XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 19 dicembre 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Grande Marta , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA POLITICA ESTERA DELL'ITALIA PER LA PACE E LA STABILITÀ NEL MEDITERRANEO

Audizione della Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re.
Grande Marta , Presidente ... 3 
Cabras Pino (M5S)  ... 3 
Grande Marta , Presidente ... 4 
Del Re Emanuela Claudia (M5S) , Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 4 
Grande Marta , Presidente ... 10 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 10 
Boldrini Laura (LeU)  ... 10 
Cabras Pino (M5S)  ... 12 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 12 
Grande Marta , Presidente ... 13 
Del Re Emanuela Claudia (M5S) , Viceministra agli affari esteri e alla cooperazione internazionale ... 13 
Grande Marta , Presidente ... 14

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero-Sogno Italia: Misto-MAIE-SI;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MARTA GRANDE

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Del Re, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla politica estera dell'Italia per la pace e la stabilità nel Mediterraneo. Saluto e ringrazio la Viceministra Del Re per la sua disponibilità a prendere parte ai nostri lavori.
  Dopo aver inquadrato, sul piano generale, le numerose e complesse tematiche che caratterizzano lo scenario geopolitico mediterraneo, l'audizione odierna ci consentirà di approfondire, tra le altre cose, i profili che rientrano specificamente nelle competenze delegate alla Viceministra: dalle questioni relative all'Unione africana a quelle attinenti ai Paesi dell'Africa subsahariana, fino ai temi della cooperazione allo sviluppo, che può diventare un importante strumento per promuovere il ruolo e l'influenza dell'Italia in tutto il quadrante.
  Ricordo ai colleghi che lo scorso 25 ottobre si è svolta, presso la Farnesina, la seconda Conferenza ministeriale Italia–Africa, che ha visto convergere a Roma delegazioni da tutti i cinquantaquattro Paesi africani: nel suo intervento introduttivo la Viceministra Del Re ha sottolineato l'esigenza di superare l'errata percezione dell'Africa come continente stagnante: l'Africa, invece, è il continente del futuro, con un forte dinamismo politico, economico e sociale.
  Da questa consapevolezza consegue la necessità di agire su diversi ambiti: aiuto umanitario, istruzione, governance, agro-alimentare, energie rinnovabili, infrastrutture, formazione, incremento del settore privato, anche per trovare alternative alla scelta migratoria.
  Sarà altresì utile approfondire con la Viceministra gli esiti della Conferenza di Palermo sulla Libia, con particolare riguardo alle prospettive di stabilizzazione della Paese e all'avvio di un processo costituzionale ed elettorale che si dovrebbe concludere entro la primavera del 2019, come auspicato nelle Conclusioni adottate dal Consiglio affari esteri dell'UE nella riunione del 10 dicembre scorso.
  Prima di dare la parola alla nostra ospite, chiedo ai colleghi deputati Cabras e Formentini, nella loro qualità di relatori sull'indagine conoscitiva, se desiderano svolgere qualche considerazione introduttiva.

  PINO CABRAS. La settimana scorsa a Parigi ho partecipato a una conferenza molto interessante che radunava i parlamentari del G5 Sahel, i Paesi del Sahel che hanno creato adesso una coalizione, che diventerà anche una sorta di organizzazione internazionale, i parlamentari della Francia, che hanno ospitato il summit, più altri Paesi che assumono il ruolo di donatori per politiche di sviluppo da realizzare nel Sahel. Pag. 4
  C'era una cosa che già percepivo nel valutare le questioni mediterranee, ma ho avuto ulteriori conferme: la profondità strategica della questione mediterranea ha ampliato moltissimo il suo raggio. Significa, oggi, che le questioni mediterranee diventano questioni pienamente africane, questioni saheliane, perché tutti gli equilibri di quell'area, che è stata profondamente destabilizzata dalla guerra in Libia, sono adesso in discussione e possono essere ricomposti.
  Vorrei sapere dalla Viceministra cosa pensa delle questioni di risistemazione di quell'area in funzione del ruolo, della sovranità italiana nel Mediterraneo.

  PRESIDENTE. Do la parola alla viceministra.

  EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Buongiorno a tutti. Sono molto lieta di parlare di questo argomento, che va certamente sistematizzato, soprattutto all'insegna di una conoscenza più approfondita dei temi, necessaria sia per tutto il processo decisionale parlamentare sia per l'opinione pubblica.
  La questione del Mediterraneo è fondamentale. Allo stesso modo, sono fondamentali la stabilità e la prosperità del Mediterraneo allargato, un'area da cui provengono una serie di crisi globali, nonché le opportunità di progresso. La stabilità e la prosperità sono fondamentali anche per la stabilità e la prosperità dell'Italia e dell'Unione europea. Ovviamente, il Mediterraneo resta una assoluta priorità della nostra politica estera, di questo Governo, di quelli che l'hanno preceduto e, naturalmente, di quelli che lo seguiranno. Ho già detto più volte che su molti temi c'è una certa continuità dell'Italia proprio come profilo nel piano internazionale.
  Tra le sfide e le priorità strategiche, quelle in questo momento molto dibattute e considerate prioritarie sono il contrasto al terrorismo internazionale e la gestione dei flussi migratori. Per fare fronte a queste sfide, l'Italia ha sviluppato una linea operativa che mira a combinare sicurezza e sviluppo socio-economico delle aree di crisi, puntellando la resilienza dei Paesi che possono e devono giocare un proprio ruolo nella stabilizzazione della regione.
  Il nostro contributo sul campo risponde a una diretta esigenza di sicurezza, fortemente sentita dai nostri cittadini, perseguita sia operando attraverso i canali bilaterali sia incidendo sui formati multilaterali, di cui siamo parte attiva, a partire dall'Unione europea per arrivare alle Nazioni Unite, alla NATO e all'OSCE, sulla base di uno spirito di cooperazione e responsabilità collettiva, nella convinzione che un approccio win-win sia fondamentale.
  Le nostre missioni nazionali di addestramento, MIADIT (missione addestrativa italiana) in Palestina e MIBIL (missione italiana bilaterale) in Libano, e il nostro impegno nelle missioni internazionali, UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon), MFO (Multinational Force and Observers), missione NATO di formazione in Iraq e nella coalizione anti Daesh, forniscono un rilevante contributo alla nostra capacità di incidere su questi processi e, aggiungo, alla nostra credibilità.
  Per quanto riguarda la strategia perseguita dall'Italia, direi che stiamo seguendo, in estrema sintesi, tre direttrici principali. La prima: riportare il Mediterraneo allargato, incluse le crisi che lo attraversano, al centro del dibattito internazionale in ambito europeo, nel contesto onusiano, nei fori ristretti come il G7, all'interno della NATO, che ha fatto propria l'esigenza di adattarsi alle sfide dal fianco meridionale con la creazione di uno specifico hub regionale a Napoli. Da ultimo, anche all'OSCE. Uno dei principali risultati della presidenza italiana, che si chiude in questi giorni, di cui siamo particolarmente fieri è stato, infatti, il riorientamento verso il Mediterraneo dell'attenzione dell'Organizzazione, che aveva sempre guardato piuttosto a est.
  Un'altra importante direttrice è relativa al creare le condizioni per il superamento delle crisi che hanno riproposto il Mediterraneo e il Medio Oriente come un nuovo arco di instabilità, ciò nella comprensione che tutte le crisi in corso hanno, con differenti sfumature, un modello comune: l'interazione Pag. 5 di dinamiche interne con l'azione, spesso negativa, di attori esterni e, infine, con i processi globali, che stanno profondamente trasformando le nostre società.
  Una terza direttrice, quella che più di tutte, forse, conferisce un carattere specifico all'azione del Governo italiano, come dimostrato dalla conferenza Mediterranean Dialogues, svolta a Roma dal 21 al 24 novembre scorso, riguarda la costruzione di un'agenda positiva per il Mediterraneo, senza sottovalutare le sfide, naturalmente, ma valorizzando le grandi opportunità che esistono di cooperazione economica e per uno sviluppo realmente sostenibile. Basta pensare ai margini per una maggiore integrazione economica regionale, all'impatto della Belt and Road Initiative (BRI) cinese, alle immense risorse energetiche della regione, al raddoppio del Canale di Suez.
  Il Mediterraneo è anche un luogo di straordinarie opportunità, che l'Italia intende cogliere e favorire. È un sistema economico in espansione, con un PIL che cresce con percentuali superiori alla media globale, nonché un grande hub di importanza strategica per la sicurezza energetica del nostro Paese, che importa dalla regione oltre i due terzi delle sue forniture petrolifere e circa la metà dei suoi approvvigionamenti di gas naturale.
  D'altro canto, le nostre aziende stanno già cogliendo questa opportunità. Il volume dell'interscambio dell'Italia con l'area MENA (Middle East and North Africa) nel 2017 è stato pari a circa 59 miliardi (32 miliardi le nostre esportazioni e 27 le importazioni), pari al 6,9 per cento del nostro interscambio con il mondo, mentre il solo export è pari al 7,1 per cento delle nostre esportazioni complessive.
  L'Italia è, inoltre, il quarto partner commerciale, dopo Stati Uniti, Cina e Germania, dei Paesi MENA aggregati. Il buon posizionamento italiano nei flussi commerciali e di investimento nella regione è dimostrato dal fatto che la media della nostra quota di mercato nella regione è del 4,9 per cento, molto superiore alla quota di mercato del nostro export a livello globale, pari al 2,8 per cento.
  Dopo l'Europa, il bacino del Mediterraneo costituisce la prima zona di penetrazione diretta delle nostre imprese. Dal 2008 a oggi il numero di aziende italiane attive nella regione è cresciuto con ritmi sostenuti: più 22 per cento nel Nordafrica, più 43 per cento in Medio Oriente. Le oltre 1.200 imprese presenti oggi si concentrano prevalentemente nel settore manifatturiero e in quello delle costruzioni.
  È chiaro che il Mediterraneo è anche la porta dell'Africa. Una sua rinnovata stabilità è essenziale per massimizzare il suo potenziale geo-economico, quale snodo fondamentale per gli scambi di beni e servizi tra Europa e Africa, e sfruttare appieno anche lo straordinario fermento che sta vivendo il continente africano, come chiaramente emerso proprio nella Conferenza Italia-Africa ricordata dalla nostra presidente, organizzata dal Ministero il 25 ottobre.
  D'altro canto, le profonde interazioni tra il Mediterraneo e l'Africa, come ci ricorda il caso libico in particolare, impongono azioni coerenti e sinergiche. Operare per la stabilità e la crescita socio-economica del Mediterraneo vuol dire anche contribuire in modo tangibile al sostegno della crescita dell'Africa, alla sua stabilizzazione, alla democratizzazione e alla prosperità.
  Per quanto riguarda alcuni elementi centrali per i processi politici, la politica italiana nel Mediterraneo allargato, condotta lungo le tre direttrici che ho appena illustrato, si basa sulla convinzione che è necessario dare una risposta integrata, da sviluppare attraverso iniziative di cooperazione condivise, strategie di lungo termine e stabilizzazione duratura, oltre che sul coinvolgimento e la responsabilizzazione dei governi della sponda sud e dei Paesi più direttamente interessati.
  La nostra azione si sviluppa con un approccio inclusivo volto a coinvolgere tutti i principali attori, regionali e globali, e si fonda sulla centralità dei processi politici. Dalla Libia alla Siria, all'Iraq, l'Italia sostiene con determinazione e contribuisce in modo concreto agli sforzi profusi all'interno di framework che puntano a facilitare Pag. 6 soluzioni politiche negoziate ed inclusive, affiancate da un'attività di assistenza umanitaria, ricostruzione civile e consolidamento istituzionale.
  L'esperienza di questi anni di turbolenza nella nostra regione dimostra che, quando fattori endogeni ed esogeni portano al collasso delle istituzioni in un Paese, è necessario innanzitutto costruire una cornice negoziale entro cui ricondurre gli attori e le loro istanze.
  Il nostro contributo ai processi politici per il superamento delle crisi nella regione trova la sua massima espressione in Libia, dove la fine del lungo periodo di transizione rappresenta una priorità strategica per l'Italia quale elemento imprescindibile per la stabilità, la sicurezza e la prosperità dell'intera regione mediterranea e del Sahel.
  L'Italia intende perseguire tale obiettivo agendo sul duplice binario del sostegno all'opera di mediazione delle Nazioni Unite, sotto la sapiente guida del Rappresentante Speciale Salamé e del consolidamento delle istituzioni libiche. L'impegno italiano si è sostanziato – come sapete – nella Conferenza per e con la Libia, che si è svolta a Palermo lo scorso 12-13 novembre, che ha fornito un'occasione di dialogo costruttivo tra la comunità internazionale e i quattro principali attori libici.
  Politica, sicurezza ed economia rappresentano le tre principali linee di azione emerse dalla Conferenza di Palermo e suggellate nel documento di conclusione. In particolare, il documento delinea precise direttrici su cui si dovrà concentrare l'impegno libico e internazionale per mantenere il consenso emerso a Palermo sull'importanza di continuare a sostenere il Rappresentante Speciale Salamé nell'organizzazione della Conferenza nazionale e favorire tutte le necessarie condizioni per la realizzazione di elezioni, auspicabilmente entro la primavera del 2019.
  In tale quadro, stiamo seguendo gli sviluppi parlamentari a Tobruk, dove lo scorso 26 novembre la Camera dei rappresentanti ha approvato la legge per il referendum costituzionale, benché persistano dubbi in merito alla legittimità della votazione. Qualora dovesse confermarsi l'attivazione del processo referendario da parte dell'Alta Commissione elettorale libica, siamo pronti a fornire tutto il sostegno necessario al suo operato, come già dimostrato dallo stanziamento di 1,5 milioni di euro a suo favore.
  Un percorso politico credibile non può prescindere dal consolidamento della sicurezza in tutto il Paese. A Palermo è stata affermata l'importanza di una piena attuazione dei nuovi accordi di sicurezza a Tripoli, basati sul ridispiegamento di forze regolari che sostituiscano l'attuale ruolo delle milizie. La formazione di forze regolari potrà, in prospettiva, produrre effetti positivi, anche per le discussioni tese alla riunificazione delle forze armate libiche.
  In questo ambito, abbiamo accolto con favore la pronta disponibilità della comunità internazionale a intraprendere iniziative di sostegno in termini di training and capacity building per costruire la capacità delle forze di sicurezza libiche. L'Italia è pronta a fare la sua parte, per sostenere il perseguimento di tale obiettivo, attraverso attività di formazione e assistenza tecnica.
  Vorrei ribadire l'importanza del pieno coinvolgimento della società civile libica nel processo politico. Anche in questo ambito, abbiamo un ruolo di facilitazione, come evidenziato da una recente riunione svoltasi a Napoli, che ha messo insieme referenti delle principali organizzazioni non governative e individui di nota fama, rappresentativi del tessuto demografico tribale e sociale del Paese, inclusa un'adeguata rappresentanza femminile e di comunità emarginate.
  Io ero presente, sono stata lì tutto il giorno, ho partecipato a tutti i lavori, li ho aperti e li ho chiusi. Devo dire che è stata un'occasione estremamente importante, che spero diventi un appuntamento fisso.
  Tra le crisi che siamo oggi chiamati a gestire nel Mediterraneo – passiamo ad un altro tema – in Siria tocchiamo con mano quanto drammatica e cruenta possa diventare una crisi quando resta priva di un efficace processo politico. Per questo motivo, l'Italia continua a sostenere con convinzione gli sforzi delle Nazioni Unite e dell'Inviato Speciale, che proprio in questi Pag. 7giorni passa dalle mani di Staffan de Mistura, che ringrazio per la grande generosità del suo sforzo pluriennale, al norvegese Pedersen, affinché possa essere riavviato, senza alcun interiore indugio, il processo di Ginevra e pervenire in tal modo a una duratura soluzione del conflitto, ora che l'eliminazione dello stato islamico va completandosi.
  Nel quadro del nostro contributo alla stabilità della regione, che include gli sforzi nel contrasto a Daesh e gli impegni di cooperazione, abbiamo accolto con favore i positivi sviluppi a Idlib e l'intesa tra la Turchia e la Russia per una fascia smilitarizzata, che auspichiamo possano durare. Ciò ha permesso finora di evitare un'offensiva su larga scala e potrebbe contribuire a riaprire, sotto la guida ONU, la via del negoziato politico.
  Tuttavia, permangono nodi difficili da sciogliere, a partire dalla pervicace intenzione di Damasco di sottrarsi agli impegni sottoscritti al congresso nazionale siriano di Sochi, in primis quello di permettere un processo costituzionale credibile e libere elezioni sotto supervisione ONU. Non possiamo sottovalutare le minacce alla sicurezza regionale che promanano da una situazione venutasi a creare sul terreno con l'attiva presenza di cinque forze armate regolari.
  Nel prossimo periodo, la nostra linea continuerà ad essere orientata al raggiungimento di obiettivi di stabilizzazione della crisi, quale il lancio di un processo politico credibile, sotto l'egida delle Nazioni Unite e in linea con la risoluzione n. 2254, la costante attenzione agli strumenti di assistenza umanitaria, nella convinzione che il ritorno dei rifugiati debba avvenire in condizioni di sicurezza, dignità e volontarietà, e il sostegno alla futura ricostruzione una volta che il processo politico sia avviato.
  Le drammatiche crisi in Libia e Siria, che stanno catalizzando l'attenzione dell'opinione pubblica, non devono oscurare la centralità del processo di pace in Medio Oriente per la stabilità regionale. Costante è l'impegno del Governo italiano per far sì che il tema rimanga prioritario nell'agenda internazionale – è nostra convinzione che sia urgente rilanciare un efficace processo negoziale tra israeliani e palestinesi – ed incoraggia tutte le parti in causa a recuperare lo spirito e la visione degli Accordi di Oslo per la realizzazione di due Stati che convivono in un contesto di reciproco riconoscimento, pace e sicurezza.
  Sosteniamo con determinazione l'esigenza di operare affinché la prospettiva dei due Stati resti concreta, in piena aderenza con la posizione europea e al consenso internazionale maturato nell'ambito delle Nazioni Unite, incluso il riferimento a Gerusalemme, il cui status andrà concordato tra le parti attraverso i negoziati. Questo nostro impegno si sostanzia anche in un'importante azione a supporto dello sviluppo sociale ed economico della Palestina, in particolare delle fasce più deboli e dei rifugiati, di cui è testimonianza il nostro contributo all'agenzia UNRWA, che ha raggiunto 14,8 milioni di euro nel 2017. Nel 2012, lo vorrei precisare, erano 1,5 milioni. Quindi, assistiamo a un incremento notevolissimo.
  Coerentemente con questa posizione, il Governo non lesina sforzi nel continuare ad incoraggiare entrambe le parti ad evitare qualsiasi atto o provocazione che possa alimentare tensioni sul terreno e ad agire per costruire un clima di fiducia reciproca. In questo contesto, guardiamo con rinnovata preoccupazione alla drammatica crisi umanitaria che da anni sta attanagliando la Striscia di Gaza. Il nostro impegno sotto il profilo dell'assistenza umanitaria si associa ad una costante azione di sensibilizzazione nei confronti di tutte le parti in causa, affinché le condizioni di vita della popolazione gazawi possano concretamente e significativamente migliorare, anche per contenere i rischi di un'ulteriore radicalizzazione di un malessere sociale, che rischia di estendersi al di là della Striscia, come purtroppo sembrerebbero indicare le violenze che si sono registrate negli ultimi giorni in Cisgiordania.
  Il nostro impegno nella regione punta anche a salvaguardare quei processi politici che hanno assicurato stabilità in questi anni e che ora sono messi in discussione da cambi di linea da parte di importanti partner. Pag. 8 È questo il caso dell'accordo nucleare iraniano che, in coordinamento con i principali partner europei, stiamo cercando di preservare, anche quale pilastro dell'architettura di non proliferazione nucleare. Siamo consapevoli e preoccupati di alcune criticità relative all'approccio di Teheran alle crisi regionali e della sua capacità di influenzare equilibri e dinamiche nell'area. Al riguardo, seguiamo con preoccupazione, così come i nostri partner europei, l'intensificazione del programma missilistico iraniano e il trasferimento di tecnologia balistica ad attori statali e non statali nella regione. Anche su questi temi occorre trovare il giusto modo per avviare percorsi di dialogo costruttivo con Teheran, richiamandola ai propri obblighi internazionali, ma senza compromettere l'interlocuzione già in corso.
  Un esempio positivo al riguardo è offerto dalle riunioni tra il gruppo E4 (Italia, Germania, Francia e Regno Unito) e il Servizio europeo per l'azione esterna con l'Iran, giunte al loro quarto appuntamento lo scorso 10 dicembre.
  Siamo, inoltre, impegnati nella cornice europea a trovare soluzioni che attenuino gli effetti extraterritoriali delle sanzioni americane sui nostri operatori economici e finanziari che hanno interessi in Iran, anche a beneficio di quel tessuto economico-sociale e per evitare che il peggioramento delle condizioni economiche nel Paese possa rafforzare le componenti più integraliste di quella società.
  Con lo stesso impegno l'Italia continua a sostenere l'Iraq, Paese a cui siamo legati da solida amicizia, come testimoniato dalla recente visita ufficiale a Roma, il 22 e 23 novembre scorsi, del Presidente della Repubblica irachena Barham Salih – la sua prima visita, oltre naturalmente alla regione mediorientale – in occasione della quale ha incontrato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte.
  Il percorso di transizione democratica che l'Iraq sta effettuando è irto di difficoltà. Sul piano interno Baghdad deve consolidare il controllo statale nelle aree sottratte a Daesh, avviare una massiccia ricostruzione delle aree distrutte dalla guerra e allentare le tensioni etnico-religiose attraverso la riconciliazione e il coinvolgimento di tutte le componenti della società irachena.
  Dovranno poi essere avviate riforme economiche e in tema di lotta alla corruzione, che consentano il rilancio del settore produttivo. Sono queste le basi solide per consentire di costruire un futuro libero dalla minaccia delle derive estremiste. Siamo orgogliosi del contributo che abbiamo dato e continuiamo a dare in materia di formazione alle forze di sicurezza irachene, grazie agli sforzi dei nostri militari. Anche così l'Italia contribuisce alla stabilizzazione dell'Iraq, dando adesso gli strumenti per rafforzare le proprie capacità di sicurezza e di controllo del territorio.
  Per ultimo, ma solo in ordine di intervento, desidero soffermarmi sul Libano dove l'Italia svolge un ruolo di primo piano, dando un contributo di rilievo per la definizione della road map promossa dall’International Support Group, per rinsaldare la stabilità libanese attraverso un rafforzamento dell'autorità delle Istituzioni statali, e in particolare l'esercito.
  In tale solco si colloca la Conferenza «Roma 2» di sostegno alle forze armate di sicurezza libanesi, tenutasi il 15 marzo scorso con la partecipazione di quaranta delegazioni e del Segretario generale delle Nazioni Unite. Questa Conferenza testimonia, ovviamente, l'attivo impegno dell'Italia nel sostenere la stabilità del «Paese dei cedri», la sua dissociazione dalle crisi regionali e il rafforzamento delle sue istituzioni.
  Coerentemente con questo nostro impegno, l'Italia non lesina sforzi nell'incoraggiare tutte le forze politiche libanesi a operare con responsabilità e saggezza, invitandole a concentrarsi sulle sfide importanti a cui il Libano è chiamato a rispondere, a cominciare dalla sempre più pressante esigenza di varare un Governo pienamente in carica a distanza di sette mesi dalle elezioni e rilanciare un'economia asfittica.
  Cardine della nostra azione è la partecipazione alla missione UNIFIL che svolge Pag. 9un ruolo cruciale per il mantenimento della pace tra Libano e Israele e nella regione, anche attraverso un meccanismo di dialogo tripartito per la delimitazione del confine terrestre tra i due Paesi.
  Il nostro contributo, particolarmente qualificante per la proiezione dell'Italia in Medio Oriente e per rinsaldare l'immagine di un Paese impegnato a promuovere la pace con oltre mille unità, si è ulteriormente rafforzato sotto il profilo delle responsabilità affidate al nostro Paese, con l'assunzione del comando della missione nella persona del generale Stefano Del Col dallo scorso agosto.
  Il ruolo di UNIFIL è oggi più che mai necessario per allontanare lo spettro di un nuovo conflitto lungo la Blue Line e diminuire i rischi di una conflagrazione su scala regionale. I recenti sviluppi al confine con la scoperta dei tunnel che dal territorio libanese si estendono fino in territorio israeliano confermano tale esigenza.
  Nel confermare il nostro fermo sostegno alla sicurezza di Israele, stiamo operando in stretto collegamento con la missione e gli altri partner invitando tutte le parti in causa a fornire la massima cooperazione ad UNIFIL, ad operare con saggezza per preservare la stabilità lungo il confine.
  Infine, in una regione dove appare più che mai necessario operare in contesti multilaterali, tra le iniziative volte a rafforzare la stabilità e la prosperità della regione mediterranea, l'Italia sostiene con decisione gli sforzi per rilanciare il ruolo politico dell'Unione per il Mediterraneo (UPM), con il suo potenziale di promozione dello sviluppo sociale ed economico della regione.
  L'UPM rappresenta infatti il principale foro regionale per ricercare soluzioni comuni e condivise ai principali problemi transnazionali che interessano l'area del Mediterraneo.
  Ricordo, peraltro, a conferma dell'attenzione non solo del Governo, ma anche del Parlamento, che Roma ha avuto l'assegnazione del Segretariato dell'Assemblea parlamentare dell'UPM grazie anche ad un'azione concertata di Camera e Senato ad inizio legislatura.
  In conclusione del mio intervento vorrei soffermarmi sulla cooperazione allo sviluppo quale strumento essenziale per contribuire a sostenere la stabilizzazione del Mediterraneo allargato e per sciogliere quei nodi che oggi continuano a frenare il suo straordinario potenziale di crescita economica e sociale.
  Nel 2018 la cooperazione italiana ha approvato finanziamenti nell'area del Mediterraneo pari ad un importo complessivo di 124,9 milioni di euro, di cui 67,8 milioni per iniziative di cooperazione allo sviluppo e 57,1 per interventi umanitari, pari a circa il 43 per cento del totale degli interventi umanitari nel 2018.
  Particolare enfasi è posta sullo sviluppo socioeconomico, con sempre maggiore attenzione ad interventi che, per loro stessa natura, garantiscono un più diretto sostegno allo sviluppo endogeno, inclusivo e sostenibile del settore privato locale.
  Ad esempio, sul tema della sostenibilità ambientale la cooperazione italiana è impegnata a promuovere la gestione e l'uso sostenibile del capitale naturale dei Paesi partner attraverso azioni di tutela delle acque, dell'aria e del suolo, di preservazione della biodiversità e lotta alla desertificazione e di misure di adattamento e mitigazione degli effetti del cambiamento climatico.
  Oltre agli obiettivi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici intendiamo contribuire alla resilienza e alla gestione dei nuovi rischi ambientali nelle regioni più deboli ed esposte. Ciò anche nella prospettiva del contrasto alle cause profonde delle migrazioni irregolari, sfida alla quale la cooperazione italiana risponde con iniziative volte alla creazione di impiego e al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni locali, con particolare riferimento alle fasce più vulnerabili e con programmi di rafforzamento delle Istituzioni di assistenza ai migranti, rifugiati e sfollati.
  Al contempo, la cooperazione italiana riconosce la migrazione quale enabling factor dello sviluppo secondo l'approccio dell'Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, valorizzando il ruolo delle diaspore in progetti Pag. 10 imprenditoriali circolari, anche attraverso il sostegno agli investimenti nei Paesi di origine dei migranti, con il coinvolgimento di attori quali università, centri di ricerca, enti locali, organizzazioni della società civile e settore privato.
  Il nostro impegno di cooperazione allo sviluppo nella regione si concretizza, infine, in un costante stimolo all'indirizzo dell'Unione europea volto a rafforzare i suoi interventi, in primis attraverso lo Strumento europeo di vicinato la cui dotazione finanziaria, per il periodo 2014-2020, destinata all'area del Mediterraneo, ammonta a oltre 10 miliardi di euro.
  Questi gli elementi salienti dell'azione che il Governo italiano sta portando avanti per la pace e la stabilità nel Mediterraneo. Si tratta di un impegno a tutto campo che sviluppiamo con il coinvolgimento di tutti gli attori, forti di una rete diplomatico-consolare ben radicata nella regione e di un ampio menu di strumenti operativi. L'Italia non può voltare le spalle alle responsabilità cui è chiamata per posizione geografica, vocazione storica e culturale.
  L'interesse nazionale ci impone di operare per un Mediterraneo stabile e proiettato verso il futuro dove alle divisioni e ai conflitti di oggi si possa presto fare spazio a un'epoca di sostenuta crescita sociale ed economica in cui la pacifica convivenza, la tolleranza e il pluralismo culturale, confessionale ed etnico, possano alimentare quelle straordinarie capacità umane che hanno reso la nostra regione la culla di civiltà millenarie.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Viceministra.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLO FORMENTINI. Intervengo soprattutto per ringraziare la Viceministra perché la relazione dal mio punto di vista è stata puntualissima, concreta ed essenziale nei punti che ha toccato.
  Ringrazio la Viceministra per ringraziare tutto il Governo e il Ministro degli esteri, perché oggi stiamo assistendo veramente a una rinascita, a quel cambiamento che non è solo di nome, ma di fatto, dell'azione del Governo, e lo abbiamo visto con le due Conferenze citate, la Conferenza Italia-Africa e la Conferenza di Palermo.
  È un nuovo slancio dell'Italia verso un'area che è vitale per il nostro Paese, lo ha ricordato la Viceministra stesso, un'area alla quale siamo legati dal punto di vista culturale, geopolitico, storico, un'area che, come si è detto, se oggi presenta grandi criticità sia dal punto di vista del terrorismo internazionale che delle migrazioni, può anche in futuro, qualora si riuscisse a contribuire a stabilizzarla, rappresentare invece ulteriore opportunità anche economiche per il nostro Paese.
  Quel sostegno non mancherà mai, neanche da parte della Lega, allo sviluppo delle operazioni che si stanno conducendo per far sì che lo sviluppo avvenga nei Paesi d'origine e che appunto si riescano a colpire le cause profonde che fanno sì che popolazioni intere cerchino di abbandonare la propria terra, cosa che noi riteniamo essere un abominio.
  Grazie.

  LAURA BOLDRINI. Mi ha fatto piacere come Lei, signora presidente, ha voluto ricordare in questa Commissione le parole con cui la Viceministra si era espressa in merito al continente africano, perché ritengo che siano giuste le sue parole. È giusto anche ricordarle: Africa non come un continente stagnante, ma come un continente del futuro.
  Ritengo giusto e appropriato dare centralità e attenzione a questo continente, perché non solo è importante che l'Italia comunque sia attiva per lo sviluppo stesso di quel continente, ma anche per le ripercussioni che questo ha sul nostro Paese.
  Però, siccome siamo in sede parlamentare, una sede in cui le questioni politiche si impongono, non posso non mettere l'accento su alcuni aspetti e rivolgere a Lei, signora Viceministra, alcune domande sulle quali avrei piacere di sentire una parola di ufficialità.
  In questi ultimi giorni noi abbiamo ascoltato parole del Vicepresidente del Consiglio Salvini, parole improvvide a mio avviso, Pag. 11riguardo la regione MENA e in particolare mi riferisco alla situazione libanese e all'accettazione anche di un suggerimento venuto dal Presidente Netanyahu di schierare UNIFIL e fare in modo che UNIFIL faccia un'azione per la quale non è chiamata a operare, i cui terms of reference sono totalmente assenti, cioè quello di agire per togliere le armi a Hezbollah che, come Lei sa, signora Viceministra, è una forza composita.
  Io ho incontrato nella visita ufficiale in Libano figure di Hezbollah che sono in Parlamento, che hanno incarichi parlamentari, come in alcuni casi Hezbollah è stata anche al Governo e poi certamente c'è anche una parte militare. Faccio presente a questa Commissione che, infatti, il nostro contingente si trova in una zona dove forte è la presenza di Hezbollah.
  Chiedo a Lei, Viceministra, una posizione ufficiale su queste affermazioni, perché noi abbiamo visto la Ministra Trenta che ha cercato di «metterci una pezza», come si dice a Roma, attraverso un comunicato uscito dal suo Ministero, ma non abbiamo sentito una presa di distanza ufficiale in merito a questa definizione di Hezbollah come terroristi. Le chiederei una posizione in merito a questo.
  Dopodiché, ci sono altre questioni che volevo sottoporle. La nuova Amministrazione americana ha deciso un cambio di rotta plateale in merito alla situazione israelo-palestinese, con lo spostamento della capitale da Tel Aviv a Gerusalemme. Anche in questo caso credo che sarebbe opportuno e auspicabile che ci fosse una chiarificazione in merito alla posizione del Governo italiano. È o non è d'accordo il Governo italiano in merito a questa decisione? La condivide oppure non la condivide e dunque esprime riserve e preoccupazioni, come hanno fatto altri Paesi della comunità internazionale?
  La terza domanda – Lei mi perdonerà, ma è stata molto ricca la sua relazione – riguarda la Libia. Lei sulla Libia ha parlato di contrasto al terrorismo e sviluppo socioeconomico. Manca un pezzo, signora Viceministra, un pezzo che non può mancare in Libia: la tutela dei diritti umani. Questa carenza denota il fatto che non c'è un'attenzione di questo Governo su questo tema ed è mio dovere sollecitare un'attenzione su questo tema, perché sappiamo da fonti autorevoli e terze quello che avviene in Libia all'interno dei campi di detenzione.
  Quello che avviene in Libia è qualcosa che io credo nessuno in quest'Aula potrebbe considerare normale, mai, perché nessuno può considerare normale che una persona che emigra e che non ha commesso alcun crimine possa essere sottoposta a quel trattamento inumano e degradante. Nessuno può arrivare a concepire questo, ma è quello che accade. Abbiamo migliaia di esseri umani che vengono trattenuti illegalmente in centri senza alcun controllo da parte delle so called autorità locali riconosciute, in condizioni di totale schiavitù, comprati e venduti.
  Ci sono testimonianze terze. La CNN ha fatto un reportage raccapricciante sull'asta degli esseri umani come se fossero pezzi di carne. Noi non abbiamo la responsabilità etica, morale di occuparci di questo? Non sto dicendo qualcosa di strano, colleghe e colleghi, sto dicendo qualcosa che penso non possa essere considerato un dettaglio, un optional.
  La esorto, signora Viceministra, a includere questo aspetto al centro delle sue attenzioni, anche relazionando a questa assemblea. Non può essere omesso questo passaggio che io ritengo essere prioritario, tant'è che anche sul decreto in cui noi cedemmo dieci motovedette alla Libia secondo me abbiamo fatto un'azione che va in quella direzione, perché quelle dieci motovedette sono lì per intercettare e riportare indietro, in quelle condizioni, le persone che vengono soccorse in mare.
  Soccorrere in mare e salvare la vita è una cosa nobile, ma non lo è poi portare le persone nei centri di detenzione dove vengono abusate sistematicamente. La maggior parte delle donne che arrivano nel nostro Paese e hanno attraversato la Libia sono incinte, ma non perché hanno avuto relazioni consenzienti, perché sono state stuprate! Pag. 12
  Il nostro Paese può non battere ciglio di fronte a questo? Io mi aspetto da Lei la prossima volta, quanto prima, una delucidazione su cosa state facendo per consentire agli organismi internazionali di entrare in tutti i centri di detenzione, per fare in modo che questa pratica venga arginata, che ci siano delle garanzie da parte dell'autorità riconosciuta, una presa d'atto e condizionare i nostri aiuti all'implementazione del rispetto di quei diritti. Questo mi aspetterei.
  Se Lei si propone di fare questo, avrà tutto il mio rispetto, signora Viceministra, perché so che Lei ha una genuina attitudine verso questo tema.
  La prego, su questo tema non può essere omessa una relazione. La ringrazio.

  PINO CABRAS. Vorrei complimentarmi per la relazione, perché era da tempo che non sentivo da parte dell'autorità di governo in Italia una panoramica completa sulla propria politica nel Mediterraneo, così ricca, così piena di implicazioni e di capacità di recuperare un ruolo storico naturale mi viene da dire, naturale per via della geografia dell'Italia come media potenza, per usare un termine che piace ai geopolitici, che sa lavorare su complesse mediazioni in un'area particolarmente complessa come il Mediterraneo.
  Credo che tutte quelle indicazioni siano preziosissime per indirizzare la politica dell'Italia nei prossimi mesi e nei prossimi anni. C'è una questione di fondo che non è rimessa solo all'Italia, ma più in generale all'Europa e riguarda le risorse sul lato africano di quella politica.
  L'Europa ha deciso di reagire alle implicazioni della crisi dal lato siriano, con degli stanziamenti molto ingenti che passano per la Turchia e che vengono incontro all'esigenza di una parte dell'Europa.
  L'Europa ha stanziato un po’ di meno sul lato africano. Dicevo all'inizio, prima del suo intervento, che le politiche per il Sahel avrebbero degli effetti benefici straordinari su tutta la politica relativa alle migrazioni che, anche per evitare i casi citati dalla collega Boldrini, richiede un consistente investimento. L'area del Sahel è un'area che, a seconda di come consideriamo i Paesi parte del Sahel, va dagli 80 ai 160 milioni di abitanti, ed è un'area che include i Paesi più poveri del pianeta. Si tratta di Paesi con un notevole tasso di sviluppo sia demografico sia economico, in questo momento, ma lo sviluppo economico è insufficiente per risolvere i loro problemi. Un effetto di stabilizzazione sarebbe sicuramente possibile se l'Europa stanziasse una cifra paragonabile a quella che è stata stanziata per il lato turco del Mediterraneo. Su questo tema vorrei che si insistesse molto nei prossimi anni, considerando che la politica italiana ne avrebbe un beneficio in termini di multilateralità e di crescita della stabilizzazione di tutta l'area.

  YANA CHIARA EHM. Grazie presidente, anch'io vorrei complimentarmi con la Viceministra. Ho trovato questa panoramica non solo esaustiva e molto approfondita e chiara, ma anche un modo per farci capire quanto lavoro c'è da fare e quale potrebbe essere la roadmap per il prossimo periodo circa i temi sui quali dobbiamo impegnarci e investire di più.
  Il mio collega Cabras ha già detto alcune cose, quindi vorrei semplicemente completare il quadro, aggiungendo alcune considerazioni.
  La prima riguarda la Libia. Dicevo ieri, in discussione generale sulla questione delle missioni, quindi anche delle missioni civili e della cooperazione internazionale, che tanti passi devono essere ancora fatti. Quello libico è un terreno estremamente complicato, come sappiamo tutti, però credo che un primo passo importante (che trovo sia da ripetere) sia il fatto di aver concluso un accordo con l'Unione europea, nell'ambito del quale una parte di questi fondi stanziati (si parla di diversi milioni di euro) verrà gestita dalla cooperazione italiana. Quindi, il nostro impegno in Libia in questo momento è attivo e costante, e anche fondamentale.
  Un altro punto molto importante che è stato toccato e che dovrebbe essere, secondo me, sempre più implementato è la questione dei cambiamenti climatici. Non dobbiamo sottovalutare questo aspetto, specialmente per l'area di cui stiamo parlando, Pag. 13il Mediterraneo, stretto e allargato, a livello sia di sviluppo economico, sia di sostenibilità ambientale, sia di migrazione. È previsto che nei prossimi anni – e la Conferenza di Katowice l'ha dimostrato – non ci sarà un miglioramento immediato, anzi si prospetta purtroppo un peggioramento, quindi un gran numero di Paesi africani (posso citare l'Etiopia, la Tanzania, l'Angola, il Congo) sarà estremamente colpito da questo fenomeno, come già adesso sta accadendo. Davanti a carestie e mancanza di beni primari non ci si può aspettare che le persone che muoiono di sete e di fame non scappino. Su questa tematica va posta particolare attenzione e devono attuarsi interventi tecnici, anche se – sono onesta – in questo campo vedo che a livello internazionale questo richiamo è spesso non ascoltato.
  Infine, cito un punto che sta a cuore a me personalmente, ma anche come delegata dell'UPM, che è stata qui richiamata: la questione israelo-palestinese. Lo dico perché negli incontri dell'UPM questa tematica prende spesso un ampio spazio, proprio perché negli incontri le due parti sono sedute insieme. Ieri abbiamo avuto in Commissione un'audizione che ha visto rappresentata una parte molto unilaterale. Quindi, sono lieta di sentire, da parte del Governo, che vi è la volontà di un rilancio del processo di pace, della stabilità dei due Stati e del fatto che Gerusalemme dovrà essere suddivisa tra le due parti con degli accordi precisi.
  Grazie ancora e al lavoro!

  PRESIDENTE. Do la parola alla Viceministra per la replica.

  EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Viceministra agli affari esteri e alla cooperazione internazionale. Darò una risposta generale a tutti e alcune risposte più particolari.
  Indubbiamente dobbiamo sempre considerare il fatto che un conto sono affermazioni libere, democratiche, dei politici e un conto sono le azioni di governo già decise, che si stanno portando avanti concretamente. Quindi, io distinguerei questi elementi. Per quanto riguarda alcune affermazioni, certamente queste incidono sull'opinione pubblica, però la risposta concreta viene effettivamente da un'azione concertata in Parlamento, che costituisce appunto un'azione di governo concreta e continuativa nel tempo.
  Per quanto riguarda, per esempio – vado più nello specifico – la questione del conflitto israelo-palestinese, la questione di Gerusalemme e la questione di Hezbollah, certamente il Governo ha già risposto con le sue azioni (di cui io ho già dato illustrazione poc'anzi nella mia relazione), ovvero continuiamo con quella linea. Se poi dovesse essere sollevata, sul piano parlamentare, una questione più articolata, con richieste specifiche, ovviamente queste verrebbero affrontate direttamente. La risposta è quella che risponde alla linea già presente nell'indirizzo del Governo, sulle varie direttrici che abbiamo appunto illustrato.
  Per quanto riguarda la questione dei diritti umani, io ringrazio sempre l'onorevole Boldrini per riportarci alla ragionevolezza e all'importanza di questo tema di cui l'Italia, tra l'altro, è sempre stata portatrice sul piano internazionale con grande intensità e anche come riferimento globale.
  Certamente posso rispondere anche qui con la concretezza dei fatti. Noi sosteniamo – effettivamente è una mia mancanza non aver citato tutti i dati, ma la relazione sarebbe stata lunga alcune ore – in Libia, ad esempio, l'UNHCR e anche l'OIM con milioni di euro. Certamente, stiamo negoziando anche su questo. Questo è stato uno degli elementi di negoziato molto importanti, proprio perché l'Italia, ripeto, è portatrice e si fa anche bandiera assoluta del rispetto dei diritti umani nel mondo. Di conseguenza, noi finanziamo UNHCR e OIM proprio per azioni di intervento sul territorio, nella direzione che Lei citava, che naturalmente è interesse di tutti e trasversale, poiché si tratta appunto di una questione umanitaria.
  Per quanto riguarda – rispondo sempre con elementi concreti – le risorse per l'Africa e per il Sahel, consideriamo che noi siamo il terzo donatore in Africa, tra i venti Paesi prioritari rientrano naturalmente tutti Pag. 14quelli del Sahel. Naturalmente le nostre azioni si svolgono su molti piani. Sinceramente a memoria non ricordo tutti i milioni che diamo per i singoli casi, ma sono pronta a fornire eventualmente un elemento riepilogativo di tutti gli interventi che stiamo portando avanti, per darvi il senso di quanto importante è la nostra presenza soprattutto nel percorso di sviluppo. Mi sembra, come ho detto più volte, che la cooperazione internazionale sia l'elemento di politica estera in questo momento più importante, perché ci permette di raggiungere i Paesi con un ambito di rispetto, attraverso il famoso sviluppo condiviso di cui vado dicendo regolarmente oramai da qualche mese, e che per di più ci permette effettivamente ristabilire dei rapporti bilaterali e di crescita reciproca assolutamente duraturi nel tempo. Quindi, vorrei rassicurare che su questi elementi siamo impegnati in prima linea.
  Per quanto riguarda la questione ambientale, anche questa è fondamentale. Abbiamo una serie di programmi che metterò a disposizione della Commissione, per poterli confrontare e analizzare. Quello che vorrei dire è che, come ha detto giustamente l'onorevole Ehm, c'è molto da fare, ma – devo dire la verità – molto si sta facendo. Di questo sono molto soddisfatta.
  Chiaramente con il vostro aiuto, e intendo l'aiuto di tutti coloro che fanno parte della Commissione, potremo sempre migliorare, ma di certo le basi di una politica di cooperazione e di una politica nel Mediterraneo solida, che miri ai problemi concreti senza speculazioni politiche inconsistenti, è assolutamente esistente, verificabile, concreta e costituisce, secondo me, il nostro vanto anche per un approccio di rispetto e di crescita condivisa, cosa che ci distingue nel mondo.

  PRESIDENTE. Ringrazio la Viceministra Del Re e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.30.