XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 29 di Martedì 24 novembre 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fassino Piero , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'AZIONE INTERNAZIONALE DELL'ITALIA PER L'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Audizione, in videoconferenza, del Direttore Esecutivo del World Food Programme (WFP), David Beasley.
Fassino Piero , Presidente ... 3 
Beasley David , Direttore Esecutivo del ... 4 
Fassino Piero , Presidente ... 7 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 7 
Fassino Piero , Presidente ... 8 
Beasley David , Direttore Esecutivo del ... 8 
Fassino Piero , Presidente ... 9 
Suriano Simona (M5S)  ... 9 
Fassino Piero , Presidente ... 9 
Beasley David , Direttore Esecutivo del ... 9 
Fassino Piero , Presidente ... 9

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Popolo Protagonista - Alternativa Popolare (AP) - Partito Socialista Italiano (PSI): Misto-PP-AP-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PIERO FASSINO

  La seduta comincia alle 14.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  L'odierna audizione è stata svolta consentendo la partecipazione da remoto, in videoconferenza, oltre che degli auditi anche dei parlamentari. In proposito, ricordo che per i deputati partecipanti da remoto è necessario che risultino visibili alla Presidenza, e quindi che accendano le videocamere e, quando intervengono, il microfono.

Audizione, in videoconferenza, del Direttore Esecutivo del World Food Programme (WFP), David Beasley.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'azione internazionale dell'Italia per l'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l'audizione in videoconferenza del Direttore Esecutivo del World Food Programme, David Beasley.
  Saluto e ringrazio per la disponibilità il Direttore e saluto anche la dottoressa Ute Klamert, Assistant Executive Director, il dottor Daniel Rugholm, Deputy Director, e la dottoressa Jihan Jacobucci, Government Partnership Office, che sono collegati in videoconferenza. Saluto e ringrazio, inoltre, l'Ambasciatore Lomonaco per il sostegno assicurato alla Commissione nell'organizzare questo appuntamento con le Agenzie del polo romano delle Nazioni Unite.
  Il World Food Programme, istituito a Roma nel 1962, è l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare per combattere la fame. Nelle emergenze interviene per prestare soccorso alle vittime di guerra di conflitti civili e disastri naturali. Una volta conclusa l'emergenza aiuta le persone a ricostruire la propria vita e quella della comunità in cui vivono, con un particolare focus sullo sviluppo della resilienza alimentare.
  Per i suoi sforzi nel combattere la fame, per il suo contributo nel migliorare le condizioni per la pace nelle aree colpite da conflitti e per la sua azione per prevenire l'uso della fame come arma di guerra e di conflitto, il World Food Programme è stato recentemente insignito, come sappiamo, del Premio Nobel per la Pace 2020. L'audizione odierna è motivo, pertanto, di particolare onore e orgoglio per questa Commissione, che figura tra l'altro tra i pochissimi organi parlamentari al mondo dotati di strumenti ad hoc sui temi della lotta contro la fame del mondo e per la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo del millennio, poi divenuti Obiettivi di sviluppo sostenibile. Per questo specifico impegno le Nazioni Unite hanno anche tributato un riconoscimento a questa Commissione della Camera dei deputati.
  Ciò detto, nel 2019 l'assistenza del World Food Programme ha raggiunto 97 milioni di persone in ottantotto Paesi; sono stati distribuiti 4,2 milioni di tonnellate di cibo e 2,1 miliardi di dollari in trasferimento di contanti e voucher, che consentono di Pag. 4acquistare il cibo più vicino possibile a dove è necessario, contribuendo anche a sostenere l'economia locale. Particolare attenzione è dedicata al tema della nutrizione infantile, con il progetto dei pasti a scuola che nel 2019 ha coinvolto oltre 17 milioni di bambine e bambini in cinquanta Paesi, spesso nelle regioni più inaccessibili.
  Finanziato interamente da donazioni volontarie, nel 2019 il World Food Programme ha raccolto la cifra record di 8 miliardi di dollari. Lo staff del World Food Programme conta oltre 17 mila dipendenti in tutto il mondo, di cui il 90 per cento si trova nei Paesi in cui l'Agenzia fornisce assistenza. Oltre ad assicurare il necessario supporto logistico per far giungere nel più breve tempo possibile gli aiuti alimentari a destinazione – a Brindisi opera la base ONU di pronto intervento, in grado di raggiungere le aree di crisi nell'arco di ventiquattro o quarantotto ore – il World Food Programme si adopera affinché il programma dell'insicurezza alimentare in contesti di crisi sia posto al centro dell'agenda politica internazionale.
  Il Piano strategico 2017-2021 – che è disponibile sulla nostra piattaforma GeoCamera – allinea il World Food Programme all'Agenda 2030, rendendolo tra i principali attori internazionali insieme alla FAO e all'IFA ad occuparsi dell'Obiettivo 2 di sviluppo sostenibile, ovvero «fame zero», dell'Obiettivo 1, povertà, e dell'Obiettivo 17, partnership e raggiungimento degli obiettivi.
  Fatta questa breve premessa di inquadramento, sono lieto di dare la parola al Direttore Beasley affinché svolga il Suo intervento. Prego, Direttore, a Lei la parola.

  DAVID BEASLEY, Direttore Esecutivo del World Food Programme (WFP). Signor Presidente, grazie. Credo di dover ormai solo rispondere alle domande, perché Lei ha coperto quasi tutto quello che volevo dire.
  Il WFP rappresenta la più grande operazione umanitaria al mondo. Quest'anno abbiamo dato da mangiare a 100 milioni di persone e il nostro bilancio è di 8,4 miliardi di dollari. Abbiamo 20 mila persone sul campo ogni giorno che mettono a rischio la propria vita e questo è uno dei motivi per cui siamo stati insigniti del premio Nobel per la Pace, per tutti gli uomini e le donne che ogni giorno mettono a rischio la propria vita per portare la pace nel mondo. Il Comitato per il premio Nobel ci ha ringraziato e insignito del premio per il lavoro che abbiamo svolto, ma il grosso del lavoro ci attende anche per il 2021, che sarà un anno catastrofico.
  Quando si parla di sicurezza alimentare, fame e povertà in tutto il mondo, 200 anni fa c'erano 1,1 miliardi di persone sul pianeta Terra e il 95 per cento delle persone era in povertà estrema. Quando ho assunto questo mandato, tre anni e mezzo fa, il numero di persone sulla Terra era di 7,6 miliardi e il numero di persone in estrema povertà era meno del 10 per cento, quindi sono stati compiuti enormi progressi negli ultimi duecento anni; sono state distribuite maggiori ricchezze, sono state aiutate più persone, sono stati progettati e realizzati sistemi in tutto il mondo e queste sono buone notizie, ma le cattive notizie riguardano il raggiungimento dell'Obiettivo «fame zero» entro il 2030, perché purtroppo non ci riusciremo a causa dei conflitti causati dagli uomini. Il 10 per cento delle persone nel mondo che sono in povertà estrema devono essere ancora raggiunte, ma i numeri continuano a crescere in termini di estrema fame e insicurezza alimentare, per lo più a causa di conflitti causati dall'uomo, come nel Sud Sudan, in Siria e nello Yemen, per citare alcuni dei Paesi in cui operiamo. Quindi l'80 per cento dei nostri finanziamenti è in aree di conflitto.
  Tre anni e mezzo fa il numero di persone che soffrivano la fame acuta era di 80 milioni; non si tratta delle persone che la sera vanno a letto a stomaco vuoto, perché in quel caso si parla di numeri completamente diversi; mi sto riferendo a coloro che letteralmente erano sull'orlo della fame e quel numero è salito vertiginosamente: Pag. 5 negli ultimi tre anni e mezzo è balzato a 130 milioni di persone, a causa di conflitti causati dagli uomini, a causa di uragani, cicloni, siccità, inondazioni, quindi a causa di condizioni meteorologiche estreme, come per esempio nella regione del Sahel. A queste cause si aggiungono anche sistemi di governance fragili, soprattutto in Africa.
  Alla fine del 2019 si pensava che il 2020 sarebbe stato l'anno peggiore per crisi umanitarie dalla creazione delle Nazioni Unite e dalla fine del secondo conflitto mondiale e ora dico quali sono i motivi alla base di tale previsione: tutto ciò è stato prima che la calamità delle cavallette del deserto colpisse l'Africa, e prima che il COVID-19 colpisse il mondo. Adesso, a causa del COVID-19 il numero di persone sull'orlo della fame è passato da 135 milioni a 270 milioni. Quindi affrontiamo una situazione catastrofica e preoccupante in tutto il mondo. Seguendo la direzione su cui siamo, non arriveremo alla «fame zero» entro il 2030, ma se riusciamo a porre fine alle guerre, allora possiamo riuscire anche a porre fine alla fame in tutto il mondo.
  Ad aprile parlai al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e Tony Blair, dal Regno Unito, mi aveva chiamato qualche settimana prima che io parlassi al Consiglio di Sicurezza e mi chiese come vedevo la situazione mondiale, non solo riferendomi a uno o due Paesi. Io gli dissi che ero molto preoccupato che i leader del mondo decidessero sul COVID-19 in un vuoto e assumessero decisioni isolate: dissi che in questo caso la cura rischiava di essere peggiore della malattia e che avremmo dovuto decidere sulla pandemia sanitaria, ma insieme ad altre pandemie, come quella della fame per esempio, altrimenti ci sarebbe stata una catastrofe globale. Tony Blair mi disse che nessuno aveva avuto la mia lungimiranza e io gli dissi che vedevo che in tutto il mondo c'erano tendenze varie in vari Paesi; lui mi consigliò di dirlo al Consiglio di Sicurezza, ed io lo feci. Ad aprile dissi: «Dobbiamo essere attenti e dobbiamo affrontare entrambe le pandemie allo stesso tempo, quella della fame e quella sanitaria, altrimenti la cura sarà peggiore del male.».
  Lavorando con i leader del mondo abbiamo conseguito enormi progressi, soprattutto per il COVID-19: come ricorderete, il settore del trasporto aereo era stato bloccato. Alcuni hanno dovuto occuparsi della logistica per trasportare e distribuire i kit per i test, le mascherine, le tute e i respiratori, così come i passeggeri, dagli ambasciatori agli operatori sanitari e ai medici. Qualcuno doveva occuparsi di questi spostamenti logistici e l'abbiamo fatto noi, perché il World Food Programme è noto per questa capacità logistica di gestione. Ci siamo impegnati e abbiamo iniziato a trasportare e distribuire forniture e persone in tutto il mondo. Alcuni hanno detto che siamo stati la compagnia aerea più attiva durante il picco della pandemia, quando l'aviazione civile era bloccata. Quel che so per certo è che abbiamo trasportato più di 20 mila persone, abbiamo trasportato più di 85 mila metri cubi di merci e di forniture, abbiamo raggiunto più di 168 località in tutto il mondo e abbiamo collaborato con Ethiopian Airlines, con Alitalia e con altre compagnie aeree, che ora stanno riprendendo la loro attività e stanno riducendo la pressione su di noi facendosi carico nuovamente dei trasporti commerciali, in modo che noi possiamo concentrarci nuovamente sulle consuete attività che ci caratterizzano.
  Noi diamo da mangiare a circa 100 milioni di persone e abbiamo circa 8,4 miliardi di dollari di bilancio in termini di entrate. A causa del COVID-19 il numero di persone che ho citato sta passando da 135 milioni a 270 milioni e suddividendo questo numero per Paesi, vediamo che le nostre necessità si raddoppiano, perché avremmo bisogno di 15 miliardi di dollari per il prossimo anno. La buona notizia è che i Paesi non vogliono venir meno ai propri impegni, ma le cattive notizie sono che alcuni Paesi, i grandi donatori, non hanno stanziato così tanta parte del loro denaro in misure per il rilancio economico. Pag. 6
  Siamo stati in grado di evitare la carestia nel 2020 per alcuni fattori molto importanti e li voglio citare per pensare a come procederemo nel 2021. Nel 2020 la maggior parte del denaro che abbiamo ricevuto si basava sulle analisi economiche e di bilancio del 2019, quando l'economia era forte a livello globale e le produzioni economiche erano a buoni livelli. Poi è arrivato il COVID-19. Avevamo quel denaro a disposizione e molti dei Paesi hanno fornito finanziamenti extra, spendendo anche 17 trilioni di dollari per misure di rilancio, lavorando con noi in molti altri modi, per esempio per il debito dei Paesi a medio e basso reddito, per un valore complessivo di 1 trilione di dollari.
  Quindi abbiamo chiesto agli istituti di credito e ai Paesi donatori di posticipare il rimborso dei debiti affinché i Paesi a medio e basso reddito potessero utilizzare il rimborso del debito per finanziare i servizi sanitari così come programmi e reti di sicurezza; Paesi che, altrimenti, avrebbero vissuto una vera catastrofe. Se non fossimo lì a lavorare con i Governi e con i cittadini, avremmo tre circostanze: ci sarebbe la carestia, la destabilizzazione e flussi migratori di massa. Se invece siamo strategicamente e in maniera efficace nei posti dove è necessario che siamo, riusciremo ad evitare la carestia, la destabilizzazione e riusciremo ad evitare il rischio della migrazione di massa. E questo è l'impatto che il WFP ha nei singoli Paesi.
  Pensiamo alla Siria qualche anno fa, quando la comunità internazionale non è riuscita ad agire in tempo. Quando si dà da mangiare a 100 milioni di persone, come facciamo noi, se dovessi pensare al vostro quartiere, al vostro vicinato per due anni riuscirei ad avere il polso della situazione, saprei cosa pensa la gente, perché noi monitoriamo e interpelliamo sempre le persone.
  Prima di lasciare la Siria, un siriano si sposterebbe all'interno del Paese tre o quattro volte e lascerebbe la Siria solo se non ci fossero cibo e poi pace e sicurezza. Un elemento interessante è stato rappresentato dai siriani che non volevano lasciare la Siria. Noi a Damasco diamo un pasto ad una persona per 50 centesimi. Quello stesso siriano potrebbe finire a Berlino, a Londra o a Bruxelles, e allora il pacchetto umanitario di sostegno costerebbe tra i 50 e i 100 euro al giorno.
  È molto più costoso reagire dopo che accadono i fatti, ovvero organizzare misure di intervento. Ecco cosa abbiamo cercato di fare nella regione del Sahel e in altri luoghi del mondo. Il mio obiettivo, quando sono arrivato, è sempre stato quello di lasciare il WFP senza lavoro, in altre parole fare in modo che non ci sia più bisogno di noi: questo significherebbe, infatti, che un giorno saremo riusciti a fornire sostenibilità e resilienza e che avremo raggiunto i nostri obiettivi.
  A proposito del Sahel, ho detto a molti leader europei: «Se siete preoccupati per la Siria, una nazione con 21 milioni di persone, pensate all'intero Sahel, dall'Atlantico al Mar Rosso, dove ci sono diverse centinaia di milioni di persone.». Noi abbiamo soluzioni sul campo. Quando siamo arrivati nel Sahel, non abbiamo semplicemente fornito prodotti alimentari, ma abbiamo riabilitato le comunità e i terreni, abbiamo riconquistato e bonificato 75 mila acri di terra, perché il terreno era degradato, abbiamo lavorato con i beneficiari, abbiamo riabilitato le terre, li abbiamo aiutati nelle tecniche di coltura per la raccolta dell'acqua, ad esempio attraverso le mezzelune.
  Ricordo di essermi trovato un giorno su una collina con una donna, che partecipava al progetto «Food for Asset», per cui noi fornivamo i prodotti alimentari e i beneficiari contribuivano a ricostruire la comunità. La donna mi disse: «Mr Baisley, prima ricevevamo solo cibo; non abbiamo mai voluto sostegni dall'esterno. Vogliamo essere aiutati a diventare autosufficienti. Ora ci avete insegnato a recuperare la nostra terra, per cui io non dipendo più da voi, sono in grado di dar da mangiare alla mia famiglia e al mio villaggio e comprerò altra terra e la rivenderò.». Era un'imprenditrice, una donna straordinaria che riflette, a mio avviso, lo spirito di coloro che combattono, che rientrano Pag. 7 in quel 10 per cento di persone a cui mi riferivo, quelle che cercano di far tornare i conti e vogliono essere autosufficienti.
  Abbiamo anche un programma di fornitura di pasti nelle scuole che ha consentito di ridurre i flussi migratori, ridurre il tasso di matrimoni e gravidanze precoci, e anche il reclutamento di locali da parte di Al Qaeda, Boko Haram e altri gruppi terroristici, perché sappiamo che i gruppi estremisti utilizzano il cibo come arma di guerra, arma di divisione e arma di reclutamento, mentre noi lo usiamo come arma di pace, affinché le famiglie possano sostentarsi da sole. Costa molto meno arrivare e cercare di agire prima. Operiamo in posti come il Burkina Faso. È importante che anche la Comunità europea e gli Stati Uniti possano agire insieme e in collaborazione. Questo è molto importante.
  Signor Presidente, c'è tanto altro che vorrei dire, ma intanto La ringrazio per il tempo che mi avete concesso. Oggi non sono a Roma. Come sapete devo impegnarmi per raccogliere finanziamenti. Quattro anni fa raccoglievamo 16 milioni di dollari al giorno e adesso abbiamo raggiunto i 24 milioni, raddoppiando quasi le nostre cifre. L'obiettivo era quello di raccogliere un milione ogni ora. Ci sono arrivato e ora vorrei raggiungere l'obiettivo di 1,8 milioni di dollari l'ora, ventiquattro ore su ventiquattro e sette giorni su sette.
  Ora sono negli Stati Uniti e io stesso sono stato colpito dal COVID-19 in primavera, ma grazie ai miei anticorpi sono guarito e continuo a lavorare per raccogliere denaro. Come sapete a Roma abbiamo diverse migliaia di dipendenti; l'impatto economico che abbiamo in Italia è di circa mezzo miliardo di dollari, tra dipendenti e servizi e prodotti che rendiamo.
  Grazie ancora e spero che possiate trarre vantaggio dal fatto che le tre Agenzie di Roma durante il G20 potranno aiutarvi a mandare un messaggio al mondo a proposito della sicurezza alimentare. L'Italia è il luogo eletto per svolgere questo compito e raggiungere questo obiettivo. A voi la parola e sono a disposizione per eventuali domande e risposte.

  PRESIDENTE. Grazie. Adesso la parola ai commissari. Chi ritiene di intervenire? Chi chiede la parola? Onorevole Ehm.

  YANA CHIARA EHM. Grazie, presidente. Ringrazio molto per questo intervento importante. Sicuramente è un momento molto complicato, è un momento molto complesso e ringrazio anche per essere stato molto franco, in un certo senso per aver ricordato che effettivamente la «fame zero» entro il 2030 è probabilmente impossibile e che il COVID-19 ha messo un'altra sfida per la quale dobbiamo combattere tutti insieme e che sicuramente le sfide saranno sempre di più e non sempre di meno.
  Vorrei fare tre brevi domande. La prima riguarda la questione di conflitto, quindi ovviamente posso mettere insieme la Siria, lo Yemen, il Sahel, l'Afghanistan e anche, di recente, l'Etiopia. Ovviamente vi è una necessità, come ha già detto Lei, di dover ricorrere a misure aggiuntive e far sì che vi sia una diminuzione della sofferenza di fame acuta. I recenti numeri mostrano che invece – come ha detto anche Lei, ma lo voglio ribadire – sulle recenti questioni vi è un aumento esponenziale e non si riesce a ricompensare un aiuto dai numeri che ovviamente aumentano a dismisura. Cosa si può fare di più? Quali sono gli effetti affinché vi possa essere veramente una riduzione del numero e una direzione verso «fame zero»?
  La seconda domanda riguarda invece un aspetto un po' più politico. Lei ovviamente ha ricordato che il World Food Programme lavora grazie ai sostanziosi contributi che anche i Paesi conferiscono. Sicuramente ci sono state anche delle scelte di alcuni Paesi magari di investire di più o di meno in questi anni. Faccio una domanda precisa anche per il suo Paese di origine, gli Stati Uniti: secondo Lei – la domanda è ovviamente aperta – questo cambio di Esecutivo potrebbe avere un impatto, per esempio, a livello dell'Amministrazione americana nell'essere più o meno importante a Pag. 8livello di contributore? Inoltre, guardando l'Italia, il Paese che qui oggi rappresento, qual è un po' la richiesta del World Food Programme nei nostri confronti?
  Infine, vorrei fare una domanda sulla questione del COVID-19. Mi è venuta in mente la questione del vaccino, che ovviamente viene sempre detto essere importante e deve essere distribuito sia ai Paesi più ricchi sia a quelli più poveri. Le ultime notizie, invece, fanno vedere come la probabilità che il vaccino arrivi nei Paesi poveri è ovviamente molto più esigua che nei Paesi ricchi. Le ultime statistiche fanno vedere come in un Paese ricco ci siano tre vaccini per una persona, mentre nei Paesi poveri ci sia un vaccino per tre persone.
  Questa cosa la voglia traslare, specialmente con la questione del COVID-19, sulla questione della fame. Abbiamo visto che ci sono tantissimi Paesi che non hanno nemmeno una vera sensazione di quante persone abbiano il virus: io in effetti se guardo alcuni Paesi non ho proprio nessun registro di quante persone siano affette dal COVID-19, e ovviamente questo è collegato poi anche alla questione della povertà, alla questione dell'impossibilità di essere raggiunti. In tal senso il World Food Programme ha pensato a delle misure specifiche? Come possiamo congiuntamente riuscire a essere di supporto per le persone che veramente hanno più bisogno? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ehm. Altri? Intanto, signor Beasley, se vuole dare una prima risposta e poi vediamo se ci sono altre domande. Grazie.

  DAVID BEASLEY, Direttore Esecutivo del World Food Programme (WFP). Quando ho assunto questo incarico, mi hanno telefonato, ma in realtà mi piaceva quello che facevo. Poi qualcuno mi ha telefonato, dicendo: «L'amministrazione Trump vuole azzerare questo bilancio e noi speriamo che tu possa invertire questa tendenza, vista l'importanza strategica degli aiuti internazionali.». Volevo che qualcun altro facesse questo lavoro, ma alla fine eccomi qua e non ho rimpianto questa decisione. Sono stati anni veramente interessanti e appassionanti. Prima ero Governatore negli Stati Uniti, ma questi tre anni sono stati appassionanti, perché veramente mi è sembrato di fare una cosa importante. Quando ho assunto il mio incarico ho incontrato i leader, sia repubblicani sia democratici, di Camera e Senato e poi ho incontrato persone al Dipartimento di Stato, al Consiglio per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca, Trump e molti dei suoi consiglieri. Gli Stati Uniti non hanno mai veramente fatto un passo indietro per quanto riguarda il loro impegno multilaterale rispetto al WFP: anzi, da 1,9 miliardi all'anno l'anno scorso sono arrivati a 3,4 miliardi di dollari, quindi è aumentato. Quest'anno – nel 2020 – sarà tra 3,5 e 4 miliardi di dollari. Dalle due estremità di Pennsylvania Avenue, i repubblicani e i democratici, che litigano su tutto, quando si tratta di assistenza internazionale e sicurezza alimentare depongono le loro divergenze. Quindi non utilizziamo il cibo come arma soltanto nelle aree di conflitto, ma anche a Washington DC, come dico ai miei amici, quindi si tratta davvero di un grande successo.
  Anche altri Paesi hanno aumentato il loro contributo. La Germania dava 65 milioni sei anni fa e adesso dà un miliardo e 100 milioni; anche il Regno Unito e l'Unione europea hanno aumentato i loro contributi. Per l'Italia, sappiamo quali sono state le difficoltà economiche, ma c'è un impegno forte. Noi abbiamo bisogno della voce forte e strategica dell'Italia all'interno dell'Unione europea in relazione alla sicurezza alimentare, la voce dell'Italia è importante e necessaria a livello europeo e internazionale, perché l'Italia ha un peso nell'Unione europea. L'Unione europea deve essere meno compartimentalizzata, bisogna rompere le barriere e avere vasi comunicanti. Come ho chiesto anche alla Germania, all'Unione europea, al Regno Unito, al Giappone, agli Stati Uniti e ad altri donatori, volevo dire all'Italia che a causa della crisi economica legata al COVID-19, le risorse nel 2021 saranno inferiori. Quindi bisogna darsi delle priorità. È un po' come stare sul Titanic e muoversi verso un iceberg, per cui o guardiamo l'iceberg, e quindi la carestia, la destabilizzazione e le Pag. 9migrazioni di massa, oppure ci possiamo preoccupare del bicchiere di vino che si è rovesciato sul tappeto della sala da ballo o di una piastrella rotta nel bagno. Sì, sono cose importanti, ma adesso dobbiamo guardare l'iceberg.
  Noi chiediamo al vostro Ministero degli Esteri, alle Agenzie di sviluppo e all'assistenza allo sviluppo, anche all'Italia come agli altri Paesi, di avere una visione strategica nel 2021, perché possiamo prevenire la carestia se gli investimenti e le risorse sono assegnate in modo strategico; ma se invece andiamo a guardare tutte le cose senza priorità, andremo a sbattere contro l'iceberg, perché abbiamo una carestia senza precedenti che si affaccia in molti Paesi e che sta bussando alla porta. Trenta milioni di persone vengono sfamate solo attraverso noi e cosa succederebbe a questi 30 milioni, se noi non fossimo lì per loro? Dobbiamo arrivare a 138 milioni di persone beneficiarie, quest'anno sono 100 milioni, ma dobbiamo arrivare a 138 milioni.
  Per quanto riguarda i vaccini, abbiamo delle strutture di conservazione a bassa temperatura in tutto il mondo, e le stiamo aumentando, considerato che siamo la spina dorsale logistica per tutte le Nazioni Unite, che si tratti dell'OMS o dell'UNICEF o dell'Alto Commissario Filippo Grandi. Noi siamo il fulcro della logistica, perché noi trasportiamo materiali e attrezzature in tutto il mondo per le operazioni delle Ong e delle Nazioni Unite e lo abbiamo fatto nel caso dell'ebola, lo abbiamo fatto per il COVID-19 e siamo pronti ad aiutare anche per quanto riguarda la distribuzione dei vaccini in tutto il mondo, in modo che possano arrivare alle persone meno raggiungibili. I vaccini devono essere conservati a basse temperature e noi abbiamo strutture a bassa temperatura in tutto il mondo, ma sappiamo che ci sono dei vaccini che hanno bisogno di temperature ancora più basse e quindi stiamo aggiornando le nostre strutture, proprio mentre stiamo parlando.
  Presidente, spero di aver risposto alla domanda e Le ripasso la palla. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Sì, la sua risposta è stata esauriente. Vi sono altri commissari che intervengono? Onorevole Suriano. Grazie.

  SIMONA SURIANO. Grazie per l'intervento. Volevo farLe delle domande. L'Italia ha ridotto il suo contributo al bilancio dell'ONU, quindi volevo sapere da Lei se questo ha delle ripercussioni per la nostra base di Brindisi. Roma, inoltre, è un centro internazionale per lo sviluppo sostenibile: secondo Lei, quale specificità ha l'Italia nella comunità internazionale? Grazie.

  PRESIDENTE. Prego, Direttore.

  DAVID BEASLEY, Direttore Esecutivo del World Food Programme (WFP). A proposito di Brindisi, noi lavoriamo con il Ministero degli Esteri per costituire lì un centro di eccellenza globale. Come sapete, in tutto il mondo abbiamo basi regionali di pronto intervento umanitario e Brindisi è il deposito centrale, quello che funge da modello per tutti gli altri e quindi è un centro operativo molto importante e lì portiamo i nostri dipendenti per la formazione, lo abbiamo fatto anche in questa fase di COVID-19. È una base strategica. Non vedo alcun impatto negativo riguardo a Brindisi, se non, al contrario, un impatto positivo per quanto riguarda le nostre operazioni.
  Sicuramente vi farei sapere se ci fosse qualcosa che non va, ma Brindisi è comunque una parte fondamentale del nostro sistema globale.

  PRESIDENTE. Altri? Va bene. Possiamo esaurire la nostra audizione qui. Le sarei grato, signor Direttore, se lo ritiene, di farci pervenire la documentazione di quello che ci ha riferito, fermo restando che quello che Lei ha detto è stato ovviamente e opportunamente preso in conto. Questa audizione che noi abbiamo fatto con Lei rientra in un'indagine che la nostra Commissione sta facendo sull'Agenda 2030 e si concluderà con un rapporto, che noi ovviamente poi sottoporremo al Governo. Quindi è molto utile per la redazione di questo rapporto avere quanti più elementi di conoscenza di informazione. Se Lei ritiene di farci pervenire dei materiali di Pag. 10documentazione oltre a quella che di cui già disponiamo, noi Le saremo grati, perché questo faciliterà il nostro lavoro.
  La ringrazio molto della sua cortesia e del tempo che ci ha dedicato. Esprimo tutto l'apprezzamento per il lavoro straordinario che state facendo e che Lei ha documentato con cifre alla mano, in modo inoppugnabile. Ringrazio l'Ambasciatore Lomonaco che ci ascolta e che ci ha accompagnato, e ci accompagna, in queste audizioni delle organizzazioni internazionali del Polo ONU di Roma.
  Ringrazio i suoi collaboratori che ci hanno ascoltato, gli interpreti e Le auguro buon lavoro. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.10.