XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta n. 17 di Mercoledì 16 ottobre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 3 
Valastro Rosario Maria Gianluca , vicepresidente della Croce Rossa Italiana ... 4 
Cabras Pino (M5S)  ... 7 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 8 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 8 
Valastro Rosario Maria Gianluca , vicepresidente della Croce Rossa Italiana ... 9 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 10 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 10 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
IOLANDA DI STASIO

  La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del vicepresidente della Croce Rossa Italiana, Rosario Maria Gianluca Valastro.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione del vicepresidente della Croce Rossa Italiana, avvocato Rosario Maria Gianluca Valastro, che saluto e ringrazio per la sua partecipazione ai nostri lavori. Il vicepresidente Valastro è accompagnato dalla dottoressa Elena Santiemma e dal dottor Adriano Iaria.
  Ricordo che l'audizione odierna è stata richiesta dal Presidente del Comitato della Croce Rossa Italiana al fine di presentare la campagna – lanciata il 2 settembre scorso in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione delle armi nucleari – «Nuclear Experience – Croce Rossa Italiana per il disarmo nucleare», con l'obiettivo di sensibilizzare il Governo, il Parlamento e l'opinione pubblica sulle conseguenze umanitarie di un eventuale uso delle armi nucleari, nonché per chiedere che l'Italia aderisca al Trattato per la proibizione delle armi nucleari. A riguardo, segnalo che il Trattato è stato adottato dalle Nazioni Unite il 7 luglio 2017, a seguito di una conferenza indetta per negoziare uno strumento internazionale vincolante per proibire le armi nucleari in vista della loro totale eliminazione. Il Trattato è aperto alla firma dal 20 settembre 2017. Alla conferenza hanno partecipato 129 Paesi, 7 organizzazioni internazionali, tra le quali Unione europea e Croce Rossa Internazionale, e numerose organizzazioni non governative. Dei 195 Stati potenziali partecipanti (193 membri dell'ONU più lo Stato Vaticano e la Palestina) 66 non hanno partecipato formalmente ai negoziati; tra questi si distinguono tutti gli Stati con armi nucleari (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan e Corea del Nord), e gli Stati parte di alleanze militari che includono la deterrenza nucleare, quali quelli della NATO (a eccezione dei Paesi Bassi), la Corea del Sud, il Giappone e l'Australia. Alla votazione sul testo finale del Trattato, il 7 luglio 2017, hanno partecipato 124 Paesi, con 122 voti a favore, un voto di astensione (Singapore) e un voto contrario (Paesi Bassi). L'Italia non ha partecipato né al negoziato, né al voto. Attualmente il Trattato è stato firmato da 79 Paesi, di cui 32 hanno già proceduto alla ratifica.
  Dando nuovamente il benvenuto ai nostro ospiti, ricordo che, nato dall'intento di portare soccorso senza discriminazione ai feriti sui campi di battaglia, il movimento della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, in campo internazionale e nazionale, si adopera per prevenire e lenire in ogni circostanza le sofferenze degli uomini, per far rispettare la persona umana e proteggerne la vita e la salute; favorisce la comprensione Pag. 4 reciproca, l'amicizia, la cooperazione e la pace duratura fra tutti i popoli. Il movimento non fa alcuna distinzione di nazionalità, razza, religione, classe e opinioni politiche. Si sforza di alleviare le sofferenze delle persone unicamente in base ai loro bisogni, dando la priorità ai casi più urgenti. Segnalo che, tra l'altro, la Farnesina ci ha dato notizia che il Presidente della Croce Rossa Internazionale, Maurer, sarà a Roma a novembre e potrebbe sua volta incontrare le Commissioni Affari esteri di Camera e Senato
  Do quindi la parola al vicepresidente Valastro affinché svolga il suo intervento. Grazie.

  ROSARIO MARIA GIANLUCA VALASTRO, vicepresidente della Croce Rossa Italiana. Grazie Presidente. Io affiderò le mie parole ad un discorso scritto per il rispetto che debbo a quest'aula, alla Camera dei deputati e all'associazione a cui appartengo, ma permettetemi di dire che davvero, anche in via informale, vi ringrazio per questa possibilità che ci state offrendo: la Croce Rossa Italiana è quella che conoscete, è quella che ha aiutato i nostri soldati e la nostra gente durante le guerre mondiali, che ha aiutato i profughi giuliano-dalmati, che ha portato i pacchi spesa agli indigenti, che ha aiutato i migranti sulle nostre coste e che va nelle scuole ad educare ed istruire i nostri ragazzi. È in questa veste che oggi mi rivolgo a voi, parlando, per l'appunto, di umanità e di lotta alle vulnerabilità, o di prevenzione delle vulnerabilità.
  Onorevole Presidente, mi permetta anzitutto di affermare che è un grande onore per me essere qui oggi a rappresentare la più grande associazione di volontariato in Italia. Ringrazio tutti voi per il tempo che ci dedicate, nonché la Presidente, l'ufficio di Presidenza della III Commissione Affari esteri e comunitari per aver accettato la richiesta di audizione, e rivolgo un sincero ringraziamento a Lei, Presidente, e a tutti quanti voi che avete ritenuto idoneo incardinare quest'audizione fra i lavori del Comitato. La mia presenza, nonché il mio intervento, così come tutte le azioni portate avanti dalla Croce Rossa Italiana, si conformano ai sette principi fondamentali del movimento, dei quali in questa sede mi preme ricordare in particolare umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza, che ispirano e orientano la nostra azione.
  La Croce Rossa trova origine in un'idea nata sul campo di battaglia di Solferino, qui in Italia, nel 1859, un'idea semplice ma così rivoluzionaria, quella di mettere al centro la dignità degli esseri umani soccorrendo i feriti e i malati sui campi di battaglia e stabilendo le neutralità dei soccorritori nel conflitto. Negli anni la nostra azione si è evoluta, ma non è cambiato il nostro desiderio di mettere al centro la dignità umana prendendoci cura delle persone vulnerabili, mai intaccando la nostra neutralità da qualsiasi controversia di carattere politico, religioso o ideologico. Semplicemente, l'azione si caratterizza per alleviare la sofferenza umana, ma anche attraverso la diplomazia umanitaria che mira ad influenzare e mobilitare i Governi e gli opinion leader ad agire in ogni momento nell'interesse delle persone in condizioni di vulnerabilità e nel rispetto, per l'appunto, dei princìpi fondamentali. Essa è una vera e propria responsabilità istituzionale che la Croce Rossa ha, responsabilità che discende dal mandato conferito al movimento e dall'accesso privilegiato che le società nazionali di Croce Rossa hanno ai pubblici poteri, in quanto ausiliarie degli stessi in campo umanitario.
  Signora Presidente, onorevoli deputate e deputati, lo scorso 26 settembre, in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione delle armi nucleari, la Croce Rossa Italiana ha lanciato la campagna «Nuclear Experience – Croce Rossa Italiana per il disarmo nucleare», che ha un obiettivo ambizioso: far aderire l'Italia al Trattato per la proibizione delle armi nucleari. Il triste legame che ci collega al bando delle armi risale al 1945: l'unico ospedale di Hiroshima parzialmente utilizzabile dopo l'attacco del 6 agosto era quello della Croce Rossa giapponese. Il dottor Marcel Junod, primo medico straniero a raggiungere Hiroshima dopo l'esplosione, descrisse ciò che vide con le seguenti parole: «Abbiamo assistito ad uno spettacolo Pag. 5totalmente diverso da qualsiasi cosa avessimo mai visto prima: il centro della città era una specie di macchia bianca appiattita e liscia come il palmo di una mano; nulla era rimasto, intorno al suo margine c'era una cintura rossa che segnava l'area in cui le case erano bruciate, estendendosi abbastanza lontano e coprendo quasi tutto il resto della città».
  Dal 1945 ad oggi, mentre si evolvevano le tecnologie militari e la capacità distruttiva di queste armi, la posizione del movimento internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa è sempre stata molto chiara, una posizione che trova fondamento nel ruolo a noi riconosciuto dalla comunità internazionale nel supportare lo sviluppo e la diffusione del diritto internazionale umanitario. La minaccia all'utilizzo di qualsiasi arma, e soprattutto di armi nucleari, è contraria alla Carta delle Nazioni Unite; lo si evince dall'articolo 2, quarto comma, della Carta, nonché dall'opinione espressa dalla Corte Internazionale di Giustizia del 1996 sulla liceità della minaccia e l'uso di armi nucleari. L'utilizzo di queste armi viola le norme più basilari del diritto internazionale umanitario, considerate ormai da parecchio tempo come norme consuetudinarie, quali i principi di distinzione, proporzionalità e precauzione nell'attacco.
  Signora Presidente, onorevoli deputate e deputati, sebbene quello della deterrenza nucleare sia un tema politicizzabile, in quest'aula mi preme sottolineare come l'eventuale utilizzo di armi nucleari rappresenti anzitutto un tema ed una preoccupazione di carattere umanitario. Dal 2010 la comunità internazionale ha espresso profonda preoccupazione per le catastrofiche conseguenze umanitarie di qualsiasi utilizzo di armi nucleari, ribadendo la necessità che tutti gli Stati rispettino sempre il diritto internazionale applicabile, compreso il diritto internazionale umanitario. Tale posizione è stata più volte sostenuta anche dal nostro Paese, da ultimo durante il terzo comitato preparatorio alla Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione, tenutosi a New York lo scorso maggio; secondo gli ultimi dati resi noti dallo Stockholm International Peace Research Institute, il più importante centro di ricerca al mondo sugli armamenti, sul nostro pianeta ci sono più di 13.800 armi nucleari. La loro eliminazione rappresenta un obiettivo per l'umanità intera. Ad oggi non esistono tecnologie in grado di proteggere gli operatori sanitari impegnati nel soccorrere i feriti e raccogliere le vittime a seguito di un attacco nucleare. Inoltre, le capacità distruttive oggi raggiunte ci lasciano sgomenti davanti all'eventuale utilizzo. La bomba sganciata sulla città di Hiroshima che spazzò via all'istante più di 70 mila persone, e altrettante ne morirono nelle settimane successive, viene oggi considerata come una bomba a bassa intensità utilizzabile in uno scenario tattico. Non voglio creare allarmi con numeri sensazionali, ma non posso tacere i più recenti dati forniti. In caso di bomba nucleare, collasserebbero le case nello spazio di 175 chilometri quadrati; ogni cosa prenderebbe fuoco nello spazio di cinquecento chilometri quadrati, le finestre si frantumerebbero nel raggio di 1.400 chilometri quadrati, creando una vera e propria bufera di pezzi di vetro. Questo renderebbe impossibile ogni soccorso, e per un periodo di tempo non preventivabile. L'intento di abbassare la soglia di utilizzo di armi nucleari da parte di tutti gli Stati che posseggono arsenali non può quindi lasciarci indifferenti.
  Il 7 luglio 2017, come ricordava la Presidente, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato il Trattato per la proibizione delle armi nucleari, ad oggi firmato da 79 Stati e ratificato da 32. Si tratta del primo Trattato che rende illegale l'uso, la minaccia, il possesso e lo stazionamento di armi nucleari. L'approvazione ha suscitato un grandissimo clamore e attenzione mediatica, al punto che la campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari, che aveva lavorato fortemente per l'approvazione del Trattato, è stata insignita del Premio Nobel per la pace. Il Trattato riconosce un grandissimo ruolo al movimento internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa: lo fa nel preambolo, riconoscendo il ruolo della coscienza pubblica nell'avanzamento dei princìpi dell'umanità, come è dimostrato dalla richiesta di eliminazione Pag. 6totale delle armi nucleari, e riconoscendo gli sforzi a tal fine intrapresi dalle Nazioni Unite. Questo paragrafo è, mutatis mutandis, lo stesso utilizzato nel preambolo della Convenzione per la messa al bando delle mine anti-uomo approvata nel 1997.
  Durante la scorsa legislatura, sia la Camera dei deputati sia il Senato della Repubblica hanno approvato una mozione che impegnava il Governo – riporto testualmente – «a continuare a perseguire l'obiettivo di un mondo privo di armi nucleari, attraverso un approccio progressivo e inclusivo al disarmo che riconosca la centralità del Trattato di non proliferazione nucleare e attraverso modalità che promuovano la stabilità internazionale, valutando in questo contesto, compatibilmente con l'obiettivo delineato con gli obblighi assunti in sede di Alleanza atlantica e con l'orientamento degli altri alleati, la possibilità di aderire al Trattato giuridicamente vincolante per vietare le armi nucleari, che porti alla loro totale eliminazione». Parimenti, diversi consigli comunali e regionali hanno approvato mozioni.
  Signora Presidente, onorevoli deputate e deputati, in molti Paesi le società nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa stanno collaborando con Governi, Parlamenti nazionali e società civile per facilitare la rapida adesione al Trattato sul divieto delle armi nucleari. Continueremo a lavorare con la nostra rete per difendere un mondo senza armi nucleari. Niente poteva preparare il mondo agli orrori di una guerra nucleare: dopo 74 anni non abbiamo ancora imparato la lezione di sofferenza, devastazione e morte di Hiroshima e Nagasaki. Per questo lo scorso 26 settembre, con il lancio della campagna «Nuclear Experience», abbiamo voluto coinvolgere l'Associazione nazionale dei Comuni italiani e i sindaci in un'azione sui principali social media per chiedere che il nostro Paese aderisca al Trattato. Ispirati dal discorso tenuto dal sindaco Giorgio La Pira nel 1954 al Comitato internazionale della Croce Rossa, abbiamo voluto ribadire insieme ai sindaci italiani il valore delle città e il loro diritto a un'esistenza libera dalla minaccia nucleare. Al nostro appello hanno risposto i comuni e i sindaci di importanti città fra cui Milano, Firenze, Torino, Napoli, Bari, Palermo, Catania, Bergamo, Modena, Imperia, Ancona ed anche tanti altri piccoli comuni.
  Il nostro impegno prosegue: il prossimo dicembre si riunirà la Conferenza internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, il più importante organo del nostro movimento. Per tre giorni a Ginevra – dal 9 al 12 dicembre – il movimento internazionale si confronterà con gli Stati parte alle Convenzioni di Ginevra per dare una risposta agli attuali bisogni umanitari. Seguendo una consuetudine ormai ben articolata, i membri della Conferenza internazionale possono presentare delle pledges, ovvero degli impegni volontari che intendono perseguire nei successivi quattro anni. La Croce Rossa Italiana ha presentato una pledge dal titolo: «Una prospettiva umanitaria e della gioventù per un'agenda sul disarmo nucleare»; il testo da noi proposto pone l'attenzione sull'appuntamento del prossimo maggio con la conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione, chiedendo a tutti gli Stati di contribuire in modo sostanziale al dibattito, ed impegnandosi per l'approvazione di un documento finale condiviso. Impegna, inoltre, gli Stati che al momento non sono in grado di aderire al Trattato per la proibizione delle armi nucleari a porre in essere tutte le misure necessarie per prevenirne l'utilizzo. Infine, pone l'accento sulle conseguenze umanitarie date dall'eventuale utilizzo di armi nucleari e incoraggia il coinvolgimento dei giovani nell'agenda sul disarmo nucleare.
  Nei prossimi giorni informeremo il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale di tale iniziativa, e chiederemo al signor Ministro che il nostro Paese supporti la pledge da noi presentata. Ci auguriamo che anche questo Comitato vorrà sensibilizzare il Ministro e i Viceministri sull'iniziativa, e sull'opportunità di prendere un primo impegno che, seppur non vincolante, possa segnare un cambio di passo vero nella direzione più volte auspicata da tutti noi. Pag. 7
  Da ultimo, ma non per importanza, è fondamentale coinvolgere i giovani sui temi del disarmo nucleare. Lo continueremo a fare l'anno prossimo ospitando, a Firenze, il secondo forum internazionale dei giovani di Croce Rossa sul disarmo nucleare, dopo l'evento che quest'anno ha visto sedici ragazzi provenienti da tutto il mondo riunirsi a Hiroshima, avendo l'esperienza unica di ascoltare la testimonianza di due sopravvissuti all'esplosione. Come Croce Rossa Italiana consideriamo i giovani come agenti di cambiamento, innovatori, ambasciatori interculturali, facilitatori alla pari, mobilitatori delle comunità e sostenitori dei vulnerabili, e sono felice di potermi rivolgere ad una Commissione che conta ben undici deputate e deputati under 35. Siate anche voi agenti di questo cambiamento.
  Signora Presidente, onorevoli deputate e deputati, in una recente statistica il 68 per cento degli italiani è convinto che le armi nucleari sul nostro territorio debbano essere rimosse, mentre il 72 per cento crede che l'Italia debba aderire al Trattato per la proibizione delle armi nucleari. La crisi degli accordi sul nucleare iraniano e l'interruzione dell'accordo sui missili a medio raggio dimostrano come il disarmo nucleare rischi di impantanarsi su questioni politiche e di poco conto se confrontate con le conseguenze umanitarie date dal loro utilizzo. È di fondamentale interesse per l'umanità che questo Trattato possa ricevere il più ampio supporto dalla comunità internazionale. Nel settantesimo anniversario, che cade quest'anno, dell'approvazione delle Convenzioni di Ginevra avete un grande compito e una grande opportunità: chiedere insieme alla Croce Rossa Italiana, ai sindaci italiani e alla società civile che il Presidente Conte firmi al più presto il Trattato per la proibizione delle armi nucleari. Si tratta – per utilizzare le parole del Presidente dell'Assemblea Generale dell'ONU, Tijjanni Muhammad-Bande – di un'azione a difesa della vita.
  Grazie per l'attenzione.

  PINO CABRAS. Ho molto apprezzato questa relazione dell'avvocato Valastro, a partire dall'asse del ragionamento, un riferimento storico e preciso che un valore profondo – sicuramente per un'intera generazione, poi forse si è un po’ perduto – e cioè il ricordo dell'importanza di Hiroshima, di quell'evento che è uno spartiacque della storia: c'è un prima e un dopo Hiroshima nell'umanità. Hiroshima ha spostato la guerra dal campo della razionalità a un campo in cui c'è l'alba dell'autodistruzione dell'umanità, e questo cambia l'agenda politica. Di questo era consapevole una generazione che si era confrontata con quel punto alto del dramma della seconda guerra mondiale e con gli albori poi della guerra fredda, una generazione che aveva presente il rischio dell'olocausto nucleare, che quindi assieme alla costruzione di apparati sempre più potenti che potevano garantire e rafforzare quel rischio, avvertivano il pericolo e quindi sviluppavano degli anticorpi politici, nel senso di una consapevolezza collettiva. C'è stata una stagione – quella della distensione – che è frutto di questo ripensamento profondo.
  Questa cosa un po’ si è persa, la consapevolezza della potenza delle armi nucleari è rimasta in chi le possiede, tant'è vero le forze politiche dei Paesi dotati di arma nucleare non lo dimenticano mai, e nelle loro azioni c'è una politica nucleare, c'è un condizionamento nella valutazione delle situazioni geopolitiche in funzione di questa potenza. Questa cosa, secondo me, si è persa in altri Paesi, tra cui l'Italia. Mentre c'erano fortissimi movimenti che ragionavano sul rischio nucleare sino a trenta anni fa, e qualche coda c'è stata poi con dei movimenti in occasione della guerra all'Iraq, adesso c'è una caduta di consapevolezza anche del mondo politico. Non si è discusso, ad esempio, in Italia della fine del Trattato sui missili a medio raggio (Intermediate-Range Nuclear Forces-INF). Credo che ci sia proprio una questione generazionale di mancato confronto su questa problematica, quindi è importantissimo ed è il benvenuto qualsiasi movimento che riaccenda i riflettori su questo tema, perché veramente il rischio non è finito, c'è una corsa al riarmo che ha assunto nuovo vigore negli ultimi anni; lo dicono i dati del Stockholm International Peace Research Institute che son stati citati, lo dice la messa Pag. 8in discussione dei trattati che garantivano un certo tipo di controlli. Il fatto, poi, che non ci sia più il trattato INF può favorire una proliferazione della diffusione di missili a testata nucleare in tutta Europa, con le conseguenze enormi che questo può comportare, perché significa che il tempo di decisione di un leader dotato di arma nucleare rispetto a un pericolo che registrano i macchinari è di pochissimi minuti, e sono dei minuti che possono segnare la fine di interi Paesi. Oltre Hiroshima, a me ha sempre spaventato la storia di Nagasaki, che non era il primario obiettivo di quel bombardamento: era un'altra città, però quel giorno era coperta di nuvole e la decisione di far morire decine di migliaia di persone si è spostata su un'altra località. Quindi decisioni così enormi sulla vita, sull'umanità sono appese ad automatismi che rischiamo di avvitarsi su se stessi e che devono essere controllati.
  L'idea di elaborare un nuovo trattato è positiva, a mio avviso: ci sono esempi in passato che hanno funzionato, ad esempio sulle armi chimiche. Le ultime armi chimiche sono state smantellate dalla Russia appena due anni fa, hanno deciso che non era più un tipo di armamento nell'ambito delle armi di distruzione di massa, e questo è avvenuto nell'ambito di un accordo internazionale. Non tutti hanno ancora adempiuto, però significa che è possibile, che si può creare un movimento giuridico che non giustifichi più il possesso di determinate armi, quindi io sono favorevole a sostenere una discussione su questo in Parlamento. Tra l'altro, abbiamo esempi molto positivi: proprio nel 2018 il Parlamento dello Stato della California ha adottato una risoluzione affinché, a livello nazionale e statale, si ponesse il problema dell'adesione degli Stati Uniti al Trattato sul bando delle armi nucleari, quindi credo che sia un tema fondamentale per l'umanità, è un tema politico di primo piano.

  YANA CHIARA EHM. Ringrazio anch'io e mi associo a quello che ha detto il collega Cabras, da una prospettiva forse un po’ diversa, cioè quella di una persona più giovane. Io sono nata nel 1990, probabilmente una parte di vicende storiche non le ho vissute direttamente, quindi per me, ma per tutte le nuove generazioni, sono un po’ storia. Invece, quello di cui ci rendiamo conto è che si tratta di una tematica più viva e importante che mai, che ha visto in primis una disinformazione totale e un non coinvolgimento delle nuove generazioni, proprio perché persiste un po’ l'idea che si tratti ormai un capitolo passato, mentre sotto c'è un nuovo capitolo che si sta aprendo, magari una corsa alle armi nucleari.
  D'altro canto, c'è stata una fase nella quale le armi nucleari avevano un indubbio valore deterrente, e dunque il loro possesso veniva in qualche modo giustificato, e poi si sono fatti i vari trattati, tra cui quello di non proliferazione, per cui siamo passati alla fase del «Non è più necessario». Adesso stiamo ritornando a quest'idea che forse il nucleare può essere di nuovo uno strumento di protezione del proprio Paese; occorre sottolineare, infine, che c'è molta poca conoscenza: molto spesso, parlando di questa tematica – e ne parlo troppo poco, purtroppo, con i miei coetanei – mi rendo conto che tantissimi, per esempio, non sanno che in Italia, nelle basi americane, ci sono delle testate nucleari: tantissimi non lo sanno, quindi è come se fosse una cosa lontana, e invece ce l'abbiamo proprio sul nostro territorio. Quindi, personalmente, ritengo molto utili le campagne di sensibilizzazione, ben venga anche diventare promotori, ben venga soprattutto promuovere il concetto che un mondo senza il nucleare è possibile. Mi ricordo benissimo quando abbiamo ospitato in Commissione una delegazione di amici israeliani: in quella occasione ho lanciato una provocazione: «Perché non firmate il Trattato di non proliferazione nucleare, diventandone così promotori a livello globale?»
  Io personalmente credo che questa sia la strada da percorrere: essere più consapevoli, più coscienti di questa problematica, e anche informare opportunamente le nuove generazioni, che denotano un certo distacco rispetto a questi temi.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie mille all'avvocato Valastro e al Comitato per la Croce Rossa per quest'audizione che Pag. 9apre, credo, un capitolo di possibile lavoro per questa Commissione e questo Comitato, considerato che la Presidente è particolarmente interessata. Accogliamo – io lo accolgo pur essendo fuori quota – anche l'appello «generazionale» che avete rivolto alla nostra Commissione, effettivamente piuttosto giovane.
  Io credo che occorra riflettere seriamente sull'adesione italiana al Trattato in questione, anche perché sono tanti Paesi che stanno facendo una transizione energetica, stanno uscendo dal nucleare e non si capisce, invece, perché sul tema della proliferazione delle armi non si possa cominciare ad avanzare questa tematica. Sapete che il punto più difficile per l'adesione dell'Italia riguarda gli obblighi in sede NATO, e vorrei capire se – dal punto di vista della campagna e del lavoro che sta facendo Croce Rossa, e immagino anche le altre associazioni che sostengono la campagna – si stia cercando un'interlocuzione in sede NATO e che tipo di risposte si stiano avendo, per quanto possa valere la sede NATO visti gli eventi degli ultimi giorni.
  La seconda domanda riguarda i risultati che state avendo rispetto alla vostra campagna in sede europea, quali risposte state ricevendo dai Parlamenti, dai Governi. Anche i numeri che Lei riportava sull'adesione delle città sono molto incoraggianti, ma poi in sede governativa ovviamente c'è un blocco molto forte, e quindi anche in sede parlamentare; a chi possiamo rivolgerci per allargare la nostra iniziativa? Quali sono i Parlamenti che si stanno mostrando più sensibili? Quali sono i possibili alleati che possiamo trovare tra gli altri Paesi europei, meglio se membri della NATO?

  ROSARIO MARIA GIANLUCA VALASTRO, vicepresidente della Croce Rossa Italiana. Grazie. Vi ringrazio tutti per i vostri interventi e per la vostra attenzione sulle risposte. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa sta avendo dei colloqui costanti con i Governi nazionali, perché poi l'interlocuzione istituzionale con gli Stati ce l'ha o il Comitato o la Federazione Internazionale, a seconda delle competenze. Nel caso di specie questa è un'iniziativa a livello di trattato e di diritto umanitario internazionale, quindi è proprio una competenza tipica del Comitato Internazionale, che sta avendo una serie di incontri, anche con i soggetti che rientrano all'interno dell'Alleanza atlantica. Naturalmente, i risultati di quest'interlocuzione sono ancora abbastanza riservati, diciamo che è in corso un processo: l'azione di advocacy è molto complessa, duratura nel tempo, segue un po’ il detto «Gutta cavat lapidem», quindi ci vorrà un po’ di tempo perché in questo senso si abbiano dei risultati anche fra i Paesi più grandi. Tuttavia, il Comitato Internazionale sta procedendo, c'è stato recentemente un incontro, ad esempio, con il Presidente degli Stati Uniti: non hanno rilasciato alla fine uno statement, un comunicato stampa, ma non ho dubbi che il presidente Maurer ne avrà parlato,.
  Per quanto riguarda i Paesi europei, noi abbiamo avuto l'esempio forte dei Paesi Bassi: la società nazionale olandese, con un'azione all'interno della società civile, ha indotto il Parlamento olandese a votare una mozione che impegnava il Governo a prendere parte ai lavori per il Trattato: poi, ovviamente, assieme ai Paesi partner dell'Unione europea e dell'Alleanza atlantica, il Governo olandese ha votato contro, però è stata una presa di posizione importante. Ci sono anche altre società nazionali e altri Parlamenti – mi riferisco ai Parlamenti nordici – che su questo hanno avviato una loro azione: quindi sicuramente io direi che avere un'interlocuzione a livello europeo con gli altri Parlamenti potrebbe risultare utile per dare un'identità a questo impegno. Ribadisco il nostro punto di vista: questo non è un intervento di carattere politico o ideologico di lotta al nucleare, a favore o contro le potenze, l'Alleanza Atlantica piuttosto che altre, ci mancherebbe altro. questo è un voler accendere i riflettori sulle conseguenze umanitarie di un attacco nucleare: nessun operatore sanitario potrebbe intervenire, e non si sa per quanto tempo, se ci fosse un attacco nucleare. Quindi significa fondamentalmente lasciare un numero indecifrabile di morti e di feriti senza nessuna cura, e questo viola Pag. 10le convenzioni. Questa è la nostra preoccupazione, su questo probabilmente bisogna avere un'interlocuzione con gli altri Parlamenti, perché ci consente di uscire anche da una logica pro/contro. Poi naturalmente, come ho sottolineato, l'appello al Presidente del Consiglio dei Ministri e, inoltre, al Parlamento affinché chieda anche allo stesso Presidente di firmare il Trattato rimane il sollecito principale che noi facciamo, però abbiamo previsto un passo intermedio, ovvero quello dell'impegno dell'Italia, a dicembre, ad adottare la pledge all'interno della Conferenza internazionale della Croce Rossa: si tratta dell'organo più importante del movimento di Croce Rossa, che al suo interno ha sia le società nazionali sia i Governi firmatari delle convenzioni, oltre alla Federazione e al Comitato Internazionale, quindi ci troviamo ad un grande tavolo tutti quanti assieme. In quell'occasione sarebbe auspicabile assumere l'impegno, da parte del Governo italiano, a informare la società civile, in particolare le scuole, sulle possibili conseguenze di un attacco nucleare. Quest'impegno per noi sarebbe già un passo significativo, perché anche se, comprendendo chiaramente gli impegni dell'Italia con le nazioni alleate, non si può immaginare da domani la firma del Trattato, però possiamo immaginare un impegno dell'Italia nell'informazione, nel dare memoria di quello che è stato e soprattutto adeguata sensibilizzazione per quello che potrebbe accadere se ci dovesse essere un attacco nucleare.

  PRESIDENTE. Grazie, avvocato Valastro. Anche in questa sede rinnovo i complimenti per il lavoro che svolgete. Provenendo dal mondo dell'associazionismo, so benissimo l'impegno che c'è alle spalle di un'associazione come la vostra, e soprattutto la sensibilità dell'approccio che avete con il mondo giovanile, che non è per nulla facile. Quindi vi ringrazio doppiamente per questo lavoro e ringrazio anche per tutti gli spunti di riflessione che avete offerto al nostro Comitato. Confrontandoci anche con gli altri colleghi che non hanno potuto partecipare all'audizione, sono certa che faremo, anche delle alla luce degli interventi svolti in questa audizione, un ottimo lavoro in merito alle iniziative che avete portato all'attenzione del Comitato.

  PAOLO FORMENTINI. Un intervento a titolo puramente personale per arricchire la discussione che c'è stata. È stata citata giustamente Hiroshima: massima riconoscenza e massimo appoggio per tutto il lavoro che svolge e ha sempre svolto la Croce Rossa, anche perché io, tra l'altro, sono nato in uno dei Paesi in cui ha avuto origine questo sogno di Henry Dunant, quindi da sempre sono naturalmente vicino alla vostra causa. Capisco da parte della Croce Rossa l'approccio umanitario ed è giusto riflettere su questi temi e risvegliare le coscienze, ma bisogna sempre tenere anche presente che senza armi nucleari noi avremmo assistito ad un conflitto globale ulteriore dopo la seconda guerra mondiale, che abbiamo evitato grazie alla la cosiddetta «deterrenza».

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Formentini. Se non ci sono altri interventi, dichiaro quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.40.