XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (III e XIV)

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Martedì 18 febbraio 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fassino Piero , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI NEGOZIATI RELATIVI ALLA BREXIT E SUL RELATIVO IMPATTO PER L'ITALIA
Fassino Piero , Presidente ... 3 
Morris Jill , Ambasciatore del Regno Unito in Italia ... 4 
Fassino Piero , Presidente ... 7 
Boldrini Laura (PD)  ... 7 
Migliore Gennaro (IV)  ... 7 
Ribolla Alberto (LEGA)  ... 8 
Schirò Angela (PD)  ... 8 
Lupi Maurizio (Misto-NI-USEI-C!-AC)  ... 9 
Galizia Francesca (M5S)  ... 9 
Billi Simone (LEGA)  ... 10 
Ungaro Massimo (IV)  ... 10 
Fassino Piero , Presidente ... 11 
Morris Jill , Ambasciatore del Regno Unito in Italia ... 12 
Fassino Piero , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
DELLA III COMMISSIONE PIERO FASSINO

  La seduta comincia alle 11.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione dell'Ambasciatore del Regno Unito in Italia, Jill Morris.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'Ambasciatore del Regno Unito in Italia, Jill Morris, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui negoziati relativi alla Brexit e sul relativo impatto per l'Italia, che è in corso di svolgimento presso le Commissioni Affari esteri e Politiche dell'Unione europea. Anche a nome del Presidente della XIV Commissione, Sergio Battelli, e a nome della Presidente della nostra Commissione Grande, che oggi è indisposta, e di tutti i colleghi, ringrazio naturalmente l'Ambasciatore per la disponibilità. Saluto anche i collaboratori da cui è accompagnata: Asha Brooks, primo Segretario; Gerardo Kaiser, senior political analyst; Silvia Marinoni, political analyst; Anita Nappo, European union prosperity officer; e Marina Chalabi, policy officer.
  Ricordo che giovedì scorso abbiamo audito l'Ambasciatore italiano nel Regno Unito, Raffaele Trombetta, che ci ha fornito utili elementi di approfondimento, con particolare riguardo alla condizione dei cittadini italiani in UK. L'audizione odierna costituisce l'occasione per acquisire i primi elementi sulla posizione negoziale del Regno Unito in vista dell'avvio dei negoziati per definire il sistema di relazioni tra l'Unione europea e UK, tenuto conto che il Consiglio europeo si appresta tra pochi giorni, il 25 febbraio, ad approvare le direttive negoziali che dovranno orientare l'attività del Capo delegazione Barnier. Tra le questioni più delicate figurano, certamente, in primo luogo gli accordi commerciali, e, in secondo luogo, la nuova politica britannica sull'immigrazione. Per quanto riguarda gli accordi commerciali, l'ambizione dei ventisette Stati membri è quella di costruire un partenariato basato sul level playing field, ovvero sul criterio della parità di condizioni di reciprocità in materia sociale, ambientale, fiscale, di aiuti di Stato, di protezione dei consumatori e del clima.
  Quanto alle nuove misure in materia di immigrazione, secondo anticipazioni di stampa, il Governo britannico starebbe mettendo a punto un piano ispirato al sistema australiano a punti con l'obiettivo di accogliere un'immigrazione funzionale alla sua economia, ovvero migranti qualificati e talenti cui verrebbero assegnati dei punteggi in base all'istruzione, alle competenze linguistiche e all'esperienza lavorativa. Questo in base a indiscrezioni di stampa. Sentiremo dall'Ambasciatore se è confermato questo impianto.
  A questo riguardo, io voglio sottolineare, come peraltro ha ricordato l'Ambasciatore Morris in una sua recente iniziativa pubblica, che gli italiani costituiscono la più numerosa comunità accademica scientifica europea del Regno Unito. Nelle università britanniche ci sono circa 16 mila studenti italiani e il numero, come sapete, cresce ogni anno. In questo contesto e a fronte di Pag. 4questi numeri, sembrerebbe auspicabile che il prossimo accordo preveda l'esenzione dal visto per le visite di breve durata, compresi i soggiorni per scopi di ricerca, studio e formazione, sulla base dei princìpi di reciprocità e di non discriminazione.
  Da ultimo, l'ambasciatore Morris potrà illustrarci anche l'iniziativa itinerante UK in tour, che è organizzata insieme all'ANCE (Associazione nazionale dei comuni italiani), che ogni mese toccherà diverse città italiane per rafforzare dopo la Brexit la partnership tra il nostro Paese e il Regno Unito, creando nuove opportunità di collaborazione in campo economico e culturale. Questa attività sottolinea e valorizza il perdurante impegno dell'ambasciata britannica a Roma e dell'Ambasciatore Morris – che ringrazio – al dialogo con le istituzioni italiane, con il Parlamento, e più in generale con l'insieme dei soggetti politici e istituzionali del nostro Paese.
  Mi fermo qui, in questa brevissima apertura, e do la parola all'Ambasciatore Morris, ancora ringraziandola per essere qui tra noi, dopodiché ovviamente ci sarà la possibilità per i commissari di porre domande e fare interventi. Prego, Ambasciatore.

  JILL MORRIS, Ambasciatore del Regno Unito in Italia. Grazie mille, onorevole. Grazie a tutti voi qui presenti per questa opportunità, per me sempre preziosa. Siccome, soprattutto, adesso siamo a due settimane dalla nostra uscita dall'Unione europea, vorrei utilizzare questa opportunità per presentarvi e poi discutere insieme la visione del Regno Unito in vista delle relazioni future con l'Unione europea. Ci troviamo all'inizio di un periodo che sarà sicuramente intenso e decisivo per la definizione delle nostre relazioni future, sia con l'UE che a livello bilaterale, tra Regno Unito e Italia. Il mio intervento sarà mirato a descrivere l'approccio del Regno Unito in merito alle negoziazioni e all'idea di relazioni future.
  Come ho fatto in precedenza, in occasioni simili, vorrei fornirvi subito una rassicurazione: il mio Paese non ha alcuna intenzione di chiudersi agli scambi di ogni tipo – economici, culturali e sociali – con il resto del mondo. Il 31 gennaio ha segnato l'inizio di una nuova fase, che non compromette l'essenza di quello che siamo. Siamo europei e siamo ambiziosi per il futuro. Intendiamo costruire una nuova relazione con l'UE ed essere in prima linea nella promozione del libero commercio a livello globale. Rappresenteremo – speriamo – una forza positiva nel mondo, difendendo i valori di democrazia e i diritti umani e proteggendo l'ambiente. Credo che proprio i valori, insieme agli interessi condivisi, siano la base più solida su cui costruiremo le opportunità per il nostro futuro.
  Continueremo ad avere una relazione forte con l'UE. Continueremo a onorare e a fare tesoro della nostra cultura condivisa e dell'identità europea, che ci appartiene. La storia, le tradizioni e la geografia continueranno a tenerci vicini e staremo insieme per difendere i valori comuni, valori che sono percepibili nel grande legame che ci unisce da sempre. Continueremo soprattutto a essere un'economia basata su standard elevati, promotrice di innovazione, diritti dell'individuo e servizi pubblici di qualità, in grado di soddisfare le aspettative dei nostri cittadini. La nostra prospettiva continuerà ad essere sempre globale. Continueremo a difendere i nostri interessi e combattere le ingiustizie gomito a gomito con i nostri alleati, in questo continente e oltre. Promuoveremo sempre il libero scambio e i valori condivisi, continuando il nostro impegno internazionale come membro attivo delle più importanti organizzazioni multilaterali, dal G7 al G20, dalle Nazioni Unite alla NATO e impiegheremo la nostra bussola morale e un nostro European mindset per promuovere le cause e affrontare le sfide, che non hanno confini.
  Tornando adesso alle relazioni future fra il Regno Unito e l'UE, iniziando con le prospettive per gli scambi commerciali, dato il volume degli scambi commerciali tra Italia e Regno Unito, sulle prospettive per le aziende europee in tema di commercio e investimenti è importante, ovviamente, soffermarmi. Così come ci sono valori condivisi, il Regno Unito e l'Unione europea hanno interessi comuni, che di certo continueranno Pag. 5 a tenere vivi i flussi e gli scambi tra il Regno Unito e il resto dell'Europa, Italia inclusa. Con l'Italia in particolare, permettetemi due parole sullo stato, sulla condizione dei nostri rapporti bilaterali nell'ambito del commercio, perché durante gli ultimi anni non hanno smesso di essere incredibilmente proficui e prolifici per la nostra relazione bilaterale. Penso al commercio. In base agli ultimi dati disponibili, riferiti al primo trimestre del 2019, i flussi commerciali tra Italia e Regno Unito su base annua sono aumentati del 3,4 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e gli scambi di beni e servizi hanno superato i 45 miliardi di sterline. Sugli investimenti abbiamo anche visto un aumento nell'anno finanziario 2018–2019: il Regno Unito si è confermato la prima destinazione europea per investimenti diretti esteri, per cui l'Italia è stato il secondo Paese europeo a investire nel Regno Unito, superata soltanto dalla Germania. Alla fine dello scorso anno finanziario, l'Italia ha aumentato il numero di nuovi investimenti nel Regno Unito, contribuendo alla creazione di oltre 1.500 nuovi posti di lavoro. Abbiamo visto anche i numeri sempre in crescita per quanto riguarda il turismo, gli studenti e i docenti, come abbiamo già sentito. In generale, si tratta di un quadro estremamente positivo per le nostre relazioni bilaterali.
  Come dicevo, è dettato da interessi condivisi che hanno portato a una serie di importanti accordi istituzionali in diversi settori strategici, come la sicurezza e la difesa, la ricerca, la scienza o il clima; e tornerò al tema del clima dopo. Nel Regno Unito vogliamo rimanere un mercato aperto e confermare la nostra posizione come destinazione preferita in Europa per gli investimenti. Durante il suo primo discorso dopo la nostra uscita dall'Ue, il Primo Ministro Boris Johnson ha spiegato come siamo ora in grado di agire in sostegno del libero commercio a livello globale. Negli ultimi anni, gli scambi internazionali sono stati rallentati da spinte mercantiliste o protezioniste, tanto che oggi il tasso di crescita dei flussi commerciali a livello globale è più basso di quello del prodotto interno lordo. Noi vogliamo ora contribuire a invertire questo trend e per questo cercheremo di stringere accordi commerciali con tutti i principali Paesi. Per quanto riguarda i futuri rapporti commerciali con l'Ue, il Primo Ministro è stato altrettanto chiaro nell'affermare che vogliamo una relazione basata su una cooperazione amichevole, senz'altro, fra due entità egualmente sovrane e incentrata proprio sul libero commercio. Alla fine di quest'anno, il processo di transizione sarà completato.
  Come il Primo Ministro ha ribadito, non abbiamo intenzione di chiedere alcuna estensione, cioè alla fine di quest'anno il processo di transizione sarà completato e sapremo dunque che tipo di relazione commerciale potremo avere con l'UE. Possiamo dire con certezza che lasciamo il mercato unico e lasciamo l'unione doganale. Non chiederemo all'UE di sottoscrivere con il Regno Unito un accordo unico o speciale né di travalicare il perimetro giuridico circoscritto dai Trattati europei. Il nostro obiettivo invece è raggiungere un accordo simile a quelli che l'UE ha già concluso con altri Paesi terzi, ad esempio con il Canada.
  Sappiamo che ci potrebbero essere conseguenze in termini di accesso ai reciproci mercati, ma posso anche assicurarvi che, come sempre, faremo tutto il possibile per fare in modo che le aziende britanniche e italiane siano pronte ad affrontare ogni eventuale cambiamento. Del resto, vogliamo fare in modo di confermarci come una meta ideale per gli investimenti da ogni parte del mondo, grazie agli ottimi parametri macroeconomici; ad esempio, l'economia britannica rimane la quinta più grande economia mondiale, con un basso tasso di disoccupazione – che ha raggiunto il livello più basso nella storia – una tassazione ridotta sui redditi d'impresa e quinto polo di innovazione tecnologica globale, secondo le Nazioni Unite. Non abbiamo intenzione di ricorrere a pratiche di concorrenza sleale né di ingaggiare gare al ribasso, il cosiddetto level playing field, ma continueremo a sostenere i più alti standard di qualità e di tutela del consumatore. Semplicemente, rivendicheremo il nostro diritto come un Paese indipendente, come Pag. 6un Paese sovrano, il nostro diritto a definire le nostre regole, motivo per cui poco fa ho fatto riferimento alla futura relazione come una cooperazione fra due entità egualmente sovrane.
  Vogliamo continuare ad attrarre capitali e risorse in ogni settore, inclusi quelli strategici, per sviluppare ulteriormente tecnologie e soluzioni in un ambiente tra i più favorevoli al mondo per il business internazionale. Il nostro obiettivo resta quello di negoziare un accordo di libero scambio con l'UE a tariffe e dazi zero, come affermato nella dichiarazione politica concordata da entrambe le parti lo scorso anno. In ogni caso, abbiamo già iniziato a lavorare con le imprese per prepararci all'eventualità di uno scenario con controlli sulle importazioni delle merci dall'UE. Lo scorso ottobre abbiamo organizzato qui due importanti appuntamenti con le aziende, a Roma e a Milano, e continueremo questi sforzi per spiegare, informare, anche aiutare le imprese italiane a prepararsi per i cambiamenti eventuali dopo la fine di quest'anno.
  Vorrei sottolineare che durante il periodo transitorio, fino alla fine di quest'anno, in realtà per le imprese e per i cittadini nulla cambierà, però ci saranno ovviamente i cambiamenti dall'inizio dell'anno prossimo. Dipende dai negoziati, però ci saranno cambiamenti.
  Vorrei adesso soffermarmi sul tema dei cittadini. Ovviamente, il ruolo fondamentale giocato dalle persone, i person to person links: come abbiamo già sentito, parliamo di circa 700 mila italiani e l'Italia annovera la più numerosa comunità scientifica straniera impiegata negli atenei e nei centri di ricerca britannici. Il numero di studenti italiani iscritti alle università britanniche è cresciuto in questi ultimi anni fino agli attuali 16 mila. Io personalmente sono perfettamente consapevole che l'uscita del Regno Unito dall'UE costituisca un motivo di preoccupazione per tanti cittadini italiani che hanno scelto di vivere, lavorare, studiare nel Regno Unito. Come ha fatto il nostro Primo Ministro quando ha incontrato recentemente il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, anch'io vorrei rendere omaggio al contributo enorme degli italiani nel Regno Unito. Siamo felici adesso di dire che i diritti di chi si trova già nel Regno Unito saranno tutelati e che gli stessi diritti verranno acquisiti da quanti arriveranno nel nostro Paese nei prossimi mesi, cioè fino alla fine di quest'anno, durante il periodo di transizione. Con l'approvazione dell'Accordo di recesso adesso abbiamo l'atto legale, abbiamo il modo per tutelare, garantire, proteggere i diritti sia degli italiani e degli altri cittadini europei nel Regno Unito sia dei britannici in Italia e negli altri Paesi membri dell'UE. Per quanto riguarda il sistema dell’EU Settlement Scheme, questo è un sistema molto semplice: sarà possibile registrarsi online fino al 30 giugno 2021. Anche una persona che arriva il 30 dicembre di quest'anno, avrà fino al 30 giugno 2021 per presentarsi, fare una domanda e registrarsi online; poi sarà protetto da tutti i diritti contenuti nell'Accordo di recesso. Oltre 3 milioni di domande sono state presentate fino a oggi e soltanto 6 su 3 milioni sono state rifiutate. Sono oltre 290 mila i cittadini italiani che hanno già presentato la domanda e nessuna domanda degli italiani è stata rifiutata. Ovviamente, ci sono i casi dei cittadini vulnerabili, che hanno bisogno di più cura per registrarsi, per navigare nel sistema. Abbiamo più di cinquanta associazioni, organizzazioni finanziate dal Ministero dell'Interno, che sono disponibili per dare una mano, per aiutare le persone forse più vulnerabili e che trovano più difficile accedere al sistema e c'è veramente una cura personale per quei casi.
  Per concludere, tra le tante opportunità per sviluppare le relazioni tra Italia e Regno Unito, volevo anche menzionare che i nostri Paesi sono fianco a fianco per la prima volta nella definizione degli ambiziosi traguardi attesi per il summit delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, il COP 26 che sarà ospitato a Glasgow a novembre e che sarà preceduto da due eventi organizzati dall'Italia tra Milano e Roma, dopo l'estate. Per noi questo è un partenariato molto importante, ovviamente a livello pratico, concreto, per quanto riguarda la leadership di entrambi i nostri Paesi a livello internazionale, per affrontare Pag. 7 la sfida urgente dei cambiamenti climatici; però porta anche un valore aggiunto quest'anno per dimostrare la nostra determinazione di lavorare insieme e costruire una partnership così strategica in un ambito tanto importante. Non dimentichiamo nemmeno l'opportunità che ci sarà fornita l'anno prossimo dalla Presidenza britannica del G7 e da quella italiana del G20. Stiamo ancora lavorando con il Governo italiano per sviluppare una cooperazione l'anno prossimo, che ci permetterà di continuare la nostra leadership a livello multilaterale, a livello internazionale. È stata già menzionata nell'intervento introduttivo del presidente una iniziativa che abbiamo lanciato quest'anno, cioè la diplomazia territoriale, un tipo di «giro d'Italia» che, come ambasciata, come rete diplomatica britannica in Italia, abbiamo lanciato a gennaio. È anche un modo per dimostrare la nostra dedizione ai rapporti bilaterali, per riaffermare e per rafforzare i legami già esistenti, però anche per scoprire le nuove opportunità. Abbiamo iniziato a gennaio a Pavia e la settimana scorsa eravamo a Genova. Continuiamo così durante l'anno per rafforzare i rapporti bilaterali a tutti i livelli con tutte le realtà italiane. La mia missione è la missione della mia ambasciata e della nostra rete diplomatica. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Grazie, Ambasciatore. Possiamo cominciare subito la nostra riflessione. La prima iscritta a parlare è la collega Boldrini. Siccome sono molti gli iscritti, prego di contenere gli interventi.

  LAURA BOLDRINI. La ringrazio, signor presidente. Signora Ambasciatrice, noi l'abbiamo accolta in questa nostra seduta di Commissione ascoltandola sempre con piacere. Devo dire, non le nascondo, che oggi c'è un velo di tristezza per quanto mi riguarda – e penso che possa condividere i sentimenti di alcuni colleghi qui presenti – rispetto alla situazione in cui ci stiamo trovando. Chi le parla, sia per formazione sia per motivi personali, è molto legata al suo Paese. Dunque, dalla prospettiva di chi è fortemente europeista, questo distacco è stato un enorme dolore perché l’iter che ci ha portato a questo ci ha posto davanti a colpi di scena uno dopo l'altro.
  Il suo ottimismo, che io capisco, in quanto Lei è espressione del suo Governo e in quanto diplomatica, io penso che dovremmo accoglierlo come un wishful thinking in un certo senso, perché noi davanti non abbiamo chiarezza di un percorso, visto tutti i colpi di scena che ci sono già stati, e non sappiamo neanche quali saranno le reali ripercussioni, signora Ambasciatrice. È l'inizio della fine dell'Unione europea? Question mark. Oppure è solamente la perdita di uno Stato importante, che ha deciso democraticamente di non far parte più di questa famiglia? Che ripercussioni ci saranno a livello interno? Parlo della Scozia: Nicola Sturgeon parla già di referendum. La questione irlandese è tutta aperta. Poi, come si regolerà il Regno Unito circa questioni più inerenti all'economia? C'è chi parla di tentazione di diventare una zona franca, un paradiso fiscale. Ci sono tanti punti interrogativi su questo percorso, quindi io penso che le sue rassicurazioni sono certamente importanti, però dal nostro coté ci sono anche tante preoccupazioni. Penso che noi potremmo avere più dettagli solo vivendo questo percorso, perché mi sembra che di certezze davanti a noi – anche perché è un unicum, è una prima volta – ne abbiamo ben poche; quindi, al di là di tutto, io le auguro buon lavoro, però penso che tutto questo sarà ancora occasione per riconsiderare questi rapporti, perché Lei ha parlato del Canada, ma Lei sa che quell'accordo con il Canada non è ancora passato per il Parlamento, quindi non sappiamo bene quando quell'accordo dovrà effettivamente entrare in vigore e come sarà, perché ci saranno i Parlamenti degli Stati membri che dovranno pronunciarsi.
  Diciamo che dobbiamo tenere le nostre dita incrociate, sperando, come dice Lei, che il futuro presenterà possibilità e prospettive sia per il Regno Unito e sia per l'Unione europea, che riuscirà, nonostante questa prova, a rimanere compatta. Grazie.

  GENNARO MIGLIORE. Ringrazio anch'io l'Ambasciatore Morris per il suo intervento molto esauriente e per fortuna Pag. 8molto ottimistico. Da un lato certamente mi conforta, dall'altro pone ovviamente alcuni interrogativi. Alcuni di questi sono già stati esemplificati dalla collega Boldrini. Mi fa molto piacere che ci sia un'attenzione particolare in primo luogo nei confronti dei cittadini italiani, ma in generale dei cittadini europei, rispetto alla continuità di relazioni che non avevo dubbi che sul piano commerciale continuassero. Sinceramente, ci siamo abituati nel corso di questi decenni a vedere un primato dell'economia, quindi un'attenzione nei confronti delle persone è più che auspicabile; però anch'io faccio una domanda un po’ più specifica: a seguito delle elezioni in Irlanda, che hanno visto anche l'affermazione del primo partito dello Sinn Féin, che cosa succede in relazione a quelle che sono... poi c'è anche il tema della Scozia, però il tema dell'Irlanda è stato sostanzialmente quello che ha bloccato per lungo tempo i negoziati. Volevo chiederle che cosa valutavate sul piano degli effetti politici e anche delle domande che verranno dall'Irlanda del Nord, in questo caso, e dal rapporto con l'Irlanda. Grazie.

  ALBERTO RIBOLLA. Ringrazio anch'io l'Ambasciatore Jill Morris, anche per la precisione e la chiarezza della sua esposizione e dei contenuti. Evidentemente, capisco che per qualcuno la democrazia non sia piacevole e che il voto dei cittadini possa non essere rispettato, ma qui c'è stato un voto chiaro dei cittadini e la politica del Regno Unito ha seguito il voto popolare. L'intervento dell'Ambasciatore è stato molto chiaro e rassicurante sia sul fronte dell'imprenditoria, quindi delle nostre imprese italiane che investono nel Regno Unito, sia dei rapporti commerciali tra Regno Unito e Italia, che continueranno a essere prosperosi e andranno avanti in maniera chiara, anche con gli accordi bilaterali che poi verranno fatti.
  Anche per quanto riguarda il rapporto per i cittadini italiani che risiedono, studiano e lavorano nel Regno Unito, le rassicurazioni che abbiamo ricevuto da parte dell'Ambasciatore sono molto importanti e la ringrazio quindi per questi chiarimenti. È evidente che il Regno Unito per noi è assolutamente fondamentale. Le nostre imprese, il nostro tessuto imprenditoriale ripone molta fiducia nel Regno Unito ed è un partner fondamentale per i rapporti commerciali delle nostre imprese; quindi anche il fatto che la Gran Bretagna continuerà nell'ottica di un rapporto stabile con le nostre imprese italiane ci fa molto piacere. Ringrazio ancora per le rassicurazioni e auguro assolutamente una buona prosecuzione nelle vostre chiare e concise idee per quanto riguarda il rispetto del voto popolare, che per noi è fondamentale. Grazie.

  ANGELA SCHIRÒ. Anche io ringrazio l'Ambasciatore Morris per l'intervento. Purtroppo, credo di non poter condividere l'ottimismo perché, da rappresentante degli italiani all'estero, ricevo molti messaggi di nostri connazionali molto preoccupati, anche per esempio di coppie miste che adesso si trovano davanti a una situazione poco facile da gestire e che poi viene accentuata anche dal problema creato dal decreto sicurezza per quanto riguarda la nazionalità per matrimonio. A me preoccupa molto, perché Lei si è dichiarata molto soddisfatta dicendo che sono circa quasi 300 mila gli italiani che già hanno chiesto il Settle Status, che sono riusciti a farlo. Questo è un bel numero, però mi sorge il dubbio che ovviamente qui si tratta del numero di coloro che sono iscritti all'AIRE, più o meno. Se diciamo che si trovano nel Regno Unito circa 700 mila cittadini italiani che lavorano e che vivono lì, io ho veramente paura che queste persone non siano in grado entro i termini di registrarsi, perché mi chiedo come queste persone verranno raggiunte dalle istituzioni, sia italiane sia britanniche.
  Poi, un altro problema che riscontro è quello delle persone che vivono ormai da decenni nel Regno Unito, persone anziane che, o non si trovano nel sistema, sono difficilmente reperibili nel sistema, oppure il problema della registrazione online. Lei ha detto che ci sono le organizzazioni, però anche lì mi chiedo: veramente ce la faremo a raggiungere tutte queste persone? Poi, una cosa che non mi è ben chiara è il sistema del pre-settled status e settled status, che praticamente non è una cosa automatica, Pag. 9 se ho capito bene. Chi magari fa tutte le pratiche per avere lo status di pre-settlement, cioè le persone che vivono da meno di cinque anni nel Regno Unito, non lo so se sono informate del fatto che poi bisogna rifare la richiesta per il settled status. Poi, un'altra preoccupazione: ovviamente Lei ha detto che i diritti saranno tutelati fino a fine del 2020 e io mi chiedo però poi cosa ci sarà; la tutela socio-previdenziale sarà poi assicurata per i nostri cittadini? Ovviamente, per tutti i cittadini europei, però noi qui poniamo l'accento sui cittadini italiani, che sono, come Lei ha detto, numerosi nel Regno Unito. Grazie mille.

  MAURIZIO LUPI. Anch'io ringrazio l'Ambasciatore per la chiarezza della sua esposizione, noi ormai siamo abituati al linguaggio, è un'italiana a tutti gli effetti e quindi ovviamente le facciamo i complimenti per l'uso della nostra lingua. Al di là di queste battute, veramente grazie di cuore anche per il lavoro che fa di sostegno al rapporto tra i nostri due Paesi.
  Io ho due domande specifiche. Una, più generale, è l'altra faccia della domanda del collega Migliore. Irlanda da una parte, Scozia dall'altra. È evidente, la mia in particolare si sofferma sulla Scozia. Vorrei capire come state approcciando la questione scozzese, le dichiarazioni che abbiamo letto da parte della leader scozzese di voler da una parte ribadire l'adesione all'Unione europea, dall'altra la questione del referendum. C'è già stato un referendum accettato dal precedente Premier. Qual è l'atteggiamento che vorrete tenere di fronte a questi movimenti, che – è evidente – si inseriscono nel momento in cui si sta negoziando? C'è la fase di transizione di questi diciotto mesi. La prima domanda è quindi su una questione più generale di politica; la seconda è più specifica: in questi diciotto mesi, nell'ambito delle trattative che farete con l'Unione europea e più specificatamente anche con il nostro Paese, è una domanda che ho già rivolto all'Ambasciatore. C'è un tema particolare che riguarda lo sviluppo economico dei due Paesi, e cioè il trasporto aereo, e in particolare la questione di Linate. Linate, per decreto – due decreti ministeriali, come Lei sa – permette di poter avere solo voli da e per Unione europea. Oggi, Milano e Londra, le due capitali finanziarie dell'intera Europa, sono collegate da quei voli diretti. Da un punto di vista della mera applicazione, i voli dovrebbero spostarsi su Malpensa.
  È evidente – lo dico da milanese, ma anche da esperto di questi temi – che qui verrebbe a nocumento per la città di Milano, ma anche per Londra; e comunque è una facilitazione di collegamenti. Qual è la posizione vostra? La nostra ambasciata è già informata di questo e credo che questo tema sia interessante e importante proprio per il rafforzamento dei nostri rapporti economici e finanziari. Grazie.

  FRANCESCA GALIZIA. Volevo anch'io ringraziare l'Ambasciatore per l'importante intervento che ha fatto oggi, per tutti i dettagli che ci ha dato e per gli sforzi che sono stati messi sia per curare quelle che sono le relazioni commerciali sia per tutelare i cittadini dell'Unione europea presenti sul vostro territorio. Io avevo già sottoposto questa stessa domanda all'Ambasciatore Trombetta, che abbiamo avuto qui in audizione recentemente, sulla questione – che tra l'altro aveva sollevato anche la collega – dell'iscrizione al settlement status. Oggi abbiamo 291 mila di italiani iscritti a fronte di 400 mila invece iscritti all'AIRE e a una presenza stimata di 700 mila italiani presenti su tutto il territorio del Regno Unito. Abbiamo questa scadenza a giugno 2021. Volevo sapere se è prevista, nel caso in cui alcuni italiani rimanessero fuori, una revisione di questa situazione, cosa si sta pensando di fare nel caso in cui qualcuno rimanesse fuori, come si potrà intervenire.
  Questo è il dubbio: se qualcuno ci sfugge perché non è stato informato adeguatamente magari perderebbe i suoi diritti. Come funzionerà? Questa è la prima domanda. Le altre le hanno sollevate tutte i miei colleghi, però non posso evitare di apprezzare un importante passaggio che Lei ha fatto nel suo discorso. Oggi l'Unione europea, come sa, sta affrontando una sfida nuova, che è quella del Green New Deal, che va nella direzione di investimenti green per un futuro di sostenibilità in cui abbiamo Pag. 10 tra l'altro adottato l'Agenda 2030, con dei target specifici, una vera rivoluzione in queste nuove proposte per il futuro. Io ho notato e non ho potuto fare a meno di apprezzare il suo intervento, perché Lei dice che comunque andrà nella stessa direzione, quindi continuiamo a lavorare insieme senza concorrenza sleale, senza farci sgambetti anche sulle questioni dei diritti. Questo è importante per noi e lo apprezziamo molto. Grazie.

  SIMONE BILLI. Permettetemi di ringraziare anche da parte mia l'Ambasciatore britannico Jill Morris, che come sempre è disponibile a venire in questa Commissione per aggiornarci sulle ultime novità a riguardo della Brexit. Io direi che, a due settimane dalla partenza della Brexit, secondo il mio punto di vista, la Brexit parte sotto i migliori auspici. È chiaro che le incertezze sono tante; su questo non ci possono essere dubbi, ma sono assolutamente sicuro che queste incertezze verranno dissipate nei prossimi mesi. Un mio augurio e una mia riflessione è che non bisogna diffondere il panico come alcuni stanno cercando di fare anche all'interno della comunità italiana in Inghilterra. Non diffondiamo il panico, perché in questo modo rischiamo di inficiare il dialogo e la collaborazione che c'è sempre stata tra noi e il Regno Unito – e l'Ambasciatore Jill Morris qui oggi ne è una riprova – e si rischia addirittura di mettere a rischio gli interessi stessi delle nostre imprese, della nostra economia e della comunità italiana nel Regno Unito.
  Quindi assolutamente, personalmente, ho apprezzato le parole dell'Ambasciatore quando oggi qui ha detto che la loro prospettiva globale è difendere di sicuro gli interessi del Regno del Regno Unito – e questo è assolutamente legittimo e doveroso – ma anche, come ha detto Lei, ambasciatore, combattere le ingiustizie e promuovere i valori condivisi. Inoltre, ho molto apprezzato le sue parole quando ha fatto riferimento ai rapporti bilaterali e commerciali con l'Italia, che sono, come Lei stessa li ha definiti, incredibilmente proficui e positivi. Come Lei ha accennato, non chiudersi agli scambi economici sociali e commerciali: anche questo è un aspetto assolutamente positivo; e come anche Lei ha detto prima, continueremo la nostra relazione forte con l'Unione europea. Per me la Brexit parte sotto i migliori auspici.
  Ho apprezzato, inoltre, Ambasciatore, gli sforzi che ho seguito costantemente anche della sua ambasciata e il suo lavoro per supportare le imprese italiane durante la Brexit. Ho partecipato personalmente a diversi incontri, come quello in Confindustria, e diversi altri, dove l'ambasciata britannica in Italia si è posta in prima persona per supportare le nostre imprese, la nostra economia, il nostro business nel Regno Unito; quindi assolutamente positivo. Un riconoscimento, inoltre, molto importante, secondo me, Ambasciatore, lo ha dato poco fa alla comunità italiana nel Regno Unito, quando ha parlato di «contributo enorme della comunità italiana nel Regno Unito». Un'altra cosa molto importante che mi preme particolarmente è quando ha dichiarato che i diritti delle comunità straniere, in particolare della comunità italiana, nel Regno Unito verranno tutelati.
  Ambasciatore, vorrei solamente porre all'attenzione sua, dell'ambasciata britannica e anche dei miei colleghi una piccola questione che riguarda il Tribunale unitario dei brevetti, che, come forse saprà, partirà a breve e avrà sezioni a Monaco, Parigi e Londra. Vorrei sapere se il Regno Unito vuole continuare a far parte di questo tribunale unitario dei brevetti, considerando anche le ultime affermazioni di Johnson, che vuole allontanarsi, che non vuole sottostare alla Corte di giustizia europea; quindi ci potrebbero essere dei problemi. Mi interesserebbe sapere se Lei ha delle novità al riguardo oggi, quindi se il Regno Unito vorrà continuare a far parte di questo Tribunale e cosa potrebbe succedere alla sede distaccata di Londra. Ringrazio ancora.

  MASSIMO UNGARO. Anch'io volevo ringraziare l'Ambasciatore Jill Morris. Io mi scuso del ritardo, ho mancato la sua relazione, ma volevo venire per fare due appelli e due domande, se possibile. Il primo appello – visto che tra due settimane iniziano i negoziati per l'accordo sulle relazioni future, Pag. 11 non solo politiche ma anche economiche – è rivolto al Regno Unito per trovare una soluzione e non finire nello scenario cosiddetto «australiano», cosa che secondo me avrebbe un impatto negativo per entrambe le parti, sia per l'Unione europea, e specialmente per il nostro Paese, sia per il Regno Unito, in merito alle conseguenze che avrebbe un eventuale accordo sui servizi che il Regno Unito esporta in tutto il mondo. È importante secondo me, come appello, cercare di trovare un accordo ed evitare lo scenario cosiddetto «australiano» evocato dal Primo Ministro nel suo discorso a Greenwich.
  Secondo appello, cosa che voi avete già fatto tante volte come Governo e come autorità britanniche – mi scusi se lo ripeto di nuovo – è quello di assistere i nostri cittadini europei più vulnerabili e più anziani che stanno facendo domanda per il settled status. Stanno emergendo alcuni casi emblematici di persone che sono nel Regno Unito da venti, trenta, quaranta, cinquant'anni, ma che sono ancora cittadini italiani e che stanno avendo difficoltà, perché pare che il Governo non abbia tracce della loro permanenza nel Regno Unito e quindi hanno difficoltà a essere registrati. Noi ci ricordiamo il caso Windrush nel Regno Unito due anni fa. Si tratta per adesso di casi molto limitati; sappiamo molto bene che le nostre controparti britanniche fino adesso hanno fatto tutto il possibile e siamo sicuri che continueranno a farlo. Volevo attirare la sua attenzione su questo punto.
  Il terzo punto riguarda il caso Giulio Regeni. Vengo adesso da un'audizione nella Commissione d'inchiesta. Il Regno Unito finora ha collaborato in maniera molto estensiva con l'università di Cambridge per cercare di risolvere questo caso. Abbiamo ancora dei problemi quanto all'audizione di alcune persone che sono coinvolte, ma ovviamente questo esula dalle competenze delle autorità britanniche. Chiediamo però ai nostri partner britannici di aiutarci nell'ambito delle relazioni bilaterali con l'Egitto per sollevare questo caso, perché ovviamente Giulio era un cittadino italiano, ma anche uno studente di un ateneo britannico. Quindi, vi chiediamo di collaborare su questo caso.
  Le mie domande sono due, molto puntuali: uno, se è possibile dal lato britannico replicare l'accordo che voi avete fatto in via bilaterale con la Spagna, se è possibile intavolare un discorso con l'Italia per concedere il diritto di voto alle elezioni amministrative ai cittadini italiani residenti del Regno Unito, se questo è qualcosa che è possibile cominciare a discutere.
  Il secondo tema è relativo invece al campo previdenza e sanità: è ovvio che con l'uscita dal Regno Unito, con il suo recesso dall'Unione Europea, ci sarà bisogno di nuovi accordi in ambito di previdenza e sanità. Dovrebbero essere abbastanza semplici da fare. C'è solo un punto, però, che in realtà esula dalla questione Brexit, ma che rimane problematico, tra Regno Unito e Italia: il Ministero delle Finanze britannico, ha sospeso la convertibilità di tutti i fondi pensione privati dal Regno Unito all'Italia, il che al momento impedisce il conguaglio per una serie di lavoratori italiani che rientrano in Italia, il conguaglio delle loro pensioni, dei loro contributi alla fine dell'attività lavorativa. Ovviamente, i contributi rimangono a norma di legge nei due Paesi. Se il conguaglio potesse venire incontro alle esigenze di molti lavoratori, forse un'attenzione anche da parte del Governo britannico, visto che la situazione ormai già da un paio d'anni è un po’ bloccata, potrebbe essere utile. Volevo sapere la sua posizione in merito. Grazie.

  PRESIDENTE. Anch'io volevo fare un'osservazione prima di darle la parola. Non riprendo domande che sono già state fatte e a cui Lei risponderà. Lei ha fatto – e la ringrazio di questo – uno speech tutto teso a sostenere la necessità non solo di sviluppare le relazioni bilaterali Italia-Gran Bretagna, ma anche di lavorare perché si costruisca il migliore accordo tra Unione europea e Gran Bretagna. Ovviamente, questo auspicio è condiviso da tutti noi. Attenzione: non basta auspicarlo, perché, quando ci si separa, la spinta non è a rincontrarsi immediatamente; anzi, la spinta è a divaricare. Lei ha fatto un riferimento alla storia: la storia ci dice che la Gran Bretagna Pag. 12 ha visto insidiata la propria indipendenza e sovranità dall'Europa. Cinquecento anni fa voi siete stati cacciati dall'Europa. Cacciata dall'Europa, la Gran Bretagna ha capito – con la guerra dei cent'anni – che il suo futuro non era nel continente, ma era nel mondo; infatti siete andati nel mondo e siete stati diventati una grande potenza. Uno può dire: sì, è successo cinque secoli fa. Ogni generazione però ha studiato a scuola, sui libri inglesi, quella storia. Quindi, l'Europa non è un luogo naturalmente ospitale per un inglese, perché, venendo a tempi più recenti, le due volte in cui l'Inghilterra è stata messa in discussione è stata con Napoleone, un europeo, e con Hitler, un europeo.
  Il rapporto tra Europa e Gran Bretagna non è scontato né ovvio, perché la storia in realtà lo ha messo in discussione molte volte; anzi, ripeto, la Gran Bretagna è diventata una potenza mondiale a dispetto dell'Europa, quando sentendosi cacciata dall'Europa ha cercato il suo destino altrove. E lo ha costruito ed è diventata la grande potenza che è. Sappiamo tutti quanto sia stata complessa cinquanta anni fa l'adesione della Gran Bretagna all'Unione europea e come in questi cinquant'anni il rapporto sia stato complesso. È verissimo quello che Lei dice: gli interessi che si sono nel frattempo costruiti sono così intensi che rappresentano una rete di protezione. Io aggiungo un argomento che Lei non ha citato e che nessuno ha citato, ma è quasi impossibile pensare a una politica di sicurezza e di difesa comune europea prescindendo dalla Gran Bretagna. Questo è un altro tema di importante relazione tra l'Europa e UK, però bisogna sapere che quando ci si separa la spinta è più centrifuga che centripeta; quindi, se si vuole che la separazione non produca poi via via un allontanamento... per un verso costituisce una rete di protezione e facilita interessi comuni, ma anche gli interessi comuni vanno coltivati.
  Quando ci si separa avendo dei figli, c'è una responsabilità dei genitori a fare in modo che i figli non soffrano della separazione. I nostri figli sono gli interessi comuni; quindi io penso che, aderendo allo spirito della sua introduzione, la realizzazione di quel contesto e di quel tipo di relazioni richieda un esercizio, un lavoro, un'attività quotidiana, non è scontata in partenza. Queste erano solo le considerazioni che volevo fare. La ringrazio ancora e le lascio la parola per le risposte. Grazie.

  JILL MORRIS, Ambasciatore del Regno Unito in Italia. Grazie mille, presidente. Grazie delle domande. C'erano alcune domande legate ai diritti dei cittadini. Proverò prima ad affrontare le domande relative alle preoccupazioni. Dopo aver ascoltato anche il mio collega e caro amico Ambasciatore Trombetta la settimana scorsa, spero che voi abbiate già un'idea della nostra collaborazione molto profonda, per quanto riguarda i cittadini italiani nel Regno Unito. Ci siamo impegnati moltissimo insieme al Governo italiano, con l'ambasciata italiana, con i nostri Ministri a Londra per rassicurare i cittadini, perché siamo molto consapevoli del livello di incertezza, delle preoccupazioni che questa situazione ha creato. Continuiamo questi sforzi. Ad esempio, solo un mese fa un nostro rappresentante del Ministero dell'interno ha partecipato a un evento all'ambasciata italiana a Londra, ospitato dall'ambasciatore Trombetta, con centinaia di italiani nel Regno Unito, anche per spiegare chiaramente la situazione e rassicurarli. Per quanto riguarda il sistema e i numeri, questa è piuttosto una domanda per il Governo italiano, però per condividere la nostra conoscenza della situazione, dei 700 mila italiani nel Regno Unito – che è la cifra sempre citata – c'è un bel gruppo, forse 300 mila, che hanno doppia cittadinanza. Per loro ovviamente non c'è bisogno di registrarsi. Non è il caso di paragonare i numeri già registrati, cioè 300 mila, con la cifra di 700 mila, perché c'è un gruppo che ha la doppia cittadinanza e che quindi non ha bisogno di registrarsi. Siamo soddisfatti del fatto che quasi 300 mila si siano registrati, però ovviamente abbiamo ancora lavoro da fare. Lavoriamo, come dicevo, ancora quotidianamente con l'ambasciata italiana, anche con il Governo, con il Ministro Amendola. Abbiamo una collaborazione Pag. 13 molto positiva e dovremo continuare questo lavoro.
  Per quanto riguarda le persone vulnerabili, anziane, come dicevo prima, ci sono le associazioni, le organizzazioni, ci sono i punti di riferimento nel Dipartimento responsabile del Ministero dell'interno. Quando io ho letto e saputo di alcuni casi, quando mi sono informata, in ogni caso abbiamo trovato che qualcuno aveva già telefonato, aveva già contattato la persona coinvolta nella situazione e il Governo ha investito nove milioni di sterline per finanziare le associazioni, le organizzazioni. Ovviamente, dobbiamo continuare i nostri sforzi. Per quanto riguarda il settled status e pre-settled status, tutti gli italiani che si sono registrati hanno ricevuto o il pre-settled status o il settled status e dopo cinque anni si può convertire il pre-settled status in settled status. Per quanto riguarda la necessità di presentare i documenti, tre quarti di coloro che hanno già fatto domanda non hanno avuto bisogno di presentare nessun documento. Non è necessariamente importante, non fa necessariamente parte del processo. Dipende dal caso, e ci sono vari tipi di documenti che si possono presentare. Vorrei anche sottolineare il fatto che i diritti che derivano dall'Accordo di recesso sono diritti durevoli, sono diritti per la vita, e non solo per la vita del cittadino, ma anche per i loro figli e anche per i figli del futuro, i figli che non esistono ancora. Per i cittadini che hanno i diritti garantiti dall'Accordo di recesso, i loro figli – anche i figli che arrivano dopo cinque o dieci anni – anche loro avranno i diritti garantiti dall'Accordo di recesso. È veramente una garanzia durevole dei diritti per i nostri cittadini.
  Vorrei anche ricordarvi che i negoziati sulle future relazioni non cambieranno nulla dell'Accordo di recesso L'Accordo di recesso è già fatto, approvato. I diritti sono garantiti e protetti. Questa fase dei negoziati non toccherà, non avrà un impatto, comunque vada, sull'Accordo di recesso. È un altro modo per rassicurare i nostri cittadini; è un punto che tocco spesso, parlando con i nostri cittadini britannici qui in Italia, anche per rassicurarli che questi sono diritti per la vita.
  Per quanto riguarda il diritto di voto, stiamo già parlando col Governo italiano, perché noi vorremmo concludere un accordo bilaterale che permetterebbe ai nostri cittadini di continuare a votare nelle elezioni amministrative sia in Italia sia nel Regno Unito. Noi avremmo voluto includere quel diritto nell'Accordo di recesso, però non c'era la stessa disponibilità da parte dell'UE. Noi vorremmo concludere un accordo come abbiamo fatto con la Spagna e altri Paesi per reintrodurre, ristabilire il diritto di voto.
  Per quanto riguarda il sistema pensionistico, i contributi, due cose: certamente durante il periodo transitorio nulla cambia, per i cittadini che hanno i diritti coperti garantiti dall'Accordo di recesso sono inclusi i diritti derivati dal sistema pensionistico. Loro potranno continuare a ricevere i contributi e la pensione dal Regno Unito. Anche dall'Italia si possono mettere insieme i contributi. Il sistema, per loro che sono coperti, continuerà come sempre. Per quanto riguarda la fase successiva al periodo transitorio, vediamo, perché dipenderà dai negoziati.
  Su Giulio Regeni, solo per evidenziare ancora una volta che l'Italia può sempre contare sulla nostra massima cooperazione in qualsiasi modo possibile per aiutare la famiglia, il Governo e tutte le istituzioni italiane, la nostra massima collaborazione e solidarietà.
  Tornando ai punti forse più geopolitici, più geostrategici, le elezioni in Irlanda: è stato molto notevole che durante la campagna elettorale non abbiamo sentito pronunciare la parola «Brexit» veramente. L'uscita del Regno Unito dall'UE non ha giocato un ruolo durante la campagna elettorale. Si è trattato piuttosto di temi come i servizi pubblici, l'austerità, le spese pubbliche, le cose che toccano la vita quotidiana dei cittadini irlandesi. Ovviamente è la loro decisione, però solo un piccolo commento: penso che sia interessante che durante la campagna elettorale la Brexit non abbia giocato un ruolo. Pag. 14
  Poi, l'incertezza. Ci sono ovviamente ancora delle incertezze mentre adesso voltiamo pagina e apriamo un nuovo capitolo della nostra storia con l'Europa, però io direi anche che, considerando quello che è successo durante gli ultimi tre anni, l'incertezza, da un certo punto di vista, si è anche molto ridotta perché il Regno Unito è uscito e adesso è un fatto. Sappiamo anche che alla fine di quest'anno il periodo transitorio finirà. Alla fine di quest'anno, o avremo un accordo simile a quello con il Canada e gli altri modelli o i nostri rapporti – soprattutto commerciali – saranno gestiti allo stesso modo dei rapporti fra l'UE e l'Australia. Alla fine di quest'anno ci sarà anche più certezza, però alcune cose sono già certe, sono già chiare; cioè, comunque vada, saremo fuori dall'unione doganale e fuori dal mercato unico. Sono d'accordissimo col Presidente quando dice che non dobbiamo mai dare nulla per scontato e dobbiamo lavorare bene. Quest'anno siamo pronti a realizzare insieme l'ambizione di un accordo che non ci porterà dazi e tariffe e a minimizzare le barriere, però ci saranno le conseguenze, ci saranno i cambiamenti; e anche per quello ho parlato prima dell'importanza del dialogo con il mondo imprenditoriale, per prepararci.
  Il popolo britannico ha votato tre volte per la Brexit; non una volta, tre volte: il referendum, le elezioni che hanno riportato Theresa May e poi le elezioni di dicembre dell'anno scorso. La democrazia è così; il popolo ha espresso il desiderio e l'ha espresso democraticamente. Adesso che siamo usciti, come dice il nostro Primo Ministro, adesso è anche il momento per unire il nostro Paese. Non possiamo nasconderci neanche il fatto che è stato un periodo difficile per il nostro Paese, però adesso è il momento per unirci e per andare avanti come Regno Unito.
  Alcuni onorevoli hanno fatto una domanda per quanto riguarda la Scozia. Il Primo Ministro ha detto, ha scritto anche molto chiaramente, che non ci sarà un referendum sull'indipendenza della Scozia. C'è stato un referendum, il popolo scozzese ha espresso la sua opinione democraticamente e, come Nicola Sturgeon ha detto in quella occasione, era una domanda per una generazione. La decisione è già stata presa e non ci sarà un referendum. Come Governo britannico, dobbiamo lavorare anche per portare i benefici, per realizzare le opportunità per tutte le parti del Regno Unito.
  Per quanto riguarda l'incertezza sull'orientamento del Regno Unito – perché ho sentito alcune preoccupazioni sia per quanto riguarda l'orientamento geostrategico, geopolitico del Regno Unito, sia per l'orientamento della nostra economia, dei nostri valori – affrontando entrambe le dimensioni, direi che, okay, voltiamo pagina per scrivere un nuovo capitolo della nostra storia con l'Europa, però non iniziamo da zero. Il Paese non ha cambiato la sua personalità; c'è una storia dietro di noi. Non è come se il Regno Unito fosse emerso dal Mare del Nord improvvisamente. È un Paese che voi conoscete bene, è un Paese che storicamente, come diceva il Presidente, è stato caratterizzato da un orientamento globale, anche europeo. Noi non l'abbiamo mai considerata neanche una scelta: o l'Europa o gli Stati Uniti; o l'Europa o il resto del mondo. Noi vorremmo continuare ad approfittare della nostra posizione come un membro delle reti internazionali: l'ONU, la NATO, G7, G20, il Commonwealth, perché noi l'abbiamo sempre considerato come una forza per il nostro Paese, anche dandoci la possibilità di giocare un ruolo positivo nel mondo.
  Vorrei concludere dicendovi ancora una volta con grande sincerità che siamo ottimisti e siamo fiduciosi. Abbiamo tante opportunità adesso. Abbiamo parlato giustamente dei rischi, abbiamo parlato delle preoccupazioni e dobbiamo curare, affrontare queste cose senza dare nulla per scontato, però siamo fiduciosi. La Brexit è anche un voto di grande fiducia. Da parte del popolo britannico siamo ottimisti, siamo fiduciosi e vogliamo andare avanti fianco a fianco con i nostri alleati, amici, soprattutto con l'Italia. Grazie.

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  PRESIDENTE. Grazie, Ambasciatore. È stata molto esauriente, la ringraziamo molto. Naturalmente, ci auguriamo di avere altre occasioni; anzi intensificheremo proprio per mantenere il rapporto di incontro. Grazie a Lei, grazie ai suoi collaboratori. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.15.