XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SULL'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 19 di Mercoledì 18 dicembre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'AZIONE INTERNAZIONALE DELL'ITALIA PER L'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 3 
Riccaboni Angelo  ... 3 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 8 
Billi Simone (LEGA)  ... 9 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 9 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 9 
Riccaboni Angelo  ... 9 
Sorbello Andrea  ... 10 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 11 

ALLEGATO: Documentazione presentata dal Prof. Angelo Riccaboni ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO

  La seduta comincia alle 15.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del professor Angelo Riccaboni, Strategic advisor della Fondazione Barilla.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del professor Angelo Riccaboni, strategic advisor della Fondazione Barilla. Lo saluto e lo ringrazio, sono contenta di rivederlo in questa veste nuova, l'ho conosciuto come rettore dell'Università di Siena; ringrazio anche le persone che lo accompagnano: il dottor Andrea Sorbello, government affairs della Fondazione; la dottoressa Cristina Tozzi e il dottor Simone Cresti, ricercatori presso la Fondazione, e Paolo Corbetta, consulente.
  Audiamo oggi la Fondazione Barilla perché è un'eccellenza del settore privato, che per noi è particolarmente interessante, perché – come sapete – la legge n. 125 del 2014 prevede un ruolo particolare del settore privato nel sistema complessivo della cooperazione allo sviluppo; la Fondazione, nello specifico, ha fatto varie iniziative di carattere scientifico sia in vista di Expo 2015 sia nella promozione più in generale di uno stile di vita più sano e sostenibile per il raggiungimento degli Obiettivi dell'Agenda 2030. Nel segno di questi Obiettivi la Fondazione opera come facilitatore per un dialogo aperto tra scienza, politica, business e società sia a livello nazionale sia a livello internazionale, con un approccio multidisciplinare per affrontare le questioni relative al cibo, al benessere, alla salute delle persone e del pianeta. Recentemente, nel corso di un'iniziativa promossa nel mese di settembre a New York, a margine dei lavori dell'Assemblea Generale dell'ONU, la Fondazione ha pubblicato studi importanti sulle dinamiche dell'alimentazione, individuando le principali criticità da risolvere per costruire un modello di sviluppo orientato verso una migliore sostenibilità alimentare.
  Segnalo che tra le pubblicazioni fornite c'è «L'Italia e il cibo» – a cui ho dato un'occhiata – un'analisi del sistema agroalimentare dell'Italia volto a promuovere il dialogo tra i diversi attori.
  L'audizione odierna ha due obiettivi: da un lato, cercare di approfondire l'impatto della legge n. 125 del 2014 sul settore privato e, dall'altro, approfondire il contributo della Fondazione per la strategia complessiva per il perseguimento degli Obiettivi dell'Agenda 2030.
  Do la parola al professor Angelo Riccaboni per la relazione.

  ANGELO RICCABONI, strategic advisor della Fondazione Barilla. Grazie, presidente. Ringrazio, a nome della Fondazione Barilla la presidente Grande e la presidente Quartapelle per questa audizione, che permette di illustrare gli argomenti e gli strumenti che la Fondazione Barilla mette a disposizione.
  Come è già stato detto, il tema qui è quello dell'implementazione dell'Agenda 2030. Diciamo che fra le cose che abbiamo imparato in questi anni – a partire dal 2015, quando è stata adottata l'Agenda Pag. 42030 – una è proprio che, per riuscire ad attuare un programma così ambizioso – perché è forse il piano più ambizioso che l'umanità si è mai posta – occorre la sinergia fra i vari attori, fra le istituzioni; credo che questa attenzione da parte della Camera nei confronti dell'argomento, che si deduce anche dalla lista dei vostri auditi, è un buon segnale per tutti quanti. Dall'altro lato, oltre che un interesse forte delle istituzioni e dei parlamentari in particolare, è fondamentale il contributo del settore privato e la partnership fra gli operatori pubblici e privati. Quindi per un tema così complesso come quello dell'attuazione dell'Agenda 2030, più in generale per un tema così complesso come affrontare gli argomenti dello sviluppo sostenibile, lavorare insieme è fondamentale. In particolare se si parla del cibo, dell'agricoltura, dei sistemi agroalimentari.
  Fra le tante cose che si sono imparate, oltre a quella che ho appena ricordato, ce n'è un'altra: il fatto che non sempre siamo tutti consapevoli che il cibo incide, ha degli effetti, è comunque in relazione con tutti i diciassette Obiettivi che voi ormai avete conosciuto; quindi il cibo, l'agricoltura, il modo in cui le persone si alimentano hanno un grosso effetto sulla strada tracciata dall'Agenda 2030. Pertanto, c'è un forte impatto tanto dell'agricoltura – settore primario – quanto delle nostre scelte alimentari sia sull'ambiente sia sulla società – basta pensare a quello che sta succedendo in tutte le società occidentali in termini di sovrappeso e di obesità – e anche sul clima. Questo è un punto che, a mio avviso, non sempre è conosciuto: un terzo delle emissioni di gas serra provengono proprio dal settore agroalimentare. Addirittura in Italia siamo pochi punti percentuali sotto il settore dei trasporti. È chiaro che, da una parte, c'è un impatto dell'agricoltura e di scelte alimentari su tutto il piano per lo sviluppo sostenibile; dall'altra, uno degli argomenti più importanti dello sviluppo sostenibile, il cambiamento climatico, ha un forte impatto sull'agricoltura. Quindi da una parte il cibo incide su tante cose, dall'altra uno dei principali fenomeni in corso, quello del cambiamento climatico, sta incidendo molto sull'agricoltura. Quando dico incidendo vuol dire che purtroppo in molti Paesi, specialmente in quelli del Mediterraneo, nei prossimi anni – ci sono studi dell'Unione per il Mediterraneo su questo punto – purtroppo i cambiamenti in corso e quelli che avverranno renderanno ancora meno produttivi i territori, costringeranno a dei cambiamenti molto importanti le colture, ma ci saranno anche degli effetti sociali che si sommeranno ai problemi che abbiamo già adesso in termini per esempio di migrazioni, perché certamente gli impatti sul modo di coltivare e il minor valore che assumeranno i terreni e comunque le attività agricole in futuro, se continuerà questo trend, porteranno masse ancora più consistenti di persone a muoversi. Quindi credo che questo schema – del quale non voglio ora fornire i dettagli – rappresenti molto chiaramente la complessità, la centralità del cibo, delle scelte alimentari e dell'agricoltura.
  Come ho detto, una delle tante cose apprese in questi anni è che purtroppo l'area del Mediterraneo è una delle più vulnerabili al mondo. Qualcuno dice che, dopo l'Artico, è l'area del mondo più vulnerabile al cambiamento climatico. Questo accentua quello che ho appena detto. Uno studio dell'Unione per il Mediterraneo recente dice che, se continua questo percorso, nel 2040 ci potrà essere un aumento della temperatura di 2,2 gradi centigradi, dunque al di sopra del livello limite posto di due gradi. Per cui viviamo in un contesto dove le difficoltà, che troviamo in tutto il mondo, da noi sono accentuate.
  Nell'ambito di una consapevolezza che voi avete già maturato – abbiamo visto la lista delle audizioni – vorremmo focalizzarci su quali possono essere i percorsi per fare fronte a queste tematiche specifiche sul cibo e l’agrifood. In particolare, queste sono tre parole chiave: portare i policy maker, ma anche i consumatori e le imprese, a una maggiore consapevolezza della criticità dell'argomento, e abbiamo già accennato qualche cosa; promuovere l'educazione, perché soltanto consumatori informati e formati potranno partecipare con le corrette scelte alimentari al cambiamento Pag. 5di cui c'è bisogno; e promuovere un'innovazione tecnologica, sociale e organizzativa, basata su una rigorosa attività di ricerca. Quindi le tre parole chiave, per illustrare brevemente quello che sta facendo la Fondazione, sono: promuovere la consapevolezza; promuovere l'educazione in maniera tale che si arrivi a scelte alimentari consapevoli e responsabili, ma anche promuovere delle soluzioni.
  In questo contesto il Barilla Center for Food & Nutrition, che ha compiuto proprio in questi giorni dieci anni – quindi per certi versi questo percorso è cominciato prima del percorso di cui all'Agenda 2030 –, ha sempre posto come elemento della visione della Fondazione quello di far sì che le persone possano effettuare scelte che siano informate, quindi consapevoli mettendo insieme questi tre aspetti: il cibo e i suoi effetti sulla salute e sulla sostenibilità ambientale. Questo è un punto che, per fortuna, ora sta diventando centrale, però dobbiamo dire che non sempre è stato considerato tale e a volte viene un po’ trascurato: il fatto che quello che mangi incide sia sulla tua salute sia sull'ambiente. C'è una frase che spesso viene ricordata nei dibattiti che dice «quando tu mangi, contribuisci al dissesto del pianeta e al dissesto del tuo sistema sanitario nazionale»; è un po’ forte, però un po’ è vero, perché, se quello che mangi purtroppo costa troppo in termini di risorse naturali e ti porta, come sta succedendo, a dei tassi di obesità che intorno al Mediterraneo hanno raggiunto ormai il livello del 20 per cento medio, vuol dire che i sistemi sanitari nazionali devono affrontare costi che tenderanno ad appesantire le loro finanze, e che incideranno naturalmente sull'equità sociale.
  Come è stato detto bene dalla presidente, i principali elementi che caratterizzano la Fondazione, riguardano certamente – come dobbiamo fare tutti – l'implementazione dell'Agenda 2030; cercare di fare ponte fra scienze e società: conosciamo gli impegni di tutti nei confronti delle fake news, quindi occorre far sì che le soluzioni siano basate sulla consapevolezza e sulla conoscenza; lavorare in partnership – ed è proprio questo anche il senso di uno dei progetti che fra poco ricorderò – con primari centri di ricerca e istituzioni, come il SDSN (Sustainable development solutions network), il network coordinato e presieduto da Jeffrey Sachs, uno dei principali partner della Fondazione, insieme al Columbia Center for Sustainable Innovation e al Santa Chiara Lab dell'Università di Siena. Ci sono anche altri partner sui vari progetti, però l'idea di lavorare in partnership con altre istituzioni è sicuramente fondamentale nell'attuazione dell'Agenda 2030, ma è anche nella visione della Fondazione Barilla.
  Poi devi naturalmente mostrare e verificare quello che stai promuovendo, e questo è l'obiettivo di un forum che si tiene ogni anno Milano, il Food Forum: quest'anno si è tenuto all'inizio di dicembre e ha visto una partecipazione molto elevata, sia dal punto di vista della quantità di persone sia della qualità degli interventi, diventando un elemento centrale nel dibattito nazionale, ma anche oltre i confini nazionali, su questi argomenti. In parallelo a questo ci sono altri eventi, per esempio quello a New York citato dalla presidente e altri interventi ed altri eventi a Bruxelles per promuovere, presso la Commissione e l'Unione Europea, questi concetti. Questo è un po’ quello che caratterizza la Fondazione.
  Ho detto prima che occorre essere rigorosi e che la ricerca deve basarsi sul metodo scientifico: per questo negli advisory board vi sono delle persone, con un taglio molto internazionale, che hanno competenza nei principali settori di attività della Fondazione. Tra l'altro la Fondazione nel suo percorso è stata fra le prime a promuovere questi paradossi che ora vengono sempre più riconosciuti: un pianeta impazzito dove ci sono ancora troppe persone che purtroppo muoiono o soffrono la fame e c'è un numero ancora più grande di persone obese e in sovrappeso; è un mondo dove purtroppo si destina molta parte della produzione di cereali per destinazioni diverse dall'alimentazione umana; è un mondo dove abbiamo moltissimo spreco, che potrebbe contribuire a soddisfare i bisogni di chi invece non ha cibo. Questi sono i tre Pag. 6paradossi che hanno sempre caratterizzato l'attività della Fondazione.
  Passiamo a qualche strumento che credo possa essere utile in quella logica sia di maggior consapevolezza, sia di promozione dell'educazione e dell'innovazione. Questo è un esempio (slide n. 8): il Food Sustainability Index, preparato ed elaborato insieme a Economist Intelligence Unit, che consente di fare una fotografia di quello che avviene in sessantasette Paesi del mondo, per capire meglio cosa succede con riferimento alla nutrizione, all'agricoltura sostenibile, perdite e spreco alimentare. Questi sono tre pilastri sui quali questi sessantasette Paesi vengono monitorati. Naturalmente monitorare è importante, perché poi piace vedere i ranking, come viene posizionato un Paese, però ancora più importante è capire dove si può migliorare e, forse ancora più rilevante, condividere le buone pratiche, imparare dagli altri. Da questo esercizio è scaturito il rapporto che è stato distribuito («L'Italia e il cibo»), che è un approfondimento molto analitico delle caratteristiche del nostro Paese dal punto di vista dei sistemi agroalimentari. Ricorderò soltanto alcuni aspetti, distinguendo fra aspetti più positivi e aspetti da migliorare. Sicuramente, siamo fortunati a vivere in un Paese dove la longevità è interessante, anche dal punto di vista dell'agricoltura abbiamo degli aspetti positivi, perché per esempio l'acqua prelevata per usi agricoli ha una percentuale che, rispetto ad altri Paesi, è un numero limitato: ci sono dei Paesi in cui si arriva a quaranta, cinquanta, in alcuni Paesi al 70 per cento delle risorse idriche. C'è inoltre una diffusione interessante, che vorremmo ancora più alta, di micro-irrigazione, quindi attenzione all'uso efficiente della risorsa idrica. Dal punto di vista delle emissioni naturali di gas serra vorremmo fare ancora meglio, ma già il fatto che ci posizioniamo in una maniera migliore rispetto ai Paesi competitor per emissioni di kilotoni di CO2 equivalente per ettaro vuol dire che rispetto ad altri Paesi a noi molto simili – siamo i terzi produttori dopo la Francia e la Germania, quindi Paesi che si possono comparare – abbiamo una performance leggermente migliore. Ci sono anche interessanti meccanismi assicurativi per le attività agricole, che è uno dei grandi temi del futuro. Da un punto di vista della policy, ricordo che l'Italia con il Piano nazionale di prevenzione degli sprechi alimentari (legge Gadda) ha dato un contributo interessante verso gli sprechi alimentari. Questo per vedere la parte positiva.
  La parte da migliorare. Come tutti i Paesi soffriamo di sovrappeso e di obesità. Siamo ventisettesimi nell'Europa unita, diciamo che è una delle peggiori posizioni. Non cambia molto, se guardiamo gli obesi: abbiamo il 23 per cento. Nella culla della dieta mediterranea questo è un tema – l'obesità – che non affrontiamo benissimo. I prodotti che importiamo contengono acqua, quindi andrebbe calcolato anche questo nell'uso dell'acqua. Purtroppo le risorse idriche sono sfruttate o comunque hanno un livello di rischio.
  Questo è un tema sicuramente poco positivo: i nostri suoli sono molto sfruttati, il carbonio del suolo come percentuale di peso è 1,1 per cento. Come sappiamo, più basso è questo livello più alto è il rischio di desertificazione. Questo è uno dei grandi temi del futuro: tutta l'Europa meridionale, l'Europa mediterranea soffre di questo problema, la Spagna più di tutti, però anche l'Italia e la Grecia hanno questa caratteristica.
  Le donne (slide n. 10) sono presenti, però in maniera inferiore rispetto ad altri Paesi, quindi sicuramente ci può essere un contributo maggiore; i giovani sono nella media europea, altri Paesi fanno meglio, per fortuna recentemente c'è una maggiore attenzione.
  Un argomento serio è l'età media molto alta. In questo senso, rispetto al tema dell'innovazione che ci deve caratterizzare, siamo in situazione non troppo positiva.
  Anche come spreco alimentare facciamo purtroppo peggio della media europea: sessantacinque chili invece che cinquantotto. Questi alcuni numeri che riguardano l'Italia.
  Il tema citato in quell'incontro a New York è stato quello di vedere cosa fa il settore privato. Il settore privato, quindi le Pag. 7imprese, oltre che il tema della Fondazione, che studia cosa fanno le imprese. In questo contesto era interessante capire come supportare le imprese del settore agroalimentare. Abbiamo detto che il settore agroalimentare influenza tutti i temi dello sviluppo sostenibile. Andiamo a vedere cosa fa. Questa è un'analisi che la Fondazione Barilla, insieme ad altri partner (slide n. 11) ha delineato – usando questo modello che stiamo anche discutendo con altri attori che si occupano di imprese, nel settore food ma anche fuori di esso – chiedendoci se le imprese sono in linea con quattro domande: nella loro attività promuovono dei modelli alimentari o delle diete sane e sostenibili, ovvero nella loro attività, nella loro strategia, nella loro comunicazione inducono questi comportamenti? Secondo: le imprese hanno dei processi interni insostenibili? Terzo, un tema più che mai fondamentale: la filiera. Nella gestione della filiera le aziende si comportano in maniera sostenibile? Questo è un tema che, specialmente con le filiere globali, è fondamentale in termini di sviluppo sostenibile, di aspetti sociali, economici, ambientali. Il quarto e ultimo tema è il seguente: sono buoni cittadini, pagano le tasse nei posti giusti? Tanto per essere molto diretto. Ci sono anche altri argomenti, ma si comportano in maniera coerente con le attese e le caratteristiche dei contesti di riferimento? Quello che è emerso è che in effetti – usando un eufemismo – si può fare meglio. Quindi il tema delle misurazioni: abbiamo visto che le aziende tendono a misurare dove riescono meglio, tendono a misurare quello che piace di più, o crediamo che qualcosa sta avvenendo – e qualcosa sta avvenendo purtroppo, quindi dobbiamo dare delle risposte a quello che ci chiedono i giovani, i consumatori, i cittadini in generale – allora dobbiamo anche rappresentare con molta più precisione e in maniera comparabile le performance delle aziende sui temi della sostenibilità. Se non facciamo questo, peraltro c'è anche un rischio che purtroppo non è tanto simpatico: se ognuno di noi misura le cose in maniera differente è difficile che anche le imprese che sarebbero interessate e motivate a fare meglio si impegnino a fare degli sforzi. Perché mi devo sforzare, se poi siamo tutti misurati in maniera differente? Questa è una cosa fondamentale che proponiamo. Stiamo lavorando con il principale fornitore di servizi per le misurazioni delle performance ambientali proprio per vedere come migliorare o dare una mano a migliorare questi indicatori. Un'altra raccomandazione nel settore dell’agrifood, che ha un forte potere di comunicazione all'interno della propria attività e della propria comunicazione, è promuovere stili di vita sostenibili. Terza raccomandazione, la tracciabilità di filiera. Ci sono oggi delle soluzioni tecnologiche che possono portare a tracciabilità molto precise: bisogna promuoverle, altrimenti, specialmente in una logica e in un tempo di filiere globali, questo diventa veramente rischioso. Dobbiamo anche valorizzare le buone pratiche, bisogna far sì che siano condivise e diventino esempi per altri. Poi il ruolo delle piccole e medie imprese che, specialmente per noi come Italia e come Europa meridionale, sono temi fondamentali, perché le piccole e medie imprese hanno difficoltà ad accedere all'innovazione. Tutto questo fa parte dell’action plan di Fixing the Business of Food, che – con questa espressione un po’ roboante – è il nostro progetto.
  Questa è la parte della Fondazione e del ruolo delle imprese, poi abbiamo accennato prima all'educazione e abbiamo detto che per la Fondazione è un tema centrale. Qui abbiamo degli esempi. Abbiamo un programma educativo per il quale è stato fatto tra l'altro un protocollo con il MIUR, con il quale i docenti delle scuole italiane possono avere accesso a questo materiale, a questi documenti, a questo progetto formativo; la novità recentissima è che è stata estesa anche alle scuole italiane nel mondo. Ci piace molto il fatto che un programma formativo di questo tipo venga diffuso nel mondo. Un'altra cosa interessante credo sia il MOOC (Massive Open Online Courses) che è stato predisposto in collaborazione con SDSN, nel quale ci sono più di tremila utenti che seguono free, benché si tratti di un corso molto strutturato, supportato da Pag. 8materiale. Un progetto formativo su internet.
  Il terzo tema importante sotto questo profilo è usare l'indice che abbiamo accennato prima (Food Sustainability Index) per attività formative all'interno delle università. Quindi l'educazione come pilastro dell'attività della Fondazione Barilla.
  Per rispettare i tempi mi avvio a concludere questo intervento, poi naturalmente rimango a disposizione per qualsiasi approfondimento richiesto oggi o nelle settimane future. Primo punto, va condiviso il fatto che il settore agroindustriale è uno dei pilastri della transizione verso l'Agenda 2030. Mi capita di partecipare a questo dibattito che c'è in giro per il mondo su Agenda 2030: ho avuto l'onore di essere presente il 25 settembre 2015, quando è stata adottata, nel salone dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, quindi ho seguito il processo fin dall'inizio, e quello che mi ha colpito è che negli ultimi due anni il settore agroindustriale viene comparato al settore dell'energia. Prima questo non c'era. Prima tutti parlavano solo di energia, che è importante, importantissima, però – per fortuna o per sfortuna, questo è il fatto – il settore agroindustriale può fare molto in bene o in male. Ovviamente dobbiamo cercare di fare in bene. Non è un caso che alcuni dei principali riferimenti degli ultimi giorni prevedono un ruolo centrale del settore agroindustriale. Nel «Green deal», all'interno della lista dei sei o sette temi più importanti, c'è l’agrifood. Naturalmente la strategia «farm to fork» è proprio specifica dell’agrifood, ma, se guardate le mission in Horizon Europe, una delle cinque sfide dell'Europa si intitola «Food and Soil Health», dove sono stati messi 10 miliardi di euro; inoltre, nelle sei trasformazioni di SDSN una riguarda il food. Questo il primo «take away» che vorremmo proporvi.
  Il secondo è il tema che voi conoscete benissimo, che è stato già trattato: quanto è importante la dieta mediterranea per gli effetti positivi sulla salute e sull'ambiente. Quindi siamo molto contenti che ci sia un grande interesse da parte di tutti sulla dieta mediterranea. Nel 2020 ricorre il decennale della dichiarazione della dieta mediterranea come patrimonio intangibile dell'umanità, questa sarà sicuramente l'occasione. Tra l'altro, avete audito prima l'Ambasciatore alla FAO, Vincenza Lomonaco, che – sappiamo – sta facendo una assai meritoria opera di promozione della dieta mediterranea, quindi totalmente in linea.
  Terzo punto, l'importanza di promuovere attività di formazione, educazione, trovare soluzioni e rendere sempre di più i cittadini consapevoli, per poter operare questo passaggio a scelte più responsabili. Questa è un po’ la sintesi.
  Quindi le partnership pubblico/privato, secondo noi, hanno un ruolo rilevante; la Fondazione Barilla mette a disposizione le proprie competenze, il proprio networking, anche le proprie capacità dal punto di vista dei social network per andare in questa direzione, le proprie capacità educative e formative; ora non è che vogliamo tirare fuori la bandiera, ma è chiaro che l'Italia su questi temi può e deve avere un ruolo guida, perché non è solo una questione di dieta mediterranea, è anche una questione di tradizioni, di peso riconosciuto in tutto il mondo alla nostra competenza su questi argomenti. Quindi questo, in estrema sintesi, è quello che fa la Fondazione e quello che la Fondazione può proporre come strumenti.
  Mi permetto, a nome del presidente Guido Barilla, di cogliere l'occasione per dire che su questi temi, nell'ambito di Parma «Capitale italiana della cultura 2020», ci sarà una mostra interattiva intitolata, in maniera molto chiara, «Noi, il cibo e il nostro pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile»: a nome della Fondazione e del presidente, sono molto onorato di portarvi il suo invito a visitare questa mostra e magari ad approfondire ulteriormente questi temi.

  PRESIDENTE. Grazie mille, anche per l'invito. Non so se i colleghi hanno domande. Io ne ho sicuramente una. Riguarda la vostra interazione con le aziende, con le imprese. Fondazione Barilla fa un lavoro meritorio da tanto tempo e credo anche molto utile, perché questa idea dell'indice aiuta tutti a capire dove si deve Pag. 9migliorare; un indice più specifico sulla sostenibilità alimentare, infatti, è estremamente utile: con quante aziende siete riusciti ad avere un primo contatto, quante di queste sono state disponibili a cambiare qualche cosa nelle loro modalità operative? C'è qualcosa che il Parlamento può fare, all'interno dell'analisi sull'Agenda 2030, per facilitare una migliore interazione tra il vostro lavoro di ricerca e il mondo più ampio?
  Raccogliamo tutte le domande prima delle risposte. Collega Billi, prego.

  SIMONE BILLI. Grazie, presidente. Ringrazio il presidente della Fondazione Barilla per questa importante opportunità. Dottore, Lei prima parlava dell'uso efficiente delle risorse alimentari: sono assolutamente d'accordo, è assolutamente positivo, io però spesso nel mio lavoro mi imbatto anche in un altro aspetto dell'efficienza, l'efficienza della risorsa idrica, in quanto l'acqua è sempre più importante per le colture; come accennava anche Lei prima, il riscaldamento globale si fa sentire, quindi anche il bilanciamento dell'acqua necessaria ad una coltura rispetto a quanto l'impianto può erogare diventa sempre più una cosa importante, molte startup e molta innovazione tecnologica in ambito agronomico sui campi viene svolta da queste piccole aziende nate spesso da poco, quindi startup, che cercano di sviluppare dei sistemi più o meno automatici per controllare l'acqua dei campi. Non solo, spesso un'azienda del genere si occupa anche di un controllo più esteso della piantagione, considerando anche altri parametri. Mi chiedevo se voi come Fondazione potete dare qualche utile suggerimento a queste aziende, se avete già qualcosa in campo ed eventualmente anche se avete qualche numero, se possiamo vedere qualche dato. Non so se ve ne occupate durante i vostri lavori come Fondazione.

  PAOLO FORMENTINI. Due brevissime domande. Come possiamo fare come Italia, avendo un settore della trasformazione molto sviluppato e con quote di mercato rilevanti a livello globale, a mantenerle, ma utilizzando sempre più prodotti agricoli italiani o quasi esclusivamente italiani, laddove possibile.
  L'altra domanda, essendo la dieta mediterranea motivo di vanto, come bene evidenziato anche nelle slides, se esista una collaborazione anche con le Nazioni Unite in questo ambito.

  PRESIDENTE. La parola al professor Riccaboni per le risposte.

  ANGELO RICCABONI, strategic advisor Fondazione Barilla. Grazie, presidente. Per quanto riguarda l'indice, funziona a livello di Paese ed è una pratica molto innovativa perché per ciascun Paese va molto in dettaglio sui tre profili che dicevamo, e questo fornisce anche al decisore e all'analista molte informazioni e fa vedere quali possono essere i percorsi di miglioramento. Quindi questo indice opera per Paese. Mentre invece lato imprese è più analizzata la misurazione delle migliori pratiche: Fixing the Business of Food, presentato a New York. Abbiamo fatto questo studio per esempio su dieci imprese, quindi abbiamo queste relazioni con queste dieci imprese che, secondo i principali indicatori globali, sono quelle che hanno delle performance ambientali migliori, dunque abbiamo preferito partire da quelle migliori. Non le abbiamo individuate noi, abbiamo usato gli indicatori più importanti e abbiamo fatto tutto uno studio per valutare queste dieci. Abbiamo analizzato tutti i documenti, abbiamo fatto delle interviste per capire. Tra l'altro una delle cose che è emersa – quello che dicevamo prima – è che le imprese vorrebbero anche fare meglio, se però il terreno di gioco è livellato. Quindi se tutti usiamo gli stessi parametri, gli stessi criteri. Questo risponde anche alla domanda rispetto a cosa può fare il Parlamento, il decision maker o il policy maker. Certamente, se si lavora insieme per far sì che a livello di Paese – ma questo potrebbe essere a livello più ampio – si usano gli stessi indicatori, gli stessi criteri, sarebbe molto più facile, perché è più facile comparare, è più facile capire, prendere degli impegni. Se voi guardate qualsiasi documento, qualsiasi Pag. 10 sito internet oggi dice: l'impresa promette entro il 2023, il 2025, il 2028 di ridurre... ognuno prende un periodo di tempo diverso, ognuno lo misura: non è banale. Questo è sempre positivo, però credo che tutti abbiamo contezza del fatto che sullo sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 dobbiamo assumere delle decisioni e anche dei percorsi impegnativi, altrimenti non ce la faremo mai. Penso che questo ve lo abbiano dette persone molto più autorevoli di me. Questo per quanto riguarda il rapporto con le imprese. Noi cerchiamo con le imprese di capire come migliorare il modo in cui rappresentano quello che stanno facendo, perché senza quello già abbiamo un pezzo che ci manca; cerchiamo di dare visibilità alle migliori pratiche. Abbiamo attivato una piattaforma digitale per far sì che ci sia una rappresentazione, una valorizzazione delle migliori pratiche, perché tutti abbiamo contezza del fatto che l'emulazione è il meccanismo sociale di cambiamento più efficace: io vedo cosa fa qualcun altro e posso cercare di fare meglio. Questo è un altro tema che a noi sta molto a cuore. Poi il rapporto con una serie di istituzioni che rappresentano le imprese: ad esempio, il WBCSD (World Business Council for Sustainable Development), che è uno dei grandi raccoglitori di esperienze di imprese, e lo UN Global Compact: sono attori con i quali cerchiamo di capire che cosa si può fare su questo argomento. Questo è il primo tema.
  Sul tema dell'efficienza della risorsa idrica l'onorevole Billi ha colto benissimo, questo è uno dei grandi temi, lo abbiamo accennato. Non tutti hanno contezza del fatto che in agricoltura, nell’agrifood c'è uno sforzo tecnologico molto forte, ci sono delle opportunità, degli strumenti che sicuramente qualche anno fa non erano a disposizione e qui di nuovo cosa può fare il Parlamento: certamente aiutare nell'accesso all'innovazione. Il problema è che da una parte tu hai le sfide di Agenda 2030 e le abbiamo tutti chiare, tra l'altro il tema dell'efficientamento idrico è un tema molto importante, ci sono anche delle tecnologie disponibili; il problema è che in Italia ci sono specialmente piccole e medie imprese che sono la base del nostro successo, però, se non riusciamo a fare in modo che queste abbiano accesso all'innovazione, queste grandi potenzialità rischiano di non essere applicate. Per una grande azienda è più facile avere accesso ai lavoratori e alle soluzioni. Quindi qualcosa che non è banale – mi rendo conto – però riuscire a fare in modo che ci possano essere dei meccanismi per aiutare le imprese piccole che caratterizzano il nostro Paese; quando si parlava delle tipicità italiane, queste sono espresse da piccole e medie imprese tipicamente, che, se non hanno accesso all'innovazione, è difficile che riescano a reggere in un mondo così difficile e con queste sfide così importanti sulla sostenibilità. Quindi certamente quello è uno dei grandi temi.
  Dal punto di vista digitale è verissimo, ci sono delle app molto interessanti. Abbiamo notato all'ultimo Food Forum a Milano - quest'anno abbiamo fatto per la prima volta una parte sulle imprese – che c'è stata una partecipazione molto forte, forse anche al di sopra delle aspettative, proprio perché c'è la richiesta di confrontarsi. Questi giovani e queste nuove iniziative, questi spin off ci sono per fortuna, però vanno aiutate. Rendere il Food Forum un momento anche di dibattito su questi argomenti è una delle cose a cui si pensava, e mi sembra che la sua sollecitazione ci aiuti ad andare in questa direzione. Su questo potremmo aprire un'interlocuzione, perché la Fondazione Barilla ha molte competenze, molte conoscenze, e metterle a disposizione delle piccole e medie imprese che si muovono su questi argomenti è uno degli obiettivi che ci poniamo. Quindi ci sono delle potenzialità, le conosciamo, se c'è da lavorare insieme, molto volentieri.
  Forse il dottor Sorbello può aggiungere qualcosa sulla parte più legata al ruolo del Parlamento.

  ANDREA SORBELLO, government affairs della Fondazione Barilla. Hai toccato secondo me i punti principali. Parlando ad esempio di innovazione e dell'importanza che il decisore pubblico garantisca l'accesso all'innovazione, cito giusto un paio di iniziative che sono già contenute in legge di bilancio. Per esempio, è stato stanziato un Pag. 11fondo per l'innovazione in agricoltura, che è un fondo ancora molto piccolo e che si propone di sostenere di fatto l'adozione di pratiche tecnologiche innovative anche su piccola scala: si parla di blockchain, si parla di temi digitali su cui ha lavorato anche la Fondazione. Questo è un esempio molto concreto di quello che ha già fatto il Parlamento nella legge di bilancio di quest'anno.
  Sicuramente, quindi, da un lato occorre l'incentivo a chi adotta la pratica sostenibile, perché il tema, ovviamente, per chi poi – lato aziendale o lato agricoltore – si ritrova ad adottare una pratica sostenibile, è di vedersi supportato nella decisione presa, sia a livello burocratico – quindi non avere ulteriori pesi burocratici – sia a livello fiscale. Dall'altra parte, occorre invece sostenere l'innovazione in maniera attiva attraverso gli strumenti che il Paese ha già: ci sono il CNR, il CREA, l'ISMEA, vari enti pubblici in Italia che lavorano attivamente sull'innovazione – forse più in agricoltura che sulla parte nutrizionale e alimentare in generale, ma comunque almeno su uno dei tre pilastri su cui la Fondazione lavora – e che possono attivamente muoversi per sostenere le pratiche innovative che citava l'onorevole Billi sulla digitalizzazione.

  PRESIDENTE. Ringrazio il professor Riccaboni, il dottor Sorbello e le altre persone che li hanno accompagnati, anche per la documentazione, che sarà pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato). Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.05.

Pag. 12

ALLEGATO

Pag. 13

Pag. 14

Pag. 15

Pag. 16

Pag. 17

Pag. 18

Pag. 19

Pag. 20

Pag. 21

Pag. 22

Pag. 23

Pag. 24

Pag. 25

Pag. 26

Pag. 27

Pag. 28