XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta n. 16 di Mercoledì 31 luglio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI.

Audizione del presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU), Ministro Plenipotenziario Fabrizio Petri.
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 3 
Petri Fabrizio , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 3 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 8 
Petri Fabrizio , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 8 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 8 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 8 
Petri Fabrizio , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 8 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 8 
Petri Fabrizio , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 9 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 9 
Petri Fabrizio , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 9 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 9 
Petri Fabrizio , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 10 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
IOLANDA DI STASIO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione del presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU), Ministro Plenipotenziario Fabrizio Petri.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione del presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU), il Ministro plenipotenziario Fabrizio Petri, che saluto e ringrazio per la sua partecipazione ai nostri lavori. Il Ministro Petri è accompagnato dal consigliere Pierfrancesco De Cerchio.
  Segnalo, inoltre, che l'audizione odierna fa seguito a quella già svolta il 6 marzo scorso, in cui era emersa l'opportunità di un ulteriore aggiornamento sull'attività del gruppo di lavoro incaricato di redigere il «Rapporto sullo stato dell'arte dei diritti umani in Italia», che il Governo presenterà prossimamente alle Nazioni Unite.
  Do, quindi, la parola al Ministro Petri affinché svolga il suo intervento.

  FABRIZIO PETRI, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Presidente Di Stasio, gentili onorevoli, colleghi della Camera, vi ringrazio per questa occasione, che fa seguito, come è stato ricordato, all'audizione che avevo fatto il 6 marzo. Sono particolarmente contento di essere qui oggi, perché il percorso che stiamo facendo e che ora vi illustrerò, le stesse Nazioni Unite desiderano, nel loro spirito, che sia condiviso nella maniera più ampia possibile, innanzitutto con le istituzioni del proprio Paese e poi con la società civile.
  Di conseguenza, io vorrei fare una piccola premessa, in cui ricorderei che il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, che ha sede a Ginevra e che è un organo sussidiario dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a decorrere dal giugno 2006 ha sostituito la Commissione dei diritti umani. Il nuovo Consiglio dei diritti umani dal 2006 ha introdotto una procedura di esame della situazione dei diritti umani in tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, denominata «Revisione periodica universale» (Universal periodic review). Questo meccanismo, quindi, esiste dal 2006, precedentemente non esisteva.
  L'aspetto innovativo di questa procedura è quello che dà la possibilità agli Stati di dialogare tra loro sul tema dei diritti umani. Ciò comporta la possibilità, a sua volta, della società civile di poter chiedere agli Stati di intervenire. In altri termini, questa procedura – e questo era l'auspicio quando è stata creata – può favorire il crearsi di un sentire globale sul tema dei diritti umani.
  L'esame dal 2011 ha preso una cadenza quinquennale e si svolge in tre sessioni annuali, di durata bisettimanale, da parte di un apposito gruppo che si chiama «Universal periodic review working group». In ciascuna sessione vengono esaminati sedici Pag. 4Paesi, per un totale di quarantotto Paesi all'anno. L'elenco degli Stati da esaminare è redatto per estrazione a sorte sulla base di una serie di parametri, al fine di assicurare che i Paesi membri del Consiglio siano interessati alla procedura per primi e che in ogni sessione siano presenti i Paesi provenienti da diverse aree geografiche. Questo è il concetto di Universal periodic review.
  La revisione periodica italiana è arrivata al terzo ciclo. L'Italia aveva, infatti, sostenuto il secondo ciclo nell'ottobre 2014. A distanza di cinque anni ora noi sosteniamo il terzo ciclo. L'Italia verrà esaminata la mattina del 4 novembre 2019, nel corso della trentaquattresima sessione del gruppo di lavoro, che durerà dal 4 al 15 novembre. Il rapporto sarà adottato dal gruppo di lavoro al termine della sessione, quindi dopo il 15 novembre.
  Il processo di revisione periodica è minuziosamente disciplinato da una serie di risoluzioni e atti del Consiglio, che recano le procedure, le scadenze e le caratteristiche dei documenti utilizzati. Le sedute sono riprese in diretta dal sistema televisivo delle Nazioni Unite e sono accessibili al pubblico su internet.
  Il processo si svolge in due fasi: una prima fase è nell'ambito del cosiddetto «working group» che vi ho appena citato, dove hanno diritto di parola solo gli Stati, mentre la seduta successiva è quella che avverrà nel primo Consiglio dei diritti umani utile – che nel caso nostro sarà a marzo del 2020 – in cui potranno prendere parola anche le organizzazioni della società civile.
  La prima fase viene condotta sulla base di tre documenti: il Rapporto nazionale redatto dal Governo in una delle lingue ufficiali delle Nazioni Unite – noi lo redigiamo in inglese – della lunghezza massima di 10.700 parole. Noi ora lo stiamo scrivendo e lo invieremo il 2 agosto alle Nazioni unite.
  A seguito dell'invio del nostro Rapporto, il primo dei tre documenti, le Nazioni Unite predisporranno due documenti. Il primo è una cosiddetta «compilation», che raggruppa tutto quello che negli ultimi quattro anni gli organismi delle Nazioni Unite – i comitati istituiti dai trattati e le procedure speciali istituite dal Consiglio di sicurezza – hanno detto nel dialogo col nostro Paese. In seguito faranno un secondo documento, che si chiama «summary» nel quale scriveranno le informazioni sullo stato dei diritti umani che hanno ricevuto da altre entità, normalmente dalla società civile.
  Si tratta – ripeto – di un esame che avrà luogo il 4 novembre e che si baserà su tre documenti. Il Governo italiano ha il compito di redigerne uno, che è appunto il Rapporto. Il dibattito dura tre ore e al termine del dibattito, in cui il segretariato è coadiuvato da una troika di Paesi estratti a sorte – che per l'Italia sono il Sudafrica, l'Australia e la Slovacchia – verrà redatto un Rapporto, che si chiama «Report of the working group». Il Rapporto contiene il cuore dell'esercizio, ovvero le raccomandazioni che gli altri Stati faranno all'Italia. Ovviamente noi poi faremo le raccomandazioni agli altri Stati nelle sessioni che li riguardano, quindi, come dicevo, è un dialogo tra Stati.
  Il giorno 4 novembre, al termine delle tre ore di dibattito, verrà redatto un primo documento, in cui saranno contenute tutte le raccomandazioni fatte all'Italia. Vi spiegherò a breve quante ce ne sono state fatte nel secondo ciclo. Lo Stato interessato, in questo caso l'Italia, potrà decidere quali di queste raccomandazioni accettare e quali non accettare, che in termini onusiani si dicono «noted». Dunque, noi al termine di questo esercizio potremo decidere quali delle raccomandazioni che ci sono state fatte accettare e quali no; oppure possiamo decidere di aspettare e di fare questa scelta, come è normale che sia, nel mese di marzo, quando si arriverà alla seconda fase.
  La seconda fase dell'esercizio della Revisione periodica universale, infatti, è davanti al Consiglio dei diritti umani alla prima sessione utile, che nel caso nostro sarà a marzo del 2020. In questo caso l'Italia può presentare un documento, che si chiama «addendum», nel quale diremo, spiegandone le ragioni, le raccomandazioni che accettiamo e quelle che, invece, non accettiamo. Al termine del dibattito, che dura un'ora e nel quale potrà prendere Pag. 5parola anche la società civile, verrà concluso il percorso.
  La cosa fondamentale è che noi dobbiamo presentare il nostro Rapporto al massimo dieci settimane prima della discussione, quindi il termine scade il 5 agosto. In conformità a questa necessità, il nostro comitato responsabile per la redazione del Rapporto ha creato un gruppo di lavoro, che ha lavorato nel corso degli ultimi sei mesi per la redazione del documento e ha poi fatto un lavoro di outreach con la società civile. Abbiamo avuto un incontro il 10 luglio a Roma e ora ne abbiamo in programma un altro – dobbiamo ancora fissare la data – a Ginevra con la società civile internazionale, proprio per illustrare i contenuti del nostro Rapporto.
  Per quanto riguarda la sessione del 4 novembre, che è quella più importante, riteniamo che ovviamente ci sarà un interesse molto marcato verso il nostro Paese e ci saranno sicuramente importanti delegazioni di altri Paesi che parleranno e porranno questioni. Normalmente è un percorso di tre ore, particolarmente ritmato. I Paesi hanno possibilità di parlare per due o al massimo tre minuti e fare domande, ogni venti minuti viene data la possibilità allo Stato di rispondere e, come dicevo, alla fine di questo percorso si farà la lista delle raccomandazioni, che poi l'Italia potrà accettare o meno entro il mese di marzo successivo.
  Ci tengo a dire qui che, anche se il dibattito può sollevare questioni difficili e controverse, il tono generale è sempre improntato alla cortesia diplomatica, tipica dei contesti onusiani, quindi non è mai un dibattito particolarmente acceso sotto il profilo dei toni.
  Per quanto riguarda il percorso successivo, come dicevo, alla prima sessione utile, che avverrà a marzo, a Ginevra, presso il Consiglio dei diritti umani, ci sarà un'ulteriore discussione. In questo caso sarà aperta alla società civile, ma sarà una discussione solamente di un'ora. Al termine di questa discussione, e sulla base della scelta del nostro Paese di quali raccomandazioni accettare e quali non accettare, verrà concluso il percorso.
  Questo per quanto riguarda il percorso. Se è d'accordo, presidente, io parlerei ora del contenuto del nostro Rapporto che noi, come ripeto, tra pochi giorni invieremo alle Nazioni Unite. Il rapporto verrà poi pubblicato sul sito delle Nazioni Unite, normalmente circa tre settimane o un mese prima della discussione, assieme ai due documenti che le Nazioni Unite devono preparare, quindi bisogna dare il tempo all'ONU di preparare i documenti e poi tutto verrà messo on line e sarà pubblico.
  Come dicevo, il documento comporta una necessità di redazione molto complessa, perché non può superare le 10.700 parole, cioè in sostanza quindici-sedici pagine, e in queste 10.700 parole noi dobbiamo rispondere a parecchie cose.
  Infatti, noi stiamo andando al terzo ciclo e in questo rapporto dobbiamo illustrare quello che l'Italia ha fatto nel corso degli ultimi cinque anni sulla base delle raccomandazioni che ci erano state formulate nel secondo ciclo. Nel secondo ciclo all'Italia erano state formulate 186 raccomandazioni, di cui l'Italia ne aveva accettate 176 e ne aveva annotate dieci. Pertanto, noi dobbiamo dare informazioni in merito a 186 domande, che però sono poi raggruppate in temi.
  Devo dire che grazie all'importante lavoro compiuto nel corso di questi anni dal Parlamento, in realtà, sono state approvate numerosi leggi. Cito, per esempio, la legge sulla tortura, la legge sui minori non accompagnati, la legge sulle unioni civili. Sono tutte leggi che consentono al nostro Paese – mi permetto veramente di dirlo con un certo orgoglio, soprattutto nel ringraziarvi – di arrivare al terzo ciclo avendo risposto alla quasi totalità delle richieste.
  Cos'è che è ancora in via di attuazione? Ci sono solamente 23 raccomandazioni sulle quali non abbiamo ancora finito di rispondere e che sono in via di attuazione e che riguardano la creazione di una Commissione nazionale indipendente sui diritti umani. Tutte queste 23 raccomandazioni concernono questo tema. Noi sappiamo che nella passata legislatura era stato esaminato Pag. 6 un disegno di legge, però non era stato concluso l’iter. In questa legislatura è stata già avviata una discussione, che attualmente è alla Commissione Affari costituzionali della Camera.
  Ovviamente noi riportiamo questi dati nel Rapporto e riteniamo che quando saremo a Ginevra su questo tema verranno fatte altrettante raccomandazioni. Ho già avuto modo di esprimermi in altre circostanze, sia nell'audizione del 6 marzo sia nelle audizioni che avevo fatto nella passata legislatura, sia in convegni che abbiamo organizzato sul tema – in particolare un convegno a Trento nel novembre dell'anno scorso, a cui ha partecipato l'onorevole Di Stasio, che ringrazio, insieme ad altri deputati; inoltre, abbiamo partecipato anche a un convegno organizzato a gennaio dal CeSPI: in tutte queste occasioni e convegni focalizzati su questo tema – e lo ribadisco qui oggi – abbiamo espresso il vivo auspicio, come Comitato interministeriale per i diritti umani, che effettivamente l'Italia possa dotarsi di una Commissione nazionale indipendente sui diritti umani, che al momento rimane l'unico vero grande tema strutturale per quanto riguarda il percorso dei diritti umani nel nostro Paese.
  A questo proposito, ricordo che ormai una buona maggioranza di Paesi al mondo – più di centoventi – ha una tale istituzione, anche se non tutte sono veramente indipendenti, ma sicuramente il fatto significativo è che l'Italia al momento non ha nessuna istituzione in materia di diritti umani.
  Tuttavia, nel suo complesso l'Italia – ci tengo a ribadirlo – è riuscita nel corso di questi cinque anni, da quando siamo stati esaminati l'ultima volta, ad assolvere a quasi tutte le richieste che erano state fatte da parte degli altri Stati.
  Per quanto riguarda, invece, i contenuti più specifici, voglio ricordare – e lo dico perché è un grosso lavoro che abbiamo fatto – che nel 2017 abbiamo redatto un rapporto di medio termine. Dato che il nostro Paese crede molto nel dialogo col sistema delle Nazioni Unite, il Comitato interministeriale ha deciso – e questa è una scelta volontaria – di non aspettare cinque anni per rappresentare quello che veniva fatto, ma nel 2017 avevamo già elaborato un primo documento per le Nazioni Unite, un mid-term report, che illustrava quello che era stato fatto nei primi due anni.
  Dunque, quest'anno, per scrivere il nuovo Rapporto, ci siamo basati innanzitutto sul lavoro che avevamo fatto nel 2017. Eravamo partiti da lì, però con una bella differenza, perché il Rapporto di medio termine, essendo su base volontaria, non ha limite di parola, quindi era un Rapporto di 30 mila parole; quello che dobbiamo mandare ora, invece, come vi dicevo, è un Rapporto disciplinato in maniera molto rigorosa da risoluzioni delle Nazioni Unite e non può superare le 10.700 parole.
  Per redigere questo Rapporto abbiamo creato un gruppo di lavoro, di cui hanno fatto parte tutte le amministrazioni membri del CIDU, nonché varie direzioni del Ministero degli affari esteri e abbiamo sentito anche entità esterne, ad esempio i garanti. In questo percorso abbiamo anche avuto un primo incontro con il vostro Comitato, il 6 marzo scorso.
  Il Rapporto è composto dalle seguenti sezioni. Ci tengo a precisare che segue alla lettera le indicazioni delle Nazioni Unite, proprio perché volevamo dimostrare che ci teniamo. Non è un obbligo, quindi altri Paesi, anche altrettanto importanti dell'Italia, hanno deciso di non rispettare il guidance delle Nazioni Unite, noi abbiamo, invece, preferito rispettare le linee guida delle Nazioni Unite.
  Il rapporto è composto innanzitutto da una sezione in cui si parla del processo di preparazione, ovvero quello che vi sto raccontando oggi. Nella seconda parte si parla dell'attuazione delle raccomandazioni derivanti dal secondo ciclo. In questo caso noi, come vi dicevo, le abbiamo quasi tutte rispettate, tranne quelle in via di attuazione che riguardano la Commissione nazionale indipendente. Vi è poi una sezione dedicata ai cosiddetti «voluntary pledges». L'Italia ha assunto degli importanti pledges quando a ottobre dell'anno scorso siamo stati eletti nel Consiglio dei diritti umani. Infatti, l'Italia in questo triennio è membro Pag. 7del Consiglio dei diritti umani, quindi nel nostro Rapporto abbiamo ricordato i pledges che l'Italia ha assunto nel quadro della sua candidatura al Consiglio dei diritti umani. Infine, c'è una sezione finale in cui gli Stati sono invitati, ovviamente in maniera succinta, a far presente quali possono essere a loro giudizio i temi innovativi e le nuove sfide, sia a livello nazionale sia a livello internazionale.
  Per quanto riguarda la materia vera e propria, voglio ricordarvi solo alcuni aspetti, dirli tutti prenderebbe troppo tempo. Noi abbiamo ricordato la cornice istituzionale-normativa della nostra Costituzione e abbiamo sottolineato – è sempre molto importante ricordarlo – che la Costituzione italiana era coeva alla Dichiarazione universale dei diritti umani. Infatti, la nostra Costituzione fu adottata il primo gennaio 1948, la Dichiarazione universale il 10 dicembre 1948 e risulta, anche dai lavori preparatori della dichiarazione universale, che i primi tredici articoli della Costituzione italiana ispirarono molto i lavori del terzo comitato presieduto da Eleanor Roosevelt che stava predisponendo la redazione della Dichiarazione universale. Noi lo sottolineiamo.
  Ricordiamo, in particolare: le più recenti ratifiche internazionali; la creazione dell’authority per il garante dei diritti delle persone private dalla libertà personale, il cosiddetto «meccanismo nazionale di prevenzione»; la formazione in materia di diritti umani delle forze dell'ordine e di sicurezza; l'uso di indicatori in materia di diritti umani; le istituzioni e misure in materia di lotta alla discriminazione razziale o etnica; gli sviluppi normativi e operativi in materia di sicurezza della persona, comprese le misure contro la violenza di genere; gli sviluppi legislativi in materia di amministrazione della giustizia, lotta all'impunità, garanzie procedurali, detenzione e misure alternative; la partecipazione alla vita pubblica e politica; la proibizione delle forme contemporanee di schiavitù; il diritto alla privacy e alla vita familiare; i diritti economici, sociali e culturali; i diritti di specifiche persone o gruppi vulnerabili, quali donne, minori, persone con disabilità, minoranze, migranti, LGBT. Ricordiamo, inoltre, gli sviluppi in materia di costituzione della Commissione nazionale indipendente in materia di diritti umani (purtroppo in questo caso si tratta di sviluppi ancora in corso); il tema del caporalato; il tema delle punizioni corporali nei confronti dei minori; l'attuazione dei voluntary pledges, come dicevo, assunti in cornici onusiane in materia di diritti umani.
  Per quanto riguarda le questioni nuove emergenti, ricordiamo in particolare due temi: donne, pace e sicurezza, su cui, anche grazie agli interventi di questo Comitato e della Commissione Affari esteri della Camera, l'Italia ha avuto dei finanziamenti triennali che sono stati estesi per un ulteriore anno, al 2020. L'altro tema che abbiamo ricordato nel Rapporto è l'istituzione del reddito di cittadinanza, che è una misura particolarmente significativa anche sotto il profilo dei diritti umani.
  Per quanto riguarda, invece, le sfide internazionali, che a nostro avviso non possono essere portate avanti da uno Stato solo, ma richiedono un lavoro di cooperazione in seno alla comunità internazionale, abbiamo ricordato l'Agenda di sviluppo sostenibile, la tematica emergente e importantissima del business & human rights e poi la famosa e importantissima campagna italiana per l'abolizione della pena di morte.
  Adesso noi entriamo in una fase particolarmente complessa come Comitato interministeriale, perché presentiamo il Rapporto questa settimana. Come dicevo, il Rapporto andrà alle Nazioni Unite e verrà reso pubblico quando le Nazioni Unite avranno redatto i due documenti che devono corredarlo, ma noi abbiamo cominciato già il percorso di preparazione alla sessione del 4 novembre e abbiamo, quindi, già chiesto a tutte le amministrazioni competenti di preparare schede specifiche, che poi sarà nostra cura sistematizzare e tradurre in inglese, e che dovremo portare con noi nel corso del dibattito.
  Ovviamente come Comitato interministeriale dei diritti umani ci auguriamo che la composizione della delegazione italiana – lo abbiamo già detto a tutte le amministrazioni – sia al più alto livello possibile Pag. 8per quanto riguarda i funzionari. Naturalmente, come dicevo, abbiamo già chiesto oltre sessanta schede che toccano tutti i possibili temi.
  Abbiamo avuto pochi giorni fa l'incontro con la società civile. L'incontro è avvenuto il 10 luglio, è stato un incontro molto importante, c'erano numerosissime associazioni, anche internazionali – tra cui SeaWatch – ed è stato un incontro che ci ha permesso di capire meglio quali potranno essere i temi che verranno sollevati in sede di discussione a Ginevra.
  Come vi dicevo, nel corso della discussione non verrà consentita la parola alle organizzazioni, sarà condotta solo dagli Stati, ma ovviamente i documenti che verranno redatti dalle Nazioni Unite terranno conto anche delle indicazioni emerse nei contatti che le Nazioni Unite tengono con la società civile. Noi sappiamo anche da questa discussione che ci saranno una serie di tematiche che verranno sollevate, che sono naturalmente intuitive. Per il Comitato che presiedete, le conoscete già tutti bene. Saranno una serie di tematiche che probabilmente toccheranno la questione dei migranti, la questione delle minoranze, la questione dei discorsi d'odio, la questione dell'istituzione di una commissione indipendente sui diritti umani e, ovviamente, la violenza di genere. Questi sono i temi che ci sono sembrati più ricorrenti, ma poi dovremo vedere il 4 novembre che cosa succederà in sede di discussione.

  PRESIDENTE. Io avrei una domanda. In relazione alle tematiche individuate, vorrei sapere se ci fosse qualche macro-tema che si potesse collegare alla questione ambientale e alla sfida climatica, che, come sappiamo, è anche strettamente legata al fenomeno delle migrazioni climatiche, sotto il profilo dei diritti umani.

  FABRIZIO PETRI, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Presidente, la ringrazio moltissimo della domanda, perché nella parte finale, nel quadro dell'Agenda 2030, c'è ovviamente anche questo tema ed è questa la ragione per cui è molto importante fare le audizioni.
  Naturalmente, nel quadro delle 10.700 parole – noi siamo già a 10.699 – sarà mia cura far sì che questo tema risulti chiaramente enunciato. Lo è già, però magari potremmo dargli maggior risalto, inserendo una frase a sé stante. Comunque il tema è toccato nel quadro dell'Agenda 2030, ovviamente sono sfide globali, però in questo quadro io mi riprometto di controllare ancora meglio e magari evidenziare con due o tre parole in più, cioè con una frase a sé stante, l'importanza che diamo proprio al tema ambientale.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLO FORMENTINI. Conscio del fatto che davvero siamo già a 10.699 parole, mi chiedo se si riesca a far menzione del nuovo Fondo che è stato istituito dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per i cristiani perseguitati.

  FABRIZIO PETRI, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Devo controllare, perché non sono sicurissimo che sia stato menzionato, comunque la ringrazio onorevole, perché ovviamente è questo il punto dell'esercizio: in 10 mila parole l'importante è dare una fotografia che dica quello che è stato fatto. Non si preoccupi, troveremo la maniera di togliere qualche articolo, qualche congiunzione, e troveremo quelle due righe per menzionare il Fondo per il sostegno diretto alle minoranze cristiane perseguitate nelle aree di crisi.

  YANA CHIARA EHM. Grazie anche da parte mia. Devo dire che tutti i macro-temi che ha menzionato prima sono sicuramente tematiche fondamentali per il nostro Paese.
  Io mi allaccio a quanto detto dal collega Formentini, sia sulla questione dei cristiani, ma in generale sulla particolare attenzione alle minoranze. Abbiamo fatto in questi mesi un lavoro molto attento sulla questione dei cristiani, ma anche sulle minoranze, Pag. 9 come quella yazida e via dicendo, quindi c'è la necessità in questo momento storico di porre una particolare attenzione di protezione verso le minoranze di vario tipo nel mondo.
  Proprio oggi discuteremo probabilmente in Aula una mozione per l'istituzione di un tribunale internazionale contro i crimini di Daesh e proprio lì viene sottolineata l'importanza di porre un'attenzione particolare a tutte le minoranze cristiane, ma anche musulmane, che sono state perseguitate da Daesh.
  C'è un altro punto che non so quanto c'entri, però sarei molto curiosa di conoscere la sua opinione. Non ho ben capito in che ambito si inserisce la decisione da parte degli Stati Uniti – o almeno così hanno annunciato – di rivedere i diritti umani fondamentali. Io ovviamente ho provato ad approfondire, ma poi non ho dato seguito, quindi può anche essere che era semplicemente una questione marginale, però vorrei, se è possibile, avere una sua opinione al riguardo.

  FABRIZIO PETRI, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Per quanto riguarda il suggerimento, vi ringrazio tantissimo. Ovviamente metteremo un commento al Fondo che è stato istituito e lo collocheremo, nei limiti delle parole, in un contesto di sensibilità che il nostro Paese ha verso le comunità che soffrono all'estero. Noi su questo tema abbiamo lavorato molto nel passato, anche come Comitato.
  Per quanto riguarda, invece, la pena di morte, devo fare una premessa. Non vorrei che sembrasse che vengo qui a fare il professore, però è una premessa necessaria. Nel Comitato che io presiedo noi seguiamo quello che l'Italia fa, sul territorio nazionale, in materia di diritti umani e ovviamente, dato che noi abbiamo la famosa moratoria sulla pena di morte, l'abbiamo ricordata tra le cose che per noi sono importanti.
  Quello che Lei ha sollevato è un punto importantissimo. Il giorno in cui gli Stati Uniti andranno a fare la loro revisione periodica universale, il terzo ciclo – non so quando sarà – noi potremmo fare dei rilievi. Tuttavia, quella sarà una scelta che dovrà fare il Ministero degli affari esteri, perché io sono presidente di un Comitato interministeriale, che è collocato agli esteri, e tuttavia è un Comitato interministeriale, mentre le scelte di politica estera competono ovviamente al Ministro degli esteri.
  Quando si tratta di una questione simile, in sede di revisione periodica universale, quando si arriva a un Paese come gli Stati Uniti, l'Italia deve decidere se vuole o no fare della raccomandazioni. A quel punto si porrà il tema che Lei solleva. Questo però è molto importante, perché serve a far capire come questo meccanismo di revisione periodica universale sta creando un dialogo tra Stati sul tema dei diritti umani. Ovviamente è in una fase ancora iniziale, non sono neanche quindici anni che c'è, però sono percorsi molto importanti perché consentono di riflettere. Personalmente io sono per la non violenza, quindi sono totalmente contro la pena di morte.

  PRESIDENTE. Prima di concludere segnalerei che nella precedente UPR (Universal periodic review) il Parlamento è stato coinvolto, quindi auspicherei che in qualche modo anche quest'anno ci possa essere la possibilità per un rappresentante di questo Comitato di seguire le fasi di maggior rilievo.

  FABRIZIO PETRI, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. La ringrazio moltissimo, riporterò questa richiesta al nostro Ministero, perché la scelta della delegazione ovviamente non spetta solo a me, ma confermo assolutamente che nel secondo ciclo era presente un esponente del Parlamento. Non credo – ma questo non dipende da noi, dipende dalle norme onusiane – che ci sia, però, la possibilità di intervenire, però lo controlleremo, perché ovviamente l'interlocutore è il Governo. Tuttavia – lo dico per ora a titolo personale, ma credo di interpretare anche il sentire del Ministero – sarebbe molto importante una presenza.

  PRESIDENTE. Era scontato, intendevo una presenza come osservatore, magari non mi sono espressa adeguatamente.

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  FABRIZIO PETRI, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. No, presidente, la verità è che si tratta di meccanismi che sono molto sofisticati e nessuno li conosce perfettamente, neanche noi stessi. Ogni volta dobbiamo approfondire ogni cosa. Comunque, la richiesta è assolutamente legittima e credo che sarebbe anche un bel segnale che si dà alla nazione Italia e ad altri Paesi membri del Consiglio dei diritti umani. Con l'occasione, dico che noi dovremmo mandare normalmente a inizio ottobre la composizione della delegazione, quindi c'è tutto il tempo. Per quello che mi riguarda io dico già sì, devo confermare sulla base delle istruzioni e devo sentire gli altri membri del Comitato e il livello politico ovviamente, ma non credo ci saranno problemi.

  PRESIDENTE. Ringrazio tutti i partecipanti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.10.