XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta n. 42 di Martedì 23 novembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boldrini Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Boldrini Laura , Presidente ... 3 
Nowicka Wanda , deputata del ... 4 
Boldrini Laura , Presidente ... 6 
Dropek Magda , rappresentante della Fondazione Równość ... 6 
Boldrini Laura , Presidente ... 8 
Czerwiński Miko , rappresentante della Fondazione Równość ... 8 
Boldrini Laura , Presidente ... 10 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 10 
Boldrini Laura , Presidente ... 11 
Ascari Stefania (M5S)  ... 11 
Boldrini Laura , Presidente ... 11 
Nowicka Wanda , deputata del ... 12 
Boldrini Laura , Presidente ... 12 
Nowicka Wanda , deputata del ... 12 
Boldrini Laura , Presidente ... 12 
Nowicka Wanda , deputata del ... 12 
Boldrini Laura , Presidente ... 12 
Dropek Magda , rappresentante della Fondazione Równość ... 12 
Boldrini Laura , Presidente ... 13 
Czerwiński Miko , rappresentante della Fondazione Równość ... 13 
Boldrini Laura , Presidente ... 13

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 11.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera.
  L'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto, oltre che delle personalità audite, delle deputate e dei deputati, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.

Audizione, in videoconferenza, della deputata del Sejm della Repubblica di Polonia on. Wanda Nowicka, presidente della Commissione delle Minoranze etniche e nazionali e presidente del Gruppo per i diritti delle donne parlamentari del Sejm , e di rappresentanti della Fondazione Równość, con specifico riferimento alla tutela dei diritti delle donne e delle minoranze in Polonia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione in videoconferenza della deputata del Sejm della Repubblica di Polonia, l'onorevole Wanda Nowicka, presidente della Commissione delle Minoranze etniche e nazionali e presidente del Gruppo per i diritti delle donne parlamentari nel Sejm – ovvero il Parlamento polacco – e anche dei rappresentanti della Fondazione Równość, con specifico riferimento alla tutela dei diritti delle donne e delle minoranze in Polonia.
  Anche a nome dei componenti del Comitato, saluto la collega presidente Nowicka. Mi fa piacere vederla collegata, La ringrazio per la Sua disponibilità. In collegamento abbiamo anche la dottoressa Magda Dropek e il dottor Miko Czerwiński, componenti del direttivo della Fondazione Równość, che saluto entrambi.
  La collega Nowicka, che dal 2011 è deputata del Sejm – di cui è stata anche vicepresidente –, è una riconosciuta sindacalista ed attivista per i diritti delle donne: è docente sugli studi di genere presso l'Università di Varsavia, negli anni Novanta ha fondato e presieduto la Federazione per le donne e la pianificazione familiare, un'importante organizzazione che ha preso parte alla Conferenza di Pechino nel 1995. Inoltre, nel 1994 è stata la vincitrice dell'edizione polacca del concorso Women of Europe.
  La Fondazione Równość è nata nel 2012 a Cracovia, dove ha tuttora la sede, ed è impegnata sui temi della lotta alle discriminazioni per motivi di orientamento sessuale e identità di genere, ma anche per motivi di carattere etnico, religioso, per ragioni di disabilità o credo politico. Opera soprattutto a Cracovia e al di fuori dei grandi centri urbani, promuovendo il networking con la società civile polacca e la cooperazione con i governi locali.
  L'audizione odierna raccoglie alcuni esiti della mia visita in Polonia, che si è svolta il 22 ottobre scorso – mi ero impegnata ad organizzare questa audizione, perché trovo molto importante oggi porre l'accento su quanto sta accadendo in Polonia su questi Pag. 4temi – ed è finalizzata a ricevere testimonianze sul tema della difesa dello Stato di diritto, della tutela e della promozione dei diritti delle donne e della comunità LGBTQ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer), gravemente compromessi da diverse misure adottate dal Governo polacco in palese violazione dei valori e dei princìpi su cui si fonda la comune appartenenza alla famiglia europea, sanciti dall'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea.
  Peraltro, segnalo ai nostri ospiti che il Comitato per i diritti umani si è già occupato della situazione polacca, in particolare con l'audizione del 14 giugno scorso di rappresentanti di diverse associazioni impegnate sul fronte della salute riproduttiva, nonché nel corso dell'audizione del Direttore dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali, la FRA (Fundamental Rights Agency), Micheal O'Flaherty, che si è svolta il 20 ottobre.
  Rimanendo sul tema dei diritti delle donne, pochi giorni fa – l'11 novembre – il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sul primo anniversario del divieto de facto dell'aborto in Polonia, nella quale ribadisce la ferma condanna per la sentenza pronunciata dal Tribunale costituzionale il 22 ottobre 2020 che impone un divieto di aborto pressoché assoluto e mette a repentaglio la salute e la vita delle donne, invitando il Governo polacco a garantire rapidamente e pienamente l'accesso a servizi di aborto sicuri, legali e gratuiti, e sottolineando che la sentenza sull'aborto è un ulteriore esempio di acquisizione del controllo politico da parte della magistratura e del collasso sistemico dello Stato di diritto in Polonia. Il Parlamento europeo invita il Consiglio ad affrontare la questione nella sua indagine sulla situazione dello Stato di diritto in Polonia, ampliando l'ambito di applicazione delle sue audizioni.
  Peraltro, la questione del diritto alla salute riproduttiva si inserisce in un quadro ben più ampio di controversie tra le Istituzioni europee e la Polonia, che riguardano anche il rispetto delle pronunce della Corte di giustizia europea e l'indipendenza del sistema giudiziario, esacerbato dalla sentenza del Tribunale costituzionale polacco del 7 ottobre scorso, in base alla quale due disposizioni fondamentali del Trattato sull'UE – gli articoli 1 e 19 – sarebbero incostituzionali.
  La Commissione europea ha reagito immediatamente con una dichiarazione ufficiale che ribadisce i princìpi fondanti dell'ordinamento giuridico dell'Unione, ovvero che il diritto dell'UE prevale sul diritto nazionale, anche sulle disposizioni costituzionali, e che le sentenze della Corte di giustizia sono vincolanti per tutte le autorità degli Stati membri, compresi gli organi giurisdizionali nazionali.
  Il Parlamento europeo, da parte sua, il 21 ottobre ha approvato una nuova risoluzione sulla crisi dello Stato di diritto in Polonia, nella quale definisce illegittima la decisione del Tribunale costituzionale polacco in quanto costituisce un attacco alla Comunità europea di valori e leggi nel suo complesso; sottolineando che secondo la stessa Costituzione polacca i Trattati UE prevalgono in caso di conflitto, il Parlamento europeo accusa il Primo Ministro polacco di utilizzare indebitamente il potere giudiziario come strumento per realizzare la propria agenda politica.
  Forniti questi elementi di contesto, sono molto lieta di dare la parola alla presidente, collega e amica, Wanda Nowicka, affinché svolga il Suo intervento. Prego.

  WANDA NOWICKA, deputata del Sejm della Repubblica di Polonia. Grazie, signora presidente. Grazie per il Suo continuativo interesse e il Suo sostegno nei confronti delle donne polacche. Noi in Polonia apprezziamo moltissimo il Suo impegno. Infatti, in un momento in cui qui in Polonia accadono tante cose negative nei riguardi delle donne, della comunità LGBT e di altri gruppi ci incoraggia molto sapere che ci sono persone in Europa, tra cui Lei, che si interessano davvero di ciò che accade in Polonia.
  Nel tempo che mi è stato dato per intervenire parlerò delle violazioni dei diritti delle donne che si stanno verificando in questo momento e vorrei toccare tre punti.Pag. 5
  Il primo punto riguarda la drastica negazione del diritto delle donne di decidere di tutti gli aspetti della propria vita riproduttiva. Come conseguenza della sentenza dello scorso anno del Tribunale costituzionale – che, di fatto, non è costituzionale –, le donne hanno perso quasi tutto, tenuto conto del fatto che la legge sull'aborto in Polonia era già molto restrittiva. Conseguentemente a questa sentenza, le donne devono partorire anche quando e se il feto presenta malformazioni letali. La donna deve portare a termine la gravidanza anche se il feto è destinato a morire o se ne è riscontrata la sofferenza durante la gravidanza.
  Non è necessario spiegare al vostro Comitato per i diritti umani quanto sia disumano e degradante questo trattamento riservato alle donne. La sentenza di cui ho parlato va addirittura oltre la legge. Sulla base della legislazione vigente in Polonia, le donne possono abortire per salvare la loro salute e la loro vita. Tuttavia, nella realtà questa disposizione non viene applicata. L'effetto agghiacciante provocato dalla sentenza del cosiddetto «Tribunale costituzionale» è che ora nessun medico vuole praticare l'aborto, anche se il mancato aborto minaccia la vita della donna.
  Avrete sentito del caso di Izabela, una giovane donna di Pszczyna, una cittadina del Sud della Polonia, che ha perso la vita in conseguenza del fatto che i medici volevano aspettare la morte del feto prima di intervenire, ma purtroppo era troppo tardi e la donna è morta.
  Quello di Izabela non è l'unico caso in Polonia. Infatti, si registrano sempre più casi che però non sono riferiti dai media, ma il dato di fatto è che a seguito di questa legislazione le donne muoiono e perdono la salute, perdono l'utero e altri organi, perdono la fertilità, la possibilità di procreare.
  In breve, questo è il risultato pratico di questa terribile legislazione e questo è lo stato terribile in cui versano le donne polacche, ma non è solo questo. Il mancato riconoscimento del diritto all'aborto non è l'unico fattore.
  Il secondo punto che voglio sottolineare è che adesso in Parlamento è in fase di esame un provvedimento – se posso usare questo termine – che va addirittura oltre i precedenti. Questo progetto è stato presentato dalla «Iniziativa civica». Secondo questo provvedimento il feto e i bambini nati sono pari e hanno gli stessi diritti, il che significa che l'aborto è posto sullo stesso piano dell'uccisione di una persona nata. Sono previste pene molto severe nel caso in cui questa legge sia adottata e ai sensi di questa norma le stesse donne diventerebbero dei criminali, autrici di un reato.
  Come potete vedere, non c'è fine alle minacce nei confronti delle donne in Polonia. C'è una sorta di guerra, come la chiamiamo noi, contro le donne che viene condotta da vari gruppi, dal Partito al Governo e da un numero sempre crescente di movimenti fondamentalisti che non smettono mai, che sono sostenuti dalla Chiesa cattolica romana e che gradualmente propongono nuove iniziative di questo tenore. Questo era il secondo punto che volevo citare.
  È importante che il Comitato per i diritti umani sappia che ci sono donne che si battono per i loro diritti. È interessante per voi sapere che ci sono donne che sempre più scendono in strada, protestano in modo pacifico. Nel passato non era mai accaduto che le donne scendessero in piazza per manifestare e fossero sottoposte e maltrattamenti da parte delle forze dell'ordine. Già l'anno scorso le donne erano state maltrattate dagli agenti di polizia, contro di loro sono stati usati manganelli telescopici e gas lacrimogeni. Parlo delle donne, ma ci sono anche tanti uomini che manifestano con loro e anche loro vengono colpiti. Altri gruppi sono esposti a queste forme di repressione. Chiunque può essere esposto a questo rischio, anche giovani ragazze.
  Ad esempio, vi è una giovane musicista che si è vista rompere la mano da un poliziotto in due punti diversi. Non c'è alcun rispetto per nessuno, neanche per le persone più avanti con gli anni. Vi è una donna molto anziana, nota come «nonna Kasia» (Grandma Kasia), che ha subìto anch'essa violenze. Non parlo soltanto di violenze dirette e fisiche per strada, poiché a corredo di ciò ci sono anche molestie e Pag. 6minacce da parte delle forze di polizia istituzionali. Alcune vengono arrestate e portate via, a volte anche fuori da Varsavia, per cui i loro avvocati non riescono a trovarle e non sanno dove sono per fornire loro assistenza giuridica. Questa è la situazione. Questi metodi dimostrano che c'è una vera e propria guerra contro le donne.
  Ci sono anche altri movimenti, come il movimento dei nazionalisti radicali o quello dei neofascisti, che manifestano ogni anno per strada. I loro colleghi italiani di Forza Nuova hanno preso parte a queste manifestazioni, eppure nei loro confronti le forze di polizia sono molto più tolleranti e tollerano anche i veri e propri atti di violenza che questi gruppi compiono (a volte per esempio danno fuoco ad appartamenti).
  La situazione è tale per cui le donne sono pienamente oggetto di discriminazione e non sono rispettate in Polonia. Inoltre, i metodi utilizzati nei loro confronti sono sproporzionati. Il loro diritto di manifestare, che è previsto dalla Costituzione polacca e dagli strumenti dei diritti umani, è stato fortemente limitato.
  In relazione a quello che ha detto la presidente Boldrini, concludo dicendo che tutto quello che sta accadendo in Polonia può essere visto nel contesto generale della politica e della situazione nell'Unione europea. Vi è la possibilità di una Polexit, cioè la possibilità che il Governo, contravvenendo alle norme europee, ci stia allontanando di fatto e facendo uscire dall'Unione europea. Questa è la nostra più grande e radicata preoccupazione.
  Mi fermo qui e sono a disposizione per le domande e per il vostro dibattito. Grazie per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Molte grazie, onorevole Nowicka, per quanto ci ha detto. È una panoramica che veramente definirei inquietante, poiché tutto questo avviene in uno Stato membro dell'Unione europea. Ora darei la parola alla dottoressa Magda Dropek della Fondazione Równość. Prego, dottoressa Dropek.

  MAGDA DROPEK, rappresentante della Fondazione Równość. Grazie, presidente Boldrini, per questa audizione, per questo invito e per il Suo impegno. Credo che questo sia un esempio molto importante di impegno. Qualche settimana fa Lei è stata in Polonia e so quanto Le possa essere costato, in una situazione di pandemia, venire da noi in Polonia, ma questo non fa che rafforzare la nostra comunità. È stato un segnale chiaro del Suo impegno, che ci dà la possibilità di parlare qui, con parole nostre e con la nostra voce, della situazione della comunità LGBTQ.
  La nostra Fondazione si occupa di numerose iniziative a Cracovia e nella parte sud-orientale della Polonia, di cui forse conoscete la situazione: è una delle regioni più conservatrici del nostro Paese, dove il partito Diritto e Giustizia ha un grande consenso. Per questo motivo è davvero impegnativo per noi essere attivisti per i diritti degli LGBT. E questo non solo a partire dal 2015.
  Dobbiamo ricordare che la nostra comunità vive un periodo per cui non godiamo di diritti paritari, non abbiamo unioni civili, non abbiamo parità matrimoniale, non siamo protetti dal codice penale in caso di reati dell'odio. Abbiamo problemi con l'educazione sessuale, che a volte è disciplinata a livello locale, ma potrete immaginare che non lo sia a livello centrale, così tutto è nelle mani delle autorità locali e degli attivisti locali. Esistono ancora problemi di rivendicazione dei diritti per la comunità transgender, perché in Polonia non abbiamo ancora una legge sul riconoscimento di genere.
  Quindi tutto è cominciato prima del 2015 e ricordiamo che ci sono stati anni di trascuratezza: i diritti umani e i diritti della nostra comunità sono stati posti sotto silenzio, anche in termini di battaglia per il riconoscimento dei diritti paritari. Ci troviamo in questa situazione anche per la mancanza di coraggio di tanti politici in Polonia prima del 2015 e se non fosse stato per questa mancanza di coraggio, forse saremmo in una situazione diversa.
  Questo è un anno speciale per me, perché ho co-organizzato il Pride nella mia città, Cracovia, quindi la nostra comunità è scesa in piazza a Cracovia, la seconda città Pag. 7della Polonia, per ricordare che siamo qui e per ricordare che noi siamo parte della società e dobbiamo godere degli stessi diritti. Questo è stato il nostro decimo Pride, con più di 12 mila persone per strada. C'è stata una lotta faticosa nell'ultimo anno, così come negli anni precedenti: abbiamo lottato per organizzare ogni cosa con le autorità municipali, con la polizia e con le comunità locali. Per quanto riguarda la libertà di riunione in Polonia, abbiamo avuto problemi anche prima del 2015.
  Con la nostra Fondazione abbiamo iniziato già nel 2013, come ha detto la presidente Boldrini. Alcuni amici hanno creato la nostra Fondazione e abbiamo trasformato il nostro attivismo in una realtà, lavorando con le comunità anche nelle città più piccole, e siamo cresciuti in un ambiente molto impegnativo come quello del nostro Paese.
  Quello che abbiamo fatto nell'ultimo periodo è stato rafforzarci a livello locale, nelle piccole città nella parte sud-orientale della Polonia, e a volte abbiamo co-organizzato eventi con le piccole città, abbiamo offerto la nostra esperienza, abbiamo organizzato Pride e alcuni eventi per sottolineare l'importanza della libertà di riunione, ci siamo occupati della sicurezza per aiutare l'integrazione di vari componenti delle varie comunità. Quindi, abbiamo rafforzato questa attività locale dal 2015-2016.
  Quando ha preso il potere il partito Diritto e Giustizia in Polonia ci siamo concentrati sulla costruzione di movimenti di base (grass-roots) nelle aree più trascurate e più dimenticate in Polonia. Questa era una cosa che la nostra comunità voleva fare e, sapendo che l'attivismo era molto difficile a livello centrale, ci siamo concentrati sul livello delle piccole municipalità, ma nessuno si aspettava quel che sarebbe accaduto nel 2019. Nel 2015 il partito Diritto e Giustizia ha avviato la sua campagna elettorale basandola sulla paura nei confronti dei rifugiati, poi siamo arrivati al 2019, quando abbiamo avuto una sorta di maratona elettorale perché ci sono state quelle europee e poi quelle politiche e poi nel 2020 ci sono state le elezioni presidenziali, ma tutte quelle campagne si sono basate sulla paura nei confronti della comunità LGBT. Dal 2019, quando si sono affermate le prime idee delle aree libere da LGBT in Polonia, una delle regioni che hanno aderito all'iniziativa è stato il Voivodato della Piccola Polonia, dove si trova Cracovia e dove vivo da venti anni ormai. Alla fine del 2019 è stata approvata la dichiarazione simbolica.
  La nostra Fondazione ha dovuto affrontare un momento molto difficile, per esempio, quando abbiamo cercato di organizzare e di promuovere alcuni eventi nelle istituzioni pubbliche delle città più piccole e ci siamo sentiti dire che non c'era posto per noi. Nel 2019, ad esempio, cercammo di proiettare un film sulla comunità LGBT in una cittadina a quaranta chilometri da Cracovia, ma ci è fu detto che quello non era un luogo per un evento politicamente ideologizzato. La cosa interessante è che quella stessa istituzione pubblica aveva usufruito dei Fondi Europei.
  Questo è il tipo di impatto che c'è stato sulle nostre comunità dopo la istituzione delle aree libere da LGBT. Spesso i politici dell'estrema destra in Polonia sostengono che si tratti solo di una dichiarazione simbolica, che protegge le famiglie, tradizionali o di altro genere – non si è ben capito – e che ricorda la tradizione cristiana.
  Il problema non è che ci sia trascuratezza nei confronti dei gruppi LGBT: il problema è che questo alimenta i discorsi dell'odio e la violenza nei nostri confronti. Anche l'arcivescovo cattolico di Cracovia, Marek Jędraszewski, nel 2019, ha detto che in Polonia c'era stata la piaga rossa del comunismo e che adesso c'era la piaga arcobaleno.
  L'anno scorso siamo stati definiti «ideologizzati» e non «esseri umani» dal nostro Presidente, dopo un evento in cui quarantotto persone sono state arrestate durante una manifestazione spontanea in Polonia a sostegno di un attivista LGBT che era stato arrestato. Inoltre, anche nel periodo della pandemia da COVID-19 abbiamo vissuto momenti tanto difficili e due mesi dopo ci sono state manifestazioni di protesta contro il divieto dell'aborto, ma Pag. 8per la strada erano presenti anche le nostre comunità, tante bandiere arcobaleno; io ho anche co-organizzato una protesta a Cracovia e abbiamo affrontato le violenze della Polizia polacca. Noi siamo anche oppressi dalla polizia. Ci sono processi in tribunale; a tanti è stato chiesto di esibire documenti e io stessa mi sono vista controllare i documenti trenta o quaranta volte. Questo è l'impatto e questo è quello che sta accadendo nelle strade polacche.
  Io sono stata spintonata durante un paio di eventi dalla Polizia, sono stata molestata, ho presentato ricorso e ho vinto, ma tutto ciò non sarebbe accaduto senza il sostegno della mia comunità e degli avvocati. So di essere privilegiata perché vivo in una grande città e ho accesso all'assistenza legale, cosa che non avviene altrove nel mio Paese.
  Ho cercato di essere molto breve e spero di essermi spiegata correttamente. Sono disponibile per ulteriori approfondimenti e credo che il mio collega potrà dirvi di più su quel che stiamo facendo a proposito della situazione della nostra comunità.
  In conclusione, il tema della solidarietà in Polonia è molto importante: nel 2016, quando ho partecipato a delle proteste in difesa dei neri, era stato presentato in Parlamento il progetto di legge sul divieto di aborto, io sono scesa in piazza con la bandiera arcobaleno e mi fu detto che non era quella la sede per sostenere la causa degli LGBT, e nel 2020 la bandiera arcobaleno è stata il simbolo del movimento pro-aborto in Polonia e in particolare a Cracovia. È diventato ovvio per gli attivisti che si trattava di una battaglia comune a favore dei diritti umani e per una Polonia migliore.

  PRESIDENTE. Bene, io ringrazio molto la dottoressa Dropek e adesso passo la parola al dottor Miko Czerwiński , anche lui componente della Fondazione Równość. Prego.

  MIKO CZERWIŃSKI, rappresentante della Fondazione Równość. Grazie, presidente Boldrini, per averci invitati oggi a parlare delle nostre esperienze. Devo dire che è stato già detto moltissimo e si è parlato degli sviluppi importanti che ci sono stati in Polonia negli ultimi anni, ma vorrei offrirvi qualche spunto ulteriore dal punto di vista europeo.
  Innanzitutto, negli ultimi anni la nostra Fondazione ha portato avanti dei lavori di ricerca sulla discriminazione degli appartenenti alla comunità LGBTI (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali) e abbiamo scoperto che anche nella città di Cracovia – che è la seconda per dimensione e che è una città relativamente aperta – vi è una forte discriminazione: due terzi dei membri della comunità LGBTI hanno subìto varie forme di violenza o di discriminazione.
  Devo dire che questi fenomeni aumentano sempre di più, ed è questo che ci preoccupa. Vediamo propaganda nella televisione nazionale, vediamo discorsi di odio che sono molto visibili negli spazi pubblici, quindi vi è un aumento della discriminazione e negli ultimi due anni il tasso di violenza è aumentato di otto volte e la violenza fisica invece di tre volte.
  Alcune persone che hanno contribuito alla nostra ricerca hanno riferito che molto spesso questi episodi avvengono in maniera casuale nelle strade. Ad esempio, una ragazza era stata inseguita dai alcuni ragazzi che le dicevano che avrebbero dovuto rinchiuderla ad Auschwitz. Naturalmente, per quanto riguarda il regime nazista e Auschwitz, sappiamo che si è trattato di un genocidio e di un'epoca davvero tragica e vedere che la comunità LGBTI venga in qualche modo individuata e ricollegata a quell'epoca e a quei fatti è molto triste e molto preoccupante, così come lo è sentire queste dichiarazioni.
  Un collega tempo fa disse: «Hitler non ha fatto un buon lavoro, perché in Polonia ci sono ancora i gay per strada.» Si tratta di una situazione davvero tragica.
  L'elemento più importante, per quanto riguarda la ricerca del 2014, è che le persone che vivono nelle località e nei paesi piccoli, fuori da Cracovia, sono maggiormente vulnerabili a questa forma di discriminazione. Infatti, l'84 per cento delle personePag. 9 ha subìto una qualche forma di discriminazione o di violenza.
  In sostanza, noi riscontriamo che tutti i membri della comunità LGBTI in qualche modo sono sottoposti a forme di molestia, di violenza e di discriminazione. È da sottolineare che queste persone stanno lasciando la Polonia o vorrebbero lasciare la Polonia, perché non si sentono sicuri qui. Infatti, nell'ultima ricerca abbiamo riscontrato anche che le persone che hanno subìto discriminazioni hanno maggiori probabilità di lasciare la Polonia; due terzi di esse hanno dichiarato di voler lasciare la Polonia o Cracovia o la regione non appena possibile.
  Tutto ciò coincide con i racconti personali delle persone che vivono qui. Quando noi abbiamo studiato l'impatto delle aree libere da LGBTI e l'impatto sulla vita personale delle persone abbiamo riscontrato due cose. La prima riguarda le migrazioni: ho ottenuto un'intervista di una coppia che vive in una piccola città in una zona libera da LGBTI, che gestiva una propria attività economica. Questa coppia aveva paura che avrebbe subìto degli attacchi o delle molestie, che avrebbe perso il lavoro, proprio perché si trattava di un'area libera da LGBTI, e che avrebbe avuto anche problemi con le autorità locali per far ripartire l'attività. Per questo motivo queste due persone volevano lasciare la Polonia. Questo è stato il loro racconto.
  Inoltre, in un'altra città dove vi è un'area libera da LGBTI, vive un uomo apertamente gay e, dopo l'adozione del disegno di legge, lui non ha avuto più accesso alle farmacie in quella città e quindi non poteva acquistare farmaci di cui aveva bisogno per curarsi.
  Vedere violazioni di questo genere ogni giorno è terribile. Magda ha già parlato del divieto di accesso a centri culturali finanziati dall'UE, ad esempio; i nostri diritti vengono fortemente violati: non soltanto la libertà dalla discriminazione, ma anche il diritto alla cultura, il diritto alla salute e il diritto alla vita della nostra comunità sono tutti violati.
  La presidente Boldrini e Wanda Nowicka hanno entrambe detto che noi dobbiamo anche guardare al Tribunale costituzionale. Noi conosciamo i giudizi, le sentenze sull'aborto e il diritto europeo, ma è anche importante sapere che vi è una sentenza che ha limitato la tutela della comunità LGBTI, in cui l'ultima tutela è stata in qualche modo eliminata per quanto riguarda l'accesso a servizi. Infatti, non abbiamo più questa tutela in Polonia e proprio domani il Tribunale costituzionale esaminerà il caso relativamente alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Questo è un altro duro colpo che riguarderà tutti noi in Polonia.
  È qui che ho una certa confusione, perché la Corte europea dei diritti dell'uomo ha già dichiarato che il Tribunale costituzionale polacco non è un tribunale indipendente, eppure la Commissione europea e le Istituzioni europee non hanno adottato una posizione sufficientemente forte, anzi dovrebbero avviare una procedura mirata di infrazione contro quella istituzione. Il partito Diritto e Giustizia si rivolge al Tribunale costituzionale per correggere qualunque provvedimento che promuova o tuteli i diritti umani in Polonia.
  Vorrei aggiungere una considerazione riguardo alla situazione dei dimostranti, alla libertà di riunione eccetera. Se ne è già parlato, però vorrei semplicemente aggiungere che durante le manifestazioni dell'anno scorso ad agosto ci sono stati quarantotto dimostranti arrestati. Abbiamo parlato con loro e ci hanno detto di essere stati torturati, che li hanno presi a calci nel furgone della polizia e che vi sono state anche forme di violenza sessuale da parte degli agenti di polizia. Il Comitato nazionale contro la tortura ha confermato questi racconti, riferendo che l'azione della Polizia può essere equiparata appunto a una vera e propria tortura.
  Negli ultimi anni abbiamo visto che la libertà di riunione è stata negata ai gruppi emarginati e la polizia e le autorità locali hanno un pregiudizio nei confronti delle organizzazioni LGBTI, delle organizzazioni che si battono per i diritti delle donne, delle organizzazioni che si occupano di migranti e le loro manifestazioni vengono trattate diversamente dalle altre.Pag. 10
  Abbiamo visto che le proteste più vietate in Polonia sono le marce Pride. Non c'è nessun tipo di rischio per la salute delle persone, sono manifestazioni tranquille e felici per dimostrare che la comunità LGBTI ha bisogno di veder riconoscere i propri diritti. Invece, alcuni sindaci hanno detto che le manifestazioni Pride potevano essere pericolose e che andavano vietate. Ad ogni modo, abbiamo vinto in tribunale, grazie alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, grazie alla sentenza di questa Corte nel caso «Bączkowski e altri contro la Polonia».
  È importante il discorso dell'indipendenza degli organi giudiziari e delle procure e anche la necessità di dover rispettare la Convenzione europea dei diritti dell'uomo: su questi punti siamo preoccupati che il futuro possa non essere così positivo e che possiamo non avere più per il futuro tutele da parte del Governo. Le nostre marce, i nostri appelli a favore di parate felici e tranquille, ma anche le nostre proteste contro le violazioni dei diritti umani saranno banditi.
  La situazione in Polonia deve fungere da monito per altri Paesi europei, perché sembra che movimenti e gruppi di questo genere operino anche in altri Paesi e sappiamo che si battono contro i diritti umani anche in altri Paesi dell'Unione europea.
  Dobbiamo riuscire a cogliere le prime avvisaglie, come ha fatto la nostra Fondazione che, in una ricerca del 2013, ha rilevato questo tipo di interpretazione dell'ideologia di genere e dei diritti delle famiglie nei piccoli villaggi. Dobbiamo contrastare questa ideologia, dobbiamo informare la società sul tema dei diritti umani, spiegare cosa sono e proteggere le persone più emarginate. Grazie dell'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie molte per quello che ci ha esposto il dottor Czerwiński. Io adesso avrei piacere di passare la parola alla mia collega, l'onorevole Lia Quartapelle, che vuole sottoporre delle domande. Prego.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Più che delle domande, presidente, io vorrei molto ringraziare i tre relatori e anche Lei per aver organizzato questo incontro, perché credo che sia importante per dare l'idea concreta, nonostante lo abbiamo fatto tante volte con le dichiarazioni, che ci sia una solidarietà reale da parte del Parlamento italiano e dei parlamentari italiani rispetto a quello che sta avvenendo in Polonia.
  È veramente incredibile ascoltare quello che abbiamo ascoltato, pensare che questo sta avvenendo non in un Paese di un altro continente ma in un Paese del nostro continente, pensare che quello che sta avvenendo in Polonia è una regressione rispetto a dei diritti che erano già garantiti e che, purtroppo, sulla testa delle donne si consuma ancora una volta una partita più ampia, perché, come diceva l'ultimo relatore, la partita più ampia dell'adesione della Polonia rispetto ai princìpi dell'Unione europea è una partita drammatica, anche perché è una partita che vede una regressione di quel Paese più in generale, e le prove sono state fatte proprio sulla testa delle donne.
  Inoltre – nonostante, come abbiamo sempre detto, stiamo dentro l'Unione europea, perché comunque andrà, l'ombrello dell'Unione europea garantisce ai nostri Paesi e ai nostri cittadini un certo standard di diritti individuali di libertà e di protezione rispetto alle azioni arbitrarie dei Governi –, purtroppo la vicenda polacca ci dimostra che così non è e le prime a sperimentarlo purtroppo sono le donne, in un diritto che ormai è diventato un diritto intangibile in tantissimi Paesi non solo europei, ma anche del mondo.
  Nel momento in cui in Argentina, meno di un anno fa, è stata festeggiata la legge sull'aborto e nel momento in cui in altri Paesi si va verso la depenalizzazione, il fatto che in Polonia si torni indietro mettendo a rischio la salute stessa delle donne è una cosa inconcepibile.
  Da parte del nostro gruppo, il Partito Democratico, noi continueremo a essere vicini per quanto possibile, in tutte le forme possibili, alla lotta delle donne e degli uomini polacchi su questo e su tutto il tema dello Stato di diritto più in generale e considerateci disponibili a qualsiasi azione Pag. 11che voi possiate ritenere utile per sostenere una posizione che non è una posizione nazionale, ma una posizione da cittadini europei.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Quartapelle. Non so se ci sono altri colleghi che vogliono fare delle domande. Se non ci sono, dico io due cose. Innanzitutto grazie a tutte e a tutti voi che siete in prima linea per difendere i diritti dell'Unione europea. Voi oggi ci rappresentate, voi oggi fate una battaglia per tenere vivo lo spirito europeo dei padri costituenti, che si basa sul rispetto, sull'inclusione e sullo Stato di diritto.
  Ammiro molto Wanda Nowicka e le altre colleghe che stanno facendo un'opposizione serrata, in mezzo a mille problemi, con l'ostracismo che abbiamo visto. Eravamo a Varsavia, invitati dell'IPF (International Parliamentary Forum) e dovevamo parlare in una sala del Parlamento, eppure non appena si è saputo il tema – ovvero la salute riproduttiva – quel Parlamento ha rifiutato uno spazio a trentacinque deputati e deputate di quindici Paesi dell'Unione europea. Credo che questo sia già significativo.
  Grazie per non cedere e per continuare a combattere. A Magda e Miko dico che, insieme ad altre, sono veramente due figure molto coraggiose, perché in Polonia si rischia, come nei Paesi dove non c'è un vero rispetto della democrazia. Loro fanno un'azione di sostegno a una comunità discriminata e lo fanno pagando direttamente sulla propria pelle, con continui controlli, con continui harrassment e con arresti, perché Magda non l'ha detto, ma anche questo è accaduto. Io sono profondamente grata e molto ammirata del loro coraggio.
  Vorrei dire che non sono soli. Come diceva la collega Quartapelle, noi ci siamo, il nostro Gruppo politico c'è sia a Bruxelles sia a Roma e noi siamo disponibili a unire le forze in qualsiasi modo possa essere utile. Capisco lo sconforto di dire: «A questo punto che dobbiamo fare? Qui la gente ha paura, perché la propria sicurezza non è garantita.» Questa è una sconfitta di tutta l'Unione europea. Sapere che in uno Stato membro dell'Unione europea una comunità ha paura di andare in giro vuol dire che c'è un fallimento clamoroso da parte dell'Unione europea, un'Unione europea che per troppo tempo si è voltata dall'altra parte, non ha voluto vedere e adesso si trova a fare i conti con un Governo che sfida le Istituzioni europee su ogni punto centrale.
  Io vorrei chiedervi – così poi concludiamo la nostra audizione, a meno che altri colleghi non vogliano intervenire – come noi possiamo esservi di aiuto, se c'è qualche iniziativa che voi pensate che noi, come deputate e deputati del Parlamento italiano, possiamo fare per sensibilizzare ancora di più. Io penso che tutti i Parlamenti dell'Unione europea dovrebbero aprirvi le porte, perché, come ho detto, voi ci rappresentate, ma nel frattempo, se noi possiamo fare qualcos'altro, non esitate a dircelo.
  Vedo collegata anche la collega Stefania Ascari. Non so se la collega vuole intervenire per rivolgere ai nostri ospiti delle domande. Le do la parola da remoto. Prego, onorevole Ascari.

  STEFANIA ASCARI(intervento da remoto). Grazie mille, presidente, di questa importante audizione. La situazione è veramente difficile. Vorrei chiedere quello che un po' ha chiesto Lei, presidente, ovvero come il Parlamento italiano può aiutare questa battaglia in modo solidale e con azioni concrete. Diteci concretamente secondo voi cosa dobbiamo fare, anche da un punto di vista comunicativo, da un punto di vista legislativo, proprio per supportarvi e aiutarvi, perché, come ha detto la presidente Boldrini, non siete da soli, siamo con voi e c'è la massima solidarietà e il massimo supporto.

  PRESIDENTE. Vorrei anche far presente che noi abbiamo recentemente presentato un'interrogazione anche in merito alla gestione della crisi dei rifugiati al confine con la Bielorussia, perché penso che quello che sta accadendo sia in qualche modo sostenuto dal Governo polacco: invece di disinnescare la crisi, è come se il Pag. 12Governo polacco cercasse di crearla, così da porre pressione alle autorità europee per le questioni che sono aperte con le Istituzioni europee. Ha fatto malissimo a tutti noi vedere persone innocenti e famiglie considerati come nemici contro cui si schierano 12 mila militari. Quei fili spinati veramente tradiscono totalmente lo spirito europeo e il tutto si tiene anche da questo punto di vista. Non è l'Europa che ci rappresenta, quei confini non ci rappresentano.
  Anche su questo, ho visto che la presidente Nowicka presiede anche una Commissione sulle minoranze: avrei il piacere di farle capire che qui in Italia tante persone si sono ribellate e hanno dimostrato indignazione rispetto a come è stata gestita, anche dal lato polacco, la cosiddetta «crisi/emergenza dei rifugiati». Adesso io vi restituisco la parola per la vostra replica. Grazie.

  WANDA NOWICKA, deputata del Sejm della Repubblica di Polonia. Per rispondere a quello che voi chiedete su come fare per aiutarci ho due suggerimenti. Il primo riguarda l'iniziativa civica: il movimento delle donne, insieme a parlamentari polacchi di sinistra, hanno avviato un'iniziativa civica che punta a legalizzare l'aborto. Siamo nella fase di raccolta delle firme, ai sensi di questa legge. A prescindere dall'esito, è importante che questo tema sia discusso in Parlamento. Per questo motivo il mio suggerimento è: se voi avete collegamenti con la diaspora polacca in Italia, anche questi cittadini potrebbero firmare questa nostra petizione. Se per caso avete connessioni, mettete quelle persone in contatto con noi, in modo che possiamo inviarvi i documenti e loro possano firmare. Questo è un suggerimento relativo alle eventuali connessioni con la diaspora polacca che vive in Italia.
  Il secondo punto è che vorrei incoraggiarvi a continuare con il vostro impegno. È importante che la Polonia sia sull'agenda politica dei media, è importante che se ne parli ed è importante che la Polonia sia sempre in cima all'agenda, non solo italiana, ma anche del Parlamento europeo. A volte in Polonia ci sembra quasi che tutti si annoino a sentire quel che succede in Polonia, che tutti pensino che la Polonia sia una causa persa e che non valga la pena di fare più nulla. Non credete a questo: ci sono tanti cittadini polacchi che apprezzano il vostro impegno, che credono nel cambiamento e che sono felici di ricevere incoraggiamenti e segnali di sostegno dall'esterno, da parte dell'Italia e altrove. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Vorrei chiedere se eventualmente anche noi italiani possiamo firmare, perché noi potremmo anche organizzare su change.org una raccolta firme.

  WANDA NOWICKA, deputata del Sejm della Repubblica di Polonia. Mi dispiace, ma questo vale solo per i cittadini polacchi.

  PRESIDENTE. Va bene, allora noi possiamo organizzare una raccolta firme italiana per sostenere la raccolta firme polacca? Noi possiamo fare questo sulla piattaforma change.org e chiedere adesione e supporto alla vostra raccolta firme, attraverso una nostra raccolta per sostenere la vostra.

  WANDA NOWICKA, deputata del Sejm della Repubblica di Polonia. Scusate, ho visto che avevo spento il microfono. Come ho detto, qualunque forma di sostegno, anche morale, è davvero apprezzata. È chiaro che non ci sarà un impatto formale su ciò che sta accadendo in Polonia, ma sicuramente è un segnale ed è una dimostrazione del fatto che il Parlamento e il popolo italiano sostengono le donne polacche più di quanto non facciano i decisori polacchi e questo sarebbe molto importante. Grazie per questa vostra iniziativa.

  PRESIDENTE. Grazie. Chiedo se la dottoressa Dropek vuole aggiungere qualcosa. Prego.

  MAGDA DROPEK, rappresentante della Fondazione Równość. Se posso aggiungere qualcosa a quello che ha detto Wanda a proposito della raccolta firme, anche noi Pag. 13stiamo raccogliendo firme a Cracovia, dove due giorni fa alcuni dei volontari che raccoglievano firme sono stati attaccati da alcuni cittadini. C'è paura a raccogliere firme per strada e io stessa sono rimasta scioccata che ormai anche raccogliere firme per le iniziative civiche sia diventato un momento pericoloso per i cittadini. Per questo motivo, è importante utilizzare qualunque possibilità per sensibilizzare a proposito di quello che sta accadendo in Polonia.
  Per me è commovente sapere che anche i cittadini «ordinari» si stanno impegnando per aiutarci. È importante qualunque forma di sostegno, qualunque segnale, così come la sensibilizzazione a proposito di quello che sta accadendo in Polonia. Occorre anche sensibilizzare i media italiani, che già sono molto interessati a quello che sta accadendo in Polonia. Infatti, io stessa sono in contatto con tanti giornalisti. Tutto questo è molto importante.
  La comunità LGBTQI deve sapere che non è rimasta indietro e che non è stata abbandonata. È importante qualunque gesto simbolico anche in termini di comunicazione, quindi utilizzare anche i social media per mostrare sostegno e dimostrare che state guardando e tenendo d'occhio quel che sta accadendo da noi.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Devo chiedere un intervento molto breve perché dobbiamo lasciare in due minuti questa Aula. Grazie.

  MIKO CZERWIŃSKI, rappresentante della Fondazione Równość. Un breve commento. Alcune cose che voi potreste fare nel Parlamento italiano sono quelle che sono state dette, ovvero diffondere solidarietà. Poiché voi parlamentari rappresentate tutte le regioni italiane, alcune delle regioni potrebbero essere gemellate con alcune regioni polacche e in questo modo potreste sensibilizzare e rafforzare questi gemellaggi, attraverso l'organizzazione di seminari ed eventi che promuovano la parità e gli scambi. Tutto questo aiuterebbe moltissimo le nostre comunità locali.
  Inoltre, utilizzate il vostro potere diplomatico per esercitare pressioni sul Governo e sul Parlamento polacco, è importante farlo a livello di Parlamento europeo e di Istituzioni europee.
  Infine, è importante dimostrare che anche il Parlamento italiano promuove provvedimenti sulla parità in modo che la parità non venga dimenticata e non si fermi in Europa. Grazie.

  PRESIDENTE. Io ringrazio veramente e sentitamente, a nome mio e di tutte le colleghe che hanno partecipato, voi, nostri ospiti, per quello che fate e anche per i contributi che ci avete dato. Vi terremo aggiornati, andremo avanti con il nostro impegno e vi faremo sapere poi su quale di questi ambiti possiamo riuscire a darvi una mano. Grazie, buon lavoro. Mi raccomando, don't give up.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.30.