XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 15 di Giovedì 5 dicembre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Grande Marta , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA POLITICA ESTERA DELL'ITALIA PER LA PACE E LA STABILITÀ NEL MEDITERRANEO
Grande Marta , Presidente ... 3 
Magri Paolo , direttore dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI) ... 3 
Grande Marta , Presidente ... 4 
Fassino Piero (PD)  ... 4 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 5 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 5 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 5 
Fassino Piero (PD)  ... 5 
Grande Marta , Presidente ... 6 
Magri Paolo , direttore dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI) ... 6 
Cabras Pino (M5S)  ... 7 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 8 
Magri Paolo , Direttore dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI) ... 8 
Grande Marta , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MARTA GRANDE

  La seduta comincia alle 8.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione sul canale della web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Paolo Magri, Direttore dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla politica estera dell'Italia per la pace e la stabilità nel Mediterraneo, l'audizione di Paolo Magri, Direttore dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI).
  Saluto e ringrazio per la sua disponibilità a prendere parte ai nostri lavori il professor Magri.
  Ricordo che nell'ambito della nostra indagine conoscitiva abbiamo già avuto modo di audire il 10 aprile scorso il Presidente dell'ISPI, l'Ambasciatore Giampiero Massolo. Docente di relazioni internazionali all'Università Bocconi, il professor Magri è membro dello European Policy Group del World Economic Forum, del Comitato strategico del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e del Consiglio di amministrazione della Fondazione Italia-Cina.
  Segnalo che da oggi a sabato si tiene a Roma la quinta edizione della Conferenza Rome MED-Mediterranean Dialogues, promossa a partire dal 2015 dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dall'ISPI. Nell'ultima edizione, lo scorso anno, hanno partecipato a MED Dialogues oltre quaranta leader tra Presidenti, Primi ministri, Ministri e circa mille tra imprenditori accademici, esponenti delle maggiori organizzazioni internazionali, nonché studiosi ed esperti provenienti da oltre cinquanta Paesi. Anche quest'anno le oltre quaranta sessioni sono articolate su quattro pilastri: «Shared security»; «Shared prosperity»; «Migration»; «Culture and civil society». Tra i temi strategici al centro del dibattito figurano le principali crisi regionali, con focus su Libia e Siria; le sfide poste dai processi di transizione in atto; la competizione geopolitica tra i diversi attori regionali; il terrorismo e il destino di Daesh; la gestione dei flussi migratori e l'impatto geopolitico dei cambiamenti climatici; i nuovi scenari energetici; il ruolo degli investimenti e dell'innovazione tecnologica nella regione. A rafforzare il contributo di idee e proposte sono stati organizzati nei mesi scorsi dieci incontri preparatori a Doha, Ginevra. Bruxelles, Roma, Abu Dhabi, Mosca, Beirut, Washington, New York e Riad.
  L'audizione odierna ci consentirà dunque di fare una panoramica sui temi principali che saranno oggetto della quinta edizione di MED Dialogues e che costituiscono, di fatto, i filoni principali della nostra indagine conoscitiva.
  Sono lieta quindi di dare la parola professor Magri affinché possa svolgere il suo intervento.

  PAOLO MAGRI, direttore dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI). Grazie, presidente. Grazie a voi per questo invito proprio nella giornata in cui MED inizia. Pag. 4
  Io non voglio fare uno spot pubblicitario, non è il luogo, non ha senso; vi ho portato questa cartellina che in questo momento inizia a essere distribuita al primo gruppo di ospiti, quello dei fora a porte chiuse di oggi; domani si entra nel vivo con la vera e propria conferenza.
  Con voi voglio fare alcune chiose al materiale che vi ho distribuito. MED è nato cinque anni fa su una idea dell'allora Ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, ed è stato portato avanti con diversi entusiasmi dai Governi che si sono succeduti. È oggi un appuntamento fisso. L'idea originaria di Paolo Gentiloni, ripresa dai suoi successori, era che anche l'Italia avesse un appuntamento internazionale di riferimento in un'area chiave. Ce l'ha la Gran Bretagna sul Commonwealth, la Francia con la francofonia e ora con il Paris Forum, la Germania con la Conferenza sulla sicurezza di Monaco. L'idea, che poteva apparire all'inizio anche un po’ ambiziosa – non avevamo un euro e non c'era un programma –, era quella di creare in tempi rapidi un appuntamento italiano su un tema centrale per l'Italia.
  Non c'era, non c'è e non ci sarà nessuna illusione che una conferenza cambi i destini del mondo, di una regione, cambi la politica estera del nostro Paese, il nostro Paese; l'idea era di capitalizzare un prestigio e un atteggiamento di attenzione, che nella regione c'è nei confronti del nostro Paese, per mettere a disposizione di ospiti rilevanti – non così noti ma espressione della società civile dei Paesi coinvolti – un luogo di dialogo, da cui il nome Rome MED Dialogues.
  Fin dall'inizio si trattava davvero di un'ambizione, al limite del sogno: andare al di là del turmoil, al di là del caos, per un'agenda positiva. Se pensate a quello che è successo in questi cinque anni, il caos e il turmoil è aumentato, non diminuito; e il tenere la barra dritta sull'agenda positiva è un'impresa, è complesso. Voi pensate in questo momento ai leader di questi Paesi: fra leader che non vogliamo invitare, leader che sono appena caduti, leader che stanno per cadere, leader che hanno problemi significativi, leader che abbiamo invitato mesi fa, ma che in questo momento, se non venissero, ci creerebbero qualche imbarazzo in meno, leader che non possono sedersi allo stesso tavolo, leader che contestano su chi è primo e chi è secondo in una successione di panel, anche se non stanno nel panel insieme... se mettete insieme queste complessità, capite che l'ambizione di allora e di oggi di andare «beyond turmoil» e proporre un'agenda positiva era, è e sarà ambiziosa. Ma ci proviamo, dando più spazio alla società civile – e anche qui pensate a Paesi in cui quella che era la società civile cinque anni fa è ora in galera o in esilio – e dando spazio crescente alle donne, ai giovani e alle proposte dei giovani, che nella prima conferenza erano molto sullo sfondo.
  Questo è in grande sintesi quello che stiamo facendo. Lo stiamo facendo, da quattro anni su cinque – ci tengo a dirlo – grazie a un contributo che il Parlamento ha approvato: il finanziamento di MED è al 72 per cento garantito da privati, perché noi facciamo fundraising, ma c'è un contributo che permette la sopravvivenza e la continuità di anno in anno.
  La presidente prima ha accennato a un aspetto, che è l'ultimo che voglio sottolinearvi: l'essere passati dalla conferenza intesa come fuoco d'artificio momentaneo, un big show, una grande vetrina, a un lavoro che dura un intero anno. Il MED è ora organizzato in dieci meetings regionali – quelli che la presidente citava prima – che avvengono da marzo a ottobre, in dieci fora a porte chiuse, tematici o settoriali – quelli che si stanno svolgendo in questo momento – e poi il fuoco d'artificio. Ma l'idea era, ed è, che il fuoco d'artificio sedimenti un lavoro che, con tavoli diversi, continua per un intero anno e che ha il compimento nel momento finale: la conferenza.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questioni o formulare osservazioni.

  PIERO FASSINO. Grazie, presidente. Prima delle domande, vorrei esprimere un apprezzamento a Magri dell'ISPI, perché è stato messo su un lavoro davvero straordinario. Pag. 5 E, se – come ha detto Magri – all'inizio sembrava un'ambizione eccessiva, si è messa in piedi una cosa che ha una sua sostanza importante per il nostro Paese.
  La domanda è – ma in qualche modo ha già risposto dicendo che non è una conferenza che sposta – come si possono gestire le ricadute. Evidentemente questo non è affidato né all'ISPI né alla conferenza: è affidato alla politica, quindi al Ministero e alle politiche del Governo; tuttavia, così come la conferenza ha il compito di non essere schiacciata solo sulla contingenza, ma di avere un respiro strategico e di visione, sarebbe interessante avere anche un quadro di medio periodo sulle ricadute, cioè i processi politici che nei diversi scenari euromediterranei vengono maturando a valle della riflessione delle occasioni di confronto, di dialogo e di ricerca che le tre giornate mettono in campo.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Anch'io mi associo all'apprezzamento sul lavoro dell'ISPI.
  Come è cambiato lo scenario della discussione sul Mediterraneo in questi cinque anni. Da quando MED è partito, cinque anni fa, ad oggi sono cambiati tantissimi attori internazionali, è cambiato il contesto; l'Italia ha mantenuto la barra dritta sul dialogo sul Mediterraneo grazie anche all'iniziativa di MED, ma come avete visto occorre cambiare le possibilità di intavolare un dialogo positivo sul futuro del Mediterraneo.

  YANA CHIARA EHM. Mi associo agli apprezzamenti, specialmente guardando il programma, che già l'anno scorso è stato analogamente articolato.
  Vorrei ribadire – e credo non sia una cosa da poco – che ci sono due punti importanti riguardo al MED: il primo è il fatto di voler offrire una sede di dialogo, e ritengo che ci sia molta necessità di confrontarsi e di capire insieme quali passi fare. Vedo, anche grazie a questo programma, che questo è stato mantenuto. C'è l'interesse e c'è la volontà di parlare e di confrontarsi.
  Il secondo punto che credo sia molto importante, non meno degno di nota, è il fatto di voler mettere insieme, offrire una platea di confronto per quanto riguarda certe situazioni più critiche del Mediterraneo. Penso alla questione del conflitto israelo-palestinese, cui è dedicata un'intera sezione; penso alla questione libanese; alla questione siriana, che vede la presenza di esponenti sia della maggioranza sia dell'opposizione; tutte questioni che probabilmente in un contesto normale sarebbero difficili da dirimere, quindi MED riesce in questo caso ad assolvere a questo compito.
  Lei ha ribadito la questione di andare oltre il turmoil, e qui scaturisce la riflessione, anche perché in questa fase le situazioni cambiano molto velocemente, dunque faccio una domanda provocatoria: se possiamo veramente parlare di andare «oltre il turmoil» oppure se, in alcune situazioni, stiamo appena entrando nel vero e proprio turmoil.

  PAOLO FORMENTINI. Mi unisco anch'io all'apprezzamento per l'altissimo livello della conferenza, anche per i motivi alla base di questa iniziativa, che sono stati ben espressi: dare un peso al nostro Paese in una regione che lo vede protagonista per forza di cose.
  Vorrei chiedere, visto anche l'intervento precedente, una qualche prospettiva sul conflitto israelo-palestinese, vorrei dire speranza rispetto a quello che invece è il nuovo conflitto che riguarda l'area, ovvero il confronto tra Arabia Saudita, nella fattispecie, e Iran con i suoi alleati. In altre parole, qualche approfondimento su questa avanzata dell'Iran verso il Mediterraneo.

  PIERO FASSINO. Vorrei aggiungere una cosa in relazione a quello che dicevo prima, mi è venuto in mente adesso, scusate. Ieri ho rappresentato la Commissione, la presidente, all'audizione di Borrell e del Commissario all'allargamento con i rappresentanti delle Commissioni esteri dei Parlamenti dei ventotto Paesi. In un quadro molto ricco c'era però un punto di debolezza, quindi lo evidenzio: il punto di debolezza era proprio il Mediterraneo. Mi chiedo come uno dei seguiti della nostra attività possa essere investire maggiormente Pag. 6 la dimensione europea, in particolare i Commissari competenti, perché per esempio l'Unione per il Mediterraneo è ferma, paralizzata dal conflitto israelo-palestinese, ma non solo. Quindi, siccome noi diamo importanza a questa dimensione, al respiro che stiamo qui discutendo, avverto che abbiamo il problema di fare un'offensiva più forte verso Bruxelles.

  PRESIDENTE. Do la parola al Direttore Magri per la replica.

  PAOLO MAGRI, direttore dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI). Grazie, presidente. Parto dalla prima e dall'ultima domanda dell'onorevole Fassino. La prima era i seguiti. C'è stata una risposta implicita nella sua banda. Se mi passate la metafora – che non appaia presuntuosa rispetto al lavoro che come ISPI stiamo facendo su MED – noi siamo un po’ come l'Assemblea Generale dell'ONU. Per il Mediterraneo devi creare una piattaforma giusta dove le persone vanno, si incontrano in bilaterali, dove ciò che conta non è ciò che avviene in assemblea, ma ciò che avviene a margine; poi è la politica che deve dare seguito, non certo l'ISPI. Il compito dell'ISPI, in questo caso specifico, è di creare l'involucro più idoneo, non sbilanciato. Per esempio, noi abbiamo avuto dei momenti in cui, non per scelta nostra, non veniva nessuno del Golfo e noi avevamo i turchi, i qatarini e in qualche capitale si diceva che questa era una conferenza della Fratellanza musulmana. Non era una scelta. La nostra scelta è di attentissimo bilanciamento. Al-Jubeir e Zarif, parlando di uno dei temi evocati dall'onorevole Formentini: noi abbiamo sempre invitato al-Jubeir e Zarif. Un anno non c'era Jubeir, quest'anno non ci sarà Zarif. Questa neutralità può valere per il contenitore, ma ad un certo punto la politica deve fare delle scelte. Non sono il vostro interlocutore da questo punto di vista.
  L'ultima sua domanda, onorevole Fassino, sulla questione dell'investitura europea: senz'altro sì, con una precisazione. All'inizio, quando dovevamo stabilire il profilo della conferenza, noi eravamo un po’ gelosi dell'eccessivo coinvolgimento di francesi, soprattutto spagnoli, i tedeschi li volevamo...da due anni no. I francesi hanno il Paris Forum, si guardano bene dal dare il minimo contributo a un'iniziativa di altri. Dove abbiamo investito – e qui vengo alla buona notizia – con molto impegno era proprio la Spagna e Borrell doveva essere l'ospite europeo d'onore lo scorso anno, ma cadde il Governo. Fino a ieri Borrell, che aspettava l'avvio dell'attività della Commissione europea, era determinato a venire a chiudere il sabato. Conosce benissimo MED, devo dire che lo scorso anno – e questo ci fa gioco – non l'avevamo invitato, era lui che ci aveva fatto sapere che voleva venire. Poi cadde il Governo. Quindi su questo c'è uno sbocco, con un ruolo che ormai possiamo condividere, perché la conferenza c'è, non la diluiamo.
  Onorevole Quartapelle, potremmo passare settimane sulla sua domanda. Come è evoluto il quadro in questi cinque anni. Per cogliere la difficoltà dell'insistere sull'agenda positiva, perché il turmoil è aumentato o non si è modificato, vediamo subito quali sono gli spiragli di agenda positiva. Non certo la Shared prosperity: questa regione cresceva al 3 per cento, adesso cresce dello 0,9. Prima cresceva senza ridistribuire, adesso si cresce meno e si ridistribuisce ancor meno, ciò essendo uno dei fattori delle proteste. Sullo Stato islamico, quando abbiamo iniziato cinque anni, era in una prima fase di difficoltà, ma poco dopo aveva preso Palmira per intenderci, e c'erano dieci milioni di persone sotto lo Stato islamico. Non è la situazione ad oggi. Però noi abbiamo due panel su «what's next». E c'è diffusa consapevolezza, questo è stato uno dei temi, al di là del trionfalismo, usato anche nei lavori intermedi che abbiamo fatto in varie località. Sullo Yemen, stando sull'agenda positiva, c'è qualche spiraglio. Noi sullo Yemen abbiamo fatto, proprio con gli emiratini e con i sauditi, uno degli incontri recenti: «off the record», c'è la sensazione che questa tregua possa reggere. Quanto durerà? Non si sa. Bastano tre droni sbagliati messi da quattro persone chiuse in una stanza per complicare tutto. Tutto il resto è peggio di Pag. 7prima. Noi abbiamo iniziato con un Assad in difficoltà, era l'inizio – cinque anni fa – del sostegno russo, oggi abbiamo un Assad in difficoltà per altri aspetti. All'epoca discutevamo di Obama come mediatore, oggi non pervenuto. La Libia: avevamo cinque anni fa il tema dello Stato islamico nel vuoto dei due Governi, ora abbiamo un Governo in carica da mesi, senza riuscire, attaccando l'altro. Discutevamo della Tunisia come unico caso virtuoso, che continua ad essere tale; negli altri Paesi cinque anni fa avevamo l'arretramento, adesso abbiamo o la calma troppo piatta di alcuni Paesi o le proteste di piazza, che sono – non lo sappiamo – una versione riveduta e corretta, non conosciamo gli sviluppi, ma sappiamo che le cause scatenanti di allora non si sono certo rimosse in questi anni. L'Iran cinque anni fa si avviava a concludere il negoziato nucleare, oggi morto e sepolto.
  Mi permetto di dire cose in questa sede che chiaramente non si dicono all'intervento di apertura della conferenza, però il quadro è sicuramente non migliorativo.
  Onorevole Ehm, il punto – e mi ricollego a quanto dicevo prima all'onorevole Fassino – è che noi dobbiamo produrre – parlo come ISPI soggetto promotore di MED, che è piccola cosa rispetto alla politica estera dell'Italia – il contenitore più dignitoso, più di prestigio possibile nel quale iniettare idee, proposte e strategie di politica estera. Se fossimo noi a fare questo, ci sarebbe qualche problema nei ruoli all'interno del nostro assetto. Lei ha citato però una parola chiave, che è nel tema di MED – dialogo – che noi in questi cinque anni abbiamo cercato di perfezionare. Mi perdoni un accenno a questioni di meccanica, di format. Cinque anni fa, poiché eravamo all'inizio, avevamo l'obiettivo di dimostrare che riusciamo a farla: la prima volta la conferenza è stata organizzata in tre mesi, ad ogni Ministro che accettava davamo lo spazio per fare quello che voleva: discorsi fiume, quaranta minuti leggendo delle cose, temi random. Adesso siamo in una situazione in cui i Ministri che vengono a MED sanno che devono accettare il format. Significa che io parlo con uno statement di cinque minuti, poi ho due discussant diversi che devo accettare, salvo l'improponibile: non posso mettere un nemico giurato del Paese, ma questo è il format perché siano veri dialoghi. Non sono ancora, purtroppo, dialoghi fra antagonisti. Mettere in un panel Israele e Palestina è ancora un tabù, come anche mettere insieme Arabia Saudita e Iran. Non solo qua. Voi sapete che nelle conferenze internazionali è la prassi.
  Israele e Palestina. Anche qui, quando abbiamo iniziato, cinque anni fa, stava fallendo la mediazione Kerry, oggi ci riuniamo quando non c'è più mediazione americana. Questa è la fotografia, è il dato di fondo. Le ultime mosse, gli ultimi passi dell'Amministrazione americana fanno sì che credo sia difficile pensare che anche in questo dossier – cruciale – l'America possa svolgere il ruolo che ha svolto in passato.
  Su Arabia Saudita e Iran, a cui Lei ha accennato, non voglio peccare di stupido e becero ottimismo, però, anche da ciò che risulta in questi incontri a porte chiuse, dove si parla molto più liberamente, la sensazione è che, al di là di ciò che leggiamo e che a volte succede, ci sia una volontà di non esasperare l’escalation per tanti motivi: le difficoltà interne, le transizioni interne, è un fattore non dichiarabile di quasi speranza. Non arriverei a dire che questa tensione si chiuderà perché a MED in un corridoio si è incontrato qualcuno che l'ha chiusa. Non è di questo che sto parlando. La sensazione però di una crisi che c'è, ma che sia in qualche modo gestita, al di là dell'esuberanza di alcune azioni, è forse un fattore di moderata e tenue speranza. È potenzialmente la più dirompente, ma non mi sembra la più vicina ad essere dirompente. Potrei sbagliarmi, ma questa è la mia lettura.

  PINO CABRAS. L'impostazione della conferenza è molto ampia dal punto di vista del concetto di Mediterraneo allargato, però noto che ancora non si spinge in una direzione, per quanto sia previsto tra gli ospiti un illustre esponente del Ciad: il Sahel, che ha un'importanza sempre più strategica per l'Italia. Alla fine tutte le direttrici africane passano per il Sahel. Anche in relazione alla crisi libica è una Pag. 8cosa che implica un rapporto strettissimo con la Francia. Questo elemento, apparentemente, non lo vedo nell'impostazione, ma magari ci può dire qualcosa di più sul tipo di impostazione che è stata data.

  YANA CHIARA EHM. Una piccola precisazione: sulla questione israelo-palestinese intendevo che è stato realizzato un panel, quindi c'è un'attenzione particolare, che trovo importante.
  Io faccio parte di due delegazioni del Mediterraneo, nelle quali sono presenti parlamentari sia israeliani sia palestinesi, che si mettono a un tavolo insieme, e ho visto che effettivamente da parte di entrambi c'è una volontà di confrontarsi, perché effettivamente la situazione – specialmente oggi che vediamo che Israele sta tornando per la terza volta ad elezioni e la Palestina avrà elezioni l'anno prossimo – è caratterizzata da un turmoil interno molto importante in quella regione. Io voglio credere che come Italia, sia come MED sia noi nella nostra veste di parlamentari, possiamo fare un passo in avanti.

  PAOLO MAGRI, Direttore dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI). Parto da qui, se posso. Ci sono decine di incontri a porte chiuse in cui commissioni miste dialogano e lavorano, il problema a cui mi riferivo è la parte pubblica. Io da cinque anni vedo lo stesso film, che è: a) accettano i due esponenti; b) accettano di esserci, ma non insieme; c) noi mettiamo in programma i due nomi, e io so che domani ci sarà un balletto con testa o croce su chi parla per primo, perché chi parla per secondo avrà la possibilità di replicare. Il tema non è tanto il dialogo, ma è la visibilità del dialogo, che crea problemi.
  È una scelta, onorevole Cabras, perché già il Mediterraneo è allargato; il Sahel – a cui l'ISPI l'anno prossimo dedicherà ampia attenzione nella programmazione – è entrato in scena in alcune edizioni su temi specifici – migrazione, traffici – ma non è considerato, per scelta, come parte, quindi sono ospiti su temi specifici, ma abbiamo abbastanza turmoil nei Paesi già inseriti nel perimetro per allargarci. In più abbiamo questi interessi fuori area – lo scorso anno il Giappone, quest'anno l'India, abbiamo i Ministri degli esteri – che proiettano molto in là.
  Aggiungo a ciò che quest'anno il Ministero degli affari esteri organizzerà la Conferenza Italia-Africa, che è il luogo dedicato, specifico per quel tema. Certo, da un punto di vista della rilevanza e della problematicità dell'area, è sicuramente un tema fondamentale, ma non si può coesistere tutto tenendo un minimo di coerenza interna.

  PRESIDENTE. Io ringrazio il professor Magri per la sua presenza, per averci dato queste informazioni su questo importante incontro – MED – e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.30.