena del delitto di omissione di soccorso – che è nel nostro codice penale e nel codice penale di tutti i Paesi, immagino – e di grave violazione del diritto internazionale del mare. Solo dopo aver effettuato il soccorso, gli Stati controlleranno il diritto delle persone a rimanere nel territorio dello Stato secondo le leggi nazionali e anche quelle internazionali.
  Il soccorso affronta il pericolo corso dalle persone. Si tratta di riconoscere il diritto alla vita. Cito prioritariamente la Convenzione europea dei diritti umani, perchéPag. 11 abbiamo l'occasione di dialogare con la Commissaria Mijatović: il diritto alla vita – l'articolo 2 della Convenzione europea dei diritti umani –, ma rilevano anche l'articolo 3 sul divieto di trattamenti inumani e l'articolo 8 sul rispetto della vita privata e familiare.
  È essenzialmente il diritto alla vita che impone agli Stati non solo l'obbligo di astenersi dal porre a rischio la vita delle persone, ma delle obbligazioni positive, ovvero di attivarsi – questa è la Convenzione che l'Italia ha ratificato nel 1955 e che, con l'articolo 117 della Costituzione, fa parte del nostro insieme costituzionale –, vi è obbligo di prendersi carico di questa necessità, l'obbligo di organizzare l'intervento degli Stati per evitare che avvengano dei disastri come quelli a cui assistiamo praticamente ogni giorno nel Canale di Sicilia, cioè di prendere come obbligo dello Stato, e non solo rimettersi – più o meno volentieri – all'attività delle organizzazioni non governative.
  L'opera delle organizzazioni non governative dovrebbe essere sussidiaria e addirittura non necessaria, se gli Stati... parlo dell'Italia naturalmente, ma penso a tutti gli altri Stati del Consiglio d'Europa. Quello che sta avvenendo alle frontiere di Polonia e altri degli Stati baltici è evidente, purtroppo non menziono la Bielorussia, perché la Bielorussia non è parte del Consiglio d'Europa, ma ci sono gli obblighi degli Stati frontalieri.
  L'opera che fanno le organizzazioni non governative nel mare Mediterraneo, nelle acque italiane o frontaliere dell'Italia, invece di suscitare sentimenti e posizioni ufficiali di gratitudine, è spesso contrastata, in mille modi, anche solo burocratici, con dei controlli esasperanti sulle qualità e sulle caratteristiche delle navi utilizzate. Sono spesso dei contrasti burocratici ma efficacissimi, nel senso che tolgono dalla navigazione navi che potrebbero salvare vite umane.
  Come ha accennato Luigi Manconi, è essenziale la comunicazione verso il pubblico, un'opinione pubblica che è molto incline a stigmatizzare chi salva migranti in mare e che, dopo averli salvati, li conduce in porti sicuri secondo le leggi del mare.
  Questo è il consiglio che voglio dare a questo Comitato, al Parlamento in generale e al Consiglio d'Europa: di operare affinché tutti gli Stati – specificatamente l'Italia – assumano come obbligo ineludibile, non episodicamente, l'opera di salvataggio e che tutelino le organizzazioni non governative che se ne fanno carico. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie, professore. È inutile dirLe che condivido tutto quello che ha detto in merito agli obblighi degli Stati e anche alla comunicazione negativa, che a volte rappresenta chi salva vite umane come qualcuno che deve essere stigmatizzato, quando la cosa più importante che una persona possa fare è salvare la vita degli altri. È quasi come se vivessimo nel mondo alla rovescia: normalmente si danno premi o riconoscimenti a chi salva la vita degli altri, eccetto a chi la salva in mare. Questo ci deve far riflettere, perché questa comunicazione poi alza l'asticella della disumanità, gioca sui valori e i valori diventano disvalori.
  A questo punto è collegato l'onorevole Olgiati e in presenza vi è la deputata Snider. Vorrei sapere se vogliono intervenire, o fare delle domande alla Commissaria e ai nostri ospiti. Onorevole Snider, prego.

  SILVANA SNIDER. Grazie per gli interventi, che mi hanno aiutata a capire un attimo ciò che sta succedendo. Volevo semplicemente sottolineare alcune cose. Premetto che i diritti umani vanno salvaguardati ovunque, così come il diritto alla vita, che spesso viene interpretato in modo diverso a seconda della tipologia che incontriamo; il diritto all'autodeterminazione dei popoli, il diritto di alcuni popoli di decidere cosa è meglio per la propria gente; il diritto di vivere dove si nasce, invece che essere soggiogati, bombardati e costretti a scappare.
  Sicuramente c'è il diritto di essere soccorsi, ma c'è anche un diritto per i popoli di tutelarsi. Pertanto questo argomento è molto difficile, se non viene verificato nel suo inizio. Non sarebbe corretto dire che Pag. 12c'è chi non vuole salvare vite e chi ce l'ha con le ong; assolutamente, anzi ringrazio pubblicamente tutte le organizzazioni umanitarie che difendono la vita, ma vorrei anche altrettanta attenzione alla difesa dei confini, alla difesa dei diritti, alla difesa delle leggi di ogni singolo Stato perché potremmo arrivare anche alla conclusione: a che servono i visti e i passaporti?
  Sul diritto all'aborto: a me fa molto specie questa affermazione, perché c'è il diritto alla vita. L'ultimo intervento che ho sentito diceva di attivarsi, prendersi carico delle persone, dare la possibilità a ognuno di scegliere o comunque di far capire che siamo vicini, ma non vuol dire diritto a cancellare una vita nei suoi primi momenti. Tutte queste questioni vanno assolutamente affrontate con particolare attenzione.
  Ho sentito anche parlare di attenzione alle minoranze etniche, alle minoranze religiose come musulmani, ebrei e rom, ma in questo momento io chiedo anche molta attenzione alla difesa del cristianesimo, alla difesa dei nostri valori, i valori che hanno fondato questa Europa.
  L'attenzione alle minoranze: quando qualcuno uccide un uomo, non ha colore, non c'è differenza se ad uccidere è un bianco, un nero, un rosso o un giallo, eppure stiamo facendo di tutto per sollevare problematiche di questo tipo, quasi come se ci fosse differenza se a morire è un bianco o se a morire è un nero.
  La tutela dei diritti umani è far capire ai nostri ragazzi che la vita va salvaguardata e che non dipende mai dal colore che una persona ha. Eppure proprio in questi giorni è successo che negli Stati Uniti è stato ucciso barbaramente un bianco da parte di un ragazzo di colore. Non si dà la stessa dignità a questa persona che è morta. Queste sono questioni che io chiedo vengano dibattute seriamente all'interno della Commissione per i diritti umani del Consiglio d'Europa, perché l'Europa è stata creata con questi valori universali che sono quelli dell'uguaglianza, della libertà per ognuno e della libertà anche di emigrare, ma per farlo in tranquillità, sia per chi accoglie che per chi parte, servono delle regole da rispettare. Mi sembra di aver detto tutto.
  Mi è piaciuta anche l'affermazione «la torcia dei diritti umani»: io vorrei veramente che l'Europa diventasse la torcia in tutto il mondo per i diritti umani, ma visti nel suo insieme. Quando affermiamo il diritto alla vita in tutta la sua descrizione, dobbiamo vederla dall'inizio. Non mi devo fermare a pensare che io devo accogliere tutti, ma devo dare la possibilità alle persone di rimanere a casa e vivere dove sono nate. Vorrei che l'Europa facesse questo. Mi fermo.

  PRESIDENTE. La ringrazio. A questo punto farei anch'io qualche considerazione alla Commissaria, intanto per dirLe che, riguardo l'Ufficio indipendente per i diritti umani che l'Italia non ha, questa è una situazione che imbarazza tutti noi che crediamo nei diritti umani e che ci rendiamo conto quanto un Paese evoluto debba avere un ufficio indipendente.
  Abbiamo una proposta di legge qui alla Camera, nella Commissione Affari costituzionali, e io insisterò e mi impegno pubblicamente anche a farlo con una richiesta formale di calendarizzazione, affinché questa proposta di legge venga posta all'attenzione. Trovo anch'io insopportabile e inspiegabile che l'Italia sia uno dei pochi Paesi a non avere un'autorità indipendente e autonoma per i diritti umani. Dopo venticinque anni non si capisce il motivo per cui questo non debba accadere.
  Per quanto riguarda l'accordo con la Libia, Lei, signora Commissaria, sa che in questo Parlamento non tutti i deputati e senatori hanno condiviso il rinnovo del memorandum o comunque il fatto che la Guardia costiera libica continuasse a essere sostenuta dall'Italia. Abbiamo avuto anche un numero di parlamentari che ha votato in dissenso dal gruppo di appartenenza, perché non ritrova più la motivazione essenziale per questo finanziamento, visto che ci sono i rapporti delle Nazioni Unite e molti servizi giornalistici che motivano come questa Guardia costiera al suo interno abbia anche elementi criminali o elementi che lucrano sulla sofferenza delle persone e che poi le persone vengono riportate nei Pag. 13centri di detenzione, dove non ci sono i minimi standard accettabili di rispetto dei diritti. Questo per dire che ci sono ancora parlamentari che su questo fanno una battaglia, seppur minoritaria, perché oggettivamente siamo in pochi.
  Per quanto riguarda la Convenzione di Istanbul, signora Commissaria, io vorrei che Lei ci dicesse qualcosa di più, visto che è sotto attacco. La Turchia ha deciso di ritirare la firma da quella Convenzione, che è stata firmata in Turchia, e questo pone un enorme punto interrogativo anche sull'impatto che potrà avere su altri Paesi. Sappiamo che la Polonia ha minacciato di farlo.
  Le dicevo che io sono stata recentemente in Polonia e ho trovato una situazione veramente preoccupante. Uno si chiede come sia possibile che uno Stato membro dell'Unione europea abbia travalicato i confini dello Stato di diritto e non sia successo più niente: i giudici che vengono nominati dall'Esecutivo, non c'è più l'autonomia e la terzietà della magistratura, decisioni che violano l'autodeterminazione delle donne, l'aborto illegale anche quando il feto è gravemente malato e tra il feto e la vita della donna si sceglie il feto. Ultimamente è morta una ragazza di ventinove anni perché i medici non sono intervenuti fino a che c'era il battito del feto, ma quando poi sono intervenuti, lei era morta. Sono situazioni gravissime.
  All'interno dell'Unione europea sapere di avere delle zone che sono LGBT free, dove una persona LGBT non gode delle stesse opportunità e degli stessi diritti degli altri, io la trovo una cosa da persecuzione. Questi giovani, che noi parlamentari abbiamo incontrato, ci hanno detto che quando camminano per strada a volte qualcuno per strada gli urla: «Auschwitz! Auschwitz!». Possiamo tollerare tutto questo?
  Vi dico solo che eravamo trentacinque parlamentari di quindici Paesi europei, dovevamo fare l'incontro all'interno del Parlamento e quando hanno saputo che il tema del nostro incontro erano i diritti, i diritti umani e i diritti riproduttivi, ci hanno negato la sala. Questo Lei lo deve sapere, signora Commissaria, ci hanno negato la sala. Noi siamo dovuti andare in un albergo a fare la riunione, perché la sala del Parlamento non era più disponibile per noi. Credo che anche su questo bisogna stigmatizzare come un Parlamento di un Paese dell'Unione europea può rifiutare che una discussione di parlamentari possa avvenire nei suoi locali, perché quel tema non è considerato un tema di gradimento. È una questione democratica.
  Volevo capire come, a suo avviso, si può evitare questa deriva, cosa si può fare per fare in modo che non si arrivi a situazioni ancora più gravi e, per quanto riguarda la Convenzione di Istanbul, qual è il suo punto di vista, se Lei ha il sentore che anche altri Paesi hanno intenzione di sottrarsi. Quella Convenzione è una pietra miliare, perché dice che la violenza sulle donne è una violazione dei diritti umani sulle donne. Uscire dalla Convenzione di Istanbul vuol dire tornare indietro di almeno cinquant'anni e questo sarebbe un segno di arretramento dei diritti terrificante. Volevo sapere il Suo punto di vista su questo tema. Grazie.

  DUNJA MIJATOVIĆ, Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa. Grazie, Presidente. È stato molto interessante ascoltare tutti voi e il professore su questo argomento così importante.
  Inizierò con la domanda sulla Convenzione di Istanbul. Innanzitutto, dobbiamo riconoscere il fatto che c'è moltissima disinformazione e tante notizie errate relative al testo della Convenzione di Istanbul e al messaggio che la Convenzione manda agli Stati membri. La Convenzione non tutela solo i diritti delle donne, ma anche i bambini, le famiglie e noi tutti per azzerare la tolleranza nei confronti della violenza contro le donne.
  Io mi baso sui fatti, non parlo di teorie o concetti astratti relativi alla violenza sulle donne. Questi sono fenomeni sociali reali, che sono presenti in tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa, nelle democrazie mature così come nei Paesi che sono sulla strada della democrazia, come il mio stesso Paese.Pag. 14
  Queste violenze contro le donne sono molto diffuse. In aggiunta abbiamo anche il complottismo, i pregiudizi, abbiamo Governi che dicono che queste sono questioni private che devono essere risolte a casa propria e privatamente, ma questo è scandaloso, perché non si tratta di una questione che deve essere tenuta nascosta: si tratta di un reato che deve essere punito e perché questo accada occorre che la società riconosca che non si tratta di difficoltà contingenti che capitano a un uomo o a una donna.
  Le donne e gli uomini, chiunque stia attraversando un periodo difficile in famiglia o con il partner non deve vergognarsi di dire cosa sta avvenendo. Queste persone meritano di avere l'accesso a tutti gli strumenti dello Stato per poter lottare contro questi crimini.
  Io sono andata nei centri antiviolenza, ho parlato con le donne, istruite e meno istruite, in molti Stati membri del Consiglio d'Europa per capire realmente come viene applicata la Convenzione e tutte le varie raccomandazioni. Tra queste cito l'ultima raccomandazione GREVIO sulle molestie online e i discorsi sessisti o i discorsi di odio indirizzati alle donne per vari motivi, principalmente però perché sono donne, e il relativo effetto psicologico sulle donne che vivono negli Stati membri.
  La decisione della Turchia è stata un'esperienza sconvolgente per tutti noi. Credo che la motivazione sia politica. Per svariati motivi hanno deciso di retrocedere dalla Convenzione. È un momento molto triste per la Convenzione, per il Consiglio d'Europa, ma soprattutto per la Turchia, per la popolazione turca e per le donne turche.
  Dopo questa decisione i femminicidi, le molestie e le violenze contro le donne sono aumentate in modo significativo in Turchia, sulla base dei dati e delle statistiche che abbiamo a disposizione. Molti Stati dicono che hanno già un sistema per la tutela delle donne e che non hanno bisogno della Convenzione di Istanbul.
  A questo punto mi chiedo: perché sono membri delle Istituzioni internazionali? Perché vogliono entrare a far parte dell'Unione europea, del Consiglio d'Europa o della Commissione europea? Quei valori, quei princìpi sono importanti per loro, hanno un valore oppure sono solo una spunta in una lista di organizzazioni di cui vogliono fare parte per dire che rispettano quei valori e quei princìpi, però poi a casa non li rispettano realmente?
  Questo non è quello che io vorrei vedere nel futuro dell'Europa, per quanto riguarda la Convenzione di Istanbul o qualsiasi altro strumento o raccomandazione che gli Stati volontariamente hanno sottoscritto e deciso di onorare. Nessuno ha costretto l'Italia, la Bosnia ed Erzegovina, la Francia o la Turchia a diventare parte del Consiglio d'Europa, cito in questo caso l'organizzazione per la quale lavoro. Sono tutti i membri orgogliosi di queste Istituzioni, ma quando si tratta di questioni più delicate – sono d'accordo con la deputata Snider – le persone non accettano facilmente di cambiare opinione. Occorre procedere con gradualità perché le persone hanno paura dei cambiamenti improvvisi. È importante ascoltarci tutti ed essere aperti.
  Tuttavia, la realtà dei fatti per le persone comuni è un'altra e io la vedo nel mio lavoro: noi stiamo qui, parliamo in una bellissima sala, al caldo, ma poi quando andiamo sul campo, vediamo la vera sofferenza delle persone e lì capiamo perché abbiamo bisogno della Convenzione di Istanbul o della Convenzione europea per i diritti umani e perché dobbiamo proteggere i diritti umani. Non è un compito facile, ma è qualcosa di cui dobbiamo essere fieri. Dobbiamo mostrare più empatia e riconoscere il fatto che tutti meritiamo lo stesso livello di protezione.
  Parlando della Convenzione di Istanbul, io spero che ci sia la ratifica dell'Unione europea, perché potrebbe incoraggiare più Stati membri a ratificare questa Convenzione e fungere da buon esempio per i Paesi che sono ancora in difficoltà. La ratifica in sé non conclude la questione, anzi è solo il primo passaggio: dopo occorre l'attuazione della Convenzione e un processo graduale nei singoli Paesi per quanto riguarda l'istruzione, l'educazione sessuale, l'accesso alla sanità e molti altri aspetti che sono importanti per il benessere non solo Pag. 15delle donne, ma anche delle famiglie e di tutti noi. Allo stesso tempo occorre rispettare le differenze di opinione su varie questioni, non perdendo di vista un elemento che ci accomuna in quanto è stato sottoscritto da tutti noi, ovvero il rispetto dei diritti umani per tutti.

  PRESIDENTE. Grazie, signora Commissaria. C'è sempre la collega Snider che vorrebbe fare un'altra domanda. Prego, collega.

  SILVANA SNIDER. Tra pochi giorni io e anche milioni di italiani festeggiamo il Natale, vogliamo ricordare che qualcuno è nato per portare l'amore nel mondo, superando poi tutte le leggi che son state fatte. Vorrei essere garantita di questo mio diritto di poter augurare oggi a tutti voi, anche qui, buon Natale.

  DUNJA MIJATOVIĆ, Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa. Vorrei augurare un buon Natale a tutti voi e un buon anno. Spero con tutto il cuore che il prossimo anno ci presenterà delle condizioni migliori per quanto riguarda la pandemia e anche la salute della popolazione mondiale. Auspico che possiamo avere più fede e un maggiore riconoscimento dei diritti umani per tutti. Io vi ringrazio ancora per questa opportunità di potermi esprimere, di poter essere qui a Roma, in Italia e speriamo la prossima volta di poterci incontrare senza mascherina.

  PRESIDENTE. Grazie, signora Commissaria. Anche noi speriamo di incontrarLa presto senza le mascherine, che vuol dire che saremo finalmente fuori dalla pandemia. La ringrazio perché fa un grande lavoro, un lavoro importante di cui c'è grande bisogno, perché se il Novecento è stato il secolo dell'affermazione dei diritti umani, io penso che il tempo che noi viviamo è quello della loro erosione, che va a svantaggio dell'umanità.
  Per questo motivo chi come Lei ha il ruolo istituzionale di tenere alta l'attenzione su questo oggi fa un grande lavoro, in mezzo a mille difficoltà, perché è veramente deludente vedere come in nome della sicurezza e di altre importanti tematiche si accetta di rinunciare a una parte di tutela dei diritti delle persone e questo non è un buon segnale di democrazia. La democrazia vince quando riesce a bilanciare le esigenze di sicurezza con le esigenze di tutela dei diritti.
  In un tempo così difficile non posso che augurare buon lavoro a Lei, al suo team e al suo Ufficio e spero di rivedervi presto con migliori notizie anche dal punto di vista dell'autorità indipendente per la salvaguardia dei diritti umani. Grazie.

  LUIGI MANCONI, rappresentante del Comitato per il diritto al soccorso. Grazie, signora presidente. Grazie, signora Commissaria. Buon Natale.

  PRESIDENTE. Buone feste a tutti e a tutte. Grazie, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.10.