XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Giovedì 25 ottobre 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fassino Piero , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

Audizione di rappresentanti del Cambodia National Rescue Party (CNRP).
Fassino Piero , Presidente ... 3 
Rainsy Sam , ex presidente del Cambodia National Rescue Party ... 4 
Fassino Piero , Presidente ... 6 
Zucconi Riccardo (FDI)  ... 6 
Fassino Piero , Presidente ... 6 
Boldrini Laura (LeU)  ... 6 
Cabras Pino (M5S)  ... 7 
Lupi Maurizio (Misto-NcI-USEI)  ... 7 
Carelli Emilio (M5S)  ... 7 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 8 
Fassino Piero , Presidente ... 8 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 8 
Fassino Piero , Presidente ... 9 
Rainsy Sam , ex presidente del Cambodia National Rescue Party ... 9 
Fassino Piero , Presidente ... 10 
Tioulong Saumura , rappresentante del Cambodia National Rescue Party ... 10 
Fassino Piero , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
PIERO FASSINO

  La seduta comincia alle 12.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Cambodia National Rescue Party (CNRP).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno del giorno reca l'audizione di rappresentanti del Cambodia National Rescue Party.
  Saluto i nostri ospiti, Sam Rainsy, Saumura Tioulong, Men Sothavarin, Michel Khauv e Thierry Buth, membri del Cambodia National Rescue Party, che sono accompagnati da Matteo Angioli, componente del Consiglio generale del Partito radicale, da Laura Hart, rappresentante alle Nazioni Unite del Partito radicale, e dal senatore Roberto Rampi. A tutti formulo il benvenuto della nostra Commissione.
  La nostra Commissione ha avviato un'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani contro le discriminazioni, ed è nell'ambito di quest'indagine che oggi svolgiamo quest'audizione.
  Ricordo che il Cambodia National Rescue Party è nato nel 2012 dalla fusione del Partito del signor Rainsy, che è qui con noi, con il Partito dei diritti umani. La vicenda politica e personale dell'onorevole Rainsy, una delle principali personalità politiche della Cambogia, è segnata da una lunga attività a sostegno dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
  Nel 2009, l'onorevole Rainsy è stato condannato a 11 anni di prigione in contumacia. Costretto all'esilio in Francia, Rainsy è stato poi dichiarato ineleggibile alle elezioni del 2013.
  Abbiamo ritenuto di accogliere la richiesta di quest'audizione, perché la Cambogia è un Paese nel quale si pone in modo critico il tema del rispetto dei diritti umani e del rispetto delle libertà democratiche fondamentali.
  La Cambogia, come sapete, è una monarchia costituzionale parlamentare, governata da 33 anni da un ex esponente dei Khmer rossi, Hun Sen, che guida il Partito popolare cambogiano. Recentemente si sono svolte elezioni, vinte dal Partito popolare cambogiano e dai suoi partiti alleati, che detengono il cento per cento dei seggi nell'Assemblea nazionale e nel Senato. Il fatto che la coalizione di governo che si presentava agli elettori abbia ottenuto il cento per cento getta un'ombra molto pesante sulla regolarità delle elezioni e sul rispetto di quegli standard democratici che sono fondamentali e che hanno uno dei pilastri nel riconoscimento di un ruolo e di una rappresentanza parlamentare anche delle forze di opposizione.
  Prima di queste elezioni, nel novembre 2017, quindi giusto un anno fa, con una sentenza della Corte suprema, presieduta da un membro del Governo, si è decretato lo scioglimento del Partito dell'onorevole Rainsy e vietato a 118 esponenti politici del medesimo Partito di svolgere attività politica.
  Sempre nel corso del 2017, il presidente del Partito dell'onorevole Rainsy, Kem Sokha, è stato arrestato con l'accusa di Pag. 4tradimento, che comporta, qualora sia condannato, una condanna a trent'anni di carcere. Le Nazioni Unite hanno dichiarato arbitraria questa detenzione e, sulla base di questa dichiarazione delle Nazioni Unite, Kem Sokha è stato rimesso in libertà condizionale lo scorso 10 settembre, ma ovviamente in attesa di essere giudicato.
  Tutto questo configura, mi pare, in modo evidente una situazione critica e difficile, caratterizzata da uno scenario che vede frequenti atti di repressione nei confronti dell'opposizione politica, di giornalisti, di sindacalisti, di attivisti dei diritti umani. Per questo, abbiamo ritenuto che fosse utile, nell'ambito della nostra indagine, accogliere la richiesta che ci è pervenuta di un'audizione con l'onorevole Rainsy.
  Detto questo per inquadrare la nostra audizione, io mi fermo e lascio la parola al nostro ospite.

  SAM RAINSY, ex presidente del Cambodia National Rescue Party. Presidente, onorevoli deputati, a nome della mia delegazione vorrei esprimere la mia sincera gratitudine per aver organizzato quest'audizione, per la vostra partecipazione e per il vostro interesse, la vostra compassione rivolta al popolo cambogiano. Siamo molto riconoscenti ai parlamentari italiani, perché già l'anno scorso, il 12 ottobre 2017, ho avuto l'onore di partecipare a un'audizione organizzata da questa stessa Commissione. Il 20 dicembre dello stesso anno, la Commissione affari esteri ha adottato una risoluzione che condannava con fermezza la deriva totalitaria della Cambogia.
  Più recentemente, nell'ambito dell'Unione interparlamentare, a Ginevra, il 18 ottobre la delegazione parlamentare italiana ha preso la parola per denunciare le violazioni dei diritti umani in Cambogia, ed è stata solo la delegazione italiana ad alzare la voce per difendere la democrazia cambogiana. Per questo, ringrazio veramente i parlamentari italiani. Siamo qui in tre parlamentari e apprezziamo molto la solidarietà tra parlamentari di tutto il mondo.
  Io ho fondato il primo partito di opposizione in Cambogia ed è stato molto difficile. Uscivamo dall'era comunista e tutti avevano paura. Io ero solo quando ho fondato questo partito di opposizione. Sono sfuggito anche a diversi tentativi di assassinii, mentre ottanta dei miei collaboratori sono stati uccisi, molti sono dovuti fuggire all'estero, ma pian piano la democrazia si è radicata o, perlomeno, il partito di opposizione si è radicato una elezione dopo l'altra, e il mio partito ha rafforzato le sue forze. Siamo passati da un deputato a quindici, poi a ventinove, e nelle ultime elezioni a centoquindici. Eravamo praticamente alla pari con il partito al potere. Questa crescita era continua, costante.
  Quando eravamo ancora in Parlamento, c'erano soltanto due partiti: il partito dell'attuale Primo ministro, che è al governo da 33 anni, e che ha mantenuto quindi il suo potere per un tempo lunghissimo; l'altro era il partito di opposizione che io dirigevo all'epoca.
  Il partito del governo di Hun Sen ha avuto paura di questo rafforzamento dell'opposizione, e quindi ha deciso semplicemente di dissolvere, di sciogliere il partito dell'opposizione. Sciogliendo il partito di opposizione, è rimasto soltanto il partito al potere. Non c'è da sorprendersi, quindi, se poi ha vinto il cento per cento dei seggi nel Parlamento, alla maniera sovietica.
  Il leader del partito politico attuale è stato imprigionato per un anno e adesso è agli arresti domiciliari, ma non può fare nulla, non può incontrare i suoi ex colleghi e gli è stato detto che, se continua a svolgere attività politica, tornerà in prigione.
  Sono ricomparso, quindi, sulla scena come fondatore dell'ultimo partito di opposizione, che è nato dalla fusione con il Partito dei diritti umani. Ebbene, noi abbiamo cercato di dare un nuovo slancio, ed è per questo che il partito al potere ha avuto paura.
  Dicevo che ho ripreso la scena per fare in modo che l'attuale leader del nostro partito, Kem Sokha, sia liberato, il nostro partito sia ristabilito nei suoi diritti, perché è stato sciolto per motivi mendaci, accuse di alto tradimento, ma assolutamente infondate. Volevamo ottenere il potere attraverso le elezioni, come qualsiasi altro partito democratico. Pag. 5
  Ai centodiciotto rappresentanti principali del nostro partito è stato vietato di svolgere un'attività politica. Non possiamo fondare un nuovo partito. Chiediamo soltanto di ristabilire il nostro partito e i nostri diritti di fare attività politica. È inammissibile, in qualità di parlamentari, che le nostre posizioni, ottenute attraverso il suffragio universale, siano state «confiscate». I nostri seggi, infatti, ci sono stati strappati e redistribuiti ai partiti al potere e a partiti satellite del partito principale. Non siamo più rappresentati, quindi, nell'Assemblea nazionale, mentre prima praticamente il cinquanta per cento degli elettori aveva votato per noi. Sono stati gli elettori stessi a essere privati dei dirigenti, dei rappresentanti che loro avevano scelto.
  Il ruolo dell'Italia può essere fondamentale in questo momento, perché l'Italia non ha interessi strategici particolari nella regione, quindi una posizione dell'Italia è sicuramente rispettata e trasparente.
  Vorrei anche parlarvi di un trattato internazionale. Alla fine della Guerra fredda, nel 1989, la comunità internazionale si è interessata alla Cambogia perché abbiamo conosciuto il genocidio da parte dei Khmer rossi, con due milioni di morti, un'invasione straniera, la guerra civile. La comunità internazionale ha deciso di aiutarci. Le Nazioni Unite hanno organizzato un'operazione, la maggiore della storia, per sostenerci.
  C'è stata una conferenza internazionale sulla Cambogia, che ha chiesto all'epoca alla Cambogia di adottare una democrazia liberale pluralista attraverso elezioni libere ed eque, ma purtroppo questo non è stato rispettato. Nelle ultime elezioni, infatti, non c'è stata la partecipazione delle opposizioni, e quindi non sono elezioni autentiche e il regime non è certo una democrazia liberale. Siamo privati delle nostre libertà fondamentali e non esiste certo una democrazia pluralista, perché siamo tornati a un sistema di partito unico, come all'epoca della Guerra fredda.
  Tra i Paesi che hanno firmato gli Accordi di Parigi, c'erano Paesi europei, in particolare la Francia, il Regno Unito e altri tre Paesi che si sono aggiunti – il trattato era aperto a ulteriori firmatari – e cioè la Germania, i Paesi Bassi, che hanno firmato dopo, e la Polonia.
  Penso che sia venuto il momento per altri Paesi, attraverso il sostegno di parlamentari come voi, di firmare gli Accordi di Parigi. In particolare, se il Governo italiano potesse firmare questo Trattato di Parigi, che è ancora aperto alla firma, sarebbe un modo per tornare sulla strada della democrazia.
  C'è una condanna internazionale, e infatti le Nazioni Unite hanno condannato la situazione attuale, l'Unione europea ha condannato e anche sanzionato la Cambogia per la situazione attuale. Si stanno anche mettendo a punto delle sanzioni commerciali. A livello europeo, la sanzione riguarda l'abrogazione dei privilegi commerciali, che, secondo le norme dell'Unione europea, possono essere accordati a Paesi poveri, ma a condizione che questi rispettino i diritti umani e il sistema democratico. Questo è proprio sancito dall'accordo tra l'Unione europea e la Cambogia.
  È, però, evidente che ci sia ora una deriva totalitaria che obbliga l'Unione europea a sospendere questi accordi. L'Unione europea ha concesso ancora sei mesi alle autorità cambogiane per ristabilire la democrazia prima di applicare effettivamente queste sanzioni. Noi speriamo, in questi sei mesi, e chiediamo all'Italia, che si facciano maggiori pressioni sul Governo cambogiano e che si firmi il Trattato di Parigi per lanciare un segnale forte, per far comprendere che la comunità internazionale, la comunità delle Nazioni democratiche, parla con un'unica voce e opera in favore del ristabilimento della democrazia in Cambogia.
  Grazie, quindi, a voi tutti per il vostro interesse e grazie per l'aiuto che vorrete offrire alla Cambogia perché ritrovi la democrazia.
  La Cambogia resta un Paese molto povero, tra i più poveri del mondo, e questo per l'assenza di democrazia. I nostri governanti sono tra i più corrotti del mondo, secondo Transparency International. Anche Freedom House e Reporters Sans Frontières hanno detto che il livello di libertà è tra i Pag. 6peggiori nel mondo, quindi pochissima libertà ed enorme corruzione. Si è parlato di un «cleptogoverno» con riferimento al Governo cambogiano.
  È necessario ristabilire la democrazia per ristabilire lo Stato di diritto, il buon governo e permettere al popolo della Cambogia di conoscere un futuro migliore. Grazie ancora.

  PRESIDENTE. Grazie, Monsieur Rainsy. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  RICCARDO ZUCCONI. Intervengo per testimoniare la vicinanza di Fratelli d'Italia alla lotta di chi vuole riportare in Cambogia un regime in cui vengono perfettamente rispettati i diritti civili e lo Stato di diritto, così come ci è stato segnalato, sottolineando anche che è perfettamente inutile, ad esempio, che si mandino degli osservatori nel momento in cui si svolgono le elezioni quando la Corte suprema ha provveduto precedentemente a eliminare qualsiasi partito di opposizione.
  Allo stesso modo, la posizione di far decadere in generale una certa preferenza commerciale che era stata accordata o di minacciare sanzioni, che però poi non arrivano mai ad essere effettive, secondo noi non è la politica giusta.
  Io credo che l'evidenza dei numeri che sono stati citati da Rainsy, il fatto che in Parlamento, su centoventicinque componenti, centoventicinque appartengano al partito governativo, il fatto che la corruzione ponga la Cambogia ai primi posti di una classifica, il fatto che Hun Sen ormai detenga il potere da decenni, testimoniano che l'Europa dovrebbe intervenire.
  L'Italia dovrebbe cominciare con l'aderire a quel Trattato di Parigi di cui sono già firmatari la Polonia, la Gran Bretagna, la Germania e l'Olanda e fare anche in questo consesso tutte le pressioni possibili perché si intraprenda una strada in questo senso.
  Solidarietà, quindi, dal nostro partito e la mia personale. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Chiedo soltanto ai colleghi che intervengono di tener conto che alle 13 è convocata l'Aula.

  LAURA BOLDRINI. Vorrei portare il mio saluto di benvenuto alla delegazione cambogiana, all'onorevole Rainsy, che conosciamo come figura autorevole per le lotte portate avanti da molti anni. Vorrei ringraziarvi per aver illustrato questa situazione con estremi anche molto concreti riguardo alla situazione democratica nel Paese.
  Certamente, un Paese in cui il 100 per cento dei deputati dell'Assemblea nazionale appartiene a un unico partito non può essere chiamato democratico. Esprimo, quindi, la mia solidarietà a voi, che vi state battendo da molti anni per il ripristino dello Stato di diritto.
  Ritengo, sia pure come espressione di un partito di opposizione in questo Paese, che sarebbe assolutamente auspicabile che il nostro Governo si mobilitasse per la sottoscrizione dell'Accordo di Parigi, unendo le forze a quelle degli altri Paesi al fine, appunto, di riuscire ad accompagnare un processo di democratizzazione in Cambogia.
  È chiaro che c'è stato un tradimento dell'Accordo di pace delle Nazioni Unite. Ricordo che, dopo anni di guerra, il Paese doveva avviare questo processo, che doveva essere democratico. Così non è stato.
  Mi auguro che possiate tornare a rivestire il ruolo che vi compete, perché i cittadini cambogiani vogliono questo, vogliono un Paese pluralista e democratico, come Sua Eccellenza ha sottolineato.
  Io penso che la nostra Commissione, presidente, possa fare anche una risoluzione, in merito a quanto da Lei descritto, unendo le forze anche con il Parlamento europeo e con altri Parlamenti che so che si sono mobilitati e hanno aderito a un tipo di azione concreto per fare pressione affinché qualcosa si muova.
  Le sanzioni, sì, sono uno strumento che la comunità internazionale ha a disposizione. Non sempre riescono nel loro intento di far cambiare idea ai regimi, ma sicuramente è l'unico strumento che abbiamo. Spero che non ce ne sarà bisogno, che tra sei mesi ci siano dei segnali di apertura da parte del regime, ma se così non dovesse essere, come in altre circostanze, Pag. 7 ritengo che siano gli unici strumenti a nostra disposizione per far pressione e aiutare il processo di democratizzazione. Grazie.

  PINO CABRAS. Ringrazio i cari ospiti, che credo abbiano descritto bene una situazione abbastanza deteriorata dei diritti umani in Cambogia e, soprattutto, dei meccanismi che possono garantire al meglio i diritti umani.
  Mi viene da dire sempre che la libertà di espressione funziona in modo opposto rispetto agli indumenti vestiti: meno la si usa e più si sgualcisce, si rovina.
  In questo caso, si sta cercando di ridurre gli spazi per l'esercizio di tutti i diritti, delle libertà, e questo deteriora sempre più le condizioni di una democrazia, fino a renderla irriconoscibile o a lasciare un involucro.
  C'è da dire che questo tipo di attenzione deve riguardare anche noi, a qualsiasi latitudine. Mi ha colpito che, tra le solidarietà che ci sono state nei vostri confronti, ci sia ad esempio quella della Polonia. È un bene, ma ad esempio in Polonia c'è una personalità politica, un ex deputato, Mateusz Piskorski, che dal 2015 è in prigione con accuse che sembrano la fotocopia di quelle che sono state formulate nei confronti del vostro leader, e sono accuse che non sono state formalizzate da un giudice, è una specie di detenzione amministrativa. A tutte le latitudini, quindi, dobbiamo sempre stare molto attenti alle condizioni di libertà di espressione e di normale funzionamento della politica.
  Sono d'accordo, quindi, che il tema venga posto con una certa attenzione e che si faccia anche qualche pressione internazionale, che appunto si eserciti il diritto di parola anche da parte nostra perché non si spenga l'informazione corretta su questa vicenda.

  MAURIZIO LUPI. Ovviamente anche il mio intervento è volto a esprimere il ringraziamento per la vostra presenza e la mia solidarietà personale e anche istituzionale. Mi sembra che valutare la proposta, dopo quest'audizione, di una risoluzione della Commissione che possa rafforzare e tradurre questa solidarietà in un indirizzo politico possa essere una strada da percorrere.
  Per quanto mi riguarda, vorrei farle una domanda. Le chiedo scusa del ritardo con cui sono arrivato, per cui magari ha già risposto e quindi potrebbe rafforzare la risposta. È evidente che la Cambogia è un piccolo Paese molto dipendente economicamente, in particolare in alcuni settori, dalla comunità internazionale. È altrettanto evidente che la comunità internazionale può fare molto da questo punto di vista sia col Trattato di Parigi, sia in termini di Unione europea e sanzioni, ma anche in termini di pressioni economiche verso il regime proprio per far comprendere come non possano viaggiare insieme regime e repressione e, contemporaneamente, commercio e aiuto, fondamentale, da parte dell'Occidente.
  Mi risulta che recentemente ci sia stata riguardo al regime una protesta molto dura da parte della Svezia, che è uno dei partner commerciali più importanti della Cambogia, proprio perché non risulta accettabile.
  Oltre alle cose che ha già detto, su Accordi di Parigi e Unione europea, che cosa l'Italia può fare e come la comunità internazionale può intervenire in maniera ancora più consistente per far sentire la sua voce?
  Mi interesserebbe anche capire il ruolo dei Paesi circostanti, confinanti, in particolare il ruolo della Cina, attore non indifferente, da quanto mi risulta, anche nel rapporto con il regime, ed eventualmente degli altri Paesi confinanti. Sono tutti «alleati» e supportano il regime o c'è qualche crepa all'interno? Grazie.

  EMILIO CARELLI. Ringrazio anch'io i colleghi deputati della Cambogia per questo report che ci hanno fatto sullo stato dei diritti calpestati in Cambogia. Naturalmente, hanno la solidarietà dei colleghi della Commissione.
  Condivido anche che dobbiamo prendere in seria considerazione la proposta della presidente Boldrini per un'eventuale risoluzione da parte nostra, ma anch'io mi Pag. 8ponevo una domanda, e in questo l'onorevole Lupi mi ha un po’ preceduto.
  Oltre a fare pressioni sul Governo italiano perché firmi gli Accordi di Parigi, al di là delle eventuali sanzioni economiche, che poi però sappiamo sempre essere anche un'arma a doppio taglio, che cosa potrebbe fare l'Italia, in concreto, di più per aiutare la Cambogia a risolvere questo problema dei diritti calpestati e della mancata democrazia?
  Inoltre, ho una curiosità. So che il Vietnam ha avuto un ruolo importante nella vostra storia degli ultimi cinquant'anni, con periodi di lunga occupazione eccetera: allora mi domando in questo momento qual è il vostro rapporto col Vietnam, che per l'Europa ha un significato simbolico, antico, fermo agli anni 1960-1970, e alla guerra degli Stati Uniti). In questo momento dal punto di vista dei diritti umani come vi rapportate col Vietnam?

  IVAN SCALFAROTTO. Dirò davvero soltanto una parola, anche per ringraziare da parte del gruppo del Partito democratico gli ospiti per la loro presenza e naturalmente per significare la nostra vicinanza, non soltanto politica ma anche umana, legata ai destini di tante persone in Cambogia, un Paese che ha molto sofferto in passato e che evidentemente ancora oggi non ha trovato la strada, che tutti auspichiamo che possa percorrere, di una piena democratizzazione.
  Aggiungo che la vostra presenza è preziosa per tutti noi, perché ci induce sempre a riflettere su quanto delicato sia il meccanismo democratico e quanto si tenda talvolta a darlo per scontato, mentre le garanzie democratiche e la libertà sono un bene sempre in bilico, sempre in pericolo, e bisogna essere a ogni latitudine estremamente attenti a salvaguardare le conquiste di democrazia.
  Lo dico perché noi stessi in Europa, che siamo stati così abituati a immaginare la nostra area geografica come un continente dove le democrazie sono ormai radicate e stabilizzate, stiamo vivendo una fase nella quale sentiamo parlare di cose come le democrazie illiberali. C'è un vento che tende in un certo senso a indebolire, svuotandola dall'interno, la democrazia.
  Dunque, la vostra presenza qui oggi ci consente, non soltanto di riflettere sui destini del popolo cambogiano e di esprimere la nostra volontà di essere vicini al popolo cambogiano, ma anche di riflettere su quanto sia talvolta instabile e prezioso quel seme importante che è la libertà.

  PRESIDENTE. Prima di passare la parola all'onorevole Rainsy, vorrei anch'io porre una questione che è già stata posta. Quale può essere l'influenza dello scenario continentale? In particolare, è già stato richiamato qual è l'influenza della Cina su questa questione. Io aggiungo: quale può essere il ruolo dell'ASEAN, l'Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico? Io ricordo, per essermene occupato, che l'ASEAN ebbe un ruolo positivo nel favorire un'evoluzione democratica della Birmania. Oggi l'ASEAN può svolgere un ruolo? Quale ruolo può svolgere?
  Inoltre, noi sappiamo che l'India è particolarmente attenta al principio di non interferenza e, quindi, tende ad avere un atteggiamento passivo, però è la più grande democrazia del mondo ed è la più grande democrazia di quell'area. Esercita un ruolo o non lo esercita?
  Vorrei capire qual è lo scenario di area, in quanto noi possiamo sollecitare il Governo italiano anche ad assumere iniziative nei confronti di Paesi che possono essere in grado di influenzare e di incidere sulla situazione.
  Infine, rispetto alla proposta che è stata avanzata dalla presidente Boldrini di una possibile risoluzione, la esamineremo, ovviamente la sottoporrò alla presidente Grande, e credo che se c'è il consenso delle forze politiche potremmo rapidamente adottare questo atto.

  PAOLO FORMENTINI. Vorrei solo esprimere la posizione del nostro partito. Ovviamente anche noi speriamo che si ripristinino le libertà politiche e di associazione il prima possibile e che si riescano ad abrogare quelle norme che oggi di fatto impediscono la partecipazione attiva alla vita politica. Pag. 9
  Quanto all'ultima risoluzione votata dal Parlamento europeo, anche il nostro partito l'ha votata e, quindi, anche noi la sosterremo qui in Commissione.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Rainsy per la replica.

  SAM RAINSY, ex presidente del Cambodia National Rescue Party. Grazie per le vostre domande, che ci permettono di ampliare un po’ il dibattito, analizzando anche il livello regionale e internazionale.
  La Cambogia, contrariamente alla Birmania, dipende enormemente dagli aiuti internazionali. La Birmania è stata in autarchia per decenni, ma la Cambogia da quando è stata ristabilita la pace dipende per la sopravvivenza dagli aiuti internazionali. Io sono stato Ministro delle finanze nel primo Governo di coalizione e posso dirvi che senza gli aiuti nessun regime può sopravvivere.
  È, quindi, questa l'influenza che può esercitare la comunità internazionale sul regime di Hun Sen, che non può permettersi di non tener conto delle raccomandazioni e delle pressioni della comunità internazionale.
  Per quanto riguarda la possibilità di sanzioni, personalmente penso che una minaccia seria di sanzioni sia sufficiente, perché Hun Sen sa benissimo che non può fare a meno degli aiuti internazionali, anche se dice che non gliene importa nulla, però, se la comunità internazionale parla con una sola voce e in particolare tutti i firmatari dell'Accordo di Parigi dicono che bisogna rettificare la situazione, altrimenti prenderanno delle misure, questo avrà un effetto. La comunità internazionale, però, deve essere univoca. L'Italia deve, quindi, firmare l'Accordo di Parigi. Questo sarebbe un segnale importante.
  Hun Sen dice anche che gli aiuti internazionali degli occidentali sono meno vitali per il Paese, perché è aiutato dalla Cina. Questo è importante. Dobbiamo, però, tener conto che la Cina non può sostituire l'Occidente. Pensiamo ai mercati. La principale industria della Cambogia, su cui si basa l'economia, è il tessile, quindi vestiti e scarpe, che rappresenta l'80 per cento delle esportazioni. Pertanto, se ci sono problemi con il tessile, tutta l'economia va a fondo.
  L'Unione europea rappresenta il 40 per cento del mercato dei tessili e gli USA il 30 per cento, mentre la Cina non compra da noi, perché è un concorrente, in quanto a sua volta vende tessili in Europa e negli Stati Uniti. Di conseguenza, la minaccia di sanzioni commerciali fa veramente paura al Governo, anche se il Governo non lo ammette, e la comunità economica è molto preoccupata, quindi bisogna rafforzare questo messaggio.
  La Cina aiuta ma lo fa in maniera controversa, perché concede dei prestiti senza trasparenza e senza condizioni rispetto ai diritti umani e, quindi, favorisce la corruzione, perché è tutto nascosto. Come deputato posso dirvi che io non so quanto il Governo cambogiano prenda in prestito dalla Cina. Gran parte di questo denaro poi ritorna in Cina, questi prestiti vengono gonfiati, ma i benefici per il Paese sono molto dubbi o comunque molto limitati.
  Alcuni Paesi della regione, per esempio la Malesia, si sono resi conto di questa situazione. In Malesia l'opposizione ha vinto le elezioni. Il partito precedente era da sessant'anni al potere, invece ora l'opposizione si è imposta. Dunque, la popolazione si sta evolvendo e questo vale anche per la Cambogia: se ci fossero delle elezioni libere, la popolazione voterebbe in favore dell'opposizione.
  La Cina ha una politica di neocolonialismo, perché penetra nei Paesi dell'Asia e dell'Africa a condizione che questi governi autoritari siano corrotti. Dunque, l'autoritarismo e la corruzione insieme sono molto favorevoli alla penetrazione della Cina e purtroppo questo è il caso della Cambogia; ma quando il Paese diventa democratico, come è stato il caso della Malesia, allora vengono rivisti tutti i contratti non trasparenti che il governo precedente aveva firmato con la Cina.
  Quello che è preoccupante rispetto alla Cina è anche che non rispetta il diritto internazionale, il diritto marittimo e la libertà di navigazione. Applica una politica espansionista, egemonica in tutta la regione, Pag. 10 i mari le appartengono e nessuno può navigare liberamente. Questo minaccia la sicurezza di molti Paesi nella regione. Il Giappone ovviamente si sente minacciato, come pure Taiwan, le Filippine, l'Indonesia, l'Australia, la Thailandia, ma anche l'India, senza parlare del Vietnam, che è in prima linea.
  Le regole del gioco e i rapporti di forza stanno cambiando. Oggi il Vietnam si sta avvicinando agli Stati Uniti per cercare di limitare la Cina nella sua espansione. La Cambogia in questo quadro si allinea con la Cina, a causa della situazione della democrazia nel mio Paese. Hun Sen diventa sempre più autoritario, quindi l'Occidente prende le distanze rispetto alla Cambogia, la quale si avvicina sempre di più alla Cina, diventandone un alleato.
  La Cina, però, a sua volta obbliga la Cambogia a rompere la solidarietà all'interno dell'ASEAN. I dieci Paesi dell'ASEAN dovrebbero sempre dimostrarsi uniti rispetto alla Cina, ma la Cina ha comprato Hun Sen – che ha bisogno di soldi facili dalla Cina – e quest'ultimo sostiene la Cina nella sua politica egemonica espansionista, che è una minaccia per la sicurezza di molti Paesi della regione.
  Dunque, le regole del gioco in questa parte del mondo stanno cambiando e penso che questo aspetto della politica estera dovrebbe andare in favore di un ristabilimento della democrazia in Cambogia, perché un Governo democratico è sicuramente più indipendente e non avrebbe più bisogno della Cina, ma di buone relazioni con tutti, anche con il Vietnam.
  Attualmente ci sentiamo più vicini al Vietnam perché gli interessi fondamentali del Vietnam esigono che la Cambogia sia più indipendente rispetto alla Cina e non si allei con quest'ultima contro il Vietnam stesso. Dunque, le relazioni tra l'opposizione della Cambogia e il Vietnam sono ottime e continueranno a migliorare in futuro.
  Gli investimenti cinesi in Cambogia non hanno ricadute positive sulla Cambogia: portano operai, ingegneri, materiali, anche il cibo per gli operai. Viene tutto dalla Cina, non comprano niente in Cambogia, quindi tutti i soldi ritornano in Cina. Spesso gli operai presenti in Cambogia non sono persone molto raccomandabili, fanno parte della mafia, sono un po’ delle gang che iniziano a vivere in Cambogia creando delle difficoltà.
  La prima industria della Cambogia è diventato il riciclaggio del denaro sporco. Naturalmente un Governo compiacente come quello di Hun Sen favorisce questi movimenti di fondo, questi traffici illeciti, anche di stupefacenti. Tutto passa attraverso la Cambogia, ma naturalmente il popolo cambogiano soffre di questa situazione.
  Avete parlato anche dell'India. L'India ha firmato il Trattato di Parigi. Tutti i nove Paesi limitrofi della Cambogia hanno firmato i trattati, comprese l'India e l'Australia. Anche i cinque Paesi del Consiglio di sicurezza dell'ONU hanno firmato il Trattato di Parigi. Di conseguenza, invitiamo l'Italia a firmare questo trattato, per creare un blocco di sostegno.
  A proposito dell'Indonesia, invece, è il vero unico Paese democratico del Sud-Est asiatico, è la più grande nazione musulmana e ha svolto un ruolo in Birmania, giustamente. Quando sono stato recentemente in Indonesia ho avuto la percezione che l'Indonesia vuole svolgere un ruolo di leadership regionale per promuovere la democrazia nella regione. Questo è positivo. L'Indonesia e la Francia erano co-presidenti della Conferenza sulla Cambogia che ha portato all'Accordo di Parigi, quindi c'è un insieme di nazioni democratiche che collaborano.

  PRESIDENTE. Gli altri membri della delegazione vogliono prendere la parola?

  SAUMURA TIOULONG, rappresentante del Cambodia National Rescue Party. Dieci secondi soltanto per ringraziare voi colleghi parlamentari qui presenti per averci dimostrato la vostra solidarietà. Questo ci incoraggia molto nella nostra lotta in favore della libertà. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a voi per la vostra presentazione. Discuteremo all'interno della Pag. 11Commissione su quanto Lei ci ha detto e su quanto ha affermato l'onorevole Boldrini. Adottare una risoluzione è un'idea da valutare. Noi indicheremo anche quali sono i punti principali su cui sollecitiamo il Governo italiano a prendere posizione, attraverso delle iniziative che comprendano anche l'adesione all'Accordo di Parigi, unendosi alla posizione della Francia e degli altri Paesi.
  Esprimiamo ancora la nostra solidarietà e resteremo in contatto per poter dare seguito a questo incontro.
  Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.55.