XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 16 gennaio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fassino Piero , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'AZIONE INTERNAZIONALE DELL'ITALIA PER L'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Audizione di rappresentanti del Global Fund to fight AIDS, Tuberculosis and Malaria.
Fassino Piero , Presidente ... 3 
Vanni Françoise , Direttrice delle relazioni estere del ... 3 
Fassino Piero , Presidente ... 7 
Boldrini Laura (LeU)  ... 7 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 8 
Suriano Simona (M5S)  ... 8 
Fassino Piero , Presidente ... 8 
Vanni Françoise , Direttrice delle relazioni esterne del ... 8 
Fassino Piero , Presidente ... 9 
Vanni Françoise , Direttrice delle relazioni estere del ... 10 
Fassino Piero , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero-Sogno Italia: Misto-MAIE-SI;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
PIERO FASSINO

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Global Fund to fight AIDS, Tuberculosis and Malaria.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'azione internazionale dell'Italia per l'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l'audizione di rappresentanti del Global Fund to fight AIDS, Tuberculosis and Malaria.
  Saluto e ringrazio per la disponibilità a partecipare ai nostri lavori la dottoressa Françoise Vanni e la dottoressa Laura Zagrebelsky.
  Per inquadrare il tema nell'ambito della nostra indagine conoscitiva, ricordo che nel contesto del terzo traguardo sulla salute, il punto 3.3 dell'Agenda 2030, prevede l'obiettivo entro il 2030 di porre fine all'epidemia di AIDS, tubercolosi, malaria e malattie tropicali trascurate, combattere l'epatite, le malattie di origine idrica e le altre malattie trasmissibili.
  In questo quadro si colloca l'attività del Global Fund, con l'obiettivo precipuo di accelerare la fine dell'epidemia di AIDS, tubercolosi e malaria. Rinvio ovviamente alla presentazione delle nostre ospiti e mi limito a citare i 27 milioni di vite umane salvate, gli oltre 17 milioni di malati di AIDS curati con terapia antiretrovirale, i 5 milioni di persone curate dalla tubercolosi e i 102.000 pazienti colpiti nella sua forma farmacoresistente. Sono state finora 108 milioni le persone curate per la malaria, come documentano gli ultimi dati pubblicati dal Fondo.
  Per realizzare una copertura sanitaria e conseguire gli Obiettivi di sviluppo sostenibile occorre un approccio integrato tra i molti partner, anche se le epidemie potranno essere debellate solo attraverso sistemi sanitari interamente finanziati dai Paesi stessi.
  L'Italia, con oltre 1 miliardo di euro versati al Fondo dalla sua creazione ad oggi, è fra i suoi maggiori donatori, e la prossima conferenza di finanziamento, che si terrà il 10 ottobre 2019 a Lione, sarà un appuntamento importante per confermare l'impegno italiano e dimostrare che la lotta alle tre pandemie e la salute globale sono tematiche prioritarie per la cooperazione italiana.
  Detto questo per inquadrare il tema, ringraziando ancora per essere qui, do la parola alla dottoressa Vanni per lo svolgimento della sua relazione.

  FRANÇOISE VANNI, Direttrice delle relazioni estere del Global Fund to fight AIDS, Tuberculosis and Malaria. Onorevole presidente, onorevoli parlamentari, grazie di questa opportunità per aggiornarvi sul contrasto a queste tre malattie.
  Per noi è un'occasione preziosa per condividere alcuni dati aggiornati sull'azione di lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria, le sfide che ci attendono e il ruolo dell'Italia.
  Inizio con alcuni dati aggiornati sullo stato dell'arte, perché è importante anche Pag. 4condividere alcuni dati di contesto. Nel contrasto a queste tre epidemie abbiamo realizzato grandi progressi negli ultimi anni, grazie all'impegno di tanti soggetti, incluso il Fondo globale, ma questa lotta non è conclusa. C'è chi potrebbe pensare che l'AIDS sia stato debellato, che la tubercolosi sia una malattia del passato, che la malaria sia stata già affrontata, ma in realtà queste sono le tre malattie più mortali nel mondo e, se vogliamo realizzare gli obiettivi dell'Agenda 2030, quindi porre fine a queste tre epidemie, come ha ricordato il nostro presidente, dobbiamo intensificare il nostro sforzo adesso, altrimenti arriveremo troppo tardi. Sono quindi molto lieta di essere qui, per condividere con voi i dati più aggiornati.
  Queste tre malattie sono prevenibili e curabili e questi sono due elementi importantissimi. Sono malattie che la comunità internazionale può debellare, abbiamo tutti gli strumenti, abbiamo le risorse, abbiamo le conoscenze, quindi possiamo debellarle e salvare milioni di vite, se ce n'è la volontà.
  Guardiamo adesso alla situazione per quanto riguarda l'HIV. Anche se abbiamo salvato milioni di vite negli ultimi anni, ci sono tendenze molto preoccupanti per i nuovi casi di infezione, soprattutto presso le adolescenti e le giovani donne in Africa, dove ogni giorno abbiamo 1.000 nuovi casi di infezione. Immaginate che oggi mille giovani donne rimangono infette, quindi alla fine dell'anno sono 365 mila e, tenendo conto degli andamenti demografici in Africa, potete immaginare la situazione disastrosa che ci attende se non affrontiamo questa sfida.
  Passando alla tubercolosi, anche qui ci sono tanti pregiudizi e nozioni errate. C'è chi pensa che la tubercolosi sia stata debellata, invece la tubercolosi oggi uccide più persone dell'AIDS. Colpisce in generale persone povere, vulnerabili, e, anche se abbiamo salvato molte vite e quindi il tasso di mortalità si è ridotto di molto, nuovi casi continuano a verificarsi allo stesso ritmo di prima.
  Su 10 milioni di persone ammalate di tubercolosi ogni anno, circa 3,5 milioni rimangono non diagnosticate, quindi non sanno di avere la tubercolosi e sono vettori, cioè continuano a contagiare altri, e questa è una tendenza estremamente preoccupante.
  Sempre sul fronte della tubercolosi, come ha detto il presidente, il problema è che si stanno sviluppando forme resistenti, per le quali le terapie attuali non sono del tutto efficaci e che quindi rappresentano una minaccia per la salute globale, perché abbiamo forme multiresistenti che, se si dovessero diffondere ulteriormente, rappresenterebbero un grave problema da affrontare a livello globale.
  Passo alla malaria. Dall'inizio del mio intervento tre bambini sono morti di malaria, perché ogni due minuti muore un bambino a causa di questa patologia che è totalmente prevenibile, trattabile, curabile, quindi possiamo e dobbiamo porre fine a questa malattia.
  Come ho già detto per la tubercolosi, anche se oggi siamo in grado di salvare vite, non siamo ancora riusciti a ridurre il tasso di contagio, anzi oggi il numero di persone che si ammalano è tornato ad aumentare; quindi abbiamo realizzato molti progressi nel ridurre i casi, ma vediamo che oggi questa patologia torna a colpire, con grave minaccia anche dal punto di vista della resistenza. Le zanzare stesse stanno sviluppando una resistenza ai farmaci che spruzziamo sulle zanzariere e anche la malattia sta diventando resistente ai farmaci che vengono utilizzati per curarla. Luci e ombre, progressi ma al tempo stesso gravi difficoltà.
  Sul Fondo globale – chi siamo, cosa facciamo, qual è la nostra ragion d'essere –, siamo nati circa quindici anni fa, quando la comunità mondiale si rese conto che era inaccettabile che i bambini morissero a causa del luogo in cui erano nati e vivevano, a causa della mancanza di risorse, e morissero di malattie prevenibili e curabili. Su questa base, nel 2002 ha visto la luce il Fondo globale.
  A questo punto è importante sottolineare che il Fondo globale è un soggetto nuovo nello scenario internazionale: non è una ong, non è un'agenzia dell'ONU, è fondato su un partenariato, è un soggetto Pag. 5indipendente da tutto il sistema dell'ONU, quindi ha una sua specificità. Oggi lavora su vasta scala, è attivo in oltre cento Paesi con sovvenzioni e finanziamenti, e ogni anno mobilita circa quattro miliardi di dollari per sostenere gli Stati nel combattere queste tre grandi epidemie.
  Il Fondo globale è la principale fonte di finanziamento nella lotta contro queste tre malattie. Vediamo qui le proporzioni dei finanziamenti dedicati. Il Global Fund impiega risorse pari al 20 per cento delle risorse complessive stanziate nella lotta contro l'AIDS, al 65 per cento delle risorse per la tubercolosi e al 57 per cento di quelle per la malaria. Quindi questo è il motivo della nostra esistenza.
  Vediamo alcuni dei risultati principali del nostro partenariato. Dalla creazione, nel 2002, insieme ai nostri partner abbiamo concorso a salvare 27 milioni di vite umane, dato importante. Abbiamo ridotto di un terzo il numero di vittime di AIDS, tubercolosi e malaria, quindi questo dimostra che un impegno globale può far realizzare importanti successi.
  Per limitarci solo ai dati del 2017, insieme ai nostri partner abbiamo curato con terapia antiretrovirale 17,5 milioni di persone, 5 milioni sono state curate per tubercolosi, abbiamo fornito 197 milioni di zanzariere contro la malaria nei diversi Paesi in cui siamo attivi.
  Ovviamente è importante che le nostre iniziative siano efficaci ed efficienti. Diversi soggetti indipendenti hanno valutato il Fondo globale come un'organizzazione molto efficace e molto efficiente. I nostri finanziamenti sono basati sui risultati, noi verifichiamo i risultati dei nostri partner ed eroghiamo fondi sulla base dei risultati, con grande trasparenza. Tutti i dati sono disponibili sul nostro sito ed esercitiamo un controllo estremamente rigoroso sui costi. Questo ci ha consentito di realizzare risultati importanti con le risorse messe a disposizione dai nostri donatori, inclusa l'Italia.
  Nella nostra lotta contro le tre malattie dobbiamo ovviamente rafforzare i sistemi sanitari, non possiamo combattere queste patologie se nel Paese in cui operiamo non esiste un sistema sanitario, quindi gran parte delle nostre risorse va al consolidamento dei sistemi sanitari: un quarto delle nostre risorse, quindi un miliardo di dollari all'anno, viene erogato per il rafforzamento dei sistemi sanitari nei diversi Paesi in cui operiamo, quindi formazione dei lavoratori nel settore sanitario, rafforzare le filiere di approvvigionamento dei farmaci, i sistemi di gestione delle informazioni e anche la risposta delle comunità sul territorio.
  Sicurezza sanitaria globale: ovviamente è una priorità. Sono nate nuove malattie, ci sono state nuove epidemie come il virus Ebola o altre. Per rafforzare la sicurezza sanitaria globale ci sono alcune priorità cui diamo il nostro contributo. Ovviamente porre fine alle epidemie esistenti, perché quanto prima riusciremo a debellare l'AIDS, la tubercolosi e la malaria, tanto più rapidamente i sistemi sanitari saranno sgravati da queste epidemie e potranno dedicarsi ad altre patologie, quindi sistemi resilienti e in grado di far fronte a nuove emergenze come Ebola.
  In terzo luogo abbiamo dato un sostegno concreto quando è scoppiata l'epidemia del virus Ebola in Sierra Leone e, dato che ci sono delle analogie con la lotta contro la malaria, abbiamo potuto al tempo stesso rafforzare la nostra copertura contro la malaria per aiutare i lavoratori del sistema sanitario ad individuare più rapidamente i casi di Ebola e rafforzare la risposta all'epidemia.
  Sono quindi questioni integrate e il ruolo del Fondo in questi Paesi ha contribuito a far fronte ad altre minacce alla salute globale. Sappiamo che le persone viaggiano, si spostano e le malattie viaggiano con loro. Quindi, nel pensare alla sicurezza sanitaria globale, è importante che le persone che si spostano possano avere accesso ai servizi medici e alle cure, perché altrimenti sono a rischio loro ma anche la sicurezza sanitaria globale.
  Per questo motivo abbiamo un sistema snello, agile, che fa fronte all'AIDS, alla tubercolosi e alla malaria a prescindere da dove queste persone si trovino. Attualmente circa un quarto dei nostri investimenti risponde a questi bisogni. In Paesi in Pag. 6conflitto o vittime di catastrofi o di altre forme di instabilità è importante che le persone colpite possano accedere alle cure e si circoscriva la diffusione dell'epidemia quando queste persone si spostano.
  Abbiamo quindi fornito un sostegno su misura in Giordania e in Libano per i rifugiati siriani, ma anche in Africa del sud ed Africa settentrionale.
  Questi impegni sono sostenibili? Ovviamente è importante che i Paesi coinvolti investano nella salute dei propri cittadini e nei propri sistemi sanitari, quindi come Fondo globale noi seguiamo una politica di co-finanziamento per sostenere e rafforzare le risorse investite a livello nazionale nel settore sanitario.
  Abbiamo rafforzato nel ciclo del finanziamento attuale le risorse nazionali stanziate per la salute, che sono aumentate di oltre il 40 per cento rispetto al periodo precedente, un incremento notevolissimo che consente ai Paesi di fare più affidamento su se stessi per quanto riguarda le esigenze sanitarie.
  Quanto all'Italia e il Fondo globale, l'Italia è uno dei padri fondatori del Fondo globale, istituito nel 2002, a seguito delle deliberazioni del Vertice del G8 del 2001, svoltosi in Italia. La prima riunione dei donatori si è tenuta in Italia, proprio a Roma, e da allora l'Italia è uno dei principali donatori: oggi è il nono donatore in termini complessivi.
  L'Italia è senz'altro uno dei membri più importanti del Fondo globale, quindi colgo l'occasione per ringraziare l'Italia per l'impegno, lo sforzo e il sostegno alla nostra lotta.
  Il Fondo globale fa parte delle priorità del G7, come pure la lotta contro le tre pandemie. Quest'anno il G7 sarà presieduto dalla Francia e il Fondo globale avrà veramente una collocazione centrale nell'agenda dei G7 sulla salute globale; sono ottime notizie per la salute globale e per il Fondo stesso.
  Premesso che i cicli di rifinanziamento sono triennali, alla quinta conferenza di rifinanziamento l'Italia si è impegnata a contribuire con 140 milioni di euro, un incremento notevole rispetto al ciclo precedente. Vi siamo quindi molto grati e speriamo che l'Italia continui a dare un sostegno così importante.
  Mi preme evidenziare l'iniziativa del 5 per cento, filone che abbiamo creato insieme all'Italia, un meccanismo che consente alle organizzazioni della società civile e ai centri di ricerca italiani di ricevere finanziamenti per affiancare le attività del Fondo globale nei Paesi prioritari individuati dal Governo italiano, portando quindi il loro patrimonio di esperienze e competenze e il loro contributo alla lotta.
  Cosa ci attende? Quest'anno è importante per il Fondo globale e per la lotta contro queste tre malattie, perché è l'anno in cui si tiene la sesta conferenza di rifinanziamento, che avrà luogo a Lione il 10 ottobre. Ci sarà una riunione preparatoria nel mese di febbraio, che si terrà in India, Paese che sta rafforzando il proprio contributo all'attuazione concreta dei nostri progetti, un Paese che ha difficoltà soprattutto per quanto riguarda la tubercolosi.
  Ovviamente la conferenza di finanziamento per noi è vitale dal momento in cui diversi donatori debbono dichiarare il loro impegno nella lotta alle tre malattie e sulla base dei loro impegni noi saremo in grado di continuare ad attuare le nostro strategie per il triennio che segue.
  Si tratta quindi di un appuntamento molto importante. È la prima volta che illustro in pubblico questa nuova perorazione per gli investimenti:, di cui tratta un documento di venerdì scorso che indica di quanto ha bisogno il Fondo globale per continuare il proprio impegno e quali risultati ci impegniamo a realizzare in caso di un completo rifinanziamento.
  Il documento per motivare l'investimento si intitola Step up the fight, intensificare la lotta.
  Dobbiamo fare di più e meglio se vogliamo far fronte alle sfide che ho illustrato all'inizio del mio intervento, perché se non riusciremo a vincere contro queste malattie, vinceranno le malattie, noi perderemo e torneremo indietro.
  Questo è importante e deve essere ben capito. Nel nostro documento diciamo che il Fondo globale avrà bisogno di almeno Pag. 7quattordici miliardi di dollari per continuare a lavorare con i propri obiettivi strategici, oltre agli obiettivi dell'Agenda 2030. Se non intensifichiamo lo sforzo adesso alla luce delle prospettive degli andamenti epidemiologici, sarà troppo tardi per poter realizzare gli obiettivi dell'Agenda 2030.
  Anche questo è un fatto fondamentale: il 2030 potrebbe apparire una data remota, ma se vogliamo porre fine a quelle epidemie entro tale data, dobbiamo intensificare i nostri sforzi oggi. Tra tre anni sarà troppo tardi, non riusciremo a rimettere i nostri lavori sul giusto binario. Quattordici miliardi di dollari con una serie di obiettivi: salvare 16 milioni di persone, dimezzare il tasso di mortalità per le tre malattie e continuare a rafforzare i sistemi sanitari, aspetto fondamentale per il consolidamento della sicurezza sanitaria mondiale.
  Per concludere, dichiarandomi assolutamente disponibile a rispondere alle vostre domande e al dibattito, il Fondo globale ha raggiunto risultati straordinari nel contrastare queste tre malattie grazie al sostegno generoso di molti Paesi, compresa l'Italia, ma il lavoro non è finito, è giunto il momento di intensificare la lotta. Gli investimenti nella salute globale sono investimenti intelligenti per la stabilità e la sicurezza mondiale anche dal punto di vista economico.
  Auspichiamo quindi che l'Italia porti avanti il suo sostegno convinto alla salute mondiale e al Fondo globale. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Vanni e lascio la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LAURA BOLDRINI. Grazie, signor presidente. Direttrice Vanni, è stato un piacere ascoltarla. Vorrei farle una domanda che inquadra quanto ci ha appena detto. Lei ci ha posto di fronte a delle responsabilità collettive, perché la tubercolosi, la malaria e l'AIDS sono malattie curabili, possiamo sconfiggerle, dunque non abbiamo scuse, nel senso che è una questione di risorse, ma anche una questione di come si struttura la sanità pubblica nei Paesi in via di sviluppo.
  Chiunque di noi abbia lavorato nel sud del mondo (a me è capitato spesso) sa bene che, se ci si ammala, la struttura pubblica è assolutamente inadeguata a dare risposte tali da poter salvare le vite umane, specialmente nelle zone rurali di molti Paesi africani.
  Questo non avviene a caso, signora direttrice: il fatto che la sanità pubblica in molti Paesi africani sia così poco strutturata è frutto di una politica di tagli alla spesa pubblica. Noi sappiamo bene che questi tagli sono condizionati anche ai prestiti che il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale fanno a questi Paesi.
  Lei ci ha detto in questa esposizione che la sanità è un'esigenza globale, perché quando abbiamo malattie come Ebola o Sars si sa dove si sviluppa il virus, ma non si sa dove quel virus andrà a finire.
  Vengo da una regione che ha dato i natali a un grande medico italiano, Carlo Urbani. Questo medico italiano è una delle figure più belle e fonte di ispirazione che abbiamo nel nostro Paese, seppur poco conosciuta: ha contribuito a scoprire il bacillo della Sars, sacrificando la sua vita. La sua frase storica, che a me piace ricordare in questa sede, è «se di fronte al malato il medico scappa, chi rimane?». In nome di questa domanda lui ha dedicato la vita alla scoperta di questa malattia. Lasciò che sua moglie e i suoi figli rientrassero in Italia e lui rimase sul campo e morì solo, perché quello era il suo spirito di medico: aveva fatto un giuramento e quel giuramento doveva essere rispettato.
  Io apprezzo molto il vostro sforzo: avendo lavorato venticinque anni nelle agenzie delle Nazioni Unite so quanto sia importante l'ambito sanitario per il benessere di queste collettività e anche per il nostro benessere, però mi chiedo: come si fa ad avere un'azione incisiva su queste malattie che sono curabili, se non si va all'origine del problema, che è l'indebolimento dei sistemi sanitari? Come possiamo riuscire a fare un'azione che consenta invece agli Stati, sia pur poveri e indebitati, di poter rafforzare i sistemi sanitari nazionali? È infatti da lì Pag. 8che tutto dipende, perché se non c'è la forza di dare le risposte perché gli ospedali sono luoghi dove ci si ammala, non dove ci si cura, noi stiamo facendo una parte del lavoro, ma è una parte che non risolverà mai la questione centrale.
  Volevo sottoporre a Lei questa – mi rendo conto difficile – domanda, che credo che non possiamo sottovalutare in questa sede. La ringrazio, signora direttrice.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Mi ha colpito nella presentazione il fatto che il Fondo globale, oltre ad avere tutti questi risultati misurabili, agisca anche da incentivo per migliorare il sistema sanitario dei Paesi che ne ricevono gli aiuti.
  Noi siamo un Paese che non riceve, ma che dona; Lei ha spiegato bene qual è stata la genesi del Fondo globale e il ruolo dell'Italia. Vorrei capire dal vostro punto di vista qual è il valore aggiunto della partecipazione italiana al Fondo globale. Proprio perché abbiamo avuto un ruolo da protagonisti nel lancio, perché per la nostra cooperazione il tema sanitario è uno dei temi prioritari, voi come recipient che tipo di vantaggio vedete nel fatto che l'Italia ci sia, dica la sua, sia presente in tutti i meccanismi di coordinamento?

  SIMONA SURIANO. Ringrazio la direttrice Vanni per il suo intervento illuminante, ringrazio soprattutto il Global Fund per il lavoro che fa nei Paesi del sud del mondo. Ho letto la scheda relativa al vostro lavoro con cui cercate di raggiungere gli obiettivi dell'Agenda 2030 non solo relativi alla sanità, ma anche abbracciando diversi goals, quindi riuscendo a raggiungere livelli sui quali altre ong o associazioni vanno a rilento.
  Sono obiettivi veramente ambiziosi: il 2030, come diceva, si avvicina, quindi penso alla lotta alla povertà, la lotta al gender gap, e mi fa piacere sapere che vi impegnate anche nella formazione della società civile, dei giovani e delle giovani, settore su cui si deve puntare per combattere certe malattie.
  Al di là della formazione vorrei sapere come intervenite nella cooperazione con le autorità locali, perché, come diceva l'onorevole Boldrini, è importante passare dagli Stati. Vorrei sapere se il Global Fund ha questo ruolo e se operate con le autorità locali. Grazie.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri colleghi che desiderano intervenire, lascio la parola alla dottoressa Vanni per la replica.

  FRANÇOISE VANNI, Direttrice delle relazioni esterne del Global Fund to fight AIDS, Tuberculosis and Malaria. Grazie per le ottime domande. La sanità e la salute sono al centro dello sviluppo e delle questioni di governance; le debolezze dei sistemi sanitari in molti dei Paesi in cui viviamo sono davvero complesse.
  Ci siamo impegnati nell'attuale strategia del Fondo globale ad impegnarci di più per rafforzare i sistemi sanitari, cosa che non abbiamo fatto dall'inizio. All'inizio abbiamo pensato di affrontare in maniera completa la lotta alle tre malattie, perché consideravamo fondamentale porre fine alle malattie, ma in secondo luogo in ambienti impegnativi, dove i sistemi sanitari sono deboli, abbiamo capito che è necessario investire di più.
  Abbiamo un portafoglio di investimenti, per cui il 65 per cento dei nostri investimenti va all'Africa, il 25 per cento è diretto a Paesi che vivono una forma di instabilità o di crisi, e ci stiamo concentrando in questo senso.
  Come facciamo quindi ad affrontare queste questioni così complesse, relative alle debolezze dei sistemi sanitari in ambienti impegnativi? I partenariati sono la risposta. Se non lavoriamo con le istituzioni finanziarie internazionali (è stato citato il Fondo monetario internazionale e ci sono anche la Banca mondiale e altri) per garantire uno spazio di bilancio finanziario affinché si possano operare investimenti, non possiamo farcela, perché da soli come Fondo globale non ce la faremmo.
  Abbiamo bisogno di partenariati, di un approccio basato sulle alleanze, per poter fornire sostegno a Paesi che hanno bisogno di ricostruire i loro sistemi sanitari e disporre di finanze per riorganizzare. Abbiamo Pag. 9 varato un piano di azione globale, per conseguire gli Obiettivi di sviluppo sostenibile legati alla salute, ma non solo, e ci ispiriamo al principio secondo cui non si può rafforzare un sistema sanitario all'interno di un Paese se non si lavora insieme.
  Ci sono organizzazioni internazionali che hanno firmato il piano, come Unicef e altre organizzazioni che non si occupano specificamente di sanità e salute, ma si sono sentite assolutamente coinvolte perché operiamo anche sul fronte dell'istruzione e dell'educazione dei giovani.
  Bisogna investire molto laddove ci siano debolezze dei sistemi sanitari. Altri partner hanno un approccio più allineato e affrontano questioni sistemiche: si fornisce esperienza, competenza, sostegno, si rafforza il dialogo con i Paesi e a livello operativo si aiutano con risorse umane i Paesi stessi a rafforzare i loro sistemi sanitari.
  Noi non ci limitiamo a fornire formazione per affrontare malattie come l'AIDS, la tubercolosi e la malaria: in Etiopia abbiamo formato 45.000 operatrici sanitarie che si sono recate in aree remote e rurali per portare i servizi sanitari alla popolazione. Questo è uno degli esempi delle attività che forniamo e che svolgiamo per rafforzare i sistemi sanitari.
  Per quanto riguarda il ruolo dell'Italia, questo è un punto importante per il futuro: non possiamo operare se non c'è l'Italia, e questo è un punto fermo. L'Italia è un alleato, un donatore fondamentale per il nostro Fondo, tanto che non riusciamo ad immaginare il nostro futuro senza l'Italia.
  Le risorse sono importanti, ma è importante anche il contributo che deriva dalla società civile. L'iniziativa del 5 per cento è un buon modo per garantire la partecipazione della cittadinanza, della società civile, c'è un apporto in più in termini di esperienza, conoscenza, apprendimento trasversale, scambio di approcci. Questa iniziativa si basa anche sullo scambio di ricerche, sull'acquisizione di studi provenienti dall'Italia ed è importante continuare secondo gli standard stabiliti in sede di G7, che rappresenta un attore fondamentale.
  I giovani e le comunità sono un fattore fondamentale. Ho già detto che il Fondo globale si definisce un partenariato, non siamo un'agenzia delle Nazioni Unite, non siamo una ong, nella nostra attività abbiamo il contributo di Paesi che realizzano i programmi, come in Africa e in America Latina, e abbiamo Paesi che donano come l'Italia; abbiamo il settore privato, le società filantropiche, le comunità, le organizzazioni della società civile, le comunità dove sono coloro che sono colpiti dalle malattie. Non conosco altre organizzazioni che vedano così tanti beneficiari seduti allo stesso tavolo negoziale.
  C'è un'ampia partecipazione al processo decisionale e vi posso garantire che la partecipazione è davvero viva. Le nostre decisioni ogni volta sono forgiate dalla comprensione delle necessità delle comunità e dai contributi che le comunità possono dare in termini di governance, di azione concreta.
  Per quanto riguarda le nostre attività concrete, collaboriamo con altre organizzazioni internazionali, con i ministeri della sanità, con organizzazioni del sociale e riteniamo prezioso il contributo che arriva dalle comunità. Sul campo abbiamo la possibilità di capire quanto sia forte il contributo delle comunità per la fornitura di servizi nell'assistenza sanitaria.
  In relazione all'istruzione e all'educazione affrontiamo anche questioni sistemiche. Sappiamo che l'educazione sanitaria è fondamentale anche nelle scuole per prevenire ad esempio l'infezione da HIV tra le ragazze, quindi ci occupiamo di educazione per poter affrontare le sfide in modo adeguato.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto. Lei ci ha fornito un quadro particolarmente significativo e importante, che consentirà alla nostra Commissione e al Parlamento di sostenere l'iniziativa che in sede governativa si assumerà.
  Lei ha già ricordato che c'è un impegno molto concreto di finanziamento per 140 milioni di euro da parte dell'Italia. Credo che la sua audizione abbia fornito argomenti alla Commissione parlamentare per sostenere lo sforzo del Governo e incoraggiarlo a dare attuazione concreta a questo impegno.

Pag. 10

  FRANÇOISE VANNI, Direttrice delle relazioni estere del Global Fund to fight AIDS, Tuberculosis and Malaria. Grazie, signor presidente, grazie a tutti. Volevo ricordare che stiamo organizzando una visita sul campo insieme all'Osservatorio AIDS; se qualcuno di voi fosse interessato a partecipare a questa visita, saremmo lieti di prendere contatto e di organizzare la vostra partecipazione. Grazie.

  PRESIDENTE. Naturalmente è necessario che forniate alla segreteria della nostra Commissione tutti gli elementi informativi, in modo tale che, se qualche parlamentare volesse partecipare, possa farlo.
  Ringrazio la nostra ospite e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.50.